Soltanto io ... Loredana
di
Juan Alberto
genere
saffico
Ho avuto il mio primo periodo poco prima del mio undicesimo compleanno, stavo diventando donna, dovevo incominciare a guardare i ragazzi, ma mi piaceva di più guardare le altre ragazzine che come me incominciavano ad essere adolescenti, incominciavano a svilupparsi le loro tette, parlavano circa gli altri ragazzi, quale era il più fico, ma il mio interesse era vedere quale di tutte era la più carina, senza capire perché mi sentivo attratta dalle loro cosce, mi sarebbe piaciuto vedere la fica di alcune di loro, avevo una confusione che mi terrorizzava.
Ho fatto gli undici ed imparai a strofinare le cosce per sentire quel formicolio stupendo nella micetta, fino a raggiungere l’orgasmo. Sostenevo il mio clitoride tra l’indice ed il pollice, masturbandomi pazzescamente, pensando alle gnocche viste sulla spiaggia oppure alla piscina.
A tredici anni, guardavo sfacciatamente ogni piccolo pezzo di carne nuda delle mie compagne, il mio interesse era libidinoso, avevo pensieri erotici con le mie compagne, e strofinavo la mia fica pensando come sarebbe la micetta di alcuna delle più carine.
Nei giornali, riviste, anche nella Tv, mi trovavo a guardare le cosce e le tette delle femmine, allora cominciò a farsi posto nella mia mente che ero lesbica, oh! santo dio! … perché me? … sarò la vergogna della famiglia, pensavo.
Come farò a vivere da lesbica? … non posso andare da mamma e papà e dire … cari genitori, questa qua è Loredana … la vostra figlia lesbica … non posso neanche immaginare la loro reazioni … per loro di mentalità contadina, sarebbe un colpo molto duro.
Martina è la mia amica, siamo insieme dalla basica, lei è per me come una sorella, non mi turba come altre mie compagne, ci siamo sempre confidato tutto, lei ha un fidanzato, io ho detto a lei che i ragazzi non mi vanno, lei non ha reagito a questa mia ammissione, penso che lei non se ne rende conto che la sua migliore amica è una lesbica, io non ho potuto dichiarare a viso aperto che mi sento maschiaccia, che il mio corpo di femmina nasconde dentro un uomo, perché la verità è quella, vorrei essere un maschio.
Sono una ragazza adolescente, cercando di trovare una spiegazione ai pensieri che occupano la mia mente, e più passa il tempo, non avverto nessuna miglioria, non trovo risposte alle mie elucubrazioni, l’unica cosa che tengo chiaro, è che ho un debole per le ragazze. I ragazzi sono carini, divertenti, ma quello che a me eccita sono le ragazze che abbiano un dolce profumo, che siano delicate femmine come piacciono a me.
Ho altre amiche, ma sarebbero ancora mie amiche se sapessero che io sbircio le loro tette, le loro cosce? … so che ci sono avuti esperienze di altre persone come me, quando ammettono la loro realtà, ci sono molte persone, “amici/amiche”, che le voltano le spalle, non appena sanno che uno è “diversa”. Come spiegare a quelle persone che continuo ad essere io, Loredana, io stessa, la stessa di sempre, un essere umano come qualsiasi altro. È penoso che non se ne accorgano il male che possono causare, immaginano che possa diventare quasi una minaccia per le loro figlie, che posso contagiare la mia “malattia”, che mi dedicherò a perseguitare e dare la caccia a le loro bambine.
Adesso ho quattordici anni, il mio sogno ad occhi aperti è in cui dico ai miei genitori che sono lesbica e loro mi guardano, sorridono, poi aprono le braccia dicendo … Loredana …siamo con te … siamo orgogliosi di te … siamo felici che tu ci hai confidato tutto … ti amiamo con tutto il nostro cuore. Purtroppo, e solo un sogno e rimarrà così.
Se mia madre sapesse che sono lesbica, sarebbe sconvolta, cercherebbe di trovare delle colpe inesistenti, che ha sbagliato la sua educazione di mamma, che sono una punizione per qualche sua colpa … la sua vita sarebbe rovinata. Ma, penso che lei mi amerebbe lo stesso, anche se sarebbe come da lontano.
