Valentina la tettona esibizionista e gli skinhead
di
Skoda77
genere
dominazione
NOTA: La protagonista di questo racconto è Valentina, la prorompente esibizionista narrata nei racconti di Cornutello, alcuni pubblicati qui, molti altri sul suo blog. Consiglio a tutti la lettura. Questo mio racconto è un omaggio, alla mia maniera, ai suoi lavori e alla bellissima Valentina. Buona lettura.
Valentina entrò nella doccia e al primo scroscio d’acqua fredda un brivido di piacere l’avvolse. Con le mani accolse sulle sue tette quel soave getto di frescura come a scacciare il caldo torrido che l’aveva oppressa per tutto il giorno. Le gocce d’acqua scendevano giù per i fianchi fino alle caviglie, quando Valentina cominciò ad insaponarsi era già rinata. Passò la spugna del bagnoschiuma su tutto il corpo soffermandosi sulla sua quarta abbondante, il suo capolavoro. A ventitre anni era sbocciata in una ragazza che tutti, nella sua comitiva di amici e tra i compagni universitari, desideravano possedere. Alta poco meno di un metro e settanta, lunghi capelli biondo scuro, fisico snello e un culo da competizione, Valentina aveva un carattere spavaldo e sempre gioioso che, unito a quegli occhi nocciola e al suo sguardo malizioso, la rendevano un sogno erotico irresistibile. Gli sguardi di amici o semplici passanti erano però attratti soprattuto dall’abbondanza delle sue tette, un trionfo di curve che calamitavano i pensieri più sconci. Valentina sapeva quanto la generosità delle sue tette erano desiderate, e lei non faceva nulla per sottrarsi agli occhi libidinosi della gente, anzi! Scollature vertiginose e mogliettine aderenti erano all’ordine del giorno, cosi come minigonne o jeans attillati. Praticamente tutto il guardaroba di una ragazza a cui non dispiace mostrare il proprio corpo. Mentre si passava il bagnoschiuma tra le cosce, Valentina pensava alle sue scappatelle. Da tempo fidanzata con Michele, di due anni più grandi e un ragazzo dal carattere gentile ma molto geloso, Valentina si era concessa più di “vizio”. Un suo ex compagno di scuola e alcuni amici del ragazzo erano stati i suoi tradimenti. Non aveva resistito. Il richiamo erotico di quei momenti erano stati irrinunciabili. Ripensò alle parole di Carmine, la sua ultima scopata, un tradimento pazzesco: un’orgia a due con Marino, anche lui amico del povero Michele.
“Non sai quanto ho sognato le tue tette pazzesche”.
Ti piacciono eh disgraziato! Goditele, metti il tuo cazzo duro in mezzo e goditele, scopati le mie tettone.”.
Ripensò alla meravigliosa spagnoletta che regalò a Carmine pronto a ricevere lo stesso omaggio. Quanto aveva goduto quella notte.
“Mio Dio Valentina! Hai delle bocce fantastiche, ma il tuo ragazzo non ti dice mai nulla per come ti vesti?
“Sì ma è un coglione e io faccio come mi pare; se solo sapesse che razza di cornuto è…”
Valentina uscì dalla doccia e si avvicinò allo specchio: era bellissima con i suoi capelli bagnati e appiccicati al collo fin giù sul petto, si guardò i capezzoli duri e, orgogliosa del suo corpo, si sorrise trionfante.
Entrò in camera da letto e iniziò la scelta dei vestiti. Quella sera l’attendeva un’uscita con Michele e un’altra coppia di amici. Aveva proprio voglia di divertirsi e stuzzicare Andrea. Esatto! Perché la coppia d’amici erano Andrea e Manuela, fidanzati da oltre un anno, e nuovi colleghi d’università di Michele. Il piacere di provocare, imbarazzare ed eccitare Andrea davanti alla sua ragazza e allo stesso Michele, era il suo perfido giochino a cui non rinunciava mai.
Michele attendeva annoiato in macchina sotto casa di Valentina. Ripensava con rabbia ed eccitazione alla settimana precedente: a quando sorprese e spiò la sua Valentina concedere tette, fica e culo a quei bastardi di Carmine e Marino. La ragazza non sapeva che Michele aveva visto tutto, e di certo non sapeva che il dolore per l’umiliazione di quel tradimento era pari solo allo spasmo di goduria che lui aveva provato nel vedere la sua bellissima, porca e prosperosa fidanzata soddisfare da troia rinomata i suoi amici. Il ricordo di quei cazzi che sprofondavano in quelle grosse e irresistibili tette l’avevano tormentato per giorni. Michele si era masturbato quotidianamente ripensando a quelle immagini. La sua gelosia lo portava a discussioni continue con Valentina, le sue scollature vertiginosi non conoscevano stagioni, ma aveva visto giusto. La troiaggine della sua ragazza non si limitava all’esibizionismo da civetta, ma era andato ben oltre i limiti! Tuttavia Michele doveva ancora elaborare il senso di dolore che gli premeva il cuore, misto a quell’irrefrenabile piacere nel ripensare le mani di Carmine e Marino sul corpo da dea di Valentina. Quella sera avrebbe forse dato una risposta al suo dubbio: lasciare la sua ragazza traditrice oppure inghiottire il rospo e vedere dove lo avrebbe portato il restare con una porca tanto irresistibile quanto inaffidabile.
