Angy e Fede - Al mare - 2: Il gioco del costume
di
Renok
genere
esibizionismo
Mirco riemerge con i miei pantaloncini in pugno, pressocché intatti. Visto che l’acqua era calma, per quanto può esserlo quella di mare, erano rimasti in zona.
“Ohi, ma che succede oggi! Io avevo iniziato per gioco, ma pare che questo costume addosso non vuole proprio starti!” scherza Mirco. Io replico: “Va be, l’importante è che non si è rotto, ora dammelo.”
“Eh no, chi troppo si spinge in mare aperto, merita una punizione!”
“Dai, smettila di fare il cretino!” faccio io, ma il costume non mi viene ridato. Un po’ spinto da una sincera irritazione, un po’ per voglia di giocare, tolgo le mani dalle parti intime e provo a riprendermi il costume con la forza. Lui è decisamente più alto di me, e gli basta tenere le braccia in alto per rendermi difficile recuperarlo. Proprio quando sto per prenderlo, con mia sorpresa, lo lancia verso Luca. Io sono furioso e perdo quel poco di dignità che mi restava, inalberandomi e gridando a Luca: “Ridammelo!”. Luca non è più alto di me e non avrebbe potuto resistere, ma subito lancia il costume in direzione di Joele. La vergogna mi sale di nuovo a sapere che lei sta guardando il mio pene in questo momento e poi, non posso certo correre nudo contro una ragazza! Ma il gioco finisce lì, perché Joele dice: “Va bene dai, basta così. Però la prossima volta Fede evita di nuotare vicino agli scogli, che mi hai fatto preoccupare.” La voce è così persuasiva che la rabbia mi si scoglie subito e mi scuso con molto imbarazzo. Poi, coprendomi il pacco con le mani (cosa del tutto inutile, visto che ormai tutti avevano avuto modo di vedere) mi avvicino verso di lei, cercando di recuperare la mia dignità. Quello che non mi aspetto è quello che accade subito dopo. Appena le arrivo di fronte, mi fa: “Te lo ridò, purché accetti di partecipare a una sfida!”
“Cosa?” faccio io.
Mirco dice, ridacchiando imbarazzato: “Davvero vuoi farlo?”
“Mi sembra un gioco divertente…”
“Certo, certo. Dicono tutte così.”
Io percepisco una forte carica di erotismo nell’aria, ma sono nudo e spazientito e erompo: “Di che state parlando?”
È Mirco a spiegare: “In pratica, si tratta di un gioco di abilità. Indossando il costume devi riuscire a cambiartelo con le mutande coprendoti con l’asciugamano. Non puoi legarti l’asciugamano sul fianco, quindi devi tenertelo con una mano mentre con l’altra ti cambi. Se l’asciugamano ti cade o in qualche momento ti si vede il pacco nudo hai perso, se riesci a cambiarti senza scoprirti hai vinto.”
Mi viene da ridere: “Ma che idiozia è?”
“Beh, è un gioco cretino da fare in spiaggia se non si ha paura di stare nudi” fa Mirco.
A quanto avrei saputo poi, Joele e Mirco si erano già baciati in un momento in cui si erano appartati da soli. Ora Joele voleva rivedere Mirco nudo. I due, avrebbero scopato quella sera stessa ed erano tipi abbastanza giocherelloni, a cui piaceva inserire nel sesso attività goliardiche simil-sfida. In quel momento, erano tutti e due abbastanza eccitati e Mirco voleva stare nudo davanti alla sua bella. E un modo per farlo senza sembrare dei porci completi era coinvolgere anche noi e rendere il tutto una “gioco” goliardico. Parte di questo desiderio lo percepivo e, d’altra parte, anche io avevo voglia di mostrarmi. Volevo superare il mio imbarazzo infantile e mettermi in mostra davanti alle ragazze. Morivo di invidia verso Mirco, che aveva una tale naturalezza nel provarci e che rendeva tutte così esplicite, mentre io non riuscivo ad attrarre attenzioni. Certo l’imbarazzo era ancora forte, ma in quel momento la voglia prevalse. Non volevo fare il ragazzino che aveva paura, quindi accettai.
“Mirco, tu accetti?” chiese Joele con fare divertito. Ovviamente, Mirco accettò.
“E tu, Luca?”
In Luca forse, il desiderio di stare sulle sue senza far vedere il suo brutto corpo in giro prevaleva ancora decisamente sui suoi ormoni da diciottenne. Tuttavia, in quel momento, aveva capito che anche le ragazze avrebbero giocato e che, se lui partecipava, c’era la possibilità di vedere Sara nuda. Non era particolarmente attratto da lei, non più di quanto sbavasse dietro a qualsiasi altra ragazza almeno, ma per un diciottenne che non aveva mai visto una ragazza nuda al di fuori della sua famiglia, poterlo fare aveva tutto il gusto di una cosa proibita ed eccitante. Completamente preso dai suoi ormoni, Luca accettò.
Joele mi restituisce il costume, io mi giro dando il culo a tutti e lo indosso di nuovo.
Joele precisa: “Ovviamente, come tutti i giochi, se si perde c’è una penitenza”
Io sento puzza di bruciato: “Che penitenza?”
