Celestino Cap.: XVII Il piacere e l’ansia dell’attesa

di
genere
dominazione


Quanti anni sono trascorsi da quella prima volta che, in casa, sua mamma gli annunciava dell’arrivo di una vecchia nonna, che gli avrebbe portato un mandarino e una matita con un quadernetto per tracciare segni sotto la sua supervisione. Da allora aveva imparato a scrivere e poi a leggere ed era stata molto bella l’attesa con quella apprensione fatta di silenzi, di occhiate furtive, di indici alle labbra e poi di andare sotto le coperte trattenendo il respiro, facendo finta di dormire. Una situazione analoga l’aveva vissuta alla vigilia della sua partenza per il collegio, anche se non capiva quel suo distacco, ma quella del ritorno in famiglia dopo anni di lontananza l’aveva fatto bagnare, sudare, trepidare; ma ora il momento era diverso: non si trattava di premi, di voglia di studiare o di rincontrare i suoi, ma di trovare, di individuare il suo futuro.
D’Annunzio diceva che l’attesa nella sfera erotica è un piacere misto ad ansia: l’”ansia di aspettazione” della persona amata. Dobbiamo distinguere l’incontro dal suo esito. Trepidiamo, siamo in apprensione, forse timore, poiché non sappiamo se quello che cerchiamo ci sazierà. Aspettiamo l’appuntamento, il rito, l’incontro. Sudiamo, tremiamo e a nulla valgono le tranquillanti affermazioni di chi ci accompagna, di chi sa. Ci rifuggiamo fra le braccia di qualcuno, stretti a loro, in silenzio. Il piacere del desiderio (si desidera sempre qualcosa che – ancora – ci manca e a lui mancava) implica una specie di tensione, di intrinseca e quasi necessaria mancanza di completezza. Da questo punto di vista, la soddisfazione è innanzi tutto quella dell’appagamento, ma in lui il piacere è benessere e desiderio di andare oltre.
Nel suo percorso di formazione aveva fatto di continuo nuove esperienze, seguite e associate ad ansie, timori e piaceri sempre nuovi e subblimi. Più volte si era sfinito, ma sempre aveva accettato nuove sfide, come bisogni di rinnovare il piacere. Aveva provato il godimento visivo, tattile, orale, ombelicale, inguinale e le degradazioni più perverse, ma appaganti: ora bramava quello anale, per sentirsi pieno, sazio, completo, per sentirsi capace di prendere e dare piaceri e forse per andare oltre.
Tra i due il suo culetto era in continuo scombussolamento ed eccitazione. Poteva essere preso senza necessità di unguenti.
“Ehi, sveglia! Andiamo a far colazione e poi ad allentare la tensione di questo ragazzo, a mitigare e ridurre la sua ansia, la sua trepidazione. Dormiva e si agitava; borbottava mezze parole cercando calore e sostegno. Caro Celestino, stai aspettando il momento di passare quella porta che ti farà entrare in una professione, vituperata da tanti, ma sarai sempre cercato e amato. Il nostro lavoro è bellissimo: diamo piacere e aiutiamo, chi ci cerca, a svuotarsi con il nostro contributo dello sperma, contenuto nei loro testicoli. Coraggio amico mio, che ormai il tuo momento è vicino. Io e Clelia lo conosciamo bene per averlo vissuto in più occasioni. Stai attendendo la tua svestizione, il tuo essere presentato a chi è stato invitato ad offrirsi per sverginarti, ma prima ti vorrà vedere, tastare e conoscere le tue emozioni alla presentazione a te dei loro scettri o, meglio, dei loro legni pregiati. Stai vivendo il lasso di tempo che precede quello che si verificherà e che si manifesterà. L’ansia, la trepidazione, la paura e la curiosità di quello che ti vorranno imporre ti rendono inquieto, impaziente, eccitato. Non temere lascia che il tuo fisico fibrilli, che il tuo basso ventre si stringa e mandi fuori quei liquidi che tanto rendono preziosa, meravigliosa, luminosa, adorabile la tua apertura anale. Prenderai posto nella storia, sarai presente nella vita, perché le cose non accadono per caso. Lasciati trasportare dalla tensione verso il tuo futuro pieno di novità e il tuo abbandonarti agli eventi ti allargherà la mente addestrandoti e consigliandoti abilità, furbizie, gentilezze che nel percorso di formazione non hai ancora avuto. Apriti ragazzino; accogli con amore, dando calda, passionale, sensuale ospitalità a tutti quelli che vorranno la tua amicizia. Ti abbiamo insegnato tanto e questo è stato possibile