Guarda che Luna
di
Malena N
genere
etero
La terrazza a strapiombo sul mare, dalle impeccabili rifiniture bianco celesti, mi regala il panorama mozzafiato che pur conoscendo bene, guardo con gli occhi meravigliati di chi invece lo sta ammirando per la prima volta. Guardo che ore sono sul cellulare.
Le 21.25, ti aspetto.
C’è un leggero venticello che mi smuove di continuo i capelli, è la brezza, così piacevole e fresca che mi fa chiudere gli occhi per godere della sua carezza sul viso.
La spiaggia sotto, deserta e illuminata dal riflesso dorato della luna sul mare, mi cancella in un istante dalla testa, tutte le parole buttate lì in questi giorni e a cui non hai mai palesemente creduto.
Perché quando dico che ti vedrei anche solo per una chiacchierata, è vero! Solo che poi il pensiero di starti vicina, averti a un palmo di naso e sentire il tuo profumo invadermi le narici, mi fa sentire fasulla.
Mi sembrano così vuote le frasi pronunciate qualche ora fa. E ieri. L’altro ieri.
Sembro vuota io quando mi mostro convincente nei panni della donna che non sono, capace di incontrarti anche solo per un caffè, un aperitivo. Mi riempio la bocca ad arte di stronzate, quando poi l’unica cosa che faccio e che so fare meglio, è riempirla con le dita e succhiarle, ogni volta che vorrei farti un bucchino. Ogni fottuta volta che muoio dalla voglia di leccarti, ingoiarti e bere ogni goccia densa del tuo seme caldo.
Che credibilità posso avere se ogni cosa che mi viene in mente te la sussurro nuda, mentre ansimo e mi tocco.
Che valore hanno le mie sagge affermazioni, se non riesco mai a stare buona, nemmeno quando sono con gli altri, quando non posso parlare ad alta voce e a voce bassa ti chiedo di scoparmi il culo.
E subito, così, te lo chiederei anche ora, cosa credi. Senza tempo da perdere, senza lasciare spazio ad alcun tipo di spiegazione, senza farti solo una delle innumerevoli domande che mi sono ripromessa di farti appena ti saresti fatto vivo.
Il fruscio dell’acqua che abbraccia dolcemente il bagnasciuga, fa da sottofondo perfetto al pompino che sto già immaginando.
Ma quando arrivi?
Ho camminato per 20 minuti, non sono così lontana da casa in fondo, eppure la sensazione di non arrivare mai ha preso il sopravvento per tutto il tempo e ad ogni passo è stato come allungare le distanze invece di accorciarle. Come se mi fossero mancati il terreno da sotto i piedi e la forza nelle gambe.
Resto immobile affacciata alla ringhiera che mi rimanda a un profumo di vernice fresca, fisso l’orizzonte lontana concentrata sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Quanto ho desiderato averti addosso! Che smania ho avuto di zittirti mettendoti la fica in bocca tutte le volte che mi sei piombato davanti sul display del cellulare.
“È lei la signora delle docce hot!?”
Eccoti qui, alle mie spalle.
Sussulto. La tua voce calda rompe finalmente il silenzio e mette fine al flusso scomposto dei miei pensieri.
Ti avvicini spingendo il tuo corpo contro il mio e anche se averti dietro mi manda già fuori di testa, mi giro velocemente e istintivamente ti bacio. Non mi blocchi.
“Fai sempre tardi!”
Ma lo dico per dire. Per dire qualcosa che non sia subito una cosa sporca, qualcosa che non tradisca almeno per ora le mie cattive intenzioni. In realtà il riferimento immediato al sesso virtuale di questi giorni, mi fa bagnare copiosamente.
“Sono io, si. Mi ha riconosciuta?”
Mi metti la lingua in bocca e mi tiri a te afferrandomi le cosce scoperte dalla gonna leggera.
“Dovrei vederla nuda per esserne sicuro, ma le tette si, mi sembrano quelle.”
Le guardi e me le tocchi subito, stringendole con forza e cercando di nascondere i tuoi gesti agli occhi di eventuali passanti.
È come se ti avessi visto ieri, come se dovessi vederti anche domani, dopodomani. È come se non ci fosse mai distanza, mai una pausa.
Ed è questo che mi spiazza più di tutto. I muri che fai cadere con una naturalezza disarmante, le difese che abbassi, il buon senso che mandi a puttane.
