La moglie schiava - cap. 2
di
Miss Serena
genere
dominazione
Era passata una settimana da quando mio marito aveva scoperto le mie scappatelle ed era iniziata per me una nuova vita.
Alfredo mi aveva tagliata fuori dal mondo, niente telefono e il cellulare che avevo poteva solo ricevere le sue chiamate in quanto nessuno sapeva il numero.
Ero sempre in casa, lui provvedeva alla spesa e io ero diventata la donna di casa oltre alla sua puttana privata. Giravo sempre nuda, pronta ad ogni sua richiesta, mi ero abituata a chiamarlo Signore o Padrone. Inoltre facevo sesso come e quando lo voleva lui, di solito erano rapporti orali e anali e sempre molto violenti. Non mi picchiava molto, ma quando lo faceva mi lasciava il culo a pezzi, con grossi segni viola lasciati dalle sue mani o dalla racchetta da ping pong.
In cuor mio speravo che prima o poi la rabbia gli passasse e che potessi tornare ad una vita normale, certo senza amanti, ma senza essere più segregata in casa.
Quando sabato pomeriggio mi disse che saremmo usciti insieme ne fui felice, non immaginavo a cosa sarei andata incontro.
“Per iniziare truccati come la puttana che sei, non vorrei tu potessi sembrare qualcosa di diverso.”
Le sue parole mi colsero di sorpresa, lui amava il trucco leggero e considerava volgare quello marcato.
“Certo mio Signore, dammi solo il tempo per farlo.”
Mi misi davanti allo specchio e iniziai a truccarmi senza esagerare, ma quando mi vide cominciò a rimproverarmi.
“Sei forse scema o la stai facendo ? Lavati la faccia e rincomincia, ho detto che devi sembrare una troia non una ragazzina.”
Feci come mi aveva ordinato e questa volta mi truccai in maniera pesante, con tinte forti, marcando al massimo occhi e labbra.
Tornai da lui che questa volta non fece osservazioni.
“Vedi che quando vuoi sai obbedirmi, ora mettiti una camicetta bianca e una minigonna, la più corta possibile.”
“Ma Padrone non ho mini, lo sai che non ne porto.”
“Però hai il gonnellino da tennis ?”
“Si quello nero, l'abbiamo comprato insieme.”
“Allora indossalo e fai in fretta.”
“Devo indossare sotto qualcosa di tuo gradimento Padrone.”
“Certo nulla.”
“Scusa non ho capito.”
“Sotto non porterai nulla, indosserai solo la camicetta, il gonnellino e le scarpe, anzi scegline un paio con un bel tacco, mi fido di te per questo.”
“Ma così si vedrà tutto !”
Lui si alzò e mi colpì con uno schiaffo, non forte, ma di quelli che fanno male lo stesso.
“Lo so che si vedrà la tua lercia fica e il tuo culo di merda, ma è proprio quello che voglio, comunque stai tranquilla andremo dove nessuno ti conosce.”
Mi andai a vestire sentendomi male, sarei stata praticamente nuda alla merce dello sguardo di chiunque m'avesse vista, volevo piangere, ma sapevo che avrebbe solo peggiorato la situazione. Mentre mi mettevo addosso quel poco che lui voleva guardavo il mio armadio pieno di bei vestiti e pensavo a quando li avrei potuta rimettere. Una volta finito mi guardai allo specchio, era peggio di quanto avessi mai potuto pensare, la camicetta lasciava vedere il seno, i miei capezzoli scuri di certo non si nascondevano e la gonna mi arrivava all'altezza del pube, lasciandolo scoperto ad ogni anche piccolo movimento. Ero peggio di una puttana del porto, almeno quelle un perizoma lo portavano. Così vestita mi presentai a lui che mi accolse con entusiasmo, quasi fosse felice di vedermi in quello stato.
“Sei perfetta, una vera troia, avrei quasi voglia di sfondarti il culo adesso, ma è meglio andare, non vorrei incontrare troppo traffico.”
