Sara e la notte di San Lorenzo
di
Cavernoso
genere
etero
Notte di San Lorenzo. Con la solita comitiva mista andammo nella solita discoteca sulla costa per passare la solita serata. Solo che quella volta fu tutto diverso...
Avevo lasciato Rita da qualche mese e nonostante i tentativi dei miei amici non avevo voglia di frequentare nessuno. Non mi curai neanche troppo, indossai le prime cose che parevano stare bene assieme e mi unii a loro. Il locale era davvero strapieno ma avendo il tavolo nel privè stavamo molto più tranquilli e dominavamo dall'alto la situazione. Una marea di ragazze bellissime, abbronzate e fasciate da minuscoli vestitini dai tanti colori. Forse la solitudine mi aveva stancato improvvisamente? Bevendo un gintonic, iniziai a ridere di un ragazzo che ballava al centro della pista con addosso la maglia della Nazionale. Avevamo vinto il Mondiale da un mese e qualcuno onorava ancora gli eroi di Berlino. Di fianco a questo tipo la notai. Aveva un viso familiare, ma la poca luce ed il fatto che fosse di profilo non mi aiutava. Aveva un corpo di quelli che piacciono a me: belle gambe slanciate dai tacchi alti, fianchi generosi e vita più stretta, un bel seno ed i capelli neri. Wow, sembrava disegnata per me. Scesi in pista trascinando un amico, volevo approcciarla.
Fra le spinte ed il sudore dei branchi di maschi che giravano, arrivai vicino a lei. Già da lontano notai gli short di jeans che le fasciavano un bel culetto e la camicetta leggera era più sbottonata del normale, per il gran caldo che faceva quella sera. Il problema è che sono miope ed avevo lasciato gli occhiali al privè per fare il figo e fino a quando non mi avvicinai per bene non la riconobbi. Era Sara, la figlia della cugina di mia madre. Bestemmiai nella mia testa, perché fra tutte le ragazze avevo scelto l'unica con cui avevo un rapporto di parentela? Ormai ero troppo vicino e ci riconoscemmo, così dopo i saluti parlammo un po' per poi ballare vicini. Il mio amico aveva attaccato bottone con una amica di Sara, che nemmeno avevo visto fino a quel momento. Sara aveva compiuto 18 anni da qualche mese ed il suo corpo, la sua voce ed il suo comportamento esprimevano tutta questa gioventù, che io ormai 35enne avevo dimenticato. Mi attraeva sessualmente da un po' e quel legame che rendeva tutto meno possibile aumentava questo desiderio. Lei era sempre stata ammiccante, anche quando era più piccola ed in momenti non sospetti. Quella sera rimanemmo soli per la prima volta nella nostra vita...
Appurato che i nostri amici ci avevano perso mentre chiacchieravano, ci addentrammo nella folla, verso il cuore della pista. Non dicemmo più una parola da quel punto in poi. Rimanemmo schiacciati fra due gruppi di ragazzi che avevano circondato delle ragazzine, un classico. A quel punto mi sentii a disagio, capii che potevo avere quasi 20 anni più di tutti loro e che stavo seguendo Sara come un maniaco. Mentre pensavo questo, lei arretrò verso di me ed iniziò senza troppi complimenti a strusciarsi sul mio pacco. Non sono particolarmente alto e lei indossava i tacchi, quindi arrivava comodamente al mio bacino. Anche se il senso di colpa un po' mi mordeva, le cinsi i fianchi dolcemente tirandola ancora di più a me. I nostri jeans si muovevano uno sull'altro ed a volte seguivo il suo movimento, a volte mi opponevo per strusciarmi più intensamente. Continuammo per un po' e non riuscivo più a nascondere l'erezione che spingeva nei miei jeans. Si girò per guardarmi negli occhi e mi sorrise. Lì capii che aveva deciso già tutto. Si strinse a me e fece scendere una mano verso il mio pene e la tenne sopra, come per valutarlo. La mia risposta fu un bacio sul collo imperlato dal sudore. Non volevo perdere il controllo nel centro della pista, così le presi la mano e mentre il mio pene eretto sbatteva contro culi maschili ma soprattutto femminili, faticosamente guadagnai l'uscita del locale.
