Alessandra e geova 13 e 14

di
genere
incesti

CAPITOLO 13

Carlo era rientrato a casa assopito nei suoi pensieri. Non diede nemmeno retta ad Angela che notandolo varcare la porta di casa gli aveva rivolto con un cenno quello che poteva essere un saluto o una domanda su come fosse andato l'incontro con la figlia.
Ancora carico di adrenalina si rifugiò in bagno, chiuse la porta a chiave e rimase una decina di minuti buoni con le mani sui capelli seduto sul cesso.
Angela non osava disturbare il marito. Pensava che l'incontro con Alessandra non fosse andato nel migliore dei modi. Magari la figlia si era proprio rifiutare di incontrare il padre.
Tornò alle sue faccende in cucina mentre da un piccolo stereo portatile le note di un cantico riempivano la casa di “pensieri” spirituali.
Carlo andò a guardarsi allo specchio. Voleva farsi decine di domande ma sapeva non avrebbe trovato un briciolo di risposta. La persona che vedeva riflessa nello specchio non poteva essere lui. Cosa gli era successo? Cos'era successo al Carlo che conosceva? Cos'era successo al Carlo che credeva di conoscere?
Era come se fosse un'altra persona, non riusciva a capacitarsi di quello che stava avvenendo nella sua vita, di cosa fosse diventato capace. Erano anni ormai che i “bollori” giovanili si erano spenti, diventando un uomo maturo avrebbe dovuto mantenere un comportamento ed un atteggiamento più consono all'età e al ruolo che ricopriva.
Era Satana ad essersi impossessato di lui, dei suoi pensieri, delle sue azioni o era stato lui a rivolgersi al Diavolo? Quello che stava facendo andava contro a tutto quello in cui aveva creduto nella vita, quello che in cui aveva creduto negli ultimi vent'anni. Era riuscito a superare indenne l'addio traumatico alla sua storia con Gianni. Erano troppo giovani, non erano in grado di affrontare quella situazione nel migliore dei modi. Era stata una bella storia d'amore, bellissima, appassionante. Ma erano giovani e innamorati, non ancora “maturi” per capire le conseguenze delle proprie azioni. Quell'amore giovanile aveva accompagnato i suoi anni migliori con dolcezza, poi il peso della vita, delle responsabilità, del giudizio delle persone avevano avuto il sopravvento. Abbandonare Gianni, abbandonare le vere inclinazioni del suo cuore gli avevano dato la possibilità di riciclarsi come uomo, di vivere una vita dignitosa all'interno dell'organizzazione di cui faceva parte.
Aveva trovato in Angela una compagna ideale per vivere la vita da testimone di geova.
Angela era una brava sorella, zelante, rispettosa, sottomessa al marito e dedita alle faccende di casa. Non era una con particolari grilli per la testa. Non chiedeva la luna e lui non era stato comunque in grado di dargliela. Avevano scopato ai tempi, scopato tanto. Carlo doveva scoparsi Angela per dimenticare Gianni. I primi anni del matrimonio la scopava con rabbia e passione, scopavano tutti i giorni, lei pensava che lui fosse realmente attratto da lei, invece a lui quelle scopate rabbiose servivano ad annegare il dolore per aver perduto l'amore di Gianni. Non che non gli piacessero le donne. In verità non sapeva nemmeno lui quale fosse la sua vera inclinazione. Era andato tutto a puttane e così in fretta. Provava gusto sia nello scopare i maschi che nello scopare le donne. Aveva provato gusto persino nello scoparsi la figlia. Sapeva essere una cosa sbagliata, sapeva essere una cosa che avrebbe portato alla distruzione lui e la sua famiglia. Se la