Maledetto covid 4 quinto capitolo
di
Amoreepsiche
genere
etero
Racconto di fantasia. Sono graditi critiche consigli o suggerimenti
Buona lettura
Matteo e Marica, così si chiamano gli amici dei miei suoceri, sono poco più vecchi di me. Si sono conosciuti ad una festa e sono diventati subito amici. Lui elegantissimo, non particolarmente bello, leggermente sovrappeso e con un’incipiente calvizie, lei minuta, piccolina, molto magra e assolutamente senza seno. Forse per questo sotto l’abito molto corto con un profondo scollo davanti non indossa il reggiseno per cui posso vederle i grossi capezzoli scuri. Non è bella, anzi, ha un viso appuntito e uno sguardo che mi viene spontaneo definire da troia. Le gambe nervose sono inguainate in calze autoreggenti velate nere e, ai piedi, delle scarpe color oro con tacco altissimo. Non ha solo lo sguardo da troia, è tutta troia. Ma è anche molto simpatica, piacevole, coinvolgente, a differenza del marito che invece sembra molto impacciato. Si complimenta subito con me per il mio fisico invidiandomi l’altezza ma soprattutto il seno
-l’avessi io il tuo seno, invece guarda qui, ne ha più mio marito
Dicendo così allarga il vestito mostrando a tutti il petto piatto
-Marica che fai? Così la sconvolgi, non la conosci nemmeno
-siamo tutti adulti e vaccinati, non sarà certo la prima donna a cui vede il seno, vero cara
-tranquilli, non mi scandalizzo di certo
Cerco di dissimulare il disagio preoccupata per come potrebbe proseguire la serata. Penso anche al fatto che i miei suoceri non abbiano accennato minimamente al mio abbigliamento. È vero che non ho con me molta roba ma essendo la sera dell’ultimo dell’anno pensavo che indossare jeans e camicia avrebbe dato adito a critiche varie. Stranamente invece nulla da eccepire. Volevo anche chiamare Marco ma mia suocera mi ha detto di aspettare che lo avremmo chiamato più tardi che c’era una sorpresa anche per lui.
Durante la cena vengo a sapere che lui è un fotografo mentre lei ha un negozio di abbigliamento in centro.
Il tempo passa e mi sento rilassata, tutte le preoccupazioni che avevo si sono stemperate nella convivialità di queste persone, e grazie anche all’ottima cena che ha preparato mia suocera e del vino che la accompagna. Devo controllarmi perché non sono un grande bevitrice e non vorrei rovinare la serata. Certo che con quattro persone che ti riempiono il bicchiere e ti invitano al brindisi non è facile, qualche volta declino ma qualche volta, per rispetto, partecipo alla loro gioia. E mi ritrovo allegra e leggermente stordita. Intanto le chiacchiere al tavolo prendono una direzione precisa. Tutto inizia dalla notizia che una coppia di loro conoscenti si è separata
-c’era da aspettarselo, sono due bacchettoni
-lei è una bacchettona, lui è un gran porco, ogni tanto passa nel mio negozio con la scusa di cercare qualcosa da regalare a sua moglie, si lustra gli occhi con me o con le eventuali clienti poi puntualmente non compra niente.
-confermo, e pensare che lei è una bella donna solo che si veste e si atteggia da suora. Pensate che un anno li abbiamo trovati al mare e lei stava in spiaggia col costume intero, cazzo, non pretendo il topless ma almeno il bikini… e dovevate vedere lui, quando era con lei sembrava un cane bastonato, poi quando lei non c’era sembrava un cinghiale in giro a grufolare dietro alle donne. Se si sono separati è certamente colpa della moglie
Sentire questi discorsi mi fa pensare al rapporto che abbiamo io e Marco. Tanti anni e mai una trasgressione per paure reciproche e silenzi inspiegabili. Poi oggi la telefonata, la paura, la vergogna, e scoprire invece che anche lui prova certi piaceri. È bastato parlare per rompere quel muro di omertà, di vergogna, di falso perbenismo che avrebbe potuto portarci alla rottura. E dichiararci l’assoluto amore reciproco. Quanto vorrei fosse qui adesso.
