Un ragazzo normalissimo. La scelta della prof Claudia
di
masterAce
genere
dominazione
Ricordo che quanto scritto è un racconto di fantasia.
È passato un mese da quando la prof Claudia è stata costretta a diventare la mia schiava. Per tutto il tempo, sotto la minaccia di rendere pubblico il video scottante, Claudia ha eseguito tutto quello che le ho chiesto senza nemmeno fiatare. Inizialmente, non ho provato il minimo rimorso per il gesto che ho compiuto. Tuttavia, ora che ho passato tanto tempo con la prof, inizio a sentirmi un po’ in colpa. Tanto che ho più di una volta pensato di cancellare il video e liberare Claudia da questa situazione.
Avevo preso una decisione. Venerdì pomeriggio sarei andato a casa sua e l’avrei scopata per l’ultima volta prima di cancellare il video davanti a lei e restituirle il controllo sulla sua vita.
Quando entrai dalla porta di casa, la trovai come al solito con l’outfit che le avevo ordinato di indossare ogni volta che andavo da lei. Indossava una gonna in maglia nera corta che esaltava il suo culo sodo e perfetto. Il seno era contenuto a stento da un reggiseno in pizzo che svettava dalla generosa scollatura della camicetta bianca che indossava. Le gambe erano slanciate da un paio di scarpe con tacco alto che indossava per tutto il tempo dei nostri incontri. Una visione che da sola bastava a farti drizzare il cazzo. Lo sguardo che aveva la prof era diverso dal solito, sembrava compiaciuta.
«Padrone posso avanzarle una richiesta?» mi chiese con voce sottomessa.
«Dopo! Prima devo parlarti!».
Mi guardò perplessa. Aveva notato l’erezione nei pantaloni, ma il mio viso serio la preoccupava.
«Questa sarà l’ultima volta che ci vedremo in questo modo! Da domani sarai libera e io non sarò più il tuo padrone!».
La sua reazione mi fece restare di sasso. Iniziò a piangere e singhiozzando mi chiedeva perché.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato, padrone? Perché non mi vuole più?».
Mi aspettavo che fosse felice di poter tornare alla sua vita quotidiana, invece era una fontana.
«Smetti di piangere e fammi capire! Tu vuoi essere la mia schiava? Anche se decido di cancellare il video?».
«Sì, padrone. All’inizio non pensavo, ma ho scoperto che mi piace essere trattata come una sua proprietà. All’inizio mi spaventava l’idea di poter perdere tutto a causa del video, ma quando ho capito che quello era solo lo strumento con cui ero diventata sua, sono stata felice che lei mi abbia ripreso quella sera. Non lo cancelli, padrone. La prego… non mi condanni a una vita senza i suoi ordini!».
Fui molto contento di sentire quelle parole. I sensi di colpa erano spariti in un attimo, lasciando il posto ad un’eccitazione mai provata prima. Mi avvicinai a lei, le afferrai la mascella con la mano e le infilai la lingua in bocca.
«Da adesso, non solo il tuo corpo è mio. La tua vita mi appartiene!» mi sorrise felice.
Con la coda dell’occhio notai che alla spalle di Claudia c’era un grosso scatolone.
«Cos’è quello?» chiesi.
«Una sorpresa per lei, padrone. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che spesso i master usano quelle cose sulla loro schiave, così ho pensato che le avrebbe fatto piacere averle a disposizione per usarle su di me.».
Aprii la scatola. C’erano un collare e un guinzaglio, un set di plug anali di diverse dimensioni tutti quanti con una coda da cane e un frustino da equitazione in ecopelle. Ci aveva visto giusto. Volevo usarli su di lei.
«Vieni qui!» le ordinai, «In ginocchio e apri la bocca!».
Le infilai un dito l’indice e il medio in bocca, pinzandole la lingua.
Mentre la tiravo per la lingua verso il salotto, le dicevo che era stata brava.
«Mi piace la sorpresa, sai?! C’è un solo problema, io credo che tu lo abbia fatto perché è una cosa che desideri tu!».
Non poteva parlare. Gattonava trasportata dalle mie dita, perdendo saliva per terra e imbrattandomi le dite. La portai davanti alla portafinestra, che si apriva sul piccolo giardinetto annesso al suo appartamento al piano terra. Era un quadratino di prato con un bel albero e tutto chiuso da una siepe sempreverde.
«Questo weekend sarò a casa da solo. Verrò a stare qui da te.»
La prof sembrava felice, ma non poteva rispondere perché la sua lingua era ancora pinzata tra le mie dita.
«Da adesso fino a nuovo ordine, tu sarai la mia cagna! Quando sarò presente andrai in giro a gattoni e non parlerai. Ti farai capire solo abbaiando un bau è un sì, due un no! Ti darò personalmente da mangiare e da bere, e farai i tuoi bisogni nel giardinetto come tutti i cani. Guarda, è bastato tirarti fuori la lingua come una cagnolina, che hai sbavato in giro peggio di un bulldog! È tutto chiaro?».
«Bau!».