Lo seguii in garage e insieme salimmo in macchina, porta e cancello si aprirono automaticamente e in breve fummo in strada.
Cercavo di coprire il volto con la mano senza farmene accorgere, ma lui era intento alla guida e non diede importanza ai miei strani movimenti.
Durante il viaggio non ci parlammo, mise un Cd di musica classica ben sapendo che l'odiavo, ma non era certo il caso di farglielo notare.
Dopo un'oretta arrivammo in un grande parcheggio semivuoto, e li iniziarono i guai.
“Che aspetti scendi.”
Mi guardava divertito mentre io piena di vergogna cercavo di camminare a piccoli passi per non far muovere troppo la gonna, ma come al solito ci si mise di mezzo il destino.
Una folata di vento fece alzare dietro il gonnellino e un gruppo di ragazzi iniziò subito a gridarmi di tutto, facevamo pesanti apprezzamenti sul mio sedere e di quanto dovesse essere aperto, che ero una puttana e che se avessi voluto mi avrebbe scopata tutti insieme.
Alfredo faceva finta di nulla però di certo godeva nel vedermi insultata in maniera così volgare, mi sembrava impossibile che lui sempre così educato e a modo, provasse piacere nel vedermi umiliata davanti a degli sconosciuti.
Non feci quasi caso a dove stavamo entrando, solo una volta dentro mi resi conto che era un sexy-shop.
Dentro c'erano una quindicina di uomini di tutte le età che subito iniziarono a guardarmi mentre
Alfredo si dirigeva verso il bancone.
“Mi scusi dov'è il reparto sadomaso ?”
“In fondo a destra.”
Il proprietario quasi non credeva ai suoi occhi e di certo lui doveva averne viste e non poche.
“Seguimi cagna, ora faremo un po' di spesa.”
Tutti i presenti ci vennero dietro quasi fosse una processione, parlando fra di loro a bassa voce anche se non era difficile immaginare i loro discorsi.
Una volta arrivati nel reparto sadomaso mio marito si fermò e iniziò a guardare con attenzione ogni oggetto esposto. C'era ogni tipo di frusta e strumenti d'immobilizzazione, oggetti in pelle e Dvd dal titolo molto esplicito.
Alfredo alla fine frese un frustino e iniziò a muoverlo per aria, ma non era soddisfatto e prese una grossa frusta con più code.
“Questa mi sembra più adatta ora abbassati che voglio provarla.”
Sapevo che era inutile oppormi e piena di rabbia abbassai le spalle mettendo in mostra il culo davanti a tutti. Lui mi colpì all'inizio senza forza, poi all'improvviso fece calare sul mio culo una frustata che mi fece gemere di dolore. Ma più che il dolore era il sentirmi osservata e desiderata da tutti, perché sapevo che ogni uomo li presente mi avrebbe voluta prendere, scoparmi come meglio credeva fino a venirmi in qualsiasi orifizio.
“Questa va bene, ora proviamo un'altra.”
Un ragazzo si fece avanti con una pala in mano.
“Provi questa, è l'ideale per il culo.”
Alfredo prese la pala in mano e cominciò a guardarla mentre io ero sempre col sedere all'aria.
“Certo è un bello strumento, ora però mostrami tu come si usa.”
“Vuole che la colpisca io ?”
Il ragazzo non credeva a quelle parole, si stava eccitando in maniera assurda e presto avrei dato sfogo alla sua libidine.
“Certo in fondo l'hai trovato tu, ora colpiscila.”
Quello prese la pala in mano, si mise vicino a me e cominciò a colpirmi con forza.
Mentre i colpi si susseguivano senza che me ne accorgessi cominciai a bagnami, mi stavo eccitando da quella situazione, in quel momento avrei voluto soddisfare tutti i presenti prendendo i loro cazzi in bocca, nella fica e nel culo. La vergogna e l'umiliazione non se n'erano andate via, solo avrei voluto essere davvero come lui mi voleva e farmi sfondare da chiunque lo volesse, avevo un falle voglia di godere fregandomene di chi fosse a darmi quel piacere.
