La dolce signora Maria

di
genere
trans

Nel palazzo dove sono cresciuto, viveva una donna, la signora Maria, una donna molto eccentrica e che aveva l'abitudine di vestirsi in modo vistoso, una delle cose che ricordo era, però, che lei non partecipava mai alle feste di quartiere o non era mai invitata da nessuna parte, nonostante fosse sempre stata molto educata e cordiale le volte che ci si incontrava nell'androne delle scale.
Un primo ricordo che ho avvenne quando avevo una decina di anni, frequentavo la 5 elementare e la mia scuola non era molto distante da casa, quel giorno mentre stavo per arrivare all'ingresso del portone incrociai due che abitavano nella mia stessa scala, padre e figlio, il primo un mezzo delinquente, il secondo il classico bullo di quartiere. Quando gli incrociai feci finta di niente ma li sentii dire frasi del tipo "sto frocio" e "sto ricchione di merda", frasi che non capivo molto. Entrato nelle scale, vidi la signora Maria davanti all'ascensore in lacrime, io, visto la giovane età, le passai di fianco salutandola e salii le scale senza farmi domande.
Entrato in casa raccontai di aver visto la signora Mary che non stava bene e mia madre, preoccupata dal fatto che lei vivesse da sola, uscì per andare a vedere se avesse avuto bisogno di qualcosa. Dopo qualche minuto mia madre tornò dicendomi che non era nulla di grave, e che erano solo "problemi di cuore". Un paio di giorni dopo Maria si presentò a casa nostra con una teglia di lasagne e disse che per ringraziarci del fatto di esserci preoccupati per lei voleva
sdebitarsi con quelle che tutti dicevano essere lasagne fantastiche. Io, di bocca buona ancora adesso, la presi in simpatia per la storia delle lasagne.
Passarono un paio di anni e io cominciai a capire che in realtà la signora Maria era in realtà "il signor Mario". Molte dei miei dubbi e delle mie domande ebbero una risposta. Il nostro rapporto non cambiò, lei continuò a salutare e scambiare qualche chiacchiera con mia madre e negli anni successivi anche con me, visto che crescendo era più facile incontrarsi da soli.
Passarono gli anni e quando arrivai ad essere maggiorenne, una sera, in realtà saranno state le 3 del mattino, rientrando da una serata, parcheggiai in fondo al grande parcheggio che c'era di fronte al mio quartiere e quasi allo stesso tempo una macchina parcheggiò nel posto libero vicino al mio. Scese dalla macchina lei, aveva un vestitino molto corto, tacchi dodici, una scollatura vertiginosa che metteva in risalto l'enorme seno. In più era abbastanza alticcia. Mi salutò calorosamente, chiedendomi se avessi avuto una serata movimentata, se avessi rimorchiato o se fossi fidanzato, io vista la situazione particolare assecondai il discorso dicendo che avevo fatto serata con amici e che avevo visto tante belle ragazze in giro ma non avevo concluso nulla. Lei rimase colpita da questo e aggiunse che era impossibile, che io ero un bravo ragazzo, fin da piccolo lo ero stato, e che crescendo ero anche diventato un bel ragazzo, e dopo una fragorosa risata, mi guardò e mi chiese se poteva farmi un regalo.
Io rimasi titubante, ma rifiutare mi sembrava brutto, allora accettai, lei chiuse la sua macchina girò intorno alla mia, e appena mi fu davanti si chinò davanti a me, mi slacciò i jeans, mi tirò fuori l'uccello e cominciò prima di mano e poi quando aveva raggiunto la giusta consistenza, con la bocca il "mio regalo". Succhiò prima dolcemente, poi con più veemenza, la guardavo e vederla in quella posizione mi eccitò un casino fino al culmine quando le esplosi in bocca tutto lo sperma arretrato che avevo. Lei non si schiodò, anzi continuò come se nulla fosse e aspettato che lui arretrasse e dopo aver pulito per bene, lo rimise nelle mutande e sorridendo mi disse se ero contento del regalo.
Io, ormai preso dalla foga sessuale le chiesi se potevamo andare da lei a terminare in altro modo il mio regalo.
Lei scoppiò a ridere tirando indietro la testa e sistemandosi il seno all'interno del vestito mi si avvicinò e guardandomi negli occhi mi chiese se io sapessi che lei davanti non avesse il "buco".
Io stupito dalla sua schiettezza, anche sapendolo, tentennai e poi ripreso dal colpo le dissi che lo sapevo ma che dietro un buco lo aveva. Lei divenne seria e mi disse con tono gentile ma fermo che lei non era una prostituta e che per avere il suo "buco" bisognava guadagnarselo. Si girò e mettendo in mostra le sue curve sculettando mi salutò e si avvio a casa sua.
Passarono esattamente 5 anni da quella sera e io un pomeriggio estivo, dopo essere tornato dal lavoro ed essermi lavato, mi stavo per mettere sul divano a godermi un po' di riposo, ma il campanello di casa suonò. Incredulo e scocciato mi avviai alla porta e aprendo trovai la signora Maria che con un sorriso mi salutò e mi chiese se i miei erano in casa. Io le risposi che non c'erano perché erano andati al mare quella settimana e sarebbero rientrati nel weekend. Lei fece un'espressione di disappunto e poi aggiunse quasi con le lacrime agli occhi che voleva salutarci perché lei si stava trasferendo, aveva trovato un'altra casa vicino al lavoro, e siccome noi eravamo sempre stati gentili con lei le dispiaceva non poterli salutare e aggiunse che per fortuna almeno c'ero io.
