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[davvero non sapevo in che genere metterlo]
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico"... proverbio assai noto del quale ho elaborato una variante: "sii paziente e quando meno te lo aspetti il cazzo che hai desiderato sarà tuo". Potete modificarla a vostro piacere, potreste, ad esempio, desiderare l'uomo nella sua interezza (o la donna, è chiaro), ma il mio è un caso da "un cazzo con un uomo intorno" (almeno così l'ho denominato e non perché l'uomo in sé non mi interessasse, ma il cazzo suscitava pensieri semplici e di più facile lettura. Inoltre, noi donne (molte di noi, non tutte) ci lamentiamo supponendo che gli uomini col cazzo ci ragionino (supposizione valida in un gran numero di soggetti) e allora ben venga (sic!) il cazzo con tutti i suoi ragionamenti.
Tornando al proverbio, alla mia variante intendo, ho da narrare almeno tre casi (che non è un refuso per cazzi) di desideri soddisfatti a distanza di decenni dal momento in cui li ho espressi. Curioso, no? Cominciamo.
A che età vi siete presi la prima cotta? Io ero all'asilo! Passionaria doc fin dalla primissima infanzia. Ora vogliamo parlare della maturità media del maschio umano? A cinque anni sono ancora "pappa-nanna-cacca", mentre io ero pronta per un fidanzamento della durata media di almeno sei ore.
Per farmi notare, oltre a picchiarlo come si è sempre fatto è sempre si farà in tenera età, un giorno gli rubai gli stivali di gomma, quelli per la pioggia che ai miei tempi erano neri per tutti, quindi l'"errore" ci stava.
Niente.
Lasciamo l'asilo in sospeso e passiamo al secondo caso.
A sedici anni, invece, le pulsioni le abbiamo tutti, maschi e femmine siamo pressoché allineati, ma... ahinoi c'è un "ma". Non so come vadano le cose tra i sedicenni attuali, ma ai miei tempi (suppergiù nel pleistocene) noi femmine avevamo una precisa deontologia da seguire, che si può riassumere in quella "benedetta" frase – citata anche qui in un divertente racconto di Samael – che dice: "non fare il maiale". Con quella frase si cercava di spegnere l'ardore del maschio, mentre il nostro, almeno il mio di sicuro, riusciva spesso ad essere comunque soddisfatto da quel petting "leggero" che ho molto amato e che non disdegno neanche oggi (come aperitivo).
A sedici anni, dicevo, con un pari età trascorsi diverse serate estive tra baci appassionati e palpeggiamenti (suoi), ma quando le sue mani tentavano di valicare quel po' di cotone che ricopriva la mia pelle... eccola lì la frase malvagia che frantumava sortilegio e coglioni: "non fare il maiale". Beh, confesso, che fregatura maledetta! A me quel ragazzo piaceva parecchio.
Niente.
E lasciamo in sospeso anche la spiaggia, per arrivare al terzo caso.
Avevo circa diciott'anni quando un giorno, entrando di corsa nello studio di mio padre, mentre già formulavo la frase: "ciao pa', io esco", mi bloccai a bocca aperta scoprendo che non era solo e che il suo interlocutore era un giovane uomo decisamente figo. Nelle settimane seguenti, mi trovai a ripassare per lo studio innumerevoli volte e, guarda caso, sempre quando il giovane architetto era a colloquio con il pater familias. Sarà che era preso dal lavoro che stava svolgendo, sarà che non ero il suo tipo.
Niente.
Che succede ora? Facile. La vita scorre insieme al tempo. Ogni personaggio di questa storia segue i propri percorsi ed io il mio. I sentieri della mia esistenza mi portano qua e là (tranquilli, non ve li narro tutti!) finché...
Un classico di facebook è rimettere in contatto antichi compagni di scuola ed è così che m'imbatto nel bimbo cui rubai gli stivali in un lontanissimo giorno di pioggia. Eccolo qui il mio primo desiderio insoddisfatto.
Scopriamo di avere passioni comuni, passatempi comuni, amici comuni, ché alla fine anche le grandi città non son che piccoli borghi.
Tra le passioni comuni: il sesso! Ci scherziamo parecchio fino a passare dal faceto al serio, se di serietà si può parlare.
– Cosa fai stasera? – mi chiede lui.
– Nulla di particolare e tu?
– Io passerei da casa tua per una bella scopata se ti va.
– Certo che mi va, son decenni che aspetto! – ribatto ridendo.
Evvai!!!
Ricordate i due sedicenni in spiaggia? Ecco, ci siamo.
Ci si era conosciuti al mare, ma nessuno dei due viveva lì e, ovviamente, abitavamo in città distanti, ma per lavoro si sa è facile doversi spostare ed è così che accadde.
– Potresti ospitarmi una notte? – chiede lui con il quale i contatti non si erano del tutto interrotti, ma si riallacciavano a tratti con qualche telefonata ai compleanni.
– Sì certo, la casa è grande, ho un letto per gli ospiti.
E poi la cena, le chiacchiere per aggiornarsi. E poi a casa un massaggio al mio collo dolorante. E poi le mani seguono percorsi diversi (forse gli stessi di qualche decennio prima, quando le bloccavo con la famosa frase), ma stavolta, oltre a lasciarlo fare, lo trascino a letto (quello degli ospiti rimane intonso).
Evvai!!!
Si diceva che anche le grandi città non sono poi così grandi e gli amici comuni sono come una catena che unisce. Io poi che son fissata con la teoria dei sei gradi di separazione, ogni volta che accade che da amico si passa ad amico, da conoscente a conoscente, arrivando a contatto con l'apparentemente irraggiungibile, non posso che ripetermi: "lo sapevo!".
Grazie a fortuite circostanze, mi ritrovo a discorrere in una piazza con il giovane architetto ormai non più giovane ma sempre piacente. Argomento comune: per cominciare mio padre. Presto però si parla d'altro, anche perché non brillo in diplomazia, anzi son solita dire ciò che penso senza filtro alcuno. Nel giro di pochi incontri gli ho già detto come immaginavo scoparmelo. A quel punto passare ai fatti è un attimo.
Evvai!!!
Di questo passo dovrei riuscire a recuperarne ancora qualcuno prima che la demenza senile mi faccia scordare cosa vuol dire godere... in quel caso, abbattetemi!

Giunti alla fine (per chi ci è arrivato senza avermi mandato al diavolo molto prima) vi chiederete dov'è l'erotismo. Vi assicuro che ognuna delle tre storie ne trasuda e, se avrete pazienza e voglia di seguirmi, ve le narrerò con piacere in tre distinti racconti.
di
scritto il
2020-12-28
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