Alfredo se ne accorse, ma fece finta di nulla, anzi incitava il ragazzo a colpirmi più forte con le motivazioni più assurde. Alla fine avevo il culo in fiamme e una voglia matta di cazzo.
“Ora basta, mi sei stato di grande aiuto e ti ricompenserò, basta che ci segui mentre compriamo altre cose.”
“Certo con piacere, a proposito io sono Edo.”
“Piacere Alfredo e lei è la mia puttana, non ha un nome solo puttana, ora rialzati e seguimi.” A fatica mi misi dritta e gli andai dietro, con l'aiuto dei Edo riempì diverse buste di oggetti commentandone l'uso che ne avrebbe fatto su di me, fino ad arrivare dove c'era la biancheria più sconcia.
“Che taglia hai puttana ?”
Sapeva bene la mia misura, ma ormai non smetteva d'umiliarmi ad ogni occasione per togliermi ogni traccia anche minima d'orgoglio.
“La terza mio Signore.”
Era la prima volta che aprivo bocca da quando eravamo entrati e non volevo farlo arrabbiare non chiamandolo come voleva.
“È vero, ma è sempre meglio provare, entra dentro il camerino spogliati e indossa questo.”
Mi tirò un corpetto di pelle e con quello entrai nello spogliatoio, non ci misi molto a spogliarmi e indossarlo, quindi lo chiamai.
“Se vuole vedermi Padrone sono pronta.”
Alfredo entrò con Edo subito dietro che chiuse la porta, io mi portai subito le mani sul pube come se fosse la prima volta che quello sconosciuto lo vedesse.
“Stai davvero bene, non trovi anche tu Edo ?”
“Certo è proprio un troia perfetta.”
Iniziarono a fare commenti su quanto fossi puttana e di come quel corpetto esaltasse le mie forme. Io ero al massimo dell'imbarazzo, ma quella continua umiliazione mi stava eccitando in maniera quasi incontrollabile, era come se più scendessi in basso più diventavo quello che Alfredo voleva, una vera puttana disposta a tutto pur di soddisfare le sue voglie.
Ad un certo punto mio marito smise di ridere e diventò improvvisamente serio.
“Ora è il momento di ripagare Edo per il suo aiuto.”
“Certo mio Signore, cosa devo fare.”
Pensavo che dovessi mostrarmi meglio, al limite farmi toccare, ma il suo ordine mi colpì come uno schiaffo in piena faccia.
“Inginocchiati e fagli un pompino, di certo ha il cazzo già bello duro.”
Non ci potevo credere, lui che mi stava punendo per le mie scappatelle voleva che avessi un rapporto con uno sconosciuto davanti ai suoi occhi !
Cercai di prendere tempo, ma lui m'incalzo senza darmi tregua.
“Allora puttana, non vorrai mica che glielo tiri fuori io ?”
Così mi inginocchiai davanti al ragazzo e gli aprì i jeans, il suo pene era già ben visibile e quando tirai giù gli slip mi sbatte sul volto.
Certamente non si era lavato da poco, infatti aveva un odore forte e disgustoso, ma cercai lo stesso di farlo entrare in bocca ma senza riuscirci, arrivando solo a prendere la cappella fra le labbra.
“Edo bisogna che tu dia una mano a questa troia, è ancora un po' inesperta, scopala in bocca a tuo piacimento, poi sborrale pure in gola, non sai quanto le piace.”
Edo mi mise le mani fra i capelli e cominciò a spingermi il cazzo in bocca fino a farlo entrare tutto quanto, avevo voglia di vomitare tanto mi faceva schifo, ma riuscii a resistere.
Mi appoggiai a lui e feci la mia parte, mentre lo spompinavo lo leccavo con la lingua anche per farlo venire il prima possibile, poi Alfredo si mise dietro di me e senza tanti preamboli mi ficcò due dita nella fica.
