Angy e Fede - Al mare - 4: Lezione di anatomia
di
Renok
genere
esibizionismo
Dunque, è deciso. Joele e Sara devono togliersi il top e Mirco potrà toccare le loro tette. Non solo, ma noi quattro (Mattia, Edo, Dimitri e io) dovremmo subire delle penitenze a scelta delle ragazze. Viene stabilita, per prima cosa, la penitenza delle ragazze. Joele, che finora era rimasta seduta sull’asciugamano, si alza in piedi e, in un attimo, si toglie il top, dicendo, con un sorriso: “E va bene. Ecco qui ragazzi”. Le sue tette, più chiare del resto del corpo ormai fortemente abbronzato erano uno spettacolo statuario. Mirco fischiò per gioco e Joele si mise a ridere imbarazzata: “Dai, cretino!”. Anche per lei trovarsi davanti a tanti maschi, fino a poco prima sconosciuti, con le tette al vento non doveva essere proprio piacevole. Si vedeva che tutti apprezzavano e, ormai, non si facevano pudore a fissare. Quell’atmosfera rischiava quasi di farmi risalire l’erezione, il che sarebbe stato ben poco diplomatico, visto che ero completamente nudo. Sara, vincendo con qualche difficoltà la sua timidezza, si sfilò anche lei il top. Aveva delle tettine piccole, ancora poco sviluppate, pallide, ma con dei capezzoli più contenuti di quelli di Joele e di un rosso più acceso. Rispetto a Joele, non erano granché come spettacolo, ma per Luca, a cui Joele, essendo la sorella, non faceva alcun effetto, quello era il premio principale. Un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto: aveva scoperto il segreto, la vista proibita delle tette di una compagna di classe, usualmente vestita in modi assai pudici.
Ora veniva la parte interessante. Mirco si avvicinò a Joele. Tutti ridacchiavano molto imbarazzati. Anche per i due al centro, che avrebbero dovuto fare tutto davanti allo sguardo degli altri, non doveva essere facilissimo. Eppure, uno spirito da innamorati riuscì a farsi strada: Mirco e Joele si guardavano teneramente negli occhi, sorridendo a metà tra imbarazzo e affetto. Poi Mirco avvicinò entrambe le mani insieme e poggiò i palmi sulle tette di Joele iniziò a palpeggiarla delicatamente, sfregandole anche i pollici sui capezzoli. Concluse il massaggio toccando da sotto i seni, facendoli ondeggiare come se li stesse soppesando, e poi avvicinò la bocca al capezzolo destro e gli diede un bacio. Joele godé pacificamente di quel trattamento, mentre continuava a sorridere.
L’eccitazione aveva ormai preso tutti. Il mio pene si stava alzando, e non era il solo, ma ormai non me ne curavo più. “Grazie, mio cavaliere” fece Joele, scherzosa. “Sono io a ringraziarla, principessa” replicò Mirco. “Ehi, mi fate salire il diabete!” si lamentò ironico Dimitri, facendo una faccia disgustata. Tutti risero, stemperando un po’ l’eccitazione. Era il turno di Sara, ma Mirco propose: “Scusate, ma vorrei proporre una piccola variazione. In quanto caposquadra voglio dare un compenso a un mio amico. Invece di essere io a toccare anche le tette di Sara, voglio che sia Luca a farlo!” Furono tutti d’accordo, salvo i due diretti interessati. Sara quasi per certo non voleva che fosse quel ragazzo grasso e brutto a toccarle i seni, Luca dal canto suo non credeva alle sue orecchie: la possibilità che in quella giornata avrebbe toccato i seni della sua compagna di classe, davanti a tutti, era oltre le sue più inattese speranze. Non appena gli fu chiaro che tale privilegio gli era stato davvero accordato, si avvicinò con fare predatorio verso la ragazza, la quale comprese subito e abbassò lo sguardo. Non se la sentì di andare contro il volere generale e accettò quello scambio. Avvicinatosi a passo svelto e senza troppi complimenti, Luca strinse tra pollice e indice il capezzolo sinistro di Sara, poi iniziò a coccolare il seno con tutta la mano e con gesti abbastanza bruschi. Il suo cazzo si stava rapidamente sollevando per l’eccitazione. Sara era lì obbediente e non replicava ma a una stretta particolarmente vigorosa si fece uscire un timido “ahia” da cagnolina bastonata. Mirco intervenne: “Ehi, piano con la signorina”. Vergognandosi del rimprovero, Luca allontanò le mani.
Martina notò: “Ehi, Mirco, lo sai che sei proprio un bel ragazzo? Non lo dico per provarci, ma non hai mai pensato di fare il modello o qualcosa di simile? Il tuo corpo nudo è oltre la norma, devo dire.”
“Ti ringrazio per i complimenti. In effetti non ci ho mai pensato. Però una volta è successo che ho dovuto mostrare il mio corpo a una persona dell’altro sesso in un contesto non sessuale. Se vuoi ti racconto.”
