Maledetto covid 4 secondo capitolo

di
genere
etero

Racconto di pura fantasia a capitoli. sono graditi critiche, commenti e suggerimenti.
Buona lettura


-pronto amore, che fine avevi fatto? Ho provato a chiamarti tante volte ieri sera ma non hai mai risposto. Ho dovuto chiamare mia madre per sapere qualcosa di te. Mi ha detto che sei andata a dormire presto perché eri stanca e provata dalla giornata e da tutto quel che era successo ieri. Mi fai preoccupare

La vibrazione del telefono, la voce di Marco, la luce dalle finestre, tutte stilettate che mi feriscono. Vorrei rimanere nel piacevole limbo del sonno cullata da quei sogni che hanno riempito la mia notte. L’istinto guida la mia mano tra le gambe dove scopro di essere ancora molto bagnata. Da quanto tempo non succede. Ero convinta di essere ormai in quella fase dove il corpo delle donne comincia a cedere alla stanchezza, dove ci si adatta alla routine, dove ci si chiude nella sicurezza di abitudini radicate. Scoprire che il mio corpo reagisce in maniera così evidente a certi stimoli mi spiazza e mi spaventa ma non riesco a controllarmi
-va tutto bene Marco, mi manchi amore, ti vorrei qui con me, ho bisogno di sentire il tuo corpo, le tue mani toccarmi
-Anna, cos’hai? Cosa stai dicendo? Non hai mai detto queste cose…
-ho fatto dei sogni stanotte e…
-che sogni? È successo qualcosa ieri?
-no, nulla, non so
Sono incastrata tra il bisogno di raccontare tutto e la paura di rivelare quanto posso essere diversa dalla donna che conosce. La voce di mia suocera che mi chiama mi toglie da questa situazione
-ti devo lasciare amore, tua mamma mi chiama per la colazione
-aspetta, che fretta hai…
-ti lascio, sai come sono i tuoi, un bacio, ci sentiamo oggi
Chiudo la comunicazione con il cuore in gola. Come potevo raccontargli quel che è successo ieri sera. Adesso però devo presentarmi ai miei suoceri… che vergogna. Mi faccio coraggio, mi vesto con jeans e felpa, non voglio che si facciano strane idee, e li raggiungo in cucina. Non ho molta fame, un semplice caffè, comunque da parte dei miei suoceri nessun accenno alla serata passata. Tutto come se niente fosse. E così per tutto il giorno. Anche il dopo cena passa normale e, dopo aver guadato un po’ di televisione mi richiudo in camera mia cercando di rilassarmi. Ma tornano le immagini di quanto accaduto ieri sera e con le immagini la voglia di riprovare certe sensazioni. Chiamo Marco
-ciao amore, come stai? Hai ancora la febbre?
-si, 37,8. Sono un po’ intontito ma tutto sommato bene. Sono solo dispiaciuto di non essere lì con te, stamattina mi hai fatto preoccupare, va tutto bene?
-si si, tutto bene, solo che… solo che…
-solo cosa? dimmi, c’è qualcosa che non va? Non tenermi sulle spine
-no, niente, solo che… faccio fatica… è una cosa stupida… non pensare male…
-perché? dovrei? Certo se non ti spieghi…
-è che mi vergogno…
-di cosa? hai fatto qualcosa di sconveniente?
-no sì cioè… non so come è potuto capitare…
-Anna così mi spaventi…
-non devi, è che ieri sera…
Prendo coraggio e racconto tutto quel che è successo, meglio così, senza doverlo guardare in faccia. Marco ascolta senza fiatare e anche finito il racconto non parla
-Marco ci sei, rispondi… hai sentito, hai capito cosa ho fatto? Mi vergogno tanto
-si, ho capito… ti sei masturbata davanti ai miei genitori
La sua voce è dura
-sì, ma non so perché l’ho fatto
-e cosa pensavi in quel momento, a chi pensavi?
-a niente… a te, non so come è potuto accadere, era tutto così irreale, coinvolgente, come se il mio corpo decidesse da solo… vedere quelle immagini, quella donna che accettava di annientarsi per un uomo… è scattato qualcosa in me che non ho saputo contrastare. Una sconosciuta voglia di toccarmi, procurarmi piacere… ho provato con la doccia fredda poi però ho visto i tuoi genitori fare quella cosa e non… ho dovuto Marco, ho dovuto procurarmi un orgasmo
-hai dovuto procurarti un orgasmo?! Cazzo Anna, ti sembra una cosa normale?! Manco fossi una… una puttana, ecco, l’ho detto, puttana
Sfoga la sua rabbia con quella parola “puttana”
-si, ed è stato l’orgasmo più bello che ho mai provato…
Il silenzio di Marco è insopportabile, vorrei che dicesse qualcosa, che mi urlasse in faccia il suo disappunto, che rimarcasse il mio essere puttana ma non lo fa, rimane in silenzio e questo silenzio mi uccide. Non so quanto tempo passa ma è infinito, pesante, opprimente.
-Marco, Marco, dove sei? Di qualcosa
-e adesso?
Sembra tornato calmo
-adesso cosa?
-pensi di ripetere l’esperienza o torni ad essere la brava mogliettina che conosco io?