distruzione non l'avesse portata geova l'avrebbero portata gli uomini in casa sua. Scoparsi la figlia era stata la peggior “miglior” scelta della sua vita. Se Angela avesse saputo... se Angela avesse saputo cosa stava accadendo alle sue spalle lo avrebbe scorticato vivo. La moglie poteva accettare la figlia zoccola che scopava con mezzo mondo e si faceva riprendere e mettere i video su internet. Ma quale donna sana di mente, anche la più compassionevole avrebbe accettato la relazione incestuosa tra un padre e la figlia? Quale disonore poteva arrecare alla famiglia? E all'organizzazione intera? I testimoni di geova erano conosciuti come persone moralmente indiscutibili. Ora le voci sulle trasgressioni dei testimoni di geova in paese superavano di gran lunga la soglia della tollerabilità.
Troppe persone erano ormai coinvolte in questa storia, troppe persone sapevano, troppe persone avevano “visto” coi propri occhi quelle scene. Alessandra lo aveva indirizzato in quella pericolosa via chiamata “peccato” e lui ci aveva affogato entrambi i piedi ed il cuore con troppa facilità.
Quante persone aveva coinvolto pure Carlo in questa assurda situazione. L'unica a non sapere era Angela. L'unica a non sapere era la persona con cui divideva la vita e a cui vent'anni prima aveva giurato fedeltà ed amore eterno.
Persino il fratello Gabriele era finito nella mischia fangosa dei suoi rapporti incestuosi. Lui desiderava ardentemente riportare Alessandra a casa ma non pensava sarebbe finito nuovamente in un'orgia insieme a sua figlia.
Anche Gabriele adesso era compromesso. Un altro Anziano di congregazione che rischiava, a carte scoperte, di essere cacciato a pedate dall'organizzazione.
L'unica fortuna che aveva Carlo era proprio il coinvolgimento di tante persone “nominate” in questa questione. Tutto il Corpo Anziani della sua congregazione era implicato in questa storia di sesso. Non avrebbero potuto mai dirgli nulla per il fatto che si era scopato sua figlia. Anche loro erano coinvolti. Anche loro avevano partecipato a quel sontuoso banchetto di putrida impurità.
Accusare lui sarebbe stato accusare loro stessi.
La sua unica e l'ultima ancora di salvezza. La mancanza di coscienza generale aveva lavato via la sporcizia dalla sua di coscienza.
Rimaneva un'ultima questione da risolvere: come convivere con la propria di coscienza sporca.
Doveva fare un ultimo sforzo, dimenticarsi di essere un padre incestuoso ed un pessimo pastore per la comunità e tutto sarebbe tornato apposto. In ordine. Un'ordine apparente.
Aprì la porta del bagno e andò verso la cucina. Angela stava cucinando.
Era sempre indaffarata a far qualcosa sua moglie. Cucinava o metteva in ordine la casa. Quando stava a casa. Ora che Alessandra viveva da un'altra parte quella casa era diventata un po' più vuota e anche Angela era diventata un po' meno sicura di se e un filo più triste. Usciva anche meno in predicazione, come tutti in congregazione. Non c'era più molto da dire in giro. Era meglio non farsi vedere dalle persone del territorio. Dovevano calmarsi le acque. Ci sarebbero volute settimane, mesi, forse anni. Le persone sapevano chi fossero Carlo e Angela. Tutti sapevano che erano i genitori di quella testimone di geova famosa di cui si parlava per i video porno su internet. Vedeva i sorrisetti imbarazzati della gente. Entrambi sentivano quei sorrisetti come dei lancinanti coltelli nello stomaco.
