Celestino Cap.: VI Fedrick
di
bepi0449
genere
zoofilia
Fedrick
Dalla sua partenza dall’istituto di quel lunedì erano passati un po’ di giorni. Il nostro eroe, da un adolescente senza conoscenze e storie di sesso, aveva percorso e superato in breve tempo esperienze sessuali uniche, sotto la direzione del conte con l’ausilio del fattore, di Roberto, del fratello Romeo, dell’anziano bovaro. Tramite teoria, pratica, osservazione e partecipazione accompagnata da passione e desiderio stava diventando un mito della libido, della lussuria, della lascivia. Passare le prove non era facile: si verificò perché era fortemente predisposto, aperto mentalmente e non farcito da tabù.
Passarono alcuni giorni in cui apprendeva e scriveva fogli di diario, che sempre affidava a Romeo. Lui era stato ghermito da quel lavoro e ne era sempre più avvinto, coinvolto e affascinato. Da tutti prendeva suggerimenti cercando di capirne le richieste e le inclinazioni non dichiarate. Tutti lo guardavano con simpatia e aspettavano il termine della formazione, per averlo e disporre della sua presenza. C’erano ogni volta i riti dell’aurora, della colazione, del bagno e dell’igiene intima interna accompagnata subito dopo da quella del desiderio con il plug del codino. Il letto di deiezioni bovine con sempre il solito telo, ripulito, lavato e sciacquato ogni giorno, era preparato da un giovinetto con qualche anno più di lui. Partecipava e aiutava attivamente, prima del riposo, all’orgia crepuscolare, ricevendo per premio il nettare dei partecipanti, unito al versamento, sul fisico, delle minzioni, dopo essersi coricato sul materasso. Ricoperto con telo e poltiglia fecale, aveva, ora, solamente le mani ai ceppi della greppia con sempre vicina la amorevole “Fisa”. Così l’aveva chiamata. Ogni sera la coccolava accarezzandola con parole e, se poteva, baciandola e accarezzandola sul muso. Spesso, per essere stato indotto a bere un po’ di più, anche con lassativi, abbandonava tra i suoi glutei le defecazioni e sull’addome, vista la postura notturna, le calde minzioni. Di giorno studiava, scriveva il diario e il resoconto delle sue impressioni, dei piaceri o dei dolori provati; di notte stava tra le feci bovine!
Il giovanile bisogno d’amore era stato intensamente, velocemente e impetuosamente destato dai primi sfiori, dai primi incanti. Rispose, con fervore giovanile, irruento e travolgente, con pulsioni violente, istintive e viscerali all’appello che la vita aveva rivolto ai suoi sensi.
Riposava, … dormiva.
Sognava, … sudava, … s’inarcava offrendo il pube o divaricando le cosce per ricadere sui fanghi melmosi. Ansimava, fomentando comportamenti di fuga da un qualcosa che lo faceva contorcere … dimenare, … ansare, … pigolare.
“Nooo, … noooooo, … noooooooooo!” … e dopo non fiatò più, per abbandonarsi nella poltiglia e riprendere il riposo, mostrando piacere.
Sognava. Parlava nel sonno e aveva un’espressione di beatitudine. Romeo gli sfiorò una guancia.
“Seestin, … coxsa gheto?” Gli sussurrò il fratello.
Svegliatosi a quel richiamo, gettò le braccia al collo al germano, che s’era preoccupato, come tutti gli altri presenti nella stalla.
“E tutto passato, … è stato solo un sogno, …brutto, … ma poi bello!”
“Xjerimo tutti perocupai par ti. Te vedeimo moverte e dire no … e … te butai ee gambe da na parte a naltra, … e te girai a testa come a non voer ciapar colcoxsa, o no esser ciapà. … e te sì tutto caldo. Sembrarìa che te gavexsi aa fevre.”
“No, non ho niente. È passato. Grazie che siete qui.”
“De gnente, … ma ora xè mejio che demo vanti co a to formaxsion. Lori xè drio prepararte na soorpresa, ma … par adexso … xè mejio che i te prepara paa coaxsion e par i studi. … On cò, oltre a racontarme del sogno, no te ghe altro che ripasxar co prove queo che xjà te conoxsi. Su ndemo voialtri. … Xcomixsiè”
Celestino, dopo un po’, ripreso dall’istruttore fu condotto a fare una abbondante, ricca colazione avente lo scopo di fornirlo di energie per proseguire nella formazione visiva e teorica in biblioteca con l’addetto alla conservazione e valorizzazione dell’ingente e importante collezione di scritti, di documenti, di immagini e di materiali lapidei aventi per tema la sodomia, la pederastia e la zoofilia. Costui, grande esperto e molto preparato nella costruzione o rielaborazione di antichi strumenti erotici, di olii afrodisiaci particolari, di cibi atti ad aumentare il desiderio a causa dei suoi studi, era facilitato nella tutela e nella salvaguardia di questa preziosa e rara raccolta dalla collaborazione e dall’ausilio di Fedrik, un impressionante molosso napoletano di taglia eccezionale.
Il bibliotecario Camillo, con laurea in lettere antiche, sin dalla sua entrata in quell’azienda al termine del suo percorso scolastico per quella mansione, aveva chiesto, come un aiuto, un cane; che doveva essere presente negli spazi museali soprattutto quando l’uomo si doveva assentare. Questo significava cagionare afflizione alla bestia per non poter scorrazzare all’aperto, per cui lo studioso pensò bene, in questi casi, di premiare l’animale dandogli la possibilità di copulare con lui, visto che non sempre era possibile metterlo con la cagna. Soluzione, a conoscenza di tutti i dipendenti della fattoria, approvata e accolta dal conte, ma particolarmente dall’animale che capì ben presto quando giungevano determinate occasioni. Non c’erano ostacoli per questo conforto sessuale per l’uomo poiché in quell’ambiente non stagnavano pregiudizi o tabù, anche per il fatto che per lavorare era richiesto, oltre al silenzio, collaborazione contributiva, mentre per il cane non esistevano difficoltà, poiché l’abbigliamento di tutto il personale dell’azienda era fatto per facilitare un’unione.