“Vedi che sei troia, sei tutta bagnata, lo so che sei una succhiacazzi nata, quindi divertiti.”
Più io spompinavo Edo più lui mi masturbava facendo salire in me il piacere, in quei momenti non m'importava più di dove fossi e con chi, volevo solo il mio orgasmo.
Solo che quello che ormai era il mio Padrone non la pensava nella stessa maniera, poco prima che venissi si fermò e subito dopo Edo mi riempì la bocca col suo sperma.
Fu una sborrata lunga e copiosa che a stento riuscì a mandare giù, ma alla fine neanche una goccia uscì dalla mia bocca, solo avevo la fica in fiamme e mi sarei fatta scopare da tutti quelli che erano rimasti fuori ad origliare pur di godere ancora.
Invece pulì il cazzo di Edo e mi rivestì, quindi uscimmo tutti e tre dal camerino sotto gli sguardi degli uomini che ci aspettavano increduli.
Alfredo prese i sacchetti e con me dietro si recò alla cassa per pagare, una volta saldato il conto andammo verso la macchina e ripartimmo verso casa.
Durante il viaggio di ritorno mio marito non disse una parola fino a che non si fermò in un'area di parcheggio deserta.
“Allora brutta troia sei ancora bagnata ?”
Era inutile che provassi a negarlo, gli sarebbe bastato farmi aprire le gambe per scoprirlo.
“Si Padrone non mi hai fatto venire e ne ho voglia.”
Per tutta risposta si allungò verso i sacchetti da dove tirò fuori delle palline vaginali che presto sparirono nella mia fica.
“Non provare a venire fino a che non saremmo a casa o ti porto via la pelle a frustate.”
Iniziò così un nuovo calvario, le palline si muovevano in continuazione mandandomi in estasi, ma la paura delle sue minacce non mi faceva venire. Una volta a casa fu ancora peggio, ad ogni passo avevo una fitta di puro piacere e a stento riuscì ad entrare in ingresso.
Li Alfredo mi butto a terra, Tiro fuori il cazzo e cominciò a scoparmi con violenza.
Venni subito, ancora prima che il suo pene fosse entrato del tutto, non mi aveva neanche tolto le palline e mi sentivo incredibilmente piena senza ormai nessun freno.
Mi sborrò dentro quasi subito, ma non smise di sbattermi e continuò come se non fosse venuto. Solo che ora il suo cazzo scivolava dentro senza nessun attrito, fra il suo sperma e i miei umori avevo la fica ridotta ad un vaso pieno di liquidi. Così prese a scoparmi con ancora più forza e violenza, insultandomi in continuazione fino a quando non lo tirò fuori per mettermelo nel culo.
Come era diventata sua nuova abitudine fece entrare la cappella, poi mi prese per i capelli e diede un violento colpo come se volesse spaccarmelo, solo che era tanto lubrificato che entrò tutto subito facendomi meno male del solito. Un nuovo orgasmo mi sconquassò il cervello, mi era sempre piaciuto prenderlo dietro, ma senza sentire troppo dolore e questa volta era stato proprio come piaceva a me. Prese così a incularmi senza sosta picchiandomi sulle natiche con la mano libera, era tanto preso che non si accorse che avevo fatto scivolare una mano sotto di me per masturbarmi e godere ancora di più.
Mi venne di nuovo dentro e dopo si fermò ormai esausto.
“Da domani cominceremo ad usare quello che ho comprato.”
“Va bene come vuoi tu Padrone.”
“Solo non provare più a toccarti o ti rompo le dita.”
Essere colta così in fragrante mi umiliò più di tutto quello che avevo passato nel pomeriggio, ma cercai di nasconderlo.
“Hai ragione Padrone, non lo farò più.”
“Ora vai a preparare la cena, ho fame e cerca di non fare le tue solite schifezze che dopo ricominciamo.”
