Sabella noir 7 Barbarossa
di
Vandal
genere
pulp
Barbarossa
“Abbiamo un prete pedofilo che si eccita ad ascoltare i peccati pruriginosi di Sabella” sono nudo, seduto sulla poltrona di casa mia, con la Marisa che mi fa un soffocotto da urlo. Nonostante questo, cerco la concentrazione giusta e cerco di trovare un senso a quel casino. E la Marisa ha modo di farmi rilassare con quel movimento fluido su e giù sul mio sesso eretto. “Prete che, con ogni probabilità, si va a trovare la Barbarossa giù al parcheggio a recitare qualche Ave Maria. C’è il signor Alfieri, zoppo di una gamba, con un’auto che sembra un portacenere, che lavorava per gli Ambrosi. La sua zoppia è causa di uno scherzo di Giulio che, spaventate le mucche del padre, han caricato il povero Alfieri. Poi abbiamo la mia matrigna, grande troia e il suo amante Iodice. A parte il fatto che mi odia, non mi sembra possibile che abbia ordito di investire la figlia. E’ troppo attaccata lei da farle questo. C’è Iodice, a cui non frega un cazzo della figlia, o così potrebbe. L’unico movente è verso Giulio, se Giulio è quello che ha investito Sabella. Poi..Uh” la Marisa mi ha leccato la punta e mi ha mandato in tilt il pensiero “C’è il vecchio porco, Salisi, che faceva salire Sabella sulla sua auto solo per fargliela vedere. Gualtiero il sagrestano? Maniaco pervertito, come ci ha detto Lino, mentre annusa la sella della bici di mia sorella. Movente? Amante respinto? Boh? Don Pasquale? Lino il gelataio?Ines la perpetua?”
La Marisa smette di succhiare, con mio grande disappunto e mi osserva con occhio critico “Credo che dovresti smettere di pensare quando non siamo fuori”
Abbasso lo sguardo ad osservarla “In questo momento ho il cervello diviso a metà. Una parte è nella tua bocca insieme al mio uccello. L’altra, gira tra i soliti sospetti”
Lei si alza con molta calma e si viene mettere a cavalcioni su di me, incastrando bene i nostri due sessi, mi appoggia le tette in faccia e comincia a muoversi attorno a me, riducendo il mio secondo 50% a 1% in 1 secondo.
Poi, tutto finisce, lei si alza, si dirige in bagno e ritorna da me. Si inginocchia nuovamente e mi afferra l’uccello in bocca e continua a succhiarmelo. Rimango così, in estasi, fino a che lei non smette e si siede in una sedia davanti a me “Ok, qual è il punto?”
“Il punto è che non so dove sbattere la testa”
“Intanto ti comunico che ho fatto convocare la tua matrigna e Iodice in Caserma”
“Ah, ah” faccio
“Per un po’ sono rimassi fermi nelle loro ammissioni. Cioè che tu, hai investito Sabella e te ne sia andata. Poi sono crollati. O meglio, Iodice è crollato e ha riversato tutto addosso alla tua matrigna”
“Puoi accusarli solo di intralcio alle indagini e falsa testimonianza. MA credo si possano escludere dal quadro generale” mi faccio pensieroso e dico “Forse stiamo guardando la faccenda in un modo sbagliato”
“In che modo?”
“Siamo partiti dal presupposto che il bersaglio fosse Sabella e Giulio una conseguenza. Ma se fosse il contrario? Se Giulio fosse l’obbiettivo primario e Sabella un effetto collaterale?”
“Hai in mente qualcosa?”
“Non so, è un pensiero labile come nebbia”
“Sarà ma, io sono convinta che il fulcro di tutto sia Sabella. Lei è la paglia contesa che tutti vorrebbero avere e nessuno avrà mai” commenta la Marisa laconica
Ginia Rossetti, alias Barbarossa, si prostituisce dall’età di quindici anni. Orfana di entrambi i genitori, vive in una casa in piazza dei Martiri e fa ancora la vita. Uno dei suoi clienti, come abbiamo appurato la sera dopo, è padre Ernesto che, non ha spreso il vizio che lo ha fatto allontanare dalla precedente canonica.