Il portone si aprì e Valentina uscì camminando verso la macchina. Era uno schianto: una minigonna a pieghe jeans mostrava generosamente le gambe nude, un corpetto bianco con i lacci in pizzo le disegnava i fianchi morbidi e sottili. La quarta abbondante respirava per l’assenza di reggiseno trovando nella scollatura del corpetto un riparo tanto comodo quanto limitato. Quando Valentina salì in macchina Michele non poté che rimproverarla:
“Amore sei bellissima, ma non ti sembra un po’ di esagerare? Dobbiamo solo andare al pub.”
“Ma quanto sei noioso! Non senti che caldo che fa? Voglio stare fresca e poi questo corpetto me lo hai regalato tu e dici che non lo metto mai! – le rispose Valentina con tono bambinesco.
Michele si dovette arrendere come al solito. Lei aveva sempre una risposta pronta, un modo di fare sbarazzino a cui lui non sapeva dire di no. È vero era sempre stata esibizionista, con quelle scollature e minigonne da capogiro, e sì lo aveva tradito! Però rimaneva dolcissima con lui, lo ricopriva di attenzioni e la sua allegria era irrinunciabile. Quella che si dice una ragazza dalle mille sfaccettature! Arrivati al pub cominciò la serata. Al secondo giro di cocktail l’atmosfera era gioiosa e chiassosa. Manuela non reggeva per niente l’alcool ed era più occupata a ridere per ogni scemenza che accorgersi degli occhi libidinosi di Andrea sulla scollatura di Valentina. Non gli staccava gli occhi dalla scollatura del corpetto; felice del suo potere la ragazza giocava con il ciondolo della collana che le finiva nel solco delle tette. Beveva dalla cannuccia guardando di sfuggita, ma intensamente, Andrea. Michele si era ovviamente accorto di tutto, ma diversamente da altre volte quasi non ci badava perché era più attento ad altre persone: due ragazzoni belli palestrati, rasati e tatuati e dallo sguardo truce. Il classico prototipo dello skinhead di provincia. Dalla loro posizione laterale avevano una vista perfetta delle gambe di Valentina che seduta sul divanetto le accavallava e scavallava. La ragazza intenta nel suo gioco di seduzione su Andrea non si era accorta di niente. Non sapeva che stava dando spettacolo anche a due tizi da galera. Tra una birra e l’altra i due non le staccavano gli occhi di dosso. Attenti ad ogni movimento della sua gonna, non aspettavano altro che la ragazza si alzasse per poterla vedere meglio. Cosi avvene quando Valentina si recò in bagno a metà serata. Immersa nei suoi pensieri nemmeno fece caso ai due pur passandogli accanto. Tra l’andata e il ritorno dal bagno i due skinhead poterono apprezzare quanto fosse bella Valentina.
“Ma hai visto che troia in calore che è quella li?” - disse Claudio al compare.
“Cristo! Ha delle tettone che aspettano solo il cazzo. Così come il culo” - Gli rispose Mauro per poi aggiungere:
“Ma non so se hai visto, ma è ovvio che sta con quel cretino che gli siede accanto, eppure è palese che fa la zoccola con quell’altro”.
“Sì sì! Ho visto che troia impunita”.
Michele decifrò in parte le parole dei due, ma non c’era bisogno di tanta immaginazione. Se la stavano mangiando con gli occhi e non erano certo gli sguardi arrapati, ma innocui, dei soliti passanti. Questa era gente di merda e che più lo spaventava. Chissà cosa avrebbero fatto a Valentina se solo avessero potuto. La sua dolce e maliziosa ragazza gli aveva stregati e le loro facce non promettevano certo amicizia e rispetto. La serata sarebbe dovuta continuare con un passeggiata al Belvedere, il parco a cinque minuti a piedi dal pub, ma Michele non voleva rischiare: e se quei due avevano intenzione di seguirli? Chissà cosa sarebbe successo a Valentina. Michele era agitatissimo, i due tizi gli gelavano il sangue nelle vene e la situazione non gli piaceva per niente; per fortuna che il posto era affollato e le macchina parcheggiata fuori. Tuttavia quando poco dopo Andrea e Manuela uscirono per una sigaretta, non poté far altro che chiedere a Valentina una “collaborazione”:
“Senti amore dopo evitiamo la solita passeggiata al parchetto, andiamo in macchina da qualche altra parte".
“Ma che dici? Veniamo fino a qua proprio per andare poi al Belvedere!”
“Si lo so, ma ci sono due tizi di lato a destra che non ti hanno tolto gli occhi di dosso per tutta la sera e hanno una faccia da galera tutti e due”.
“Ma sei paranoico come al solito, la vuoi smettere con la gelosia?” – rispose Valentina girandosi per poterli vedere. Quando si rivolse di nuovo verso Michele i suoi occhi tradivano un brivido di timore.
