Lo stupro perfetto

di
genere
dominazione

Oggi l’estate è perfetta. Sono sdraiata al mare sul mio asciugamano blu. Pancia a terra, per sentire meno il calore del sole sul viso. Il vento fra i capelli mi accarezza. La mia pelle è dorata e calda, troppo calda.

Ti guardo.Ti spio da sotto al mio braccio, che tengo sopra alla testa. Sento i miei seni che si schiacciano sul telo e sembrano gonfi.
Sei bello come un cavallo da corsa. Con i muscoli che sono un fascio perfetto e ti disegnano il corpo.
Chiudo gli occhi e spero che tu svanisca prima che io muoia.

Mi concentro sul piacevole suono delle onde che s’infrangono sulla battigia.
Mi calmano e mi cullano. Su e giù…su e giù…Dentro e fuori….dentro e fuori…dentro… e ancora più dentro…dentro e ancora….Mio Dio sto per venire! Ci sei tu dentro di me e ti sento fino a provare dolore.
No! Non voglio ancora venire!

Mi alzo e ti cerco con lo sguardo. Sei nell’acqua e mi stai osservando.
Mi hai sentita gemere? Perché mi guardi così, negli occhi, come se mi conoscessi già?
Si sente fin dove sei che ti voglio?

Entro in acqua, piano. E’ fredda. I miei capezzoli diventano duri e appuntiti. Aspetto che le gambe si adattino alla temperatura dell’acqua.. Faccio uno strano gioco con le dita delle mani che disegnano circoli sulla superficie. Realizzo vortici artificiali attorno a me. Forse cerco di stemperare il gelo liquido col calore che si sprigiona dal mio corpo.
E tu mi guardi e ti sdrai all’indietro per bagnarti la testa.

Hai le labbra carnose e sode. Gli occhi scuri. La pelle lucida e mani grandi.
Una tua mano aperta copre metà della mia schiena. Sul tuo torace potrei accovacciarmi tutta intera.
Sono troppo piccola per te. Averti dentro potrebbe essere doloroso e feroce, ma non chiedo altro.

Ti tuffi. Nuoti sott’acqua. Sei un delfino e ti muovi con eleganza. Il mare è il tuo elemento. Già mi tradisci con lui e ancora non mi hai stuprata.

Ti vedo, sul fondale. Arrivi a toccarmi le gambe, le sfiori. Con le braccia mi costringi ad allargarle e infili la mano nelle mutande del mio costume. M’infili le dita nella vagina e spingi fino in fondo e con l’altra mano mi sorreggi le reni. Due dita insieme ed io sono come paralizzata tra le tue mani, così grandi da coprirmi tutta la vita e i fianchi.
Spingi e mi porti a galla.Torno giù per sentire che ancora spingi, spingi e spingi un’altra volta…

Non so se urlare dal piacere o dalla vergogna.

Mi fai girare e cerchi di farmi stare sdraiata in superficie. Vorresti far credere che mi stai insegnando a nuotare e così sfili il cazzo dal tuo costume e me lo infili dentro, senza troppa gentilezza.

Io galleggio tenuta dal tuo membro, così duro da sembrare un timone. Mi tiene a galla, mi porta avanti. Metti le mani sulle mie spalle e spingi fino a farti sentire dentro ad occupare tutto il mio ventre che cerca disperatamente di accoglierti.

Gemo e mi scendono le lacrime dagli occhi perché vorrei non finisse mai. Il tuo sborro mi riempie e riscalda. Scola denso e si disperde nell’acqua. Ti sento gemere e respirare come se volessi gonfiare le vele di questa caravella. So che non riuscirò a pulirmi completamente. Aspetto che l’umore della tua terra scenda lungo l’interno delle mie cosce e mi lavo, mi lavo …mi lavo…perché tu, non ci sei più.
scritto il
2021-02-20
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