“Se si ci fa vedere nudi mentre si ci sta provando a cambiarsi, il gioco si interrompe e chi ha perso deve restare nudo da quel momento in poi, fino a che non ce ne andiamo da qui stasera. Senza potersi coprire con le mani chiaramente.”
Io sento tutta la potente carica di sessualità che si nasconde in quello che chiaramente non è più un semplice “gioco” goliardico. Dover restare completamente nudi nelle ore restanti, davanti a due ragazze, senza potersi neppure coprire con le mani? Mirco, si vede, avrebbe solo voglia di spogliarsi in quel momento, Joele di vederlo nudo, Luca di vedere nuda Sara. La cosa passa rapidamente da quello che era un incubo per me all’essere una sorta di cosa paradisiaca in cui posso sfogare la tensione sessuale.
Luca è comunque troppo imbarazzato per andare per primo, Mirco anche decide di passare il turno, per cui inizio io. Gli altri si siedono sull’asciugamano che abbiamo messo sulla spiaggia. Sara a destra, poi Joele e infine Luca. Mirco mi passa l’asciugamano in questione: è bianco ed è piuttosto lungo e largo, cosa che non facilita il gioco, perché è più ingombrante da reggere. Mi cingo l’asciugamano intorno al bacino e tengo di due lembi contro il fianco, afferrati insieme dalla mano sinistra (non posso legarmi l’asciugamano intorno alla vita, stando alle regole). Mirco mi lascia le mutande su un piccolo asciugamano verde messo sulla sabbia ai miei piedi, poi va a sedersi anche lui, vicino a Sara. “Quindi devo cambiarmi senza farmi cadere l’asciugamano?” faccio io, un po’ spaesato.
“Sì, devi cambiarti il costume con le mutande e se ti vediamo il pacco nudo hai perso e devi lasciar cadere l’asciugamano” spiega Mirco.
Mi rendo subito conto che la cosa non è facile. La presa che ho sull’asciugamano è già piuttosto insicura e si vede buona parte del mio costume: se non lo avessi in quel momento, mi vedrebbero il cazzo nudo e avrei perso. Da questa situazione devo calarmi il costume, poi piegarmi, afferrare le mutande e in qualche modo indossarle senza far scorgere nulla di quello che ho sotto nel frattempo. Alzo il più possibile su l’asciugamano che mi cinge la vita, ma ho il braccio piegato in modo strano. A quel punto, uso l’altra mano per spingere in basso i pantaloncini-costume. Riesco a tirarli fino oltre lo scroto, mentre Joele mi grida: “Forza, Fede!” Questo mi destabilizza: li guardo. Luca pare pregustare il momento in cui potrà tornare a umiliarmi per la mia nudità, Sara è tutta imbarazzata e mi fissa con certi occhioni quasi impauriti. Joele e Mirco si stanno sinceramente godendo lo spettacolo. E a parte un telo mal poggiato sui miei fianchi sono nudo di fronte a tutti loro. L’imbarazzo mi mette nel panico. Se riuscissi a tirare un altro po’ giù il costume, scenderebbe da solo fino a terra, provo a usare il braccio per afferrare un lembo e tirarlo finalmente giù ma involontariamente do una botta all’asciugamano, che ormai stavo tenendo con solo due dita. L’intero asciugamano cade a terra. Provai subito a recuperarlo, ma l’unica cosa che ottenni piegandomi fu che anche il costume, che ormai era oltre i fianchi, cadesse in malo modo. Poi la voce di Mirco, divertita e autoritaria al tempo stesso: “Fermo! Hai perso!”
Ero completamente nudo, con il costume alle caviglie e l’asciugamano sulla sabbia davanti a due ragazze, il mio migliore amico e Mirco. Ebbi subito una grande vergogna di Sara, che mi stava fissando senza troppo pudore, in silenzio.
“Ti ricordo che non puoi coprirti con le mani” fece Mirco. Io ero rosso di vergogna, ma accettai le regole e posi le mani lungo i fianchi. Poi avanzai oltre l’asciugamano, togliendomi il costume dai piedi. Provavo a darmi un certo tono, come se me ne fregassi, ma interiormente ero pieno di imbarazzo. Mi guardavo sconsolato il non impressionante pene che mi scendeva tra le gambe, appena sovrastato da un po’ di incolta peluria e mi sembrava una vista parecchio volgare, specie di fronte alle ragazze. Luca ridacchiava sempre più, ma, gli lanciai un’occhiataccia: “Se è così facile, vai tu!” Nel frattempo, io mi misi a sedere a bordo dell’asciugamano grande, abbastanza lontano da tutti gli altri, perché mi vergognavo. Mirco tolse il mio costume e le mie mutande di mezzo e li mise nella borsa, chiusi da una cerniera (del resto, fino a che non ce ne fossimo andati, non potevo rivestirmi), poi mise sull’asciugamano verde le mutande di Luca, che nel frattempo si mise l’asciugamano bianco intorno alla vita.