-e tu Anna cosa ne pensi?
La voce di mio suocero mi riporta alla cena
-scusate ero distratta
-dicevo, tu Anna cosa ne pensi delle coppie aperte?
-le coppie aperte?
-si, quelle coppie che vivono il loro rapporto senza vincoli, dove ognuno dei due ha assoluta libertà…
-mah, non saprei… non mi interessa
Ecco, mio suocero ha fatto scattare la trappola e io ci sono cascata dentro come un pollo.
-come non può interessarti la solidità del vostro amore? Da quanti anni siete sposati? Non dirmi che il vostro amore è lo stesso di allora…
-sì, certo, anzi è più forte
-e il sesso? Ha lo stesso slancio, lo stesso vigore, la stessa frequenza dei primi giorni?
Alla domanda di mio suocero avvampo di vergogna. Come può permettersi tanta sfrontatezza davanti a persone a me praticamente sconosciute. Cerco di darmi un contegno e rispondere in modo educato ma l’alcol in corpo non mi aiuta
-certo no, magari fosse così, ma non è questo che conta
Magari, ho detto magari!! Che stupida che sono
-perché dici magari, vorresti farlo più spesso, o forse meglio, o forse in modo diverso?
È Marica a farmi la domanda prendendomi una mano. Il tocco mi regala un brivido e serro istintivamente le gambe.
-no, si, no, non voglio dire questo è che… è difficile da spiegare, è una cosa troppo intima
-così si preferisce rischiare di rompere un rapporto invece che parlarne. Ma tu ti senti libera nel tuo matrimonio?
-certo
-al punto da poterti spogliare davanti a degli sconosciuti anche senza il benestare di tuo marito?
-perché dovrei farlo?
-non so, forse perché ti piace? forse perché te lo ordinano? O forse perché ti piace che te lo ordinino?
-ma…
Davanti al mio silenzio Marica si alza e si toglie il vestito rimanendo praticamente nuda davanti a tutti. Non indossa nemmeno le mutandine e il suo sesso perfettamente depilato è sotto gli occhi di tutti.
-cosa direbbe tuo marito se ti vedesse fare una cosa del genere?
Sono spiazzata, ma non sconvolta, anzi, lo sono perché mi scopro eccitata dalla situazione
-nulla, mi ama troppo per vietarmi qualsiasi cosa
-davvero? Ne sei sicura?
-certo, lo conosco troppo bene
-vedremo…
Questo “vedremo” dovrebbe allarmarmi ma l’alcol in corpo ormai mi toglie la capacità di valutare bene le cose anzi, sembra che amplifichi la voglia di trasgredire. Sento un certo formicolio, un calore al basso ventre che non riesco a quietare. Fortunatamente la signora si riveste e tutto ritorna alla normalità. E la cena termina.
Mentre noi donne sparecchiamo mio suocero e il suo amico si spostano in taverna a preparare per il dopo cena.
-però mia cara potevi metterti qualcosa di più elegante per la serata
Giustamente la signora Marica, da negoziante di abbigliamento, mi fa notare quanto i miei vestiti non siano adatti alla serata
-non era programmato passare qui l’ultimo dell’anno
-comunque abbiamo pensato noi a risolvere la cosa
Guardo mia suocera cercando di capire cosa voglia dire
-una piccola sorpresa per te e il mio bambino
Quando chiama Marco “il mio bambino” la fucilerei, cazzo ha quasi quarant’anni…
-stamattina io e Andrea siamo andati a far compere da Marica perciò adesso vieni con noi e ti prepari. Sarai la protagonista della serata
-cosa avete in mente?
-nulla di che, ma non sarai sola, ci sarà anche l’ospite d’onore
Guardo mia suocera cercando di capire
-vedrai, sarà una piacevolissima sorpresa
Così dicendo mi prende per mano e mi porta in sala. Poi si allontana un attimo con la sua amica e tornano con varie borse e scatole.
-adesso spogliati
-cosa avete in mente?
