Fiuto come bestia
di
renart
genere
poesie
Fiuto come bestia
l'odore del tuo sesso
che satura la stanza
col suo afrore di femmina.
Dalla finestra spalancata
su una calda sera
di fine giugno,
appena increspata
da un fragrante refolo
di libeccio,
il plenilunio scioglie
la languida luce d'oro
sul tuo corpo nudo
e prono,
accartocciato
come foglia d'autunno
sul tuo stesso desiderio,
e protendi le solide terga
contro la mia erezione
dalla punta
brillante e acuminata.
Ha la fragranza
di una cialda
- questo tuo corpo nudo -
inzuppata nel miele sciolto,
e sei appparecchiata qui per me,
come per un dono
degli dei,
impaziente nel tuo agitar
di fianchi,
e ti volti da una spalla
scoprendo in un sorriso
- oh, quale esca avvelenata
questo tuo sorriso! -
la chiostra irregolare
dei denti,
che biancheggia
corme scimitarra
nella luce lunare.
Gorgheggia
come spuma d'onde
il desiderio di me
tra lingua e labbro,
vibra
il tuo corpo teso
come corda d'arco
prima che il dardo
scocchi.
E t'infilzo -
allora -
con un solo colpo
fino alla radice
del cazzo,
tenendo stretta fra le mani
la carne tremula -
tremebonda -
delle tue chiappe sode,
e immobile assaporo,
per istanti eterni -
eternati -
ogni centimetro
del tuo umido budello
idrovoro,
mentre tu, Luna,
occhieggi
sorniona e ruffiana
al mio volto deformato
- tumefatto -
da un ghigno lascivo.
E quando comincio
a fotterti lento
- lento come ti piace -
infili le mani fra le cosce
e con le dita
- lenta, lenta... -
titilli il clitoride,
che guizza fuori dal suo baccello
come un lupino dal guscio.
E andiamo avanti così,
in questa nostra danza,
raschiando l'aria
con i nostri singulti,
sempre più rochi,
fin quando la piena
dell'orgasmo
non ci devasta,
travolgendoci
come naufraghi
in questa procella
d'amore,
aggrappandoci
- forte -
l'uno all'altra,
come unica e sola
salvezza.
E mi accogli
- mio solo amore -
dentro di te,
Nutrice
della mia essenza,
Ebe
della mia semenza.
l'odore del tuo sesso
che satura la stanza
col suo afrore di femmina.
Dalla finestra spalancata
su una calda sera
di fine giugno,
appena increspata
da un fragrante refolo
di libeccio,
il plenilunio scioglie
la languida luce d'oro
sul tuo corpo nudo
e prono,
accartocciato
come foglia d'autunno
sul tuo stesso desiderio,
e protendi le solide terga
contro la mia erezione
dalla punta
brillante e acuminata.
Ha la fragranza
di una cialda
- questo tuo corpo nudo -
inzuppata nel miele sciolto,
e sei appparecchiata qui per me,
come per un dono
degli dei,
impaziente nel tuo agitar
di fianchi,
e ti volti da una spalla
scoprendo in un sorriso
- oh, quale esca avvelenata
questo tuo sorriso! -
la chiostra irregolare
dei denti,
che biancheggia
corme scimitarra
nella luce lunare.
Gorgheggia
come spuma d'onde
il desiderio di me
tra lingua e labbro,
vibra
il tuo corpo teso
come corda d'arco
prima che il dardo
scocchi.
E t'infilzo -
allora -
con un solo colpo
fino alla radice
del cazzo,
tenendo stretta fra le mani
la carne tremula -
tremebonda -
delle tue chiappe sode,
e immobile assaporo,
per istanti eterni -
eternati -
ogni centimetro
del tuo umido budello
idrovoro,
mentre tu, Luna,
occhieggi
sorniona e ruffiana
al mio volto deformato
- tumefatto -
da un ghigno lascivo.
E quando comincio
a fotterti lento
- lento come ti piace -
infili le mani fra le cosce
e con le dita
- lenta, lenta... -
titilli il clitoride,
che guizza fuori dal suo baccello
come un lupino dal guscio.
E andiamo avanti così,
in questa nostra danza,
raschiando l'aria
con i nostri singulti,
sempre più rochi,
fin quando la piena
dell'orgasmo
non ci devasta,
travolgendoci
come naufraghi
in questa procella
d'amore,
aggrappandoci
- forte -
l'uno all'altra,
come unica e sola
salvezza.
E mi accogli
- mio solo amore -
dentro di te,
Nutrice
della mia essenza,
Ebe
della mia semenza.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Secrezioni: "Incontro Mirna"
Commenti dei lettori al racconto erotico