Mentre andavo in bagno per lavarmi pensavo al dopo cena, in fondo avevo goduto, dovevo solo abituarmi a farlo coi suoi nuovi sistemi.
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
Alfredo mi aveva tagliata fuori dal mondo, niente telefono e il cellulare che avevo poteva solo ricevere le sue chiamate in quanto nessuno sapeva il numero.
Ero sempre in casa, lui provvedeva alla spesa e io ero diventata la donna di casa oltre alla sua puttana privata. Giravo sempre nuda, pronta ad ogni sua richiesta, mi ero abituata a chiamarlo Signore o Padrone. Inoltre facevo sesso come e quando lo voleva lui, di solito erano rapporti orali e anali e sempre molto violenti. Non mi picchiava molto, ma quando lo faceva mi lasciava il culo a pezzi, con grossi segni viola lasciati dalle sue mani o dalla racchetta da ping pong.
In cuor mio speravo che prima o poi la rabbia gli passasse e che potessi tornare ad una vita normale, certo senza amanti, ma senza essere più segregata in casa.
Quando sabato pomeriggio mi disse che saremmo usciti insieme ne fui felice, non immaginavo a cosa sarei andata incontro.
“Per iniziare truccati come la puttana che sei, non vorrei tu potessi sembrare qualcosa di diverso.”
Le sue parole mi colsero di sorpresa, lui amava il trucco leggero e considerava volgare quello marcato.
“Certo mio Signore, dammi solo il tempo per farlo.”
Mi misi davanti allo specchio e iniziai a truccarmi senza esagerare, ma quando mi vide cominciò a rimproverarmi.
“Sei forse scema o la stai facendo ? Lavati la faccia e rincomincia, ho detto che devi sembrare una troia non una ragazzina.”
Feci come mi aveva ordinato e questa volta mi truccai in maniera pesante, con tinte forti, marcando al massimo occhi e labbra.
Tornai da lui che questa volta non fece osservazioni.
“Vedi che quando vuoi sai obbedirmi, ora mettiti una camicetta bianca e una minigonna, la più corta possibile.”
“Ma Padrone non ho mini, lo sai che non ne porto.”
“Però hai il gonnellino da tennis ?”
“Si quello nero, l'abbiamo comprato insieme.”
“Allora indossalo e fai in fretta.”
“Devo indossare sotto qualcosa di tuo gradimento Padrone.”
“Certo nulla.”
“Scusa non ho capito.”
“Sotto non porterai nulla, indosserai solo la camicetta, il gonnellino e le scarpe, anzi scegline un paio con un bel tacco, mi fido di te per questo.”
“Ma così si vedrà tutto !”
Lui si alzò e mi colpì con uno schiaffo, non forte, ma di quelli che fanno male lo stesso.
“Lo so che si vedrà la tua lercia fica e il tuo culo di merda, ma è proprio quello che voglio, comunque stai tranquilla andremo dove nessuno ti conosce.”
Mi andai a vestire sentendomi male, sarei stata praticamente nuda alla merce dello sguardo di chiunque m'avesse vista, volevo piangere, ma sapevo che avrebbe solo peggiorato la situazione. Mentre mi mettevo addosso quel poco che lui voleva guardavo il mio armadio pieno di bei vestiti e pensavo a quando li avrei potuta rimettere. Una volta finito mi guardai allo specchio, era peggio di quanto avessi mai potuto pensare, la camicetta lasciava vedere il seno, i miei capezzoli scuri di certo non si nascondevano e la gonna mi arrivava all'altezza del pube, lasciandolo scoperto ad ogni anche piccolo movimento. Ero peggio di una puttana del porto, almeno quelle un perizoma lo portavano. Così vestita mi presentai a lui che mi accolse con entusiasmo, quasi fosse felice di vedermi in quello stato.
“Sei perfetta, una vera troia, avrei quasi voglia di sfondarti il culo adesso, ma è meglio andare, non vorrei incontrare troppo traffico.”
Lo seguii in garage e insieme salimmo in macchina, porta e cancello si aprirono automaticamente e in breve fummo in strada.
