Ilaria, l'esibizione
di
Matty73
genere
esibizionismo
Mediterranea. Ilaria è cosí, mora, capelli mossi lunghi, formosi, un seno sodo e abbondante, un culone grande e morbido. Praticamente la copia di mia madre, sarà per questo che mi piace? A 16 anni ho avuto un orgasmo davanti a mia madre, mentre mi faceva le coccole mattutine per svegliarmi, prima di andare a scuola. Non ho mai capito se se n'è accorta.
Ilaria ha 19 anni, io 22, stiamo insieme da poco e i nostri pomeriggi estivi passano in maniera classica, niente di strano. Usciamo con gli amici, andiamo a passeggiare al Corso, quando possiamo corriamo a pomiciare sul prato di una villa cittadina.
Il sesso è un problema, a casa sua c'è sempre quel rompipalle del fratello, un bestione grasso e pelato, arrogante e presuntuoso quanto nullafacente. A casa mia c'è mia sorella, studiosa come pochi, sempre dedita al suo sogno di diventare professoressa.
Come si fa a scopare, cosí? Ovvio poi che ogni occasione diventa oro.
La prima sopata fu memorabile, piú per il contesto che per l'esito. Siamo sdraiati su un prato, Villa Pamphili, vicino ad un gruppetto di alberi che ci protegge da sole, piú che dagli sguardi. Siamo ben distanti dal sentiero, comunque, che dista oltre 100 metri. Siamo piú vicini alla strada, ma le auto sfrecciano veloci. Ah, no. C'è la fermata dell'autobus proprio lí. Vabbè, non fa niente, staremo attenti.
Ci sdraiamo, Ilaria alla mia sinistra, si sporge su di me, appoggia i suoi meravigliosi seni su di me e inizia a baciarmi dolcemente.
"Cazzo, gli stessi grandi e sodi seni di mia madre quando mi sveglia la mattina e si china su di me." - penso, ma caccio via quel pensiero. Non è sano.
Abbraccio Ilaria, ci baciamo per un tempo infinito, la sua lingua è delicata, quasi timorosa, picchietta la mia, fugge, torna, si spinge in fondo. Un incontro di scherma.
La sua mano scende, lenta ma inesorabile, fino al mio cazzo. Strofina piano il palmo sui miei jeans ed io inizio a guardarmi intorno, ho paura che ci vedano. Il cazzo diventa duro, quella pressione lenta e altalenante sta facendo l'effetto cercato. Quanto mi piace. Lalletta, come veniva chiamata in famiglia, continua a baciarmi con dolcezza. Questo è meraviglioso della mia giovane donna, è dolce, è tenera, mai volgare. I suoi occhi sembrano quelli dei cucciolotti di pelouche, fatti per intenerire chi guarda. Doti rare.
Apre la zip. Mi guardo intorno. Dietro nessuno, ma dalla vicina (troppo vicina) fermata del bus ci vedono eccome, e pure bene.
"Amore, ci vedono"
Non risponde, estrae il mio cazzo desideroso di ricevere le attenzioni della giovane femmina mediterranea.
Guardo verso la fermata, nessuno sembra far caso a noi. Anche Ilaria si gira verso quella decina di persona che aspetta sotto il sole. Tutto ok.
Si rivolge verso di me, verso il mio membro e inizia a picchiettarlo di bacetti a bocca stretta, proprio sulla punta. Allarga appena le labbra e continua, sempre sulla punta, con dei baci un po' piú "umidi".
Giuro, stavo da dio, l'erba fresca sotto le mie mani, il vento leggero che faceva ondeggiare le foglie. Spettacolo.
Ora apre la bocca e si infila il cazzo, umido della sua saliva, fino a dove le piace. Sento suo calore. Appoggia la guancia sul mio addome, portando giú il cazzo.
Lo succhia, non amo molto quella posizione, perché vedo solo i suoi capelli, ma va bene lo stesso perché posso comunque ascoltare.