“Beh le tette sono quelle che riuscivo a tenere fisse nella sua visuale, perciò le ricorda così bene.”
Te le spingo sul petto e le tue mani risalgono le cosce fino alle mutande.
“Certo che sei strana però, metti le mutande per uscire con me e invece esci senza per andare in pizzeria con gli amici.”
Come se non ricordassi com’è andata veramente.
Mi struscio sul tuo cazzo cercando più contatto. Lo sguardo è complice al pensiero dell’altra sera.
Quanto mi sono divertita, lo sai. Sono uscita da casa già fradicia. A tavola con tutti, distratta, fremente, ad ordinare la mia pizza velocemente e poi a chiudermi nel cesso del locale per farti vedere che ero senza mutande.
Con il vociferare delle persone ferme nell’antibagno ad aspettare, con le tette scoperte e la lingua indecente sulle labbra socchiuse. E quella gonna sui fianchi, sempre più su, per farti vedere ogni buco.
“Mi avevi chiesto qualcosa di forte, no? È per te che ho messo quella gonna, è per te che sono uscita senza intimo, è per te che ho alzato il piede sul cesso e mi sono scopata mentre tutti fuori mi aspettavano.”
Mi sei troppo vicino ora, sento il fiato sul collo, ti bacio ancora mentre sento la tua erezione spingermi addosso.
“Per te e per me, perché mi piace quando giochi sporco.”
Le dita scavano, mi spingi verso la ringhiera e mi sei pericolosamente addosso.
“Si..sei stata proprio brava l’altra sera, molto brava.”
Mi parli piano ma solo per torturarmi, non accadrà nulla qui, siamo in strada anche se non passa quasi nessuno.
“Solo l’atra sera?”
Sorrido, persa nella voglia di ripeterti tutto in bocca, dal vivo.
“No, no. Non solo l’altra sera..lo sai.”
Ci guardiamo divertiti certi di quello che ci sta passando per la testa.
Quanto ho goduto, lo sai. In spiaggia, sul lettino, impaziente che si facesse ora.
L’ora per salire a casa, chiudermi in bagno, togliermi il costume e masturbarmi silenziosa davanti ai tuoi occhi accesi e curiosi. Tenere lo sguardo inchiodato al tuo, sfiorarmi la pelle bagnata e scivolosa. Giocare con l’acqua, la saliva, scoparmi il braccio della doccia mentre leggevi il labiale delle mie oscenità e ti pregavo di stare zitto perché non ci sentissero.
E poi essere almeno una volta finalmente sola a casa. Farmi vedere nuda, completamente, in piedi, davanti allo specchio, a terra, a cosce aperte, chiuse. Mentre davo fiato alla voce, mentre sentivo la tua. Con la mano fra le cosce e le dita nella fica per poi penetrarmi anche il culo.
“Dobbiamo scendere giù, se vogliamo bere qualcosa.”
Me lo sussurri all’orecchio mentre giochi con i miei capelli puliti.
“Non hai finito però..dicevi?”
“Abbiamo tempo, no, mica hai fretta!?”
E si che ce lo abbiamo il tempo, dopo tutto il tempo che ho dovuto aspettare per essere qui.
E no che non ho fretta, nessuna fretta. Anzi si, quella di averti.
Ci avviamo verso l’entrata dell’albergo sul mare e cazzo, mi tieni un braccio attorno alla vita.
Voglio andare giù, dove ci sono i tavoli che da qui non si vedono. Voglio parlare, ridere, flirtare. Bere e mangiare. Ubriacarmi del tuo sorriso e poi scopare e scopare dopo la lunga attesa. Mentre aspettiamo l’ascensore per scendere sulla spiaggia, mi abbracci da dietro. Il cazzo duro continua a spingermi addosso e le mani audaci mi alzano la gonna entrando nelle mutande e sfiorandomi la fica gonfia e morbida. Quanto ti voglio.
Respiro profondamente e incantata guardo la curva panoramica che è più sotto. Ci sono delle macchine ferme e, di sicuro, dentro, innamorati che fanno l’amore davanti al mare.
Una musica dolce riecheggia nella mente, le parole battono in testa come fossero mie.
Entriamo nell’ascensore dopo aver dato ancora uno sguardo alle auto parcheggiate. Mi sento leggera, frastornata, preda di una voglia incessante che non riesco più a controllare. Mi avvicino al tuo orecchio, te lo sussurro piano..