Scendemmo in fretta verso la scogliera su cui si affaccia il locale. Frequentavo quel posto da decenni ed anche al buio scesi fino al punto nascosto in cui andavamo a fumare le canne da giovani. C'era una minuscola spiaggetta circondata da scogli, il luogo ideale per una coppietta. Sara mi seguiva e quando rallentavamo per superare un ostacolo o scavalcare un masso, ne approfittava per baciarmi il collo, le orecchie o palparmi il pene. Nell'ultimo tratto la feci andare avanti e la guidai tenendole la mano fra le chiappe da neomaggiorenne. Quando arrivammo la feci mettere senza complimenti con la faccia contro una roccia alta e continuai a palparla. La mano piatta arrivava direttamente sulla sua vagina e non poteva trattenere qualche sospiro di piacere. Fui io a poggiarmi contro un altro scoglio e a farmi finalmente baciare. Fu come sciogliere tutti gli anni di tensione in quello scambio di saliva. Ci sapeva fare, quindi capii che quelle storie che mia zia raccontava sulle "uscite frequenti" erano vere. Non ci spogliammo nemmeno. Mi sbottonò i pantaloni e lo tirò fuori iniziando a segarmi. Solo la Luna ci illuminava ed il silenzio era rotto dal mare e dai nostri sospiri. Quando il mio pene si fece più duro si inginocchiò sulla sabbia per prenderlo in bocca. Chissà se era abituata a cazzetti da 16enne o aveva avuto amanti più grandi. Questo pensiero in testa fu interrotto dal mio "ah" di godimento, quando succhiò dolcemente il glande. Aveva un buon ritmo, non trascurava nessuna parte. Quando si dedicò a leccare i testicoli capii che aveva una gran esperienza. Questi pensieri, di lei che spompinava ragazzi sconosciuti alle spalle della famiglia che provava a tutelarla mi fece eccitare ancora di più. Pensai anche di non bloccarla per venirle in bocca. Durò poco quell'idea e fermandomi proprio al limite le tolsi il pene dalle labbra. Col fiatone e senza farla alzare la baciai, gettandomi così su di lei. Sara accolse la mia lingua contro la sua e mi abbracciò venendo schiacciata contro la sabbia. Mi liberai di pantalone ed intimo restando in camicia, mentre lei a fatica riuscì a togliere anche la sua di camicia, restando così nuda. Non indossava alcun reggiseno e non lo avevo notato. La penetrai con forza facendole sollevare leggemente le gambe. Era comunque stretta. Si era dedicata solo ai preliminari? Era una fica giovane e corposa quella che mi accolse, bagnata a dovere. Quando la Luna venne oscurata da una nuvola e rimanemmo praticamente al buio la cosa fu indescrivibile. Sara gridava ad ogni colpo, era bollente ed il suo corpo riempiva le mie mani. La colpivo andando a fondo, poi pensai ad aumentare la velocità. Entravo, uscivo, entravo e cercavo di ritardare l'eiaculazione. Il mix di sensazioni però me lo impediva. Fermandomi a fatica la tirai su. Sara capì il mio desiderio e lo prese in bocca, accogliendo il mio sperma caldo. La toccai anche per farla venire, dopo pochissimo mi bloccò ed ebbe un piccolo spasmo.
Solo a quel punto ci sdraiammo sulla spiaggia a guardare le poche stelle che emergevano dalle nubi. Dopo non so quanto tempo mi rivestii ed aspettai lo facesse anche lei. Risalimmo fino alla strada, sbucando da alcuni cespugli. Lei mi disse soltanto: "Il 14 faccio un falò coi miei amici, sulla spiaggia proprio di fronte casa mia. Non so, magari puoi passare a salutarmi". Si guardava le scarpe. Io le risposi un misero "Vediamo".