Ora ha trent’anni e quasi tutti, nelle notti in cui dicono che escono a far bisboccia con gli amici, vanno a farsi un giro tra le cosce della ragazza dalla lunga chioma rossa e la fica che sembra il traforo del Frejus.
Ed è subito sera. Io e la Marisa siamo davanti alla porta della professionista della notte, quando, sull’uscio, appare padre Ernesto “Ma buona sera padre” sorride la Marisa “Si fa visita agli ammalati?”
“Io.. Io.. Sì, una cara parrocchiana malata..”
“E la Ginia è una gran benefattrice” lo prendo in giro “Vada, vada”
“Dio vede e provvede” commenta la Marisa
“E si copre gli occhi con la mano” aggiungo “Ehm, credo sia meglio che entri io da solo”
“Sì?” fa sarcastica
“La rossa non ha simpatia per le divise”
“E con te dovrebbe parlare?”
“Uno sbirro sospeso per condotta immorale fa più confidenza”
“Anche sul fatto che ti facevi qualche giro anche tu”
“Anche” sorrido “Dovrai aspettare”
“Hai proprio una bella faccia tosta” dice la Marisa in punta di sprezzo “Ok, ti aspetto da Lino”
“Ma tu guarda chi si rivede” dice Barbarossa quando mi vede. In vestaglia, aperta sul davanti a mostrare il suo folto ciuffo rosso tra le gambe, appoggiata con la schiena al bordo del lavello, intenta a fumarsi una sigaretta. Il fisco regge ma non troppo. Nonostante sia ancora nel fiore degli anni, ha cominciato a sbottigliare sui fianchi con un po’ di cellulite. Le tette sono una misura tre, un po’ flaccide ma ancora abbordabili. Il culo un po’ tondo ma piacevole da inculare “Ho sentito che ti hanno inculato”
“Solo sospeso”
“E la tua amica sbirra dove l’hai lasciata?”
“Mi aspetta al bar. So che sei allergica alle divise”
“Quindi non sei qui per piacere”
“Sono qui per mia sorella. Sto aiutando il capitano ha chiarire la faccenda”
“E in che modo posso aiutarti io, misera puttana?”
“Qui, è come dal barbiere , solo che, al contrario del barbiere, oltre alla chiacchiere si scopa. E i clienti, a volte, si lasciano andare a confidenze”
“Non ho scopato con l’assassino del Giulio o l’aggressore di tua sorella”
“Che ne sai tu? O lo sai?”
“Beh, non è che uno ha scritto sul cazzo: Sono un assassino”
“Conosci Sabella?”
“Siamo come sorelle” schiaccia la sigaretta nel lavello e viene verso di me togliendosi l’accappatoio “Le domande hanno un prezzo. Vuoi che risponda?” si gira e si mette a 90
Un invito esplicito che non posso ignorare. Lo tiro fuori, gli do un paio di colpetti per farlo tornare in vita, poi entro. Liscio e duro, le mani aggrappate ai suoi fianchi, scivolo e martello, con lei che sobbalza in avanti e le tette che rimbalzano come palloncini quasi sgonfi.
Esco, lei si rialza e mi porge uno straccio che io passo sull’uccello “Non hai perso lo smalto” ride “Ok, Sabella veniva qui da me a prender lezioni”
“Lezioni di che?” chiedo
“Di galateo” risponde lei “Secondo te? Voleva qualche dritta per sedurre uomini. Magari anche donne. MA Sabella è più da seduzione, esibizionismo. Riceve molte attenzioni dagli uomini”
“Come don Ernesto, o il conte, oppure Giulio Ambrosi”
“Ambrosi?” scoppia a ridere. Si siede sul tavolo e allarga le gambe “Scopami, poi parliamo”
L’interrogatorio più strano che abbia mai fatto. Come il set di un film porno. Mi avvicino a lei, mani sui fianchi, mi faccio strada in quella selva rossa che la sua fica e comincio a lavorarmela. Lei, schiena leggermente all’indietro, che sobbalza più di prima e ridacchia e insieme gode.
