La volontaria migliore del centro
di
Giulia LiberaMente
genere
trio
È passato ormai qualche anno da quella sera in cui ho scoperto il mio gusto per l'esibizionismo e, da allora, Stefano e Fabio sono stati protagonisti di altre storie che forse un giorno vi racconterò; ma ormai sono single da diversi mesi e nessuno di loro due fa parte di ciò che mi è accaduto giusto ieri. Nè, a dire il vero, fa più davvero parte nemmeno della mia quotidianità.
Comunque, ormai ho terminato l'università e lavoro in un'azienda di cosmetici come consulente di marketing, impiego che adoro e che, lo ammetto, sono stata davvero fortunata a trovare a così poco tempo dalla laurea.
Ieri pomeriggio intorno alle 17 stavo tornando dal lavoro e mi sono fermata al Centro di volontariato del mio quartiere, luogo che ho iniziato a frequentare solo da pochi giorni su consiglio di una amica. Indossavo un paio di shorts di jeans e una canotta rosa che la sciava intravedere il mio nuovo tatuaggio, una rosa sulla spalla destra, ai piedi semplici ballerine beige senza calza; ad accompagnare il tutto una borsetta di tela e un paio di occhiali da sole a specchio.
Il centro era semi vuoto, forse perché molti dei volontari erano ancora in ferie. C'era quindi soltanto una signora anziana, la stessa che mi aveva spiegato a grandi linee la geatione della mensa dei poveri, e un ragazzino di una quindicina d'anni.
Salutati entrambi con un sorriso mi sono cambiata mettendo la tshirt del centro e ho presouno zaino in cui ho infilato pacchi di pasta, alcune scatolette di pelati e un tanichette di olio, poi ho preso una delle bici a disposizione dei volontari e sono partita.
Il giro prevedeva che consegnassi, stando a quanto diceva il foglietto che mi aveva lasciato la donna anziana, in due case.
La prima era poco distante e ci abitava una ragazza poco più grande di me con tre figli; amava molto chiacchierare, perciò ha insistito perché restassi qualche minuto per ascoltare del suo divorzio, dei suoi tre figli e della sua precaria condizione di lavoro.
Nel complesso sono rimasta da lei quasi un'ora, quindi quando sono ripartita ho dovuto correre molto più del previsto per riuscire a rientrare entro l'ora dai chiusura del centro; fortunatamente però la coppia di anziani a cui ho consegnato il resto della roba era molto meno loquace, quindi nel giro di dieci minuti mi sono ritrovata già sul selciato di casa loro pronta a ripartire.
Ma è stato allora che mi è caduto l'occhio sul retro del bigliettino e mi sono sentita mancare.
Cazzo, c'era un terzo indirizzo e io non l'avevo letto!
L'idea di tornare a prendere altri generi alimentari e fare un secondo giro era fuori discussione, non solo non avrei fatto in tempo ma sarei pure apparsa una stupida.
Potevo fare un po' di spesa di tasca mia e portarla in quell'ultima casa, ma sarò sincera, l'idea non mi andava molto.
Con uno sbuffo ho optato per la terza opzione, andare a destinazione con l'intento di rendermi utile con qualche lavoretto domestico; spesso gli anziani o persone in difficoltà ne fanno richiesta e io sono piuttosto brava a stirare, cucire e ordinare, quindi mi era sembrata un'ottima idea.
Mi sono quindi messa in marcia armata delle migliori intenzioni.
L'ipotesi che la casa potesse non essere abitata da anziani non mi aveva sfiorata nemmeno per un istante, però mi esplose in piena faccia quando ad aprirmi è stato un omone di origine africana sui trentacinque anni, pelato e ben piazzato. L'idea di aiutarlo in qualche lavoro domestico mi era subito apparsa più stupida ma, tutto sommato, non irrealizzabile. Poteva sempre aver bisogno di stirare qualcosa.
"Buonasera! Sono Giulia del Centro di volontariato, sono qui per dare una mano."
L'italiano dell'uomo era pessimo, ma in qualche modo mi ha fatto capire di non aver bisogno di nulla.
"Posso lavare, stirare o non so, togliere la polvere in casa..."
Ho insistito, ma con la consapevolezza che non avesse capito una sola parola di ciò che avevo appena detto.
Eravamo lì sulla porta, un quadretto piuttosto strano, lui alto e possente, con il braccio appoggiato al muro e il muscolo in trazione, gocce di sudore che gli rigavano il collo taurino; io bianca e minuta, sudata a mia volta per via della biciclettata che quasi lo imploravo di farsi aiutare.
A spezzare quell'equilibrio intervenne un secondo ragazzo, dall'aspetto leggermente più giovanile dell'altro; forse un amico, forse il fratello, impossibile da dire e per altro non mi interessava.
Hanno scambiato qualche parola in un francese dal suono strano, poi il nuovo arrivato si è rivolto a me parlando in un italiano meglio comprensibile.
"Entra pure. Sei gentile a voler aiutare, potresti darci una mano a cucinare qualcosa e sistemare la cucina, se ti va."
Ero entusiasta all'idea di dare una mano e poi me la cavavo piuttosto bene ai fornelli.
La cucina però era un disastro e per dedicarmici al meglio ho avvisato il centro per far sapere che avrei restituito maglietta e bici l'indomani. In un paio d'ore la cucina era pulita e ordinata e avevo messo in cottura carne stufata e patate arrosto sufficienti per almeno tre pasti, se ben porzionata.
