Biancaneve
di
Biancaneve
genere
etero
Il titolo non è quello riportato.
Il titolo esatto è: VOGLIA D'AMARE 6.
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Ci troviamo in una grande stanza completamente dipinta di bianco. Julie si adopera per aprire gli scudi delle finestre. Un lungo e largo tavolo di legno massiccio occupa il centro della stanza. Intorno vi sono sedie anch’esse di legno massiccio. Sui tre lati vi sono delle porte (due per ogni parete) che presumo conducono in altri ambienti. Vi è anche posto per un lungo divano e quattro comode poltrone. Un TV LED da 50’ è attaccato ad una parete sotto il quale vi è un mobile bar pieno di bottiglie di alcolici di ogni tipo. Gli spazi vuoti delle pareti sono occupati da dipinti raffiguranti scene del Kamasutra dal che arguisco che questo posto è un luogo in cui mia nonna porta i suoi amanti occasionali. Il solo pensiero di vederla assumere una delle posizione raffigurate nei dipinti delle pareti mi mette in ebollizione il sangue. Il cazzo mi s’impenna nelle mutande. Mi avvicino a mia nonna da dietro. La circondo con le braccia e la stringo contro di me. Le poggio la mia patta sul culo facendole sentire la mia eccitazione.
“Oh! Oh! Sei già in tiro. Abbi un po’ di pazienza e poi ci daremo ai tuoi giochi preferiti.”
Il cazzo non le da ascolto. Le mie mani si insinuano sotto il suo pullover e scivolando sulla sua vellutata pelle raggiungono le mammelle. Dio, come sono grosse! Le mie dita vanno in cerca dei capezzoli. Li artiglio e li strizzo. Julie si lascia sfuggire un lamento che ha tutto il suono di un miagolio di piacere.
“Dai, fai il bravo. Abbiamo un’intera giornata ed una notte per soddisfare le tue e mie voglie.”
Oramai sono lanciato e niente può fermarmi. Solamente lei può arrestare la mia corsa. Non lo fa perché anche lei vuole che io continui. Lentamente la spingo in direzione del tavolo. Durante l’avanzata verso il tavolo le mie mani non smettono di pastrugnare le grosse mammelle e le mie dita continuano a torturarle i capezzoli. La mia bocca è sulla base della sua nuca. Le mordo il collo. Lei nitrisce.
“Brutto bastardo. Hai vinto. Lascia che almeno mi tolga i vestiti ed anche tu spogliati, non vuoi mica farlo vestito.”
La libero dall’abbraccio dandole cosi lo spazio necessario per spogliarsi. Anch’io mi metto in libertà. Due minuti e siamo entrambi completamente nudi. Lei ha tenuto il reggicalze, le calze e le scarpe. La guardo. È la prima volta che vedo mia nonna nuda. È una statua. Il paragone con la madre degli dei le dona. È Giunone scesa sulla terra dal monte Olimpo. Le tette sono enormi, poderose e ben modellate. Il torace che le ospita è ampio. Il ventre denuncia appena una leggera presenza di lipidi. I fianchi sono larghi e la vita è stretta. Due lunghe gambe sorreggono quel favoloso corpo. Il culo ha la forma di un mandolino. Dulcis in fondo due polpose grandi labbra proteggono la meraviglia delle meraviglie: la vulva.
“Nonna sei stupenda. Non avrei mai pensato di trovarmi di fronte ad una donna di una bellezza come la tua. Tu faresti la felicità di molti uomini e di molte donne. Sei arrapante.”
“Adulatore. Veramente credi in ciò che dici. Non sono più una ragazzina e nemmeno una donna dell’età di tua madre.”
Mi precipito ad abbracciarla stringendola contro il mio petto.
“Julie, l’età non conta. Tu hai un corpo da far invidia a molte ragazze di mia conoscenza. Molti uomini darebbero anni della propria esistenza pur di trascorrere un ora insieme a te. Io mi ritengo fortunato per essere entrato nei tuoi pensieri. Sapessi quante volte mi sono masturbato pensando a te fra le mie braccia.” Intanto è arretrata fino al tavolo.
“Come vuoi che mi metta? Seduta sul tavolo o piegata in avanti a 90°?”
“Seduta sul tavolo e con le gambe aperte a compasso.”
“Chissà perché ma sapevo che avresti scelto il tavolo.”