"Mmmmm, mmmmm, mmmm"
Ilaria mugola quando mi spompina, sempre. Non so perché, lo fa. Mugola e geme come se fosse lei ad essere leccata. Una pompa fatta da lei è come un concerto, mugolii, gemiti e il risucchio tipico dei pompini seri.
Guardo verso la fermata, un ragazzo si è accorto di noi. Ci sta guardando.
"Ilaria, ci guardano!"
Il ragazzo chiama l"amico e ci indica. Ridono. Continuano a guardare.
Cristo come sono vicini, se io li vedo cosí bene, anche loro vedranno noi.
"Ilaria"
Lalla si gira un po' verso la fermata, sempre col cazzo in bocca, e sbircia di traverso. Li vede.
"Non mi importa " - risponde.
Si stacca, tiene sempre il cazzo con la mano e si sposta. Non si sposta, però, per chiudere la visuale ai due ragazzi, si sposta piú lateralmente. Ora si che ci vedranno. Li guarda e cambia anche modo di succhiarmelo. Ora il cazzo è perfettamente verticale, lo vedono perfettamente dalla fermata, e lei inzia un su e giú splendido. È impossibile, anche a distanza, non capire.
Una delle cose piú belle dei pompini è vedere la bocca che nasconde e poi svela un cazzo venoso. E si vedeva bene, altroché. Una ragazza alla fermata sente ridere i due e si gira. Si porta la mano davanti alla bocca e ride. Guarda anche lei.
Stiamo dando spettacolo, ma non mi importa, anzi. Devo dire che mi diverte.
Ilaria si ferma, tira fuori il membro, lo lecca sulla punta.
Ormai tutte le persone alla fermata ci guardano, parlano tra loro gesticolano.
"Ora chiamano la polizia" - penso.
Ilaria si slaccia i jeans, li abbassa alle caviglie, poi gli slip, si libera solo un piede. Ora è di fatto nuda, col suo meraviglioso, immenso culone da matrona che si vede a dieci chilometri. Si gira verso la fermata, allarga le gambe. La sua fica è pelosa, con le grandi labbra carnosissime. Sale su di me. Alla fermata arriva l'autobus, ma salgono solo poche persone. I ragazzi, la ragazza e una signora sulla 60ina rimangono lí.
Ilaria sale su di me, prende il cazzo e se lo infila nella fica, già bagnata e aperta.
Mi scopa, mi cavalca, sento i suoi liquidi scendere sui miei jeans, sento il suo calore di femmina di razza cuocere il mio cazzo. Cristo, ha un fregna bollente, quasi mi ustiona. Mai piú sentita una fica cosí calda, ti fa venire sempre troppo in fretta.
Sale, scende, dentro, fuori. Sbatte il suo culo sulla mia pancia, le gambe sono sempre spalancate, per offrire quell'osceno teatrino alla vista del mondo.
E il mondo guardava. Nessuno rideva piú, alla fermata, erano paralizzati con lo sguardo bloccato sulla sua fregna affamata che divorava il mio cazzo. Anche la signora sulla 60ina si era completamente disinteressata del bus.
Aumenta il ritmo, si alza meglio, tutto è ancora piú visibile.
"Si,si,si,mmmm,mmmm".
Se Lalletta geme mentre succhia un cazzo, pensate mentre lo prende in fica.
Geme lei. Gemo io. Sto per venire. Ilaria non ha spostato lo sguardo da quella piccola folla di arrapati guardoni nemmeno per un attimo.
Vengo. La sposto violentemente per evitare di sborrarle dentro, sposto la punta del cazzo verso destra e un getto maestoso di sperma schizza lontano, bianco e lucido, riflettendo la luce del sole. Due, tre fiotti. Ok, pausa.
Ilaria si sporge su di me, prende il cazzo, lo rimette verticale, anche se un po' smosciato, e se infila tutto in bocca. Succhiatina per pulirlo bene e via, ci si riveste. Quando si gira per infilarsi gli slip le guardo la fica, gronda liquido ovunque, sui peli brillano gocce di nettare di donna. Oddio, che spettacolo. Ci ricomponiamo.
