Il viaggio di Cecilia 1
di
beatrice
genere
sentimentali
Roma, porto di Ripetta
Giunse veloce la mattina, prima del solito.
Forse la trepidazione per la partenza o l'ansia per l'ignoto che stavo per affrontare.
Avevo passato la notte avvinghiata alla mia pseudomamma, ormai rassegnata ad assecondarmi,
e mi svegliai che, però, era già in piedi e col bagno pronto:
"xypna... mora mou... kalimera!"
mi svegliò carezzandomi e, sbadigliando risposi stiracchiandomi:
"mmh... aahha... kaalimelaaa nina... mi sveglio, mi sveglio",
"non vorrai partire sudaticcia...",
"no certo, mi mancherà il tuo
-bambina mia- al mattino...",
"tanto torni presto vero?",
"spero di si e con le idee chiare"
mi lasciai scivolare fin sotto l'acqua e rimasi in apnea qualche secondo.
Nella sacca avevo messo il libro e le lettere che non avevo ancora letto, un abito decente, non si sa mai, uno cambio normale, la tunica di lino riadattata ad abito, e le mie arcinote sottovesti; scarpe due paia; a Firenze, mi dissi, avrei comprato un sandalo nuovo; presi la spazzola, e avevo saccheggiato un sacchetto di polvere d'henna a Perla.
Per andare in Veneto non si passa certo da Firenze, si dirà, ma li potevo contare sugli amici e poi volevo rivede tante persone, soprattutto Giovanni.
Ma prima di partire, davanti la porta aperta, dissi:
"Perla, nina mia, per ogni bisogno, in queste settimane che non mi vedranno a Roma, recati dai miei amici li al palazzo sul fiume ci sarà sempre la porta aperta per te, c'è anche una dote al mio nome vero e tuo",
"hai accostato il tuo immacolato a quello di questa meretrice?"
chiese cogli occhi lucidi,
"ti devo la vita, sei mia mamma, se non era per te ci sarei morta scappando persa per i vicoli! se preferisci ci ho fatto scrivere anche Kyriake Margaritis"
l'abbracciai forte, e lei con gli ultimi avvertimenti:
"fai attenzione, non ti fidare mai di nessuno... ti conosco: sei gentile, amichevole e generosa, in troppi possono approfittare, stai all'erta... e...",
"so badare a me stessa...",
"ma fuori le mura è diverso, vedi, non hai la sacca per la notte!",
"che sacca?"
chiesi sorpresa,
"bimba mia, le locande sono fetide, vorrai mica dormire in quelle lenzuola? te l'ho preparata: quando arrivi sciogli il fiocco e srotoli sul giaciglio questo mantello di cuoio, dentro c'è un lenzuolo e una coperta e quattro blocchetti di canfora: li metti sopra la testa e sotto i piedi, terranno lontane pulci e pidocchi. chiuditi bene in stanza",
"come farò senza di te!"
le lacrime caddero copiose dai quattro occhi, uscii in strada e salutai ancora Perla affacciata.
Poi svoltai e vidi un carrozzino da nolo fermo, oltre la piazzetta, lungo la siepe del porto e il cocchiere, dal vestito raggrinzito ma pulito e col berretto appoggiato sul ginocchio, stava seduto su un gradino del molo a chiacchierare coi barcaroli, era di spalle ma sembrava carino, mi avvicinai e chiesi:
"buongiorno signore, è suo il carrozzino?",
"eeh! buongiorno madama troppa gentilezza la vostra",
"Emilio! ma parla come magni, porchettaro d'Ariccia!!"
gridò un barcarolo,
"ecciai raggione Ettorì! naa fo!"
gli rispose svelto e poi a me:
"scusatelo, sta a urlà sempre ma è bbuono; andove ve devo da portà?"
"devo andare a Viterbo più in fretta possibile, per favore"
dissi agitata,
"ao!! so' mica na diligenza! 'a posso portà a Bracciano perché ce conosco qualcuno, più de trentatré mija 'unne posso fa, ar Mansio Novo, sulla cassia, ce devo de girà e tornà de corsa! sinnò trovo 'e porte chiuse!"
ribatté sorridente e bonario,
"perdonatemi non lo sapevo, accompagnatemi alle partenze allora, grazie",
"ce mancherebbe 'n c'è probblema; ve ce porto subbito, che stanno pe' partì!"
caricò sacche e me, s'aggrappò alle redini e partì veloce, dritto, lungo via macello, quasi ci ribaltammo girando in via Lata, in piazza del colonnone vidi già le diligenze pronte per Firenze, Siena, o Ferrara.
si fermò di fronte al portone dell'allora non finito palazzo Aldobrandini, gli pagai il baiocco della corsa e mi aiutò con le sacche. Stavo per partire su quella carrozza che tutto sembrava fuorché comoda, ma il desiderio era tanto. Corsi al banco e saldai il viaggio: cinque scudi!!!
Grazie Marcello, pensai....
storia di una fiorentina del '600
puntate pubblicate:
- redenzione
- cecilia e antonio
- i finti genitori
- palazzo venezia
- la notte
- il risveglio
- chiara e gianbattista
- cecilia e alessandro
- la scommessa
- il viaggio di Cecilia (serie)
Giunse veloce la mattina, prima del solito.
