Voglio il Tuo Cazzo da stamattina
di
Malena N
genere
etero
Fisso il banco della frutta secca da 10 minuti buoni. L’assortimento che propongono oggi è una piacevole esplosione di colori e profumi, una presentazione allegra ed invitante curata nei minimi dettagli.
Mi sconvolge il fatto che da tempo ormai sia già tutto pronto per le vendite di Natale.
Ancora di più mi sconvolge che la gente, nonostante il periodo in cui ci troviamo, compri freneticamente come se Natale fosse domani.
Forse nell’incertezza di questi giorni, la certezza che, comunque andrà, Natale arriverà lo stesso, regala in anticipo, a tutti, un briciolo di normalità.
E allora fanculo la paura, sennò non me lo spiego.
A me sembrano così lontane le festività invece, non mi sembra ancora nemmeno autunno.
Il bel tempo e il caldo continuano ad avere la meglio sulle sporadiche piogge e su un cielo quasi mai grigio. Ho fatto un salto qui per le mandorle mi pare, o forse per le nocciole, nemmeno me lo ricordo più! Mi sto perdendo in pensieri futili come se non fossi già abbastanza distratta, come se non sentissi già la testa completamente vuota.
Se fossi uscita subito, invece di perdere tempo a guardarmi allo specchio e a provare intimo, probabilmente non sarei nemmeno entrata qui.
Avrei fatto qualche commissione più importante per ingannare il tempo, sì, ma l’avrei fatta un po’ prima, non a quest’ora in cui, all’improvviso, tutto il mondo, sembra essersi ricordato di dover comprare cose.
In realtà non ce la facevo più a stare a casa.
So che mi chiamerai più tardi, che è presto ora, ma fremevo aspettando e avevo un gran bisogno di uscire e prendere aria.
Mi sento gli occhi addosso però, una sensazione che provo da quando mi sono chiusa la porta alle spalle.
Ogni sguardo nella mia direzione ed ogni occhiata sfuggente, anche non intenzionale, mi fa sentire come colta con le mani nel sacco. Forse perché poco fa mi hai fatto venire una fottuta voglia che ho sfogato toccandomi, forse perché l’odore di saliva misto a quello dei miei umori è ancora prepotentemente forte nelle narici.
O forse è il body nero che ho sotto, quello che alla fine ho scelto, quello che voglio prima mostrarti sinuosa e poi togliere appena mi sarai davanti.
Anzi no, voglio scoparti lasciandolo addosso.
Avevo dimenticato l’effetto che mi fa camminare fra la gente come nulla fosse. Essere vestita di jeans e maglioncino sobrio e sentire sotto la stoffa rigida, le cosce strette nelle calze auto reggenti.
Aspettare e aspettare facendo finta di niente e guardarmi intorno curiosa fingendo chissà quale interesse. Mostrarmi calma e pacata agli occhi degli altri, seria, composta, mai agitata. Come se non fosse tutto già iniziato nella mia testa, come se non fossi così bagnata, così eccitata.
E come sempre è questo che più mi fa sentire scoperta!
Essere già pronta.
Non abbiamo molto tempo hai detto e io non voglio sprecarne neanche un minuto.
La mano, tirando su la borsa, istintivamente sfiora il petto e l’impercettibile contatto con il balconcino audace del body mi fa sorridere inconsapevolmente.
“Se le serve qualcosa signora, chieda pure!”
Signora, mi fa sempre un certo effetto questa parola. Il ragazzo giovane con la bustina bianca in testa e il grembiule rosso, mi piomba di lato con piccole confezioni regalo che con impegno, inizia a sistemare.
Non mi giro nemmeno, ha interrotto un flusso di pensieri bollenti che è meglio tacere.
“Stavo ammirando l’estrema cura con cui avete preparato tutto..è difficile scegliere.”
Ma quanto sono brava a dire stronzate.
Una maestra. Eppure stamattina non riesco a darla a bere a nessuno.
“Bravi davvero!”
Lo dico ma non lo guardo, non è imbarazzo, nemmeno pudore.