In quel lasso di tempo i due uomini avevano osservate le mie movenze, complimentandosi spesso per il profumo o per la mia precisione. Avevano persino insistito che facessimo una foto insieme da mandare poi al gestore del centro e, inoltre, che mi fermassi a cena; avrebbe cucinato il maggiore fra i due, preparando una specialità del suo Paese.
La cena era ottima, la compagnia piacevole.
Ma forse per il vino - che in realtà non ho nemmeno bevuto in abbondanza o forse per il fatto che loro mangiassero a torso nudo ha preso una piega inaspettata.
Erano le 22.30, proprio quando avrei dovuto salutare e uscire, che invece il mio corpo ha agito per conto suo.
Maurice, così si chiamava il ragazzo più giovane, aveva appena fatto una battuta che aveva fatto ridere più me che Gustave - davvero suo fratello maggiore, che non l'aveva capita.
Eravamo ancora seduti al tavolo e io mi sono sporta verso Maurice accarezzandogli un ginocchio, gli ho sorriso. Lui mi ha sfiorato una guancia con le dita.
Gustave pareva stupito, forse anche imbarazzato, oppure magari si sentiva semplicemente escluso. Chissà.
Lì per lì ho optato per l'ultima ipotesi, perciò mi sono voltata verso di lui e gli ho fatto l'occhiolino.
"Come here."
Avrebbe capito l'inglese? Sì, o comunque deve aver capito il linguaggio del mio corpo, perché siè avvicinato subito e ha iniziato ad accarezzarmi il collo e le spalle.
Ora era il più giovane a sembrare imbarazzato, per davvero questa volta.
Gli ho baciato le labbra.
"Scopatemi insieme, vi va?"
Lui ha strabuzzato gli occhi e ha fatto per staccarsi, ma io ho cercato di trattenerlo prendendogli la mano e portandomela sul seno. Possibile che fosse intimorito da quella situazione?
"Giulia? Sembra un film porno, di quelli su internet..."
Ecco la sua paura. Ho riso e l'ho baciato di nuovo, sulla guancia questa volta.
"No, questo e meglio, perché è vero..."
Gustave non aveva seguito granché della nostra breve conversazione, troppo preso dalla mia pelle che era intento ad accarezzare sulla schiena sotto la tshirt.
L'ho guardato dal basso con fare lascivo.
"Cock"
Ho detto semplicemente. Lui deve aver capito, perché ha annuito e si è abbassato la zip dei jeans.
Ormai la mia mente e il mio corpo erano presi da un unico desiderio, volevo scopare. E, a dire il vero, ero molto curiosa di sapere se quanto si dice sul conto delle persone di pelle scura fosse vero.
Maurice pareva troppo timoroso, perciò ho deciso di stuzzicarlo in un altro modo. Ingolosendolo.
Mi sono scostata da lui e mi sono alzata in piedi.
Labbra contro labbra stavo limonando con Gustave, mentre le mie mani scorrevano avide rispettivamente sul suo petto e all'interno dei suoi boxer. Le dita hanno avvolto qualcosa di caldo, qualcosa di consistenza crescente e, soprattutto, qualcosa di massiccio. Altre dita sfioravano i suoi capezzoli turgiri per l'eccitazione.
L'uomo, dal canto suo, mi aveva liberata della maglia e mi aveva faticosamente slacciato il reggiseno armeggiando alla meglio; ora giocava col mio seno e con il culo sopra il tessuto dei pantaloni.
Le nostre lingue danzavano e il mio ventre ardeva.
Io ardevo.
Ardevo completamente.
Mi sono staccata da lui e mi sono sfilata il resto degli abiti.
Ora ero nuda davanti a due uomini, due uomini che non vedevo l'ora di sentire dentro di me.
Con un gesto ho chiesto all'uomo di fare lo stesso e luo ha obbedito subito sorridendo. Non credeva ai suoi occhi, si vedeva chiaramente.
Senza che dicesse nulla mi sono inginocchiata e gli ho personalmente tolto l'ultimo capo che ancora aveva addosso. I boxer.
Ho sorriso come una bambina, con gli occhi spalancati e luccicanti.
Un membro enorme, più grande di qualsiasi altro avessi mai visto, toccato e scopato.
Almeno 28 centimetri, tutti per me.
28 centimetri nella mia mano quasi tremante di eccitazione e, un attimo dopo, nella mia bocca.
A occhi chiusi ho iniziato ad accogliere una cappella gonfia e scura, leccando a bocca chiusa il prepuzio per stimolarlo maggiormente. Le mie dita sfioravano i testicoli grandi e possenti, colmi di seme, me lo sentivo.
Ho dovuto sforzarmi per spingere più a fondo il suo cazzo; non che la mia gola fosse inesperta, anzi, però ero un po' fuori allenamento e poi non avevo mai spompinato nulla di tali dimensioni.
Ma in ogni caso la voglia di tornare a godere al massimo era troppa, e malgrado il fastidio iniziale alla mucosa della gola più che il dolor potè il digiuno; guardandolo dal basso facevo scorrere la mia lingua per lubrificarlo meglio e spingevo su e giù la testa per farlo godere e allo stesso tempo aumentare la mia salivazione.
Fu solo quando mi staccai un istante perprendere fiato chemi accorsi che il minore fra i due uomini si era spostato sul divano e si stava segando nudo.