Mi ci metto d’impegno e, alla fine, esplodo dentro di lei. Lei si lascia cadere in ginocchio e comincia a succhiarmelo d’impegno. Si vede che lo fa da anni ma, non ha la classe della Marisa.
Finito il pompino si rialza, si sciacqua sotto il rubinetto del lavello e mi porge un nuovo strofinaccio “Mi mancava il sapore del tuo cazzo” orna ad appoggiarsi al lavello e mi osserva, il sorriso sulle labbra “Dunque, chiedevi di Ambrosi? Beh, diciamo che Giulio, almeno inizialmente, non seguiva la passera”
La guardo inarcando il sopracciglio “Era gay?”
“Oh già” ride lei “Aveva un amante, di qualche anno più vecchio”
“E tu lo sai perché?”
“Me lo ha detto Sabella”
Sabella, lo scrigno dei segreti di Borgodolce “Giulio Ambrosi voleva scappare con Sabella lontano dal paese”
“Sì. Teneva l’uccello in due buchi e, voleva disfarsene. Aveva scoperto il suo lato etero e tua sorella lo eccitava parecchio. Dopo il fallimento della fattoria, i debiti che ha dovuto pagare dopo la mucca pazza e tutto il resto, la fattoria è andata avanti con le pezze al culo, come si suol dire. Per un po’,l’azienda sembrava tenesse, anche grazie all’aiuto di un benefattore. Poi, però, le pezze si sono staccate e.. beh, rischiava di tornare nella fossa che suo padre aveva contribuito a scavare”
“E questo benefattore si sa chi fosse?”
“Penso fosse il suo amante”
“Che tu non sai chi sia”
“No. L’unica cosa che Sabella mi ha detto è che, Giulio Ambrosi, ha parlato di qualcuno a cui aveva fatto del male”
“MMM” faccio pensieroso. Mi rendo conto che, fino ad ora, ho tenuto l’uccello di fuori “Incomincio a vedere una luce”
“Dovresti passare da qui più spesso. Ho il potere di mostrare la luce a molti qui in paese” si avvicina, mi bacia su una guancia e mi saluta muovendo le sue chiappe
La Marisa mi aspetta al bar. C’è anche Fausto. Si stanno alcolizzando con della birra “Oh, guarda chi è tornato” fa sarcastica la Marisa
“Una birra?Offro io” dice Fausto
“Ok” accetto “Ho scoperto un paio di cose interessanti” e racconto quello che ho appreso da Barbarossa. Omettendo la parte in cui la inculavo, la scopavo e mi faceva un pompino
“Azzo, che storiaccia” commenta Fausto bevendo dal collo della bottiglia
“Idee?”
“Forse ma, prima vorrei andare a curiosare alla fattoria di Ambrosi” dico “Domani mattina”
L’indomani mattina siamo tutti e tre alla fattoria di Ambrosi. Tutto è rimasto com’era. Manca il maggiolone, portato via dalla scientifica. Manca la corda usata per impiccare il povero Giulio
“Cosa cerchi?” chiede la Marisa
“Ancora non lo so” rispondo dubbioso
Mi faccio un giro per la proprietà in cerca di qualcosa che mi dia ispirazione. La Marisa mi osserva da lontano e non sa come aiutarmi perché nemmeno io so cosa sto cercando. Mi ci vuole un quarto d’ora prima di trovare qualcosa tra l’erba, su un sentiero che conduce a circa duecento metri dalla fattoria. Seguo le briciole come Pollicino. “Cosa hai trovato, Rex?” mi chiede la Marisa
“Qualcosa di strano. E dei segni di pneumatici” faccio le foto e le faccio segno di andarcene
“Fai capire anche a me?”