Mi sento osservata, scrutata, sgamata. Come se potesse leggermi in faccia tutto, guardarmi attraverso i vestiti, annusare l’orgasmo di poco prima e immaginare quello di poco dopo. Lui come gli altri. Lui come ognuno. Come se tutti avessero capito che sono qui solo per prendere tempo, che sono irrequieta, cazzo, e che le mie intenzioni sono ben lontane da quelle di una signora che vuole comprare frutta secca.
E mi sento gelosa ora, anche solo delle intenzioni. Il ragazzo mi ringrazia contento e si toglie finalmente dai piedi. Come lui anche io abbandono quella che è diventata la mia postazione fissa da troppi minuti. Chissà che pensano tutti, a vedermi qui, così.
Alle casse scalpito. Una fila enorme per pagare poche cose che infilerò in borsa e mi porterò dietro mentre vago in zona aspettandoti.
Le persone hanno i carrelli letteralmente pieni, sono veloci qui ma la mia impazienza è incontrollata.
La notifica sul cellulare cambia però le carte in tavola. Come la peggiore delle clienti lascio tutto ciò che ho preso sul primo scaffale che vedo e svicolo fra la gente fino ad essere fuori.
“Sono appena arrivato. Camera 529.”
Poche parole, come nel tuo stile.
Le mani ancora mi tremano, quasi non riuscivo a sbloccare il codice.
Sono poco distante da te, non mi sono mai allontanata dall’albergo in modo da poterlo subito raggiungere.
È in pieno centro, decisamente esposto.
È stato davvero strano scoprire qualche tempo fa che una struttura del genere prenota le camere anche per poche ore.
Dalla fila alle casse alla hall sembra essere passato un attimo.
Sussulto quando alla reception dico che mi aspetti. Mi eccitano i pensieri di chi mi sta di fronte, che ci posso fare. La ragazza carina in divisa avrà incrociato il tuo sguardo poco fa e ti avrà sicuramente sorriso, ora incrocia il mio.
Sa bene che siamo qui per scopare e quanto mi piace che lo pensi.
Mi apri la porta a torso nudo e scalzo.
La tua sensualità mi investe senza darmi neanche il tempo di mettere insieme due parole sensate.
Mi avvicino subito per salutarti in bocca, la voglia che ho è quella urgente di sentirti addosso, quella di annusare il tuo buon odore, quella di affondarti il naso nel collo.
“Hai fatto presto, pensavo fossi ancora a casa”
Parli piano mentre mi sfili lentamente il maglione leggero.
“No..no..quale casa, mi conosci. Sono in strada da un pezzo.”
Come se non sapessi che fremo. Come se non sapessi che è da stamattina che provo cose e che da molto prima di ora ero in attesa.
Ti lascio fare cercando di non distogliere mai lo sguardo dal tuo. Voglio vederlo accendersi quando sarà completamente cambiata la scena. È da stamattina che aspetto ed è da stamattina che godo.
“Ti piace?”
Chiedo prima che tu dica qualsiasi cosa.
Annuisci divertito.
“E certo che mi piace..”
Ti allontani per guardarmi tutta.
Indietreggio un po’ abbassando i jeans già aperti, li tolgo e giro su me stessa perché tu possa vedere il body nero in ogni suo pizzo e ricamo.
Alla fine non conta quanto tempo abbiamo, finché ce l’abbiamo.
Sistemo le calze ed eccitata ti sorrido, tu ti avvicini e con un una mano dietro la nuca mi ti tiri a te stringendomi con l’altra il culo.
È a questo che pensavo prima davanti alle nocciole. Alle poche parole, a quello che non avremmo detto, all’incombente urgenza di passare ai fatti.
La tensione accumulata nell’attesa durata giorni, languidamente si scioglie. Non penso più al poco tempo che abbiamo, non penso più a niente. Siamo qui ora e siamo io e te soli.
Mi spingi verso il letto ben preparato di questa stanza pulita ed essenziale.
Togli pantaloni e mutande e ti siedi sul bordo, comodo e completamente nudo.
Sono davanti a te, la bocca affonda nelle tette, le dita smaniose cercano sotto la stoffa e trovano il buco del culo.
Quanto ti volevo, quanto, me lo sentivo scritto in faccia.
Muovo lentamente il bacino per sentirle tutte, più dentro, più a fondo, prima lente, poi veloci.