Costui a causa del lavoro e degli studi, con il tempo, era divenuto un grande esperto di toys sessuali antichi e della loro rielaborazione contemporanea, inoltre era a conoscenza dei benefici afrodisiaci che certi oli ed essenze potevano avere su un fisico e di certi cibi per togliere resistenze e prolungare un coito. A lui si rivolgevano, su permesso del conte, genitori incapaci di gestire dei figli ribelli o persone che desideravano educare un loro compagno senza scendere, loro, in richieste particolari e inconsuete.
“Aahhhggfff, … ofhhh, … aaaaauuuhhhmmhh!”
“Ma …”
“Non te preocupa, … el xsé el sciesato che el xsè drio ciaparlo dal so can. Demo dentro che a veder el xsè beo ed ecxitante. Mi, quando oo vedo, me bagno tutto e a volte no’ serve che me toche, … perché … beehh, … sboro che xsè on piacer.”
Davanti a loro nella saletta studio ed archivio museale. I due con espressioni di appagamento e di piacere erano agganciati e tenuti uniti dal membro della bestia. Lo sfintere di Camillo era teso, pallido, lucido con striature bianco rosate, umido. Con una certa attenzione si potevano notare ancora, in quelle parti anatomiche, pulsazioni e vibrazioni provocate dal coito e dagli orgasmi.
“Varda, … come che el xsè tirà, … slargà, … luxsido, … quasi trasparente e come che gà da averghe piasuo, viste e loro mimiche. I pare completamente axsenti daea beatitudine che i gà provà. … Su ora, … dati da fare. … Metteghe aa lengoa, … che quel perno el sxe rilaxsa e sgonfia prima, mentre te ghe allevii a tension de doeor all’omo. Leca… leca, anca el cueo dea bestia! … Co na man, va dentro ee braghe, massajeo e tasta queo che el gà versà soea stofa. El gà da esser ancora caldo e tanto coloso; mentre co’ l’altra va a tastar, palpar quei grossi, enormi, peosi fasoi. Ohh, … come che te provochi. A vederte coe man da na parte chee toca e daea che altra che ciapa con devosion ee bae del can, … Mii, no’ resisto pì …e … te verso soea schena el me piaxer … a me sbroda!”
Un plop fece capire che il membro della bestia era uscito dall’ano del bibliotecario. Fedrik si appartò un attimo per pulirselo e asciugarselo, finché non vide rientrare nella custodia prepuziale la sua punta rossa. Osservava quello che una figura umana faceva sul foro vermiglio ancora pulsante, boccheggiante da cui un leggero rivolo semitrasparente tentava di uscire e scendere giù per il perineo del suo amico.
“Seestin, … fa el can. Leca qel cueo, come fa i cani coe cagne par farle ingravidar. Dai faeo sarar … e bevi queo che vien fora. Meteghe aa lengoa dentro par mejio snetarlo. Dai, … su … su, che te sì bravo se te voi.”
“No, è meglio che sia io a dargli in bocca il nettare del mio compagno. Se lui si stende sulla schiena, io disponendomi con il culo sopra il suo volto, farò colare tutto quello che conservo sulla sua lingua, che deve muoversi nel mio anello e rasparlo. Deve imparare a gustare e godere anche dello sperma di bestia. Romeo aiutami, poiché tenendogli le gambe alzate e divaricate gli ungerò tutto il culetto e dopo avergli sfilato il codino cercherò con le dita di far entrare nel forellino sfinterico un po’ dei liquidi seminali di Fedrik. … Lui, ora è confuso e non sa cosa fare, ma, appena percepirà il suo odore, si avvicinerà camminandogli attorno per annusarlo, fiutarlo e cercare di capire se può essere suo. Io gli parlerò e lui, allora, ascoltandomi inizierà con la lingua a fare come con le cagne. … Per te, piccolo, che non hai avuto l’anello teso allo spasimo e il colon pieno, sarà una tortura erotica di estenuante, spossante piacere, mentre per chi lo ha preso quella lingua rilassa e calma il fisico, portandolo delicatamente in estasi. … Ti farà vibrare e saltare, urlare, tenderti. Cercherai di scappare, ma io, nella posizione in cui mi trovo, e Romeo, con il trattenerti, lo impediremo. Sarai come un’anguilla nelle mani di un esperto pescatore che si agita, divincola, si attorciglia per sfuggire alla presa con l’unico risultato di sfinirsi, snervarsi e spossarsi sin quasi allo svenimento. … Noi lo impediremo, poiché Fedrik, per considerarti suo, deve conoscerti e distinguere i tuoi profumi. Nel frattempo, ingurgita quello che fluisce, cola da me e lascia anche che te lo spalmi sul viso con le mie chiappe, poiché dopo lui, captando nuovamente i suoi profumi, verrà, spronato da me, a baciarti continuando con la lingua a leccarti volto e collo sino a sfinirti e solo allora ti considererà suo.”
“Aahhhhhhhhfffm, … bastaaaaaaa, … bastaaaa, …basta, basta, bastaaaaaaaaaaaaaa!”
Ansimava il piccolo e sempre meno si muoveva, lasciando il suo fisico alla lingua di quel cane che voleva averlo, … prenderlo, … farlo suo.