-nulla, solo rifarti un po’ il guardaroba
-ma a me non serve
-su, non fare storie, spogliati… completamente
Un po’ riluttante eseguo l’ordine sperando che dalla taverna non salgano gli uomini. Intanto Marica mi passa un completino intimo di raso rosa che mi calza a pennello, non è troppo volgare e lo sento comodo. Mi piace. Peccato non ci sia uno specchio per guardare come mi sta. Poi è la volta di un abito lungo dello stesso colore del completino. Ha un corpetto di pizzo e una profonda scollatura sulla schiena. La gonna è ampia e arriva fino ai piedi e ha uno spacco centrale che arriva fino all’inguine
-ma se cammino mi si vedono le mutande
-è per questo che c’è lo spacco, ed è per questo che devi usarlo con queste mutandine… o senza, su adesso metti questi sandali
Giulia mi passa dei sandali argentati con tacco di almeno 12cm. Mi sento estremamente insicura su quei tacchi e faccio fatica a camminare ma le donne mi invitano a tenerle che poco alla volta mi ci sarei abituata.
-bene, ora possiamo scendere a farci vedere
Oddio, che vergogna, non ho mai indossato abiti così, poi le scarpe, e lo spacco!!! Rimanere in equilibrio su quei tacchi è un’impresa che l’alcol in corpo non aiuta e quei gradini a scendere sembrano interminabili. Quando supero la porta della taverna rimango abbagliata dalle luci. Mi ritrovo di colpo in una sorta di set fotografico.
-ecco qua la nostra magnifica modella
Colta alla sprovvista non riesco a nascondermi dai numerosi scatti del signor Matteo
-brava così, adesso girati, così, solleva un po’ la testa… ecco così… adesso metti le mani tra i capelli e sollevali… ottimo
Eseguo come un automa senza riuscire a ribellarmi, anzi, la cosa comincia a piacermi e mi calo nella parte sempre più convinta.
-brava così, adesso allarga un poco le gambe e chinati leggermente in avanti… brava, metti un dito in bocca e guardami come se mi volessi provocare…
Mi porto un dito in bocca e lo succhio come fosse un bastoncino di liquirizia, lo faccio entrare tutto poi lo tolgo e lo lecco, una volta poi due… mi piace. Prendo un lembo della gonna e lo sollevo liberando così alla vista tutta una gamba su fino all’inguine dove si rivela il monte di venere coperto solo dal lucido raso.
-ma sei bravissima… continua così, provocami, fammi vedere come sei donna, fatti desiderare
Gioco con lo spacco della gonna liberando e nascondendo le gambe, mi giro e mi piego in avanti muovendo il bacino a destra e a sinistra, sollevo la gonna fin quasi a mostrare il sedere, poi cominci a carezzarmi il seno
-wow amore, sei un vero spettacolo
La voce di Marco mi riporta alla realtà e cerco di ricompormi
-ciao, ma… dove sei non ti vedo, scusa… che vergogna… perdonami, non so perché l’ho fatto… forse il vino
-non preoccuparti amore, non hai fatto nulla di male, anzi, sono orgoglioso di avere una moglie così bella… e così…
-ma come fai a vedermi?
-l’impianto di videosorveglianza, il signor Matteo ha collegato una telecamera all’impianto e posso vedere le immagini anche dalla tv che ho qui, mio padre in questo ha fatto le cose in grande. La sicurezza prima di tutto!
-che vergogna, che vergogna…
-non mi sembra che ti vergognassi un attimo fa, anzi mi sembra che ti piaccia farti fotografare in certe pose…
-confermo, ha anche le mutandine zuppe
Mia suocera getta la sentenza definitiva sul mio coinvolgimento fisico ed emotivo
-e ti eccita anche…
-no… beh… scusa…
-scusa cosa? sei bellissima ed eccitantissima, perché ti devi scusare? Fosse per me…
-fosse per te?
-vieni ragazzina, è il momento del cambio d’abito
È la signora Marica ad intromettersi
-come? Un altro vestito?!
