Maledetto covid 4 terzo capitolo
di
Amoreepsiche
genere
etero
Racconto di pura fantasia a capitoli. Sono graditi critiche, commenti e suggerimenti.
Buona lettura
Marco ha ancora la febbre e domani è l’ultimo dell’anno. E devo festeggiarlo con i miei suoceri. Almeno non hanno più fatto cenno a quanto successo l’altra sera. Ci fosse lui con me. L’ho chiamato stamattina appena sveglia e mi è sembrato sereno. Non ho passato una bella notte dopo la telefonata di ieri sera, speriamo che tutto questo non influisca sul nostro rapporto. Giulia mi ha proposto di andare con lei a far compere, qualcosa da indossare domani sera ma tanto stiamo a casa e anche se dovessero invitare qualcuno userò quel che ho.
Passo la mattinata a gironzolare per la zona guardando le belle villette e immaginando la vita che si svolge al loro interno. Famiglie, coppie più o meno giovani, con o senza figli e persone sole, per scelta o per forza. Penso a noi due, ai figli che non abbiamo e che avremmo potuto avere. Non ho chiaro cosa ci abbia portato alla scelta di non averne o forse lo so troppo bene. È difficile rinunciare alla libertà, così come è difficile prendersi la responsabilità di mettere al mondo dei figli in questo mondo. Meglio non averne. Certo i miei genitori ne soffrono, desiderano tanto avere dei nipotini ma tant’è, i miei suoceri invece non hanno mai accennato al desiderio di averne ma se penso alle persone che sono mi rallegro per la scelta che abbiamo fatto. I miei suoceri. Andrea e Giulia. Penso a loro e mi accorgo che nonostante tutto mi eccita stare con loro. Provo sempre un certo disagio ma, sorprendendomi, spero anche di rivederli mentre si donano piacere. La scena dell’altra sera mentre si masturbavano a vicenda è impressa in modo indelebile nella mia mente e riaffiora ogni qualvolta penso a loro donandomi sensazioni incredibili. E vorrei unirmi a loro. Questo pensiero mi mette ansia, mi destabilizza. Da dove nasce questa pulsione, cosa è successo in me per desiderare una cosa tanto lontana dal mio vissuto? Penso ai miei genitori, a come hanno sempre vissuto la loro sessualità in maniera molto discreta, intima. Non li ho mai visti andare oltre un bacio accennato, casto, puro, e non li ho mai nemmeno sentiti mentre facevano l’amore. E così mi hanno educata alla sessualità, senza mai parlarne, lasciando che fosse il mondo a prepararmi. Ma col mio carattere timido, remissivo sono arrivata al matrimonio vergine nel corpo e nella mente. E Marco l’ho amato per questo, perché è come me, ha rispettato le mie scelte, ci siamo educati un passo alla volta e solo dopo il matrimonio abbiamo scoperto il sesso vero. Vederlo nudo la prima volta, spogliarmi davanti a lui… quanta vergogna e quanto desiderio. Sentire le sue mani sul mio corpo, mentre mi prendevano i seni, mi sfioravano i capezzoli, li giravano tra le dita, e vedere i suoi occhi, la gioia, la sorpresa, come un bimbo la mattina di Natale quando scopre i doni sotto l’albero. E poi il suo sesso, magnifico, duro, caldo, pulsante. Avevo già visto altri membri maschili ma mai dal vivo e sentirlo tra le mani è stato sconvolgente. In quel momento ho avuto il mio primo orgasmo. Senza penetrazione, senza che nessuno mi toccasse, senza che mi masturbassi, solo per aver toccato un cazzo. Cazzo, questa parola tanto usata, tanto abusata. Cazzo, non ho mai usato questa parola ma ora mi viene spontaneo dirla, come se vedere quello di mio suocero avesse rotto argini che credevo indistruttibili. E lo desidero. Quanto lo desidero. Con questo pensiero arrivo a casa.
Mia suocera è in cucina a preparare il pranzo mentre mio suocero è sul divano a leggere il giornale.
-bentornata
Il saluto di mio suocero mi mette a disagio, è come se volesse rimarcare la mia prolungata assenza
-buongiorno, sono andata a fare una passeggiata e non mi sono accorta del tempo che passava
-ma tu ti vesti sempre così?
-perché? Non va bene?
-no Anna, non va bene. Oggi pomeriggio ti voglio con una gonna corta e le scarpe col tacco alto.