“Ora che il tuo fisico non avverte più nessun stimolo, ora, … solo ora … posso inserire nel tuo culetto questo oggetto; che debitamente mosso, ti farà sembrare di essere preso, posseduto da un cane. L’oggetto che ti mostro assomiglia ad un fallo con punta, simile a quello a riposo di Fedrik; ma, se io avvito un po’ il meccanismo che lo fa muovere, allora lui si schiude per ampliarsi, donandoti la sensazione di pieno, … di riempito. Con il movimento avvertirai percussioni sulle pareti del tuo intestino che ti immobilizzeranno, … ti bloccheranno in preda a piaceri inauditi e non descrivibili. Sentirai il bisogno di evacuare, ma quello che uscirà da te, sarà solo uno stimolo. Vorrai essere sempre suo. Ansimi, … fremi, … ti agiti. Il tuo fisico è fermo, illanguidito, senza più pulsioni, sfinito. Solo ora te lo posso inserire.”
“Ohhhh, …ohhh!”
“Vieni ora sulle mie ginocchia, lasciami che manipoli il toy in modo da fartelo gustare, … conoscere … che ti faccia sentire pieno e sazio, … e, appena puoi, descrivimi il sogno che la notte scorsa tanto ti ha turbato.”
L’uomo aveva preso, attratto e messo sulle sue ginocchia il giovinetto per massaggiarlo anche nelle sue aree fortemente erogene. Giocava con la manopola del toy facendolo sussultare, irrigidire, tendersi per inarcarsi o avvitarsi e per consegnarsi sempre di più alla libidine dell’uomo. Quel perno si stava ingrossando nella sua ampolla retale creando dei bisogni impellenti.
“Ohhh, … deeevvvvooooo, … deeee!”
“Siiii, fatela addosso. … Fai pipì. Non importa se mi bagni; a me interessa sapere che questo gioco può farti fare pipì, se debitamente manovrato. … Piscia, … piscia!”
Il piccolo, incapace a ribellarsi, sfinito come non mai, si urinava addosso forzato dal nodo del giocattolo e dalle percussioni che lo strumento trasmetteva alle pareti del suo intestino. Probabilmente avrebbe anche evacuato se non fosse stato tappato e non si fosse sottomesso ore prima al rito della lavanda interna.
“El xsè ndà, … el l’è partio!”
“Sì, … è arrivato all’estasi del godimento. Ora penso che di buon cuore accetterà, quando gli verrà chiesto, di unirsi al cane, poiché una tale esperienza la vorrà ripercorrere completamente sino in fondo. Non ci resta che attendere il suo risveglio, nel frattempo, dopo averlo adagiato sul pavimento in posa a ranocchia, andremo a controllare e visionare gli strumenti di piacere o di dolore scelti che proverà in seguito.”
“Aahhhhhhh, … ahhhhhh, … fa maleeee, …tantooo … ahhhhhhhhhhhhh!”
Non avevano visto molto quando quei lamenti con pianti fecero comprendere che si era ripreso cambiando postura.
“Fa male, … tanto. Togliemelo!”
“Non posso, poiché prima devi ringraziare Fedrik per quello che ti ha donato con una stupenda deliziosa completa fellatio. Per farla senza patire devi stare a gattoni con le ginocchia ben divaricate, sedere alto e dorso inclinato verso il basso. Quello che ti ho indicato è la migliore posizione che tu possa offrire per ricevere e per eccitare. Un fisico così abbassato e flesso eccita ed invoglia a buggerarlo, forarlo, incularlo, fotterlo. Un membro, anche se voluminoso e lungo, entrerà più facilmente sino in fondo. Ora muoviti come ti ho indicato ed esegui quello che ti è stato richiesto, ma prima bacialo, carezzalo, lisciali la coltre, sorridigli e lui capirà di mettersi sul dorso per ricevere il tuo regalo. Ti ricompenserà donandoti i liquidi rimastigli, che ingerirai con devozione, manifestando amore e commozione.”
“Camjio, …!”
“Sì, Romeo, … tuo fratello è un istintivo, … uno spontaneo, … un vero, genuino amante del membro maschile. Non c’è dubbio. Da come agisce, … passione, … desiderio, … venerazione verso un fallo, … solo un istintivo, genuino e sincero si comporta così. So che avete in programma quella prova, ma per me non c’è la necessità, poiché da tutti i suoi comportamenti emerge che è il membro e solo quello che ama e vuole; comunque fatela lo stesso per l’orgia, che provoca. Io ci sarò per riceverne uno davanti e uno didietro, poiché simile visione di foia e lussuria chiede lo spiedo. È opportuno, visto il percorso fatto, che dorma per il momento su un pagliericcio, poiché è piacevole ed allettante vederlo nella sua bianca integrità … e poi i suoi sogni lo faranno bagnare ed evacuare morbido; e questo dà modo a chi lo vede di capire; mentre le feci bovine calde o fredde eccitano lui, ma non chi lo guarda. Per l’urina è diverso, poiché l’odore che emana è per tutti afrodisiaco. Per quanto riguarda i toys direi che non sono per il momento da utilizzare, se non per farglieli conoscere. Lui per un uomo deve essere una preda da godere, ma sempre preda e quindi deve percepire nelle prime volte anche il dolore della penetrazione e il desiderio, di chi lo trova e lo sveste, di possederlo, di inchiappettarlo, di fotterlo; inoltre è più concupiscente e sensuale un ragazzino con poco abbigliamento che uno senza, per cui suggerirei di coprirlo un po’. Guarda come il cane lo tiene abbracciato e schiacciato con le gambe anteriori, … sembra che gli chieda di lasciarlo entrare tutto, … oltre l’apertura dell’esofago”
“Xsè beo, ma dopo gò bisogno de svodarme ancora! … Faremo come che el dixse e là, nee stae, ghe xsè dee camere e ghe faò metter sora el leto dee braghexse on pochetin … con na camiseta.”
“Va molto bene questa soluzione, però con porta dischiusa; poiché la musica dei ruminanti accompagnata dagli scrosci di urine e dagli afrori dello stallatico porta a sognare e il fare certi sogni conduce a bagnarsi e a lordarsi; comunque degli indumenti, preparati e cuciti appositamente per lui, li ho e dopo glieli farò indossare. Ora, da quel che osservo, sta ingurgitando lo sperma dell’animale.”