Gli ho sorriso, menando a mia volta e con una certa velocità il cazzo di suo fratello; aveva un arnese di tutto rispetto, più corto forse, ma decisamente largo.
Ho iniziato a toccarmi clitoride e grandi labbra al solo pensiero di sentirlo dentro di me.
"Invece di toccarti da solo, perché non vieni qui a fottere me? Con quel cazzo puoi farmi tutto quello che vuoi... sono vostra per una sera, il vostro giocattolino. Interessa?"
Ho accompagnato quelle parole con una specie di miagolio e mi sono leccata le labbra.
Aveva funzionato.
Ora Maurice era in piedi dietro di me e io avevo una mano anche attorno al suo sesso; stavo segando due cazzi da urlo, fantastico.
"I'm your bitch" ho sussurrato in tono lascivo a Gustave.
La cose deve aver fatto scattare qualcosa in lui, una specie di istinto primordiale, perché mi ha subito sollevata con le sue braccia possenti e mi ha fatta stendere sul tavolo a gambe larghe, poi ha chiesto qualcosa al fratello in francese e i due hanno riso in un modo piuttosto malizioso.
Solo dopo avrei capito perché. Stavano per divertirsi usando il mio corpo per godere e io non potevo sperare in niente di meglio.
Un attimo dopo avevo la lingua di uno sulla mia intimità, intenta a raccogliere ogni singola stilla di umori che avevo prodotto sino a quel momento e che, in quel modo, avrei continuato a produrre; non era fenomenale con la lingua, era anzi un po' inesperto e ripetitivo, ma almeno era larga e mi lappava bene.
Il cazzo del secondo, intanto mi veniva offerto dal suo proprietario come una mazza di carne scappellata, umida e venosa; ero bramosa di sentirla dento, ma non era ancora ora, così ho pensato di giocarci intanto con bocca e lingua.
Per ridere e per rendere il tutto un po' più piccante, ho preso uno dei bicchieri lasciato a metà accanto a me e ne ho versato un po' sull'asta turgida prima di iniziare a leccare; aveva un sapore strano ma intenso, nel complesso un piacevole mix di ormoni e rosso di buona qualità.
Ho fatto poi lo stesso sul mio ventre, facendolo colare dall'ombelico in giù, tanto sono completamente depilata; Gustave è rimasto sorpreso dal mio gesto, ma ne ha riso e ha aumentato ritmo e intensità delle leccate. Ottimo.
Durante il pompino Maurice mi accarezzava i capelli, l'ha fatto per un po' prima di prendere l'iniziativa e strattonarmi verso il suo pube per spingermi il cazzo dento, ampiamente dentro la gola dilatandomela di colpo. Suo fratello si era fermato per guardare la scena, dedicandosi alla mia figa con le dita, due, che mi masturbavano con vigore.
Immediatamente ho iniziato a gemere e a sbavare, cercando entrambi con gli occhi per far capire loro quanto mi piacesse ciò che stavano facendo.
Ma Maurice doveva essere un tipo premuroso e attento, perché dopo qualche colpo e uscito per domandarmi come stavo.
Ho raccolto la saliva che mi stava colando dalle labbra usando le dita, così ho potuto usarla per lubrificargli il cazzo ancor di più. Ho sorriso.
"Sto alla perfezione. Non trattenetevi minimamente, lasciatevi andare al massimo, voglio farmi scopare senza pietà."
Ho siglato quelle parole succhiandogli le palle, prima una e poi l'altra. Lui mi ha lasciato fare per un po' giocando col mio seno, poi però insieme al fratello mi hanno leggermente spostata per mettersi più comodi e si sono invertiti.
A quel punto il cazzo del maggiore era nuovamente a pochi centimetri dal mio viso, mentre il minore usava il suo glande per massaggiarmi la figa scavando un po' all'interno.
"Fucking bitch" mi ha insultata Gustave, con la sua voce roca ma a suo modo melodiosa. Gli ho risposto annuendo e tirando fuori la lingua.
Lui ci ha sputato sopra e, dopo avermi dato un istante per deglutire, mi ha infilato il cazzo senza pietà.
Anche perché, come ho detto, si erano messi comodi per fottermi meglio e nel farlo mi avevano appoggiata con la testa sporgente a penzoloni oltre il bordo del tavolo, in modo da preparsi meglio il corridoio della mia gola.
E proprio come se fosse in un corridoio di carne, Gustave attraversava la mia gola con il suo cazzo dilatandola a suo piacimento.
Io gemevo e sentivo le gote rigarsi della mia stessa bava e sentivo anche il reciproco piacere, lo sentivo con la stessa intensità ve l'assicuro, che ci stavamo dando.
Per sentirlo meglio avevo anche ripreso a toccarmi, stuzzicandomi il clitoride mentre Maurice non si era ancora deciso ad entrare, per torturami con la brama dell'attesa standosene lì in piedi fra le mie gambe ciondolanti dall'altro lato del tavolo.
Quando finalmente si è deciso l'ha fatto con forza, anzi con foga strappandomi un gemito squillante e basso insieme, un gemito che mi è parso di produrre dalle profondità del mio ventre.
Eccomi lì, sbattuta con forza da due cazzi che all'unisono mi allargavano scopandomi da sopra e da sotto, bocca e figa con uguale intensità e forza.