per la tua innata capacità di studiare ed apprendere. Ora affronterai, spesso da solo, persone sconosciute che a te chiederanno quello che le loro fantasie suggeriscono per appagarsi e questo potrebbe essere possibile o impossibile, realizzabile o irrealizzabile; ti renderanno inquieto o felice, angosciato o pieno di speranza; avrai sbalzi di umore e sussulti di emozioni. Al risveglio noi tutti abbiamo dei bisogni e quale coccola sarebbe più dolce e vagheggiata per l’ospite, se non quella delle attenzioni che un apparato digestivo potrebbe dargli? Osservalo e sii briccone, monello, malandrino! Impediscigli di andare al bagno e con un bel pompino, come sei capace di fare, svuotalo e poi, conducendolo a posizionarsi sopra di te per spurgagli l’uretra delle essenze che potrebbero essere rimaste là e, quando lo percepirai floscio e svigorito, torna, aspirandolo più che puoi e strizzandolo fra palato e lingua, a lavorarlo sino a che non avrà più resistenze per abbandonare nella tua gola il contenuto della sua vescica. Quest’attenzione ti farà rammentare come un ragazzo, una geisha eccezionale, dalla quale si deve ritornare per averne l’amicizia, la familiarità e di nuovo la compagnia. Ora agisci su Clelia trasformandola in una larva, in uno straccio. Prosegui con la tua audacia di piccola peste sulla via del dare piacere e dell’appagamento, senza perdere tempo. Accetta di essere richiesto, anche se a volte sei stanco: i clienti affezionati e devoti comprenderanno. Ricordati che la sensuale, eccitante brezza primaverile dura poco e, se qualcuno ti noterà ricoperto di latte o profumato di letto bagnato, non angosciarti; costui verrà a sapere che hai reso felice qualcuno e che potresti unirti ancora anche con lui. L’immagine che daresti, che offriresti sarebbe di una lussuria, di una lascivia non comune. Un bocciolo coperto di rugiada è meraviglioso, ma aperto diventa un fiore da cogliere, da recidere per essere gustato da pochi. Conoscerai tanti membri, non selezionare: tutti hanno un qualcosa, che gli rende diversi La nostra amica estetista è stata sadica e violenta con te, ricambia la cortesia facendola urlare; impediscile di svincolarsi; serrala fra i tuoi arti e succhiale l’anima. Andremo a colazione con te infiocchettato di liquidi spermatici, vestito con un abbigliamento inzuppato di urine e profumato di letto. Fatti ammirare e tastare, poi rendi omaggio a colui che, tramite educatori, ti ha condotto a comprendere la tua vocazione e domani ti presenterà il tuo primo ospite. Per la foga del piacere ti è rimasto solo il viso imburrato; sei fantastico e splendido anche così, ma ti preferisco con qualche goccia di rugiada gocciolante. Indossa l’abbigliamento di prova e poi sali sul letto e mettiti sdraiato, appoggiandoti sui gomiti, per ricevere l’ornamento adatto a ragazzi come te. Te ne darò sui capelli, sugli occhi e sui bordi delle labbra e poi ti irrorerò dal collo al pube e quando ti alzerai, avendo il letto un , sarai bagnato anche sul posteriore. Chi ci attende, ammirerà la lussuria, la libidine e la voglia che emanerai.
Aveva iniziato strattonato, spinto, schiacciato su un calesse sotto lo sguardo del padrone e là spogliato dei pochi miseri indumenti per essere masturbato, segato, munto per la prima volta e bagnato; ora era dinanzi a colui che l’aveva voluto e fatto preparare ad una professione che tanto gli avrebbe dato. Scalzo, con aromi dei suoi ultimi docenti sul corpo e con i profumi del letto, osservava la patta che trasmetteva eccitazione. Voglia, carne, abiti inzuppati con cuore agitato, impazzito si lasciò prendere, guidare. Inginocchiatosi aprì il tabernacolo di tessuti rari. Non poteva aspettare. Implorante, lentamente ed inesorabilmente, si avvicinò allo scettro che aveva imparato, in quella casa, a venerare, amare, coccolare. Lo accarezzava, con gli occhi in quelli dell’uomo e poi, chinatosi, principiò a venerare il membro da prima con soffi e piccoli bacini che mutarono subito dopo in slinguatine sulla cappella vermiglia, turgida, piena. Leccava come si fa con un cono gelato, asportando e gustando le prime fluide, colanti essenze. Con lentezza, mentre teneva al caldo fra palato e lingua la prugna, accarezzava l’asta e i suoi scudieri.
