Maledetto covid 4 primo capitolo

di
genere
etero

Racconto di pura fantasia, lungo, a capitoli. Se cercate una storia di puro sesso probabilmente rimarrete delusi. Sono graditi critiche commenti e suggerimenti.
Buona lettura


-Stai da noi finché non torna negativo!
-ha ragione mia mamma, è meglio se tu ti sistemi li con loro, vieni a prendere le cose che ti servono, io poi mi arrangio, non sto così male e in casa non manca niente. Comunque, non siamo lontani e se ho bisogno di qualcosa ti chiamo.
-ok amore, arrivo subito
Cazzo, questo non ci voleva!!!

Siamo arrivati tre giorni fa per le feste di Natale e saremmo dovuti ripartire fra due giorni per tornare a festeggiare l’ultimo dell’anno a casa nostra con gli amici ma il tampone fatto da mio marito dopo aver accusato qualche linea di febbre ha cambiato tutti i programmi. “Stai da noi” è riferito al fatto che i miei suoceri abitano in una bella villetta mentre io e mio marito, per non essere troppo vincolati e controllati, siamo sistemati in un monolocale di loro proprietà poco distante.
Voglio bene ai miei suoceri ma ho sempre soggezione quando sono sola con loro. Sebbene non siano molto più vecchi di me il mio istinto mi mette sempre sulla difensiva perché siamo troppo diversi. Giulia, così si chiama mia suocera, è rimasta incinta che aveva sedici anni e se dico che io ho tre anni più di mio marito i calcoli sono presto fatti. Andrea però non è il papà di mio marito, non si spiega altrimenti la differenza di carattere tra i due, ma l’uomo che ha sposato mia suocera dopo che il padre naturale l’ha abbandonata per paura e manifesta incapacità a rivestire il ruolo di genitore. Ha 55 anni, gli stessi di mia suocera, e un carattere aperto e guascone. Sempre in vena di scherzi non manca di apprezzamenti nei miei confronti. Che manifesta liberamente anche in presenza di mia suocera e di mio marito. È anche un tipo però a cui piace comandare e questo è uno dei motivi che ci ha portati a vivere lontani dalla periferia milanese, luogo che ci ha visto crescere e dove abitano i miei suoceri, per stabilirci in provincia di Roma. Marco, 39 anni, mio marito, lavora presso una software house, è l’uomo per eccellenza. Capace, disponibile, allegro, buono, fedele, è totalmente innamorato di me. Con lui ho conosciuto l’amore e scoperto il sesso, quello forse più classico ma anche quello più sicuro, tenero, rispettoso, mai forzato, mai sconveniente. Per me, Anna 42 anni, insegnante di scuola elementare, è il porto sicuro dove rifugiarmi, il terreno fertile dove crescere, il parco giochi dove svagarmi. Con lui condivido tutto, anche la pallavolo, sport che pratico ancora e che vede Marco aiuto allenatore. Sport che mi aiuta a mantenere un corpo tonico e armonico. Sono alta un metro e ottantacinque e peso settantadue chili di cui una discreta parte nel seno, porto una quarta che cattura sistematicamente gli sguardi dei miei interlocutori e dei tanti maschi che assistono alle partite. In spiaggia poi è impossibile passare inosservata. Con me la natura è stata generosa.
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-vieni Anna, la cena è pronta
Dimenticavo di dire che Giulia è una bravissima cuoca ma è anche estremamente libera negli atteggiamenti e nel vestire. Ora indossa una minigonna di jeans e una canottiera bianca a costine, probabilmente di Andrea, senza reggiseno, ai piedi le immancabili scarpe col tacco alto. Come faccia a portarle lo sa solo lei, io le trovo insopportabili.
Per fortuna la cena scorre liscia e veloce, senza provocazioni o battute dal doppio senso, o almeno nulla di oltre il lecito. Aiuto mia suocera a rassettare la cucina e mi siedo in poltrona dove messaggio un po’ con Marco. Sul divano Andrea guarda un programma di auto in tv. E me. Distrattamente ho fatto l’errore di accavallare le gambe e la gonna è risalita liberando una discreta parte di cosce. Quando me ne rendo conto riprendo una posizione più controllata tirando l’orlo della gonna verso il basso. Mio suocero scuote il capo ma non dice nulla. E arriva anche Giulia. Vorrei chiudermi immediatamente in camera ma non voglio sembrare loro scortese e mi trattengo a chiacchierare.