-certo, non penserai di finire così il tuo spettacolo… vieni
Tornate in salotto la signora Marica mi porge una minigonna di pelle rosso mattone e una camicia bianca
-metti questi adesso… e togli tutto, anche mutandine e reggiseno
Mi spoglio e attendo la nuova biancheria intima
-no, qui non servono reggiseno e mutandine
-come non servono?! Dovrei scendere con solo questa microgonna e questa camicia bianca senza nulla sotto?!?!?
-certo mia cara, così ha deciso il padrone di casa e poi, vuoi farlo felice il tuo Marco?
-ma…
-niente ma, su vestiti!
La signora Marica è risoluta e mi trovo ad eseguire ordini come fossi una serva
-ottimo, guarda come sei bella… adesso metti queste calze
-ma sono autoreggenti!!!
-certo, non le hai mai usate?
-no, mai, solo alcune donne le usano e io non sono di quelle
-tutte le donne sono uguali, non ci sono queste o quelle… avanti mettile!
Non posso che obbedire, prendo le calze e le infilo. Mi ricordano quelle che indossava una mia zia, sono color carne con una balza molto alta e ricamata e la riga dietro.
-perfetto… adesso metti questi
Mi passa un paio di stivali dello stesso colore della gonna, lunghi e con tacco a spillo d’acciaio lucido. Guardo le donne esterrefatta incapace di credere che veramente devo indossare quelle cose
-su, non guardarci con quella faccia, indossali che giù ci aspettano
-ma così sembrerò veramente una puttana
-ricordati che puttana è chi puttana fa, sta a te decidere se sei una puttana o no
-io non sono una puttana
-allora che problema hai ad indossare degli stivali!?
Mi rassegno e li indosso. Arrivano giusto tre dita sotto la balza delle calze che così risulta ancor più evidente. Vorrei vedermi così conciata ma non c’è uno specchio.
-aspetta, un’ultima cosa…
Mia suocera si avvicina tenendo in mano un collare simile a quello che avevo indossato quel fatidico giorno
-cosa?! non quello, no, mi rifiuto di metterlo!
-quando l’hai messo l’altra volta però ti è piaciuto… ti sei anche masturbata…
Abbasso gli occhi e cedo alla richiesta, ormai è evidente che non ho altre possibilità che obbedire. E torno a scendere le scale.
-wow, magnifica…
-che splendida creatura
-ma dove l’avete trovata?
I commenti dei presenti mi interessano poco, voglio sentire mio marito ma non lo sento
-Marco, dove sei? Marco… Marco… dov’è Marco, perché non mi risponde? Avete spento la telecamera così non mi può vedere
Sono in preda al panico e il signor Matteo continua a fotografarmi
-perché dici che ho spento la telecamera? È sempre accesa… non mi perderei mai la registrazione di questo spettacolo. Se Marco non risponde è perché non vuol rispondere, o magari si è stancato dello spettacolo e adesso sta chattando con qualche amica oppure ha deciso che così è troppo e una moglie puttana non gli interessa più, chi lo sa?!
Il dubbio mi assale. Se fosse vero? Se mio suocero avesse ragione? Se davvero Marco si fosse stancato di questo gioco perverso? E se invece fosse complice? Se tacesse apposta per lasciarmi nel dubbio? Se addirittura fosse l’artefice di questo teatrino? Non so che fare, ma mi torna in mente una cosa che mi disse il giorno prima del nostro matrimonio, quando, come oggi, ero preda del dubbio, mi disse “sono tre le porte a cui bussare prima di fare una scelta: la porta della testa, quella della logica della consapevolezza dell’intelligenza, della ragione, se non trovi una risposta lì bussa alla porta del cuore, quella dei sentimenti, della passione, dell’amore ma se non trovi risposta nemmeno lì ti rimane solo la porta della pancia, quella dell’istinto. Ho sempre fatto scelte dettate dalla ragione o dal cuore ma oggi non mi è possibile. Devo seguire l’istinto ma è la scelta che più mi spaventa perché l’istinto mi dice di continuare, la pancia vuole ritrovare quel piacere che ho provato in questi giorni così diversi, così lontani dalla mia vita, voglio riprovare quel piacere che si stava insinuando in me fino a poco fa. Cedo alla mia pancia e torno a giocare col fotografo.