Sono esplosa in un primo orgasmo straziante, che mi ha fatto rivoltare gli occhi e ululare di piacere, un ululato smorzato solo dal palo di carne di Gustave che me lo ricacciava in gola con i suoi colpi di bacino.
Parlottava nella sua lingua, parole biasciate e forse senza senso, frutto solo dell'eccitazione e di tanto in tanto aumentava velocità e profondità dei movimenti.
Ormai potevo sentire la pelle dei testicoli contro le labbra.
Incredibile.
28 centimetri di cazzo in gola.
Stupendo.
Ma suo fratello non era da meno, con colpi frenetici e violenti, accompagnati da schiaffi sul seno che me lo hanno arrossato nel giro di pochi minuti.
Non so dire per quanto hanno continuato così, so solo che Gustave è venuto per primo. Ha voluto che gli leccassi le palle mentre si segava, peccato, avrei tanto voluto in bocca il suo seme.
Ha sborrato abbondantemente, schizzandomi viso, seno e ventre, una goccia mi è anche colata nell'ombelico ma io l'ho raccolta e l'ho leccata via dal polpastrello.
"Th... thanks"
Ho detto a fatica riprendendo fiato, ancora sballottata da Maurice e dal suo cazzo.
"Brava troia, ora tocca a me."
Ha annunciato, prendendomi in braccio.
Mi ha letteralmente buttata sul divano, costringendomi a piegare le gambe in modo da avere le caviglie all'altezza delle spalle, poi mi ha di nuovo sbattutto dentro il cazzo.
I colpi erano senza pietà, tremendi, mostruosi.
Mi stava scopando un animale, non un essere umano.
Ho lanciato un urlo e sono venuta ancora.
Lui mi ha schiaffeggiato di nuovo il seno, più e più volte.
Gustave, intanto, stava osservando la scena masturbandosi svogliatamente il membro ormai a riposo ma comunque dalle dimensioni di tutto rispetto.
"Spaccami, spaccami e riempimi di sborra come una puttana!"
Gli ho praticamente urlato. Non ero io a parlare, ma la mia figa in fiamme e il mio terzo orgasmo.
Non se lo è fatto ripetere due volte e, con un paio di spinte impietose e tremende mi ha farcita con uno schizzo copioso di cui ho potuto distintamente percepire il calore dentro di me.
"Cagna. Sei la volontaria migliore del centro, sappi che sei prenotata a vita..."
Ha biascicato ansimando, uscendo da me.
Io ho ridacchiato raccogliendo le gocce che mi colavano fuori e portandomele alla bocca per non sprecarle.
"Fammi pubblicità ai tuoi amici allora..."
"Penso che lo farò, puttana, ma adesso guarda mio fratello. Ha ancora bisogno di te".
Ero stupefatta, il cazzo di Gustave era di nuovo in tiro.
Gli ho sorriso leccandomi le labbra e gli ho fatto segno di avvicinarsi, ma lui anziché offrirmi il suo membro mi ha fatta alzare e si è messo al mio posto; era a 90, e io avevo il suo culo di fronte a me.
"Sai cosa vuole da te, vero puttana?"
Ho annuito e mi sono accovacciata.
Qualche bacio sulle natiche e il palmo della mano sui testicoli, così per rompere il ghiaccio; ma non stavo più nella pelle, troppo presa dal forte odore di sudore e ormoni che emanava l'ano scuro di Gustave.
Ho iniziato a leccare con cura e attenzione, stimolando prima il perimetro esterno, poi la pelle più delicata dello sfintere.
Il tutto segandogli un cazzo sempre più gonfio e venoso come se lo stessi mungendo.
L'uomo si sforzava di dilatare il piccolo buco, spingendo, cercando di farmi capire che voleva spingessi la lingua un poco dentro; ho obbedito subito e ho accelerato con la mano.
Quasi rantolava di piacere.
"So good. You are amaz.. ah!"
Le parole mi si sono smorzate in gola, stroncate dall'inculata inaspettata e impietosa di Maurice che approfittando della scena eccitante aveva nuovamente il cazzo in tiro e già perfettamente lubrificato.
Come prima aveva fatto con la figa, ora mi stava dilatando il culo che cedeva sotto i suoi colpi, sempre impietosi, sempre tremendi.
Sempre stupendi.
Gustave a pecora sul divano, prossimo al secondo orgamo.
Anch'io a pecora, sul pavimento, che leccavo con gusto un ano sempre più sudato e rilassato segando un cazzo fantastico.
Poi Maurice, in piedi dietro di me. Anzi dentro di me.
Eravamo un magico tutt'uno, uno l'erotico prolungamento dell'altro.
Ancora una volta sono venuta per prima, questa volta anche squirtando sulla pelle dell'uomo alle mie spalle e sul pavimento.
Infine, dopo decine e decine di spinte e schiaffi sul culo, è stato il turno di Maurice, che mi ha donato il suo seme sulla schiena e persino sui capelli che vi si adagiavano inerti.
Prima che sborrasse anche Gustave suo fratello, ormai soddisfatto, ha preso un bicchiere e il suo cellulare; con la mia lingua ormai dentro il suo culo, alla fine anche lui ha sborrato abbondantemente nel bicchiere lanciando qualche urletto roco d sconclusionato.
Mi hanno fatta voltare e mi hanno fatto alcune foto senza viso, in cui si vedessero il corpo nudo e la sborra; poi ho bevuto quella raccolta nel bicchiere, immortalata in un video che mi censurava la faccia.