“Guarda che luna..mangiamo in fretta che mi devi portare davanti al mare.”
Le 21.25, ti aspetto.
C’è un leggero venticello che mi smuove di continuo i capelli, è la brezza, così piacevole e fresca che mi fa chiudere gli occhi per godere della sua carezza sul viso.
La spiaggia sotto, deserta e illuminata dal riflesso dorato della luna sul mare, mi cancella in un istante dalla testa, tutte le parole buttate lì in questi giorni e a cui non hai mai palesemente creduto.
Perché quando dico che ti vedrei anche solo per una chiacchierata, è vero! Solo che poi il pensiero di starti vicina, averti a un palmo di naso e sentire il tuo profumo invadermi le narici, mi fa sentire fasulla.
Mi sembrano così vuote le frasi pronunciate qualche ora fa. E ieri. L’altro ieri.
Sembro vuota io quando mi mostro convincente nei panni della donna che non sono, capace di incontrarti anche solo per un caffè, un aperitivo. Mi riempio la bocca ad arte di stronzate, quando poi l’unica cosa che faccio e che so fare meglio, è riempirla con le dita e succhiarle, ogni volta che vorrei farti un bucchino. Ogni fottuta volta che muoio dalla voglia di leccarti, ingoiarti e bere ogni goccia densa del tuo seme caldo.
Che credibilità posso avere se ogni cosa che mi viene in mente te la sussurro nuda, mentre ansimo e mi tocco.
Che valore hanno le mie sagge affermazioni, se non riesco mai a stare buona, nemmeno quando sono con gli altri, quando non posso parlare ad alta voce e a voce bassa ti chiedo di scoparmi il culo.
E subito, così, te lo chiederei anche ora, cosa credi. Senza tempo da perdere, senza lasciare spazio ad alcun tipo di spiegazione, senza farti solo una delle innumerevoli domande che mi sono ripromessa di farti appena ti saresti fatto vivo.
Il fruscio dell’acqua che abbraccia dolcemente il bagnasciuga, fa da sottofondo perfetto al pompino che sto già immaginando.
Ma quando arrivi?
Ho camminato per 20 minuti, non sono così lontana da casa in fondo, eppure la sensazione di non arrivare mai ha preso il sopravvento per tutto il tempo e ad ogni passo è stato come allungare le distanze invece di accorciarle. Come se mi fossero mancati il terreno da sotto i piedi e la forza nelle gambe.
Resto immobile affacciata alla ringhiera che mi rimanda a un profumo di vernice fresca, fisso l’orizzonte lontana concentrata sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Quanto ho desiderato averti addosso! Che smania ho avuto di zittirti mettendoti la fica in bocca tutte le volte che mi sei piombato davanti sul display del cellulare.
“È lei la signora delle docce hot!?”
Eccoti qui, alle mie spalle.
Sussulto. La tua voce calda rompe finalmente il silenzio e mette fine al flusso scomposto dei miei pensieri.
Ti avvicini spingendo il tuo corpo contro il mio e anche se averti dietro mi manda già fuori di testa, mi giro velocemente e istintivamente ti bacio. Non mi blocchi.
“Fai sempre tardi!”
Ma lo dico per dire. Per dire qualcosa che non sia subito una cosa sporca, qualcosa che non tradisca almeno per ora le mie cattive intenzioni. In realtà il riferimento immediato al sesso virtuale di questi giorni, mi fa bagnare copiosamente.
“Sono io, si. Mi ha riconosciuta?”
Mi metti la lingua in bocca e mi tiri a te afferrandomi le cosce scoperte dalla gonna leggera.
“Dovrei vederla nuda per esserne sicuro, ma le tette si, mi sembrano quelle.”
Le guardi e me le tocchi subito, stringendole con forza e cercando di nascondere i tuoi gesti agli occhi di eventuali passanti.
È come se ti avessi visto ieri, come se dovessi vederti anche domani, dopodomani. È come se non ci fosse mai distanza, mai una pausa.
Ed è questo che mi spiazza più di tutto. I muri che fai cadere con una naturalezza disarmante, le difese che abbassi, il buon senso che mandi a puttane.
“Beh le tette sono quelle che riuscivo a tenere fisse nella sua visuale, perciò le ricorda così bene.”