Buona lettura
Matteo e Marica, così si chiamano gli amici dei miei suoceri, sono poco più vecchi di me. Si sono conosciuti ad una festa e sono diventati subito amici. Lui elegantissimo, non particolarmente bello, leggermente sovrappeso e con un’incipiente calvizie, lei minuta, piccolina, molto magra e assolutamente senza seno. Forse per questo sotto l’abito molto corto con un profondo scollo davanti non indossa il reggiseno per cui posso vederle i grossi capezzoli scuri. Non è bella, anzi, ha un viso appuntito e uno sguardo che mi viene spontaneo definire da troia. Le gambe nervose sono inguainate in calze autoreggenti velate nere e, ai piedi, delle scarpe color oro con tacco altissimo. Non ha solo lo sguardo da troia, è tutta troia. Ma è anche molto simpatica, piacevole, coinvolgente, a differenza del marito che invece sembra molto impacciato. Si complimenta subito con me per il mio fisico invidiandomi l’altezza ma soprattutto il seno
-l’avessi io il tuo seno, invece guarda qui, ne ha più mio marito
Dicendo così allarga il vestito mostrando a tutti il petto piatto
-Marica che fai? Così la sconvolgi, non la conosci nemmeno
-siamo tutti adulti e vaccinati, non sarà certo la prima donna a cui vede il seno, vero cara
-tranquilli, non mi scandalizzo di certo
Cerco di dissimulare il disagio preoccupata per come potrebbe proseguire la serata. Penso anche al fatto che i miei suoceri non abbiano accennato minimamente al mio abbigliamento. È vero che non ho con me molta roba ma essendo la sera dell’ultimo dell’anno pensavo che indossare jeans e camicia avrebbe dato adito a critiche varie. Stranamente invece nulla da eccepire. Volevo anche chiamare Marco ma mia suocera mi ha detto di aspettare che lo avremmo chiamato più tardi che c’era una sorpresa anche per lui.
Durante la cena vengo a sapere che lui è un fotografo mentre lei ha un negozio di abbigliamento in centro.
Il tempo passa e mi sento rilassata, tutte le preoccupazioni che avevo si sono stemperate nella convivialità di queste persone, e grazie anche all’ottima cena che ha preparato mia suocera e del vino che la accompagna. Devo controllarmi perché non sono un grande bevitrice e non vorrei rovinare la serata. Certo che con quattro persone che ti riempiono il bicchiere e ti invitano al brindisi non è facile, qualche volta declino ma qualche volta, per rispetto, partecipo alla loro gioia. E mi ritrovo allegra e leggermente stordita. Intanto le chiacchiere al tavolo prendono una direzione precisa. Tutto inizia dalla notizia che una coppia di loro conoscenti si è separata
-c’era da aspettarselo, sono due bacchettoni
-lei è una bacchettona, lui è un gran porco, ogni tanto passa nel mio negozio con la scusa di cercare qualcosa da regalare a sua moglie, si lustra gli occhi con me o con le eventuali clienti poi puntualmente non compra niente.
-confermo, e pensare che lei è una bella donna solo che si veste e si atteggia da suora. Pensate che un anno li abbiamo trovati al mare e lei stava in spiaggia col costume intero, cazzo, non pretendo il topless ma almeno il bikini… e dovevate vedere lui, quando era con lei sembrava un cane bastonato, poi quando lei non c’era sembrava un cinghiale in giro a grufolare dietro alle donne. Se si sono separati è certamente colpa della moglie
Sentire questi discorsi mi fa pensare al rapporto che abbiamo io e Marco. Tanti anni e mai una trasgressione per paure reciproche e silenzi inspiegabili. Poi oggi la telefonata, la paura, la vergogna, e scoprire invece che anche lui prova certi piaceri. È bastato parlare per rompere quel muro di omertà, di vergogna, di falso perbenismo che avrebbe potuto portarci alla rottura. E dichiararci l’assoluto amore reciproco. Quanto vorrei fosse qui adesso.
-e tu Anna cosa ne pensi?