Ci alziamo, ci giriamo verso i guardoni.
Ci guardano, li guardiamo.
Ok, possiamo andare.
Ilaria ha 19 anni, io 22, stiamo insieme da poco e i nostri pomeriggi estivi passano in maniera classica, niente di strano. Usciamo con gli amici, andiamo a passeggiare al Corso, quando possiamo corriamo a pomiciare sul prato di una villa cittadina.
Il sesso è un problema, a casa sua c'è sempre quel rompipalle del fratello, un bestione grasso e pelato, arrogante e presuntuoso quanto nullafacente. A casa mia c'è mia sorella, studiosa come pochi, sempre dedita al suo sogno di diventare professoressa.
Come si fa a scopare, cosí? Ovvio poi che ogni occasione diventa oro.
La prima sopata fu memorabile, piú per il contesto che per l'esito. Siamo sdraiati su un prato, Villa Pamphili, vicino ad un gruppetto di alberi che ci protegge da sole, piú che dagli sguardi. Siamo ben distanti dal sentiero, comunque, che dista oltre 100 metri. Siamo piú vicini alla strada, ma le auto sfrecciano veloci. Ah, no. C'è la fermata dell'autobus proprio lí. Vabbè, non fa niente, staremo attenti.
Ci sdraiamo, Ilaria alla mia sinistra, si sporge su di me, appoggia i suoi meravigliosi seni su di me e inizia a baciarmi dolcemente.
"Cazzo, gli stessi grandi e sodi seni di mia madre quando mi sveglia la mattina e si china su di me." - penso, ma caccio via quel pensiero. Non è sano.
Abbraccio Ilaria, ci baciamo per un tempo infinito, la sua lingua è delicata, quasi timorosa, picchietta la mia, fugge, torna, si spinge in fondo. Un incontro di scherma.
La sua mano scende, lenta ma inesorabile, fino al mio cazzo. Strofina piano il palmo sui miei jeans ed io inizio a guardarmi intorno, ho paura che ci vedano. Il cazzo diventa duro, quella pressione lenta e altalenante sta facendo l'effetto cercato. Quanto mi piace. Lalletta, come veniva chiamata in famiglia, continua a baciarmi con dolcezza. Questo è meraviglioso della mia giovane donna, è dolce, è tenera, mai volgare. I suoi occhi sembrano quelli dei cucciolotti di pelouche, fatti per intenerire chi guarda. Doti rare.
Apre la zip. Mi guardo intorno. Dietro nessuno, ma dalla vicina (troppo vicina) fermata del bus ci vedono eccome, e pure bene.
"Amore, ci vedono"
Non risponde, estrae il mio cazzo desideroso di ricevere le attenzioni della giovane femmina mediterranea.
Guardo verso la fermata, nessuno sembra far caso a noi. Anche Ilaria si gira verso quella decina di persona che aspetta sotto il sole. Tutto ok.
Si rivolge verso di me, verso il mio membro e inizia a picchiettarlo di bacetti a bocca stretta, proprio sulla punta. Allarga appena le labbra e continua, sempre sulla punta, con dei baci un po' piú "umidi".
Giuro, stavo da dio, l'erba fresca sotto le mie mani, il vento leggero che faceva ondeggiare le foglie. Spettacolo.
Ora apre la bocca e si infila il cazzo, umido della sua saliva, fino a dove le piace. Sento suo calore. Appoggia la guancia sul mio addome, portando giú il cazzo.
Lo succhia, non amo molto quella posizione, perché vedo solo i suoi capelli, ma va bene lo stesso perché posso comunque ascoltare.
"Mmmmm, mmmmm, mmmm"
Ilaria mugola quando mi spompina, sempre. Non so perché, lo fa. Mugola e geme come se fosse lei ad essere leccata. Una pompa fatta da lei è come un concerto, mugolii, gemiti e il risucchio tipico dei pompini seri.