Che? Come si permette? Da quando in qua mio suocero mi dà degli ordini? Comunque non potrei neanche se lo volessi, non ho mai avuto gonne corte tantomeno scarpe col tacco alto. Però non voglio essere scortese con lui e lo faccio notare cercando di rimanere più tranquilla possibile.
-nessun problema, Giulia ha sicuramente qualcosa da prestarti e se le scarpe non vanno bene le procuriamo oggi
Cazzo, ma chi si crede di essere. Non ho mica sposato lui. L’espressione del mio viso però tradisce la mia contrarietà
-non sei d’accordo? Beh, mi dispiace, perché non mi interessa, sei una donna, sei una bella donna e devi anche essere desiderabile. Per te, per tuo marito e per tutti noi che ti guardiamo. Quindi dopo pranzo vai con Giulia e ti cambi poi vieni da me e mi chiedi se può andar bene come ti sei voluta vestire.
-ma non ci penso nemmeno!
-non pensavi nemmeno di masturbarti davanti a noi e l’hai fatto, vuoi forse rivedere il filmato? Pensandoci potrebbe piacere a parecchie persone
-non oserete…
Sporco bastardo, mi vuol ricattare…
-in fondo si tratta solo di una minigonna e un paio di scarpe col tacco a spillo, cosa c’è di male?
Vorrei sputargli in faccia ma so che non otterrei null’altro che la divulgazione del filmato.
-posso andare a rinfrescarmi ora? O devo chiedere regolare permesso?
-vai pure cara, credo che il pranzo sia pronto
Corro in bagno dove chiamo Marco ma ha il cellulare spento cazzo, perché? Sono spaventata e preoccupata. Per quel che mi sta succedendo e per la salute di Marco.
Gli mando un messaggio per chiedergli di chiamarmi appena possibile e cerco di calmarmi. Torno in cucina dove mi sforzo di mangiare e dove sembra che nulla sia successo. È una tortura che prosegue finito il pranzo quando Giulia mi invita a provare qualche suo vestito. Sorrido bastarda tra me e me perché, sebbene fisicamente siamo simili, io sono almeno dieci centimetri più alta di lei, inoltre, lei ha poco seno, come possono andarmi bene i suoi vestiti?!
-vieni cara, e non preoccuparti, vedrai che non succederà nulla. Andrea è fatto così, un po’ duro certe volte, ma ha un cuore grande.
-sì, certo, intanto avete un filmato con cui mi ricattate
-ricattarti… è una parola grossa e un po’ mi offendi… vedi, probabilmente non te ne sei ancora resa conto ma tu sei molto meglio di quel che vuoi far vedere. Sei bella, sei giovane, sei sexy, potresti avere il mondo ai tuoi piedi ma hai paura. E questa paura toglie possibilità infinite a te e a Marco.
Giulia cerca di essere delicata e premurosa, ha un tono di voce molto pacato, mi guarda come fossi la sua bambina.
-quando Marco ci ha detto di aver trovato la ragazza giusta noi siamo stati felicissimi, il nostro bambino finalmente diventava uomo. Ma eravamo anche preoccupati per quello che sarebbe stato di voi, di te. Come hai avuto modo di vedere io e Andrea viviamo una sessualità molto libera che ci ha legato sempre più. Quando sentiamo di tradimenti, di separazioni, di gelosie e litigi, peggio ancora di violenza ci chiediamo sempre che amore li teneva uniti. L’amore non è una gabbia dentro cui rinchiudersi per evitare tentazioni o tradimenti, l’amore bisogna viverlo in maniera libera senza vincoli o restrizioni in piena consapevolezza e fiducia. Mi guardi come fossi una pazza ma non lo sono. Qual è il gesto più estremo che saresti disposta ad accettare per la felicità di Marco?
La domanda mi spiazza, non ho mai pensato a questa cosa
-e lui, cosa sarebbe disposto ad accettare? Non vi siete mai posti questa domanda?
-no, ma noi ci bastiamo, il mio amore è per lui e lui è per me, cos’altro ci dovrebbe servire?
-e se lo vedessi scopare con un’altra donna?
-non lo farebbe mai…
-ma se succedesse quale sarebbe la tua reazione? E quale sarebbe la sua se vedesse te scopare con un’altra persona?
-io non farei l’amore con nessun’altro che non sia Marco!