Celestino, emozionato, seduto a ranocchia sui talloni, con ancora tracce di liquidi seminali sulle labbra, con gesti umili pregava che gli fosse estratto l’ingombro.
“Va bene, per oggi è sufficiente quello che abbiamo fatto, ma prima dell’incontro con il dottore dobbiamo riposizionartelo per farti capire andamenti e posture. Non c’è di meglio che dar l’impressione di avere il colon ingombro e gonfio per invogliare a fotterti, mentre per chi lo conserva, a causa dei movimenti, conduce ad illanguidirsi e al desiderio di essere inchiappettato dopo la rimozione. Ecco, … … sei libero.”
Un leggero plop mostrò un anello arrossato, snervato, sensuale. Davanti agli occhi del piccolo, commosso e nuovamente eccitato, si presentarono ritte, le turgide aste dei suoi educatori.
“Grazie, quello di Fedrik è … non so -facendo spallucce-, ma ora rivoglio quello di mio fratello e conoscere quello, di chi mi ha fato oggi formazione.”
“Conveniamo, poiché, dopo lo spettacolo offertoci, noi, provocati e infoiati, bramiamo essere liberati e ripuliti dei nostri succhi; … per cui è bene che tu aggiunga alla tua preparazione anche la lavanda e l’assaggio desiderato!”
Sulla lingua e sul volto del ragazzino accovacciato colavano gli umori vitali dei due.
Celestino stava bene con una tunichetta rosso vivo, coprente anche i calzoncini e stretta in vita; sembrava preparato per una festa religiosa.
“Per quel giorno sarà bianca e più mossa, in modo da invogliare a veder oltre.”
“Ohhhhhhhhhhhhh, … che puteo! El xsè tutto da bajxar eee … el sta proprio ben coxsì! … e dopo … co quei sgioxsoni che el conserva ancora soi cavei …” Risero, in attesa che il ragazzino descrivesse il suo sogno, attorno alla scrivania di Camillo; nel frattempo però consumavano e sorseggiavano vivande dissetanti, eccitanti, corroboranti.
“Stavo quasi svestito nell’alveo del corso sorgivo nel retro della casa per cercare l’anguilla, che sapevo esserci in quel tratto d’acqua, quando una figura avanti con gli anni, brutta, goffa, sgradevole, sgraziata, abietta, infida e pericolosa si presentò davanti ai miei occhi e correndo cercava di prendermi per malmenarmi e maltrattarmi.
Avevo paura, … tanta, … tanta paura, … terrore, … panico, … inquietudine.
Mi guardavo attorno per trovare un nascondiglio o una via di fuga.
Tremavo, tartagliavo, gemevo, … urlavo, … no, non voglio, … lasciami!
quando il capitone che inseguivo, mi spuntò dinanzi per rintanarsi in una cavità. … La fifa era tanta, … non potevo entrarci, ma ci misi la testa per … Qualcuno allora iniziò a pressarmi. … Da quel buco fluivano fanghi disgustosi, fetidi, untuosi, ripugnanti. Mi entravano finanche in bocca. … Che nausea, … che schifo! Altri e tanti mi scorrevano sul corpo trascinati, sospinti, indotti e desiderati da grassi, grossi e lunghi lombrichi e da nere, piatte, vomitevoli sanguisughe. Mangiarono e lacerarono i pochi indumenti che mi coprivano.
Il massaggio iniziava a piacermi. … Mi piaceva, … eccitava, … mi trovai nudo e quando alcuni di quei invertebrati, come se si fossero accordati, forzarono il mio sfintere, … anche assieme, per spingermi dentro quei liquidi riempendomi il colon mentre altri mi pizzicavano o mordevano zone sensibilissime, io vibrai e sussultai … emisi in acqua.
Da quei mostri, fui forzato e costretto ad attraversare il ruscello per obbligarmi nudo, accovacciato, a ginocchia divaricate, a spingere il mio culetto contro cespugli erbosi, appena mossi dall’acqua; ma non erano freddi … erano caldi. Era bellissimo. Sembravano soffi, … tiepidi aliti. Provocavano solletico, stimoli, eccitazione, … e quell’erba non era più un erbaggio, ma una lunga lingua di formichiere che raspando, pulendo, frugando asportava ed estirpava dal mio fisico quei vermi e quelle mignatte provocando e causandomi ulteriori immensi piaceri, soprattutto quando, per estrarmi quelli interni, la punta mi stimolò ruvidamente … a lungo … ed in tondo, la mia apertura.
Per salvarmi e allontanarmi dal pericolo, mi fu indicato in alto un tronco d’albero rivestito di musco. Mi aggrappai a quello con le poche energie che mi rimanevano per accorgermi e scorgere subito dopo che dal cuore del ramo i parassiti si allontanavano per lasciar sbucare una grossa punta rossa con un’apertura dinanzi. Lei mi cercava e quei … assurdi lombrichi la guidavano. … Così, mosso dal piacere anale, senza più difese, sfinito, … aprii la bocca per cercare aria, trovandomi subito quella punta, calda, gocciolante, eccitante, in fondo alla gola, mentre le mie mani scivolavano, si muovevano su e giù sul suo bastone muschiato che pulsava e si ingrossava sempre di più.
Piacere. …
Liquidi. …
Esseri che si muovevano dentro e su di me. Quell’apice sbatteva e si muoveva nel mio cavo orale lasciando o spruzzando rivoli.
Crema bianca, schiumosa, accompagnata da conati, mi usciva dagli angoli della bocca. Ne ingurgitavo tanta, ma molta mi colava sul corpo. Sfinito, spossato, coperto di spume, mi lasciai andare in acqua, … inerme, …stremato, … snervato.”