“Perché solo a me? Raccontalo a tutti, dai.”
Giorgio e Mattia si erano già seduti sul telone dove stavano Martina e Lucia. Martina invitò tutti a prendere posto, in modo da ascoltare la storia di Mirco. Lui rimase in piedi davanti a undici persone, completamente nudo, eppure non aveva alcun problema a raccontare la sua vicenda. Provai una certa invidia per la sua capacità di sfoggiare il suo corpo in pubblico senza provare vergogna. Una sicurezza che derivava dalla sua bellezza, senz’altro.
“Avevo diciotto o diciannove anni. Al tempo ero single, mi ero da poco lasciato da una delle mie prime relazioni. Ero a casa di un amico, si chiama Luigi. Lo frequento ancora, ma all’epoca eravamo proprio culo e camicia. Era piena estate, faceva un caldo tremendo. Giocavamo alla play, eravamo soli in casa. Dato il caldo io ero senza maglietta. A una certa, mi faccio tipo una premuta d’arancia. Invece di berla in cucina, decido di sorseggiarmela più piano e vado a risedermi sul divanetto della camera di Luigi, dove c’era lui che stava giocando. Stupidamente, mi metto a sedere accanto a lui, che è talmente preso da non essersi nemmeno accorto che io sto con un bicchiere in mano. Preso dalla foga del gioco, mi dà per sbaglio una botta, facendomi cadere il succo su tutti i pantaloni. Era molto dispiaciuto di essere stato la causa dell’incidente, quindi mi dice di prendere uno dei suoi pantaloncini dal cassetto in alto dell’armadio per ricambio. Io vado al cassetto, che stava giusto vicino al divano in camera sua. Noto come, visto che il mio pantaloncino era leggero mi sono bagnate anche le mutande. Chiaramente quelle non mi va di prenderle da Luigi, quindi mi viene l’idea di stare senza mutande, tanto quel giorno mi sarei dovuto vedere solo con lui e poi tornare a casa, se non mi eccitavo non c’erano problemi e poi un diciottenne con soli calzoncini in piena estate non è tutto sto scandalo. Insomma, mi spoglio nudo e faccio per cambiarmi le mutande.”
“Eri nudo davanti al tuo amico?” chiede Lucia.
“Sì, tanto io e Luigi facevamo sport insieme e insomma eravamo proprio migliori amici, non era un problema stare nudo un attimo per cambiarmi. Proprio in quel momento però entra in camera la sorella. In teoria sarebbe dovuta restare con i genitori di Luigi per delle cose che dovevano fare, ma a quanto pare lei era rientrata prima. Ora non mi ricordo le cose nel dettaglio. Data la disposizione della casa, se qualcuno apre la porta con le chiavi è difficile che si senta in camera di Luigi, specie con il rumore della playstation e noi non ce ne eravamo accorti che era rientrata. In quel momento voleva parlare con il fratello ed era appena entrata e mi trova a me nudo.”
“Come è successo a noi prima!” fa Joele.
“Sì, un po’ uguale ora che mi ci fai pensare. Però la sorella di Luigi reagisce in modo molto diverso. Lancia un grido megagalattico e anche molto buffo e subito chiude la porta scusandosi tantissimo. Eppure, se mi ricordo bene, dall’angolazione della porta poteva, vedermi solo di culo. Comunque, io mi scuso con lei, finisco di cambiarmi e la lascio entrare. Lei parla con il fratello e poi se ne va e per tutto il tempo sembra ancora imbarazzata da tutta la situazione e anche dal fatto che io sono solo in calzoncini. Quando è uscita, io parlo con il fratello, perché il suo comportamento mi era parso esagerato. Luigi mi fa: ‘Mia sorella è proprio assurda. Devi sapere che i miei sono cattolici, ma proprio tanto cattolici. Con me mi hanno lasciato più libertà perché sono il figlio maschio, ma lei, a detta loro, deve preservare l’onore della famiglia. E poi ci crede a quelle cose. Io rispetto le opinioni di tutti, ma essere arrivati ai diciotto che l’unico pene che hai visto è quello dei trattati di anatomia e pure quello ti fa imbarazzare mi pare un po’ eccessivo.’ Io gli chiedo: ‘E tu che sei il fratello, non potresti insegnargli qualcosa?’ ‘Macché, solo parli di sesso quella si mette le mani sulle orecchie. E poi le cose a livello teorico le conosce pure, come tutti. Ma dovrebbe avere un po’ di pratica. Già vedere dal vivo uno nudo le farebbe bene secondo me. Ma io davanti a mia sorella non mi ci spoglio, capirai, sennò mi inizio a fare tremila seghe mentali che manco Freud.’”
