Il mio primo - Fiore magnolia

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genere
tradimenti

Un foglio è l'unica cosa che mi è rimasta di lui. Un abbozzo di un disegno a carboncino.
Lo custodisco gelosamente.
Ogni volta che mi capita tra le mani non posso fare a meno di pensare che proprio su questo pezzo di carta, molto tempo prima, ci sono state le sue dita.
Non so in quale preciso istante la sua cartella sia finita bruscamente sul pavimento. Il suo disegno incompleto, sparpagliatosi insieme agli altri, lo ritrovai dopo qualche giorno. Ci sono raffigurati solo degli schizzi tracciati alla rinfusa, una sorta di esercitazione..un fiore di magnolia, alcuni dettagli della tenda scostata, un viso appena abbozzato. Ma io ci vedo molto di più.
Il mio ricordo di quel giorno è così vivido!
Lo rivedo. Nitido. Senza tempo.
Lui. Una presenza prepotente. Un impostore che troneggia seduto sul mio letto matrimoniale, letto che non sembra abbastanza grande per la sua stazza. È una figura imponente, scura sulle lenzuola candide.
Perfettamente a suo agio, seduto, con la schiena appoggiata ad un cuscino messo distrattamente tra lui e la testiera. Su un ginocchio regge con disilvotura una cartelletta piena di fogli. Ha le maniche della camcia tirate sugli avambracci e i primi bottoni aperti lasciano intravedere il petto villoso.
Vedo le sue mani. Mani grandi. Il carboncino sembra minuscolo tra quelle dita. Nonostante ciò si muovono con grazia e sicurezza. Sono sensuali. Incredibilmente sensuali anche quando non sono dentro al mio corpo.
Dietro l'album, i capelli corvini disordinati. Le sopracciglia folte e arcuate sono la cornice perfetta dei suoi occhi maledetti. La mia debolezza. Occhi neri, fiammeggianti, ciglia vellutate. Ogni tanto alza lo sguardo, profondo e penetrante, verso la finestra semiaperta, da dove fa capolino la mia magnolia.
Ogni piccola brezza leggera porta nella stanza quel profumo inebriante. Si mischia con quello di carta e legno, esalta il suo odore di maschio.
Starei così, immobile, sulla soglia della porta a guardarlo per ore.
Ma si sente osservato e si gira a guardare me. I nostri occhi si trovano ed è sempre un brivido.
Ogni volta che mi fissa sfrontato mi fa sentire nuda e ho la sensazione di perdere un battito.
Sorride malizioso mentre cammino scalza verso di lui. "Cecilia." La sua voce bassa, roca, suadente. Con il suo accento andaluso. Sa benissimo che effetto mi fa. Entra nelle orecchie e si ripercuote in tutto il mio corpo.
Tutto di lui mi attrae. Fin dal primo momento in cui ci siamo visti, siamo stati come due magneti.
Ho urgenza di baciarlo e, prima che riesca a chinarmi su di lui, mi ha già presa in braccio e incollato la sua bocca sulla mia. Mi ritrovo seduta su di lui, con le gambe che sporgono al lato del letto. Le nostre labbra si schiudono, le lingue si sfiorano. Il suo sapore ricorda il cioccolato fondente. Un sapore denso, deciso, dolce quanto basta.
Siamo sempre più avidi. Le lingue si intrecciano e i corpi fremono. Nello stesso instante le mie mani lo cercano, sbottono la sua camicia ed esploro il suo petto. Sento le sue stringermi sui fianchi e poi scivolare sulle natiche. Mi preme sul suo corpo. La sua bocca si stacca dalla mia, ci guardiamo bramosi. Cerca il mio seno che sembra già bucare il tessuto leggero del mio vestito. Lo tira giù e quando lo trova ho un sussulto. Ogni volta che la sua lingua incontra il mio capezzolo il mio clitoride esulta spasmodico.
D'impulso gli metto una mano a coppa tra le gambe, sentire quella virilità aumenta il mio desiderio. Brucio. E lo bacio. Continuando ad accarezzarlo con più veemenza. E mentre cerco di liberarlo dai pantaloni le sue mani risalgono lungo le mie cosce. Le dita si insinuano tra le mie mutandine. Sono già bagnata. Sospiro. Lo voglio!
Prendo la sua mano e la premo ancora più su di me. Sfacciata!
Sorride divertito scuotendo la testa, come al solito canzonandomi per la mia pazienza inesistente. Così, quasi dispettoso, smette di toccarmi e mi adagia sul materasso supina, mentre protesto invano. Non avrei la forza di oppormi in ogni caso.
Senza troppa difficoltà mi sfila le mutandine, quindi si porta la mia gamba sulla sua spalla. Preme le sue labbra sulla mia caviglia. Io mordo istintivamente le mie, pregustando già quello che starà per accadere, mentre ogni singola fibra del mio corpo impaziente si tende.
Tracciando un sentiero di saliva lungo tutta la parte interna delle mie gambe raggiunge l'inguine, poi solleva il capo per guardarmi. Un secondo eterno prima di affondare il viso sul mio ventre, come una fiera che affonda le fauci nel suo pasto. Letale.
Non c'è traccia di delicatezza nei suoi movimenti. La sua lingua spiegata mi bagna tutte le grandi labbra, si fa subito spazio dentro disegnando dei cerchi, mentre inizio a stringere i seni e contorcermi di piacere. Preme la bocca sul clitoride, lo succhia e il mio respiro accelera. Muovo sempre più freneticamente il bacino e ancoro la sua testa tra le mie cosce mettendo le dita fra i suoi capelli.
Mi immobilizza a gambe spalancate e la sua lingua trova il buco voluttuoso della mia figa. Inizia a scoparmelo mentre il resto della sua faccia mi preme sul clitoride. Mi aggrappo letteralmente al lenzuolo. Godo. Ansimo. Il mio grembo vibra, il piacere mi pervade e il suo nome mi esce dalle labbra come un sussurro.
Sono ancora estatica quando incontro il suo sguardo soddisfatto, spavaldo, ardente.
È madido fino al mento dei miei umori. Le sue labbra bagnate, rosse, piene sono un invito. Mi tiro su e gli mangio la bocca, con un bacio che chiede castigo.
Mi bacia di rimando ed è rude, ha un non so che di selvatico che mi da una scarica elettrica lungo la schiena perciò gli do un morso sul collo.
Mi agguanta per la vita senza riguardo e mi ritrovo in ginocchio, il suo braccio stretto sotto il seno e il suo respiro caldo sulla schiena. Mi pianta il membro verticale tra le natiche. E non anelo ad altro che a sentirlo dentro. Scalpito.
Il suo glande pulsante si fa strada nel mio sesso ancora rodido e, con un movimento lento ma profondo, mi riempie. Dischiudo la bocca ansimante e lo sento soffocare un gemito ruggente. Tenendomi per i fianchi si sfila e mi assesta il secondo colpo. E poi il terzo, il quarto.. Via via più veloce. È tutto un crescendo. Il respiro è sempre più affannoso. Mi volto appena per guardarlo. Dio. Lo voglio da sentire male e spingo anche io il culo contro di lui. Impreca rauco. Con una mano mi serra entrambi i polsi dietro la schiena, schiacciandomi il busto sul materasso. Mi prende senza lasciarmi scampo. Ho gli spasmi. Trai i suoi rantoli primitivi e gutturali distinguo appena due parole "Eres mia. Mia".
Dopo una sequela di "Sì" esplodo! E nello stesso istante il suo seme caldo mi invade. L'oblio.
di
scritto il
2021-12-07
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