Dalla sua partenza dall’istituto di quel lunedì erano passati un po’ di giorni. Il nostro eroe, da un adolescente senza conoscenze e storie di sesso, aveva percorso e superato in breve tempo esperienze sessuali uniche, sotto la direzione del conte con l’ausilio del fattore, di Roberto, del fratello Romeo, dell’anziano bovaro. Tramite teoria, pratica, osservazione e partecipazione accompagnata da passione e desiderio stava diventando un mito della libido, della lussuria, della lascivia. Passare le prove non era facile: si verificò perché era fortemente predisposto, aperto mentalmente e non farcito da tabù.
Passarono alcuni giorni in cui apprendeva e scriveva fogli di diario, che sempre affidava a Romeo. Lui era stato ghermito da quel lavoro e ne era sempre più avvinto, coinvolto e affascinato. Da tutti prendeva suggerimenti cercando di capirne le richieste e le inclinazioni non dichiarate. Tutti lo guardavano con simpatia e aspettavano il termine della formazione, per averlo e disporre della sua presenza. C’erano ogni volta i riti dell’aurora, della colazione, del bagno e dell’igiene intima interna accompagnata subito dopo da quella del desiderio con il plug del codino. Il letto di deiezioni bovine con sempre il solito telo, ripulito, lavato e sciacquato ogni giorno, era preparato da un giovinetto con qualche anno più di lui. Partecipava e aiutava attivamente, prima del riposo, all’orgia crepuscolare, ricevendo per premio il nettare dei partecipanti, unito al versamento, sul fisico, delle minzioni, dopo essersi coricato sul materasso. Ricoperto con telo e poltiglia fecale, aveva, ora, solamente le mani ai ceppi della greppia con sempre vicina la amorevole “Fisa”. Così l’aveva chiamata. Ogni sera la coccolava accarezzandola con parole e, se poteva, baciandola e accarezzandola sul muso. Spesso, per essere stato indotto a bere un po’ di più, anche con lassativi, abbandonava tra i suoi glutei le defecazioni e sull’addome, vista la postura notturna, le calde minzioni. Di giorno studiava, scriveva il diario e il resoconto delle sue impressioni, dei piaceri o dei dolori provati; di notte stava tra le feci bovine!
Il giovanile bisogno d’amore era stato intensamente, velocemente e impetuosamente destato dai primi sfiori, dai primi incanti. Rispose, con fervore giovanile, irruento e travolgente, con pulsioni violente, istintive e viscerali all’appello che la vita aveva rivolto ai suoi sensi.
Riposava, … dormiva.
Sognava, … sudava, … s’inarcava offrendo il pube o divaricando le cosce per ricadere sui fanghi melmosi. Ansimava, fomentando comportamenti di fuga da un qualcosa che lo faceva contorcere … dimenare, … ansare, … pigolare.
“Nooo, … noooooo, … noooooooooo!” … e dopo non fiatò più, per abbandonarsi nella poltiglia e riprendere il riposo, mostrando piacere.
Sognava. Parlava nel sonno e aveva un’espressione di beatitudine. Romeo gli sfiorò una guancia.
“Seestin, … coxsa gheto?” Gli sussurrò il fratello.
Svegliatosi a quel richiamo, gettò le braccia al collo al germano, che s’era preoccupato, come tutti gli altri presenti nella stalla.
“E tutto passato, … è stato solo un sogno, …brutto, … ma poi bello!”
“Xjerimo tutti perocupai par ti. Te vedeimo moverte e dire no … e … te butai ee gambe da na parte a naltra, … e te girai a testa come a non voer ciapar colcoxsa, o no esser ciapà. … e te sì tutto caldo. Sembrarìa che te gavexsi aa fevre.”
“No, non ho niente. È passato. Grazie che siete qui.”
“De gnente, … ma ora xè mejio che demo vanti co a to formaxsion. Lori xè drio prepararte na soorpresa, ma … par adexso … xè mejio che i te prepara paa coaxsion e par i studi. … On cò, oltre a racontarme del sogno, no te ghe altro che ripasxar co prove queo che xjà te conoxsi. Su ndemo voialtri. … Xcomixsiè”
Celestino, dopo un po’, ripreso dall’istruttore fu condotto a fare una abbondante, ricca colazione avente lo scopo di fornirlo di energie per proseguire nella formazione visiva e teorica in biblioteca con l’addetto alla conservazione e valorizzazione dell’ingente e importante collezione di scritti, di documenti, di immagini e di materiali lapidei aventi per tema la sodomia, la pederastia e la zoofilia. Costui, grande esperto e molto preparato nella costruzione o rielaborazione di antichi strumenti erotici, di olii afrodisiaci particolari, di cibi atti ad aumentare il desiderio a causa dei suoi studi, era facilitato nella tutela e nella salvaguardia di questa preziosa e rara raccolta dalla collaborazione e dall’ausilio di Fedrik, un impressionante molosso napoletano di taglia eccezionale.
Il bibliotecario Camillo, con laurea in lettere antiche, sin dalla sua entrata in quell’azienda al termine del suo percorso scolastico per quella mansione, aveva chiesto, come un aiuto, un cane; che doveva essere presente negli spazi museali soprattutto quando l’uomo si doveva assentare. Questo significava cagionare afflizione alla bestia per non poter scorrazzare all’aperto, per cui lo studioso pensò bene, in questi casi, di premiare l’animale dandogli la possibilità di copulare con lui, visto che non sempre era possibile metterlo con la cagna. Soluzione, a conoscenza di tutti i dipendenti della fattoria, approvata e accolta dal conte, ma particolarmente dall’animale che capì ben presto quando giungevano determinate occasioni. Non c’erano ostacoli per questo conforto sessuale per l’uomo poiché in quell’ambiente non stagnavano pregiudizi o tabù, anche per il fatto che per lavorare era richiesto, oltre al silenzio, collaborazione contributiva, mentre per il cane non esistevano difficoltà, poiché l’abbigliamento di tutto il personale dell’azienda era fatto per facilitare un’unione.