Passammo qualche minuto sulla porta a parlare del più e del meno, mi disse di fare il bravo e altre raccomandazioni del genere, ci dicemmo buona fortuna a vicenda e dopo un bacio sulle guance e un abbraccio prese l'ascensore e andò via.
Dopo cena suonò ancora il campanello e io di nuovo sorpreso andai ad aprire. Era ancora lei, indossava un vestitino rosso che le arrivava fino a sopra il ginocchio, un paio di scarpe basse, aveva un filo di trucco e le si vedevano i capezzoli turgidi.
Mi chiese se poteva entrare e io acconsentii. Dopo aver dato qualche commento alla casa mi guardò e mi disse se mi ricordavo di quella sera. Capii subito che intendeva la sera del pompino infatti l'uccello mi si indurì di colpo, e  le risposi di si cercando di essere il più neutrale possibile, allora lei dopo un "perfetto" condito da un bel sorriso mi disse che era passata a darmi l'altra parte del mio regalo. Io mi pietrificati, lei estrasse dalla borsa un tubetto e guardandomi con uno sguardo malizioso disse che aveva portato il lubrificante perché non sapeva se io fossi stato portato per il sesso anale. Io le confessai che non l'avevo mai fatto e allora lei con un pizzico di teatralità si felicitò di essere la mia prima volta e con un gesto veloce e secco si fece cadere il vestito a terra rimanendo completamente nuda davanti a me. Io che per la prima volta dal vivo vedevo un transessuale rimasi immobile a fissare quel corpo estremamente sensuale con quel seno voluminoso e i fianchi che scendevano su delle gambe perfette ma stranamente separare da quell'uccello completamente glabro che le penzolava, lo fissai più del dovuto visto che lei se ne accorse e aggiunse che se volevo sarebbe stata lei la mia prima volta anche nel mio didietro se avessi voluto. Io le guardai e scusandomi le risposi solo che la mia era curiosità e niente più, non ero certo un esperto di corpi transgender.
Lei mi indicò il corpo con fare sbrigativo incitandomi a spogliarmi, non me lo dovette ripetere. Lei si appoggiò al tavolo e con le dita si lubrifico l'ano entrando e uscendo con una facilità disarmante. Poi allungò la mano sul mi uccello e ne mise sopra una parte anche lì, poi appoggio il petto al tavolo apri leggermente le gambe e mi ritrovai il suo buco davanti. Io mi appoggia e con delicatezza provai un paio di volte a inserirlo e lei disse molto maliziosamente che con. La vasellina che aveva messo e il diametro del suo buco non dovevo essere così delicato, allora io spinsi ed entrai. Fu una sensazione strana, il retto era decisamente diverso dalla vagina, sentivo il risucchio su tutta la lunghezza dell'uccello e allora non mi presi la briga di essere dolce, ci diedi dentro molto selvaggiamente e a lei piacque perché tra i suoi risolini e la visione del suo pene indurirsi mi diede dei segnali. Si voltò tenendo sempre il petto sul tavolo e sorridendomi mi disse di venire dentro. Io continuai le spinte, il piacere era molto e lei contraendo i muscoli cercava di tirarmi dentro di sé sempre di più. All'improvviso schizzai sperma dentro il suo culo e lei sentendo il calore disse che non  dovevo fermare, io rallentai ma avendo sempre il pisello in erezioni andai avanti. Lei mi prese la mano e e si mise ad ansimare e io continuai a spingere, durai molto e questo la rese felice ma dopo un po' sentii il suo respiro aumentare i muscoli contrarsi e vidi una cosa che non si ripete più nella mia vita, lei schizzò sperma dall'uccello, senza mai essersi toccata, solo con la penetrazione anale, le feci avere un orgasmo, ammetto che ne fui fiero e che quella vista mi diede vigore ed altra eccitazione e venni di nuovo nel suo culo. Ero sudato, e le gambe dolenti, sembrava che fossimo stato lì ore. Rimasi appoggiato al suo sedere con l'uccello dentro sperando che tornasse a riposo o che lei mi chiedesse di alzarsi, ma invece socchiuse gli occhi e rimase lì appoggiata al tavolo senza dire nulla. Appena il mio uccello si lasciò andare lei si tirò sue si lasciò andare a terra sedendosi con la schiena contro la parte e le gambe tirate verso di se. Io mi inginocchiai davanti e lei prima sorrise aggiungendo qualche complimento che non saprò mai se fossero veri o meno, poi mi prese il volto tra le mani e diede in bacio a stampo sulle labbra. Io sorrisi e notai lo sperma che colava dal suo pene e dal suo ano, le fissai l'enorme seno e poi quegli occhi lucidi di chi sta lasciando qualcosa a cui tiene. Si sollevò andò nel bagno e si sciacquo. Io intanto ripulii il tutto raccolsi i vestiti e sistemai, con un fazzoletto mi puliti e quando lei uscì dal bagno in silenzio si mise il vestito, prese la boccetta di lubrificante e la ripose nella borsa, si sistemo i capelli e mi abbracciò, mi diede un altro bacio e aggiunse solamente  che se fossimo stati in un altra vita, o in un'altro posto il fatto che lei si fosse innamorata di me non sarebbe stato un problema. Ma siccome eravamo lì, in quel momento, non sarebbe potuto essere. Si avvicinò alla porta e di nuovo usando quel suo sorriso gentile ma con la malinconia negli occhi mi salutò per l'ultima volta.
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2022-01-11
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