In paese poi, gli uomini che frequentavano la casa del suo collega Enrico sapevano già delle perversioni di Carlo e Alessandra. Sapevano che erano testimoni di geova, sapevano che erano padre e figlia, sapevano che quel rapporto incestuoso e malato era una forte forma di ribellione al sistema religioso in cui si erano trovati a vivere.
Carlo guardava la moglie. Stava cucinando ed era talmente assorta da non accorgersi del marito che si era fatto sempre più vicino alle sue spalle.
Avrebbe fatto come agli albori del loro matrimonio. Se la sarebbe scopata, li in cucina, per dimenticare Alessandra, per dimenticare le delusioni che gli aveva dato la vita, per dimenticare Gianni. Per dimenticare che tutte le certezze della sua esistenza stavano andando a rotoli. Angela avrebbe goduto un po' anche lei, magari si sarebbe nuovamente accesa la fiammella della passione che sembrava essersi perduta nei troppi infelici anni di matrimonio. Angela avrebbe pensato che lui era realmente felice di scopare con lei. Come credeva agli inizi della loro storia, quando scopavano tutti i giorni.
Carlo si avvicinò alla moglie e le sfiorò i capelli.
Le spostò leggermente una ciocca di capelli e andò a baciare il collo e le spalle. Angela era sorpresa dal comportamento del marito. Era da tempo che non le rivolgeva più queste attenzioni. Abbandonò l'interesse per gli arnesi da cucina e si lasciò coccolare dalle sapienti mani del marito. Erano anni che non la toccava così. Forse la disperazione e la delusione per aver visto la figlia allontanarsi dalla congregazione e da quella casa l'avevano cambiato.
Carlo alzò leggermente la gonna della moglie, sempre rimanendo alle sue spalle. Si stava eccitando. Anche Angela, dall'alto dei suoi cinquant'anni si stava eccitando. Non era più giovanissima ma aveva ancora delle belle forme. Era la classica donna del sud molto formosa. Tante curve, tanta passione.
Carlo le stava toccando il culo con le mani, come fossero ragazzini. Le massaggiava il culo e nel frattempo continuava a baciarle le spalle e il collo.
Con una mano si era slacciato la patta dei pantaloni e aveva tirato fuori il cazzo. Quello stesso cazzo che solo un'ora prima aveva banchettato con Alessandra e Gabriele in casa di Francesco.
Quello stesso cazzo che profumava ancora della bocca di Alessandra. Quello stesso cazzo che ora stava nuovamente eccitandosi e crescendo a contatto col culo di Angela.
Carlo spostò le mutandine della moglie di lato. Angela voleva la scopasse. Preferiva la maniera tradizionale che avevano di scopare, ma poteva andar bene anche così. Da dietro Carlo posizionò la punta dell'uccello sul buco del culo di Angela. Lei quando capì che il marito stava per entrarle dal culo fece un po' di opposizione. Era peccato il sesso anale, non l'avevano mai praticato. Non era il caso di cominciare ora che aveva quasi cinquant'anni. Sempre dando le spalle al marito indirizzò la punta del cazzo un po' più sotto, preferiva che Carlo le entrasse in luoghi più tradizionali. Carlo non si lasciò intimorire dal rifiuto di Angela, prese nuovamente il cazzo in mano e stavolta senza troppi indugi lo mise all'altezza del buco del culo di Angela. Si sputò sulla mano e lubrificò ben bene il cazzo, poi senza chiedere il permesso iniziò ad inculare Angela. La moglie non interferì con la scelta anale del marito. Doveva pur sempre rimanere leale e sottomessa al capofamiglia. Se il capofamiglia riteneva giusto sodomizzarla lei doveva acconsentire. Era il prezzo da pagare per essere una buona moglie. E poi Carlo