“Mi tocchi, … le sue mani!” Implorava. “Scivoli, mi allarghi, continui! Non si interessi dei miei gemiti! Mi piace leccare e sentire delle dita cercarmi, frugarmi, sondarmi. Mi piacciono le gocce del suo piacere: esse sono balsamo, benzina e fuoco per il mio culetto. Egli freme, pulsa, si apre e chiude, si lamenta, borbotta: lui non sa, non capisce che deve ancora attendere. Sento il suo piacere avanzare: ormai conosco i sintomi, i segnali dell’esplosione. Con la lingua mi preparo a ricevere. La prego, Signore, lo spinga dentro … di più. Non importa se il mio naso è premuto sul suo nero prato. Mi piace. Continui a schiacciarmi su di lui. Tremo. Mi trattenga. Finalmente un calore e … il suo sapore. Sono una gatta con la coda alzata. Ho voglia. È bellissimo sentire la bocca invasa da quella crema che ho imparato a conoscere. Lo trattengo fra le mie labbra ancora un po’ per risucchiare quello che lei versa altrove e poi lo lascerò scivolare fuori per sentirne il suo intenso profumo. Mi sculacci e torni con le dita. Il mio intimo s’impregna di un fluido viscoso.” Nella sala alleggiava la fragranza del piacere.
“Grazie della gentilezza e per come ti sei presentato, lo devo anche ai tuoi istruttori, che pazientemente ti hanno forgiato, svestendoti di tabù, blocchi psichici, di pregiudizi, di credenze errate. Ora sei come un prezioso e raro Bollinger del 1918, da bere a piccoli sorsi per gustarne la fragranza, il profumo e gioirne con altri delle allegre, birbe, sensuali bollicine. Mangia e mentre assumi quello che ti è stato preparato per colazione, ti invito a non temere, ad essere scugnizzo, malizioso senza dar a vedere, discolo quel tanto che invoglia a prenderti, spigliato anche se sarai stanco, diavoletto per legare l’ospite a te e quindi alla casa, frizzante come un buon calice di champagne, sereno, gioviale, ameno, eccitante e sensuale, concupiscente e impudico, passionale e lussurioso, coraggioso e carnale, ma anche puro, innocente, pudico, fine, spontaneo, felice. Tanti di questi aggettivi sono già tuoi, ma ti chiedo di perseverare sulla via intrapresa con l’entusiasmo che ti riconosciamo. Ora dissetati con quello che gli addetti alle stalle hanno raccolto, sorseggiandolo, centellinandolo per rinforzarti nella lussuria e nella brama carnale. Sii portatore di gioia, di piacere e di gusto. Obbedisci e godi nel servire. Accetta le punizioni, sottostando al loro piacere erotico, con l’assecondarne i desideri e le loro perversioni, che non sono tali, ma solo riti erotici diversi non accettati dalla massa. Visto l’omaggio tributatomi, ti permetto, quando saremo assieme, di chiamare il tuo padrone con il suo nome: signor padrone, conte Alfredo. Domani in sala, per te, ci saranno personaggi della politica, della sicurezza e dell’alta finanza e uno di nuovo, che non conosciamo, se non per le funzioni che ricopre. È accompagnato da valletti, che senza ricevere ordini o suggerimenti sanno quello vuole e dal suo fido, amato alano. Non sappiamo se sarà lui a vincerti, comunque sii pronto. Inizierai la prima parte del percorso verso il palco da bendato con gli orecchi tappati. Percepirai tante mani e volti coperti da maschere. Alla fine di quel tratto sarai attribuito. Nel percorso successivo che ti condurrà sul palco saranno accese le luci; ti sarà tolta la benda e potrai osservare la sala, mentre ti sarà chiesto di mostrarti, di farti vedere; poi qualcuno salirà sul palco per scortarti verso quello che si sarà aggiudicato la tua prima volta, la tua verginità, la tua prima sodomizzazione. Signor Camillo, il lavoro di guidarlo proseguirà anche domani accompagnandolo nel percorso e in seguito nel consigliarlo sul comportamento da tenere con la clientela e per lei, Clelia, conoscendolo, sarà quello di presentarlo con parole adeguate sul palco. Oggi non stimolatelo troppo: è una giovane cagnetta in calore. Fatelo riposare e dategli gli integratori che gli serviranno per sprizzare sensualità, concupiscenza e desiderio.”