Costui a causa del lavoro e degli studi, con il tempo, era divenuto un grande esperto di toys sessuali antichi e della loro rielaborazione contemporanea, inoltre era a conoscenza dei benefici afrodisiaci che certi oli ed essenze potevano avere su un fisico e di certi cibi per togliere resistenze e prolungare un coito. A lui si rivolgevano, su permesso del conte, genitori incapaci di gestire dei figli ribelli o persone che desideravano educare un loro compagno senza scendere, loro, in richieste particolari e inconsuete.
“Aahhhggfff, … ofhhh, … aaaaauuuhhhmmhh!”
“Ma …”
“Non te preocupa, … el xsé el sciesato che el xsè drio ciaparlo dal so can. Demo dentro che a veder el xsè beo ed ecxitante. Mi, quando oo vedo, me bagno tutto e a volte no’ serve che me toche, … perché … beehh, … sboro che xsè on piacer.”
Davanti a loro nella saletta studio ed archivio museale. I due con espressioni di appagamento e di piacere erano agganciati e tenuti uniti dal membro della bestia. Lo sfintere di Camillo era teso, pallido, lucido con striature bianco rosate, umido. Con una certa attenzione si potevano notare ancora, in quelle parti anatomiche, pulsazioni e vibrazioni provocate dal coito e dagli orgasmi.
“Varda, … come che el xsè tirà, … slargà, … luxsido, … quasi trasparente e come che gà da averghe piasuo, viste e loro mimiche. I pare completamente axsenti daea beatitudine che i gà provà. … Su ora, … dati da fare. … Metteghe aa lengoa, … che quel perno el sxe rilaxsa e sgonfia prima, mentre te ghe allevii a tension de doeor all’omo. Leca… leca, anca el cueo dea bestia! … Co na man, va dentro ee braghe, massajeo e tasta queo che el gà versà soea stofa. El gà da esser ancora caldo e tanto coloso; mentre co’ l’altra va a tastar, palpar quei grossi, enormi, peosi fasoi. Ohh, … come che te provochi. A vederte coe man da na parte chee toca e daea che altra che ciapa con devosion ee bae del can, … Mii, no’ resisto pì …e … te verso soea schena el me piaxer … a me sbroda!”
Un plop fece capire che il membro della bestia era uscito dall’ano del bibliotecario. Fedrik si appartò un attimo per pulirselo e asciugarselo, finché non vide rientrare nella custodia prepuziale la sua punta rossa. Osservava quello che una figura umana faceva sul foro vermiglio ancora pulsante, boccheggiante da cui un leggero rivolo semitrasparente tentava di uscire e scendere giù per il perineo del suo amico.
“Seestin, … fa el can. Leca qel cueo, come fa i cani coe cagne par farle ingravidar. Dai faeo sarar … e bevi queo che vien fora. Meteghe aa lengoa dentro par mejio snetarlo. Dai, … su … su, che te sì bravo se te voi.”
“No, è meglio che sia io a dargli in bocca il nettare del mio compagno. Se lui si stende sulla schiena, io disponendomi con il culo sopra il suo volto, farò colare tutto quello che conservo sulla sua lingua, che deve muoversi nel mio anello e rasparlo. Deve imparare a gustare e godere anche dello sperma di bestia. Romeo aiutami, poiché tenendogli le gambe alzate e divaricate gli ungerò tutto il culetto e dopo avergli sfilato il codino cercherò con le dita di far entrare nel forellino sfinterico un po’ dei liquidi seminali di Fedrik. … Lui, ora è confuso e non sa cosa fare, ma, appena percepirà il suo odore, si avvicinerà camminandogli attorno per annusarlo, fiutarlo e cercare di capire se può essere suo. Io gli parlerò e lui, allora, ascoltandomi inizierà con la lingua a fare come con le cagne. … Per te, piccolo, che non hai avuto l’anello teso allo spasimo e il colon pieno, sarà una tortura erotica di estenuante, spossante piacere, mentre per chi lo ha preso quella lingua rilassa e calma il fisico, portandolo delicatamente in estasi. … Ti farà vibrare e saltare, urlare, tenderti. Cercherai di scappare, ma io, nella posizione in cui mi trovo, e Romeo, con il trattenerti, lo impediremo. Sarai come un’anguilla nelle mani di un esperto pescatore che si agita, divincola, si attorciglia per sfuggire alla presa con l’unico risultato di sfinirsi, snervarsi e spossarsi sin quasi allo svenimento. … Noi lo impediremo, poiché Fedrik, per considerarti suo, deve conoscerti e distinguere i tuoi profumi. Nel frattempo, ingurgita quello che fluisce, cola da me e lascia anche che te lo spalmi sul viso con le mie chiappe, poiché dopo lui, captando nuovamente i suoi profumi, verrà, spronato da me, a baciarti continuando con la lingua a leccarti volto e collo sino a sfinirti e solo allora ti considererà suo.”
“Aahhhhhhhhfffm, … bastaaaaaaa, … bastaaaa, …basta, basta, bastaaaaaaaaaaaaaa!”
Ansimava il piccolo e sempre meno si muoveva, lasciando il suo fisico alla lingua di quel cane che voleva averlo, … prenderlo, … farlo suo.
“Ora che il tuo fisico non avverte più nessun stimolo, ora, … solo ora … posso inserire nel tuo culetto questo oggetto; che debitamente mosso, ti farà sembrare di essere preso, posseduto da un cane. L’oggetto che ti mostro assomiglia ad un fallo con punta, simile a quello a riposo di Fedrik; ma, se io avvito un po’ il meccanismo che lo fa muovere, allora lui si schiude per ampliarsi, donandoti la sensazione di pieno, … di riempito. Con il movimento avvertirai percussioni sulle pareti del tuo intestino che ti immobilizzeranno, … ti bloccheranno in preda a piaceri inauditi e non descrivibili. Sentirai il bisogno di evacuare, ma quello che uscirà da te, sarà solo uno stimolo. Vorrai essere sempre suo. Ansimi, … fremi, … ti agiti. Il tuo fisico è fermo, illanguidito, senza più pulsioni, sfinito. Solo ora te lo posso inserire.”