Cercavo di coprire il volto con la mano senza farmene accorgere, ma lui era intento alla guida e non diede importanza ai miei strani movimenti.
Durante il viaggio non ci parlammo, mise un Cd di musica classica ben sapendo che l'odiavo, ma non era certo il caso di farglielo notare.
Dopo un'oretta arrivammo in un grande parcheggio semivuoto, e li iniziarono i guai.
“Che aspetti scendi.”
Mi guardava divertito mentre io piena di vergogna cercavo di camminare a piccoli passi per non far muovere troppo la gonna, ma come al solito ci si mise di mezzo il destino.
Una folata di vento fece alzare dietro il gonnellino e un gruppo di ragazzi iniziò subito a gridarmi di tutto, facevamo pesanti apprezzamenti sul mio sedere e di quanto dovesse essere aperto, che ero una puttana e che se avessi voluto mi avrebbe scopata tutti insieme.
Alfredo faceva finta di nulla però di certo godeva nel vedermi insultata in maniera così volgare, mi sembrava impossibile che lui sempre così educato e a modo, provasse piacere nel vedermi umiliata davanti a degli sconosciuti.
Non feci quasi caso a dove stavamo entrando, solo una volta dentro mi resi conto che era un sexy-shop.
Dentro c'erano una quindicina di uomini di tutte le età che subito iniziarono a guardarmi mentre
Alfredo si dirigeva verso il bancone.
“Mi scusi dov'è il reparto sadomaso ?”
“In fondo a destra.”
Il proprietario quasi non credeva ai suoi occhi e di certo lui doveva averne viste e non poche.
“Seguimi cagna, ora faremo un po' di spesa.”
Tutti i presenti ci vennero dietro quasi fosse una processione, parlando fra di loro a bassa voce anche se non era difficile immaginare i loro discorsi.
Una volta arrivati nel reparto sadomaso mio marito si fermò e iniziò a guardare con attenzione ogni oggetto esposto. C'era ogni tipo di frusta e strumenti d'immobilizzazione, oggetti in pelle e Dvd dal titolo molto esplicito.
Alfredo alla fine frese un frustino e iniziò a muoverlo per aria, ma non era soddisfatto e prese una grossa frusta con più code.
“Questa mi sembra più adatta ora abbassati che voglio provarla.”
Sapevo che era inutile oppormi e piena di rabbia abbassai le spalle mettendo in mostra il culo davanti a tutti. Lui mi colpì all'inizio senza forza, poi all'improvviso fece calare sul mio culo una frustata che mi fece gemere di dolore. Ma più che il dolore era il sentirmi osservata e desiderata da tutti, perché sapevo che ogni uomo li presente mi avrebbe voluta prendere, scoparmi come meglio credeva fino a venirmi in qualsiasi orifizio.
“Questa va bene, ora proviamo un'altra.”
Un ragazzo si fece avanti con una pala in mano.
“Provi questa, è l'ideale per il culo.”
Alfredo prese la pala in mano e cominciò a guardarla mentre io ero sempre col sedere all'aria.
“Certo è un bello strumento, ora però mostrami tu come si usa.”
“Vuole che la colpisca io ?”
Il ragazzo non credeva a quelle parole, si stava eccitando in maniera assurda e presto avrei dato sfogo alla sua libidine.
“Certo in fondo l'hai trovato tu, ora colpiscila.”
Quello prese la pala in mano, si mise vicino a me e cominciò a colpirmi con forza.
Mentre i colpi si susseguivano senza che me ne accorgessi cominciai a bagnami, mi stavo eccitando da quella situazione, in quel momento avrei voluto soddisfare tutti i presenti prendendo i loro cazzi in bocca, nella fica e nel culo. La vergogna e l'umiliazione non se n'erano andate via, solo avrei voluto essere davvero come lui mi voleva e farmi sfondare da chiunque lo volesse, avevo un falle voglia di godere fregandomene di chi fosse a darmi quel piacere.