“Che gente orrenda. Stavolta hai ragione.”
La serata proseguì tranquillamente per un’altra ora, Michele non aveva distolto l’attenzione sui due skinhead che per fortuna si alzarono e se ne andarono. All’uscita del pub i quattro si salutarono e Valentina dando ascolto al buonsenso non spinse per il Belvedere. Senza molte idee sul da farsi i due decisero di chiudere lì la serata e tornarono verso casa di Valentina. Sotto il portone si baciarono. Al contatto con quelle labbra soffici Michele dimenticò i dolori del tradimento, ogni sensazione ambigua e soprattutto i volti dei due skinhead. Valentina baciava con trasporto e dolcezza, distante anni luce dalla ragazza porca ed esibizionista di sempre. L’ultimo tenero bacio della buonanotte diede a Michele la certezza che non poteva fare a meno di Valentina. La ragazza uscì dalla macchina, aprì il portone e salutò Michele che sorridente sgommò via. Un’ora dopo Michele era già sotto le coperte, ripensò alle labbra e agli occhi sbarazzini di Valentina, ma le forti emozioni di quell’ultima settimana si confondevano nella sua testa come un vortice impazzito. Il cazzo di Carmine che andava su e giù tra le tette di Valentina, la rabbia e la gelosia che facevano a botte con l’eccitazione di scoprire quanto troia fosse la sua ragazza, infine la paura degli skinhead ad impedire una bella passeggiata al Belvedere. Sconfitto dalla stanchezza Michele chiuse gli occhi precipitando in un sonno profondo.
Interno casa. Notte. Valentina si gustava un the freddo, camminando scalza per casa. Passo dopo passo sentiva con piacere il fresco dell’aria condizionata penetrare sotto la gonna verso la sua fichetta al vento: per comodità le mutandine erano le cose, che insieme alle scarpe, Valentina si toglieva appena rientrava in casa. Da quando era andata a vivere da sola, adorava rilassarsi fino a tarda notte davanti alla grande tv del salone. Si abbandonò sul divano e ripensò divertita agli occhi di Andrea fissi sulla sua scollatura. Sorrideva maliziosa pensando che appena l’occasione sarebbe stata propizia si sarebbe concessa, era palese che il ragazzo non desiderasse altro. Alla faccia di quella cretinetta di Manuela e di quel cornuto di Michele! Il campanello suonò e scocciata Valentina andò ad aprire pensando che fosse quella rompicoglioni della vicina che aveva sempre da chiedere in prestito qualcosa. Aprì la porta e si trovò davanti i due skinhead!
“Oh mio Dio ma che….” - Mauro la spinse dentro casa tappandole la bocca. Sbattuta al muro capì di essere in procinto di vivere un incubo. Claudio si avvicinò per aiutare il compare a tenere ferme le braccia della ragazza, i due la squadravano come se non l’avessero mai vista. Due laccetti del corpetto erano stati allentati e la scollatura era ancora più generosa nel mostrare quelle tette fantastiche. Una mano di Claudio salì dalle cosce di Valentina su fino a sotto alla mini jeans.
“Che cosce morbide che hai puttana! Vediamo che offre qua sotto..”
“Mmmmph Mmmmph” – le proteste disperate di Valentina morivano da sotto la mano possente di Mauro che osservava divertito gli occhi terrorizzati della ragazza.
“Ma questa cagna è senza mutandine! Ti piace sentirla fresca la passera eh? Eh dicci che ti piace sentirla fresca, dillo!
Presa dal panico Valentina annuì maledicendo se stessa. Ma che colpa aveva poi? Davvero nessuna. Claudio tirò fuori una bandana e la usò per tapparle la bocca, legandola stretta dietro la nuca.
I due skinhead la sollevarono e la trascinarono in camera. Sbattuta sul letto si scagliarono su di lei con furia animalesca. Le sfilarono la mini jeans accarezzando le cosce tese. Mauro le massaggiò oscenamente la fica mentre Claudio le strappò il corpetto gettandolo come carta straccia lontano dal letto. Ora Valentina era completamente nuda, nella sua casa a tarda notte, in balia di due schifosi pezzi di merda che la stavano per stuprare. Claudio la schiaffeggiò per placarne mugugni e ribellione, poi le salì a cavalcioni sulla pancia, tirò fuori il cazzo già in tiro e iniziò a passarlo sopra le sue tette meravigliose. Le gambe le furono trascinate giù dal letto in modo che Mauro la potesse scopare comodamente in fica. Ogni colpo che la penetrava era una cannonata di paura e umiliazione che le saliva nelle viscere. Il cazzo di Claudio si perdeva nel solco dei suoi seni. Non c’era passione, solo brutalità.
“Hai un corpo da troia! Ti scopo le tue tettone, faccio quello che voglio troia!