“Nonna è mio desiderio sbattertelo prima nella pancia e poi …”
“… e poi mi farai mettere alla pecorina e mi sfonderai il culo.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“È da quando mi hai leccato il buco del culo che ho capito che vuoi sodomizzarmi. Ho avuto giusto il tempo, circa mezz’ora, per riflettere sulle conseguenze che devo affrontare se ti permetto di sbattermelo nel culo. Lì, voglio dire dietro, non l’ho mai preso. Qualcuno, compreso tuo nonno, ha cercato di mettermelo nel culo ma non glielo ho mai permesso. Anche se ho desiderato farmi sodomizzare il solo pensiero del dolore mi frenava. Poi tu mi lecchi il culo e il desiderio di farmelo sfondare si ripresenta. Ho deciso. Ti permetterò di chiavarmi nel culo ad una condizione. Devi indossare il preservativo e devi lasciare che sia io ad impalarmi. Prima però voglio che mi chiavi. Per il culo c’è tempo.”
“Nonna, sei grande. Ora sono certo che io e te ci divertiremo molto. Dai siediti sul tavolo. Ho una voglia matta di leccarti la micina e di succhiarti il clitoride.”
Julie sale sul tavolo, ci si siede, solleva le gambe, poggia i talloni sul bordo e allarga le cosce. La sua polposa vulva e completamente in vista. Prendo una sedia e l’avvicino. Mi siedo posizionando la mia testa fra le sue cosce e, prima di avventarmi sulla meravigliosa conchiglia, sento la sua voce.
“Non dimenticare di baciarmi e leccarmi anche il buco del culo.”
Come posso scordare di leccare il buchetto che tra non molto sarà mio. La mia bocca è sulla vagina, la bacio. Come se un magnete fosse posizionato fra le grandi labbra della polposa figa di Julie la mia lingua viene attratta verso l’esterno della bocca e va a spazzolare la scura vulva di mia nonna. Si insinua fra le grandi labbra e vado a titillare le piccole labbra. Le chiudo in una morsa e le succhio. Abbandono quelle succose protuberanze e inoltro la lingua nell’orifizio vaginale. Le pennello le rosee pareti nettandole degli umori che copiosamente stanno secernendo. La vegliarda si lascia andare in suoni che diventano prima miagolii, poi nitriti ed infine ruggiti. I miei occhi vengono attratti da un piccolo organo che emana luccichii. È il glande del clitoride. Le mie labbra lo circondano e lo imprigionano. Lo mordo. Nonna lancia un urlo che è un misto di dolore e di piacere. Il cazzetto prende a crescere e più cresce più si indurisce. Incomincio a titillarlo poi lo blocco fra le mie labbra e, come fosse un capezzolo, prendo a succhiarlo. Le pratico un pompino che faccio durare svariati minuti. Intanto una delle mie mani si è poggiata sulla sua vagina e tre mie dita si sono insinuate nell’orifizio vaginale e la stanno stantuffando. Con la mano rimasta libera vado in cerca del buchetto posteriore. Lo trovo e porto il dito medio al centro dello sfintere. Spingo e il dito comincia ad entrare. Continuo a spingere. Le falangi lentamente si fanno strada verso l’interno dell’intestino retto di mia nonna la quale si lascia andare in volgarità che non credevo ne fosse capace. Il suo corpo vibra come corde di violino. Ululati e nitriti mi dicono che sta godendo. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. È il momento che aspettavo. Le sfilo il dito dal culo e dalla vagina; mi metto in piedi e mi posiziono fra le sue cosce. Punto il glande contro il buco del culo e spingo. Julie contrae il buchetto. Un grido.
“No. Fermati. Non farlo. Lo voglio prima in pancia. Fammi sentire la forza del tuo ariete varcare la porta della mia fortezza. Chiavami davanti.”
Ha ragione; mi ha portato con se per essere chiavata. La voglia di sfondarle il culo mi è venuta quando gliel’ho leccato stando in auto. L’accontento. Sposto il vermiglio glande indirizzandolo fra le grandi labbra. Spingo. Aiutato dalle abbondanti secrezioni di cui è piena la sua vagina, il glande la perfora come stesse trapanando un pezzo di burro. Attaccato al glande c’è il resto del corpo del mio cazzo che affonda lentamente nel ventre di mia nonna. Lei si solleva, mi passa le braccia intorno al collo e mi circonda i fianchi con le sue cosce stringendomi in un abbraccio con le gambe incrociate sulla mia schiena.
“Reggimi. Continua a spingere; voglio vederlo entrare. Non ho mai visto un cazzo scivolare dentro il mio corpo.”
La sorreggo passandole le braccia sotto le ascelle. Continuo a spingere. Arrivo in fondo. Il glande è contro il suo utero; mi fermo. La guardo negli occhi; le stanno ridendo. Avvicina le labbra alle mie e mi fa scivolare la lingua in bocca. La succhio, le offro la mia lingua. Con le labbra me la blocca e la succhia come stesse succhiando un cazzo.