“Penso, signor Conte, che sia opportuno, in queste poche ore che lo separano dall’evento: per Clelia avere una maggior informazione e per lui, ripercorrere succintamente le tappe del percorso formativo, per ricevere un ulteriore pennellata di dolcezza, di finezza, di sensibilità e di disponibilità a comprendere.”
Faceva molto caldo in quel tardo mattino di mezza estate, nemmeno una foglia si moveva. Il silenzio era irreale. All’improvviso una nube di polvere si alzò, facendo correre gli animali di cortile, spaventati, di qua e di là. I mezzadri uscirono a raccogliere il fieno per metterlo al coperto. All’orizzonte nubi minacciose avanzavano velocemente, percosse da lampi e tuoni. Gocce di pioggia, prima rade poi sempre più fitte, formarono fra i nostri e il resto del mondo una barriera d’acqua. Com’era incominciato, così smise e subito le rondini ripresero a volare in cerca di cibo per i loro rondinotti.
“Che hai ragazzo mio?”
“Niente, Camillo! Sono solo preso dai ricordi e da quello che domani incontrerò. Mi guardo intorno sotto questo portico, in cui ci troviamo, per stare al riparo dallo scroscio e rivedo i miei primi passi verso la conoscenza. L’aria fresca sfiora la mia mente spingendola sulle vie della consapevolezza e un senso di leggerezza mi prende, facendomi assaporare lentamente il piatto prelibato che la vita mi riserva. La mia bocca, le mie carni attendono e fremono, deliziate dalla natura con la sinfonia dei suoi aliti. I contadini stanno uscendo per riprendere il lavoro, ci salutano e forse si augurano che il mio giorno sia felice anche per loro.”
“Hai ragione, Celestino. Il servizio che intraprenderai in questa casa serve anche a loro, poiché potrà far ottenere all’azienda contratti di vendita di suoi prodotti dai tuoi futuri clienti e noi sappiamo che il sesso aiuta i commerci e i mercanteggi; per cui tu, in possesso di notevole sensualità e concupiscenza, portatore di novità, molto apprezzate da chi le cerca, sei da loro ammirato e considerato. Il tuo nome in questa maison risuona, poiché sei bello dentro e anche fuori. Sei una perla preziosa per tutti e tutti ti vogliono bene e sono impazienti, quanto te, di conoscere l’esito di domani. Sono bramosi di averti fra loro per conoscere da te, con tue parole, l’esito e poi per avere un tuo bacio. Clelia, compagno di istruzione, devi sapere che questo monello ha avuto le prime visioni del membro dalla più tenera età: la prima con suo padre che, involontariamente, per bisogni fisici si era appartato presso la concimaia e lì fu scorto dal nostro che rimase sbalordito del fallo, trovandolo, anche se barzotto, grandissimo; l’altra con un estraneo, lungo il percorso che lo portava a casa dal negozio di alimentari, dopo una commissione per sua madre. Aveva sui sette anni e in quell’occasione, su invito, lo prese in mano per aiutarlo a pisciare, ma non fu così. Su indicazione e richiesta di quello, dopo che gli furono levati pantaloncini e mutandine, diresse, obbligato, il getto verso se stesso per sentire l’urina calda bagnargli il pancino. Era la prima volta, non ne parlò mai con nessuno; ma se avesse rivisto quell’adulto, sarebbe andato con lui volentieri, perché gli era piaciuto e forse l’avrebbe anche assaggiata, come gli era stato richiesto. Questi episodi sono menzionati negli scritti che ci ha fornito per la nostra biblioteca erotica. Era piccolo, ma percepiva già allora voglie particolari.”
“Capisco meglio, ora, le sue performance. Già dalla più tenera età era cercato dal principe, da cui rimase inconsciamente sedotto e incantato. Il prenderlo in mano e sentirlo crescere caldo, morbido, unto di liquidi che avvincono e vederlo spruzzare liquidi dorati indirizzati sul suo corpo, provocandogli un principio di quel sottile piacere che noi, suoi fratelli maggiori, conosciamo e tanto amiamo. Il destino lo stava orientando.”
“Quello che affermi, Clelia, l’ho notato anche dai suoi scritti, nei quali scrivendo di fatti sempre più ravvicinati, menziona sogni particolari, portatori di necessità e presenze maschili, sempre meno comparse.”
“E’ ora di rientrare, ragazzo! Devo prepararti per domani. Devi profumare di latte ed essere vellutato come una pesca da raccogliere.”




scritto il
2022-11-19
8 8 8
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.