Luca afferrò meglio l’asciugamano rispetto a me, tenendo i due lembi ben fermi da sotto e tenendolo più alto. Inoltre decise di tenerlo con la destra, la sua mano dominante e procedere a spogliarsi con la sinistra. Il suo braccio era coperto dall’asciugamano, ma si intravide come stava facendo scendere il costume con cautela. Visto che Luca era abbastanza grasso, aveva più difficoltà a far sì che il costume arrivasse abbastanza in basso da cadere da solo, ma con un po’ di impegno, ci riuscì: a un certo punto il costume cadde ai suoi piedi. Se ne sbarazzò rapidamente con un calcetto. Ora veniva la parte difficile: doveva piegarsi a raccogliere le mutande. Provò a sporgersi piano piano tenendo più su possibile l’asciugamano. Era buffo, piegato in quel modo e mi venne una risatina. C’era, nel punto dove stava, un sasso poco sotto la sabbia, senza accorgersene Luca sbatté il piede contro il sasso. Già era in una posizione precaria e questo gli fece finire di perdere l’equilibrio. Ebbe un piccolo inciampo: non abbastanza da farlo cadere per terra, ma l’asciugamano sobbalzò rivelando per un istante la parte superiore del suo pene. Tanto bastò perché Mirco urlasse: “Stop! Hai perso! Togliti l’asciugamano.”
“Cosa ma io… ho ancora l’asciugamano addosso!”
“Si è visto per un attimo un pezzetto del tuo pisello. Confermate?”
Tutti lo avevamo visto e annuimmo. Luca si arrese e, molto a malincuore lasciò cadere l’asciugamano. Effettivamente non era un bello spettacolo: un cazzo tozzo, leggermente più lungo del mio, molto peloso e con due palle di notevoli dimensioni e piuttosto volgari. Il tutto sovrastato da un pancione. Cercando di darsi anche lui una dignità che sa di non avere e guardando per terra, Luca va a sedersi sull’asciugamano grande. Anche le sue mutande e il suo costume vengono chiusi.
È il turno di Mirco. Si mette l’asciugamano intorno al ventre, mentre Joele depone le sue mutande per terra, sull’asciugamano verde. Mirco non ha alcun dubbio: con un gesto rapido, tira giù il costume delle gambe e, muovendole un po’, riesce a farlo cadere a terra. Dopodiché si avvicina alle mutande. Invece di piegarsi, ha l’idea di sedersi a terra e afferrarle da seduto. A quel punto, stende le gambe, e può anche liberare l’altra mano, perché l’asciugamano che gli sta sulle gambe gli copre anche le parti intime e riesce da seduto a tirarsi su le mutande fino alle cosce, ma per mettersele sul pacco deve per forza alzarsi. Senza pensarci troppo piega le gambe portando le ginocchia verso il petto, in modo da avere un punto di appoggio per alzarsi. Anche se l’asciugamano gli alza un po’, dalla posizione dove ci troviamo non si scorge cosa c’è sotto. Con un po’ di attenzione, Mirco riesce ad alzarsi senza far cadere l’asciugamano. Si rimette in piedi come se fosse in posa. Ormai è fatta, gli basterebbe tirarsi su le mutande e avrebbe vinto. Ma proprio in quel momento, perde la presa sull’asciugamano, che gli cade ai piedi, rivelando delle mutande ancora cosce sovrastate dal suo pene magnifico. Chiaramente, l’ha fatta apposta a perdere. Mi rendo subito conto che il suo scopo era quello di dimostrare la sua abilità e che avrebbe potuto facilmente vincere e poi perdere pretestuosamente in modo da avere potersi denudare. Tuttavia, in quel momento, sembra quasi sincero quando dice: “Che sbadato! Mi è scivolato l’asciugamano” e guarda Joele con un fare impietosito. Joele nel frattempo ride e si gusta quel corpo meraviglioso con lo sguardo: “Hai perso! Sfilati le mutande! Resti nudo fino a stasera!”
Mirco ha la battuta pronta: “Ti dispiace?”
“No” fa lei divertita e maliziosa.
A me quasi dispiace che abbia voluto perdere in quel modo. Mentre potevo avere la consolazione che almeno Luca avesse un destino più amaro del mio, Mirco sembra perfettamente a suo agio nella nudità. Ha un cazzo non solo notevole ma in un certo modo abbastanza fine, che non sembra volgare ma curato. Le guance mi diventano rosse di invidia.
“Bene! Il gioco è fatto! Andiamo a farci il bagno!” fa Joele.
Luca è confuso: “No aspetta, tocca a voi!”
Mirco interviene subito: “Loro non giocano.”
“Cosa?! Ma non è giusto!”
“E perché no? Mica è obbligatorio giocare. Sei tu che lo hai scelto!” fa Joele.
Luca non sa che ribattere a quella logica. Lui aveva accettato pensando che le ragazze avrebbero giocato, ma dal canto loro le ragazze non avevano mai detto una cosa simile.
“Ma ma… non è giusto! Rivoglio il mio costume!” fa Luca disperato.
“Ormai hai giocato. Visto che hai perso, devi restare nudo fino a che non ce ne andiamo” fa Mirco: “I patti vanno rispettati”
Luca capisce che facendo così perderebbe solo ulteriormente la dignità e decide di stare alle regole.