“Riesci a chiavarmi stando in questa posizione? Se ci riesci fallo. Voglio vedere il tuo cazzo stantuffare dentro la mia pancia.”
Non chiedo di meglio. Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi ritraggo il bacino ed il cazzo esce dalla caverna in cui è entrato e prima che fuoriesca del tutto lo riaffondo dentro fino a far combaciare il mio pube con il suo. Continuo con questo ritmo per diversi minuti. Julie abbandona la testa all’indietro. Le unghia delle sue dita affondano nella mie spalle.
“Dai, continua a pompare; non fermarti. Cerca di resistere più che puoi. Dio come mi piace il modo in cui mi stai chiavando.”
Non ho la resistenza che lei si aspetta. Quindi devo aiutarmi. Sposto una mano dalle sua schiena e la porto fra i nostri corpi, giù fino a raggiungere il suo clitoride che stringo fra le dita mentre con un dito vado a picchiettarle, veloce, il piccolo glande. Le faccio una sega. Julie nitrisce. Ulula. Le grandi labbra della vagina si contraggono intorno al corpo del mio cazzo. Sento il suo corpo vibrare ed irrigidirsi. L’orgasmo la sta assalendo.
“Amore ti amo. Mi stai facendo impazzire. iiiiiihhhh, aaarrrggghhh, Più veloce, muoviti più veloce. Com’è bello. Dai, dai, dai. Ecco sto venendo. Siiiiiiiiiiii. Ancora, ancora. …”
Porta il suo busto contro il mio; le sue mammelle si schiacciano contro il mio torace; i grossi e duri capezzoli sembrano voler perforarmi il petto; mi stringe a se; trema. Sta godendo. Sento i suoi umori scivolare lungo la superficie del mio cazzo che nel frattempo ha eruttato dentro la pancia di mia nonna tutto il suo piacere. Restiamo così avvinghiati ancora per diversi minuti poi Julie si lascia andare distendendosi sul tavolo. Le sfilo il cazzo dalla vagina e vado a sedermi sul divano. Sono sfinito ma sono molto fiero di me stesso. Ho chiavato mia nonna e l’ho fatta godere. Mia madre sarà contenta quando le racconterò. Prima però devo realizzare l’altro mio desiderio. Devo sodomizzarla. Julie ha detto che mi avrebbe concesso di sfondarle il culo. Non uscirò da questa casa se prima non avrò messo il mio cazzo nel culo di mia nonna. Con questo desiderio nella mente mi lascio andare e mi appisolo. Ho ancora gli occhi chiusi quando una dolce sensazione mi fa tornare nel mondo dei svegli. Apro gli occhi e vedo mia nonna che si è sistemata fra le mie cosce e mi sta leccando il cazzo. Mi sta guardando. Le sorrido e con la mano vado a scompigliarle i capelli. Julie continua nella sua azione. Vedo la sua lingua scorrere lungo la lunghezza del mio piolo. Una sua mano mi sta solleticando i testicoli. La carnose labbra arrivano sulla borsa scrotale; le dischiude ed avvolge le mie gonfie palline. Sento il caldo del suo alito sui miei coglioni. Prima li lecca e poi li succhia. Lancio un lungo ululato. Dopo un minuto incomincia il trattamento all’inverso. Vedo la sua lingua risalire, lentamente, leccando lungo l’asta di carne. Arriva in cima. Fa roteare la lingua intorno alla circonferenza del glande; con la punta gioca, per un tempo infinito, con il frenulo; poi apre la bocca e accoglie il vermiglio glande nel suo cavo orale. Le sue labbra lo avvolgono. La sua testa si muove verso il mio pube; il cazzo le affonda, per tutta la sua lunghezza, nella bocca. Come faccia a contenere tutti quei centimetri in bocca non so spiegarmelo. Solo una donna come mia nonna è capace di tanto. Inizia a succhiarmelo. Le afferro la testa con le mani e accompagno i suoi su e giù. Il pompino ha inizio. Più volte mi porta sull’orlo del piacere e più volte mi morde il cazzo impedendomi di godere. Di colpo smette di succhiarmelo. Vedo comparire nelle sue mani un cerchietto di lattice che conosco molto bene per averlo già usato con altre donne. Lo poggia sul glande e lo fa srotolare lungo la mia asta. Mi sta calzando il cazzo con un preservativo. Quando l’operazione di calzatura giunge a compimento mi artiglia il bacino e mi tira verso di se. Mi ritrovo disteso sul pavimento e lei che mi sta seduta sul ventre. Si solleva sulle gambe quel tanto che basta ad infilare una mano fra le sue cosce, artigliare il cazzo e guidarlo verso il centro del suo sfintere.
“Allora mio bel porcellino, ti piace quello che stai per iniziare.”