“Ohhhh, …ohhh!”
“Vieni ora sulle mie ginocchia, lasciami che manipoli il toy in modo da fartelo gustare, … conoscere … che ti faccia sentire pieno e sazio, … e, appena puoi, descrivimi il sogno che la notte scorsa tanto ti ha turbato.”
L’uomo aveva preso, attratto e messo sulle sue ginocchia il giovinetto per massaggiarlo anche nelle sue aree fortemente erogene. Giocava con la manopola del toy facendolo sussultare, irrigidire, tendersi per inarcarsi o avvitarsi e per consegnarsi sempre di più alla libidine dell’uomo. Quel perno si stava ingrossando nella sua ampolla retale creando dei bisogni impellenti.
“Ohhh, … deeevvvvooooo, … deeee!”
“Siiii, fatela addosso. … Fai pipì. Non importa se mi bagni; a me interessa sapere che questo gioco può farti fare pipì, se debitamente manovrato. … Piscia, … piscia!”
Il piccolo, incapace a ribellarsi, sfinito come non mai, si urinava addosso forzato dal nodo del giocattolo e dalle percussioni che lo strumento trasmetteva alle pareti del suo intestino. Probabilmente avrebbe anche evacuato se non fosse stato tappato e non si fosse sottomesso ore prima al rito della lavanda interna.
“El xsè ndà, … el l’è partio!”
“Sì, … è arrivato all’estasi del godimento. Ora penso che di buon cuore accetterà, quando gli verrà chiesto, di unirsi al cane, poiché una tale esperienza la vorrà ripercorrere completamente sino in fondo. Non ci resta che attendere il suo risveglio, nel frattempo, dopo averlo adagiato sul pavimento in posa a ranocchia, andremo a controllare e visionare gli strumenti di piacere o di dolore scelti che proverà in seguito.”
“Aahhhhhhh, … ahhhhhh, … fa maleeee, …tantooo … ahhhhhhhhhhhhh!”
Non avevano visto molto quando quei lamenti con pianti fecero comprendere che si era ripreso cambiando postura.
“Fa male, … tanto. Togliemelo!”
“Non posso, poiché prima devi ringraziare Fedrik per quello che ti ha donato con una stupenda deliziosa completa fellatio. Per farla senza patire devi stare a gattoni con le ginocchia ben divaricate, sedere alto e dorso inclinato verso il basso. Quello che ti ho indicato è la migliore posizione che tu possa offrire per ricevere e per eccitare. Un fisico così abbassato e flesso eccita ed invoglia a buggerarlo, forarlo, incularlo, fotterlo. Un membro, anche se voluminoso e lungo, entrerà più facilmente sino in fondo. Ora muoviti come ti ho indicato ed esegui quello che ti è stato richiesto, ma prima bacialo, carezzalo, lisciali la coltre, sorridigli e lui capirà di mettersi sul dorso per ricevere il tuo regalo. Ti ricompenserà donandoti i liquidi rimastigli, che ingerirai con devozione, manifestando amore e commozione.”
“Camjio, …!”
“Sì, Romeo, … tuo fratello è un istintivo, … uno spontaneo, … un vero, genuino amante del membro maschile. Non c’è dubbio. Da come agisce, … passione, … desiderio, … venerazione verso un fallo, … solo un istintivo, genuino e sincero si comporta così. So che avete in programma quella prova, ma per me non c’è la necessità, poiché da tutti i suoi comportamenti emerge che è il membro e solo quello che ama e vuole; comunque fatela lo stesso per l’orgia, che provoca. Io ci sarò per riceverne uno davanti e uno didietro, poiché simile visione di foia e lussuria chiede lo spiedo. È opportuno, visto il percorso fatto, che dorma per il momento su un pagliericcio, poiché è piacevole ed allettante vederlo nella sua bianca integrità … e poi i suoi sogni lo faranno bagnare ed evacuare morbido; e questo dà modo a chi lo vede di capire; mentre le feci bovine calde o fredde eccitano lui, ma non chi lo guarda. Per l’urina è diverso, poiché l’odore che emana è per tutti afrodisiaco. Per quanto riguarda i toys direi che non sono per il momento da utilizzare, se non per farglieli conoscere. Lui per un uomo deve essere una preda da godere, ma sempre preda e quindi deve percepire nelle prime volte anche il dolore della penetrazione e il desiderio, di chi lo trova e lo sveste, di possederlo, di inchiappettarlo, di fotterlo; inoltre è più concupiscente e sensuale un ragazzino con poco abbigliamento che uno senza, per cui suggerirei di coprirlo un po’. Guarda come il cane lo tiene abbracciato e schiacciato con le gambe anteriori, … sembra che gli chieda di lasciarlo entrare tutto, … oltre l’apertura dell’esofago”
“Xsè beo, ma dopo gò bisogno de svodarme ancora! … Faremo come che el dixse e là, nee stae, ghe xsè dee camere e ghe faò metter sora el leto dee braghexse on pochetin … con na camiseta.”
“Va molto bene questa soluzione, però con porta dischiusa; poiché la musica dei ruminanti accompagnata dagli scrosci di urine e dagli afrori dello stallatico porta a sognare e il fare certi sogni conduce a bagnarsi e a lordarsi; comunque degli indumenti, preparati e cuciti appositamente per lui, li ho e dopo glieli farò indossare. Ora, da quel che osservo, sta ingurgitando lo sperma dell’animale.”