era un anziano di congregazione, sapeva sicuramente più di lei cos'era giusto e cos'era sbagliato. Carlo spingeva forte il suo cazzo nel culo della moglie e lei non nascondeva un certo imbarazzo per la nuova posizione sessuale e un certo dolore che le provocava essere sodomizzata. Il piacere per Carlo aumentava e anche ad Angela iniziava a piacere quel nuovo modo di essere scopata dal marito. Sapeva essere peccaminoso il sesso anale, le riviste lo vietavano espressamente. Era da considerarsi una pratica pervertita. Mentre Angela iniziava a godere sempre più Carlo sentiva la punta dell'uccello ingrossarsi a dismisura. Stava godendo per davvero e non stava più scopando sua moglie solo per dimenticare Gianni o Alessandra.
Le sussurrò all'orecchio di non sorprendersi che la stesse inculando anche se le regole lo vietavano. Avevano avuto come anziani una comunicazione ufficiale dalla filiale, d'ora in poi sesso anale e sesso orale non sarebbero più stati considerati peccati dall'organizzazione. Qualunque coppia sposata poteva tranquillamente scopare in quelle maniere senza doversi sentire in colpa. Ovviamente era una bugia ma Angela ci aveva creduto e questo era l'importante.
Desiderosa di provare pure il sesso orale Angela si divincolò dal marito e andò ad inginocchiarsi proprio sotto all'uomo. Il cazzo puzzolente di Carlo era li, lucente e lucido, davanti alla faccia della donna. Con un po' di agitazione e imbarazzo Angela prese in bocca il pisello del marito e iniziò a succhiarne la punta con vivace soddisfazione. Arrivare alla veneranda età di cinquant'anni per fare un pompino. Carlo era soddisfatto. Era riuscito nell'impresa di far succhiare il cazzo ad Angela. Non era brava come Alessandra ma se la cavava comunque bene. Il talento era sicuramente nel DNA di quella famiglia, tutti e tre sapevano succhiare il cazzo, chi più, chi meno. Angela succhiava, voleva godersi fino in fondo quella prima esperienza orale. Era come mangiare un gelato per la prima volta. Carlo la istruì su come ricevere la sborra quando fosse venuto, le tenne la testa tra le sue possenti mani e riversò un rivolo di sborra, anche se non copiosa nella bocca della donna. Angela sulle prime rimase un po' sorpresa, per l'intraprendenza del marito e per la conoscenza di quelle pratiche sessuali da parte di Carlo. Il sapore del cazzo del marito non era malvagio, anche se l'odore forte del pisello l'aveva un po' intontita. Le era piaciuto molto anche il sapore dello sperma, si leccava le labbra e si leccò pure quel poco di sborra che le era rimasto fuori dalla bocca.
Carlo era visibilmente soddisfatto e compiaciuto.
Tutta la tensione del periodo si era sciolta in quella sborrata.
Angela si rimise in ordine, doveva continuare a cucinare, bevve un bicchiere d'acqua dal rubinetto per levarsi via lo sperma appiccicoso rimasto in bocca e guardando il marito si chiese dove cazzo fosse stato il marito in questi anni. Era veramente tanto tempo che Carlo non mostrava così tanta attenzione e passione sessuale nei suoi confronti.
Si guardavano come non si erano mai guardati da quand'era nata Alessandra.
La fiamma era tornata a bruciare nei loro corpi, per quanto non era dato saperlo, ma quel giorno, il cazzo di Carlo aveva dato nuovamente linfa vitale, e non solo sborra, alla vita sessuale della moglie.
Si avvinghiarono nuovamente e fecero l'amore sul tavolo della cucina, in salotto, sul letto, scoparono fino a quando ci fu un briciolo d'energia in corpo.