-ma chi ha parlato di fare l’amore? Io ho detto scopare. Dare e ricevere piacere per il gusto di farlo, l’amore è un’altra cosa. Lasciare libero l’altro di godere, di provare tutto il piacere possibile è dimostrare quale amore stai vivendo. Ti amo tanto che ti lascio libero. E in questa estrema libertà si rafforza il legame. Hai visto come ti guarda Andrea? Lui ti desidera, vuole scoparti ma io non sono preoccupata perché non vuole fare l’amore, ti vuole scopare, lui non ti ama, lui ama me… e io amo lui.
Le parole di mia suocera mi rimbombano nella testa “ti vuole scopare” “dare piacere” “il gusto di farlo” “ti lascio libero”. E io e Marco allora che amore stiamo vivendo?
-dai, spogliati e prova questo
Obbedisco come un automa con la testa ancora a quella domanda.
-tutto, anche il reggiseno
-ma…
-niente ma, che se ti abitui a vestirti in un certo modo anche il tuo Marco sarà felice… e ne beneficerai anche tu. Prendi prova questo
-ma non ci sto dentro, è troppo corto
-non sono mai abbastanza corti i vestiti
Cedo all’insistenza di mia suocera e provo l’abito che risulta decisamente corto. È solo il primo di una lunga serie ma ad ogni abito che indosso mi scopro nuova, più sciolta, e la tensione iniziale lascia posto ad una sorta di complicità. Intanto con la scusa di aiutami ad indossare i vari abiti Giulia ne approfitta per toccarmi, carezzarmi sfiorarmi procurandomi intensi brividi.
-hai proprio un bellissimo corpo, non capisco perché ti vergogni a mostrarlo
-non mi vergogno, è che non ne sento la necessità
-secondo te c’è necessità di esporre un quadro? No, lo si mostra perché è bello, perché la gente possa vederlo
Non ho mai pensato al corpo come ad un’opera d’arte, però è vero, vista così la cosa ha senso.
-la stessa cosa per il sesso, se è tanto bello farlo perché nascondersi, perché limitarsi ad un rapporto intimo…
Mentre dice questa cosa mi abbraccia da dietro e mi prende i seni in mano.
-perché vuoi nascondere queste magnifiche tette? Le avessi io girerei nuda anche per strada
Colta alla sprovvista non reagisco e sento nascere dentro una strana eccitazione. Mai nessuna donna mi ha toccata e lascio fare.
-chissà quando scopi… e questi fantastici capezzoli, così grossi… è un piacere guardarli… toccarli… stringerli…
-smettila ti prego…
Quel tocco mi fa letteralmente impazzire, i capezzoli sono la parte più sensibile del mio corpo, basta che Marco me li tocchi e raggiungo l’orgasmo.
-smettila…
Cerco di resistere ma non riesco a staccarmi da quell’abbraccio. Il piacere che provo è unico, sconosciuto e voglio provarlo fino in fondo.
-ti piace vero? Ma questo è solo uno degli infiniti modi di provare piacere… impara a conoscerli tutti
E scende con una mano sul mio ventre. Scivola dentro le mutandine e mi carezza.
-non farlo ti prego…
Il mio è un poco credibile invito a smettere tanto più che allargo le gambe per favorire il contatto. Non fatica a penetrare la mia intimità perché sono già abbondantemente bagnata e dopo pochi secondi comincio a tremare. Devo appoggiarmi al cassettone per sorreggermi. Lo specchio riflette la mia immagine. Il volto è una maschera dall’espressione mutevole, piacere, dolore, estasi, il seno gonfio, i capezzoli irti, il ventre che si contrae ritmicamente, il bacino spinto indietro
-così così così… continua… godo godo godoooo
L’orgasmo mi giunge liberatorio ed esplode con forza dirompente al punto che devo inginocchiarmi per richiudermi su me stessa. Lunghi spasmi mi attraversano, mi contraggo, tremo, trattengo il fiato, urlo e impreco… rimango così per un tempo indefinito finché ritrovata la calma sopraggiunge la prostrazione. Perché? Perché? Perché?... ho ceduto, ho ceduto anche questa volta. Tutte le mie sicurezze, le mie convinzioni spazzate via da una carezza di donna. È bastato che mia suocera mi cingesse, mi sfiorasse il seno e il mio corpo ha reagito. E la mia volontà? Dov’era la mia volontà in quel momento?... la risposta è più dolorosa della realtà stessa, perché tutto quel che è successo l’ho voluto, l’ho permesso… l’ho desiderato.