Andiamo al mare. Io e Luca siamo troppo imbarazzati e ci facciamo un bagno piuttosto tranquillo, provando a nascondere le parti intime sotto l’acqua. Dopo un’oretta risaliamo e ci asciughiamo. Io e Luca ci stendiamo vicini, a pancia all’aria. Da questa posizione, i nostri uccelli sono visibilissimi, ma non abbiamo molte alternative. Protette dai loro costumi, le ragazze si stendono sull’altro lato dell’asciugamano. Sara mi è piuttosto vicina, e il mio cazzo completamente scoperto mi mette molto a disagio. Istintivamente, provo a coprirmi con mani. Mirco mi riprende subito: “Non puoi coprirti, Fede, hai perso!”
Pieno di imbarazzo, obbedisco.
“Ehi Luca, Fede, voi vi siete messi la protezione solare” fa Mirco.
“Sì, prima, quando siamo arrivati” rispondo io.
“Alzatevi un attimo” fa lui. Obbediamo.
Ci spiega: “Ora siete nudi, quindi esponete parti sensibili al sole. Dovete mettervi il protettore sul culo e sulle parti intime.” Prevedendo una nostra possibile obiezione, Mirco taglia corto: “Rischiate di bruciarvi, quindi è un obbligo.” Io avrei voluto chiedergli chi fosse lui per darci degli obblighi, ma non riesco neppure a stare dietro alla sua perentorietà: ha già preso la boccetta del protettore e ci impone: “Su, qui le mani.” Obbediamo. Mirco depone sulle nostre mani un poco di crema, spremendo il contenitore e aggiunge: “Mettetelo su culo e pisello, forza.”
Noi due ci guardiamo imbarazzati. Dalla posizione dove ci troviamo, stiamo dando il culo alle due ragazze stese sull’asciugamano, quindi almeno non vedranno direttamente noi che ci tocchiamo il cazzo. Comunque uno ci prova: “Scusa, non possiamo appartarci sulle scalette?”
“Perdiamo troppo tempo per un po’ di crema, su” fa Mirco, sinceramente spazientito.
“Non siate così pudici” replica Joele alle nostre spalle: “Non fa niente, tanto ormai vi abbiamo visto.”
Un po’ a malincuore, iniziamo a spalmarci la crema sul culo. Mirco prende anche lui un po’ di protettore e inizia a farlo anche lui. Sembra non curarsi del fatto che, dalla sua posizione, sia Joele che Sara possono vedergli il cazzo. A un certo punto ci impone persino di girarci per vedere se ce lo eravamo messi bene. Ormai, non abbiamo più molta dignità da difendere, quindi ci giriamo, mostrando di nuovo i nostri cazzi alle due ragazze stese a prendere il sole. Mirco è soddisfatto e ci fa girare di nuovo, dandoci altro protettore.
“Ora sul davanti, forza!”
Questo mi terrorizza. Devo toccarmi il cazzo davanti a Mirco e con due ragazze alle mie spalle. Ma anche se decidessimo di andare dietro le ragazze sarebbe peggio, perché nulla vieta che possano sbirciare. Per cui va fatto lì. Timidamente, inizio a spalmare con due dita la crema sull’asta. “Fede, mettitela bene, copri tutto quanto: devi massaggiare finché non si assorbe” fa Mirco, che pare assai divertito dalla nostra umiliazione. Io obbedisco quasi per semplice automatismo e, allargando la mano, spalmo per bene la crema su tutta l’asta, sulle palle e sul prepuzio. Lo faccio con il vigore necessario affinché essa si assorba, fino a lasciare solo un piccolo velo. Solo quando ho finito mi accorgo del disastro che ho fatto: stimolato in quel modo mentre sono eccitato per la mia nudità di fronte alle ragazze e sotto quel sole cocente, il mio cazzo è diventato barzotto e ora, invece di puntare verso terra ha la cappella che indica il mare davanti a me. Mirco non sembra preoccuparsi della cosa e ci dice di tornare stesi come stavamo prima, mentre anche lui si gira per spalmarsi la crema sul cazzo.
Io ho il terrore anche solo di girarmi. Sgattaiolo a passo svelto verso l’asciugamano coprendomi il più che posso con le mani, Mirco se ne accorge e mi rimprovera quando ormai sono arrivato all’asciugamano e posso stendermi, culo all’aria e cazzo ben nascosto tra le mie gambe. La situazione però peggiora: ora che il cazzo tocca l’asciugamano e che sono così su di giri, il pisello non fa che indurirmisi. Sento vicino a me Sara che ridacchia, imbarazzata e divertita al tempo stesso. Recuperando un attimo la serietà e con tono molto conciliante, Sara mi fa: “Ehi, ti è diventato un po’ duro vero? Ci può stare, dopo che te lo sei toccato. Tranquillo, io qualche cazzo l’ho visto, non mi scandalizzo. Girati e fai un profondo respiro, se ti concentri magari smette di essere duro.” Non ci credevo molto, ma senza molte altre alternative obbedii. Chiusi gli occhi e feci alcuni profondi respiri, provando a contenere l’eccitazione. Non so bene quanto tempo passò. Sapevo che tutti potevano vedere il mio cazzo duro e avrei voluto sparire.
A farmi rinvenire furono dei rumori di voci e passi dietro di noi, sulle scalette. Aprii istintivamente gli occhi e la prima cosa che vidi fu il mio pene. Ora stava di sicuro meglio e si stava afflosciando. La tecnica di Sara era stata miracolosamente utile. Eppure quello non era il mio problema in quel momento: chiaramente, stava arrivando qualcuno.