«Brava cagnolina! Ora aspetta in camera mentre vado a comprare le ciotole per la tua cena!».
Continua…
È passato un mese da quando la prof Claudia è stata costretta a diventare la mia schiava. Per tutto il tempo, sotto la minaccia di rendere pubblico il video scottante, Claudia ha eseguito tutto quello che le ho chiesto senza nemmeno fiatare. Inizialmente, non ho provato il minimo rimorso per il gesto che ho compiuto. Tuttavia, ora che ho passato tanto tempo con la prof, inizio a sentirmi un po’ in colpa. Tanto che ho più di una volta pensato di cancellare il video e liberare Claudia da questa situazione.
Avevo preso una decisione. Venerdì pomeriggio sarei andato a casa sua e l’avrei scopata per l’ultima volta prima di cancellare il video davanti a lei e restituirle il controllo sulla sua vita.
Quando entrai dalla porta di casa, la trovai come al solito con l’outfit che le avevo ordinato di indossare ogni volta che andavo da lei. Indossava una gonna in maglia nera corta che esaltava il suo culo sodo e perfetto. Il seno era contenuto a stento da un reggiseno in pizzo che svettava dalla generosa scollatura della camicetta bianca che indossava. Le gambe erano slanciate da un paio di scarpe con tacco alto che indossava per tutto il tempo dei nostri incontri. Una visione che da sola bastava a farti drizzare il cazzo. Lo sguardo che aveva la prof era diverso dal solito, sembrava compiaciuta.
«Padrone posso avanzarle una richiesta?» mi chiese con voce sottomessa.
«Dopo! Prima devo parlarti!».
Mi guardò perplessa. Aveva notato l’erezione nei pantaloni, ma il mio viso serio la preoccupava.
«Questa sarà l’ultima volta che ci vedremo in questo modo! Da domani sarai libera e io non sarò più il tuo padrone!».
La sua reazione mi fece restare di sasso. Iniziò a piangere e singhiozzando mi chiedeva perché.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato, padrone? Perché non mi vuole più?».
Mi aspettavo che fosse felice di poter tornare alla sua vita quotidiana, invece era una fontana.
«Smetti di piangere e fammi capire! Tu vuoi essere la mia schiava? Anche se decido di cancellare il video?».
«Sì, padrone. All’inizio non pensavo, ma ho scoperto che mi piace essere trattata come una sua proprietà. All’inizio mi spaventava l’idea di poter perdere tutto a causa del video, ma quando ho capito che quello era solo lo strumento con cui ero diventata sua, sono stata felice che lei mi abbia ripreso quella sera. Non lo cancelli, padrone. La prego… non mi condanni a una vita senza i suoi ordini!».
Fui molto contento di sentire quelle parole. I sensi di colpa erano spariti in un attimo, lasciando il posto ad un’eccitazione mai provata prima. Mi avvicinai a lei, le afferrai la mascella con la mano e le infilai la lingua in bocca.
«Da adesso, non solo il tuo corpo è mio. La tua vita mi appartiene!» mi sorrise felice.
Con la coda dell’occhio notai che alla spalle di Claudia c’era un grosso scatolone.
«Cos’è quello?» chiesi.
«Una sorpresa per lei, padrone. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che spesso i master usano quelle cose sulla loro schiave, così ho pensato che le avrebbe fatto piacere averle a disposizione per usarle su di me.».
Aprii la scatola. C’erano un collare e un guinzaglio, un set di plug anali di diverse dimensioni tutti quanti con una coda da cane e un frustino da equitazione in ecopelle. Ci aveva visto giusto. Volevo usarli su di lei.
«Vieni qui!» le ordinai, «In ginocchio e apri la bocca!».
Le infilai un dito l’indice e il medio in bocca, pinzandole la lingua.
Mentre la tiravo per la lingua verso il salotto, le dicevo che era stata brava.
«Mi piace la sorpresa, sai?! C’è un solo problema, io credo che tu lo abbia fatto perché è una cosa che desideri tu!».
Non poteva parlare. Gattonava trasportata dalle mie dita, perdendo saliva per terra e imbrattandomi le dite. La portai davanti alla portafinestra, che si apriva sul piccolo giardinetto annesso al suo appartamento al piano terra. Era un quadratino di prato con un bel albero e tutto chiuso da una siepe sempreverde.
«Questo weekend sarò a casa da solo. Verrò a stare qui da te.»
La prof sembrava felice, ma non poteva rispondere perché la sua lingua era ancora pinzata tra le mie dita.
«Da adesso fino a nuovo ordine, tu sarai la mia cagna! Quando sarò presente andrai in giro a gattoni e non parlerai. Ti farai capire solo abbaiando un bau è un sì, due un no! Ti darò personalmente da mangiare e da bere, e farai i tuoi bisogni nel giardinetto come tutti i cani. Guarda, è bastato tirarti fuori la lingua come una cagnolina, che hai sbavato in giro peggio di un bulldog! È tutto chiaro?».
«Bau!».
«Brava cagnolina! Ora aspetta in camera mentre vado a comprare le ciotole per la tua cena!».
Continua…
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