Era gustosissima e calda, anche migliore del vino della cena.
Siamo stati un po' accoccolati sul divano, accarezzandoci e addormentandoci insieme, al termine di una delle serate più belle della mia vita.
Comunque, ormai ho terminato l'università e lavoro in un'azienda di cosmetici come consulente di marketing, impiego che adoro e che, lo ammetto, sono stata davvero fortunata a trovare a così poco tempo dalla laurea.
Ieri pomeriggio intorno alle 17 stavo tornando dal lavoro e mi sono fermata al Centro di volontariato del mio quartiere, luogo che ho iniziato a frequentare solo da pochi giorni su consiglio di una amica. Indossavo un paio di shorts di jeans e una canotta rosa che la sciava intravedere il mio nuovo tatuaggio, una rosa sulla spalla destra, ai piedi semplici ballerine beige senza calza; ad accompagnare il tutto una borsetta di tela e un paio di occhiali da sole a specchio.
Il centro era semi vuoto, forse perché molti dei volontari erano ancora in ferie. C'era quindi soltanto una signora anziana, la stessa che mi aveva spiegato a grandi linee la geatione della mensa dei poveri, e un ragazzino di una quindicina d'anni.
Salutati entrambi con un sorriso mi sono cambiata mettendo la tshirt del centro e ho presouno zaino in cui ho infilato pacchi di pasta, alcune scatolette di pelati e un tanichette di olio, poi ho preso una delle bici a disposizione dei volontari e sono partita.
Il giro prevedeva che consegnassi, stando a quanto diceva il foglietto che mi aveva lasciato la donna anziana, in due case.
La prima era poco distante e ci abitava una ragazza poco più grande di me con tre figli; amava molto chiacchierare, perciò ha insistito perché restassi qualche minuto per ascoltare del suo divorzio, dei suoi tre figli e della sua precaria condizione di lavoro.
Nel complesso sono rimasta da lei quasi un'ora, quindi quando sono ripartita ho dovuto correre molto più del previsto per riuscire a rientrare entro l'ora dai chiusura del centro; fortunatamente però la coppia di anziani a cui ho consegnato il resto della roba era molto meno loquace, quindi nel giro di dieci minuti mi sono ritrovata già sul selciato di casa loro pronta a ripartire.
Ma è stato allora che mi è caduto l'occhio sul retro del bigliettino e mi sono sentita mancare.
Cazzo, c'era un terzo indirizzo e io non l'avevo letto!
L'idea di tornare a prendere altri generi alimentari e fare un secondo giro era fuori discussione, non solo non avrei fatto in tempo ma sarei pure apparsa una stupida.
Potevo fare un po' di spesa di tasca mia e portarla in quell'ultima casa, ma sarò sincera, l'idea non mi andava molto.
Con uno sbuffo ho optato per la terza opzione, andare a destinazione con l'intento di rendermi utile con qualche lavoretto domestico; spesso gli anziani o persone in difficoltà ne fanno richiesta e io sono piuttosto brava a stirare, cucire e ordinare, quindi mi era sembrata un'ottima idea.
Mi sono quindi messa in marcia armata delle migliori intenzioni.
L'ipotesi che la casa potesse non essere abitata da anziani non mi aveva sfiorata nemmeno per un istante, però mi esplose in piena faccia quando ad aprirmi è stato un omone di origine africana sui trentacinque anni, pelato e ben piazzato. L'idea di aiutarlo in qualche lavoro domestico mi era subito apparsa più stupida ma, tutto sommato, non irrealizzabile. Poteva sempre aver bisogno di stirare qualcosa.
"Buonasera! Sono Giulia del Centro di volontariato, sono qui per dare una mano."
L'italiano dell'uomo era pessimo, ma in qualche modo mi ha fatto capire di non aver bisogno di nulla.
"Posso lavare, stirare o non so, togliere la polvere in casa..."
Ho insistito, ma con la consapevolezza che non avesse capito una sola parola di ciò che avevo appena detto.
Eravamo lì sulla porta, un quadretto piuttosto strano, lui alto e possente, con il braccio appoggiato al muro e il muscolo in trazione, gocce di sudore che gli rigavano il collo taurino; io bianca e minuta, sudata a mia volta per via della biciclettata che quasi lo imploravo di farsi aiutare.
A spezzare quell'equilibrio intervenne un secondo ragazzo, dall'aspetto leggermente più giovanile dell'altro; forse un amico, forse il fratello, impossibile da dire e per altro non mi interessava.
Hanno scambiato qualche parola in un francese dal suono strano, poi il nuovo arrivato si è rivolto a me parlando in un italiano meglio comprensibile.
"Entra pure. Sei gentile a voler aiutare, potresti darci una mano a cucinare qualcosa e sistemare la cucina, se ti va."
Ero entusiasta all'idea di dare una mano e poi me la cavavo piuttosto bene ai fornelli.
La cucina però era un disastro e per dedicarmici al meglio ho avvisato il centro per far sapere che avrei restituito maglietta e bici l'indomani. In un paio d'ore la cucina era pulita e ordinata e avevo messo in cottura carne stufata e patate arrosto sufficienti per almeno tre pasti, se ben porzionata.
In quel lasso di tempo i due uomini avevano osservate le mie movenze, complimentandosi spesso per il profumo o per la mia precisione. Avevano persino insistito che facessimo una foto insieme da mandare poi al gestore del centro e, inoltre, che mi fermassi a cena; avrebbe cucinato il maggiore fra i due, preparando una specialità del suo Paese.