Il glande sta premendo contro il suo buco del culo. Lo sfintere si contrae. Non vuole essere penetrato. Si difende.
“Dai, bastardo di un nipote, aiutami a farlo entrare. Non volevi sfondarmi il culo? Spingi.”
Senza abbandonare la presa sul mio cazzo, imprime al bacino un movimento rotatorio. Io sollevo il bacino e do piccole spinte. Lo sfintere incomincia a cedere.
“Più forte. Sii più deciso. Dai che lo sento entrare.”
Do una spinta più forte ed il glande supera l’ostacolo. Julie lancia un grido disumano.
“Dio, che dolore. Fermati. Il più è fatto. Lascia condurre a me il gioco.”
Da teso che era il suo corpo si allenta. Abbandona la presa sul cazzo e poggia le mani sul mio petto. Lentamente e sempre roteando il bacino si impala. Per darle sollievo le artiglio i capezzoli con le dita e li strizzo. Cm dopo cm sento il cazzo avanzare nell’intestino retto di mia nonna. Julie ansima. Sta soffrendo. Le sue unghia affondano nel mio petto. Dopo un lungo interminabile tempo il mio pube si scontra con il bacino di mia nonna. La sodomizzazione di Julie ha raggiunto il suo culmine. Il mio cazzo è completamente affondato nel buco del culo di mia nonna.
“Julia è venuto un momento che credevo di non farcela ed invece eccomi qui con il cazzo interamente piantato nel tuo buco del culo.”
Sul viso di nonna è dipinta un’espressione di sofferenza.
“Dio che dolore. Cosa sono quelle donne che affermano che farsi sfondare il culo è come farsi sverginare per la seconda volta? Quando sono stata deflorata ho sentito un leggero fastidio quando il mio imene si è rotto e poi è stato un uragano di piacere. Invece adesso, nonostante il tuo cazzo sia tutto dentro il mio culo, non riesco a non sentire dolore. Ti prego non muoverti. Fammi abituare alla presenza nel culo di questo meraviglioso corpo alieno.”
Non mi muovo, ma le mie dita non smettono di giocare con i suoi capezzoli. Una sua mano si insinua fra le sue cosce e va sgrillettarsi il clitoride.
“Nonna, vedrai che il dolore passerà ed in seguito ti sarà più facile farti chiavare nel culo.”
“Già, avevo dimenticato. Me lo devi ancora pompare nel culo. Devo sentire ancora dolore. Sei proprio un sadico. Ti arrapa vedermi soffrire. Ricordati che devi star fermo. Sono io a condurre il gioco.”
Non avevo nessuna intenzione di dispiacerle. Resto di sasso con lei sopra e con il cazzo piantato nel suo culo. Restiamo in quella posizione per circa 10 minuti. Poi Julie comincia a muoversi. Il suo corpo si solleva di pochi cm e poi di nuovo giù. Un movimento che in principio è accompagnato da gemiti di sofferenza e poi da silenzio assoluto. Che forza che ha questa donna. Si sta chiavando il mio cazzo nel suo culo e lo sta facendo in modo da sentire meno dolore possibile.
“Sadico di un nipote ti ricordo che non devi muoverti. Quando starai per godere lo saprò e vedrai che ti piacerà del come il mio culo ti mungerà il cazzo.”
Il su e giù sta diventando più spedito. Sento il cazzo scivolare nel culo di nonna con più facilità. Sostituisco la sua mano che ha sul clitoride con la mia e continuo l’opera di sgrillettamento. Lei si è chinata in avanti permettendo alle mie labbra di agganciare uno dei suoi grossi capezzoli e succhiarlo mentre l’altra mia mano continua a giocare con l’altro capezzolo. Oramai è lanciata. Mi sta segando il cazzo con i muscoli anali. Mi porta al piacere; glielo dico emettendo un grugnito. È il segnale che aspettava. I muscoli dello sfintere si stringono intorno al corpo del mio cazzo e lo mungono. Dio com’è bello. Ha ragione; il piacere che mi sta dando non l’ho mai provato. Vengo. Eiaculo. Purtroppo il mio sperma si ferma nel preservativo. Mi sarebbe piaciuto irrorare il suo intestino retto con il mio liquido seminale. Glielo dico. Julie mi guarda e sorride.
“Vuoi impalarmi senza preservativo? Sei proprio un porco. Lo farai, ma prima mi devi dare il tempo di preparare il mio buchetto a ricevere il tuo cazzo senza protezione. Ora lascia che sfili il tuo cazzo dal mio culo. Ho bisogno di andare in bagno, fallo anche tu. Avrai certamente bisogno di pulirti.”
“Perché non facciamo la doccia insieme?”
“Perché so come finirebbe e non ho la forza di affrontare un altro scontro.”
