Non dire Niente, lasciati fare
di
Malena N
genere
masturbazione
È la seconda volta che metto il rossetto rosso stamattina. Lo avevo passato sulle labbra proprio poco fa, con attenzione e cura per farmi bella e dedicarci tempo.
Lo avevo preso dal beauty convinta, cercando tra i trucchi, con l’intenzione di guardarmi allo specchio, disegnarmi una faccia più troia e poi aprire le cosce e ficcarmi due dita dentro con te al telefono.
Me le stavo già leccando avidamente quando hanno suonato al citofono e mi hanno interrotta.
Ho preso la felpa e l’ho infilata in fretta, ho fatto le scale di corsa cercando di ripulirmi la bocca non sapendo chi fosse.
Poi l’ho visto e ho respirato.
Era il postino. Con il suo tempismo perfetto e una ricevuta da firmare, ha messo momentaneamente fine ai miei deliri.
Se avessi saputo che era lui non mi sarei fatta certo disturbare.
Gli ho aperto la porta e gli ho sorriso sollevata, senza più pensare alle sbavature sul viso e all’alone rosso sul mento. Stavo per scoparmi ansimando nelle tue orecchie, chissà se lo ha intuito. Forse me lo avrà letto negli occhi, lo avrà visto nei capelli in disordine, lo avrà sentito nell’aria insieme all’odore della pelle bagnata di saliva.
Quando gli ho ridato la penna mi si è stampato in volto un ghigno. Mi sono guardata le unghie pittate anch’esse di rosso e mi è venuta l’urgente voglia di ritornare ai miei sporchi affari, quelli che riguardano il tuo cazzo in mano.
Mentre risalivo le scale, mi sono liberata lentamente di tutto. Ho lasciato solo la canotta trasparente che avevo indossato prima.
Ora ripasso il rossetto sulle labbra schiuse e ne perfeziono i contorni, la lingua gioca sui denti e la fica già sbatte violenta.
Ti ho lasciato pochi minuti ma solo per tornare più vogliosa di prima.
E tu non devi fiatare, tu mi devi ascoltare e soprattutto guardare.
I capezzoli sono duri e bene in mostra, sposto la stoffa leggera e li scopro, li stringo forte poi ci sputo sopra cercando di portarli alla bocca e succhiarli, devi sentire il rumore che faccio quando li lecco e li mordo.
Era questa la mia prima, cattiva intenzione. Farti vedere le tette, toccarmele, provocarti all’infinito e fartelo venire duro.
E anche se ora ho una fottuta voglia di essere presa e sbattuta, non te lo chiederò, non lo farò.
Tutto quello che ho intenzione di dirti te lo dirò aprendoti i pantaloni e abbassandoti le mutande. Tu di sicuro ti starai accendendo una sigaretta e ti starai mettendo comodo, ti vedo.
Questa immagine mi eccita da sempre, che tu sia davanti a me a un passo dal mio corpo bollente, o che tu sia lontano.
Quella faccia seria e quell’espressione indisponente, mi fanno sempre bagnare oscenamente perciò poi oscenamente godo.
Ti si è rizzato il cazzo?
Perché voglio segarti io, voglio fartelo in mano.
Non dire niente, lasciati fare.
Sono seduta sul cesso e mi tocco, non voglio più interruzioni, tu sei davanti a me dandomi le spalle.
Te lo caccio fuori e lo accarezzo mettendo subito a tacere l’istinto di piombarti davanti e prendertelo in bocca. Prima del postino, quando mi leccavo le dita te lo avevo già detto.
Che voglia di succhiarti il cazzo che ho.
È caldo, oh si, è duro. Lo impugno e inizio a smanettartelo godendomi la tua schiena nuda.
Piano piano ti scopro la cappella per poi risalire e stringerne la punta. Tu mi guardi fare su e giù con la mano e intanto diventa più grande, lo sento tendersi, pulsare.
Starai sorridendo compiaciuto perché ti piace molto lo smalto rosso, fa più bella la mano.
Come il rossetto rosso fa più bella la bocca quando ti faccio un pompino.
Ti accarezzo le palle piene fino ad arrivare al buco del culo e mentre lo faccio, mi spingo in avanti per cercare contatto e strusciarti le tette addosso.
Che bella visione la mia. Fartelo in mano mi fa sempre pensare a quella volta a casa tua.
Mi stai ascoltando?
Quella volta in cui dopo aver bevuto uno spettacolare Triple A eri rilassato sul letto con le mani sotto la nuca.
Hai solo chiesto, non ti sei scomposto, hai lasciato che facessi tutto io. Che ti abbassassi le mutande, che lo ammirassi svettare, turgido e fiero.
E ti ho segato non staccando mai gli occhi dai tuoi, fino a farmi venire in mano, fino a che la sborra densa e calda non mi imbrattasse le dita.
Voglio venire io ora e quelle stesse dita mi frugano dentro e spingono sempre più forte risucchiate voracemente dalla mia carne fradicia. Stringo le cosce per bloccarle ma poi le riapro con più indecenza. Entro ed esco alternando movimenti lenti a decisi affondi.
Il tuo cazzo in mano, il tuo culo davanti alla mia faccia. Ti sego, mi sego, aspettando il tuo piacere ed il mio. L'orgasmo monta e a bocca aperta, come sempre, sputo saliva ardente.
Per sentirmi più sporca, per raccoglierla con le dita. Per portarla alla bocca insieme al tuo godimento e al mio.
Sul cesso, con le cosce aperte, respiro intensamente e cedo alla fugace tregua.