“Ohi, ma che succede oggi! Io avevo iniziato per gioco, ma pare che questo costume addosso non vuole proprio starti!” scherza Mirco. Io replico: “Va be, l’importante è che non si è rotto, ora dammelo.”
“Eh no, chi troppo si spinge in mare aperto, merita una punizione!”
“Dai, smettila di fare il cretino!” faccio io, ma il costume non mi viene ridato. Un po’ spinto da una sincera irritazione, un po’ per voglia di giocare, tolgo le mani dalle parti intime e provo a riprendermi il costume con la forza. Lui è decisamente più alto di me, e gli basta tenere le braccia in alto per rendermi difficile recuperarlo. Proprio quando sto per prenderlo, con mia sorpresa, lo lancia verso Luca. Io sono furioso e perdo quel poco di dignità che mi restava, inalberandomi e gridando a Luca: “Ridammelo!”. Luca non è più alto di me e non avrebbe potuto resistere, ma subito lancia il costume in direzione di Joele. La vergogna mi sale di nuovo a sapere che lei sta guardando il mio pene in questo momento e poi, non posso certo correre nudo contro una ragazza! Ma il gioco finisce lì, perché Joele dice: “Va bene dai, basta così. Però la prossima volta Fede evita di nuotare vicino agli scogli, che mi hai fatto preoccupare.” La voce è così persuasiva che la rabbia mi si scoglie subito e mi scuso con molto imbarazzo. Poi, coprendomi il pacco con le mani (cosa del tutto inutile, visto che ormai tutti avevano avuto modo di vedere) mi avvicino verso di lei, cercando di recuperare la mia dignità. Quello che non mi aspetto è quello che accade subito dopo. Appena le arrivo di fronte, mi fa: “Te lo ridò, purché accetti di partecipare a una sfida!”
“Cosa?” faccio io.
Mirco dice, ridacchiando imbarazzato: “Davvero vuoi farlo?”
“Mi sembra un gioco divertente…”
“Certo, certo. Dicono tutte così.”
Io percepisco una forte carica di erotismo nell’aria, ma sono nudo e spazientito e erompo: “Di che state parlando?”
È Mirco a spiegare: “In pratica, si tratta di un gioco di abilità. Indossando il costume devi riuscire a cambiartelo con le mutande coprendoti con l’asciugamano. Non puoi legarti l’asciugamano sul fianco, quindi devi tenertelo con una mano mentre con l’altra ti cambi. Se l’asciugamano ti cade o in qualche momento ti si vede il pacco nudo hai perso, se riesci a cambiarti senza scoprirti hai vinto.”
Mi viene da ridere: “Ma che idiozia è?”
“Beh, è un gioco cretino da fare in spiaggia se non si ha paura di stare nudi” fa Mirco.
A quanto avrei saputo poi, Joele e Mirco si erano già baciati in un momento in cui si erano appartati da soli. Ora Joele voleva rivedere Mirco nudo. I due, avrebbero scopato quella sera stessa ed erano tipi abbastanza giocherelloni, a cui piaceva inserire nel sesso attività goliardiche simil-sfida. In quel momento, erano tutti e due abbastanza eccitati e Mirco voleva stare nudo davanti alla sua bella. E un modo per farlo senza sembrare dei porci completi era coinvolgere anche noi e rendere il tutto una “gioco” goliardico. Parte di questo desiderio lo percepivo e, d’altra parte, anche io avevo voglia di mostrarmi. Volevo superare il mio imbarazzo infantile e mettermi in mostra davanti alle ragazze. Morivo di invidia verso Mirco, che aveva una tale naturalezza nel provarci e che rendeva tutte così esplicite, mentre io non riuscivo ad attrarre attenzioni. Certo l’imbarazzo era ancora forte, ma in quel momento la voglia prevalse. Non volevo fare il ragazzino che aveva paura, quindi accettai.
“Mirco, tu accetti?” chiese Joele con fare divertito. Ovviamente, Mirco accettò.
“E tu, Luca?”
In Luca forse, il desiderio di stare sulle sue senza far vedere il suo brutto corpo in giro prevaleva ancora decisamente sui suoi ormoni da diciottenne. Tuttavia, in quel momento, aveva capito che anche le ragazze avrebbero giocato e che, se lui partecipava, c’era la possibilità di vedere Sara nuda. Non era particolarmente attratto da lei, non più di quanto sbavasse dietro a qualsiasi altra ragazza almeno, ma per un diciottenne che non aveva mai visto una ragazza nuda al di fuori della sua famiglia, poterlo fare aveva tutto il gusto di una cosa proibita ed eccitante. Completamente preso dai suoi ormoni, Luca accettò.
Joele mi restituisce il costume, io mi giro dando il culo a tutti e lo indosso di nuovo.
Joele precisa: “Ovviamente, come tutti i giochi, se si perde c’è una penitenza”
Io sento puzza di bruciato: “Che penitenza?”
“Se si ci fa vedere nudi mentre si ci sta provando a cambiarsi, il gioco si interrompe e chi ha perso deve restare nudo da quel momento in poi, fino a che non ce ne andiamo da qui stasera. Senza potersi coprire con le mani chiaramente.”