Continua
P.S. Racconto fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
Il titolo esatto è: VOGLIA D'AMARE 6.
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Ci troviamo in una grande stanza completamente dipinta di bianco. Julie si adopera per aprire gli scudi delle finestre. Un lungo e largo tavolo di legno massiccio occupa il centro della stanza. Intorno vi sono sedie anch’esse di legno massiccio. Sui tre lati vi sono delle porte (due per ogni parete) che presumo conducono in altri ambienti. Vi è anche posto per un lungo divano e quattro comode poltrone. Un TV LED da 50’ è attaccato ad una parete sotto il quale vi è un mobile bar pieno di bottiglie di alcolici di ogni tipo. Gli spazi vuoti delle pareti sono occupati da dipinti raffiguranti scene del Kamasutra dal che arguisco che questo posto è un luogo in cui mia nonna porta i suoi amanti occasionali. Il solo pensiero di vederla assumere una delle posizione raffigurate nei dipinti delle pareti mi mette in ebollizione il sangue. Il cazzo mi s’impenna nelle mutande. Mi avvicino a mia nonna da dietro. La circondo con le braccia e la stringo contro di me. Le poggio la mia patta sul culo facendole sentire la mia eccitazione.
“Oh! Oh! Sei già in tiro. Abbi un po’ di pazienza e poi ci daremo ai tuoi giochi preferiti.”
Il cazzo non le da ascolto. Le mie mani si insinuano sotto il suo pullover e scivolando sulla sua vellutata pelle raggiungono le mammelle. Dio, come sono grosse! Le mie dita vanno in cerca dei capezzoli. Li artiglio e li strizzo. Julie si lascia sfuggire un lamento che ha tutto il suono di un miagolio di piacere.
“Dai, fai il bravo. Abbiamo un’intera giornata ed una notte per soddisfare le tue e mie voglie.”
Oramai sono lanciato e niente può fermarmi. Solamente lei può arrestare la mia corsa. Non lo fa perché anche lei vuole che io continui. Lentamente la spingo in direzione del tavolo. Durante l’avanzata verso il tavolo le mie mani non smettono di pastrugnare le grosse mammelle e le mie dita continuano a torturarle i capezzoli. La mia bocca è sulla base della sua nuca. Le mordo il collo. Lei nitrisce.
“Brutto bastardo. Hai vinto. Lascia che almeno mi tolga i vestiti ed anche tu spogliati, non vuoi mica farlo vestito.”
La libero dall’abbraccio dandole cosi lo spazio necessario per spogliarsi. Anch’io mi metto in libertà. Due minuti e siamo entrambi completamente nudi. Lei ha tenuto il reggicalze, le calze e le scarpe. La guardo. È la prima volta che vedo mia nonna nuda. È una statua. Il paragone con la madre degli dei le dona. È Giunone scesa sulla terra dal monte Olimpo. Le tette sono enormi, poderose e ben modellate. Il torace che le ospita è ampio. Il ventre denuncia appena una leggera presenza di lipidi. I fianchi sono larghi e la vita è stretta. Due lunghe gambe sorreggono quel favoloso corpo. Il culo ha la forma di un mandolino. Dulcis in fondo due polpose grandi labbra proteggono la meraviglia delle meraviglie: la vulva.
“Nonna sei stupenda. Non avrei mai pensato di trovarmi di fronte ad una donna di una bellezza come la tua. Tu faresti la felicità di molti uomini e di molte donne. Sei arrapante.”
“Adulatore. Veramente credi in ciò che dici. Non sono più una ragazzina e nemmeno una donna dell’età di tua madre.”
Mi precipito ad abbracciarla stringendola contro il mio petto.
“Julie, l’età non conta. Tu hai un corpo da far invidia a molte ragazze di mia conoscenza. Molti uomini darebbero anni della propria esistenza pur di trascorrere un ora insieme a te. Io mi ritengo fortunato per essere entrato nei tuoi pensieri. Sapessi quante volte mi sono masturbato pensando a te fra le mie braccia.” Intanto è arretrata fino al tavolo.
“Come vuoi che mi metta? Seduta sul tavolo o piegata in avanti a 90°?”
“Seduta sul tavolo e con le gambe aperte a compasso.”
“Chissà perché ma sapevo che avresti scelto il tavolo.”