“In quel momento la butto per scherzare: ‘Sai, non è manco male tua sorella. Non mi permetterei mai di scoparmi la sorella del mio migliore amico, ma magari sfoggiare le mie grazie…’ ‘Zitto, idiota’ mi fa lui, ridendo, e la cosa finisce lì. Passa un po’ di tempo che stiamo concentrati a giocare, con la sorella che sta di là a pensare alle cose sue, e lui mi fa: ‘Ehi, sai, stavo pensando a una cosa. Che ne dici se facciamo uno scherzo a mia sorella?’ ‘Che hai in testa?’ ‘Prima stavamo parlando di come le farebbe bene vedere un uomo nudo. Magari puoi essere tu.’ ‘Ma io stavo scherzando, che ti viene in mente.’ ‘A me piacerebbe vedere la sua faccia mentre vede per la prima volta un pene. Sarebbe uno spasso…’ ‘Guarda, io mi presterei pure. Basta che mi assicuri che non si metta a correr via e a denunciarmi per molestie.’ ‘Ma che denunce, ci sono io. E poi, glielo diciamo. Se non le va di far nulla, non lo facciamo. Secondo me, sotto sotto, muore dalla voglia di avere questa opportunità.’ ‘Mi vuoi far scopare tua sorella? Alla faccia dell’onore di famiglia. Comunque no, con tutto il rispetto, non è il mio tipo, e ora relazioni occasionali non le voglio…’ ‘Ma che scopare! Facciamo solo una piccola lezione di anatomia, tutto qui.’ ‘E in cosa consisterebbe questa lezione di anatomia?’ ‘Che noi la chiamiamo e poi davanti a lei devi fare tutto quello che ti dico io.’ ‘Tutto dici? Io non mi metto a fare il tuo schiavo. A meno che non facciamo un confronto leale e se tu dimostri di essere il vero maschio alfa, mi comporterò da bravo beta.’ Il confronto leale fu una sfida al gioco che stavamo facendo. Vinse lui. Capitava spesso che facessimo tali sfide per divertirci: di solito, chi vinceva doveva essere obbedito qualsiasi cosa chiedesse per un certo tempo stabilito. Stavolta gli accordai un’ora di tempo, con la differenza che avrei dovuto fare tutto in presenza di sua sorella.”
“Luigi chiamò sua sorella, che si chiama Vanessa. Lei entrò nella stanza mentre noi eravamo ancora seduti sul divano, dopo aver spento la play. ‘Vani, volevo chiederti una cosa.’ Iniziò lui, sorridendo malizioso: ‘Tu non hai mai visto un pene dal vivo, vero?’ Lei diventò subito tutta rossa e, a voce alta, lo rimproverò: ‘Ma che domande fai! E in presenza di ospiti, poi!’ Lui continuava a essere tranquillo: ‘Lascia fare. Mirco è un amico di famiglia. Puoi rispondere alla domanda. Hai mai visto un maschio nudo?’ Lei rispose: ‘Non ti capisco. Perché devi farci perdere la faccia davanti ad altre persone…’ e in pompa magna, uscì dalla stanza, per andarsi a ritirare nella sua camera. Lui iniziò a gridarle che se faceva così non si sarebbe mai trovato nessuno e nella vita non avrebbe avuto altri, tranne Gesù. ‘Ehi, ma non starai esagerando?’ chiesi io, preoccupato. ‘Ho il dovere morale di far uscire mia sorella dall’infanzia. Se non perde un po’ l’imbarazzo va a finire che davvero si fa suora. A me non dispiacerebbe nemmeno, ma so che lei non vuole vivere così. Questa è l’influenza malefica dei miei.’ In quel momento, Vanessa riapparve nella nostra stanza, rossa in volto: ‘Non dire sciocchezze sui nostri genitori.’ Poi, a voce molto più bassa: ‘E comunque non ho nessuna paura a rispondere, neanche se c’è Mirco. No, non ho mai visto un uomo nudo!’ Il fatto che avesse deciso di rispondere alla domanda invece di continuare a ignorarci mi fece subito pensare che Luigi l’avesse ormai persuasa. ‘E dimmi, conoscere un po’ meglio come funzioniamo noi maschietti… non ti farebbe piacere?’ Lei continuò, con la voce sempre più sommessa dall’imbarazzo: ‘Lo sai come la penso. Prima del matrimonio è immorale compiere atti sessuali.’ ‘Non ti parlo di atti sessuali che devi compiere tu, infatti. Solo avere qualche indicazione di massima. Una piccola introduzione alla materia se vuoi. Non ti farebbe piacere?’ ‘È comunque peccato’ rispose Vanessa, intuendo le nostre intenzioni. Luigi fu molto diplomatico: ‘Siamo tutti peccatori. E la lussuria è un peccato comune. E tu, non compi che una piccola infrazione… Sono sicuro che il Signore non lo noterà neppure.’ ‘Lo nota. Lui nota tutto. Comunque, va bene. Dimmi cosa vuoi fare’ si arrese lei. ‘Voglio istruirti un poco’ fece Luigi. ‘E in che modo vorresti istruirmi?’ disse lei. Luigi si rivolse a me: ‘Forza, Mirco, in piedi, è ora della lezione di anatomia!’”