Valentina con gli occhi spalancati dal terrore, piangeva disperata. Avrebbe preferito morire che subire quell’oltraggio. Quando un urlo di godimento anticipò l’orgasmo di Mauro, lei chiuse gli occhi ed accolse dentro di sé lo sperma schifoso dell’uomo. Poco dopo anche Claudio venne. Le schizzò sulle tette e in faccia urlando oscenità di ogni tipo. Senza un attimo di sosta i due si cambiarono di posto. Mauro le montò sopra e continuò a violentarle la sua quarta abbondante. Il suo capolavoro che i due porci si godevano senza tregua. L’uomo continuò ad insultarla:
“Puttana! Sei una vacca, chissà quanti cazzi sono venuti sulle bocce! Valentina non poteva muoversi, subiva quell’oltraggio pregando che tutto finisse presto. Ma si sbagliava…
Mauro uscì di colpo dalla sua fica e con uno schiaffo le colpì il clitoride come un ignobile saluto. Si piazzò sul letto dietro Valentina e menò il cazzo sul suo faccino. Un viso dolce e d’amare devastato dalla sborra e dall’umiliazione.
“Ora mi scopo la tua bocca d’angelo, troia!” – Mauro le tolse il bavaglio e soffocò il suo grido di protesta piazzandogli il cazzo fino in gola. La pompava con forza inaudita, quasi a volerla soffocare. Valentina sentiva gli umori amari nella sua bocca, i conati di vomito l’assalivano, ma il violentatore non si fermò fino a quando non le venne in bocca:
“Ingoia troia, ingoia tutto!” – le urlò perentorio Mauro. Libera dal peso di Claudio, che dopo averle scopata tra le tette si era piazzato accanto a lei continuando a succhiarle i capezzoli, Valentina si accasciò di lato, sputò un po’ dello sperma di Mauro tossendo.
“Siete dei bastardi schifosi, andatevene vi supplico” – disse in lacrime.
I due scoppiarono in una risata fragorosa e Mauro prendendola per i capelli le sussurrò nell’orecchio:
“Ma tu credi di cavartela cosi? Ora ti roviniamo il buco del culo!”.
“Noooo vi pregooo, questo noooo”.
“Ma certo che si, coraggio Claudio facciamo vedere a questa cagna cosa vuol dire far arrapare due come noi!”
Valentina fu sbattuta al muro, con le gambe divaricate e con le tette schiacciate al muro che sembravano ancora più grandi. Mauro la violentava con un’inculata brutale ed interminabile. Le urla supplichevoli della ragazza rimasero inascoltate:
“Bastaa smettetelaaa…”
Durante la penetrazione Mauro le palpava le tette da dietro affondando le mani in tutto quel ben di Dio. L’orgasmo dello stupratore la riempì, ma non ebbe nemmeno il tempo per un’altra supplica che toccò a Claudio incularla. Le urla di Valentina si trasformarono in un gemito sommesso e quando Mauro s’infilò tra lei e il muro per iniziare una doppia penetrazione, i suoi occhi passarono dall’orrore alla muta desolazione senza espressione. I due skinhead esaltati dallo stupro e dalle anfetamine completarono quella ignobile violenza con un ultimo duplice orgasmo; poi si alzarono lasciando Valentina accasciata sopra le coperte. Non piangeva più, era distrutta e umiliata. Dov’erano finiti quegli occhi da cerbiatta maliziosa? E la sua spavalderia nel mostrare le sue tette da infarto? La fica e il culo grondavano di sangue e sperma e con le braccia si copriva, in un improbabile gesto di pudore, i capezzoli arrossati e il volto privo della gioia di sempre.
“Guarda questa puttana come si è ridotta!” – disse Mauro al compare con tono sarcastico. Poi continuò:
“Tocca darle una ripulita sennò come farà a ricevere altri cazzi stanotte?”
A quelle parole Valentina alzò lo sguardo verso i suoi aguzzini.
“Cos’è troia? Il tuo culetto sodo e le tue tettone da pornodiva meritano questo ed altro. Tra poco arriveranno dei nostri amici, la notte è ancora giovane!” – dichiarò trionfante Mauro.
Gli occhi di Valentina furono lo specchio di un rinnovato e profondo terrore. Con un tono di voce ad ogni parola sempre più forte disse:
“Ma siete pazzi? Lasciatemi vi prego. Vi scongiuro. Andate via, bastardiii! Andateee viaaaaaa”.
Michele si svegliò di soprassalto.