“Nonna è mio desiderio sbattertelo prima nella pancia e poi …”
“… e poi mi farai mettere alla pecorina e mi sfonderai il culo.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“È da quando mi hai leccato il buco del culo che ho capito che vuoi sodomizzarmi. Ho avuto giusto il tempo, circa mezz’ora, per riflettere sulle conseguenze che devo affrontare se ti permetto di sbattermelo nel culo. Lì, voglio dire dietro, non l’ho mai preso. Qualcuno, compreso tuo nonno, ha cercato di mettermelo nel culo ma non glielo ho mai permesso. Anche se ho desiderato farmi sodomizzare il solo pensiero del dolore mi frenava. Poi tu mi lecchi il culo e il desiderio di farmelo sfondare si ripresenta. Ho deciso. Ti permetterò di chiavarmi nel culo ad una condizione. Devi indossare il preservativo e devi lasciare che sia io ad impalarmi. Prima però voglio che mi chiavi. Per il culo c’è tempo.”
“Nonna, sei grande. Ora sono certo che io e te ci divertiremo molto. Dai siediti sul tavolo. Ho una voglia matta di leccarti la micina e di succhiarti il clitoride.”
Julie sale sul tavolo, ci si siede, solleva le gambe, poggia i talloni sul bordo e allarga le cosce. La sua polposa vulva e completamente in vista. Prendo una sedia e l’avvicino. Mi siedo posizionando la mia testa fra le sue cosce e, prima di avventarmi sulla meravigliosa conchiglia, sento la sua voce.
“Non dimenticare di baciarmi e leccarmi anche il buco del culo.”
Come posso scordare di leccare il buchetto che tra non molto sarà mio. La mia bocca è sulla vagina, la bacio. Come se un magnete fosse posizionato fra le grandi labbra della polposa figa di Julie la mia lingua viene attratta verso l’esterno della bocca e va a spazzolare la scura vulva di mia nonna. Si insinua fra le grandi labbra e vado a titillare le piccole labbra. Le chiudo in una morsa e le succhio. Abbandono quelle succose protuberanze e inoltro la lingua nell’orifizio vaginale. Le pennello le rosee pareti nettandole degli umori che copiosamente stanno secernendo. La vegliarda si lascia andare in suoni che diventano prima miagolii, poi nitriti ed infine ruggiti. I miei occhi vengono attratti da un piccolo organo che emana luccichii. È il glande del clitoride. Le mie labbra lo circondano e lo imprigionano. Lo mordo. Nonna lancia un urlo che è un misto di dolore e di piacere. Il cazzetto prende a crescere e più cresce più si indurisce. Incomincio a titillarlo poi lo blocco fra le mie labbra e, come fosse un capezzolo, prendo a succhiarlo. Le pratico un pompino che faccio durare svariati minuti. Intanto una delle mie mani si è poggiata sulla sua vagina e tre mie dita si sono insinuate nell’orifizio vaginale e la stanno stantuffando. Con la mano rimasta libera vado in cerca del buchetto posteriore. Lo trovo e porto il dito medio al centro dello sfintere. Spingo e il dito comincia ad entrare. Continuo a spingere. Le falangi lentamente si fanno strada verso l’interno dell’intestino retto di mia nonna la quale si lascia andare in volgarità che non credevo ne fosse capace. Il suo corpo vibra come corde di violino. Ululati e nitriti mi dicono che sta godendo. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. È il momento che aspettavo. Le sfilo il dito dal culo e dalla vagina; mi metto in piedi e mi posiziono fra le sue cosce. Punto il glande contro il buco del culo e spingo. Julie contrae il buchetto. Un grido.
“No. Fermati. Non farlo. Lo voglio prima in pancia. Fammi sentire la forza del tuo ariete varcare la porta della mia fortezza. Chiavami davanti.”
Ha ragione; mi ha portato con se per essere chiavata. La voglia di sfondarle il culo mi è venuta quando gliel’ho leccato stando in auto. L’accontento. Sposto il vermiglio glande indirizzandolo fra le grandi labbra. Spingo. Aiutato dalle abbondanti secrezioni di cui è piena la sua vagina, il glande la perfora come stesse trapanando un pezzo di burro. Attaccato al glande c’è il resto del corpo del mio cazzo che affonda lentamente nel ventre di mia nonna. Lei si solleva, mi passa le braccia intorno al collo e mi circonda i fianchi con le sue cosce stringendomi in un abbraccio con le gambe incrociate sulla mia schiena.
“Reggimi. Continua a spingere; voglio vederlo entrare. Non ho mai visto un cazzo scivolare dentro il mio corpo.”
La sorreggo passandole le braccia sotto le ascelle. Continuo a spingere. Arrivo in fondo. Il glande è contro il suo utero; mi fermo. La guardo negli occhi; le stanno ridendo. Avvicina le labbra alle mie e mi fa scivolare la lingua in bocca. La succhio, le offro la mia lingua. Con le labbra me la blocca e la succhia come stesse succhiando un cazzo.
“Riesci a chiavarmi stando in questa posizione? Se ci riesci fallo. Voglio vedere il tuo cazzo stantuffare dentro la mia pancia.”