“Io e Luigi avevamo un rapporto di confidenza particolare. Una delle regole è che gli obblighi dopo essere stati sconfitti in una scommessa erano del tutto vincolanti. Le uniche eccezioni erano se quello che il capo diceva era pericoloso, illegale o vietato da persone che avessero autorità su di noi. Per il resto, visto che aveva vinto, per un’ora avrei dovuto fare quello che diceva lui, senza discutere. E infatti, senza fiatare, mi andai a disporre davanti a Vanessa. Un po’ intimidita, la ragazza si piazzò sul divano accanto al fratello, mentre io ero al centro della stanza, a circa un metro da loro. La finestra alle mie spalle aveva le persiane abbassate per il caldo, per cui non c’era il rischio che altri ci vedessero da fuori. Luigi, con una voce che volutamente imitava quella dei presentatori di documentari in tv disse: ‘Questo è un bell’esemplare di maschio italico, dell’età di vent’anni circa. Credo che tu conosca il resto del corpo, in questa lezione ci concentreremo quindi sul solo apparato riproduttore.’ Interrompendo la parodia, Luigi mi ordinò: ‘Mirco, togliti i pantaloncini. Concedi alla donzella la visione delle tue grazie.’ Obbedii. Tuttavia, davanti alla ragazza, che aveva pantaloncini lunghi nonostante il caldo, provai un certo imbarazzo e istintivamente mi coprii le parti intime con le mani. Subito, Luigi mi riprese, ridendo: “Fede, via le mani. È il momento di essere seri, siamo a lezione!” Poi ingiunse: “Mani sul culo.” Obbedisco, ormai posso essere ammirato senza difese. Vanessa era rossa in volto, ma mi mangiava con gli occhi. Sia io che Luigi guardavamo il suo sguardo e ci divertivamo. Luigi si alza, mi viene accanto e senza troppi complimenti mi indica il cazzo, fermando il dito giusto mezzo centimetro prima di toccarmi l’asta. Poi, spiega: “Questo qui, è il pene floscio. Dietro questo strato di pelle alla punta, che si chiama prepuzio, c’è la cappella. Forza, Mirco, fagli vedere.’ Io sono un attimo interdetto. Luigi, spazientito, spiega: ‘Scopriti il pisello. Fai vedere a questa gentile signorina la tua cappella.’ Io mi faccio prendere da un improvviso imbarazzo. Lui continua: “Dai, è poco educato fare così. La signorina ha bisogno di imparare.’ Mi faccio convincere e porto la mano sulla punta del cazzo e tiro indietro la pelle del prepuzio, scoprendo la mia cappella.”
In quel momento, Mirco decise di imitare il gesto che stava raccontando e, portatasi la mano sul cazzo, tirò indietro la pelle, scoprendosi la cappella, rosea. Martina e Joele applaudirono a questo spettacolino, che io trovai alquanto volgare. Ma ormai non c’era modo di fermare la forte eccitazione che permeava tutti. Comunque, Mirco decise di ricoprirsi la cappella per continuare il suo racconto.
“Dopo che Vanessa ebbe ammirato per un po’, mi fu permesso di ricoprire la cappella. Poi Luigi disse: ‘Se il pisello viene sfregato, e quindi anche durante il rapporto sessuale, esso si indurisce e cresce e diventa anche più facile scoprirlo. Toccandosi con le mani e facendoselo diventare duro, i maschi provano una grande eccitazione e questo succede quando si masturbano. Mirco, procedi.’ Ormai l’imbarazzo mi era passato e iniziai a masturbarmi, come un bravo soldatino. Ben presto, il cazzo mi divenne duro. Luigi concluse la spiegazione: ‘Questo è lo stesso buco da cui noi maschietti pisciamo, ma quando siamo duri non possiamo farlo. Se lui continuasse a masturbarsi in questo modo, dopo un po’ uscirebbe lo sperma.’ Quello che accadde dopo mi stupì. Con un enorme imbarazzo, Vanessa mi chiese, indicando il mio cazzo: ‘Posso toccarlo?’ Luigi ridacchiava: ‘Ah, sei curiosa vedo. Certo, puoi tastargli il pisello. Non credo tu abbia nulla da ridire, vero, Mirco?’ Un po’ intimidita, Vanessa si alza e mi viene vicino e, sporgendo la mano, accarezza ai lati, con due dita, l’asta già dura. Poi, resa più sicura dall’eccitazione, senza avere comunque la forza di guardarmi negli occhi, mi tocca l’asta con il resto delle dita. Poi, in un istante, alza lo sguardo e, dal suo timido approccio, passa a stringermela tutta, con la mano chiusa e pugno attorno al mio cazzo. Io sento l’eccitazione scorrere attraverso tutto il mio corpo. In quel momento, volevo afferrarle la mano e iniziare a muoverla su e giù per il mio cazzo e poi fare qualcosa al suo corpo. Ma lei è troppo imbarazzata per continuare e dopo avermi masturbato un po’ stacca la mano e torna a sedersi, rossa in volto. Tuttavia Luigi mi dice di continuare, al che mi afferro il cazzo con la mano destra e inizio ad andare su e giù con vigore e velocità. Sarà stata la situazione di grande eccitazione, ma non duro molto e ben presto emetto uno spruzzo abbondante di sperma che si riversa sul pavimento e in parte mi bagna il petto e le gambe. Vanessa sembra molto soddisfatta dalla presentazione che le abbiamo fatto. Io chiedo a Luigi un fazzoletto per pulirmi. Dopodiché mi rivesto e chiudo la giornata andandomene. La sorella di Luigi da quel giorno in poi l’ho vista di rado, ma appena una settimana dopo la nostra ‘lezione’ ha perso la verginità e rinunciato ai suoi ideali religiosi.’”
