I miei due anni da schiavo - Quinta parte
di
pisellino_umiliato
genere
dominazione
+++ Il racconto che segue è totalmente frutto della fantasia dell'autore. Qualsiasi riferimento a fatti, persone, luoghi o eventi realmente accaduti è da intendersi come puramente casuale e certamente non intenzionale. +++
Stefano mi guardò sorridendo, mentre io ero in ginocchio davanti a lui, umiliato, con il volto rigato dalle mie lacrime, gli occhi lucidi e il pene vergognosamente in erezione all'interno dei pantaloni della tuta e delle mutande ancora umide.
"Bravo pisellino." - mi disse.
Ancora quel nomignolo, ancora un fremito incontrollabile per l'imbarazzo che mi procurava. Mi faceva sentire piccolino, inferiore e dominato. Però io sono un sottomesso e anziché ribellarmi stavo lì, ubbidiente, sotto il controllo del mio Padrone. Non c'era violenza, né costrizione. Ammiravo Stefano e riconoscevo il suo ruolo. Mi era superiore ed era giusto così. Finalmente in armonia con la natura, mia e sua, senza dover far finta di essere quello che non sono e non sarò mai.
Stefano aveva circa 6 anni meno di me, ma l'età è solo un numero. A 19 anni era più forte e maturo di me a 25, o di quanto sarei mai stato nella mia vita, anche campando 100 anni. E avevo il netto presentimento, praticamente la certezza, che fosse anche più dotato. Le dimensioni non sono tutto, per carità... so bene che questa è una "paranoia" tipica maschile. Però non potevo fare a meno di pensarci e di considerarlo tra i motivi per cui era sacrosanto che comandasse lui.
Non era nemmeno una questione di carattere sessuale. Sarebbe stato riduttivo e poco onesto da parte mia considerarla tale. Sicuramente l'erotismo giocava un ruolo importante nella specifica situazione, ma sapevo già che la mia sottomissione a lui non sarebbe terminata una volta passata o assecondata l'eccitazione del momento. Era semplicemente una gerarchia che si stava finalmente rendendo palese, ma che c'era sempre stata.
"Ora tirati su." - mi disse Stefano con il suo solito tono calmo e rassicurante.
Mi alzai, asciugandomi le lacrime con le maniche della maglietta che indossavo. Stefano si mise in piedi davanti a me e mi abbassò delicatamente pantaloni e mutande quel tanto che bastava per lasciare scoperto il mio membro e il sedere. Lo lasciai fare, senza opporre resistenza. Sospirai, trattenendo a stento un altro pianto, e poi abbassai lo sguardo. In quel momento, mi resi conto che il mio pene era umido sulla punta e rischiava di gocciolare a terra. Passai rapidamente un dito e me lo asciugai immediatamente sul fianco, sentendomi ancora più sporco.
"Ora mentre tu stai qui così, con le mutandine abbassate, il pisellino duro e il sederino scoperto, ti spiegherò come funziona." - esordì Stefano, mentre provavo a riprendere un po' il fiato da tutte quelle emozioni tirando su con il naso esattamente come farebbe un bambino dopo aver pianto.
Aveva usato tutti quei diminutivi per un motivo preciso e ciascuno di questi era stato come una coltellata nel petto. Mi tremavano le gambe e mi sentivo come se mi volessi arrendere ulteriormente e scendere ancora più in basso nella scala della dignità. Non sapevo come sarebbe potuto succedere, date le mie condizioni già pietose, ma l'avrei scoperto dopo.
"Se hai provato a spiare me e Chiara questa mattina è perché non riesci a controllarti. Per cui lo farò io per te, finché non mi dimostrerai di essere cresciuto." - continuò il mio Padrone. "Questo è un percorso e l'obiettivo dev'essere quello di migliorarti."
Mi limitai ad annuire, in silenzio.
"Partiremo da zero. Per cominciare, ti ho preso questa." - mi disse, estraendo dalla tasca della tuta una crema depilatoria. Era un tubetto nero di medie dimensioni, di una nota marca di creme e prodotti di bellezza. Non ne avevo mai usata una. Non sono eccessivamente peloso e non ne ho mai sentito l'esigenza.