“Andateee viaaaaaa” – Quell’urlo gli rimbombava nella testa come un trapano dentro una galleria. Si guardò intorno, la camera da letto era buia e il display della sveglia segnava le 02.37. Ansimante andò a sciacquarsi il volto in bagno. Solo al contatto con l’acqua gelida capì che era stato solo un incubo. Il peggiore possibile: lo stupro della sua dolce e amata Valentina. Con il battito folle del suo cuore che lentamente rallentava, Michele andò alla cornetta per chiamare a casa di Valentina. Era tarda notte e aveva avuto il peggior incubo della sua vita. Sapeva che era tutto ok, ma aveva l’umano bisogno di sentire la voce della sua ragazza dall’altra parte della cornetta. Nonostante fosse ora tornato alla realtà, e comprendesse che tutto ciò che aveva “visto” era solo il frutto di un orribile incubo, quando al quarto squillo ne succedette un quinto il suo cuore riprese la sua corsa folle…
Commenti e suggerimenti, sempre graditi, potete inviarli a marco.dionisi@yahoo.com
Valentina entrò nella doccia e al primo scroscio d’acqua fredda un brivido di piacere l’avvolse. Con le mani accolse sulle sue tette quel soave getto di frescura come a scacciare il caldo torrido che l’aveva oppressa per tutto il giorno. Le gocce d’acqua scendevano giù per i fianchi fino alle caviglie, quando Valentina cominciò ad insaponarsi era già rinata. Passò la spugna del bagnoschiuma su tutto il corpo soffermandosi sulla sua quarta abbondante, il suo capolavoro. A ventitre anni era sbocciata in una ragazza che tutti, nella sua comitiva di amici e tra i compagni universitari, desideravano possedere. Alta poco meno di un metro e settanta, lunghi capelli biondo scuro, fisico snello e un culo da competizione, Valentina aveva un carattere spavaldo e sempre gioioso che, unito a quegli occhi nocciola e al suo sguardo malizioso, la rendevano un sogno erotico irresistibile. Gli sguardi di amici o semplici passanti erano però attratti soprattuto dall’abbondanza delle sue tette, un trionfo di curve che calamitavano i pensieri più sconci. Valentina sapeva quanto la generosità delle sue tette erano desiderate, e lei non faceva nulla per sottrarsi agli occhi libidinosi della gente, anzi! Scollature vertiginose e mogliettine aderenti erano all’ordine del giorno, cosi come minigonne o jeans attillati. Praticamente tutto il guardaroba di una ragazza a cui non dispiace mostrare il proprio corpo. Mentre si passava il bagnoschiuma tra le cosce, Valentina pensava alle sue scappatelle. Da tempo fidanzata con Michele, di due anni più grandi e un ragazzo dal carattere gentile ma molto geloso, Valentina si era concessa più di “vizio”. Un suo ex compagno di scuola e alcuni amici del ragazzo erano stati i suoi tradimenti. Non aveva resistito. Il richiamo erotico di quei momenti erano stati irrinunciabili. Ripensò alle parole di Carmine, la sua ultima scopata, un tradimento pazzesco: un’orgia a due con Marino, anche lui amico del povero Michele.
“Non sai quanto ho sognato le tue tette pazzesche”.
Ti piacciono eh disgraziato! Goditele, metti il tuo cazzo duro in mezzo e goditele, scopati le mie tettone.”.
Ripensò alla meravigliosa spagnoletta che regalò a Carmine pronto a ricevere lo stesso omaggio. Quanto aveva goduto quella notte.
“Mio Dio Valentina! Hai delle bocce fantastiche, ma il tuo ragazzo non ti dice mai nulla per come ti vesti?
“Sì ma è un coglione e io faccio come mi pare; se solo sapesse che razza di cornuto è…”
Valentina uscì dalla doccia e si avvicinò allo specchio: era bellissima con i suoi capelli bagnati e appiccicati al collo fin giù sul petto, si guardò i capezzoli duri e, orgogliosa del suo corpo, si sorrise trionfante.
Entrò in camera da letto e iniziò la scelta dei vestiti. Quella sera l’attendeva un’uscita con Michele e un’altra coppia di amici. Aveva proprio voglia di divertirsi e stuzzicare Andrea. Esatto! Perché la coppia d’amici erano Andrea e Manuela, fidanzati da oltre un anno, e nuovi colleghi d’università di Michele. Il piacere di provocare, imbarazzare ed eccitare Andrea davanti alla sua ragazza e allo stesso Michele, era il suo perfido giochino a cui non rinunciava mai.
Michele attendeva annoiato in macchina sotto casa di Valentina. Ripensava con rabbia ed eccitazione alla settimana precedente: a quando sorprese e spiò la sua Valentina concedere tette, fica e culo a quei bastardi di Carmine e Marino. La ragazza non sapeva che Michele aveva visto tutto, e di certo non sapeva che il dolore per l’umiliazione di quel tradimento era pari solo allo spasmo di goduria che lui aveva provato nel vedere la sua bellissima, porca e prosperosa fidanzata soddisfare da troia rinomata i suoi amici. Il ricordo di quei cazzi che sprofondavano in quelle grosse e irresistibili tette l’avevano tormentato per giorni. Michele si era masturbato quotidianamente ripensando a quelle immagini. La sua gelosia lo portava a discussioni continue con Valentina, le sue scollature vertiginosi non conoscevano stagioni, ma aveva visto giusto. La troiaggine della sua ragazza non si limitava all’esibizionismo da civetta, ma era andato ben oltre i limiti! Tuttavia Michele doveva ancora elaborare il senso di dolore che gli premeva il cuore, misto a quell’irrefrenabile piacere nel ripensare le mani di Carmine e Marino sul corpo da dea di Valentina. Quella sera avrebbe forse dato una risposta al suo dubbio: lasciare la sua ragazza traditrice oppure inghiottire il rospo e vedere dove lo avrebbe portato il restare con una porca tanto irresistibile quanto inaffidabile.