Tu non parlare, non dire niente che parlo io.
Dimmi solo quando ci vediamo che devo farti ancora il cazzo in mano.
Lo avevo preso dal beauty convinta, cercando tra i trucchi, con l’intenzione di guardarmi allo specchio, disegnarmi una faccia più troia e poi aprire le cosce e ficcarmi due dita dentro con te al telefono.
Me le stavo già leccando avidamente quando hanno suonato al citofono e mi hanno interrotta.
Ho preso la felpa e l’ho infilata in fretta, ho fatto le scale di corsa cercando di ripulirmi la bocca non sapendo chi fosse.
Poi l’ho visto e ho respirato.
Era il postino. Con il suo tempismo perfetto e una ricevuta da firmare, ha messo momentaneamente fine ai miei deliri.
Se avessi saputo che era lui non mi sarei fatta certo disturbare.
Gli ho aperto la porta e gli ho sorriso sollevata, senza più pensare alle sbavature sul viso e all’alone rosso sul mento. Stavo per scoparmi ansimando nelle tue orecchie, chissà se lo ha intuito. Forse me lo avrà letto negli occhi, lo avrà visto nei capelli in disordine, lo avrà sentito nell’aria insieme all’odore della pelle bagnata di saliva.
Quando gli ho ridato la penna mi si è stampato in volto un ghigno. Mi sono guardata le unghie pittate anch’esse di rosso e mi è venuta l’urgente voglia di ritornare ai miei sporchi affari, quelli che riguardano il tuo cazzo in mano.
Mentre risalivo le scale, mi sono liberata lentamente di tutto. Ho lasciato solo la canotta trasparente che avevo indossato prima.
Ora ripasso il rossetto sulle labbra schiuse e ne perfeziono i contorni, la lingua gioca sui denti e la fica già sbatte violenta.
Ti ho lasciato pochi minuti ma solo per tornare più vogliosa di prima.
E tu non devi fiatare, tu mi devi ascoltare e soprattutto guardare.
I capezzoli sono duri e bene in mostra, sposto la stoffa leggera e li scopro, li stringo forte poi ci sputo sopra cercando di portarli alla bocca e succhiarli, devi sentire il rumore che faccio quando li lecco e li mordo.
Era questa la mia prima, cattiva intenzione. Farti vedere le tette, toccarmele, provocarti all’infinito e fartelo venire duro.
E anche se ora ho una fottuta voglia di essere presa e sbattuta, non te lo chiederò, non lo farò.
Tutto quello che ho intenzione di dirti te lo dirò aprendoti i pantaloni e abbassandoti le mutande. Tu di sicuro ti starai accendendo una sigaretta e ti starai mettendo comodo, ti vedo.
Questa immagine mi eccita da sempre, che tu sia davanti a me a un passo dal mio corpo bollente, o che tu sia lontano.
Quella faccia seria e quell’espressione indisponente, mi fanno sempre bagnare oscenamente perciò poi oscenamente godo.
Ti si è rizzato il cazzo?
Perché voglio segarti io, voglio fartelo in mano.
Non dire niente, lasciati fare.
Sono seduta sul cesso e mi tocco, non voglio più interruzioni, tu sei davanti a me dandomi le spalle.
Te lo caccio fuori e lo accarezzo mettendo subito a tacere l’istinto di piombarti davanti e prendertelo in bocca. Prima del postino, quando mi leccavo le dita te lo avevo già detto.
Che voglia di succhiarti il cazzo che ho.
È caldo, oh si, è duro. Lo impugno e inizio a smanettartelo godendomi la tua schiena nuda.
Piano piano ti scopro la cappella per poi risalire e stringerne la punta. Tu mi guardi fare su e giù con la mano e intanto diventa più grande, lo sento tendersi, pulsare.
Starai sorridendo compiaciuto perché ti piace molto lo smalto rosso, fa più bella la mano.
Come il rossetto rosso fa più bella la bocca quando ti faccio un pompino.
Ti accarezzo le palle piene fino ad arrivare al buco del culo e mentre lo faccio, mi spingo in avanti per cercare contatto e strusciarti le tette addosso.
Che bella visione la mia. Fartelo in mano mi fa sempre pensare a quella volta a casa tua.
Mi stai ascoltando?
Quella volta in cui dopo aver bevuto uno spettacolare Triple A eri rilassato sul letto con le mani sotto la nuca.
Hai solo chiesto, non ti sei scomposto, hai lasciato che facessi tutto io. Che ti abbassassi le mutande, che lo ammirassi svettare, turgido e fiero.
E ti ho segato non staccando mai gli occhi dai tuoi, fino a farmi venire in mano, fino a che la sborra densa e calda non mi imbrattasse le dita.
Voglio venire io ora e quelle stesse dita mi frugano dentro e spingono sempre più forte risucchiate voracemente dalla mia carne fradicia. Stringo le cosce per bloccarle ma poi le riapro con più indecenza. Entro ed esco alternando movimenti lenti a decisi affondi.
Il tuo cazzo in mano, il tuo culo davanti alla mia faccia. Ti sego, mi sego, aspettando il tuo piacere ed il mio. L'orgasmo monta e a bocca aperta, come sempre, sputo saliva ardente.
Per sentirmi più sporca, per raccoglierla con le dita. Per portarla alla bocca insieme al tuo godimento e al mio.
Sul cesso, con le cosce aperte, respiro intensamente e cedo alla fugace tregua.
Tu non parlare, non dire niente che parlo io.
Dimmi solo quando ci vediamo che devo farti ancora il cazzo in mano.
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