La voce di mio suocero mi riporta alla cena
-scusate ero distratta
-dicevo, tu Anna cosa ne pensi delle coppie aperte?
-le coppie aperte?
-si, quelle coppie che vivono il loro rapporto senza vincoli, dove ognuno dei due ha assoluta libertà…
-mah, non saprei… non mi interessa
Ecco, mio suocero ha fatto scattare la trappola e io ci sono cascata dentro come un pollo.
-come non può interessarti la solidità del vostro amore? Da quanti anni siete sposati? Non dirmi che il vostro amore è lo stesso di allora…
-sì, certo, anzi è più forte
-e il sesso? Ha lo stesso slancio, lo stesso vigore, la stessa frequenza dei primi giorni?
Alla domanda di mio suocero avvampo di vergogna. Come può permettersi tanta sfrontatezza davanti a persone a me praticamente sconosciute. Cerco di darmi un contegno e rispondere in modo educato ma l’alcol in corpo non mi aiuta
-certo no, magari fosse così, ma non è questo che conta
Magari, ho detto magari!! Che stupida che sono
-perché dici magari, vorresti farlo più spesso, o forse meglio, o forse in modo diverso?
È Marica a farmi la domanda prendendomi una mano. Il tocco mi regala un brivido e serro istintivamente le gambe.
-no, si, no, non voglio dire questo è che… è difficile da spiegare, è una cosa troppo intima
-così si preferisce rischiare di rompere un rapporto invece che parlarne. Ma tu ti senti libera nel tuo matrimonio?
-certo
-al punto da poterti spogliare davanti a degli sconosciuti anche senza il benestare di tuo marito?
-perché dovrei farlo?
-non so, forse perché ti piace? forse perché te lo ordinano? O forse perché ti piace che te lo ordinino?
-ma…
Davanti al mio silenzio Marica si alza e si toglie il vestito rimanendo praticamente nuda davanti a tutti. Non indossa nemmeno le mutandine e il suo sesso perfettamente depilato è sotto gli occhi di tutti.
-cosa direbbe tuo marito se ti vedesse fare una cosa del genere?
Sono spiazzata, ma non sconvolta, anzi, lo sono perché mi scopro eccitata dalla situazione
-nulla, mi ama troppo per vietarmi qualsiasi cosa
-davvero? Ne sei sicura?
-certo, lo conosco troppo bene
-vedremo…
Questo “vedremo” dovrebbe allarmarmi ma l’alcol in corpo ormai mi toglie la capacità di valutare bene le cose anzi, sembra che amplifichi la voglia di trasgredire. Sento un certo formicolio, un calore al basso ventre che non riesco a quietare. Fortunatamente la signora si riveste e tutto ritorna alla normalità. E la cena termina.
Mentre noi donne sparecchiamo mio suocero e il suo amico si spostano in taverna a preparare per il dopo cena.
-però mia cara potevi metterti qualcosa di più elegante per la serata
Giustamente la signora Marica, da negoziante di abbigliamento, mi fa notare quanto i miei vestiti non siano adatti alla serata
-non era programmato passare qui l’ultimo dell’anno
-comunque abbiamo pensato noi a risolvere la cosa
Guardo mia suocera cercando di capire cosa voglia dire
-una piccola sorpresa per te e il mio bambino
Quando chiama Marco “il mio bambino” la fucilerei, cazzo ha quasi quarant’anni…
-stamattina io e Andrea siamo andati a far compere da Marica perciò adesso vieni con noi e ti prepari. Sarai la protagonista della serata
-cosa avete in mente?
-nulla di che, ma non sarai sola, ci sarà anche l’ospite d’onore
Guardo mia suocera cercando di capire
-vedrai, sarà una piacevolissima sorpresa
Così dicendo mi prende per mano e mi porta in sala. Poi si allontana un attimo con la sua amica e tornano con varie borse e scatole.
-adesso spogliati
-cosa avete in mente?