La cena era ottima, la compagnia piacevole.
Ma forse per il vino - che in realtà non ho nemmeno bevuto in abbondanza o forse per il fatto che loro mangiassero a torso nudo ha preso una piega inaspettata.
Erano le 22.30, proprio quando avrei dovuto salutare e uscire, che invece il mio corpo ha agito per conto suo.
Maurice, così si chiamava il ragazzo più giovane, aveva appena fatto una battuta che aveva fatto ridere più me che Gustave - davvero suo fratello maggiore, che non l'aveva capita.
Eravamo ancora seduti al tavolo e io mi sono sporta verso Maurice accarezzandogli un ginocchio, gli ho sorriso. Lui mi ha sfiorato una guancia con le dita.
Gustave pareva stupito, forse anche imbarazzato, oppure magari si sentiva semplicemente escluso. Chissà.
Lì per lì ho optato per l'ultima ipotesi, perciò mi sono voltata verso di lui e gli ho fatto l'occhiolino.
"Come here."
Avrebbe capito l'inglese? Sì, o comunque deve aver capito il linguaggio del mio corpo, perché siè avvicinato subito e ha iniziato ad accarezzarmi il collo e le spalle.
Ora era il più giovane a sembrare imbarazzato, per davvero questa volta.
Gli ho baciato le labbra.
"Scopatemi insieme, vi va?"
Lui ha strabuzzato gli occhi e ha fatto per staccarsi, ma io ho cercato di trattenerlo prendendogli la mano e portandomela sul seno. Possibile che fosse intimorito da quella situazione?
"Giulia? Sembra un film porno, di quelli su internet..."
Ecco la sua paura. Ho riso e l'ho baciato di nuovo, sulla guancia questa volta.
"No, questo e meglio, perché è vero..."
Gustave non aveva seguito granché della nostra breve conversazione, troppo preso dalla mia pelle che era intento ad accarezzare sulla schiena sotto la tshirt.
L'ho guardato dal basso con fare lascivo.
"Cock"
Ho detto semplicemente. Lui deve aver capito, perché ha annuito e si è abbassato la zip dei jeans.
Ormai la mia mente e il mio corpo erano presi da un unico desiderio, volevo scopare. E, a dire il vero, ero molto curiosa di sapere se quanto si dice sul conto delle persone di pelle scura fosse vero.
Maurice pareva troppo timoroso, perciò ho deciso di stuzzicarlo in un altro modo. Ingolosendolo.
Mi sono scostata da lui e mi sono alzata in piedi.
Labbra contro labbra stavo limonando con Gustave, mentre le mie mani scorrevano avide rispettivamente sul suo petto e all'interno dei suoi boxer. Le dita hanno avvolto qualcosa di caldo, qualcosa di consistenza crescente e, soprattutto, qualcosa di massiccio. Altre dita sfioravano i suoi capezzoli turgiri per l'eccitazione.
L'uomo, dal canto suo, mi aveva liberata della maglia e mi aveva faticosamente slacciato il reggiseno armeggiando alla meglio; ora giocava col mio seno e con il culo sopra il tessuto dei pantaloni.
Le nostre lingue danzavano e il mio ventre ardeva.
Io ardevo.
Ardevo completamente.
Mi sono staccata da lui e mi sono sfilata il resto degli abiti.
Ora ero nuda davanti a due uomini, due uomini che non vedevo l'ora di sentire dentro di me.
Con un gesto ho chiesto all'uomo di fare lo stesso e luo ha obbedito subito sorridendo. Non credeva ai suoi occhi, si vedeva chiaramente.
Senza che dicesse nulla mi sono inginocchiata e gli ho personalmente tolto l'ultimo capo che ancora aveva addosso. I boxer.
Ho sorriso come una bambina, con gli occhi spalancati e luccicanti.
Un membro enorme, più grande di qualsiasi altro avessi mai visto, toccato e scopato.
Almeno 28 centimetri, tutti per me.
28 centimetri nella mia mano quasi tremante di eccitazione e, un attimo dopo, nella mia bocca.
A occhi chiusi ho iniziato ad accogliere una cappella gonfia e scura, leccando a bocca chiusa il prepuzio per stimolarlo maggiormente. Le mie dita sfioravano i testicoli grandi e possenti, colmi di seme, me lo sentivo.
Ho dovuto sforzarmi per spingere più a fondo il suo cazzo; non che la mia gola fosse inesperta, anzi, però ero un po' fuori allenamento e poi non avevo mai spompinato nulla di tali dimensioni.
Ma in ogni caso la voglia di tornare a godere al massimo era troppa, e malgrado il fastidio iniziale alla mucosa della gola più che il dolor potè il digiuno; guardandolo dal basso facevo scorrere la mia lingua per lubrificarlo meglio e spingevo su e giù la testa per farlo godere e allo stesso tempo aumentare la mia salivazione.
Fu solo quando mi staccai un istante perprendere fiato chemi accorsi che il minore fra i due uomini si era spostato sul divano e si stava segando nudo.
Gli ho sorriso, menando a mia volta e con una certa velocità il cazzo di suo fratello; aveva un arnese di tutto rispetto, più corto forse, ma decisamente largo.