Buona lettura
Marco ha ancora la febbre e domani è l’ultimo dell’anno. E devo festeggiarlo con i miei suoceri. Almeno non hanno più fatto cenno a quanto successo l’altra sera. Ci fosse lui con me. L’ho chiamato stamattina appena sveglia e mi è sembrato sereno. Non ho passato una bella notte dopo la telefonata di ieri sera, speriamo che tutto questo non influisca sul nostro rapporto. Giulia mi ha proposto di andare con lei a far compere, qualcosa da indossare domani sera ma tanto stiamo a casa e anche se dovessero invitare qualcuno userò quel che ho.
Passo la mattinata a gironzolare per la zona guardando le belle villette e immaginando la vita che si svolge al loro interno. Famiglie, coppie più o meno giovani, con o senza figli e persone sole, per scelta o per forza. Penso a noi due, ai figli che non abbiamo e che avremmo potuto avere. Non ho chiaro cosa ci abbia portato alla scelta di non averne o forse lo so troppo bene. È difficile rinunciare alla libertà, così come è difficile prendersi la responsabilità di mettere al mondo dei figli in questo mondo. Meglio non averne. Certo i miei genitori ne soffrono, desiderano tanto avere dei nipotini ma tant’è, i miei suoceri invece non hanno mai accennato al desiderio di averne ma se penso alle persone che sono mi rallegro per la scelta che abbiamo fatto. I miei suoceri. Andrea e Giulia. Penso a loro e mi accorgo che nonostante tutto mi eccita stare con loro. Provo sempre un certo disagio ma, sorprendendomi, spero anche di rivederli mentre si donano piacere. La scena dell’altra sera mentre si masturbavano a vicenda è impressa in modo indelebile nella mia mente e riaffiora ogni qualvolta penso a loro donandomi sensazioni incredibili. E vorrei unirmi a loro. Questo pensiero mi mette ansia, mi destabilizza. Da dove nasce questa pulsione, cosa è successo in me per desiderare una cosa tanto lontana dal mio vissuto? Penso ai miei genitori, a come hanno sempre vissuto la loro sessualità in maniera molto discreta, intima. Non li ho mai visti andare oltre un bacio accennato, casto, puro, e non li ho mai nemmeno sentiti mentre facevano l’amore. E così mi hanno educata alla sessualità, senza mai parlarne, lasciando che fosse il mondo a prepararmi. Ma col mio carattere timido, remissivo sono arrivata al matrimonio vergine nel corpo e nella mente. E Marco l’ho amato per questo, perché è come me, ha rispettato le mie scelte, ci siamo educati un passo alla volta e solo dopo il matrimonio abbiamo scoperto il sesso vero. Vederlo nudo la prima volta, spogliarmi davanti a lui… quanta vergogna e quanto desiderio. Sentire le sue mani sul mio corpo, mentre mi prendevano i seni, mi sfioravano i capezzoli, li giravano tra le dita, e vedere i suoi occhi, la gioia, la sorpresa, come un bimbo la mattina di Natale quando scopre i doni sotto l’albero. E poi il suo sesso, magnifico, duro, caldo, pulsante. Avevo già visto altri membri maschili ma mai dal vivo e sentirlo tra le mani è stato sconvolgente. In quel momento ho avuto il mio primo orgasmo. Senza penetrazione, senza che nessuno mi toccasse, senza che mi masturbassi, solo per aver toccato un cazzo. Cazzo, questa parola tanto usata, tanto abusata. Cazzo, non ho mai usato questa parola ma ora mi viene spontaneo dirla, come se vedere quello di mio suocero avesse rotto argini che credevo indistruttibili. E lo desidero. Quanto lo desidero. Con questo pensiero arrivo a casa.
Mia suocera è in cucina a preparare il pranzo mentre mio suocero è sul divano a leggere il giornale.
-bentornata
Il saluto di mio suocero mi mette a disagio, è come se volesse rimarcare la mia prolungata assenza
-buongiorno, sono andata a fare una passeggiata e non mi sono accorta del tempo che passava
-ma tu ti vesti sempre così?
-perché? Non va bene?
-no Anna, non va bene. Oggi pomeriggio ti voglio con una gonna corta e le scarpe col tacco alto.