Io sento tutta la potente carica di sessualità che si nasconde in quello che chiaramente non è più un semplice “gioco” goliardico. Dover restare completamente nudi nelle ore restanti, davanti a due ragazze, senza potersi neppure coprire con le mani? Mirco, si vede, avrebbe solo voglia di spogliarsi in quel momento, Joele di vederlo nudo, Luca di vedere nuda Sara. La cosa passa rapidamente da quello che era un incubo per me all’essere una sorta di cosa paradisiaca in cui posso sfogare la tensione sessuale.
Luca è comunque troppo imbarazzato per andare per primo, Mirco anche decide di passare il turno, per cui inizio io. Gli altri si siedono sull’asciugamano che abbiamo messo sulla spiaggia. Sara a destra, poi Joele e infine Luca. Mirco mi passa l’asciugamano in questione: è bianco ed è piuttosto lungo e largo, cosa che non facilita il gioco, perché è più ingombrante da reggere. Mi cingo l’asciugamano intorno al bacino e tengo di due lembi contro il fianco, afferrati insieme dalla mano sinistra (non posso legarmi l’asciugamano intorno alla vita, stando alle regole). Mirco mi lascia le mutande su un piccolo asciugamano verde messo sulla sabbia ai miei piedi, poi va a sedersi anche lui, vicino a Sara. “Quindi devo cambiarmi senza farmi cadere l’asciugamano?” faccio io, un po’ spaesato.
“Sì, devi cambiarti il costume con le mutande e se ti vediamo il pacco nudo hai perso e devi lasciar cadere l’asciugamano” spiega Mirco.
Mi rendo subito conto che la cosa non è facile. La presa che ho sull’asciugamano è già piuttosto insicura e si vede buona parte del mio costume: se non lo avessi in quel momento, mi vedrebbero il cazzo nudo e avrei perso. Da questa situazione devo calarmi il costume, poi piegarmi, afferrare le mutande e in qualche modo indossarle senza far scorgere nulla di quello che ho sotto nel frattempo. Alzo il più possibile su l’asciugamano che mi cinge la vita, ma ho il braccio piegato in modo strano. A quel punto, uso l’altra mano per spingere in basso i pantaloncini-costume. Riesco a tirarli fino oltre lo scroto, mentre Joele mi grida: “Forza, Fede!” Questo mi destabilizza: li guardo. Luca pare pregustare il momento in cui potrà tornare a umiliarmi per la mia nudità, Sara è tutta imbarazzata e mi fissa con certi occhioni quasi impauriti. Joele e Mirco si stanno sinceramente godendo lo spettacolo. E a parte un telo mal poggiato sui miei fianchi sono nudo di fronte a tutti loro. L’imbarazzo mi mette nel panico. Se riuscissi a tirare un altro po’ giù il costume, scenderebbe da solo fino a terra, provo a usare il braccio per afferrare un lembo e tirarlo finalmente giù ma involontariamente do una botta all’asciugamano, che ormai stavo tenendo con solo due dita. L’intero asciugamano cade a terra. Provai subito a recuperarlo, ma l’unica cosa che ottenni piegandomi fu che anche il costume, che ormai era oltre i fianchi, cadesse in malo modo. Poi la voce di Mirco, divertita e autoritaria al tempo stesso: “Fermo! Hai perso!”
Ero completamente nudo, con il costume alle caviglie e l’asciugamano sulla sabbia davanti a due ragazze, il mio migliore amico e Mirco. Ebbi subito una grande vergogna di Sara, che mi stava fissando senza troppo pudore, in silenzio.
“Ti ricordo che non puoi coprirti con le mani” fece Mirco. Io ero rosso di vergogna, ma accettai le regole e posi le mani lungo i fianchi. Poi avanzai oltre l’asciugamano, togliendomi il costume dai piedi. Provavo a darmi un certo tono, come se me ne fregassi, ma interiormente ero pieno di imbarazzo. Mi guardavo sconsolato il non impressionante pene che mi scendeva tra le gambe, appena sovrastato da un po’ di incolta peluria e mi sembrava una vista parecchio volgare, specie di fronte alle ragazze. Luca ridacchiava sempre più, ma, gli lanciai un’occhiataccia: “Se è così facile, vai tu!” Nel frattempo, io mi misi a sedere a bordo dell’asciugamano grande, abbastanza lontano da tutti gli altri, perché mi vergognavo. Mirco tolse il mio costume e le mie mutande di mezzo e li mise nella borsa, chiusi da una cerniera (del resto, fino a che non ce ne fossimo andati, non potevo rivestirmi), poi mise sull’asciugamano verde le mutande di Luca, che nel frattempo si mise l’asciugamano bianco intorno alla vita.
