Evviva le suocere

di
genere
tradimenti

C’è tutta una letteratura contro le suocere: permalose, acide, pettegole, impiccione, e chi più ne ha più ne metta. Io invece, a partire dalla mia esperienza, voglio spezzare una lancia in loro favore.
Mi chiamo Pierluigi, ho 54 anni, abito a Modena con mia moglie Liliana e i miei due figli. Mia suocera Giulia è una bella signora, vedova da sette anni, formosa e cicciottella, ma con una pelle liscia e giovanile. Cinque anni fa (mia suocera allora aveva 66 anni) mia moglie ed io avevamo affittato per un mese, con nostro cognato, un appartamento in montagna per trascorrervi le vacanze; io avevo solo tre settimane di ferie, pertanto sono rientrato al lavoro una settimana prima lasciando però mia moglie in montagna con la sorella.
Il lunedì, al rientro dal lavoro, seguendo le raccomandazioni di mia moglie, sono andato a prendere mia suocera, che abita in un paese confinante, affinchè mi stirasse la biancheria che avevo lavato e steso ad asciugare la sera prima. Mentre lei era affaccendata in questi servizi, ho pensato bene di farmi una doccia. Non sapendo che in bagno c’ero io, mia suocera è entrata per controllare il cesto portabiancheria, ma, accortasi della mia presenza, ha esclamato imbarazzata:
“Oh scusa, Pierluigi, non sapevo che ti facevi la doccia… torno dopo”
“Ma no -le ho detto- non ti preoccupare, fai quello che devi… a me non mi dai fastidio … e poi siamo in famiglia, no?”
Ha annuito ma, per l’evidente imbarazzo, è rimasta in silenzio, mentre io continuavo a godermi lo scroscio del soffione nel box doccia e, preso da una inattesa tentazione perversa, non facevo nulla per occultare le mie nudità.
Per rompere il ghiaccio lei se ne è uscita con una battuta:
“Beata mia figlia che, con questo caldo, se n’è rimasta in montagna!” Ho preso la palla al balzo per risponderle tendenziosamente:
“Fortunata davvero Liliana! … io invece, vedi, sono tornato al lavoro ed ora non ho neppure chi mi insapona la schiena!”
La mia era una battuta provocatoria, ma mia suocera l’ha presa alla lettera e mi ha subito replicato premurosamente:
“Oh, ma se vuoi, ci sono qua io….”
Non so se lo dicesse con convinzione, ma io ho colto al volo quella sua disponibilità ed ho aperto la doccia mettendomi di spalle. Lei si è appena affacciata nel box doccia e, continuando a parlare delle vacanze in montagna e del caldo umido patito in città, ha iniziato ad insaponarmi la schiena, poi, stando comunque alle mie spalle, è passata al petto ed infine è scesa sulle natiche e sulle gambe.
Nel frattempo questo suo massaggio aveva provocato una sensibile erezione del mio uccello, anche se lei non poteva vederlo. Quando le mani avevano iniziato ad insaponarmi anche la parte anteriore delle gambe, mi sono girato verso di lei col cazzo bello eretto dicendole:
“Così fai meno fatica”.
Lei era piegata sulle ginocchia, il mio uccello in tiro si trovava giusto all’altezza del suo viso. Lei non parlava più, era rimasta immobile a fissarlo. Ho approfittato volutamente della situazione, mi sono avvicinato ulteriormente a lei fino ad appoggiarglielo sulle labbra. Ho chiuso gli occhi, un attimo dopo il cazzo era sparito nella sua bocca, mentre con le mani insaponate mi massaggiava i testicoli.
Un pompino favoloso. Ha continuato così fino a che non ho goduto; poi si è alzata, mi ha detto di sciacquarmi ed è uscita dal bagno. Il resto del pomeriggio è proseguito come se nulla fosse accaduto.
Il giorno successivo l’ho chiamata dall’ufficio e le ho chiesto se aveva tempo, al mio rientro, per darmi una mano nell’orto. Detto fatto. Dopo il lavoro, erano tre settimane di arretrati, eravamo entrambi sudati e così le ho detto di iniziare lei a farsi la doccia; ho calcolato il tempo che avrebbe impiegato per spogliarsi, poi sono entrato anch’io in bagno, già nudo, e le ho proposto di fare la doccia insieme, naturalmente non in bagno ma nel locale lavanderia dove c’è una doccia senza pareti, quindi più ampia, dove potevamo insaponarci a vicenda.