Ora veniva la parte interessante. Mirco si avvicinò a Joele. Tutti ridacchiavano molto imbarazzati. Anche per i due al centro, che avrebbero dovuto fare tutto davanti allo sguardo degli altri, non doveva essere facilissimo. Eppure, uno spirito da innamorati riuscì a farsi strada: Mirco e Joele si guardavano teneramente negli occhi, sorridendo a metà tra imbarazzo e affetto. Poi Mirco avvicinò entrambe le mani insieme e poggiò i palmi sulle tette di Joele iniziò a palpeggiarla delicatamente, sfregandole anche i pollici sui capezzoli. Concluse il massaggio toccando da sotto i seni, facendoli ondeggiare come se li stesse soppesando, e poi avvicinò la bocca al capezzolo destro e gli diede un bacio. Joele godé pacificamente di quel trattamento, mentre continuava a sorridere.
L’eccitazione aveva ormai preso tutti. Il mio pene si stava alzando, e non era il solo, ma ormai non me ne curavo più. “Grazie, mio cavaliere” fece Joele, scherzosa. “Sono io a ringraziarla, principessa” replicò Mirco. “Ehi, mi fate salire il diabete!” si lamentò ironico Dimitri, facendo una faccia disgustata. Tutti risero, stemperando un po’ l’eccitazione. Era il turno di Sara, ma Mirco propose: “Scusate, ma vorrei proporre una piccola variazione. In quanto caposquadra voglio dare un compenso a un mio amico. Invece di essere io a toccare anche le tette di Sara, voglio che sia Luca a farlo!” Furono tutti d’accordo, salvo i due diretti interessati. Sara quasi per certo non voleva che fosse quel ragazzo grasso e brutto a toccarle i seni, Luca dal canto suo non credeva alle sue orecchie: la possibilità che in quella giornata avrebbe toccato i seni della sua compagna di classe, davanti a tutti, era oltre le sue più inattese speranze. Non appena gli fu chiaro che tale privilegio gli era stato davvero accordato, si avvicinò con fare predatorio verso la ragazza, la quale comprese subito e abbassò lo sguardo. Non se la sentì di andare contro il volere generale e accettò quello scambio. Avvicinatosi a passo svelto e senza troppi complimenti, Luca strinse tra pollice e indice il capezzolo sinistro di Sara, poi iniziò a coccolare il seno con tutta la mano e con gesti abbastanza bruschi. Il suo cazzo si stava rapidamente sollevando per l’eccitazione. Sara era lì obbediente e non replicava ma a una stretta particolarmente vigorosa si fece uscire un timido “ahia” da cagnolina bastonata. Mirco intervenne: “Ehi, piano con la signorina”. Vergognandosi del rimprovero, Luca allontanò le mani.
Martina notò: “Ehi, Mirco, lo sai che sei proprio un bel ragazzo? Non lo dico per provarci, ma non hai mai pensato di fare il modello o qualcosa di simile? Il tuo corpo nudo è oltre la norma, devo dire.”
“Ti ringrazio per i complimenti. In effetti non ci ho mai pensato. Però una volta è successo che ho dovuto mostrare il mio corpo a una persona dell’altro sesso in un contesto non sessuale. Se vuoi ti racconto.”
“Perché solo a me? Raccontalo a tutti, dai.”
Giorgio e Mattia si erano già seduti sul telone dove stavano Martina e Lucia. Martina invitò tutti a prendere posto, in modo da ascoltare la storia di Mirco. Lui rimase in piedi davanti a undici persone, completamente nudo, eppure non aveva alcun problema a raccontare la sua vicenda. Provai una certa invidia per la sua capacità di sfoggiare il suo corpo in pubblico senza provare vergogna. Una sicurezza che derivava dalla sua bellezza, senz’altro.