Che? Come si permette? Da quando in qua mio suocero mi dà degli ordini? Comunque non potrei neanche se lo volessi, non ho mai avuto gonne corte tantomeno scarpe col tacco alto. Però non voglio essere scortese con lui e lo faccio notare cercando di rimanere più tranquilla possibile.
-nessun problema, Giulia ha sicuramente qualcosa da prestarti e se le scarpe non vanno bene le procuriamo oggi
Cazzo, ma chi si crede di essere. Non ho mica sposato lui. L’espressione del mio viso però tradisce la mia contrarietà
-non sei d’accordo? Beh, mi dispiace, perché non mi interessa, sei una donna, sei una bella donna e devi anche essere desiderabile. Per te, per tuo marito e per tutti noi che ti guardiamo. Quindi dopo pranzo vai con Giulia e ti cambi poi vieni da me e mi chiedi se può andar bene come ti sei voluta vestire.
-ma non ci penso nemmeno!
-non pensavi nemmeno di masturbarti davanti a noi e l’hai fatto, vuoi forse rivedere il filmato? Pensandoci potrebbe piacere a parecchie persone
-non oserete…
Sporco bastardo, mi vuol ricattare…
-in fondo si tratta solo di una minigonna e un paio di scarpe col tacco a spillo, cosa c’è di male?
Vorrei sputargli in faccia ma so che non otterrei null’altro che la divulgazione del filmato.
-posso andare a rinfrescarmi ora? O devo chiedere regolare permesso?
-vai pure cara, credo che il pranzo sia pronto
Corro in bagno dove chiamo Marco ma ha il cellulare spento cazzo, perché? Sono spaventata e preoccupata. Per quel che mi sta succedendo e per la salute di Marco.
Gli mando un messaggio per chiedergli di chiamarmi appena possibile e cerco di calmarmi. Torno in cucina dove mi sforzo di mangiare e dove sembra che nulla sia successo. È una tortura che prosegue finito il pranzo quando Giulia mi invita a provare qualche suo vestito. Sorrido bastarda tra me e me perché, sebbene fisicamente siamo simili, io sono almeno dieci centimetri più alta di lei, inoltre, lei ha poco seno, come possono andarmi bene i suoi vestiti?!
-vieni cara, e non preoccuparti, vedrai che non succederà nulla. Andrea è fatto così, un po’ duro certe volte, ma ha un cuore grande.
-sì, certo, intanto avete un filmato con cui mi ricattate
-ricattarti… è una parola grossa e un po’ mi offendi… vedi, probabilmente non te ne sei ancora resa conto ma tu sei molto meglio di quel che vuoi far vedere. Sei bella, sei giovane, sei sexy, potresti avere il mondo ai tuoi piedi ma hai paura. E questa paura toglie possibilità infinite a te e a Marco.
Giulia cerca di essere delicata e premurosa, ha un tono di voce molto pacato, mi guarda come fossi la sua bambina.
-quando Marco ci ha detto di aver trovato la ragazza giusta noi siamo stati felicissimi, il nostro bambino finalmente diventava uomo. Ma eravamo anche preoccupati per quello che sarebbe stato di voi, di te. Come hai avuto modo di vedere io e Andrea viviamo una sessualità molto libera che ci ha legato sempre più. Quando sentiamo di tradimenti, di separazioni, di gelosie e litigi, peggio ancora di violenza ci chiediamo sempre che amore li teneva uniti. L’amore non è una gabbia dentro cui rinchiudersi per evitare tentazioni o tradimenti, l’amore bisogna viverlo in maniera libera senza vincoli o restrizioni in piena consapevolezza e fiducia. Mi guardi come fossi una pazza ma non lo sono. Qual è il gesto più estremo che saresti disposta ad accettare per la felicità di Marco?
La domanda mi spiazza, non ho mai pensato a questa cosa
-e lui, cosa sarebbe disposto ad accettare? Non vi siete mai posti questa domanda?
-no, ma noi ci bastiamo, il mio amore è per lui e lui è per me, cos’altro ci dovrebbe servire?
-e se lo vedessi scopare con un’altra donna?
-non lo farebbe mai…
-ma se succedesse quale sarebbe la tua reazione? E quale sarebbe la sua se vedesse te scopare con un’altra persona?
-io non farei l’amore con nessun’altro che non sia Marco!