CAPITOLO 14

Gabriele aveva appena finito di pronunciare il discorso pubblico. Uno scrosciante applauso riempì le pareti della sala come fosse stato in un palazzetto dello sport a sentire un concerto. Si sentiva davvero orgoglioso del discorso fatto, era una degli oratori più in gamba della circoscrizione, riusciva sempre a catturare l'attenzione del pubblico. All'ultimo momento era stato chiamato per sostituire il fratello che doveva fare il discorso in quella congregazione. Come sempre gli capitava in quelle situazioni aveva accettato, era sempre bello sentirsi importante, riuscire a stare sul podio e farsi “ammirare” e “idolatrare” dagli altri testimoni di geova. Sceso dal podio aveva ricevuto un sacco di pacche sulle spalle, alcune affettuose, alcune di circostanza.
Guardò la sua famiglia, seduta nel bel mezzo della sala. Erano come sempre orgogliose del “papà”.
Era un anziano importantissimo nello scacchiere dell'organizzazione, aveva il potere decisionale sulla maggior parte delle questioni “di peso”.
La sua parola arrivava fino alla filiale italiana, aveva un fratello che era un noto sorvegliante di circoscrizione quindi gli appoggi non gli mancavano.
In un paio di occasioni era persino riuscito a coprire grosse manchevolezze dei figli senza che nessuno potesse protestare. Nessuno osava contraddirlo. Per molti era l'esempio dello zelo tramutatosi “uomo”.
Eppure...
Eppure qualcosa nello stomaco gli rodeva. Il discorso che aveva appena pronunciato parlava del destino avverso che avrebbero incontrato i peccatori impenitenti.
Lui era almeno un paio di settimane che si portava questo enorme fardello sulla coscienza. Aveva cercato di contattare Carlo, dovevano parlare in privato di quel che era successo a casa di quell'uomo. Non riusciva più a convivere con l'idea di aver scopato la figlia di Carlo e di essersi unito ad un'orgia. Le sue figlie erano all'incirca dell'età di Alessandra, anche se erano già sposate con dei zelantissimi fratelli e vivevano ormai fuori dalle mura di casa. Si chiedeva come si sarebbe sentito se una di loro fosse stata invischiata in una storia del genere. La perversione della congregazione di Carlo era a livelli inimmaginabili.
“Anche a Sodoma e Gomorra è cominciata così e son stati sterminati tutti” - pensava Gabriele mentre con la testa fra le nuvole faceva finta di ascoltare la Torre di Guardia.
E quel pompino di Carlo non riusciva a spiegarselo. Poteva capire Alessandra, era una ragazza, seppure con un atteggiamento sessuale molto “libertino”. Ma Carlo. Carlo era un maschio. Gli aveva succhiato l'uccello. L'omosessualità era una delle cose che Gabriele più detestava nell'umanità. Per questo si augurava che geova avrebbe stroncato presto la gente di questo mondo. Odiava profondamente le perversioni.
Ma Carlo. Carlo era comunque un amico. E gli aveva succhiato il cazzo. La cosa che lo turbava di più era che sotto sotto gli era anche piaciuto.
“Il seme del peccato è tra noi” . Pensò Gabriele. Il seme del peccato era entrato nella sua vita e come un virus si sarebbe trasmesso anche alla sua famiglia, ne era certo. Per colpa sua anche la sua famiglia avrebbe cominciato a far cose “detestabili a geova”.
Guardava sua moglie, con la testa china sul cellulare che seguiva lo svolgimento della rivista. Aveva sottolineato praticamente tutte le frasi di tutti i paragrafi. Si scambiarono un'occhiata affettuosa e lei gli diede un leggero buffetto sulle guance.
Lui amava sua moglie. Gabriele era un marito esemplare. Riusciva a far quadrare tutte le attività della vita: un lavoro impegnativo, era pur sempre un imprenditore, le attività di anziano di congregazione, la predicazione, la cura della famiglia.
Però da due settimane a questa parte si era accorto che la sua vita sessuale non era po così interessante a casa. Sua moglie non succhiava il cazzo, non lo aveva mai succhiato, invece a lui sarebbe piaciuto ogni tanto farsi spompinare. Dopo aver provato l'esperienza eccitante con Carlo, Alessandra e quell'altro uomo sentiva di dover fare di nuovo quelle cose.
Il suo cazzo iniziava ad aver bisogno di sentirsi eccitato.

