Un ragazzo normalissimo. La prima volta dentro la prof Claudia

di
genere
etero

Ricordo che ciò che è scritto è frutto puramente di fantasia.

Prima di proseguire con il racconto del weekend, un piccolo flashback a un episodio accaduto poche settimane prima.

Mentre stavo uscendo dalla casa della prof, ripensavo al cambiamento che in solo un mese era avvenuto in Claudia. Ricordavo le cose che le avevo fatto fare e avevo bene in mente il momento in cui, poche ore prima, mi aveva detto di voler essere la mia schiava.
Un episodio mi era tornato chiaro in mente mentre camminavo verso la macchina.
Una settimana dopo il ricatto, avevo deciso di volere che dimostrasse la sua obbedienza anche fuori dalle mura di casa sua.
Fu così che quando andai da lei un pomeriggio di quella settimana per le ripetizione, le consegnai un foglio di carta su cui erano scritte le istruzioni per il giorno dopo. Quel pomeriggio studiammo poco. Sia perché lei era preoccupata avendo visto le richieste, sia perché a me quella preoccupazione faceva eccitare.
Quel pomeriggio, per la prima volta da che era diventata la mia schiava, scopammo. Non fu una cosa romantica e nemmeno una di quelle sessioni di sesso infinite e memorabili. Però ci sentimmo uniti per la prima volta (me lo confessò due settimane dopo, quando per la prima volta facemmo sesso in modo dolce e passionale). Capimmo entrambi che di fare ripetizioni nessuno aveva voglia. Mi alzai e andai dietro di lei che era seduta di fronte a me. La feci alzare prendendola leggermente per un braccio. La guidai nella sua camera da letto.
La stanza della prof era grande e aveva la singolare particolarità di avere un armadio a tre ante rivestito interamente da tre pannelli di vetro: un enorme specchio grosso come tutto l’armadio.
La feci salire a letto e la posizionai a quattro zampe in modo che guardasse lo specchio. La spogliai piano e mentre lo facevo vedevo la pelle della prof reagire al passaggio delle mie mani. Restò in intimo. Slacciai il reggiseno, lasciando che quelle due bellissime mammelle si allungassero verso il letto sotto la forza di gravità (erano talmente sode che quasi non persero la loro bella forma a pera).

«Sono contento che queste belle gemelle mi appartengano!» esclamai accarezzandole i capezzoli.

Il suo viso non nascose che il contatto delle mie dita sulla punta di quei bei bottoncini rosa le era piaciuto.
Scesi con la mano verso le mutandine e la accarezzai da sopra. Dopo poco tempo iniziarono a inzupparsi. Fu allora che presi a massaggiarla con più forza. Volevo che fossero ancora più zuppe. La prof iniziava a gemere, ma non rallentai. Le sue mutandine e le mie dita era praticamente dentro la sua fessurina, cariche di succhi.
Quando sentii la bella fighetta della prof contrarsi mi fermai. Aveva avuto un orgasmo.

«Ti è piaciuto?» le chiesi.

«Sì, padrone.» fu la risposta.

Era la prima volta che mi chiamava così. La cosa mi fece molto piacere.

«Dimmi, Claudia. Pensi che abbiamo finito qui?».

Lei fece di no con la testa.

«Hai ragione! Apri la bocca!».

Probabilmente si aspettava di ricevere il mio cazzo in bocca. Dopo tutto, dal riflesso dello specchio si vedeva chiaramente quanto fosse duro.
Non fu così!
Le tolsi le mutandine zuppe e le ordinai di metterle in bocca.

«Assapora con calma i tuoi succhi, mentre io vado avanti a divertirmi.» le dissi.

Mentre succhiava gli umori dai suoi slip, io mi spostai dietro di lei e, liberato il mio cazzo dai pantaloni e dalle mutande, appoggiai la cappella all’entrata della sua fessurina. Avevo un voglia matta.
Lo inserii tutto dentro con forza, facendola sussultare. Non volevo essere dolce.
Iniziai a penetrarla con colpi lenti ma decisi. Andando ad aumentare progressivamente l’intensità.
Con le mutandine in bocca, la prof poteva respirare solo dal naso e ben presto i suoi respiri diventarono sempre più affannosi. Faceva fatica. Quando vidi che era al limite, le ordinai di sputare per terra le mutandine. Sentire l’aria entrarle dalla bocca era un sollievo. Quando il suo fiato si regolarizzò ripresi a pomparla con foga, fino a che entrambi al limite, non venimmo. Sentivo le pareti della sua passerina contrarsi attorno alla mia asta, che, da parte sua, pulsava dentro la prof quattro o cinque fiotti di sperma caldo.
Restai dentro di lei per un po’. Dopo di che dato che l’ora delle ripetizioni era finita, salutai la prof e me ne andai, pregustando già quello che avrebbe dovuto fare la mattina dopo a scuola.
scritto il
2021-02-08
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