Guardo verso la fermata, un ragazzo si è accorto di noi. Ci sta guardando.
"Ilaria, ci guardano!"
Il ragazzo chiama l"amico e ci indica. Ridono. Continuano a guardare.
Cristo come sono vicini, se io li vedo cosí bene, anche loro vedranno noi.
"Ilaria"
Lalla si gira un po' verso la fermata, sempre col cazzo in bocca, e sbircia di traverso. Li vede.
"Non mi importa " - risponde.
Si stacca, tiene sempre il cazzo con la mano e si sposta. Non si sposta, però, per chiudere la visuale ai due ragazzi, si sposta piú lateralmente. Ora si che ci vedranno. Li guarda e cambia anche modo di succhiarmelo. Ora il cazzo è perfettamente verticale, lo vedono perfettamente dalla fermata, e lei inzia un su e giú splendido. È impossibile, anche a distanza, non capire.
Una delle cose piú belle dei pompini è vedere la bocca che nasconde e poi svela un cazzo venoso. E si vedeva bene, altroché. Una ragazza alla fermata sente ridere i due e si gira. Si porta la mano davanti alla bocca e ride. Guarda anche lei.
Stiamo dando spettacolo, ma non mi importa, anzi. Devo dire che mi diverte.
Ilaria si ferma, tira fuori il membro, lo lecca sulla punta.
Ormai tutte le persone alla fermata ci guardano, parlano tra loro gesticolano.
"Ora chiamano la polizia" - penso.
Ilaria si slaccia i jeans, li abbassa alle caviglie, poi gli slip, si libera solo un piede. Ora è di fatto nuda, col suo meraviglioso, immenso culone da matrona che si vede a dieci chilometri. Si gira verso la fermata, allarga le gambe. La sua fica è pelosa, con le grandi labbra carnosissime. Sale su di me. Alla fermata arriva l'autobus, ma salgono solo poche persone. I ragazzi, la ragazza e una signora sulla 60ina rimangono lí.
Ilaria sale su di me, prende il cazzo e se lo infila nella fica, già bagnata e aperta.
Mi scopa, mi cavalca, sento i suoi liquidi scendere sui miei jeans, sento il suo calore di femmina di razza cuocere il mio cazzo. Cristo, ha un fregna bollente, quasi mi ustiona. Mai piú sentita una fica cosí calda, ti fa venire sempre troppo in fretta.
Sale, scende, dentro, fuori. Sbatte il suo culo sulla mia pancia, le gambe sono sempre spalancate, per offrire quell'osceno teatrino alla vista del mondo.
E il mondo guardava. Nessuno rideva piú, alla fermata, erano paralizzati con lo sguardo bloccato sulla sua fregna affamata che divorava il mio cazzo. Anche la signora sulla 60ina si era completamente disinteressata del bus.
Aumenta il ritmo, si alza meglio, tutto è ancora piú visibile.
"Si,si,si,mmmm,mmmm".
Se Lalletta geme mentre succhia un cazzo, pensate mentre lo prende in fica.
Geme lei. Gemo io. Sto per venire. Ilaria non ha spostato lo sguardo da quella piccola folla di arrapati guardoni nemmeno per un attimo.
Vengo. La sposto violentemente per evitare di sborrarle dentro, sposto la punta del cazzo verso destra e un getto maestoso di sperma schizza lontano, bianco e lucido, riflettendo la luce del sole. Due, tre fiotti. Ok, pausa.
Ilaria si sporge su di me, prende il cazzo, lo rimette verticale, anche se un po' smosciato, e se infila tutto in bocca. Succhiatina per pulirlo bene e via, ci si riveste. Quando si gira per infilarsi gli slip le guardo la fica, gronda liquido ovunque, sui peli brillano gocce di nettare di donna. Oddio, che spettacolo. Ci ricomponiamo.
Ci alziamo, ci giriamo verso i guardoni.
Ci guardano, li guardiamo.
Ok, possiamo andare.
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