I miei due anni da schiavo - Ottava Parte

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dominazione

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+++ Il racconto che segue è totalmente frutto della fantasia dell'autore. Qualsiasi riferimento a fatti, persone, luoghi o eventi realmente accaduti è da intendersi come puramente casuale e certamente non intenzionale. +++

Lo stimolo di fare pipì era ormai fortissimo. Stefano mi aveva messo un pannolino, ma ovviamente questo non mi tranquillizzava minimamente. Da un lato trattenermi stava diventando sempre più difficile, mentre dall'altro non riuscivo nemmeno a concepire l'idea di lasciarmi andare e farmela addosso.

Cercai di concentrarmi sul compito che mi era stato assegnato, ovvero il trasloco tra le stanze. Svuotai rapidamente tutti i miei cassetti e l'armadio, riponendo gli indumenti sul letto.

Subito dopo, andai in bagno, dove avevamo anche un piccolo locale lavanderia, a prendere un paio di stracci e un detergente per superfici. Inumidii il primo panno con un po' di acqua, non senza maledirmi per l'effetto del rumore del rubinetto aperto sul mio bisogno già impellente. Tornai rapidamente in camera, spruzzai il detergente all'interno dei cassetti e dell'armadio, passai lo straccio inumidito e poi asciugai tutto con l'altro panno.

Lasciai tutto aperto per far prendere aria e intanto mi diressi nella cameretta per svuotare cassetti e armadi del mio Padrone. Nel cassetto della biancheria intima trovai un pacco di preservativi. Era azzurro, di una nota marca, con la scritta "Comfort XL" sul davanti. Mi vergognai tanto e in qualche modo ebbi la conferma della sensazione avuta la mattina stessa, quando mi ritrovai con il sedere per terra e la faccia all'altezza del notevole pacco di Stefano.

La necessità di fare pipì mi riportò con la mente ai miei doveri.

Tornai in quella che sarebbe stata a tutti gli effetti la camera padronale e misi gli indumenti del Padrone bene in ordine. Poi portai i miei in cameretta, senza preoccuparmi di lavare gli armadi. Pensai che fosse un privilegio che non mi meritavo.

Così passai al cambio delle lenzuola tra i letti, non senza qualche difficoltà logistica accentuata da movimenti sempre più frenetici per trattenere la minzione. Ci misi più di quanto avessi preventivato.

Non ne potevo veramente più, ero al limite. Però avevo fatto un buon lavoro, per cui andai in sala da Stefano convinto che avendo dimostrato impegno e dedizione mi avrebbe graziato dall'umiliazione di farmela addosso.

"Padrone, ho terminato il lavoro." - dissi a Stefano, con lo sguardo basso.

"Bravissimo, pisellino. Vieni qui." - rispose lui, indicando il pavimento in prossimità dei suoi piedi.

Mi inginocchiai vicino a lui e lo guardai supplicante dal basso.

"Padrone, mi scappa tantissimo la pipì. Ti prego." - gli dissi con tutta l'umilità di cui ero capace.

"E di che ti preoccupi? Hai il pannolino!" - mi rispose Stefano, con un sorriso.

"Ti supplico, sono stato bravo. Ho fatto quel che mi hai chiesto." - replicai trattenendo a stento le lacrime.

"Pisellino, ne abbiamo già parlato. Non puoi pensare che fare il tuo dovere una volta ti esenti dall'affrontare il percorso che abbiamo iniziato. Oggi hai dato prova di essere piccolino e finora sei stato ubbidiente. Ora stai qui buono senza disturbare e fai quel che devi fare." - disse Stefano, alzando leggermente il volume della televisione e mettendosi al cellulare.

Ero sotto shock. Non pensavo che sarebbe stato così fermo sulla sua decisione e che mi avrebbe davvero fatto usare il pannolino. In quel momento fui seriamente tentato di alzarmi, "liberarmi" e andare in bagno. Però c'era una forza più grande di me che mi tratteneva lì, sottomesso a questo ragazzo di soli 19 anni che stava dimostrando una maturità a me preclusa per diritto naturale.

Restai quindi in quella posizione, a guardarlo dal basso, con gli occhi rigati di lacrime. Mi contorsi sotto di lui per almeno un'altra ora e mezza, che a me sembrò un tempo infinito. Il mio Padrone ogni tanto mi guardava e mi accarezzava la testa. Ero umiliatissimo e distrutto, sotto ogni punto di vista.

Così crollai, per mancanza di alternative.

A un certo punto, presi a piangere singhiozzando piano, in silenzio. Misi la mia testa sulle sue ginocchia e mi arresi completamente a lui, lasciandomi andare. Sentii un getto caldo riempirmi il pannolino rapidamente. Di istinto chiusi le gambe, per non far colare nulla. Non riuscivo più a fermarmi e continuavo, con il pannolino che si gonfiava in mezzo alle mie gambe. Ansimavo e tremavo.

Quando ebbi finito, continuai a piangere, fermo in quella posizione, per diversi minuti. Stefano naturalmente si era accorto di tutto, anche se fortunatamente il pannolino aveva contenuto tutto senza incidenti. Mi accarezzava la testa.

"Bravo pisellino." - disse il Padrone.

Singhiozzai e lo guardai dal basso. Non dissi nulla. Non avrei potuto, non avevo la minima idea di cosa dire.

"Ora resta un po' così e poi se fai il bravo ti cambio."

E così feci. A 25 anni, con un pannolino gonfio e bagnato, ai piedi di un ragazzo di 19 anni, sottomesso a lui e ubbidiente.
scritto il
2022-01-03
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