Il portone si aprì e Valentina uscì camminando verso la macchina. Era uno schianto: una minigonna a pieghe jeans mostrava generosamente le gambe nude, un corpetto bianco con i lacci in pizzo le disegnava i fianchi morbidi e sottili. La quarta abbondante respirava per l’assenza di reggiseno trovando nella scollatura del corpetto un riparo tanto comodo quanto limitato. Quando Valentina salì in macchina Michele non poté che rimproverarla:
“Amore sei bellissima, ma non ti sembra un po’ di esagerare? Dobbiamo solo andare al pub.”
“Ma quanto sei noioso! Non senti che caldo che fa? Voglio stare fresca e poi questo corpetto me lo hai regalato tu e dici che non lo metto mai! – le rispose Valentina con tono bambinesco.
Michele si dovette arrendere come al solito. Lei aveva sempre una risposta pronta, un modo di fare sbarazzino a cui lui non sapeva dire di no. È vero era sempre stata esibizionista, con quelle scollature e minigonne da capogiro, e sì lo aveva tradito! Però rimaneva dolcissima con lui, lo ricopriva di attenzioni e la sua allegria era irrinunciabile. Quella che si dice una ragazza dalle mille sfaccettature! Arrivati al pub cominciò la serata. Al secondo giro di cocktail l’atmosfera era gioiosa e chiassosa. Manuela non reggeva per niente l’alcool ed era più occupata a ridere per ogni scemenza che accorgersi degli occhi libidinosi di Andrea sulla scollatura di Valentina. Non gli staccava gli occhi dalla scollatura del corpetto; felice del suo potere la ragazza giocava con il ciondolo della collana che le finiva nel solco delle tette. Beveva dalla cannuccia guardando di sfuggita, ma intensamente, Andrea. Michele si era ovviamente accorto di tutto, ma diversamente da altre volte quasi non ci badava perché era più attento ad altre persone: due ragazzoni belli palestrati, rasati e tatuati e dallo sguardo truce. Il classico prototipo dello skinhead di provincia. Dalla loro posizione laterale avevano una vista perfetta delle gambe di Valentina che seduta sul divanetto le accavallava e scavallava. La ragazza intenta nel suo gioco di seduzione su Andrea non si era accorta di niente. Non sapeva che stava dando spettacolo anche a due tizi da galera. Tra una birra e l’altra i due non le staccavano gli occhi di dosso. Attenti ad ogni movimento della sua gonna, non aspettavano altro che la ragazza si alzasse per poterla vedere meglio. Cosi avvene quando Valentina si recò in bagno a metà serata. Immersa nei suoi pensieri nemmeno fece caso ai due pur passandogli accanto. Tra l’andata e il ritorno dal bagno i due skinhead poterono apprezzare quanto fosse bella Valentina.
“Ma hai visto che troia in calore che è quella li?” - disse Claudio al compare.
“Cristo! Ha delle tettone che aspettano solo il cazzo. Così come il culo” - Gli rispose Mauro per poi aggiungere:
“Ma non so se hai visto, ma è ovvio che sta con quel cretino che gli siede accanto, eppure è palese che fa la zoccola con quell’altro”.
“Sì sì! Ho visto che troia impunita”.
Michele decifrò in parte le parole dei due, ma non c’era bisogno di tanta immaginazione. Se la stavano mangiando con gli occhi e non erano certo gli sguardi arrapati, ma innocui, dei soliti passanti. Questa era gente di merda e che più lo spaventava. Chissà cosa avrebbero fatto a Valentina se solo avessero potuto. La sua dolce e maliziosa ragazza gli aveva stregati e le loro facce non promettevano certo amicizia e rispetto. La serata sarebbe dovuta continuare con un passeggiata al Belvedere, il parco a cinque minuti a piedi dal pub, ma Michele non voleva rischiare: e se quei due avevano intenzione di seguirli? Chissà cosa sarebbe successo a Valentina. Michele era agitatissimo, i due tizi gli gelavano il sangue nelle vene e la situazione non gli piaceva per niente; per fortuna che il posto era affollato e le macchina parcheggiata fuori. Tuttavia quando poco dopo Andrea e Manuela uscirono per una sigaretta, non poté far altro che chiedere a Valentina una “collaborazione”:
“Senti amore dopo evitiamo la solita passeggiata al parchetto, andiamo in macchina da qualche altra parte".
“Ma che dici? Veniamo fino a qua proprio per andare poi al Belvedere!”
“Si lo so, ma ci sono due tizi di lato a destra che non ti hanno tolto gli occhi di dosso per tutta la sera e hanno una faccia da galera tutti e due”.
“Ma sei paranoico come al solito, la vuoi smettere con la gelosia?” – rispose Valentina girandosi per poterli vedere. Quando si rivolse di nuovo verso Michele i suoi occhi tradivano un brivido di timore.
“Che gente orrenda. Stavolta hai ragione.”