D'un tratto la memoria tornò agli anni dell'adolescenza, in cui mi vergognavo perché vedevo gli amici svilupparsi, mentre io rimanevo sostanzialmente glabro e con i tratti infantili. Era come se Stefano sapesse che mi sono sviluppato mediamente tardi, intorno ai 16 anni, e che questo abbia probabilmente contributo a farmi sentire inferiore agli altri e ad accentuare il mio lato sottomesso.
"Non ti preoccupare, ci penso io. Tra un minuto andiamo in doccia e ti faccio tornare tutto liscio. Ti terrò sempre così, finché non ti reputerò in grado di reggere il peso della maturità che dovresti avere alla tua età." - mi disse Stefano, notando evidentemente lo smarrimento nei miei occhi.
Anche in questo caso non riuscii a reagire. Avevo accettato la situazione mi lasciavo guidare da lui.
"Poi, quando non sarai al lavoro indosserai sempre un pannolino e ti sarà vietato l'utilizzo del bagno. Per l'ufficio vedremo di organizzarci diversamente." - proseguì il mio Padrone.
"Stefano, ti prego. Come faccio così?" - dissi debolmente, con quell'ultimo briciolo di orgoglio che mi era rimasto.
"Pisellino, innanzitutto d'ora in poi è Padrone per te... non Stefano. Sul come fare, è facile. Non potrai usare il bagno, per cui in maniera molto semplice e naturale, non avrai alcuna alternativa al lasciarti andare nel pannolino." - mi gelò Stefano.
Abbassai lo sguardò e sentii di nuovo le lacrime scorrere sulle mie guance. Il mio pisellino, però, sempre più duro e umido, tradiva il mio totale assenso.
"Un'ultima cosa, per ora. Quando abbiamo finito con le depilazione e avrai messo il tuo primo pannolino, ci scambiamo le stanze. Pagherò la tua quota di affitto e tu tornerai al canone della singola, ovviamente." - sentenziò il mio Padrone, dando prova una volta di più della sua onestà e della mancanza di secondi fini.
"Sì, Padrone." - risposi, umiliato.
"Bene, ora seguimi in bagno, cucciolo." - chiuse il discorso Stefano, afferrandomi con noncuranza e delicatamente per il pisellino e tirandomi a sé senza farmi del male, ma in modo terribilmente umiliante.
Stefano mi guardò sorridendo, mentre io ero in ginocchio davanti a lui, umiliato, con il volto rigato dalle mie lacrime, gli occhi lucidi e il pene vergognosamente in erezione all'interno dei pantaloni della tuta e delle mutande ancora umide.
"Bravo pisellino." - mi disse.
Ancora quel nomignolo, ancora un fremito incontrollabile per l'imbarazzo che mi procurava. Mi faceva sentire piccolino, inferiore e dominato. Però io sono un sottomesso e anziché ribellarmi stavo lì, ubbidiente, sotto il controllo del mio Padrone. Non c'era violenza, né costrizione. Ammiravo Stefano e riconoscevo il suo ruolo. Mi era superiore ed era giusto così. Finalmente in armonia con la natura, mia e sua, senza dover far finta di essere quello che non sono e non sarò mai.
Stefano aveva circa 6 anni meno di me, ma l'età è solo un numero. A 19 anni era più forte e maturo di me a 25, o di quanto sarei mai stato nella mia vita, anche campando 100 anni. E avevo il netto presentimento, praticamente la certezza, che fosse anche più dotato. Le dimensioni non sono tutto, per carità... so bene che questa è una "paranoia" tipica maschile. Però non potevo fare a meno di pensarci e di considerarlo tra i motivi per cui era sacrosanto che comandasse lui.
Non era nemmeno una questione di carattere sessuale. Sarebbe stato riduttivo e poco onesto da parte mia considerarla tale. Sicuramente l'erotismo giocava un ruolo importante nella specifica situazione, ma sapevo già che la mia sottomissione a lui non sarebbe terminata una volta passata o assecondata l'eccitazione del momento. Era semplicemente una gerarchia che si stava finalmente rendendo palese, ma che c'era sempre stata.
"Ora tirati su." - mi disse Stefano con il suo solito tono calmo e rassicurante.