Un attimo di esitazione da parte sua, ma le mie mani ormai si erano già impossessate del suo corpo e lei aveva iniziato ad ansimare. Un attimo dopo eravamo entrambi insaponati sotto l’altra doccia ed i nostri corpi si strusciavano l’uno contro l’altro. L’eccitazione è cresciuta a mille, per cui, finita la doccia, siamo andati in salotto, abbiamo spostato in un angolo il tavolino creando così spazio sul tappeto, ci siamo sdraiati su un fianco in posizioni invertite ed abbiamo iniziato un favoloso 69.
Il mio viso affondava fra le sue morbide coscione e la mia lingua si insinuava nella sua rosa profumata, mentre lei usava il mio uccello come fosse un cono di gustoso gelato. Abbiamo continuato così per una mezz’ora, poi finalmente l’ho scopata, prima alla pecorina, dove le sue stupende tettone 6^ misura oscillavano ad ogni colpo, e poi nella classica posizione del missionario.
Giulia è stata per me una autentica scoperta: si muoveva come un’anguilla, urlava, ansimava, mugugnava come un’ossessa (per fortuna non c’erano vicini che potessero udirla) fino a che non abbiamo goduto in simultanea. Era parecchio che non godevo così; con mia moglie, che amo, ormai facciamo sesso con molta prudenza e parsimonia a causa di certe sue disfunzioni ghiandolari, quindi avevo una carica extra per mia suocera.
Poi ci siamo rivestiti e tranquillamente abbiamo preparato la cena.
Quella settimana è stata letteralmente di fuoco; ogni sera al rientro dal lavoro passavo a prendere Giulia perché mi desse una mano in casa e poi, prima di uscire a cena, ci scatenavamo in amplessi infuocati rispolverando le posizioni che ormai erano un ricordo per entrambi.
Purtroppo la settimana è volata e il rientro di mia moglie ha posto fine alle nostre godurie.
Dopo un paio di mesi l’auto di mia suocera ha esalato l’ultimo respiro e lei ha deciso di non acquistarne altre; così mia moglie mi ha chiesto di rendermi disponibile ad accompagnare una volta a settimana la madre a fare la spesa al supermercato. Alcune volte Giulia veniva con noi, altre eravamo soli.
Ed è stato durante una di queste volte che, a casa sua, mentre sistemava i suoi acquisti, le ho infilato la mano sotto la gonna; lei si è irrigidita, ma quando la mia mano si è insinuata sotto gli slip, lei ha aperto le gambe lasciandosi fare un ditalino; poi l’ho fatta appoggiare al lavandino, le ho alzato la gonna, abbassato gli slip fino alle caviglie e l’ho presa alla pecorina.
Da allora almeno una volta al mese con la scusa della spesa scopiamo come ricci con grande soddisfazione di entrambi. Unico inconveniente è il suo modo alquanto rumoroso di godere (ansimi, urla e gemiti) che hanno insospettito quella stronza della vicina che, spiando i suoi movimenti, ha tratto le conclusioni che Giulia si faceva scopare da suo genero.
Un giorno ha atteso che Giulia iniziasse il suo concerto di godimento per chiamarla al telefono e, quando mia suocera ha risposto, le ha detto chiaramente che, se non voleva che non si sapesse in giro che lei si faceva sbattere da suo genero, avrebbe dovuto dividerlo con lei.
Mia suocera, presa dal panico, non voleva più fare sesso con me, ma dopo qualche giorno sono riuscito a calmarla ed a convincerla che avremmo sistemato tutto. E oggi, quando mi trovo con mia suocera per scopare, ogni tanto invitiamo anche la vicina Adriana e finiamo subito tutti e tre a letto dove cerco di soddisfare entrambe. Dimenticavo, Adriana è una 70enne, anche lei bene in carne, con un marito che da anni non la scopa più e che passa il suo tempo a giocare a carte al bar con gli amici.
Così oggi sono diventato il giocattolo sessuale di queste due “suocere”, cosa che a me non dispiace affatto.
scritto il
2012-04-13
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