“Voglio fare l’amore” e riesco a dirtelo.
Con il corpo, con gli occhi, con un filo di voce spezzato in gola.
Ti stendi sulla coperta profumata, sono a cavalcioni su di te ora, le calze setose ti sfiorano la pelle, la fica fradicia e ancora costretta nella stoffa elegante del body, struscia sulla tua carne turgida smaniosa di prenderti dentro.
Mi alzo in piedi sul letto perché so che ti piace. E allo stesso modo piace a me, vederti sotto, nudo, mentre scendo lentamente a cosce aperte per impalarmi sul tuo cazzo duro che tieni in mano.
Sposto il body più che posso, senza toglierlo, rimanendo così come sono. Lo sento entrare, lo sento tutto e appoggiandomi al tuo petto mi spingo giù fino a dove riesco, fino a quando le ginocchia non cedono.
Le tue mani che mi stringono con forza i fianchi, accompagnano i movimenti circolari e studiati mentre ti cavalco decisa. E godo, godo di ogni tuo preciso affondo sincronizzato alla mia sensuale danza.
Lascio scivolare giù rivoli di saliva sporcandoti il petto, istintivamente cacci la lingua e ci sputo sopra mentre il suono del mio culo che sbatte sulle tue cosce forti mi manda fuori di testa.
Guardare il tuo cazzo che esce dalla mia fica per rientrare furioso, mi toglie il fiato, mi fa mancare la voce.
“Vieni..dai..vieni”
Il tuo tono caldo mi travolge, la schiena imperlata di sudore è attraversata da un violento brivido.
L’orgasmo monta e arriva intenso. Ansimo, affanno e spingendomi in avanti ti godo in bocca, baciandoti e mordendoti le labbra.
Resto su di te, accasciata, sfatta ma con la voglia incessante e mai pacata di ingoiare il tuo piacere.
Mi alzo, spostandomi indietro. La bocca scende lenta fra le tue cosce e la lingua accarezza la carne.
Prendo il cazzo in mano, lo avvicino al viso. Sposto i capelli di lato, lo annuso, lo poggio fra le labbra schiuse.
Sto per ingoiarlo e ti guardo negli occhi più maliziosa di prima.
Voglio il tuo cazzo da stamattina.
Mi sconvolge il fatto che da tempo ormai sia già tutto pronto per le vendite di Natale.
Ancora di più mi sconvolge che la gente, nonostante il periodo in cui ci troviamo, compri freneticamente come se Natale fosse domani.
Forse nell’incertezza di questi giorni, la certezza che, comunque andrà, Natale arriverà lo stesso, regala in anticipo, a tutti, un briciolo di normalità.
E allora fanculo la paura, sennò non me lo spiego.
A me sembrano così lontane le festività invece, non mi sembra ancora nemmeno autunno.
Il bel tempo e il caldo continuano ad avere la meglio sulle sporadiche piogge e su un cielo quasi mai grigio. Ho fatto un salto qui per le mandorle mi pare, o forse per le nocciole, nemmeno me lo ricordo più! Mi sto perdendo in pensieri futili come se non fossi già abbastanza distratta, come se non sentissi già la testa completamente vuota.
Se fossi uscita subito, invece di perdere tempo a guardarmi allo specchio e a provare intimo, probabilmente non sarei nemmeno entrata qui.
Avrei fatto qualche commissione più importante per ingannare il tempo, sì, ma l’avrei fatta un po’ prima, non a quest’ora in cui, all’improvviso, tutto il mondo, sembra essersi ricordato di dover comprare cose.
In realtà non ce la facevo più a stare a casa.
So che mi chiamerai più tardi, che è presto ora, ma fremevo aspettando e avevo un gran bisogno di uscire e prendere aria.
Mi sento gli occhi addosso però, una sensazione che provo da quando mi sono chiusa la porta alle spalle.
Ogni sguardo nella mia direzione ed ogni occhiata sfuggente, anche non intenzionale, mi fa sentire come colta con le mani nel sacco. Forse perché poco fa mi hai fatto venire una fottuta voglia che ho sfogato toccandomi, forse perché l’odore di saliva misto a quello dei miei umori è ancora prepotentemente forte nelle narici.