Luca afferrò meglio l’asciugamano rispetto a me, tenendo i due lembi ben fermi da sotto e tenendolo più alto. Inoltre decise di tenerlo con la destra, la sua mano dominante e procedere a spogliarsi con la sinistra. Il suo braccio era coperto dall’asciugamano, ma si intravide come stava facendo scendere il costume con cautela. Visto che Luca era abbastanza grasso, aveva più difficoltà a far sì che il costume arrivasse abbastanza in basso da cadere da solo, ma con un po’ di impegno, ci riuscì: a un certo punto il costume cadde ai suoi piedi. Se ne sbarazzò rapidamente con un calcetto. Ora veniva la parte difficile: doveva piegarsi a raccogliere le mutande. Provò a sporgersi piano piano tenendo più su possibile l’asciugamano. Era buffo, piegato in quel modo e mi venne una risatina. C’era, nel punto dove stava, un sasso poco sotto la sabbia, senza accorgersene Luca sbatté il piede contro il sasso. Già era in una posizione precaria e questo gli fece finire di perdere l’equilibrio. Ebbe un piccolo inciampo: non abbastanza da farlo cadere per terra, ma l’asciugamano sobbalzò rivelando per un istante la parte superiore del suo pene. Tanto bastò perché Mirco urlasse: “Stop! Hai perso! Togliti l’asciugamano.”
“Cosa ma io… ho ancora l’asciugamano addosso!”
“Si è visto per un attimo un pezzetto del tuo pisello. Confermate?”
Tutti lo avevamo visto e annuimmo. Luca si arrese e, molto a malincuore lasciò cadere l’asciugamano. Effettivamente non era un bello spettacolo: un cazzo tozzo, leggermente più lungo del mio, molto peloso e con due palle di notevoli dimensioni e piuttosto volgari. Il tutto sovrastato da un pancione. Cercando di darsi anche lui una dignità che sa di non avere e guardando per terra, Luca va a sedersi sull’asciugamano grande. Anche le sue mutande e il suo costume vengono chiusi.
È il turno di Mirco. Si mette l’asciugamano intorno al ventre, mentre Joele depone le sue mutande per terra, sull’asciugamano verde. Mirco non ha alcun dubbio: con un gesto rapido, tira giù il costume delle gambe e, muovendole un po’, riesce a farlo cadere a terra. Dopodiché si avvicina alle mutande. Invece di piegarsi, ha l’idea di sedersi a terra e afferrarle da seduto. A quel punto, stende le gambe, e può anche liberare l’altra mano, perché l’asciugamano che gli sta sulle gambe gli copre anche le parti intime e riesce da seduto a tirarsi su le mutande fino alle cosce, ma per mettersele sul pacco deve per forza alzarsi. Senza pensarci troppo piega le gambe portando le ginocchia verso il petto, in modo da avere un punto di appoggio per alzarsi. Anche se l’asciugamano gli alza un po’, dalla posizione dove ci troviamo non si scorge cosa c’è sotto. Con un po’ di attenzione, Mirco riesce ad alzarsi senza far cadere l’asciugamano. Si rimette in piedi come se fosse in posa. Ormai è fatta, gli basterebbe tirarsi su le mutande e avrebbe vinto. Ma proprio in quel momento, perde la presa sull’asciugamano, che gli cade ai piedi, rivelando delle mutande ancora cosce sovrastate dal suo pene magnifico. Chiaramente, l’ha fatta apposta a perdere. Mi rendo subito conto che il suo scopo era quello di dimostrare la sua abilità e che avrebbe potuto facilmente vincere e poi perdere pretestuosamente in modo da avere potersi denudare. Tuttavia, in quel momento, sembra quasi sincero quando dice: “Che sbadato! Mi è scivolato l’asciugamano” e guarda Joele con un fare impietosito. Joele nel frattempo ride e si gusta quel corpo meraviglioso con lo sguardo: “Hai perso! Sfilati le mutande! Resti nudo fino a stasera!”
Mirco ha la battuta pronta: “Ti dispiace?”
“No” fa lei divertita e maliziosa.
A me quasi dispiace che abbia voluto perdere in quel modo. Mentre potevo avere la consolazione che almeno Luca avesse un destino più amaro del mio, Mirco sembra perfettamente a suo agio nella nudità. Ha un cazzo non solo notevole ma in un certo modo abbastanza fine, che non sembra volgare ma curato. Le guance mi diventano rosse di invidia.
“Bene! Il gioco è fatto! Andiamo a farci il bagno!” fa Joele.
Luca è confuso: “No aspetta, tocca a voi!”
Mirco interviene subito: “Loro non giocano.”
“Cosa?! Ma non è giusto!”
“E perché no? Mica è obbligatorio giocare. Sei tu che lo hai scelto!” fa Joele.
Luca non sa che ribattere a quella logica. Lui aveva accettato pensando che le ragazze avrebbero giocato, ma dal canto loro le ragazze non avevano mai detto una cosa simile.
“Ma ma… non è giusto! Rivoglio il mio costume!” fa Luca disperato.
“Ormai hai giocato. Visto che hai perso, devi restare nudo fino a che non ce ne andiamo” fa Mirco: “I patti vanno rispettati”
Luca capisce che facendo così perderebbe solo ulteriormente la dignità e decide di stare alle regole.
Andiamo al mare. Io e Luca siamo troppo imbarazzati e ci facciamo un bagno piuttosto tranquillo, provando a nascondere le parti intime sotto l’acqua. Dopo un’oretta risaliamo e ci asciughiamo. Io e Luca ci stendiamo vicini, a pancia all’aria. Da questa posizione, i nostri uccelli sono visibilissimi, ma non abbiamo molte alternative. Protette dai loro costumi, le ragazze si stendono sull’altro lato dell’asciugamano. Sara mi è piuttosto vicina, e il mio cazzo completamente scoperto mi mette molto a disagio. Istintivamente, provo a coprirmi con mani. Mirco mi riprende subito: “Non puoi coprirti, Fede, hai perso!”
