La mia prima volta a quasi settantanni 3.
di
Checco752.
genere
etero
Dopo giorni che non andavo da lei e non sentivo al telefono Arianna, suonò il cellulare ed era proprio lei:Arianna, che m'invitava ad andare da lei e con un buon "gruzzolo" da lasciarle. Fui subito al suo portone e poco dopo mi trovavo difronte alla gnoccolona che prediligevo da sempre ormai. Mi disse che ne aveva una molto carina, particolare e di recente non più vergine ma ancora ben strettina che anche un suo dito che le aveva infilato in figa, entrò sentendo le pareti ben salde tra loro. La ragazza ci fece attendere un poco ma mi spiegò Arianna che si stava togliendo "l'abito di lavoro" e poi sarebbe venuta in salotto. Quando si presentò, notai subito che era una bella ragazza, ben formata con viso bellissimo, seno medio, fianchi larghi ben risaltati da reggicalze e slippino nero ed un culo appetitoso. Fu Arianna a farmi eccitare molto, raccontandomi che la morettina era in realtà una Suora ma che si offriva per soldi al fine di guadagnare molto in poco tempo, per poi avere la tranquillità economica e "spogliarsi" lasciando il Convento e vivere con una attività commerciale, la sua passione. Mi eccitò molto lo scopare una Suora ed allora non persi tempo in chiacchiere e mi portai la ragazza in camera. La pregai di lasciarsi addosso calze e reggicalze, facendole solo togliere gli slippini ed il reggiseno, poi fui io ad abbassarle le mutandine per scoprire il bel culo sodo e tosto che le palpai a lungo, poi, senza preamboli le spalancai le cosce e, dopo leccatale la figa, le chiesi di insalivarmi il cazzo con un breve bocchino e subito dopo la scopai freneticamente fino a sborrare tutto sulla pancia, evitando, senza preservetivo, di crearle problemi. Dopo che lei si occupò di ripulirmi il cazzo con un lungo bocchino, le dissi di rigirarsi a pancia sotto e nuovamente le allargai le gambe per possederla inculandola, cosa che feci senza insalivarle l'ano e le appoggiai il glande al forellino che sentivo stringersi ed allargarsi insieme. Lì fui deciso:la penetrai inculandola senza scrupoli, facendola così urlare ma le tappai la bocca con la mano e continuai a stantuffarle il culetto, fino anche lì, a sborrarle tutto dentro e sentii alla conclusione il suo profondo sospiro che segnalava la fine della sua sofferenza, ma io che ormai mi potevo anche considerare un neo-sadico, volli farle ricordare la dolorosa penetrazione grazie al mio possente batacchio, seguita poi da una lunga e sonora sculacciata che rigenerò dolore in lei tanto da farla nuovamente urlare ed infatti Arianna irruppe nella stanza e mi pregò di terminare il gioco. Lo feco amaramente ma, dopo che mi ero rivestito e ricomposto, mi sedetti sul divano accanto ad Arianna per darle i quattrocento euro pattuiti, però, una volta lasciati a lei gli euro, la afferrai ai fianchi, la posi sulle mie ginocchia e le sollevai la gonna, abbassandole poi le mutandine e...giù sculaccioni sonori ed assai dolorosi per lei. Dopo che contai una ventina di sculacciate, le chiesi se ne voleva ancora oppoure no; m'implorò di smetterla ed in cambio mi avrebbe offerto un suo bocchino. Il gioco mi prese moltissimo ed infine la sdraiai sul divano per aprirle le cosce e leccarle la figa che all'occasione si era imbevuta di umori argentei e saporitissimi al gusto di albicocca. Dopo mi ricomposi e me ne andai via. Nell'uscire dal portone vidi un supermercato e ci entrai per fare un pò di spesa; dopo pochi minuti che ero lì, vidi entrare una Suora e notai benissimo che si trattava di Margherita, quella che poco prima avevo scopato ed inculato. Mi affiancai a lei e le chiesi se era disposta a venire con me a casa mia, facendomi risparmiare la parte degli euro destinati ad Arianna e lì Margherita fu precisissima chiarendomi che lei voleva duecento euro ed il resto, era per Arianna che scoprii subito:altri diecento. Visto e considerato che ne risparmiavo la metà, proposi a Margherita di offrirle duecentocinquanta e, per il mattino dopo mi avrebbe raggiunto a casa mia. Le diedi quindi il mio indirizzo e venti euro per il taxi e ci lasciammo riprendendo la propria strada.
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