O forse è il body nero che ho sotto, quello che alla fine ho scelto, quello che voglio prima mostrarti sinuosa e poi togliere appena mi sarai davanti.
Anzi no, voglio scoparti lasciandolo addosso.
Avevo dimenticato l’effetto che mi fa camminare fra la gente come nulla fosse. Essere vestita di jeans e maglioncino sobrio e sentire sotto la stoffa rigida, le cosce strette nelle calze auto reggenti.
Aspettare e aspettare facendo finta di niente e guardarmi intorno curiosa fingendo chissà quale interesse. Mostrarmi calma e pacata agli occhi degli altri, seria, composta, mai agitata. Come se non fosse tutto già iniziato nella mia testa, come se non fossi così bagnata, così eccitata.
E come sempre è questo che più mi fa sentire scoperta!
Essere già pronta.
Non abbiamo molto tempo hai detto e io non voglio sprecarne neanche un minuto.
La mano, tirando su la borsa, istintivamente sfiora il petto e l’impercettibile contatto con il balconcino audace del body mi fa sorridere inconsapevolmente.
“Se le serve qualcosa signora, chieda pure!”
Signora, mi fa sempre un certo effetto questa parola. Il ragazzo giovane con la bustina bianca in testa e il grembiule rosso, mi piomba di lato con piccole confezioni regalo che con impegno, inizia a sistemare.
Non mi giro nemmeno, ha interrotto un flusso di pensieri bollenti che è meglio tacere.
“Stavo ammirando l’estrema cura con cui avete preparato tutto..è difficile scegliere.”
Ma quanto sono brava a dire stronzate.
Una maestra. Eppure stamattina non riesco a darla a bere a nessuno.
“Bravi davvero!”
Lo dico ma non lo guardo, non è imbarazzo, nemmeno pudore.
Mi sento osservata, scrutata, sgamata. Come se potesse leggermi in faccia tutto, guardarmi attraverso i vestiti, annusare l’orgasmo di poco prima e immaginare quello di poco dopo. Lui come gli altri. Lui come ognuno. Come se tutti avessero capito che sono qui solo per prendere tempo, che sono irrequieta, cazzo, e che le mie intenzioni sono ben lontane da quelle di una signora che vuole comprare frutta secca.
E mi sento gelosa ora, anche solo delle intenzioni. Il ragazzo mi ringrazia contento e si toglie finalmente dai piedi. Come lui anche io abbandono quella che è diventata la mia postazione fissa da troppi minuti. Chissà che pensano tutti, a vedermi qui, così.
Alle casse scalpito. Una fila enorme per pagare poche cose che infilerò in borsa e mi porterò dietro mentre vago in zona aspettandoti.
Le persone hanno i carrelli letteralmente pieni, sono veloci qui ma la mia impazienza è incontrollata.
La notifica sul cellulare cambia però le carte in tavola. Come la peggiore delle clienti lascio tutto ciò che ho preso sul primo scaffale che vedo e svicolo fra la gente fino ad essere fuori.
“Sono appena arrivato. Camera 529.”
Poche parole, come nel tuo stile.
Le mani ancora mi tremano, quasi non riuscivo a sbloccare il codice.
Sono poco distante da te, non mi sono mai allontanata dall’albergo in modo da poterlo subito raggiungere.
È in pieno centro, decisamente esposto.
È stato davvero strano scoprire qualche tempo fa che una struttura del genere prenota le camere anche per poche ore.
Dalla fila alle casse alla hall sembra essere passato un attimo.
Sussulto quando alla reception dico che mi aspetti. Mi eccitano i pensieri di chi mi sta di fronte, che ci posso fare. La ragazza carina in divisa avrà incrociato il tuo sguardo poco fa e ti avrà sicuramente sorriso, ora incrocia il mio.
Sa bene che siamo qui per scopare e quanto mi piace che lo pensi.
Mi apri la porta a torso nudo e scalzo.
La tua sensualità mi investe senza darmi neanche il tempo di mettere insieme due parole sensate.
Mi avvicino subito per salutarti in bocca, la voglia che ho è quella urgente di sentirti addosso, quella di annusare il tuo buon odore, quella di affondarti il naso nel collo.