Forse la trepidazione per la partenza o l'ansia per l'ignoto che stavo per affrontare.
Avevo passato la notte avvinghiata alla mia pseudomamma, ormai rassegnata ad assecondarmi,
e mi svegliai che, però, era già in piedi e col bagno pronto:
"xypna... mora mou... kalimera!"
mi svegliò carezzandomi e, sbadigliando risposi stiracchiandomi:
"mmh... aahha... kaalimelaaa nina... mi sveglio, mi sveglio",
"non vorrai partire sudaticcia...",
"no certo, mi mancherà il tuo
-bambina mia- al mattino...",
"tanto torni presto vero?",
"spero di si e con le idee chiare"
mi lasciai scivolare fin sotto l'acqua e rimasi in apnea qualche secondo.
Nella sacca avevo messo il libro e le lettere che non avevo ancora letto, un abito decente, non si sa mai, uno cambio normale, la tunica di lino riadattata ad abito, e le mie arcinote sottovesti; scarpe due paia; a Firenze, mi dissi, avrei comprato un sandalo nuovo; presi la spazzola, e avevo saccheggiato un sacchetto di polvere d'henna a Perla.
Per andare in Veneto non si passa certo da Firenze, si dirà, ma li potevo contare sugli amici e poi volevo rivede tante persone, soprattutto Giovanni.
Ma prima di partire, davanti la porta aperta, dissi:
"Perla, nina mia, per ogni bisogno, in queste settimane che non mi vedranno a Roma, recati dai miei amici li al palazzo sul fiume ci sarà sempre la porta aperta per te, c'è anche una dote al mio nome vero e tuo",
"hai accostato il tuo immacolato a quello di questa meretrice?"
chiese cogli occhi lucidi,
"ti devo la vita, sei mia mamma, se non era per te ci sarei morta scappando persa per i vicoli! se preferisci ci ho fatto scrivere anche Kyriake Margaritis"
l'abbracciai forte, e lei con gli ultimi avvertimenti:
"fai attenzione, non ti fidare mai di nessuno... ti conosco: sei gentile, amichevole e generosa, in troppi possono approfittare, stai all'erta... e...",
"so badare a me stessa...",
"ma fuori le mura è diverso, vedi, non hai la sacca per la notte!",
"che sacca?"
chiesi sorpresa,
"bimba mia, le locande sono fetide, vorrai mica dormire in quelle lenzuola? te l'ho preparata: quando arrivi sciogli il fiocco e srotoli sul giaciglio questo mantello di cuoio, dentro c'è un lenzuolo e una coperta e quattro blocchetti di canfora: li metti sopra la testa e sotto i piedi, terranno lontane pulci e pidocchi. chiuditi bene in stanza",
"come farò senza di te!"
le lacrime caddero copiose dai quattro occhi, uscii in strada e salutai ancora Perla affacciata.
Poi svoltai e vidi un carrozzino da nolo fermo, oltre la piazzetta, lungo la siepe del porto e il cocchiere, dal vestito raggrinzito ma pulito e col berretto appoggiato sul ginocchio, stava seduto su un gradino del molo a chiacchierare coi barcaroli, era di spalle ma sembrava carino, mi avvicinai e chiesi:
"buongiorno signore, è suo il carrozzino?",
"eeh! buongiorno madama troppa gentilezza la vostra",
"Emilio! ma parla come magni, porchettaro d'Ariccia!!"
gridò un barcarolo,
"ecciai raggione Ettorì! naa fo!"
gli rispose svelto e poi a me:
"scusatelo, sta a urlà sempre ma è bbuono; andove ve devo da portà?"
"devo andare a Viterbo più in fretta possibile, per favore"
dissi agitata,
"ao!! so' mica na diligenza! 'a posso portà a Bracciano perché ce conosco qualcuno, più de trentatré mija 'unne posso fa, ar Mansio Novo, sulla cassia, ce devo de girà e tornà de corsa! sinnò trovo 'e porte chiuse!"
ribatté sorridente e bonario,
"perdonatemi non lo sapevo, accompagnatemi alle partenze allora, grazie",
"ce mancherebbe 'n c'è probblema; ve ce porto subbito, che stanno pe' partì!"
caricò sacche e me, s'aggrappò alle redini e partì veloce, dritto, lungo via macello, quasi ci ribaltammo girando in via Lata, in piazza del colonnone vidi già le diligenze pronte per Firenze, Siena, o Ferrara.
si fermò di fronte al portone dell'allora non finito palazzo Aldobrandini, gli pagai il baiocco della corsa e mi aiutò con le sacche. Stavo per partire su quella carrozza che tutto sembrava fuorché comoda, ma il desiderio era tanto. Corsi al banco e saldai il viaggio: cinque scudi!!!
Grazie Marcello, pensai....
storia di una fiorentina del '600
puntate pubblicate:
- redenzione
- cecilia e antonio
- i finti genitori
- palazzo venezia
- la notte
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- chiara e gianbattista
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- la scommessa
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