Finita l'adunanza tornarono a casa, non aveva fame però Gabriele. Si mise sul computer e fece il login sul server dell'organizzazione.
Andò a cercare tutti quei “files” riservati che trattavano di “sesso” e “disassociazione per peccati sessuali”.
Negli anni aveva partecipato a tantissimi comitati giudiziari, aveva un database immenso con schedate tutte le attività “disciplinate” da lui e dal resto dell'organizzazione.
Da quando era arrivata la direttiva di far sparire tutto il cartaceo avevano dovuto mettere tutta quella enorme serie di dati “in digitale” e lui detestava stare sul computer, gli veniva male agli occhi e già lo utilizzava al lavoro, era una rottura di palle doverlo utilizzare anche per le cose di congregazione.
Cerco nel “database riservato” la scheda di un fratello che era stato disassociato anni prima per gravi immoralità sessuali. Lesse il resoconto e impallidì. Non era poi così diverso da quel che aveva fatto anche lui. Se fossero stati scoperti avrebbero avuto la stessa “onta”, sarebbero stati disassociati in massa come fratelli e addio privilegi di “anziano”. Non sarebbe servita nemmeno l'influente parentela del fratello sorvegliante. Chiuse la pagina “confidenziale” coi dati del fratello e cercò altri documenti nel server.
Era tutto così umiliante. L'organizzazione schedava tutti gli appartenenti e gli ex appartenenti al credo geovista, nessuno era al sicuro. La privacy era costantemente violata. Qualunque cosa uno avesse fatto era li, a disposizione degli “anziani”, sul server “segreto”. Tutti i dati personali dei fratelli e degli ex fratelli erano li. Per questo Gabriele non si sentiva al sicuro. Anche se solo fosse stato ripreso per aver fumato una sigaretta, il “rapporto confidenziale” sarebbe finito “per l'eternità” a disposizione di chi tirava le redini dell'organizzazione. Figuriamoci se avessero scoperto quelle attività sessuali impure a cui aveva partecipato. Per l'eternità il suo nome sarebbe stato legato indissolubilmente a quei gravi peccati.

Suonarono alla porta. La moglie di Gabriele andò ad aprire.
Alessandra si era presentata a casa di Gabriele, la moglie dell'anziano aveva riconosciuto la giovane. La conosceva bene ancora prima della “storia” che la vedeva protagonista di tutti i pettegolezzi porno della teocrazia.
Rimase un attimo sbalordita di trovarsi la ragazza in casa sua ma la fece entrare.

Posso parlare con il fratello Gabriele? E' una cosa importante.
E' su nel suo studio, lo trovi appena salite le scale.

La moglie di Gabriele non si fece troppe domande. Dei pettegolezzi di Alessandra ne parlavano tutti, probabilmente era venuta a confessarsi con un anziano di congregazione che non fosse uno di quelli della propria congregazione. Era una cosa abbastanza normale e non ci diede peso. Spesso e volentieri fratelli o sorelle venivano a casa loro per parlare privatamente con Gabriele.

Alessandra entrò nella stanza dove Gabriele era ancora intento a guardare sul PC. Gabriele rimase sorpreso di trovarsi li Alessandra. Non poteva neanche ammettere a lei o a se stesso che erano due settimane che stava pensando a lei.
Alessandra chiuse la porta dietro se e Gabriele le fece cenno di accomodarsi, c'erano un paio di sedie dietro la scrivania.

Devo parlarti Gabriele.
Di cosa Alessandra?
Di quel che è successo...

Gabriele fece un cenno con la mano ad Alessandra. Doveva abbassare il volume della voce, non voleva che la moglie potesse sentire qualcosa di quella conversazione.