-nulla, solo rifarti un po’ il guardaroba
-ma a me non serve
-su, non fare storie, spogliati… completamente
Un po’ riluttante eseguo l’ordine sperando che dalla taverna non salgano gli uomini. Intanto Marica mi passa un completino intimo di raso rosa che mi calza a pennello, non è troppo volgare e lo sento comodo. Mi piace. Peccato non ci sia uno specchio per guardare come mi sta. Poi è la volta di un abito lungo dello stesso colore del completino. Ha un corpetto di pizzo e una profonda scollatura sulla schiena. La gonna è ampia e arriva fino ai piedi e ha uno spacco centrale che arriva fino all’inguine
-ma se cammino mi si vedono le mutande
-è per questo che c’è lo spacco, ed è per questo che devi usarlo con queste mutandine… o senza, su adesso metti questi sandali
Giulia mi passa dei sandali argentati con tacco di almeno 12cm. Mi sento estremamente insicura su quei tacchi e faccio fatica a camminare ma le donne mi invitano a tenerle che poco alla volta mi ci sarei abituata.
-bene, ora possiamo scendere a farci vedere
Oddio, che vergogna, non ho mai indossato abiti così, poi le scarpe, e lo spacco!!! Rimanere in equilibrio su quei tacchi è un’impresa che l’alcol in corpo non aiuta e quei gradini a scendere sembrano interminabili. Quando supero la porta della taverna rimango abbagliata dalle luci. Mi ritrovo di colpo in una sorta di set fotografico.
-ecco qua la nostra magnifica modella
Colta alla sprovvista non riesco a nascondermi dai numerosi scatti del signor Matteo
-brava così, adesso girati, così, solleva un po’ la testa… ecco così… adesso metti le mani tra i capelli e sollevali… ottimo
Eseguo come un automa senza riuscire a ribellarmi, anzi, la cosa comincia a piacermi e mi calo nella parte sempre più convinta.
-brava così, adesso allarga un poco le gambe e chinati leggermente in avanti… brava, metti un dito in bocca e guardami come se mi volessi provocare…
Mi porto un dito in bocca e lo succhio come fosse un bastoncino di liquirizia, lo faccio entrare tutto poi lo tolgo e lo lecco, una volta poi due… mi piace. Prendo un lembo della gonna e lo sollevo liberando così alla vista tutta una gamba su fino all’inguine dove si rivela il monte di venere coperto solo dal lucido raso.
-ma sei bravissima… continua così, provocami, fammi vedere come sei donna, fatti desiderare
Gioco con lo spacco della gonna liberando e nascondendo le gambe, mi giro e mi piego in avanti muovendo il bacino a destra e a sinistra, sollevo la gonna fin quasi a mostrare il sedere, poi cominci a carezzarmi il seno
-wow amore, sei un vero spettacolo
La voce di Marco mi riporta alla realtà e cerco di ricompormi
-ciao, ma… dove sei non ti vedo, scusa… che vergogna… perdonami, non so perché l’ho fatto… forse il vino
-non preoccuparti amore, non hai fatto nulla di male, anzi, sono orgoglioso di avere una moglie così bella… e così…
-ma come fai a vedermi?
-l’impianto di videosorveglianza, il signor Matteo ha collegato una telecamera all’impianto e posso vedere le immagini anche dalla tv che ho qui, mio padre in questo ha fatto le cose in grande. La sicurezza prima di tutto!
-che vergogna, che vergogna…
-non mi sembra che ti vergognassi un attimo fa, anzi mi sembra che ti piaccia farti fotografare in certe pose…
-confermo, ha anche le mutandine zuppe
Mia suocera getta la sentenza definitiva sul mio coinvolgimento fisico ed emotivo
-e ti eccita anche…
-no… beh… scusa…
-scusa cosa? sei bellissima ed eccitantissima, perché ti devi scusare? Fosse per me…
-fosse per te?
-vieni ragazzina, è il momento del cambio d’abito
È la signora Marica ad intromettersi
-come? Un altro vestito?!
-certo, non penserai di finire così il tuo spettacolo… vieni
Tornate in salotto la signora Marica mi porge una minigonna di pelle rosso mattone e una camicia bianca
-metti questi adesso… e togli tutto, anche mutandine e reggiseno
Mi spoglio e attendo la nuova biancheria intima
-no, qui non servono reggiseno e mutandine
-come non servono?! Dovrei scendere con solo questa microgonna e questa camicia bianca senza nulla sotto?!?!?