Non chiedo di meglio. Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi ritraggo il bacino ed il cazzo esce dalla caverna in cui è entrato e prima che fuoriesca del tutto lo riaffondo dentro fino a far combaciare il mio pube con il suo. Continuo con questo ritmo per diversi minuti. Julie abbandona la testa all’indietro. Le unghia delle sue dita affondano nella mie spalle.
“Dai, continua a pompare; non fermarti. Cerca di resistere più che puoi. Dio come mi piace il modo in cui mi stai chiavando.”
Non ho la resistenza che lei si aspetta. Quindi devo aiutarmi. Sposto una mano dalle sua schiena e la porto fra i nostri corpi, giù fino a raggiungere il suo clitoride che stringo fra le dita mentre con un dito vado a picchiettarle, veloce, il piccolo glande. Le faccio una sega. Julie nitrisce. Ulula. Le grandi labbra della vagina si contraggono intorno al corpo del mio cazzo. Sento il suo corpo vibrare ed irrigidirsi. L’orgasmo la sta assalendo.
“Amore ti amo. Mi stai facendo impazzire. iiiiiihhhh, aaarrrggghhh, Più veloce, muoviti più veloce. Com’è bello. Dai, dai, dai. Ecco sto venendo. Siiiiiiiiiiii. Ancora, ancora. …”
Porta il suo busto contro il mio; le sue mammelle si schiacciano contro il mio torace; i grossi e duri capezzoli sembrano voler perforarmi il petto; mi stringe a se; trema. Sta godendo. Sento i suoi umori scivolare lungo la superficie del mio cazzo che nel frattempo ha eruttato dentro la pancia di mia nonna tutto il suo piacere. Restiamo così avvinghiati ancora per diversi minuti poi Julie si lascia andare distendendosi sul tavolo. Le sfilo il cazzo dalla vagina e vado a sedermi sul divano. Sono sfinito ma sono molto fiero di me stesso. Ho chiavato mia nonna e l’ho fatta godere. Mia madre sarà contenta quando le racconterò. Prima però devo realizzare l’altro mio desiderio. Devo sodomizzarla. Julie ha detto che mi avrebbe concesso di sfondarle il culo. Non uscirò da questa casa se prima non avrò messo il mio cazzo nel culo di mia nonna. Con questo desiderio nella mente mi lascio andare e mi appisolo. Ho ancora gli occhi chiusi quando una dolce sensazione mi fa tornare nel mondo dei svegli. Apro gli occhi e vedo mia nonna che si è sistemata fra le mie cosce e mi sta leccando il cazzo. Mi sta guardando. Le sorrido e con la mano vado a scompigliarle i capelli. Julie continua nella sua azione. Vedo la sua lingua scorrere lungo la lunghezza del mio piolo. Una sua mano mi sta solleticando i testicoli. La carnose labbra arrivano sulla borsa scrotale; le dischiude ed avvolge le mie gonfie palline. Sento il caldo del suo alito sui miei coglioni. Prima li lecca e poi li succhia. Lancio un lungo ululato. Dopo un minuto incomincia il trattamento all’inverso. Vedo la sua lingua risalire, lentamente, leccando lungo l’asta di carne. Arriva in cima. Fa roteare la lingua intorno alla circonferenza del glande; con la punta gioca, per un tempo infinito, con il frenulo; poi apre la bocca e accoglie il vermiglio glande nel suo cavo orale. Le sue labbra lo avvolgono. La sua testa si muove verso il mio pube; il cazzo le affonda, per tutta la sua lunghezza, nella bocca. Come faccia a contenere tutti quei centimetri in bocca non so spiegarmelo. Solo una donna come mia nonna è capace di tanto. Inizia a succhiarmelo. Le afferro la testa con le mani e accompagno i suoi su e giù. Il pompino ha inizio. Più volte mi porta sull’orlo del piacere e più volte mi morde il cazzo impedendomi di godere. Di colpo smette di succhiarmelo. Vedo comparire nelle sue mani un cerchietto di lattice che conosco molto bene per averlo già usato con altre donne. Lo poggia sul glande e lo fa srotolare lungo la mia asta. Mi sta calzando il cazzo con un preservativo. Quando l’operazione di calzatura giunge a compimento mi artiglia il bacino e mi tira verso di se. Mi ritrovo disteso sul pavimento e lei che mi sta seduta sul ventre. Si solleva sulle gambe quel tanto che basta ad infilare una mano fra le sue cosce, artigliare il cazzo e guidarlo verso il centro del suo sfintere.
“Allora mio bel porcellino, ti piace quello che stai per iniziare.”
Il glande sta premendo contro il suo buco del culo. Lo sfintere si contrae. Non vuole essere penetrato. Si difende.