La serata proseguì tranquillamente per un’altra ora, Michele non aveva distolto l’attenzione sui due skinhead che per fortuna si alzarono e se ne andarono. All’uscita del pub i quattro si salutarono e Valentina dando ascolto al buonsenso non spinse per il Belvedere. Senza molte idee sul da farsi i due decisero di chiudere lì la serata e tornarono verso casa di Valentina. Sotto il portone si baciarono. Al contatto con quelle labbra soffici Michele dimenticò i dolori del tradimento, ogni sensazione ambigua e soprattutto i volti dei due skinhead. Valentina baciava con trasporto e dolcezza, distante anni luce dalla ragazza porca ed esibizionista di sempre. L’ultimo tenero bacio della buonanotte diede a Michele la certezza che non poteva fare a meno di Valentina. La ragazza uscì dalla macchina, aprì il portone e salutò Michele che sorridente sgommò via. Un’ora dopo Michele era già sotto le coperte, ripensò alle labbra e agli occhi sbarazzini di Valentina, ma le forti emozioni di quell’ultima settimana si confondevano nella sua testa come un vortice impazzito. Il cazzo di Carmine che andava su e giù tra le tette di Valentina, la rabbia e la gelosia che facevano a botte con l’eccitazione di scoprire quanto troia fosse la sua ragazza, infine la paura degli skinhead ad impedire una bella passeggiata al Belvedere. Sconfitto dalla stanchezza Michele chiuse gli occhi precipitando in un sonno profondo.
Interno casa. Notte. Valentina si gustava un the freddo, camminando scalza per casa. Passo dopo passo sentiva con piacere il fresco dell’aria condizionata penetrare sotto la gonna verso la sua fichetta al vento: per comodità le mutandine erano le cose, che insieme alle scarpe, Valentina si toglieva appena rientrava in casa. Da quando era andata a vivere da sola, adorava rilassarsi fino a tarda notte davanti alla grande tv del salone. Si abbandonò sul divano e ripensò divertita agli occhi di Andrea fissi sulla sua scollatura. Sorrideva maliziosa pensando che appena l’occasione sarebbe stata propizia si sarebbe concessa, era palese che il ragazzo non desiderasse altro. Alla faccia di quella cretinetta di Manuela e di quel cornuto di Michele! Il campanello suonò e scocciata Valentina andò ad aprire pensando che fosse quella rompicoglioni della vicina che aveva sempre da chiedere in prestito qualcosa. Aprì la porta e si trovò davanti i due skinhead!
“Oh mio Dio ma che….” - Mauro la spinse dentro casa tappandole la bocca. Sbattuta al muro capì di essere in procinto di vivere un incubo. Claudio si avvicinò per aiutare il compare a tenere ferme le braccia della ragazza, i due la squadravano come se non l’avessero mai vista. Due laccetti del corpetto erano stati allentati e la scollatura era ancora più generosa nel mostrare quelle tette fantastiche. Una mano di Claudio salì dalle cosce di Valentina su fino a sotto alla mini jeans.
“Che cosce morbide che hai puttana! Vediamo che offre qua sotto..”
“Mmmmph Mmmmph” – le proteste disperate di Valentina morivano da sotto la mano possente di Mauro che osservava divertito gli occhi terrorizzati della ragazza.
“Ma questa cagna è senza mutandine! Ti piace sentirla fresca la passera eh? Eh dicci che ti piace sentirla fresca, dillo!
Presa dal panico Valentina annuì maledicendo se stessa. Ma che colpa aveva poi? Davvero nessuna. Claudio tirò fuori una bandana e la usò per tapparle la bocca, legandola stretta dietro la nuca.
I due skinhead la sollevarono e la trascinarono in camera. Sbattuta sul letto si scagliarono su di lei con furia animalesca. Le sfilarono la mini jeans accarezzando le cosce tese. Mauro le massaggiò oscenamente la fica mentre Claudio le strappò il corpetto gettandolo come carta straccia lontano dal letto. Ora Valentina era completamente nuda, nella sua casa a tarda notte, in balia di due schifosi pezzi di merda che la stavano per stuprare. Claudio la schiaffeggiò per placarne mugugni e ribellione, poi le salì a cavalcioni sulla pancia, tirò fuori il cazzo già in tiro e iniziò a passarlo sopra le sue tette meravigliose. Le gambe le furono trascinate giù dal letto in modo che Mauro la potesse scopare comodamente in fica. Ogni colpo che la penetrava era una cannonata di paura e umiliazione che le saliva nelle viscere. Il cazzo di Claudio si perdeva nel solco dei suoi seni. Non c’era passione, solo brutalità.
“Hai un corpo da troia! Ti scopo le tue tettone, faccio quello che voglio troia!