Mio padre, d’altronde, se arrabbierebbe senza capire il problema, qualcosa che lui non può controllare, lui uomo forte, maschio al cento per cento, non può aver procreato una lesbica, impossibile. Deve essere una malattia e sicuramente guarirà dopo un tempo, e allora aspetterà il cambio.
Penso che la cosa più difficile per me sia restare così sola, capisco che ci sono casi di ragazzi che si masturbano insieme, ragazze che si toccano le tette e si baciano … tutti o tanti “esperimentano”, poi si sentono terrorizzati di essere gay o lesbiche. Ma io non ho esperimentato, io mi sono sentita da sempre diversa, non è una cosa passeggera o una malattia dalla quale guarire.
Ero seduta sull’erba nel parco e guardavo la gente che andava in giro, quanti di loro non si sarebbero rivolti contro di me se sapessero le mie tendenze, ricordo aver letto sui i giornali una storia, Magda, una ragazza come me, sola, senza nessuno che la ascoltasse e cercasse di capire cosa fosse in ebollizione nel suo interno, con tutto il peso psicologico di trovarsi in una società maschile, bigotta, dove si parla di libertà sessuale a parole altisonanti, ma la realtà di non accettare a chi è diverso la vediamo tutti i giorni … beh! Magda fu trovata da sola pendolando da una corda.
Adesso ho diciassette anni, le ragazze hanno tutte appuntamenti coi ragazzi, parlano di carezze e baci, qualcuna si ha fatto toccare nelle tette o nella micetta, altre hanno tenuto in mano un cazzo per la prima volta, altre più audaci hanno fatto un pompino. Io invece sono innamorata di Ester, una ragazzina di un’altra classe, la vedo solo nei momenti che usciamo liberi, non so neanche come avvicinarla.
A casa hanno celebrato il mio compleanno con una torta e diciassette candeline, hanno cantato l’happy birthday, ma io continuo ad essere spaventata.
Penso ci siano altre ragazze come me, la scuola ha più di trecento ragazze, chi sa se Ester è come me, sogno di baciare le sue labbra e sentire il suo seno, ho potuto apprezzare che le sue tette son belle, ha un bel paio di cosce … mi ha sorriso una volta … lei è il mio primo amore.
Questo è l’ultimo anno a scuola, penso che l’università sarà una liberazione, dovrò andare lontano da casa, lontano dal controllo dei miei genitori, conoscerò altre persone, chi sa se potrò finalmente essere me stessa e far uscire la mia diversità.
Voglio essere un ingegnere, capace di fare dei proietti, di sviluppare aggeggi moderni per aiutare alle persone, essere riconosciuta ad un alto livello, i miei sogni volano alto, ma vorrei trovare anche una compagna che riempia questo vuoto che è in me da tantissimo tempo.
Sono stata accettata in ingegneria in risorse rinnovabili, e lo più meraviglioso è che Ester è mia compagna e stiamo diventando amiche.
Ho diciannove anni, io ed Ester siamo molto vicine ma non siamo intime, ho paura di distruggere questa fiducia ed amicizia che abbiamo creato, abbiamo affittato un appartamentino e facciamo di tutto tranne intimare, io mi masturbo pensando a lei, ho visto quant’è bella … lei ha visto che la guardo in modo intenso … mi ha chiesto, perché mi guardi così? … io un po’ innervosita, ho risposto … perché sei una bella ragazza e non hai un fidanzato … lei rispose, ne ho avuti, ma mi hanno deluso … preferisco rimanere da sola per ora … non ho voluto continuare col tema e ci siamo meso a parlare di altre cose.
Abbiamo superato con successo il secondo anno al college, ci siamo accordati di uscire a celebrare, ho cercato il più sexy dei miei vestiti e mi son conciata con eleganza e raffinatezza per la serata, Ester mi diede una guardata quasi spogliandomi, oh! come stai bella … fu il suo complimento … io l’ho baciata sulla guancia dicendo … pure tu tesoro stai molto bella.
Siamo andate a mangiare e poi a ballare … mi sono sorpresa quando lei prese la mia mano per ballare un brano romantico … per la prima volta sentivo da vicino l’odore della sua pelle … toccavo le sue mani e sentivo il suo petto stringersi al mio petto.