Alfredo se ne accorse, ma fece finta di nulla, anzi incitava il ragazzo a colpirmi più forte con le motivazioni più assurde. Alla fine avevo il culo in fiamme e una voglia matta di cazzo.
“Ora basta, mi sei stato di grande aiuto e ti ricompenserò, basta che ci segui mentre compriamo altre cose.”
“Certo con piacere, a proposito io sono Edo.”
“Piacere Alfredo e lei è la mia puttana, non ha un nome solo puttana, ora rialzati e seguimi.” A fatica mi misi dritta e gli andai dietro, con l'aiuto dei Edo riempì diverse buste di oggetti commentandone l'uso che ne avrebbe fatto su di me, fino ad arrivare dove c'era la biancheria più sconcia.
“Che taglia hai puttana ?”
Sapeva bene la mia misura, ma ormai non smetteva d'umiliarmi ad ogni occasione per togliermi ogni traccia anche minima d'orgoglio.
“La terza mio Signore.”
Era la prima volta che aprivo bocca da quando eravamo entrati e non volevo farlo arrabbiare non chiamandolo come voleva.
“È vero, ma è sempre meglio provare, entra dentro il camerino spogliati e indossa questo.”
Mi tirò un corpetto di pelle e con quello entrai nello spogliatoio, non ci misi molto a spogliarmi e indossarlo, quindi lo chiamai.
“Se vuole vedermi Padrone sono pronta.”
Alfredo entrò con Edo subito dietro che chiuse la porta, io mi portai subito le mani sul pube come se fosse la prima volta che quello sconosciuto lo vedesse.
“Stai davvero bene, non trovi anche tu Edo ?”
“Certo è proprio un troia perfetta.”
Iniziarono a fare commenti su quanto fossi puttana e di come quel corpetto esaltasse le mie forme. Io ero al massimo dell'imbarazzo, ma quella continua umiliazione mi stava eccitando in maniera quasi incontrollabile, era come se più scendessi in basso più diventavo quello che Alfredo voleva, una vera puttana disposta a tutto pur di soddisfare le sue voglie.
Ad un certo punto mio marito smise di ridere e diventò improvvisamente serio.
“Ora è il momento di ripagare Edo per il suo aiuto.”
“Certo mio Signore, cosa devo fare.”
Pensavo che dovessi mostrarmi meglio, al limite farmi toccare, ma il suo ordine mi colpì come uno schiaffo in piena faccia.
“Inginocchiati e fagli un pompino, di certo ha il cazzo già bello duro.”
Non ci potevo credere, lui che mi stava punendo per le mie scappatelle voleva che avessi un rapporto con uno sconosciuto davanti ai suoi occhi !
Cercai di prendere tempo, ma lui m'incalzo senza darmi tregua.
“Allora puttana, non vorrai mica che glielo tiri fuori io ?”
Così mi inginocchiai davanti al ragazzo e gli aprì i jeans, il suo pene era già ben visibile e quando tirai giù gli slip mi sbatte sul volto.
Certamente non si era lavato da poco, infatti aveva un odore forte e disgustoso, ma cercai lo stesso di farlo entrare in bocca ma senza riuscirci, arrivando solo a prendere la cappella fra le labbra.
“Edo bisogna che tu dia una mano a questa troia, è ancora un po' inesperta, scopala in bocca a tuo piacimento, poi sborrale pure in gola, non sai quanto le piace.”
Edo mi mise le mani fra i capelli e cominciò a spingermi il cazzo in bocca fino a farlo entrare tutto quanto, avevo voglia di vomitare tanto mi faceva schifo, ma riuscii a resistere.
Mi appoggiai a lui e feci la mia parte, mentre lo spompinavo lo leccavo con la lingua anche per farlo venire il prima possibile, poi Alfredo si mise dietro di me e senza tanti preamboli mi ficcò due dita nella fica.
“Vedi che sei troia, sei tutta bagnata, lo so che sei una succhiacazzi nata, quindi divertiti.”