Cosa devi dirmi Alessandra? Sei qui per ricattarmi?
Assolutamente no Gabriele... anzi, son qui per ringraziarti e per chiederti come stai... so che la cosa potrebbe averti turbato...
Beh Alessandra... certo che mi ha turbato. Mi ero preparato per fare una visita pastorale e mi son ritrovato a partecipare ad un'orgia...
Mi dispiace... so che ora vedrai me e mio padre con occhi diversi...
Non mi aspettavo aveste una relazione incestuosa. E non mi aspettavo che tuo padre... insomma che tuo padre mi praticasse del sesso orale.
Però ammettilo è stato eccitante Gabriele, no?
Si Alessandra... è stato molto eccitante ma...
Ma?
Ma è stato anche profondamente sbagliato. Io son due settimane che vivo con i sensi di colpa. Son un rinomato anziano di congregazione, uno dei più importanti a livello regionale e nazionale. Mio fratello è un famoso sorvegliante di circoscrizione... e io se dovesse venir fuori questa storia non sai che fine rischierei di fare... Tutta la mia vita imploderebbe in un attimo...
Basta tenere nascoste le proprie trasgressioni Gabriele … è così semplice, no?
Tenere nascoste? E la coscienza? A te non rimorde la coscienza per quello che fai Alessandra? Eri una giovane così brava, così zelante, così devota a geova... ora convivi con un uomo molto più grande di te e scopi con chiunque... persino con tuo padre... e poi fai quei video porno che girano in rete... tutti ti conoscevano come una brava pioniera regolare e ora...
e ora Gabriele? Cos'è cambiato? Solo perché esprimo la mia sessualità devo essere giudicata come una troia?
Io prima di scoprire questo mio lato più spregiudicato fingevo di essere felice come testimone di geova. Ora mi sento più libera Gabriele. Libera di scegliere. Magari faccio cose sbagliate, ma sono io a scegliere. Nessuno può impormi nulla. Prima ero in gabbia Gabriele... ora non più...
Non capisco comunque perché tu sia venuta qui, è rigirare il coltello nella piaga Alessandra...

Alessandra notò l'imbarazzo di Gabriele. Da una parte avrebbe voluto fare l'anziano “ammonitore”, dall'altra capiva che anche lui era finito in un bivio.
Se da una parte si sentiva in colpa per quel che aveva fatto dall'altra la trasgressione lo eccitava.
Gabriele si era alzato e stava andando verso la porta, per invitare gentilmente Alessandra ad andarsene.
Alessandra si avvicinò all'uomo e gli mise la mano sui pantaloni, all'altezza del pisello.

Gabriele, ora ti faccio un pompino. Se hai il coraggio mandami via ora, altrimenti lasciami fare...

Alessandra si inginocchiò e pian piano slacciò la cintura di Gabriele. Gabriele non si muoveva. Non l'aveva comunque cacciata dalla stanza, quindi voleva che lei succhiasse il suo uccello. Faceva tanto lo “spirituale” ma poi un pompino non si rifiuta mai.
Slacciata la cintura, i pantaloni caddero a terra lasciando in bella vista le mutande, da cui proveniva un forte odore di sperma. Probabilmente Gabriele si stava già eccitando prima che lei si inginocchiasse. Tirò fuori il cazzo dalle mutande, era già bello umido e con la cappella gonfia di piacere. Lo annusò ben bene e lecco la punta dell'uccello, tenendolo con la mano sinistra ben eretto. Leccò fino in fondo, arrivando alle palle e leccò pure quelle. Gabriele aveva chiuso gli occhi, non se la sentiva di guardare quello che Alessandra stava facendo. Alessandra si passò l'uccello su tutta la faccia e impresse nelle narici quel forte odore di cazzo che emanava l'uccello di Gabriele. Non si era legata i capelli e svolazzavano liberi sul pisello di lui, coprendo la faccia di lei, impregnandosi anche loro dell'odore del pisello dell'anziano di congregazione.
Si infilò per bene tutto l'uccello in bocca e cominciò a succhiare con veemente dolcezza. I capelli le andavano sul viso e con la mano li spostava continuamente. Gabriele aveva paura di toccarla e rispetto agli altri uomini non le teneva la testa premuta sul cazzo. Succhiava e guardava Gabriele, cercando in lui uno sguardo complice che tardava ad arrivare. Lui stava fermo immobile, con gli occhi chiusi, si mordeva le labbra dal piacere, non voleva che Alessandra smettesse ma in cuor suo un po' di colpa la sentiva per quel che stava succedendo. La moglie era giù di sotto a fare le faccende di casa e non immaginava quel che stava accadendo a pochi metri da lei, nello studio privato di Gabriele. Alessandra succhiava sempre più forte, aveva messo in bocca l'uccello tante volte, ci aveva sputato sopra, si aiutava anche con la mano, massaggiando la punta dell'uccello e masturbandolo.
Gabriele ogni tanto accennava un timido ansimare di godimento.