“Avevo diciotto o diciannove anni. Al tempo ero single, mi ero da poco lasciato da una delle mie prime relazioni. Ero a casa di un amico, si chiama Luigi. Lo frequento ancora, ma all’epoca eravamo proprio culo e camicia. Era piena estate, faceva un caldo tremendo. Giocavamo alla play, eravamo soli in casa. Dato il caldo io ero senza maglietta. A una certa, mi faccio tipo una premuta d’arancia. Invece di berla in cucina, decido di sorseggiarmela più piano e vado a risedermi sul divanetto della camera di Luigi, dove c’era lui che stava giocando. Stupidamente, mi metto a sedere accanto a lui, che è talmente preso da non essersi nemmeno accorto che io sto con un bicchiere in mano. Preso dalla foga del gioco, mi dà per sbaglio una botta, facendomi cadere il succo su tutti i pantaloni. Era molto dispiaciuto di essere stato la causa dell’incidente, quindi mi dice di prendere uno dei suoi pantaloncini dal cassetto in alto dell’armadio per ricambio. Io vado al cassetto, che stava giusto vicino al divano in camera sua. Noto come, visto che il mio pantaloncino era leggero mi sono bagnate anche le mutande. Chiaramente quelle non mi va di prenderle da Luigi, quindi mi viene l’idea di stare senza mutande, tanto quel giorno mi sarei dovuto vedere solo con lui e poi tornare a casa, se non mi eccitavo non c’erano problemi e poi un diciottenne con soli calzoncini in piena estate non è tutto sto scandalo. Insomma, mi spoglio nudo e faccio per cambiarmi le mutande.”
“Eri nudo davanti al tuo amico?” chiede Lucia.
“Sì, tanto io e Luigi facevamo sport insieme e insomma eravamo proprio migliori amici, non era un problema stare nudo un attimo per cambiarmi. Proprio in quel momento però entra in camera la sorella. In teoria sarebbe dovuta restare con i genitori di Luigi per delle cose che dovevano fare, ma a quanto pare lei era rientrata prima. Ora non mi ricordo le cose nel dettaglio. Data la disposizione della casa, se qualcuno apre la porta con le chiavi è difficile che si senta in camera di Luigi, specie con il rumore della playstation e noi non ce ne eravamo accorti che era rientrata. In quel momento voleva parlare con il fratello ed era appena entrata e mi trova a me nudo.”
“Come è successo a noi prima!” fa Joele.
“Sì, un po’ uguale ora che mi ci fai pensare. Però la sorella di Luigi reagisce in modo molto diverso. Lancia un grido megagalattico e anche molto buffo e subito chiude la porta scusandosi tantissimo. Eppure, se mi ricordo bene, dall’angolazione della porta poteva, vedermi solo di culo. Comunque, io mi scuso con lei, finisco di cambiarmi e la lascio entrare. Lei parla con il fratello e poi se ne va e per tutto il tempo sembra ancora imbarazzata da tutta la situazione e anche dal fatto che io sono solo in calzoncini. Quando è uscita, io parlo con il fratello, perché il suo comportamento mi era parso esagerato. Luigi mi fa: ‘Mia sorella è proprio assurda. Devi sapere che i miei sono cattolici, ma proprio tanto cattolici. Con me mi hanno lasciato più libertà perché sono il figlio maschio, ma lei, a detta loro, deve preservare l’onore della famiglia. E poi ci crede a quelle cose. Io rispetto le opinioni di tutti, ma essere arrivati ai diciotto che l’unico pene che hai visto è quello dei trattati di anatomia e pure quello ti fa imbarazzare mi pare un po’ eccessivo.’ Io gli chiedo: ‘E tu che sei il fratello, non potresti insegnargli qualcosa?’ ‘Macché, solo parli di sesso quella si mette le mani sulle orecchie. E poi le cose a livello teorico le conosce pure, come tutti. Ma dovrebbe avere un po’ di pratica. Già vedere dal vivo uno nudo le farebbe bene secondo me. Ma io davanti a mia sorella non mi ci spoglio, capirai, sennò mi inizio a fare tremila seghe mentali che manco Freud.’”