“Dai, bastardo di un nipote, aiutami a farlo entrare. Non volevi sfondarmi il culo? Spingi.”
Senza abbandonare la presa sul mio cazzo, imprime al bacino un movimento rotatorio. Io sollevo il bacino e do piccole spinte. Lo sfintere incomincia a cedere.
“Più forte. Sii più deciso. Dai che lo sento entrare.”
Do una spinta più forte ed il glande supera l’ostacolo. Julie lancia un grido disumano.
“Dio, che dolore. Fermati. Il più è fatto. Lascia condurre a me il gioco.”
Da teso che era il suo corpo si allenta. Abbandona la presa sul cazzo e poggia le mani sul mio petto. Lentamente e sempre roteando il bacino si impala. Per darle sollievo le artiglio i capezzoli con le dita e li strizzo. Cm dopo cm sento il cazzo avanzare nell’intestino retto di mia nonna. Julie ansima. Sta soffrendo. Le sue unghia affondano nel mio petto. Dopo un lungo interminabile tempo il mio pube si scontra con il bacino di mia nonna. La sodomizzazione di Julie ha raggiunto il suo culmine. Il mio cazzo è completamente affondato nel buco del culo di mia nonna.
“Julia è venuto un momento che credevo di non farcela ed invece eccomi qui con il cazzo interamente piantato nel tuo buco del culo.”
Sul viso di nonna è dipinta un’espressione di sofferenza.
“Dio che dolore. Cosa sono quelle donne che affermano che farsi sfondare il culo è come farsi sverginare per la seconda volta? Quando sono stata deflorata ho sentito un leggero fastidio quando il mio imene si è rotto e poi è stato un uragano di piacere. Invece adesso, nonostante il tuo cazzo sia tutto dentro il mio culo, non riesco a non sentire dolore. Ti prego non muoverti. Fammi abituare alla presenza nel culo di questo meraviglioso corpo alieno.”
Non mi muovo, ma le mie dita non smettono di giocare con i suoi capezzoli. Una sua mano si insinua fra le sue cosce e va sgrillettarsi il clitoride.
“Nonna, vedrai che il dolore passerà ed in seguito ti sarà più facile farti chiavare nel culo.”
“Già, avevo dimenticato. Me lo devi ancora pompare nel culo. Devo sentire ancora dolore. Sei proprio un sadico. Ti arrapa vedermi soffrire. Ricordati che devi star fermo. Sono io a condurre il gioco.”
Non avevo nessuna intenzione di dispiacerle. Resto di sasso con lei sopra e con il cazzo piantato nel suo culo. Restiamo in quella posizione per circa 10 minuti. Poi Julie comincia a muoversi. Il suo corpo si solleva di pochi cm e poi di nuovo giù. Un movimento che in principio è accompagnato da gemiti di sofferenza e poi da silenzio assoluto. Che forza che ha questa donna. Si sta chiavando il mio cazzo nel suo culo e lo sta facendo in modo da sentire meno dolore possibile.
“Sadico di un nipote ti ricordo che non devi muoverti. Quando starai per godere lo saprò e vedrai che ti piacerà del come il mio culo ti mungerà il cazzo.”
Il su e giù sta diventando più spedito. Sento il cazzo scivolare nel culo di nonna con più facilità. Sostituisco la sua mano che ha sul clitoride con la mia e continuo l’opera di sgrillettamento. Lei si è chinata in avanti permettendo alle mie labbra di agganciare uno dei suoi grossi capezzoli e succhiarlo mentre l’altra mia mano continua a giocare con l’altro capezzolo. Oramai è lanciata. Mi sta segando il cazzo con i muscoli anali. Mi porta al piacere; glielo dico emettendo un grugnito. È il segnale che aspettava. I muscoli dello sfintere si stringono intorno al corpo del mio cazzo e lo mungono. Dio com’è bello. Ha ragione; il piacere che mi sta dando non l’ho mai provato. Vengo. Eiaculo. Purtroppo il mio sperma si ferma nel preservativo. Mi sarebbe piaciuto irrorare il suo intestino retto con il mio liquido seminale. Glielo dico. Julie mi guarda e sorride.
“Vuoi impalarmi senza preservativo? Sei proprio un porco. Lo farai, ma prima mi devi dare il tempo di preparare il mio buchetto a ricevere il tuo cazzo senza protezione. Ora lascia che sfili il tuo cazzo dal mio culo. Ho bisogno di andare in bagno, fallo anche tu. Avrai certamente bisogno di pulirti.”
“Perché non facciamo la doccia insieme?”
“Perché so come finirebbe e non ho la forza di affrontare un altro scontro.”
Continua
P.S. Racconto fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
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