Pensieri e desideri

di
genere
etero

“Non desiderare la donna d’altri.”
Già.
Semplice a dirsi.
Molto più difficile a farsi, però.
Soprattutto quando succede di trovarsi vicino ad una donna come quella che, di nascosto e con estrema attenzione, sto osservando da una decina di minuti.

I bar e le taverne che affacciano su questo assolato lungomare di Andissa sono affollate di turisti.
A stento mi sono conquistato un tavolino, protetto dai raggi del sole da un largo e quadrato ombrellone bianco: il bicchiere di birra ghiacciata che il cameriere mi ha appena servito solletica meravigliosamente la mia gola, benedetta panacea per la mia sete.
E soltanto quelle gocce di condensa che, invitanti, scivolano lungo il vetro, sarebbero sufficienti a placare la mia arsura.
Tra una sorsata e l’altra della spumeggiante e bionda bevanda, osservo affascinato la ragazza che è seduta al tavolino di fronte al mio.

Dire che è bella è dire poco.
Splendida.
Incantevole.
Seducente.
Attraente.
Scegliete voi l’aggettivo che preferite.
Tanto sono tutti inadeguati per descrivere la sua straordinaria avvenenza.
Perché lei è una di quelle donne che hanno un fascino innato, un fascino che le permea e le illumina, che le avvolge e le esalta: una di quelle donne che ti lasciano senza fiato al solo guardarle, anche soltanto di sfuggita.
Come si fa a non desiderare una donna così ?

La birra mi rinfresca, ma il caldo che ora sento non è più causato dai quaranta gradi di questa torrida giornata di agosto.
E’ lei la mia fonte di calore, il mio sole personale, i cui raggi rischiano pericolosamente di ustionare la mia anima.
Sono solo pochi minuti che i miei occhi si sono posati su di lei.
Ed ora la osservo parlare, gesticolare, ridere e scherzare con l’uomo che le siede di fronte.
Anche solo il modo in cui porta elegantemente il bicchiere di caffè freddo alle labbra ha una grazia incredibile, unica e particolarissima.

I morbidi capelli neri le ricadono sulle spalle, lasciate scoperte dal leggero vestito estivo: mi sembra di sentirli tra le mani, vaporosi e profumati, e li immagino sciolti su un cuscino, ad impreziosirle il viso incantevole che la natura le ha donato.
Occhi verdi e profondi, naso piccolo e cesellato, bocca generosa, denti candidi, labbra da sogno, pelle luminosa e delicata.
Un viso da tenere tra le mani, da percorrere in punta di dita, quasi a sottolinearne ogni minimo particolare, per apprezzarne fino in fondo l’indiscutibile perfezione.

Penso che perdersi su quelle labbra sia il sogno di ogni uomo.
Sentirne con la bocca la morbidezza, assaporare la sua lingua con un bacio intenso e senza fine: in questo momento credo sia questo il paradiso nel quale vorrei finire per l’eternità.

Le braccia tornite, lasciate scoperte dal vestito, sono fatte per abbracciare, stringere a sé, regalare emozioni e piaceri.
Come le mani, eleganti, dalle dita agili e snelle e con le lunghe e curate unghie laccate di un bianco perlaceo, quasi trasparente: mani che evocano pensieri che quasi mi vergogno di provare, perché di una ragazza così io mi innamorerei in un attimo, se forse già non me ne sono innamorato, e qualunque altro pensiero sarebbe un insulto alla delicatezza del sentimento che mi si agita impazzito tra cuore e stomaco.
Il sesso, con lei, sarebbe una conseguenza, un meraviglioso frutto da assaporare lentamente, ma non potrebbe mai essere la ragione principale del mio interesse per lei.
Vorrei dirti che ti amo, splendida sconosciuta.
Vorrei, ma non posso.
Perché non è lecito desiderare la donna d’altri.

La vedo andar via, mano nella mano con il suo uomo.
E sono assalito da un senso di profonda ingiustizia.
Perché una donna così bella non dovrebbe avere un uomo, ma come un affresco di Michelangelo dovrebbe regalare felicità agli occhi di chiunque voglia ammirarla.
Un’opera d’arte è di chi l’apprezza, e deve essere esposta per donare piacere a chi la sa amare.

Il tavolino di fronte al mio ha ora due nuovi occupanti.
Una coppia sulla trentina sta ordinando un qualcosa al cameriere.
Guardo solo per un attimo la ragazza che ha preso il posto di quella che mi ha fatto battere il cuore.
E anche questa, in tutta onestà, è una bella donna, curata ed elegante, ma lontana anni luce dalla sconosciuta della quale mi sono innamorato in pochi istanti.
Questa volta non mi è difficile non desiderare la donna d’altri.

Con un ultima e lunga sorsata finisco la mia birra, ora diventata tiepida.
Mi alzo dalla sedia e vado via, lasciando il mio tavolino libero per altri accaldati turisti.

Non la vedrò mai più.
Un incontro durato un attimo.
Un’apparizione sfumata in un baleno.
Una passione di pochi momenti.
E già il ricordo del suo volto, nella mia mente, tende a sbiadire, ed i particolari si confondono e si affievoliscono.

Ma non per questo smetterò mai di amarla.

Fine

scritto il
2012-02-25
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