“In quel momento la butto per scherzare: ‘Sai, non è manco male tua sorella. Non mi permetterei mai di scoparmi la sorella del mio migliore amico, ma magari sfoggiare le mie grazie…’ ‘Zitto, idiota’ mi fa lui, ridendo, e la cosa finisce lì. Passa un po’ di tempo che stiamo concentrati a giocare, con la sorella che sta di là a pensare alle cose sue, e lui mi fa: ‘Ehi, sai, stavo pensando a una cosa. Che ne dici se facciamo uno scherzo a mia sorella?’ ‘Che hai in testa?’ ‘Prima stavamo parlando di come le farebbe bene vedere un uomo nudo. Magari puoi essere tu.’ ‘Ma io stavo scherzando, che ti viene in mente.’ ‘A me piacerebbe vedere la sua faccia mentre vede per la prima volta un pene. Sarebbe uno spasso…’ ‘Guarda, io mi presterei pure. Basta che mi assicuri che non si metta a correr via e a denunciarmi per molestie.’ ‘Ma che denunce, ci sono io. E poi, glielo diciamo. Se non le va di far nulla, non lo facciamo. Secondo me, sotto sotto, muore dalla voglia di avere questa opportunità.’ ‘Mi vuoi far scopare tua sorella? Alla faccia dell’onore di famiglia. Comunque no, con tutto il rispetto, non è il mio tipo, e ora relazioni occasionali non le voglio…’ ‘Ma che scopare! Facciamo solo una piccola lezione di anatomia, tutto qui.’ ‘E in cosa consisterebbe questa lezione di anatomia?’ ‘Che noi la chiamiamo e poi davanti a lei devi fare tutto quello che ti dico io.’ ‘Tutto dici? Io non mi metto a fare il tuo schiavo. A meno che non facciamo un confronto leale e se tu dimostri di essere il vero maschio alfa, mi comporterò da bravo beta.’ Il confronto leale fu una sfida al gioco che stavamo facendo. Vinse lui. Capitava spesso che facessimo tali sfide per divertirci: di solito, chi vinceva doveva essere obbedito qualsiasi cosa chiedesse per un certo tempo stabilito. Stavolta gli accordai un’ora di tempo, con la differenza che avrei dovuto fare tutto in presenza di sua sorella.”
“Luigi chiamò sua sorella, che si chiama Vanessa. Lei entrò nella stanza mentre noi eravamo ancora seduti sul divano, dopo aver spento la play. ‘Vani, volevo chiederti una cosa.’ Iniziò lui, sorridendo malizioso: ‘Tu non hai mai visto un pene dal vivo, vero?’ Lei diventò subito tutta rossa e, a voce alta, lo rimproverò: ‘Ma che domande fai! E in presenza di ospiti, poi!’ Lui continuava a essere tranquillo: ‘Lascia fare. Mirco è un amico di famiglia. Puoi rispondere alla domanda. Hai mai visto un maschio nudo?’ Lei rispose: ‘Non ti capisco. Perché devi farci perdere la faccia davanti ad altre persone…’ e in pompa magna, uscì dalla stanza, per andarsi a ritirare nella sua camera. Lui iniziò a gridarle che se faceva così non si sarebbe mai trovato nessuno e nella vita non avrebbe avuto altri, tranne Gesù. ‘Ehi, ma non starai esagerando?’ chiesi io, preoccupato. ‘Ho il dovere morale di far uscire mia sorella dall’infanzia. Se non perde un po’ l’imbarazzo va a finire che davvero si fa suora. A me non dispiacerebbe nemmeno, ma so che lei non vuole vivere così. Questa è l’influenza malefica dei miei.’ In quel momento, Vanessa riapparve nella nostra stanza, rossa in volto: ‘Non dire sciocchezze sui nostri genitori.’ Poi, a voce molto più bassa: ‘E comunque non ho nessuna paura a rispondere, neanche se c’è Mirco. No, non ho mai visto un uomo nudo!’ Il fatto che avesse deciso di rispondere alla domanda invece di continuare a ignorarci mi fece subito pensare che Luigi l’avesse ormai persuasa. ‘E dimmi, conoscere un po’ meglio come funzioniamo noi maschietti… non ti farebbe piacere?’ Lei continuò, con la voce sempre più sommessa dall’imbarazzo: ‘Lo sai come la penso. Prima del matrimonio è immorale compiere atti sessuali.’ ‘Non ti parlo di atti sessuali che devi compiere tu, infatti. Solo avere qualche indicazione di massima. Una piccola introduzione alla materia se vuoi. Non ti farebbe piacere?’ ‘È comunque peccato’ rispose Vanessa, intuendo le nostre intenzioni. Luigi fu molto diplomatico: ‘Siamo tutti peccatori. E la lussuria è un peccato comune. E tu, non compi che una piccola infrazione… Sono sicuro che il Signore non lo noterà neppure.’ ‘Lo nota. Lui nota tutto. Comunque, va bene. Dimmi cosa vuoi fare’ si arrese lei. ‘Voglio istruirti un poco’ fece Luigi. ‘E in che modo vorresti istruirmi?’ disse lei. Luigi si rivolse a me: ‘Forza, Mirco, in piedi, è ora della lezione di anatomia!’”