Te le spingo sul petto e le tue mani risalgono le cosce fino alle mutande.
“Certo che sei strana però, metti le mutande per uscire con me e invece esci senza per andare in pizzeria con gli amici.”
Come se non ricordassi com’è andata veramente.
Mi struscio sul tuo cazzo cercando più contatto. Lo sguardo è complice al pensiero dell’altra sera.
Quanto mi sono divertita, lo sai. Sono uscita da casa già fradicia. A tavola con tutti, distratta, fremente, ad ordinare la mia pizza velocemente e poi a chiudermi nel cesso del locale per farti vedere che ero senza mutande.
Con il vociferare delle persone ferme nell’antibagno ad aspettare, con le tette scoperte e la lingua indecente sulle labbra socchiuse. E quella gonna sui fianchi, sempre più su, per farti vedere ogni buco.
“Mi avevi chiesto qualcosa di forte, no? È per te che ho messo quella gonna, è per te che sono uscita senza intimo, è per te che ho alzato il piede sul cesso e mi sono scopata mentre tutti fuori mi aspettavano.”
Mi sei troppo vicino ora, sento il fiato sul collo, ti bacio ancora mentre sento la tua erezione spingermi addosso.
“Per te e per me, perché mi piace quando giochi sporco.”
Le dita scavano, mi spingi verso la ringhiera e mi sei pericolosamente addosso.
“Si..sei stata proprio brava l’altra sera, molto brava.”
Mi parli piano ma solo per torturarmi, non accadrà nulla qui, siamo in strada anche se non passa quasi nessuno.
“Solo l’atra sera?”
Sorrido, persa nella voglia di ripeterti tutto in bocca, dal vivo.
“No, no. Non solo l’altra sera..lo sai.”
Ci guardiamo divertiti certi di quello che ci sta passando per la testa.
Quanto ho goduto, lo sai. In spiaggia, sul lettino, impaziente che si facesse ora.
L’ora per salire a casa, chiudermi in bagno, togliermi il costume e masturbarmi silenziosa davanti ai tuoi occhi accesi e curiosi. Tenere lo sguardo inchiodato al tuo, sfiorarmi la pelle bagnata e scivolosa. Giocare con l’acqua, la saliva, scoparmi il braccio della doccia mentre leggevi il labiale delle mie oscenità e ti pregavo di stare zitto perché non ci sentissero.
E poi essere almeno una volta finalmente sola a casa. Farmi vedere nuda, completamente, in piedi, davanti allo specchio, a terra, a cosce aperte, chiuse. Mentre davo fiato alla voce, mentre sentivo la tua. Con la mano fra le cosce e le dita nella fica per poi penetrarmi anche il culo.
“Dobbiamo scendere giù, se vogliamo bere qualcosa.”
Me lo sussurri all’orecchio mentre giochi con i miei capelli puliti.
“Non hai finito però..dicevi?”
“Abbiamo tempo, no, mica hai fretta!?”
E si che ce lo abbiamo il tempo, dopo tutto il tempo che ho dovuto aspettare per essere qui.
E no che non ho fretta, nessuna fretta. Anzi si, quella di averti.
Ci avviamo verso l’entrata dell’albergo sul mare e cazzo, mi tieni un braccio attorno alla vita.
Voglio andare giù, dove ci sono i tavoli che da qui non si vedono. Voglio parlare, ridere, flirtare. Bere e mangiare. Ubriacarmi del tuo sorriso e poi scopare e scopare dopo la lunga attesa. Mentre aspettiamo l’ascensore per scendere sulla spiaggia, mi abbracci da dietro. Il cazzo duro continua a spingermi addosso e le mani audaci mi alzano la gonna entrando nelle mutande e sfiorandomi la fica gonfia e morbida. Quanto ti voglio.
Respiro profondamente e incantata guardo la curva panoramica che è più sotto. Ci sono delle macchine ferme e, di sicuro, dentro, innamorati che fanno l’amore davanti al mare.
Una musica dolce riecheggia nella mente, le parole battono in testa come fossero mie.
Entriamo nell’ascensore dopo aver dato ancora uno sguardo alle auto parcheggiate. Mi sento leggera, frastornata, preda di una voglia incessante che non riesco più a controllare. Mi avvicino al tuo orecchio, te lo sussurro piano..
“Guarda che luna..mangiamo in fretta che mi devi portare davanti al mare.”
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