A bassa voce, senza perdere il ritmo Alessandra gli disse pure di venire nella sua bocca senza farsi problemi, non doveva avvisarla quando era pronto per sborrare.
Gabriele annuì con un cenno del capo e istintivamente portò finalmente le mani sulla chioma di Alessandra. Prese alcuni capelli tra le mani e iniziò a massaggiare la testa della ragazza, poi come fosse un robot le prese la testa all'altezza delle orecchie e iniziò a dettarle il ritmo della succhiata.
Non le spingeva la testa fino in fondo, Gabriele non era al corrente che si potesse ingoiare il cazzo fino in profondità, non era così esperto. Alessandra succhiava con molta più dolcezza rispetto al solito, non voleva “turbare” ulteriormente Gabriele, non era ancora pronto per un sontuoso “deep throat”.
L'alito le puzzava di cazzo, il pisello di Gabriele emanava un forte odore e cominciava ad avere un intenso sapore di sperma. La saliva scendeva dalla bocca, qualche goccia di liquido le era finito pure nella camicetta, sentiva la goccia bagnata arrivarle fino le tette.
Gabriele era quasi pronto, sarebbe venuto da li a poco. Sentiva il pulsare del cazzo dentro la bocca di Alessandra.
Fu un attimo, disse “Vengo...” e lasciò defluire una bella quantità di sborra nella bocca della ragazza.
Alessandra raccolse tutto sulle proprie labbra, sulla propria lingua. Non mandò giù tutto lo sperma in un momento.
Aprì la bocca in modo che Gabriele potesse vedere il contenuto che le aveva riversato. Tirò fuori la lingua, era tutta ricoperta di quel liquido biancastro. Gabriele era notevolmente eccitato vedendo Alessandra in quella posizione, col suo sperma ancora in bocca. Alessandra giocava a fare i gargarismi con la sborra, sempre inginocchiata, sempre con quell'intruglio biancastro in bocca. Poi si alzò dalla posizione in cui era e pur essendo leggermente più bassa dell'uomo andò a posizionarsi quasi faccia a faccia, voleva guardarlo negli occhi.
E mentre Gabriele la guardava negli occhi deglutì la sborra. Poi con la lingua che ancora sapeva del cazzo di Gabriele iniziò a baciarlo. Lui acconsentì a farsi baciare e abbracciò la ragazza. Alessandra voleva fargli assaggiare lo sperma che aveva ingurgitato, lo baciò con passione mentre lui la teneva stretta stretta fra le proprie braccia.
Si guardarono negli occhi. Lei era li, diabolica e seducente, con gli occhi “furbi” e uno sguardo che faceva venir voglia di farsi una sega.

Lo lasciò così, col cazzo di fuori, in mezzo alla stanza, aprì la porta e scese le scale. Salutò la moglie di Gabriele e tornò a casa sua e di Francesco.
La moglie di Gabriele non si era accorta di nulla tanto era indaffarata a sistemare la casa.
Non si era nemmeno premurata di andare a controllare cosa realmente il marito e la ragazza stessero facendo su di sopra nello studio privato di Gabriele.
Per lei, moglie di un anziano, era normale che i fratelli e le sorelle cercassero il marito per chiedere consigli o aiuto spirituale. Era questo l'incarico che Gabriele doveva assolvere e lei da brava moglie non poteva interferire con queste disposizioni delicate che provenivano direttamente dall'organizzazione.
Gabriele rimase qualche secondo impietrito, poi si tirò su i calzoni, non voleva che sua moglie lo trovasse in quella posizione sconveniente.
Sodoma e Gomorra si erano impossessate anche di lui.
scritto il
2021-12-28
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