“Io e Luigi avevamo un rapporto di confidenza particolare. Una delle regole è che gli obblighi dopo essere stati sconfitti in una scommessa erano del tutto vincolanti. Le uniche eccezioni erano se quello che il capo diceva era pericoloso, illegale o vietato da persone che avessero autorità su di noi. Per il resto, visto che aveva vinto, per un’ora avrei dovuto fare quello che diceva lui, senza discutere. E infatti, senza fiatare, mi andai a disporre davanti a Vanessa. Un po’ intimidita, la ragazza si piazzò sul divano accanto al fratello, mentre io ero al centro della stanza, a circa un metro da loro. La finestra alle mie spalle aveva le persiane abbassate per il caldo, per cui non c’era il rischio che altri ci vedessero da fuori. Luigi, con una voce che volutamente imitava quella dei presentatori di documentari in tv disse: ‘Questo è un bell’esemplare di maschio italico, dell’età di vent’anni circa. Credo che tu conosca il resto del corpo, in questa lezione ci concentreremo quindi sul solo apparato riproduttore.’ Interrompendo la parodia, Luigi mi ordinò: ‘Mirco, togliti i pantaloncini. Concedi alla donzella la visione delle tue grazie.’ Obbedii. Tuttavia, davanti alla ragazza, che aveva pantaloncini lunghi nonostante il caldo, provai un certo imbarazzo e istintivamente mi coprii le parti intime con le mani. Subito, Luigi mi riprese, ridendo: “Fede, via le mani. È il momento di essere seri, siamo a lezione!” Poi ingiunse: “Mani sul culo.” Obbedisco, ormai posso essere ammirato senza difese. Vanessa era rossa in volto, ma mi mangiava con gli occhi. Sia io che Luigi guardavamo il suo sguardo e ci divertivamo. Luigi si alza, mi viene accanto e senza troppi complimenti mi indica il cazzo, fermando il dito giusto mezzo centimetro prima di toccarmi l’asta. Poi, spiega: “Questo qui, è il pene floscio. Dietro questo strato di pelle alla punta, che si chiama prepuzio, c’è la cappella. Forza, Mirco, fagli vedere.’ Io sono un attimo interdetto. Luigi, spazientito, spiega: ‘Scopriti il pisello. Fai vedere a questa gentile signorina la tua cappella.’ Io mi faccio prendere da un improvviso imbarazzo. Lui continua: “Dai, è poco educato fare così. La signorina ha bisogno di imparare.’ Mi faccio convincere e porto la mano sulla punta del cazzo e tiro indietro la pelle del prepuzio, scoprendo la mia cappella.”
In quel momento, Mirco decise di imitare il gesto che stava raccontando e, portatasi la mano sul cazzo, tirò indietro la pelle, scoprendosi la cappella, rosea. Martina e Joele applaudirono a questo spettacolino, che io trovai alquanto volgare. Ma ormai non c’era modo di fermare la forte eccitazione che permeava tutti. Comunque, Mirco decise di ricoprirsi la cappella per continuare il suo racconto.
“Dopo che Vanessa ebbe ammirato per un po’, mi fu permesso di ricoprire la cappella. Poi Luigi disse: ‘Se il pisello viene sfregato, e quindi anche durante il rapporto sessuale, esso si indurisce e cresce e diventa anche più facile scoprirlo. Toccandosi con le mani e facendoselo diventare duro, i maschi provano una grande eccitazione e questo succede quando si masturbano. Mirco, procedi.’ Ormai l’imbarazzo mi era passato e iniziai a masturbarmi, come un bravo soldatino. Ben presto, il cazzo mi divenne duro. Luigi concluse la spiegazione: ‘Questo è lo stesso buco da cui noi maschietti pisciamo, ma quando siamo duri non possiamo farlo. Se lui continuasse a masturbarsi in questo modo, dopo un po’ uscirebbe lo sperma.’ Quello che accadde dopo mi stupì. Con un enorme imbarazzo, Vanessa mi chiese, indicando il mio cazzo: ‘Posso toccarlo?’ Luigi ridacchiava: ‘Ah, sei curiosa vedo. Certo, puoi tastargli il pisello. Non credo tu abbia nulla da ridire, vero, Mirco?’ Un po’ intimidita, Vanessa si alza e mi viene vicino e, sporgendo la mano, accarezza ai lati, con due dita, l’asta già dura. Poi, resa più sicura dall’eccitazione, senza avere comunque la forza di guardarmi negli occhi, mi tocca l’asta con il resto delle dita. Poi, in un istante, alza lo sguardo e, dal suo timido approccio, passa a stringermela tutta, con la mano chiusa e pugno attorno al mio cazzo. Io sento l’eccitazione scorrere attraverso tutto il mio corpo. In quel momento, volevo afferrarle la mano e iniziare a muoverla su e giù per il mio cazzo e poi fare qualcosa al suo corpo. Ma lei è troppo imbarazzata per continuare e dopo avermi masturbato un po’ stacca la mano e torna a sedersi, rossa in volto. Tuttavia Luigi mi dice di continuare, al che mi afferro il cazzo con la mano destra e inizio ad andare su e giù con vigore e velocità. Sarà stata la situazione di grande eccitazione, ma non duro molto e ben presto emetto uno spruzzo abbondante di sperma che si riversa sul pavimento e in parte mi bagna il petto e le gambe. Vanessa sembra molto soddisfatta dalla presentazione che le abbiamo fatto. Io chiedo a Luigi un fazzoletto per pulirmi. Dopodiché mi rivesto e chiudo la giornata andandomene. La sorella di Luigi da quel giorno in poi l’ho vista di rado, ma appena una settimana dopo la nostra ‘lezione’ ha perso la verginità e rinunciato ai suoi ideali religiosi.’”
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