Celestino, emozionato, seduto a ranocchia sui talloni, con ancora tracce di liquidi seminali sulle labbra, con gesti umili pregava che gli fosse estratto l’ingombro.
“Va bene, per oggi è sufficiente quello che abbiamo fatto, ma prima dell’incontro con il dottore dobbiamo riposizionartelo per farti capire andamenti e posture. Non c’è di meglio che dar l’impressione di avere il colon ingombro e gonfio per invogliare a fotterti, mentre per chi lo conserva, a causa dei movimenti, conduce ad illanguidirsi e al desiderio di essere inchiappettato dopo la rimozione. Ecco, … … sei libero.”
Un leggero plop mostrò un anello arrossato, snervato, sensuale. Davanti agli occhi del piccolo, commosso e nuovamente eccitato, si presentarono ritte, le turgide aste dei suoi educatori.
“Grazie, quello di Fedrik è … non so -facendo spallucce-, ma ora rivoglio quello di mio fratello e conoscere quello, di chi mi ha fato oggi formazione.”
“Conveniamo, poiché, dopo lo spettacolo offertoci, noi, provocati e infoiati, bramiamo essere liberati e ripuliti dei nostri succhi; … per cui è bene che tu aggiunga alla tua preparazione anche la lavanda e l’assaggio desiderato!”
Sulla lingua e sul volto del ragazzino accovacciato colavano gli umori vitali dei due.
Celestino stava bene con una tunichetta rosso vivo, coprente anche i calzoncini e stretta in vita; sembrava preparato per una festa religiosa.
“Per quel giorno sarà bianca e più mossa, in modo da invogliare a veder oltre.”
“Ohhhhhhhhhhhhh, … che puteo! El xsè tutto da bajxar eee … el sta proprio ben coxsì! … e dopo … co quei sgioxsoni che el conserva ancora soi cavei …” Risero, in attesa che il ragazzino descrivesse il suo sogno, attorno alla scrivania di Camillo; nel frattempo però consumavano e sorseggiavano vivande dissetanti, eccitanti, corroboranti.
“Stavo quasi svestito nell’alveo del corso sorgivo nel retro della casa per cercare l’anguilla, che sapevo esserci in quel tratto d’acqua, quando una figura avanti con gli anni, brutta, goffa, sgradevole, sgraziata, abietta, infida e pericolosa si presentò davanti ai miei occhi e correndo cercava di prendermi per malmenarmi e maltrattarmi.
Avevo paura, … tanta, … tanta paura, … terrore, … panico, … inquietudine.
Mi guardavo attorno per trovare un nascondiglio o una via di fuga.
Tremavo, tartagliavo, gemevo, … urlavo, … no, non voglio, … lasciami!
quando il capitone che inseguivo, mi spuntò dinanzi per rintanarsi in una cavità. … La fifa era tanta, … non potevo entrarci, ma ci misi la testa per … Qualcuno allora iniziò a pressarmi. … Da quel buco fluivano fanghi disgustosi, fetidi, untuosi, ripugnanti. Mi entravano finanche in bocca. … Che nausea, … che schifo! Altri e tanti mi scorrevano sul corpo trascinati, sospinti, indotti e desiderati da grassi, grossi e lunghi lombrichi e da nere, piatte, vomitevoli sanguisughe. Mangiarono e lacerarono i pochi indumenti che mi coprivano.
Il massaggio iniziava a piacermi. … Mi piaceva, … eccitava, … mi trovai nudo e quando alcuni di quei invertebrati, come se si fossero accordati, forzarono il mio sfintere, … anche assieme, per spingermi dentro quei liquidi riempendomi il colon mentre altri mi pizzicavano o mordevano zone sensibilissime, io vibrai e sussultai … emisi in acqua.
Da quei mostri, fui forzato e costretto ad attraversare il ruscello per obbligarmi nudo, accovacciato, a ginocchia divaricate, a spingere il mio culetto contro cespugli erbosi, appena mossi dall’acqua; ma non erano freddi … erano caldi. Era bellissimo. Sembravano soffi, … tiepidi aliti. Provocavano solletico, stimoli, eccitazione, … e quell’erba non era più un erbaggio, ma una lunga lingua di formichiere che raspando, pulendo, frugando asportava ed estirpava dal mio fisico quei vermi e quelle mignatte provocando e causandomi ulteriori immensi piaceri, soprattutto quando, per estrarmi quelli interni, la punta mi stimolò ruvidamente … a lungo … ed in tondo, la mia apertura.
Per salvarmi e allontanarmi dal pericolo, mi fu indicato in alto un tronco d’albero rivestito di musco. Mi aggrappai a quello con le poche energie che mi rimanevano per accorgermi e scorgere subito dopo che dal cuore del ramo i parassiti si allontanavano per lasciar sbucare una grossa punta rossa con un’apertura dinanzi. Lei mi cercava e quei … assurdi lombrichi la guidavano. … Così, mosso dal piacere anale, senza più difese, sfinito, … aprii la bocca per cercare aria, trovandomi subito quella punta, calda, gocciolante, eccitante, in fondo alla gola, mentre le mie mani scivolavano, si muovevano su e giù sul suo bastone muschiato che pulsava e si ingrossava sempre di più.
Piacere. …
Liquidi. …
Esseri che si muovevano dentro e su di me. Quell’apice sbatteva e si muoveva nel mio cavo orale lasciando o spruzzando rivoli.
Crema bianca, schiumosa, accompagnata da conati, mi usciva dagli angoli della bocca. Ne ingurgitavo tanta, ma molta mi colava sul corpo. Sfinito, spossato, coperto di spume, mi lasciai andare in acqua, … inerme, …stremato, … snervato.”
1
voti
voti
valutazione
8
8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Celestino Cap.: V Micheleracconto sucessivo
Celetino Cap.: VII
Commenti dei lettori al racconto erotico