Ho iniziato a toccarmi clitoride e grandi labbra al solo pensiero di sentirlo dentro di me.
"Invece di toccarti da solo, perché non vieni qui a fottere me? Con quel cazzo puoi farmi tutto quello che vuoi... sono vostra per una sera, il vostro giocattolino. Interessa?"
Ho accompagnato quelle parole con una specie di miagolio e mi sono leccata le labbra.
Aveva funzionato.
Ora Maurice era in piedi dietro di me e io avevo una mano anche attorno al suo sesso; stavo segando due cazzi da urlo, fantastico.
"I'm your bitch" ho sussurrato in tono lascivo a Gustave.
La cose deve aver fatto scattare qualcosa in lui, una specie di istinto primordiale, perché mi ha subito sollevata con le sue braccia possenti e mi ha fatta stendere sul tavolo a gambe larghe, poi ha chiesto qualcosa al fratello in francese e i due hanno riso in un modo piuttosto malizioso.
Solo dopo avrei capito perché. Stavano per divertirsi usando il mio corpo per godere e io non potevo sperare in niente di meglio.
Un attimo dopo avevo la lingua di uno sulla mia intimità, intenta a raccogliere ogni singola stilla di umori che avevo prodotto sino a quel momento e che, in quel modo, avrei continuato a produrre; non era fenomenale con la lingua, era anzi un po' inesperto e ripetitivo, ma almeno era larga e mi lappava bene.
Il cazzo del secondo, intanto mi veniva offerto dal suo proprietario come una mazza di carne scappellata, umida e venosa; ero bramosa di sentirla dento, ma non era ancora ora, così ho pensato di giocarci intanto con bocca e lingua.
Per ridere e per rendere il tutto un po' più piccante, ho preso uno dei bicchieri lasciato a metà accanto a me e ne ho versato un po' sull'asta turgida prima di iniziare a leccare; aveva un sapore strano ma intenso, nel complesso un piacevole mix di ormoni e rosso di buona qualità.
Ho fatto poi lo stesso sul mio ventre, facendolo colare dall'ombelico in giù, tanto sono completamente depilata; Gustave è rimasto sorpreso dal mio gesto, ma ne ha riso e ha aumentato ritmo e intensità delle leccate. Ottimo.
Durante il pompino Maurice mi accarezzava i capelli, l'ha fatto per un po' prima di prendere l'iniziativa e strattonarmi verso il suo pube per spingermi il cazzo dento, ampiamente dentro la gola dilatandomela di colpo. Suo fratello si era fermato per guardare la scena, dedicandosi alla mia figa con le dita, due, che mi masturbavano con vigore.
Immediatamente ho iniziato a gemere e a sbavare, cercando entrambi con gli occhi per far capire loro quanto mi piacesse ciò che stavano facendo.
Ma Maurice doveva essere un tipo premuroso e attento, perché dopo qualche colpo e uscito per domandarmi come stavo.
Ho raccolto la saliva che mi stava colando dalle labbra usando le dita, così ho potuto usarla per lubrificargli il cazzo ancor di più. Ho sorriso.
"Sto alla perfezione. Non trattenetevi minimamente, lasciatevi andare al massimo, voglio farmi scopare senza pietà."
Ho siglato quelle parole succhiandogli le palle, prima una e poi l'altra. Lui mi ha lasciato fare per un po' giocando col mio seno, poi però insieme al fratello mi hanno leggermente spostata per mettersi più comodi e si sono invertiti.
A quel punto il cazzo del maggiore era nuovamente a pochi centimetri dal mio viso, mentre il minore usava il suo glande per massaggiarmi la figa scavando un po' all'interno.
"Fucking bitch" mi ha insultata Gustave, con la sua voce roca ma a suo modo melodiosa. Gli ho risposto annuendo e tirando fuori la lingua.
Lui ci ha sputato sopra e, dopo avermi dato un istante per deglutire, mi ha infilato il cazzo senza pietà.
Anche perché, come ho detto, si erano messi comodi per fottermi meglio e nel farlo mi avevano appoggiata con la testa sporgente a penzoloni oltre il bordo del tavolo, in modo da preparsi meglio il corridoio della mia gola.
E proprio come se fosse in un corridoio di carne, Gustave attraversava la mia gola con il suo cazzo dilatandola a suo piacimento.
Io gemevo e sentivo le gote rigarsi della mia stessa bava e sentivo anche il reciproco piacere, lo sentivo con la stessa intensità ve l'assicuro, che ci stavamo dando.
Per sentirlo meglio avevo anche ripreso a toccarmi, stuzzicandomi il clitoride mentre Maurice non si era ancora deciso ad entrare, per torturami con la brama dell'attesa standosene lì in piedi fra le mie gambe ciondolanti dall'altro lato del tavolo.
Quando finalmente si è deciso l'ha fatto con forza, anzi con foga strappandomi un gemito squillante e basso insieme, un gemito che mi è parso di produrre dalle profondità del mio ventre.
Eccomi lì, sbattuta con forza da due cazzi che all'unisono mi allargavano scopandomi da sopra e da sotto, bocca e figa con uguale intensità e forza.
Sono esplosa in un primo orgasmo straziante, che mi ha fatto rivoltare gli occhi e ululare di piacere, un ululato smorzato solo dal palo di carne di Gustave che me lo ricacciava in gola con i suoi colpi di bacino.