-adesso però vi lascio. Vado in camera così leggo un po’.
-ma no, dai, fermati… guardiamo un film insieme poi andiamo tutti a dormire… cos’è? Hai vergogna a stare con noi?
Giulia riesce sempre a convincermi.
-Andrea, perché non guardiamo "Histoire d'O", è tanto che vogliamo guardarlo…
-non so, tu Anna che dici? Ti va di guardarlo con noi? O sei troppo pura per certi film?
Sì, è vero, sono troppo pura per certi film ma sono anche piccata da cosa pensano di me, la santerellina innocente e fedele, per cui decido di fermarmi, almeno per un po’.
Resisto quasi un'ora poi con educazione saluto i miei suoceri e mi chiudo in camera.
Uno strano senso di eccitazione mi ha colto lasciandomi confusa. Ripenso alla protagonista, a come si faccia guidare in un mondo di piacere diverso, oscuro, torbido, fatto però di assoluta fiducia, quella fiducia che dovrebbe legare indissolubilmente due persone che si amano sinceramente. E insieme alle immagini dello schermo ripenso anche alla mano di Andrea che, senza vergogna, si gode della pienezza del seno di mia suocera. Vado a farmi una doccia sperando di levarmi di dosso questa strana eccitazione che mi mette a disagio. Ora, la casa è su due piani con la zona giorno al piano terra e le camere col bagno padronale al primo piano. Per andare in bagno devo passare dall’ampio ballatoio che si affaccia sul soggiorno dove vedo i miei suoceri assorbiti dalla visione del film. Posso dire tutto di loro ma non che non sanno ancora coccolarsi e dimostrarsi reciproco apprezzamento. Mi spoglio e mi butto sotto la doccia. L’acqua però non riesce a quietarmi anzi, sento tra le gambe il calore che provo ogni qualvolta Marco struscia il suo membro sul mio sesso. Non mi sono mai masturbata ma la tentazione è forte, solo il getto di acqua fredda mi salva dalla sconveniente pratica. Indosso la camicia da notte e, cercando di non disturbare i miei suoceri mi avvio verso la camera. Quando guardo giù verso di loro la scena mi lascia senza fiato. Seduti uno vicino all’altro si stanno reciprocamente masturbando. Davanti a loro le immagini del film scorrono dimenticate. Il piacere che si donano è l’unico vero interesse. Giulia a gambe larghe, il sesso perfettamente depilato è oscenamente aperto e cola liquidi abbondanti, trema scossa da ondate di piacere mentre con la mano tiene il membro del marito decisamente grosso e scuro. Ogni volta che la mano scende la pelle libera una cappella lucida e violastra che mi ipnotizza. Non mi è mai successo ma cedo alla tentazione e sollevata la camicia da notte mi tocco. Scopro di essere abbondantemente bagnata e questo amplifica ulteriormente il desiderio. I sospiri di mia suocera si mescolano alle voci della televisione ma devo trattenermi dal manifestare il mio piacere, non voglio che mi scoprano. Le dita scivolano tra le labbra scomparendo velocemente dentro la vagina. Non ho mai provato una sensazione così. Il piacere che mi dona mio marito è più fisico, delicato. Questo è diverso, non è solo nella carne, è più perverso, mentale. La tensione data dalla novità, dal rischio di essere scoperta, dalla convinzione di gesto immorale, amplifica il piacere che faccio fatica a controllare. Se mi vedesse qualcuno in questo momento… sono appoggiata con la schiena al muro, le gambe leggermente piegate e divaricate, la camicia da notte arrotolata ai fianchi e un dito infilato dentro… dentro la fica, si, anche la mia mente si sta adeguando alla situazione, non ho mai usato questa parola, troppo volgare. Spingo e tolgo, spingo e tolgo, mi accarezzo, passo ripetutamente le dita tra il folto pelo ormai fradicio del mio piacere e scopro con sorpresa una parte che non avevo mai notato prima. Nella parte alta della vagina spunta una minuscola protuberanza, grande come un piccolo