-no, certo, sai che non farei mai una cosa del genere, voglio essere la brava moglie che hai sposato
-la brava moglie che ho sposato?
-si, sono sempre io, non sono cambiata
-non sono cambiata… faccio un po’ fatica a crederlo
-devi credermi, sono sempre io, tua moglie, la donna che hai conosciuto tanti anni fa e hai deciso di sposare, la donna che non ti tradirà mai, la donna che ti ha donato la sua vita, e che vuol continuare ad esserti accanto
-una brava moglie…
-sì
-e cosa fanno le brave mogli?
-cosa vuoi dire?
-dimmi cosa fanno le brave mogli
-beh, amano il loro marito, lo rispettano, lo curano… quello che ho sempre fatto fino adesso
-giusto, e obbediscono
-si, anche
-toccati…
-cosa?
-ho detto toccati
-non capisco, cosa devo toccarmi?
-masturbati come hai fatto ieri sera
La voce di Marco si è fatta più dura, come sorretta da una rabbia sconosciuta.
-amore perché mi fai questo?
-lo faccio per te, hai detto che quello di ieri è stato l’orgasmo più bello della tua vita, ti do la possibilità di provarlo ancora
-ma così…
-ma così cosa? ti manca lo stimolo? Devo forse dire ai miei genitori di scopare davanti a te così ti ecciti?
-no amore, è che…
-allora fallo!!! pensa a una situazione che ti stimola, ripensa alla scena che hai visto ieri sera, cosa facevano i miei genitori?
-Marco lascia stare
-si masturbavano, così hai detto, ecco pensa se al posto di mia madre stasera ci fossi tu, nuda, sul divano, a gambe larghe, mentre con la mano stringi il cazzo di mio padre, hai visto come ce l‘ha grosso, mentre lui si insinua tra il tuo folto pelo…
-amore cosa stai dicendo, così mi sconvolgi
-lo senti il dito, cerca di farsi strada, preme per entrare e tu lo lasci fare perché ti piace
La voce di Marco si è fatta più dolce, delicata, e quelle parole hanno un effetto dirompente su di me, chiudo gli occhi e mi lascio andare
-ti piace così?
-…si…
-cosa vuoi che ti faccia
-continua…
-ormai sei in preda al piacere e lasci che il dito scivoli dentro di te
Seguendo le sue parole spingo il dito dentro di me e una prima scarica di piacere mi attraversa.
-ma non ti basta, ne vuoi di più e glie lo dici
-si, di più… mettimi un altro dito
La voce mi esce a fatica inframezzata da lunghi sospiri
-ti piace… brava la mia puttanella, perché questo sei, una piccola puttanella che comincia a conoscere il piacere… ma cosa stringi nella mano?
-un grosso cazzo
-giusto, ma è un peccato non dargli un bacio, anzi, prenderlo in bocca, perché è questo che vuoi, vero?
-si, lo voglio, voglio sentirlo in bocca
Non so perché dico queste cose e nemmeno come faccia Marco a pensarle ma sto al gioco perché non voglio rinunciare al piacere che sto provando
-è grosso, duro, caldo e a te piace
-si
-lo spingi fino in fondo, anche se ti toglie il fiato, ma lo vuoi
-si
-hei, ma cosa fa mio padre? Ti spinge un dito nel culo…
Come nella sua fantasia anch’io comincio a premere dietro
-ti piace vero? Dimmi quanto ti piace
-molto, mi piace molto
-e come ti senti con un cazzo sconosciuto in bocca e un dito nel culo
-come una puttana
-quindi ti piace essere puttana?
-si mi piace
-bene, ma le puttane non fanno differenza tra uomini e donne
-no
-infatti mia madre adesso ti succhia i capezzoli
-si
-poi si mette tra le tue gambe e ti lecca la figa
-si si siiiiiiiiiiiii godoooo
L’orgasmo giunge improvviso, una scossa che mi immobilizza e mi fa tremare tutta. Abbondante liquido si riversa sulle coperte ma non me ne curo, sto godendo e questo è tutto quel che voglio. Al paese il perbenismo e l’educazione, voglio godere e maledico il tempo sprecato per convinzioni antiche e becere.
-amore, tutto bene?
Marco mi riporta al mondo reale. È non senza fatica che rispondo
-si, tutto bene
-hai goduto…
-si amore, ho goduto
-vuoi farlo ancora?
-no, non ho più le forze, sono completamente svuotata
-e cosa mi dici di quello che hai appena fatto
-… cosa ti devo dire?
-non so, se ti sembra normale godere con una telefonata, se ti sembra normale pensare che sono i tuoi suoceri che ti fanno godere, che lo prenderesti in bocca ad un altro che non sono io, o che ti faresti leccare la figa da una donna
-…
-non hai niente da dire?
-tu invece? Cosa hai da dire che tua moglie fa queste cose?
-buonanotte Anna, ci sentiamo domani
-aspetta
La chiamata si interrompe. E adesso? Provo a richiamarlo ma non risponde. Rimango così con grandi interrogativi aperti. Cosa pensa di me adesso? Cosa sarà di me, di noi? Che futuro? Con queste e tante altre domande mi addormento, ma è un sonno disturbato.
scritto il
2022-01-24
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