“Hai fatto presto, pensavo fossi ancora a casa”
Parli piano mentre mi sfili lentamente il maglione leggero.
“No..no..quale casa, mi conosci. Sono in strada da un pezzo.”
Come se non sapessi che fremo. Come se non sapessi che è da stamattina che provo cose e che da molto prima di ora ero in attesa.
Ti lascio fare cercando di non distogliere mai lo sguardo dal tuo. Voglio vederlo accendersi quando sarà completamente cambiata la scena. È da stamattina che aspetto ed è da stamattina che godo.
“Ti piace?”
Chiedo prima che tu dica qualsiasi cosa.
Annuisci divertito.
“E certo che mi piace..”
Ti allontani per guardarmi tutta.
Indietreggio un po’ abbassando i jeans già aperti, li tolgo e giro su me stessa perché tu possa vedere il body nero in ogni suo pizzo e ricamo.
Alla fine non conta quanto tempo abbiamo, finché ce l’abbiamo.
Sistemo le calze ed eccitata ti sorrido, tu ti avvicini e con un una mano dietro la nuca mi ti tiri a te stringendomi con l’altra il culo.
È a questo che pensavo prima davanti alle nocciole. Alle poche parole, a quello che non avremmo detto, all’incombente urgenza di passare ai fatti.
La tensione accumulata nell’attesa durata giorni, languidamente si scioglie. Non penso più al poco tempo che abbiamo, non penso più a niente. Siamo qui ora e siamo io e te soli.
Mi spingi verso il letto ben preparato di questa stanza pulita ed essenziale.
Togli pantaloni e mutande e ti siedi sul bordo, comodo e completamente nudo.
Sono davanti a te, la bocca affonda nelle tette, le dita smaniose cercano sotto la stoffa e trovano il buco del culo.
Quanto ti volevo, quanto, me lo sentivo scritto in faccia.
Muovo lentamente il bacino per sentirle tutte, più dentro, più a fondo, prima lente, poi veloci.
“Voglio fare l’amore” e riesco a dirtelo.
Con il corpo, con gli occhi, con un filo di voce spezzato in gola.
Ti stendi sulla coperta profumata, sono a cavalcioni su di te ora, le calze setose ti sfiorano la pelle, la fica fradicia e ancora costretta nella stoffa elegante del body, struscia sulla tua carne turgida smaniosa di prenderti dentro.
Mi alzo in piedi sul letto perché so che ti piace. E allo stesso modo piace a me, vederti sotto, nudo, mentre scendo lentamente a cosce aperte per impalarmi sul tuo cazzo duro che tieni in mano.
Sposto il body più che posso, senza toglierlo, rimanendo così come sono. Lo sento entrare, lo sento tutto e appoggiandomi al tuo petto mi spingo giù fino a dove riesco, fino a quando le ginocchia non cedono.
Le tue mani che mi stringono con forza i fianchi, accompagnano i movimenti circolari e studiati mentre ti cavalco decisa. E godo, godo di ogni tuo preciso affondo sincronizzato alla mia sensuale danza.
Lascio scivolare giù rivoli di saliva sporcandoti il petto, istintivamente cacci la lingua e ci sputo sopra mentre il suono del mio culo che sbatte sulle tue cosce forti mi manda fuori di testa.
Guardare il tuo cazzo che esce dalla mia fica per rientrare furioso, mi toglie il fiato, mi fa mancare la voce.
“Vieni..dai..vieni”
Il tuo tono caldo mi travolge, la schiena imperlata di sudore è attraversata da un violento brivido.
L’orgasmo monta e arriva intenso. Ansimo, affanno e spingendomi in avanti ti godo in bocca, baciandoti e mordendoti le labbra.
Resto su di te, accasciata, sfatta ma con la voglia incessante e mai pacata di ingoiare il tuo piacere.
Mi alzo, spostandomi indietro. La bocca scende lenta fra le tue cosce e la lingua accarezza la carne.
Prendo il cazzo in mano, lo avvicino al viso. Sposto i capelli di lato, lo annuso, lo poggio fra le labbra schiuse.
Sto per ingoiarlo e ti guardo negli occhi più maliziosa di prima.
Voglio il tuo cazzo da stamattina.
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