“Credo che, il fulcro sia Sabella, dopo tutto” dico dopo un po’
“Abbiamo un prete pedofilo che si eccita ad ascoltare i peccati pruriginosi di Sabella” sono nudo, seduto sulla poltrona di casa mia, con la Marisa che mi fa un soffocotto da urlo. Nonostante questo, cerco la concentrazione giusta e cerco di trovare un senso a quel casino. E la Marisa ha modo di farmi rilassare con quel movimento fluido su e giù sul mio sesso eretto. “Prete che, con ogni probabilità, si va a trovare la Barbarossa giù al parcheggio a recitare qualche Ave Maria. C’è il signor Alfieri, zoppo di una gamba, con un’auto che sembra un portacenere, che lavorava per gli Ambrosi. La sua zoppia è causa di uno scherzo di Giulio che, spaventate le mucche del padre, han caricato il povero Alfieri. Poi abbiamo la mia matrigna, grande troia e il suo amante Iodice. A parte il fatto che mi odia, non mi sembra possibile che abbia ordito di investire la figlia. E’ troppo attaccata lei da farle questo. C’è Iodice, a cui non frega un cazzo della figlia, o così potrebbe. L’unico movente è verso Giulio, se Giulio è quello che ha investito Sabella. Poi..Uh” la Marisa mi ha leccato la punta e mi ha mandato in tilt il pensiero “C’è il vecchio porco, Salisi, che faceva salire Sabella sulla sua auto solo per fargliela vedere. Gualtiero il sagrestano? Maniaco pervertito, come ci ha detto Lino, mentre annusa la sella della bici di mia sorella. Movente? Amante respinto? Boh? Don Pasquale? Lino il gelataio?Ines la perpetua?”
La Marisa smette di succhiare, con mio grande disappunto e mi osserva con occhio critico “Credo che dovresti smettere di pensare quando non siamo fuori”
Abbasso lo sguardo ad osservarla “In questo momento ho il cervello diviso a metà. Una parte è nella tua bocca insieme al mio uccello. L’altra, gira tra i soliti sospetti”
Lei si alza con molta calma e si viene mettere a cavalcioni su di me, incastrando bene i nostri due sessi, mi appoggia le tette in faccia e comincia a muoversi attorno a me, riducendo il mio secondo 50% a 1% in 1 secondo.
Poi, tutto finisce, lei si alza, si dirige in bagno e ritorna da me. Si inginocchia nuovamente e mi afferra l’uccello in bocca e continua a succhiarmelo. Rimango così, in estasi, fino a che lei non smette e si siede in una sedia davanti a me “Ok, qual è il punto?”
“Il punto è che non so dove sbattere la testa”
“Intanto ti comunico che ho fatto convocare la tua matrigna e Iodice in Caserma”
“Ah, ah” faccio
“Per un po’ sono rimassi fermi nelle loro ammissioni. Cioè che tu, hai investito Sabella e te ne sia andata. Poi sono crollati. O meglio, Iodice è crollato e ha riversato tutto addosso alla tua matrigna”
“Puoi accusarli solo di intralcio alle indagini e falsa testimonianza. MA credo si possano escludere dal quadro generale” mi faccio pensieroso e dico “Forse stiamo guardando la faccenda in un modo sbagliato”
“In che modo?”
“Siamo partiti dal presupposto che il bersaglio fosse Sabella e Giulio una conseguenza. Ma se fosse il contrario? Se Giulio fosse l’obbiettivo primario e Sabella un effetto collaterale?”
“Hai in mente qualcosa?”
“Non so, è un pensiero labile come nebbia”
“Sarà ma, io sono convinta che il fulcro di tutto sia Sabella. Lei è la paglia contesa che tutti vorrebbero avere e nessuno avrà mai” commenta la Marisa laconica
Ginia Rossetti, alias Barbarossa, si prostituisce dall’età di quindici anni. Orfana di entrambi i genitori, vive in una casa in piazza dei Martiri e fa ancora la vita. Uno dei suoi clienti, come abbiamo appurato la sera dopo, è padre Ernesto che, non ha spreso il vizio che lo ha fatto allontanare dalla precedente canonica.