fagiolo, sensibilissimo, che al tocco mi dona intenso piacere. Mi concentro su quel punto e sussulto. Gli occhi chiusi, il respiro affannoso, le gambe pesanti, il corpo attraversato da fremiti. Voglio qualcosa in bocca, il cazzo, ne sento la necessità, lo desidero, non so da dove arrivi questa voglia, non ho mai preso un cazzo in bocca ma ora scopro di desiderarlo. Vorrei averlo qui adesso ma non ce l’ho. Mi adatto alle dita che spingo in bocca e che succhio avidamente. Poi è la volta dei capezzoli. Quelli sì invece che mi danno tanto piacere durante i rapporti con Marco. Amo quando me li prende tra le dita e ci gioca, li stringe e li tira fino a farmi male, ma è un dolore che subisco volentieri perché mi scatena ripetuti orgasmi. Tolgo le dita dalla bocca e infilo la mano nella camicia da notte. Il contatto con i capezzoli è come una scossa che si propaga in tutto il corpo. Ne prendo uno tra le dita e lo tiro, lo stringo, lo torco, provocandomi quel dolore che tanto mi piace. Momenti unici, indescrivibili, dove il tempo si dilata, perde di significato, dove lo spazio diventa liquido, i rumori dolci suoni, il buio immagini fantastiche. Ma ho bisogno di altro, mi manca qualcosa “dentro”, voglio essere riempita. Continuando il massaggio a quel fantastico “fagiolino” sposto la mano dal seno alla vagina e vi infilo un dito e poi due e poi tre, a fatica, Marco in questo non è stato di grande aiuto, il suo cazzo è abbastanza lungo ma quanto a larghezza è poco più di un dito, e spingo a fondo muovendo le dita a massaggiami dentro. Scosse di piacere attraversano tutto il mio corpo, le gambe sono sempre più molli e mi lascio scivolare fino a terra, mi sdraio così da poter aprire bene le gambe, mi sollevo la camicia da notte a liberare il seno e comincio un gioco di alternanza tra penetrazione e strizzate di capezzoli. Una due dieci volte, non conta, ho perso il contatto con la realtà, poi un nuovo orizzonte. Mentre infilo le dita in fica poggio il medio sul buchetto più intimo, quello innominabile, quello tabù. Non so perché lo faccio, è un gesto spontaneo, naturale, e forzo delicatamente. Le abbondanti secrezioni che escono copiose dalla vagina insieme allo stato di trance in cui mi trovo fanno sì che il dito trovi strada facilmente nello stretto pertugio che viene fagocitato verso l’interno come risucchiato da una forza oscura. È l’apoteosi, il paradiso, il nirvana… non c’è spazio, non c’è tempo, solo piacere che si moltiplica in modo esponenziale. Più provo piacere più nasce piacere. Spingo a fondo il dito che però non mi basta. Ne vorrei di più. Vorrei un grosso cazzo a sfondarmi la fica mentre uno altrettanto grosso mi penetra le viscere, uno in bocca a impedirmi di urlare mentre stringo con le mani altrettanti cazzi come scettri regali e dita a torturami i capezzoli per tenermi in tensione tra piacere e dolore. Con questi pensieri sento montare l’orgasmo. È un tremore, un brontolio che nasce dal ventre e pian piano si propaga in tutto il corpo fino a raggiungerne le estremità. Sempre più forte, sempre più intenso fino a che esplode nell’orgasmo più violento che abbia mai provato. Lo urlo incapace di trattenermi mentre vengo scossa da movimenti incontrollabili, come fossi in preda a convulsioni. Lunghi attimi di piacere fisico a prendere il posto di quello mentale che fino a pochi attimi prima aveva accompagnato la ricerca del piacere stesso. Non so quanto dura questo tempo ma a me pare infinito, giaccio a terra sfinita, svuotata, felice, serena
-e brava la nostra Anna
-questo sì che è un orgasmo
Spalanco gli occhi e davanti a me, ancora sulla scala, i miei suoceri. Terrore, terrore e vergogna. Una frazione di secondo e dal paradiso mi ritrovo all’inferno. Mi ricompongo per quello che posso e con fatica mi rialzo.