Pieno di imbarazzo, obbedisco.
“Ehi Luca, Fede, voi vi siete messi la protezione solare” fa Mirco.
“Sì, prima, quando siamo arrivati” rispondo io.
“Alzatevi un attimo” fa lui. Obbediamo.
Ci spiega: “Ora siete nudi, quindi esponete parti sensibili al sole. Dovete mettervi il protettore sul culo e sulle parti intime.” Prevedendo una nostra possibile obiezione, Mirco taglia corto: “Rischiate di bruciarvi, quindi è un obbligo.” Io avrei voluto chiedergli chi fosse lui per darci degli obblighi, ma non riesco neppure a stare dietro alla sua perentorietà: ha già preso la boccetta del protettore e ci impone: “Su, qui le mani.” Obbediamo. Mirco depone sulle nostre mani un poco di crema, spremendo il contenitore e aggiunge: “Mettetelo su culo e pisello, forza.”
Noi due ci guardiamo imbarazzati. Dalla posizione dove ci troviamo, stiamo dando il culo alle due ragazze stese sull’asciugamano, quindi almeno non vedranno direttamente noi che ci tocchiamo il cazzo. Comunque uno ci prova: “Scusa, non possiamo appartarci sulle scalette?”
“Perdiamo troppo tempo per un po’ di crema, su” fa Mirco, sinceramente spazientito.
“Non siate così pudici” replica Joele alle nostre spalle: “Non fa niente, tanto ormai vi abbiamo visto.”
Un po’ a malincuore, iniziamo a spalmarci la crema sul culo. Mirco prende anche lui un po’ di protettore e inizia a farlo anche lui. Sembra non curarsi del fatto che, dalla sua posizione, sia Joele che Sara possono vedergli il cazzo. A un certo punto ci impone persino di girarci per vedere se ce lo eravamo messi bene. Ormai, non abbiamo più molta dignità da difendere, quindi ci giriamo, mostrando di nuovo i nostri cazzi alle due ragazze stese a prendere il sole. Mirco è soddisfatto e ci fa girare di nuovo, dandoci altro protettore.
“Ora sul davanti, forza!”
Questo mi terrorizza. Devo toccarmi il cazzo davanti a Mirco e con due ragazze alle mie spalle. Ma anche se decidessimo di andare dietro le ragazze sarebbe peggio, perché nulla vieta che possano sbirciare. Per cui va fatto lì. Timidamente, inizio a spalmare con due dita la crema sull’asta. “Fede, mettitela bene, copri tutto quanto: devi massaggiare finché non si assorbe” fa Mirco, che pare assai divertito dalla nostra umiliazione. Io obbedisco quasi per semplice automatismo e, allargando la mano, spalmo per bene la crema su tutta l’asta, sulle palle e sul prepuzio. Lo faccio con il vigore necessario affinché essa si assorba, fino a lasciare solo un piccolo velo. Solo quando ho finito mi accorgo del disastro che ho fatto: stimolato in quel modo mentre sono eccitato per la mia nudità di fronte alle ragazze e sotto quel sole cocente, il mio cazzo è diventato barzotto e ora, invece di puntare verso terra ha la cappella che indica il mare davanti a me. Mirco non sembra preoccuparsi della cosa e ci dice di tornare stesi come stavamo prima, mentre anche lui si gira per spalmarsi la crema sul cazzo.
Io ho il terrore anche solo di girarmi. Sgattaiolo a passo svelto verso l’asciugamano coprendomi il più che posso con le mani, Mirco se ne accorge e mi rimprovera quando ormai sono arrivato all’asciugamano e posso stendermi, culo all’aria e cazzo ben nascosto tra le mie gambe. La situazione però peggiora: ora che il cazzo tocca l’asciugamano e che sono così su di giri, il pisello non fa che indurirmisi. Sento vicino a me Sara che ridacchia, imbarazzata e divertita al tempo stesso. Recuperando un attimo la serietà e con tono molto conciliante, Sara mi fa: “Ehi, ti è diventato un po’ duro vero? Ci può stare, dopo che te lo sei toccato. Tranquillo, io qualche cazzo l’ho visto, non mi scandalizzo. Girati e fai un profondo respiro, se ti concentri magari smette di essere duro.” Non ci credevo molto, ma senza molte altre alternative obbedii. Chiusi gli occhi e feci alcuni profondi respiri, provando a contenere l’eccitazione. Non so bene quanto tempo passò. Sapevo che tutti potevano vedere il mio cazzo duro e avrei voluto sparire.
A farmi rinvenire furono dei rumori di voci e passi dietro di noi, sulle scalette. Aprii istintivamente gli occhi e la prima cosa che vidi fu il mio pene. Ora stava di sicuro meglio e si stava afflosciando. La tecnica di Sara era stata miracolosamente utile. Eppure quello non era il mio problema in quel momento: chiaramente, stava arrivando qualcuno.
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