Mi alzai, asciugandomi le lacrime con le maniche della maglietta che indossavo. Stefano si mise in piedi davanti a me e mi abbassò delicatamente pantaloni e mutande quel tanto che bastava per lasciare scoperto il mio membro e il sedere. Lo lasciai fare, senza opporre resistenza. Sospirai, trattenendo a stento un altro pianto, e poi abbassai lo sguardo. In quel momento, mi resi conto che il mio pene era umido sulla punta e rischiava di gocciolare a terra. Passai rapidamente un dito e me lo asciugai immediatamente sul fianco, sentendomi ancora più sporco.
"Ora mentre tu stai qui così, con le mutandine abbassate, il pisellino duro e il sederino scoperto, ti spiegherò come funziona." - esordì Stefano, mentre provavo a riprendere un po' il fiato da tutte quelle emozioni tirando su con il naso esattamente come farebbe un bambino dopo aver pianto.
Aveva usato tutti quei diminutivi per un motivo preciso e ciascuno di questi era stato come una coltellata nel petto. Mi tremavano le gambe e mi sentivo come se mi volessi arrendere ulteriormente e scendere ancora più in basso nella scala della dignità. Non sapevo come sarebbe potuto succedere, date le mie condizioni già pietose, ma l'avrei scoperto dopo.
"Se hai provato a spiare me e Chiara questa mattina è perché non riesci a controllarti. Per cui lo farò io per te, finché non mi dimostrerai di essere cresciuto." - continuò il mio Padrone. "Questo è un percorso e l'obiettivo dev'essere quello di migliorarti."
Mi limitai ad annuire, in silenzio.
"Partiremo da zero. Per cominciare, ti ho preso questa." - mi disse, estraendo dalla tasca della tuta una crema depilatoria. Era un tubetto nero di medie dimensioni, di una nota marca di creme e prodotti di bellezza. Non ne avevo mai usata una. Non sono eccessivamente peloso e non ne ho mai sentito l'esigenza.
D'un tratto la memoria tornò agli anni dell'adolescenza, in cui mi vergognavo perché vedevo gli amici svilupparsi, mentre io rimanevo sostanzialmente glabro e con i tratti infantili. Era come se Stefano sapesse che mi sono sviluppato mediamente tardi, intorno ai 16 anni, e che questo abbia probabilmente contributo a farmi sentire inferiore agli altri e ad accentuare il mio lato sottomesso.
"Non ti preoccupare, ci penso io. Tra un minuto andiamo in doccia e ti faccio tornare tutto liscio. Ti terrò sempre così, finché non ti reputerò in grado di reggere il peso della maturità che dovresti avere alla tua età." - mi disse Stefano, notando evidentemente lo smarrimento nei miei occhi.
Anche in questo caso non riuscii a reagire. Avevo accettato la situazione mi lasciavo guidare da lui.
"Poi, quando non sarai al lavoro indosserai sempre un pannolino e ti sarà vietato l'utilizzo del bagno. Per l'ufficio vedremo di organizzarci diversamente." - proseguì il mio Padrone.
"Stefano, ti prego. Come faccio così?" - dissi debolmente, con quell'ultimo briciolo di orgoglio che mi era rimasto.
"Pisellino, innanzitutto d'ora in poi è Padrone per te... non Stefano. Sul come fare, è facile. Non potrai usare il bagno, per cui in maniera molto semplice e naturale, non avrai alcuna alternativa al lasciarti andare nel pannolino." - mi gelò Stefano.
Abbassai lo sguardò e sentii di nuovo le lacrime scorrere sulle mie guance. Il mio pisellino, però, sempre più duro e umido, tradiva il mio totale assenso.
"Un'ultima cosa, per ora. Quando abbiamo finito con le depilazione e avrai messo il tuo primo pannolino, ci scambiamo le stanze. Pagherò la tua quota di affitto e tu tornerai al canone della singola, ovviamente." - sentenziò il mio Padrone, dando prova una volta di più della sua onestà e della mancanza di secondi fini.
"Sì, Padrone." - risposi, umiliato.
"Bene, ora seguimi in bagno, cucciolo." - chiuse il discorso Stefano, afferrandomi con noncuranza e delicatamente per il pisellino e tirandomi a sé senza farmi del male, ma in modo terribilmente umiliante.
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