-certo mia cara, così ha deciso il padrone di casa e poi, vuoi farlo felice il tuo Marco?
-ma…
-niente ma, su vestiti!
La signora Marica è risoluta e mi trovo ad eseguire ordini come fossi una serva
-ottimo, guarda come sei bella… adesso metti queste calze
-ma sono autoreggenti!!!
-certo, non le hai mai usate?
-no, mai, solo alcune donne le usano e io non sono di quelle
-tutte le donne sono uguali, non ci sono queste o quelle… avanti mettile!
Non posso che obbedire, prendo le calze e le infilo. Mi ricordano quelle che indossava una mia zia, sono color carne con una balza molto alta e ricamata e la riga dietro.
-perfetto… adesso metti questi
Mi passa un paio di stivali dello stesso colore della gonna, lunghi e con tacco a spillo d’acciaio lucido. Guardo le donne esterrefatta incapace di credere che veramente devo indossare quelle cose
-su, non guardarci con quella faccia, indossali che giù ci aspettano
-ma così sembrerò veramente una puttana
-ricordati che puttana è chi puttana fa, sta a te decidere se sei una puttana o no
-io non sono una puttana
-allora che problema hai ad indossare degli stivali!?
Mi rassegno e li indosso. Arrivano giusto tre dita sotto la balza delle calze che così risulta ancor più evidente. Vorrei vedermi così conciata ma non c’è uno specchio.
-aspetta, un’ultima cosa…
Mia suocera si avvicina tenendo in mano un collare simile a quello che avevo indossato quel fatidico giorno
-cosa?! non quello, no, mi rifiuto di metterlo!
-quando l’hai messo l’altra volta però ti è piaciuto… ti sei anche masturbata…
Abbasso gli occhi e cedo alla richiesta, ormai è evidente che non ho altre possibilità che obbedire. E torno a scendere le scale.
-wow, magnifica…
-che splendida creatura
-ma dove l’avete trovata?
I commenti dei presenti mi interessano poco, voglio sentire mio marito ma non lo sento
-Marco, dove sei? Marco… Marco… dov’è Marco, perché non mi risponde? Avete spento la telecamera così non mi può vedere
Sono in preda al panico e il signor Matteo continua a fotografarmi
-perché dici che ho spento la telecamera? È sempre accesa… non mi perderei mai la registrazione di questo spettacolo. Se Marco non risponde è perché non vuol rispondere, o magari si è stancato dello spettacolo e adesso sta chattando con qualche amica oppure ha deciso che così è troppo e una moglie puttana non gli interessa più, chi lo sa?!
Il dubbio mi assale. Se fosse vero? Se mio suocero avesse ragione? Se davvero Marco si fosse stancato di questo gioco perverso? E se invece fosse complice? Se tacesse apposta per lasciarmi nel dubbio? Se addirittura fosse l’artefice di questo teatrino? Non so che fare, ma mi torna in mente una cosa che mi disse il giorno prima del nostro matrimonio, quando, come oggi, ero preda del dubbio, mi disse “sono tre le porte a cui bussare prima di fare una scelta: la porta della testa, quella della logica della consapevolezza dell’intelligenza, della ragione, se non trovi una risposta lì bussa alla porta del cuore, quella dei sentimenti, della passione, dell’amore ma se non trovi risposta nemmeno lì ti rimane solo la porta della pancia, quella dell’istinto. Ho sempre fatto scelte dettate dalla ragione o dal cuore ma oggi non mi è possibile. Devo seguire l’istinto ma è la scelta che più mi spaventa perché l’istinto mi dice di continuare, la pancia vuole ritrovare quel piacere che ho provato in questi giorni così diversi, così lontani dalla mia vita, voglio riprovare quel piacere che si stava insinuando in me fino a poco fa. Cedo alla mia pancia e torno a giocare col fotografo.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Maledetto covid 4 quarta parteracconto sucessivo
Maledetto covid 4 sesto capitolo
Commenti dei lettori al racconto erotico