Ora ha trent’anni e quasi tutti, nelle notti in cui dicono che escono a far bisboccia con gli amici, vanno a farsi un giro tra le cosce della ragazza dalla lunga chioma rossa e la fica che sembra il traforo del Frejus.
Ed è subito sera. Io e la Marisa siamo davanti alla porta della professionista della notte, quando, sull’uscio, appare padre Ernesto “Ma buona sera padre” sorride la Marisa “Si fa visita agli ammalati?”
“Io.. Io.. Sì, una cara parrocchiana malata..”
“E la Ginia è una gran benefattrice” lo prendo in giro “Vada, vada”
“Dio vede e provvede” commenta la Marisa
“E si copre gli occhi con la mano” aggiungo “Ehm, credo sia meglio che entri io da solo”
“Sì?” fa sarcastica
“La rossa non ha simpatia per le divise”
“E con te dovrebbe parlare?”
“Uno sbirro sospeso per condotta immorale fa più confidenza”
“Anche sul fatto che ti facevi qualche giro anche tu”
“Anche” sorrido “Dovrai aspettare”
“Hai proprio una bella faccia tosta” dice la Marisa in punta di sprezzo “Ok, ti aspetto da Lino”
“Ma tu guarda chi si rivede” dice Barbarossa quando mi vede. In vestaglia, aperta sul davanti a mostrare il suo folto ciuffo rosso tra le gambe, appoggiata con la schiena al bordo del lavello, intenta a fumarsi una sigaretta. Il fisco regge ma non troppo. Nonostante sia ancora nel fiore degli anni, ha cominciato a sbottigliare sui fianchi con un po’ di cellulite. Le tette sono una misura tre, un po’ flaccide ma ancora abbordabili. Il culo un po’ tondo ma piacevole da inculare “Ho sentito che ti hanno inculato”
“Solo sospeso”
“E la tua amica sbirra dove l’hai lasciata?”
“Mi aspetta al bar. So che sei allergica alle divise”
“Quindi non sei qui per piacere”
“Sono qui per mia sorella. Sto aiutando il capitano ha chiarire la faccenda”
“E in che modo posso aiutarti io, misera puttana?”
“Qui, è come dal barbiere , solo che, al contrario del barbiere, oltre alla chiacchiere si scopa. E i clienti, a volte, si lasciano andare a confidenze”
“Non ho scopato con l’assassino del Giulio o l’aggressore di tua sorella”
“Che ne sai tu? O lo sai?”
“Beh, non è che uno ha scritto sul cazzo: Sono un assassino”
“Conosci Sabella?”
“Siamo come sorelle” schiaccia la sigaretta nel lavello e viene verso di me togliendosi l’accappatoio “Le domande hanno un prezzo. Vuoi che risponda?” si gira e si mette a 90
Un invito esplicito che non posso ignorare. Lo tiro fuori, gli do un paio di colpetti per farlo tornare in vita, poi entro. Liscio e duro, le mani aggrappate ai suoi fianchi, scivolo e martello, con lei che sobbalza in avanti e le tette che rimbalzano come palloncini quasi sgonfi.
Esco, lei si rialza e mi porge uno straccio che io passo sull’uccello “Non hai perso lo smalto” ride “Ok, Sabella veniva qui da me a prender lezioni”
“Lezioni di che?” chiedo
“Di galateo” risponde lei “Secondo te? Voleva qualche dritta per sedurre uomini. Magari anche donne. MA Sabella è più da seduzione, esibizionismo. Riceve molte attenzioni dagli uomini”
“Come don Ernesto, o il conte, oppure Giulio Ambrosi”
“Ambrosi?” scoppia a ridere. Si siede sul tavolo e allarga le gambe “Scopami, poi parliamo”
L’interrogatorio più strano che abbia mai fatto. Come il set di un film porno. Mi avvicino a lei, mani sui fianchi, mi faccio strada in quella selva rossa che la sua fica e comincio a lavorarmela. Lei, schiena leggermente all’indietro, che sobbalza più di prima e ridacchia e insieme gode.