Più io spompinavo Edo più lui mi masturbava facendo salire in me il piacere, in quei momenti non m'importava più di dove fossi e con chi, volevo solo il mio orgasmo.
Solo che quello che ormai era il mio Padrone non la pensava nella stessa maniera, poco prima che venissi si fermò e subito dopo Edo mi riempì la bocca col suo sperma.
Fu una sborrata lunga e copiosa che a stento riuscì a mandare giù, ma alla fine neanche una goccia uscì dalla mia bocca, solo avevo la fica in fiamme e mi sarei fatta scopare da tutti quelli che erano rimasti fuori ad origliare pur di godere ancora.
Invece pulì il cazzo di Edo e mi rivestì, quindi uscimmo tutti e tre dal camerino sotto gli sguardi degli uomini che ci aspettavano increduli.
Alfredo prese i sacchetti e con me dietro si recò alla cassa per pagare, una volta saldato il conto andammo verso la macchina e ripartimmo verso casa.
Durante il viaggio di ritorno mio marito non disse una parola fino a che non si fermò in un'area di parcheggio deserta.
“Allora brutta troia sei ancora bagnata ?”
Era inutile che provassi a negarlo, gli sarebbe bastato farmi aprire le gambe per scoprirlo.
“Si Padrone non mi hai fatto venire e ne ho voglia.”
Per tutta risposta si allungò verso i sacchetti da dove tirò fuori delle palline vaginali che presto sparirono nella mia fica.
“Non provare a venire fino a che non saremmo a casa o ti porto via la pelle a frustate.”
Iniziò così un nuovo calvario, le palline si muovevano in continuazione mandandomi in estasi, ma la paura delle sue minacce non mi faceva venire. Una volta a casa fu ancora peggio, ad ogni passo avevo una fitta di puro piacere e a stento riuscì ad entrare in ingresso.
Li Alfredo mi butto a terra, Tiro fuori il cazzo e cominciò a scoparmi con violenza.
Venni subito, ancora prima che il suo pene fosse entrato del tutto, non mi aveva neanche tolto le palline e mi sentivo incredibilmente piena senza ormai nessun freno.
Mi sborrò dentro quasi subito, ma non smise di sbattermi e continuò come se non fosse venuto. Solo che ora il suo cazzo scivolava dentro senza nessun attrito, fra il suo sperma e i miei umori avevo la fica ridotta ad un vaso pieno di liquidi. Così prese a scoparmi con ancora più forza e violenza, insultandomi in continuazione fino a quando non lo tirò fuori per mettermelo nel culo.
Come era diventata sua nuova abitudine fece entrare la cappella, poi mi prese per i capelli e diede un violento colpo come se volesse spaccarmelo, solo che era tanto lubrificato che entrò tutto subito facendomi meno male del solito. Un nuovo orgasmo mi sconquassò il cervello, mi era sempre piaciuto prenderlo dietro, ma senza sentire troppo dolore e questa volta era stato proprio come piaceva a me. Prese così a incularmi senza sosta picchiandomi sulle natiche con la mano libera, era tanto preso che non si accorse che avevo fatto scivolare una mano sotto di me per masturbarmi e godere ancora di più.
Mi venne di nuovo dentro e dopo si fermò ormai esausto.
“Da domani cominceremo ad usare quello che ho comprato.”
“Va bene come vuoi tu Padrone.”
“Solo non provare più a toccarti o ti rompo le dita.”
Essere colta così in fragrante mi umiliò più di tutto quello che avevo passato nel pomeriggio, ma cercai di nasconderlo.
“Hai ragione Padrone, non lo farò più.”
“Ora vai a preparare la cena, ho fame e cerca di non fare le tue solite schifezze che dopo ricominciamo.”
Mentre andavo in bagno per lavarmi pensavo al dopo cena, in fondo avevo goduto, dovevo solo abituarmi a farlo coi suoi nuovi sistemi.
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