Parlottava nella sua lingua, parole biasciate e forse senza senso, frutto solo dell'eccitazione e di tanto in tanto aumentava velocità e profondità dei movimenti.
Ormai potevo sentire la pelle dei testicoli contro le labbra.
Incredibile.
28 centimetri di cazzo in gola.
Stupendo.
Ma suo fratello non era da meno, con colpi frenetici e violenti, accompagnati da schiaffi sul seno che me lo hanno arrossato nel giro di pochi minuti.
Non so dire per quanto hanno continuato così, so solo che Gustave è venuto per primo. Ha voluto che gli leccassi le palle mentre si segava, peccato, avrei tanto voluto in bocca il suo seme.
Ha sborrato abbondantemente, schizzandomi viso, seno e ventre, una goccia mi è anche colata nell'ombelico ma io l'ho raccolta e l'ho leccata via dal polpastrello.
"Th... thanks"
Ho detto a fatica riprendendo fiato, ancora sballottata da Maurice e dal suo cazzo.
"Brava troia, ora tocca a me."
Ha annunciato, prendendomi in braccio.
Mi ha letteralmente buttata sul divano, costringendomi a piegare le gambe in modo da avere le caviglie all'altezza delle spalle, poi mi ha di nuovo sbattutto dentro il cazzo.
I colpi erano senza pietà, tremendi, mostruosi.
Mi stava scopando un animale, non un essere umano.
Ho lanciato un urlo e sono venuta ancora.
Lui mi ha schiaffeggiato di nuovo il seno, più e più volte.
Gustave, intanto, stava osservando la scena masturbandosi svogliatamente il membro ormai a riposo ma comunque dalle dimensioni di tutto rispetto.
"Spaccami, spaccami e riempimi di sborra come una puttana!"
Gli ho praticamente urlato. Non ero io a parlare, ma la mia figa in fiamme e il mio terzo orgasmo.
Non se lo è fatto ripetere due volte e, con un paio di spinte impietose e tremende mi ha farcita con uno schizzo copioso di cui ho potuto distintamente percepire il calore dentro di me.
"Cagna. Sei la volontaria migliore del centro, sappi che sei prenotata a vita..."
Ha biascicato ansimando, uscendo da me.
Io ho ridacchiato raccogliendo le gocce che mi colavano fuori e portandomele alla bocca per non sprecarle.
"Fammi pubblicità ai tuoi amici allora..."
"Penso che lo farò, puttana, ma adesso guarda mio fratello. Ha ancora bisogno di te".
Ero stupefatta, il cazzo di Gustave era di nuovo in tiro.
Gli ho sorriso leccandomi le labbra e gli ho fatto segno di avvicinarsi, ma lui anziché offrirmi il suo membro mi ha fatta alzare e si è messo al mio posto; era a 90, e io avevo il suo culo di fronte a me.
"Sai cosa vuole da te, vero puttana?"
Ho annuito e mi sono accovacciata.
Qualche bacio sulle natiche e il palmo della mano sui testicoli, così per rompere il ghiaccio; ma non stavo più nella pelle, troppo presa dal forte odore di sudore e ormoni che emanava l'ano scuro di Gustave.
Ho iniziato a leccare con cura e attenzione, stimolando prima il perimetro esterno, poi la pelle più delicata dello sfintere.
Il tutto segandogli un cazzo sempre più gonfio e venoso come se lo stessi mungendo.
L'uomo si sforzava di dilatare il piccolo buco, spingendo, cercando di farmi capire che voleva spingessi la lingua un poco dentro; ho obbedito subito e ho accelerato con la mano.
Quasi rantolava di piacere.
"So good. You are amaz.. ah!"
Le parole mi si sono smorzate in gola, stroncate dall'inculata inaspettata e impietosa di Maurice che approfittando della scena eccitante aveva nuovamente il cazzo in tiro e già perfettamente lubrificato.
Come prima aveva fatto con la figa, ora mi stava dilatando il culo che cedeva sotto i suoi colpi, sempre impietosi, sempre tremendi.
Sempre stupendi.
Gustave a pecora sul divano, prossimo al secondo orgamo.
Anch'io a pecora, sul pavimento, che leccavo con gusto un ano sempre più sudato e rilassato segando un cazzo fantastico.
Poi Maurice, in piedi dietro di me. Anzi dentro di me.
Eravamo un magico tutt'uno, uno l'erotico prolungamento dell'altro.
Ancora una volta sono venuta per prima, questa volta anche squirtando sulla pelle dell'uomo alle mie spalle e sul pavimento.
Infine, dopo decine e decine di spinte e schiaffi sul culo, è stato il turno di Maurice, che mi ha donato il suo seme sulla schiena e persino sui capelli che vi si adagiavano inerti.
Prima che sborrasse anche Gustave suo fratello, ormai soddisfatto, ha preso un bicchiere e il suo cellulare; con la mia lingua ormai dentro il suo culo, alla fine anche lui ha sborrato abbondantemente nel bicchiere lanciando qualche urletto roco d sconclusionato.
Mi hanno fatta voltare e mi hanno fatto alcune foto senza viso, in cui si vedessero il corpo nudo e la sborra; poi ho bevuto quella raccolta nel bicchiere, immortalata in un video che mi censurava la faccia.
Era gustosissima e calda, anche migliore del vino della cena.
Siamo stati un po' accoccolati sul divano, accarezzandoci e addormentandoci insieme, al termine di una delle serate più belle della mia vita.
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