Valentina con gli occhi spalancati dal terrore, piangeva disperata. Avrebbe preferito morire che subire quell’oltraggio. Quando un urlo di godimento anticipò l’orgasmo di Mauro, lei chiuse gli occhi ed accolse dentro di sé lo sperma schifoso dell’uomo. Poco dopo anche Claudio venne. Le schizzò sulle tette e in faccia urlando oscenità di ogni tipo. Senza un attimo di sosta i due si cambiarono di posto. Mauro le montò sopra e continuò a violentarle la sua quarta abbondante. Il suo capolavoro che i due porci si godevano senza tregua. L’uomo continuò ad insultarla:
“Puttana! Sei una vacca, chissà quanti cazzi sono venuti sulle bocce! Valentina non poteva muoversi, subiva quell’oltraggio pregando che tutto finisse presto. Ma si sbagliava…
Mauro uscì di colpo dalla sua fica e con uno schiaffo le colpì il clitoride come un ignobile saluto. Si piazzò sul letto dietro Valentina e menò il cazzo sul suo faccino. Un viso dolce e d’amare devastato dalla sborra e dall’umiliazione.
“Ora mi scopo la tua bocca d’angelo, troia!” – Mauro le tolse il bavaglio e soffocò il suo grido di protesta piazzandogli il cazzo fino in gola. La pompava con forza inaudita, quasi a volerla soffocare. Valentina sentiva gli umori amari nella sua bocca, i conati di vomito l’assalivano, ma il violentatore non si fermò fino a quando non le venne in bocca:
“Ingoia troia, ingoia tutto!” – le urlò perentorio Mauro. Libera dal peso di Claudio, che dopo averle scopata tra le tette si era piazzato accanto a lei continuando a succhiarle i capezzoli, Valentina si accasciò di lato, sputò un po’ dello sperma di Mauro tossendo.
“Siete dei bastardi schifosi, andatevene vi supplico” – disse in lacrime.
I due scoppiarono in una risata fragorosa e Mauro prendendola per i capelli le sussurrò nell’orecchio:
“Ma tu credi di cavartela cosi? Ora ti roviniamo il buco del culo!”.
“Noooo vi pregooo, questo noooo”.
“Ma certo che si, coraggio Claudio facciamo vedere a questa cagna cosa vuol dire far arrapare due come noi!”
Valentina fu sbattuta al muro, con le gambe divaricate e con le tette schiacciate al muro che sembravano ancora più grandi. Mauro la violentava con un’inculata brutale ed interminabile. Le urla supplichevoli della ragazza rimasero inascoltate:
“Bastaa smettetelaaa…”
Durante la penetrazione Mauro le palpava le tette da dietro affondando le mani in tutto quel ben di Dio. L’orgasmo dello stupratore la riempì, ma non ebbe nemmeno il tempo per un’altra supplica che toccò a Claudio incularla. Le urla di Valentina si trasformarono in un gemito sommesso e quando Mauro s’infilò tra lei e il muro per iniziare una doppia penetrazione, i suoi occhi passarono dall’orrore alla muta desolazione senza espressione. I due skinhead esaltati dallo stupro e dalle anfetamine completarono quella ignobile violenza con un ultimo duplice orgasmo; poi si alzarono lasciando Valentina accasciata sopra le coperte. Non piangeva più, era distrutta e umiliata. Dov’erano finiti quegli occhi da cerbiatta maliziosa? E la sua spavalderia nel mostrare le sue tette da infarto? La fica e il culo grondavano di sangue e sperma e con le braccia si copriva, in un improbabile gesto di pudore, i capezzoli arrossati e il volto privo della gioia di sempre.
“Guarda questa puttana come si è ridotta!” – disse Mauro al compare con tono sarcastico. Poi continuò:
“Tocca darle una ripulita sennò come farà a ricevere altri cazzi stanotte?”
A quelle parole Valentina alzò lo sguardo verso i suoi aguzzini.
“Cos’è troia? Il tuo culetto sodo e le tue tettone da pornodiva meritano questo ed altro. Tra poco arriveranno dei nostri amici, la notte è ancora giovane!” – dichiarò trionfante Mauro.
Gli occhi di Valentina furono lo specchio di un rinnovato e profondo terrore. Con un tono di voce ad ogni parola sempre più forte disse:
“Ma siete pazzi? Lasciatemi vi prego. Vi scongiuro. Andate via, bastardiii! Andateee viaaaaaa”.
Michele si svegliò di soprassalto.
“Andateee viaaaaaa” – Quell’urlo gli rimbombava nella testa come un trapano dentro una galleria. Si guardò intorno, la camera da letto era buia e il display della sveglia segnava le 02.37. Ansimante andò a sciacquarsi il volto in bagno. Solo al contatto con l’acqua gelida capì che era stato solo un incubo. Il peggiore possibile: lo stupro della sua dolce e amata Valentina. Con il battito folle del suo cuore che lentamente rallentava, Michele andò alla cornetta per chiamare a casa di Valentina. Era tarda notte e aveva avuto il peggior incubo della sua vita. Sapeva che era tutto ok, ma aveva l’umano bisogno di sentire la voce della sua ragazza dall’altra parte della cornetta. Nonostante fosse ora tornato alla realtà, e comprendesse che tutto ciò che aveva “visto” era solo il frutto di un orribile incubo, quando al quarto squillo ne succedette un quinto il suo cuore riprese la sua corsa folle…
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