Abbiamo bevuto un po’ troppo, abbiamo riso di tutto, abbiamo pettegolatati delle compagne del college … ma ne io ne lei abbiamo parlato di uomini, siamo uscite a ballare con un brano della Nannini … e non ho potuto trattenermi … l’ho stretta a me e l’ho baciata sulle labbra … lei reagì in un primo momento allontanandomi e guardandomi negli occhi … poi avvicinò le sue labbra alle mie e ci siamo baciate per una eternità.
Io ed Ester, ci siamo guardate e coccolate come vecchi amanti, c’era una intessa totale, il nostro amore appena nato ci travolgeva e riempiva di felicità, eravamo anche noi come appena nate, i nostri occhi luccicavano di gioia, eravamo circondate da uno scudo potente, avevamo la forza per spollonare il mondo, anche se qualcuno ci guardava, non ci importava, eravamo forte col nostro fiorente amore.
Io ed Ester, avevamo attraversato la soglia verso un’altra dimensione, siamo tornate nell’appartamento mano nella mano, come una coppietta, anche se eravamo decise ad affrontare tutto e tutti, sapevamo che dovevamo essere caute, il mondo non capisce ne gradisce le cose pulite ed impeccabili, il mondo è sporco e perverso.
Il nostro amore era tenuto in riservatezza, dentro dell’appartamento si sfogavamo e davamo briglia sciolta al sentimento che adesso ci legava con forza, si amavamo con la forza della giovinezza, già non c’erano fantasie, c’era una realtà, c’era una strada nuova da percorrere, sensazioni nuove da scoprire, piaceri nascosti che emergevano, esplorare i loro corpi a vicenda, assaggiare quei nuovi sapori, palpeggiare la carne nuda e trarre i piaceri a galla, un oceano immenso e nuovo era davanti. L’avventura era attraente e una sfida meravigliosa, ma l’oceano ha anche delle tempeste, dovevamo essere preparate a lottare e vincere questa zuffa, la posta in gioco è stimolante.
Eravamo all’ultimo anno al college, il nostro amore andava ogni giorno meglio, ma era sempre un segreto, il circolo vicino lo sapeva e accettava, ma non divulgavamo i nostri sentimenti, l’ambiente bigotto di alcuni circoli educativi ci teneva sempre in tensione, purtroppo, c’era di solito il rischio di essere discriminate, aggredite. Noi capivamo di essere parte di una minoranza e questo ci faceva essere più prudenti per difenderci di eventuali violenze.
Siamo tornate nel nostro paesino contadino, due brillante ingegnere, io portai a Ester a casa mia, la mamma molto contenta, felicissima, la figlia era tornata. Il padre, non vide con buoni occhi che lei tronasse con una amica, non l’aveva mai vista con un ragazzo.
A giorni, ho chiesto ai miei genitori di parlare, una tiepida giornata di ottobre, io senza mezze parole, dichiarai la mia omosessualità, la mamma voleva sapere il perché, mio padre si alzò senza emettere parole, ma dopo alcuni secondi tornò per dire … tu non sei mia figlia, non ti voglio vedere mai più in vita mia … e se ne andò. La mamma non finiva mai di piangere, il mondo intero l’era caduto addosso.
Sono rimasta a casa per un altro paio di giorni, Ester aveva avuto un po’ più di fortuna, almeno suo padre si è solo arrabbiato en forma momentanea, ma poi l’ha abbracciata e ha fatto i migliori auguri, la sua mamma era al suo fianco senza condizionamenti.
Sono rimasta con mia madre tutto il tempo, cercavo di sollevare quel peso dalle spalle di mia madre, poiché lei cercava di darsi delle colpe che non aveva e non esistevano, non c’era nessuno da colpevolizzare, non c’era stata l’educazione, nemmeno una malattia. Era un fatto naturale, era solo la mia natura.
La mamma finalmente capì, aveva molte paure per me, sua figlia, già non importavano i pettegolezzi, né s’ero accettata né compresa. Vedendo suo altro figlio, più giovane di Loredana, e che l’aveva preso molto bene, pensò che il futuro è dei giovani, tutto ciò è speranzoso per me, sua figlia … Loredana, soltanto io.
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