-ma chi ha parlato di fare l’amore? Io ho detto scopare. Dare e ricevere piacere per il gusto di farlo, l’amore è un’altra cosa. Lasciare libero l’altro di godere, di provare tutto il piacere possibile è dimostrare quale amore stai vivendo. Ti amo tanto che ti lascio libero. E in questa estrema libertà si rafforza il legame. Hai visto come ti guarda Andrea? Lui ti desidera, vuole scoparti ma io non sono preoccupata perché non vuole fare l’amore, ti vuole scopare, lui non ti ama, lui ama me… e io amo lui.
Le parole di mia suocera mi rimbombano nella testa “ti vuole scopare” “dare piacere” “il gusto di farlo” “ti lascio libero”. E io e Marco allora che amore stiamo vivendo?
-dai, spogliati e prova questo
Obbedisco come un automa con la testa ancora a quella domanda.
-tutto, anche il reggiseno
-ma…
-niente ma, che se ti abitui a vestirti in un certo modo anche il tuo Marco sarà felice… e ne beneficerai anche tu. Prendi prova questo
-ma non ci sto dentro, è troppo corto
-non sono mai abbastanza corti i vestiti
Cedo all’insistenza di mia suocera e provo l’abito che risulta decisamente corto. È solo il primo di una lunga serie ma ad ogni abito che indosso mi scopro nuova, più sciolta, e la tensione iniziale lascia posto ad una sorta di complicità. Intanto con la scusa di aiutami ad indossare i vari abiti Giulia ne approfitta per toccarmi, carezzarmi sfiorarmi procurandomi intensi brividi.
-hai proprio un bellissimo corpo, non capisco perché ti vergogni a mostrarlo
-non mi vergogno, è che non ne sento la necessità
-secondo te c’è necessità di esporre un quadro? No, lo si mostra perché è bello, perché la gente possa vederlo
Non ho mai pensato al corpo come ad un’opera d’arte, però è vero, vista così la cosa ha senso.
-la stessa cosa per il sesso, se è tanto bello farlo perché nascondersi, perché limitarsi ad un rapporto intimo…
Mentre dice questa cosa mi abbraccia da dietro e mi prende i seni in mano.
-perché vuoi nascondere queste magnifiche tette? Le avessi io girerei nuda anche per strada
Colta alla sprovvista non reagisco e sento nascere dentro una strana eccitazione. Mai nessuna donna mi ha toccata e lascio fare.
-chissà quando scopi… e questi fantastici capezzoli, così grossi… è un piacere guardarli… toccarli… stringerli…
-smettila ti prego…
Quel tocco mi fa letteralmente impazzire, i capezzoli sono la parte più sensibile del mio corpo, basta che Marco me li tocchi e raggiungo l’orgasmo.
-smettila…
Cerco di resistere ma non riesco a staccarmi da quell’abbraccio. Il piacere che provo è unico, sconosciuto e voglio provarlo fino in fondo.
-ti piace vero? Ma questo è solo uno degli infiniti modi di provare piacere… impara a conoscerli tutti
E scende con una mano sul mio ventre. Scivola dentro le mutandine e mi carezza.
-non farlo ti prego…
Il mio è un poco credibile invito a smettere tanto più che allargo le gambe per favorire il contatto. Non fatica a penetrare la mia intimità perché sono già abbondantemente bagnata e dopo pochi secondi comincio a tremare. Devo appoggiarmi al cassettone per sorreggermi. Lo specchio riflette la mia immagine. Il volto è una maschera dall’espressione mutevole, piacere, dolore, estasi, il seno gonfio, i capezzoli irti, il ventre che si contrae ritmicamente, il bacino spinto indietro
-così così così… continua… godo godo godoooo
L’orgasmo mi giunge liberatorio ed esplode con forza dirompente al punto che devo inginocchiarmi per richiudermi su me stessa. Lunghi spasmi mi attraversano, mi contraggo, tremo, trattengo il fiato, urlo e impreco… rimango così per un tempo indefinito finché ritrovata la calma sopraggiunge la prostrazione. Perché? Perché? Perché?... ho ceduto, ho ceduto anche questa volta. Tutte le mie sicurezze, le mie convinzioni spazzate via da una carezza di donna. È bastato che mia suocera mi cingesse, mi sfiorasse il seno e il mio corpo ha reagito. E la mia volontà? Dov’era la mia volontà in quel momento?... la risposta è più dolorosa della realtà stessa, perché tutto quel che è successo l’ho voluto, l’ho permesso… l’ho desiderato.
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