In pubblico
di
IpsKiv
genere
esibizionismo
Il quartiere dove sono cresciuto era formato da tre palazzi di 9 piani che formavano un ferro di cavallo. Uno di questi palazzi aveva come capo scala il sig. Alessandrini, un uomo burbero che in vita sua, credo, non abbia mai avuto modo di sorridere, ma che era sposato con una donna, che a differenza sua, era molto solare e cordiale. Era sempre stata una donna bella anche se molto in carne, capelli neri ricci, che teneva sempre sciolti, occhi neri e carnagione scura, tipica di chi arriva dalle regioni del sud. Era sempre stata una donna curata, usava, credo per lavoro, dei completi eleganti, gonna e giacca, molto formali. Come detto era sempre stata abbondante, di conseguenza era abbondante il seno che noi da bambini, quando la incontravamo, spiavamo di nascosto sotto la camicetta o notavamo i capezzoli quelle poche volte che metteva su qualcosa di attillato e sportivo.
Crescendo il nostro rapporto si limitò a qualche saluto quando ci si incontrava per le scale o qualche abbraccio e bacio durante le feste.
Un giorno mentre aspettavo l'autobus alla fermata di fronte ai palazzi, la vidi sul balcone in camicia da notte ad armeggiare dentro una cassa e ogni volta che si piegava, mostrava tutto il bene di Dio di cosce e culo che aveva. Da sotto cercavo, facendo finta di niente di capire se avesse o no le mutande. E mentre mi concentravo sul vedere lei si girò e con molta enfasi mi salutò e mi mandò un bacio. Io da sotto risposi allo stesso modo e lei come se fosse la sua contro risposta si ripiegò ridandomi lo spettacolo di prima. Una bella attesa quella mattina, che per fortuna non fu l'unica. Questo siparietto si ripetè quasi quotidianamente, addirittura un pomeriggio di agosto, mentre ero sul balcone di casa lei uscì, mi vide e mi salutò, poi, dopo essere rientrata uscì con in mano una bacinella di roba da stendere, ma nel frattempo si era messa in reggiseno e mutande. Rimasi colpito da quello spettacolo a tal punto che ebbi un erezione e rientrai a masturbarmi mentre continuavo a spiarla da dietro le tende. Notai che continuava ad allungare la testa nel tentativo di capire se fossi ancora sul balcone e allora mi venne in mente di provare a risponderle. Aprii la finestra della sala che dava sul balcone, tornai in bagno, controllali dalla finestra se lei fosse ancora lì e con una bella erezione in vista passai davanti alla finestra. Le prime volte non ebbi nessun segno, e quindi non capii se si fosse accorta o no, ma dopo qualche passaggio la vidi in pieno mentre appoggiata alla ringhiera, semi nascosta dalle lenzuola stese, guardava verso di me. Io preso dalla convinzione e dalla eccitazione mi fermai davanti alla finestra fingendo di essere al cellulare e con la coda dell'occhio la vidi ancora lì, uscii sul balcone e appoggiandomi al muro dando la possibilità solo a lei di vedermi mi tirai una sega, filmando la mia erezione, lei che guardava e io che venivo. Tornando dentro poi per pulirmi controllai il video e mentre la telecamera puntava verso di lei, zoomando sembrava quasi che con una mano si stesse masturbando.
Dovevo avere di più.
I giorni passavano e io quell'agosto lo passi prevalentemente alla finestra in attesa di rivederla.
Quando ripresi a lavorare, ritornai alla mia abitudine di prendere l'autobus e di conseguenza di attendere di vederla sul balcone. Non dovetti aspettare molto che una mattina andando verso la fermata la vidi appoggiata al balcone sempre con la sua camicia da notte che guardava giù, presa come da una scossa appena mi vide si sollevò e mi salutò vigorosamente mandandomi il solito bacio. Mi sedetti alla banchina e lei rimase lì per qualche secondo ci fissiamo e io presi a due mani il coraggio e mimandolo, feci il gesto di sollevare la camicia da notte. Come se non stesse aspettando altro si diede una rapida occhiata in giro e mi mostrò la sua biancheria intima e una porzione di pancia. Ci sorridemmo e si ricompose. Io le feci un gesto con la mano come per farle capire che avevo apprezzato e poi poco dopo le mimai di nuovo il gesto ma aggiungendo anche di abbassare le mutande. Lei sorrise, si girò e ritornò dentro casa, non capii se fosse stato un sorriso di assenso o di accondiscimento come per dire che stessi esagerando. Passarono un paio di minuti e la vidi di nuovo uscire, mi guardò in modo serioso e dopo essersi data di nuovo un occhiata in giro sollevò la parte sotto e mise in mostra la foresta scura che aveva in mezzo alle gambe. Rimasi quasi shockato, e per qualche secondo la fissai meravigliato lei ebbe un espressione che passò dal turbato al felice per la mia reazione e dentro i miei pantaloni si presentò un erezione. Il mio primo pensiero fu di quello di correre su da lei per poter assaggiare quel bosco ma il fatto di dover andare a lavorare mi trattenne. Lei abbassò il tutto e sempre sorridendo mi mimò il gesto che era il mio turno di farle vedere qualcosa. Io mi alzai orgoglioso della sfida e mi misi tra la tettoia della fermata che mi nascondeva dal passaggio delle persone della via principale e la siepe della cancellata di fianco, mi tolsi se spalle della salopette, abbassai le mutande e le mostrai la mia erezione. Lei si sollevò dalla ringhiera e come una bambina che apre il regalo di natale applause. Io la fissai e me lo presi in mano, delicatamente mi masturbai continuando a fissarla e lei non si mosse per alcuni minuti. Poi fece un passo indietro e per nascondersi un po' di più da occhi indiscreti e si tolse la camicia da notte rimanendo completamente nuda. L'eccitazione aumentò e iniziai ad aumentare il ritmo, fino a che un enorme eruzione di sperma non schizzò fuori dal mio uccello e si riversò zampillando un po' sul marciapiede e un po' sulla paratia della fermata. Lei rimase lì nuda a godersi la scena, tutto quello sperma era per lei, per le sue curve morbide, per i suoi seni abbondanti, per i suoi capezzoli enormi e sporgenti e per quel bosco nero che aveva in mezzo alle gambe. La continuai a guardare mentre con un fazzoletto mi pulii dal liquido appiccicoso che avevo eiaculato. Mi tirai su mutande e salopette e mi rimisi a sedere, solo allora notai la signora seduta alla fermata. Rimasi immobile, non sapevo chi fosse ma non sapevo se avesse visto qualcosa. Dopo aver capito che la signora era ignara di tutto mi voltai di nuovo verso la signora Alessandrini che ancora nuda uscì sul balcone e mi mandò di nuovo un'altro bacio prima di girarsi e mostrarmi anche il culo. Quella visione, il pensiero di lei nuda, il fatto di essermi masturbato in pubblico e la sorpresa della signora seduta alla fermata mi fecero rigonfiare il cazzo e mi ritrovai con un sorriso sulla faccia mentre già mi immaginavo masturbarmi sull'autobus mentre andavo al lavoro.
Quello fu l'iniziazione al mio esibizionismo che, altre volte anche con la complicità di lei, col tempo, si perfezionò.
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