-cosa avete visto?
Domanda idiota e inutile
-cosa abbiamo visto? Il più bello e inaspettato spettacolo che una persona possa vedere
-meglio cara, Il più bello e inaspettato spettacolo che dei suoceri possano vedere. Vedere e sentire…
-non… non so… vi chiedo scusa… che vergogna…
-di cosa cara, anche tu ci hai visti mentre ci masturbavamo a vicenda, cosa credi che non ci siamo accorti della tua presenza? Era tutto calcolato. È da tempo che cerchiamo il modo, l’occasione, per rompere quel muro di castità, di pudore che hai costruito intorno a te, per nostro figlio, troppo timido e pauroso, e perché no anche per noi. È da quando ti abbiamo conosciuto che mio marito desidera coinvolgerti nei nostri giochi ma non potevamo forzare la mano, non senza avere la certezza che fossi disposta, desiderosa di provare quel piacere che il sesso può dare
-ma io non voglio, quello che ho fatto è stato solo un caso che non si ripeterà più,
-e cosa dirà Marco quando verrà a sapere della cosa? O qualche altra persona che conosci?
-non oserete farmi questo?!?!?! Comunque non avete prove, è la vostra parola contro la mia, chi mi conosce non crederà al vostro racconto e vi prenderà per dei pervertiti malati
-beh, se non crederanno alle nostre parole crederanno di sicuro alle immagini
Con orrore guardo mio suocero armeggiare col cellulare finché sul grande schermo della TV appare nitida la mia immagine. Sono paralizzata da quel che vedo. Prima le immagini in bagno, nella doccia, completamente nuda dove cerco di resistere alla tentazione di masturbarmi, poi quelle sul ballatoio dove cedo al piacere e mi abbandono alla mia prima masturbazione che esplode violenta e dove grido la voglia di essere riempita, dove imploro cazzi enormi, dove chiedo di essere usata, violata in tutti i buchi. Non mi ero resa conto di questo, sapevo di aver urlato ma non di aver detto tutte queste cose e in modo così chiaro. La paura ormai si è impossessata di me e mi immobilizza e mia suocera mi raggiunge.
-tranquilla cara, non abbiamo nessuna intenzione di usare queste immagini contro di te, diciamo che sono un argomento abbastanza convincente per farti cedere alle nostre attenzioni. Intanto togliti questa camicia da notte che è tutta imbrattata.
Mentre dice così mi sfila la camicia da notte, per istinto mi copro seno e pube come posso ma lei mi prende le mani e, senza che io opponga resistenza, me le abbassa ai fianchi.
-guarda caro, non è una vera bellezza?
-altroché amore, una innocente donna pronta ad aprirsi al mondo, perché tu lo vuoi vero?
Vorrei rispondere di no, vorrei scappare ma non riesco. Le mani di mia suocera stanno percorrendo tutto il mio corpo trasmettendomi brividi che so essere di piacere e questo mi getta nella disperazione. Sfiora delicatamente la mia pelle, i fianchi, le braccia, si sofferma un attimo sul ciuffetto inzuppato di umori, se ne riempie le dita che mi porge alla bocca
-succhia, puliscimi bene le dita, assaggia il tuo sapore, è il sapore del piacere, del tuo piacere, devi imparare a conoscerlo per distinguerlo quando sarà mescolato al sapore di tanti altri piaceri.
Non so per quale forza apro la bocca, è come se un’altra me controllasse il mio corpo, la mia volontà, ma quel che provo è un brivido di piacere.
-vieni cara, si è fatto tardi, è meglio se ti riposi, domani è un altro giorno e… chissà come sarà. Mi prende per mano e mi accompagna in camera.
-dormi bene e non preoccuparti, quel che è successo stasera non è una cosa sbagliata, anzi, vedrai, farà bene a te e a mio figlio, e perché no, anche a qualcun altro. Poi mi prende il viso e mi bacia.
-buonanotte
scritto il
2022-01-21
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