Mi ci metto d’impegno e, alla fine, esplodo dentro di lei. Lei si lascia cadere in ginocchio e comincia a succhiarmelo d’impegno. Si vede che lo fa da anni ma, non ha la classe della Marisa.
Finito il pompino si rialza, si sciacqua sotto il rubinetto del lavello e mi porge un nuovo strofinaccio “Mi mancava il sapore del tuo cazzo” orna ad appoggiarsi al lavello e mi osserva, il sorriso sulle labbra “Dunque, chiedevi di Ambrosi? Beh, diciamo che Giulio, almeno inizialmente, non seguiva la passera”
La guardo inarcando il sopracciglio “Era gay?”
“Oh già” ride lei “Aveva un amante, di qualche anno più vecchio”
“E tu lo sai perché?”
“Me lo ha detto Sabella”
Sabella, lo scrigno dei segreti di Borgodolce “Giulio Ambrosi voleva scappare con Sabella lontano dal paese”
“Sì. Teneva l’uccello in due buchi e, voleva disfarsene. Aveva scoperto il suo lato etero e tua sorella lo eccitava parecchio. Dopo il fallimento della fattoria, i debiti che ha dovuto pagare dopo la mucca pazza e tutto il resto, la fattoria è andata avanti con le pezze al culo, come si suol dire. Per un po’,l’azienda sembrava tenesse, anche grazie all’aiuto di un benefattore. Poi, però, le pezze si sono staccate e.. beh, rischiava di tornare nella fossa che suo padre aveva contribuito a scavare”
“E questo benefattore si sa chi fosse?”
“Penso fosse il suo amante”
“Che tu non sai chi sia”
“No. L’unica cosa che Sabella mi ha detto è che, Giulio Ambrosi, ha parlato di qualcuno a cui aveva fatto del male”
“MMM” faccio pensieroso. Mi rendo conto che, fino ad ora, ho tenuto l’uccello di fuori “Incomincio a vedere una luce”
“Dovresti passare da qui più spesso. Ho il potere di mostrare la luce a molti qui in paese” si avvicina, mi bacia su una guancia e mi saluta muovendo le sue chiappe
La Marisa mi aspetta al bar. C’è anche Fausto. Si stanno alcolizzando con della birra “Oh, guarda chi è tornato” fa sarcastica la Marisa
“Una birra?Offro io” dice Fausto
“Ok” accetto “Ho scoperto un paio di cose interessanti” e racconto quello che ho appreso da Barbarossa. Omettendo la parte in cui la inculavo, la scopavo e mi faceva un pompino
“Azzo, che storiaccia” commenta Fausto bevendo dal collo della bottiglia
“Idee?”
“Forse ma, prima vorrei andare a curiosare alla fattoria di Ambrosi” dico “Domani mattina”
L’indomani mattina siamo tutti e tre alla fattoria di Ambrosi. Tutto è rimasto com’era. Manca il maggiolone, portato via dalla scientifica. Manca la corda usata per impiccare il povero Giulio
“Cosa cerchi?” chiede la Marisa
“Ancora non lo so” rispondo dubbioso
Mi faccio un giro per la proprietà in cerca di qualcosa che mi dia ispirazione. La Marisa mi osserva da lontano e non sa come aiutarmi perché nemmeno io so cosa sto cercando. Mi ci vuole un quarto d’ora prima di trovare qualcosa tra l’erba, su un sentiero che conduce a circa duecento metri dalla fattoria. Seguo le briciole come Pollicino. “Cosa hai trovato, Rex?” mi chiede la Marisa
“Qualcosa di strano. E dei segni di pneumatici” faccio le foto e le faccio segno di andarcene
“Fai capire anche a me?”
“Credo che, il fulcro sia Sabella, dopo tutto” dico dopo un po’
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sabella noir 6 E si ricomincia con i soliti sospettiracconto sucessivo
Sabella noir 8 Il velo si alza. La conclusione.
Commenti dei lettori al racconto erotico