Ovviamente andai a quel falò...
Avevo lasciato Rita da qualche mese e nonostante i tentativi dei miei amici non avevo voglia di frequentare nessuno. Non mi curai neanche troppo, indossai le prime cose che parevano stare bene assieme e mi unii a loro. Il locale era davvero strapieno ma avendo il tavolo nel privè stavamo molto più tranquilli e dominavamo dall'alto la situazione. Una marea di ragazze bellissime, abbronzate e fasciate da minuscoli vestitini dai tanti colori. Forse la solitudine mi aveva stancato improvvisamente? Bevendo un gintonic, iniziai a ridere di un ragazzo che ballava al centro della pista con addosso la maglia della Nazionale. Avevamo vinto il Mondiale da un mese e qualcuno onorava ancora gli eroi di Berlino. Di fianco a questo tipo la notai. Aveva un viso familiare, ma la poca luce ed il fatto che fosse di profilo non mi aiutava. Aveva un corpo di quelli che piacciono a me: belle gambe slanciate dai tacchi alti, fianchi generosi e vita più stretta, un bel seno ed i capelli neri. Wow, sembrava disegnata per me. Scesi in pista trascinando un amico, volevo approcciarla.
Fra le spinte ed il sudore dei branchi di maschi che giravano, arrivai vicino a lei. Già da lontano notai gli short di jeans che le fasciavano un bel culetto e la camicetta leggera era più sbottonata del normale, per il gran caldo che faceva quella sera. Il problema è che sono miope ed avevo lasciato gli occhiali al privè per fare il figo e fino a quando non mi avvicinai per bene non la riconobbi. Era Sara, la figlia della cugina di mia madre. Bestemmiai nella mia testa, perché fra tutte le ragazze avevo scelto l'unica con cui avevo un rapporto di parentela? Ormai ero troppo vicino e ci riconoscemmo, così dopo i saluti parlammo un po' per poi ballare vicini. Il mio amico aveva attaccato bottone con una amica di Sara, che nemmeno avevo visto fino a quel momento. Sara aveva compiuto 18 anni da qualche mese ed il suo corpo, la sua voce ed il suo comportamento esprimevano tutta questa gioventù, che io ormai 35enne avevo dimenticato. Mi attraeva sessualmente da un po' e quel legame che rendeva tutto meno possibile aumentava questo desiderio. Lei era sempre stata ammiccante, anche quando era più piccola ed in momenti non sospetti. Quella sera rimanemmo soli per la prima volta nella nostra vita...
Appurato che i nostri amici ci avevano perso mentre chiacchieravano, ci addentrammo nella folla, verso il cuore della pista. Non dicemmo più una parola da quel punto in poi. Rimanemmo schiacciati fra due gruppi di ragazzi che avevano circondato delle ragazzine, un classico. A quel punto mi sentii a disagio, capii che potevo avere quasi 20 anni più di tutti loro e che stavo seguendo Sara come un maniaco. Mentre pensavo questo, lei arretrò verso di me ed iniziò senza troppi complimenti a strusciarsi sul mio pacco. Non sono particolarmente alto e lei indossava i tacchi, quindi arrivava comodamente al mio bacino. Anche se il senso di colpa un po' mi mordeva, le cinsi i fianchi dolcemente tirandola ancora di più a me. I nostri jeans si muovevano uno sull'altro ed a volte seguivo il suo movimento, a volte mi opponevo per strusciarmi più intensamente. Continuammo per un po' e non riuscivo più a nascondere l'erezione che spingeva nei miei jeans. Si girò per guardarmi negli occhi e mi sorrise. Lì capii che aveva deciso già tutto. Si strinse a me e fece scendere una mano verso il mio pene e la tenne sopra, come per valutarlo. La mia risposta fu un bacio sul collo imperlato dal sudore. Non volevo perdere il controllo nel centro della pista, così le presi la mano e mentre il mio pene eretto sbatteva contro culi maschili ma soprattutto femminili, faticosamente guadagnai l'uscita del locale.
Scendemmo in fretta verso la scogliera su cui si affaccia il locale. Frequentavo quel posto da decenni ed anche al buio scesi fino al punto nascosto in cui andavamo a fumare le canne da giovani. C'era una minuscola spiaggetta circondata da scogli, il luogo ideale per una coppietta. Sara mi seguiva e quando rallentavamo per superare un ostacolo o scavalcare un masso, ne approfittava per baciarmi il collo, le orecchie o palparmi il pene. Nell'ultimo tratto la feci andare avanti e la guidai tenendole la mano fra le chiappe da neomaggiorenne. Quando arrivammo la feci mettere senza complimenti con la faccia contro una roccia alta e continuai a palparla. La mano piatta arrivava direttamente sulla sua vagina e non poteva trattenere qualche sospiro di piacere. Fui io a poggiarmi contro un altro scoglio e a farmi finalmente baciare. Fu come sciogliere tutti gli anni di tensione in quello scambio di saliva. Ci sapeva fare, quindi capii che quelle storie che mia zia raccontava sulle "uscite frequenti" erano vere. Non ci spogliammo nemmeno. Mi sbottonò i pantaloni e lo tirò fuori iniziando a segarmi. Solo la Luna ci illuminava ed il silenzio era rotto dal mare e dai nostri sospiri. Quando il mio pene si fece più duro si inginocchiò sulla sabbia per prenderlo in bocca. Chissà se era abituata a cazzetti da 16enne o aveva avuto amanti più grandi. Questo pensiero in testa fu interrotto dal mio "ah" di godimento, quando succhiò dolcemente il glande. Aveva un buon ritmo, non trascurava nessuna parte. Quando si dedicò a leccare i testicoli capii che aveva una gran esperienza. Questi pensieri, di lei che spompinava ragazzi sconosciuti alle spalle della famiglia che provava a tutelarla mi fece eccitare ancora di più. Pensai anche di non bloccarla per venirle in bocca. Durò poco quell'idea e fermandomi proprio al limite le tolsi il pene dalle labbra. Col fiatone e senza farla alzare la baciai, gettandomi così su di lei. Sara accolse la mia lingua contro la sua e mi abbracciò venendo schiacciata contro la sabbia. Mi liberai di pantalone ed intimo restando in camicia, mentre lei a fatica riuscì a togliere anche la sua di camicia, restando così nuda. Non indossava alcun reggiseno e non lo avevo notato. La penetrai con forza facendole sollevare leggemente le gambe. Era comunque stretta. Si era dedicata solo ai preliminari? Era una fica giovane e corposa quella che mi accolse, bagnata a dovere. Quando la Luna venne oscurata da una nuvola e rimanemmo praticamente al buio la cosa fu indescrivibile. Sara gridava ad ogni colpo, era bollente ed il suo corpo riempiva le mie mani. La colpivo andando a fondo, poi pensai ad aumentare la velocità. Entravo, uscivo, entravo e cercavo di ritardare l'eiaculazione. Il mix di sensazioni però me lo impediva. Fermandomi a fatica la tirai su. Sara capì il mio desiderio e lo prese in bocca, accogliendo il mio sperma caldo. La toccai anche per farla venire, dopo pochissimo mi bloccò ed ebbe un piccolo spasmo.
Solo a quel punto ci sdraiammo sulla spiaggia a guardare le poche stelle che emergevano dalle nubi. Dopo non so quanto tempo mi rivestii ed aspettai lo facesse anche lei. Risalimmo fino alla strada, sbucando da alcuni cespugli. Lei mi disse soltanto: "Il 14 faccio un falò coi miei amici, sulla spiaggia proprio di fronte casa mia. Non so, magari puoi passare a salutarmi". Si guardava le scarpe. Io le risposi un misero "Vediamo".
Ovviamente andai a quel falò...
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