La Regina sul Trono
di
Clisterium
genere
dominazione
LA REGINA SUL TRONO.
So che sapevi che lo avremmo fatto. Ho preferito dirtelo nel pomeriggio, giusto per farti macerare nel pensiero ossessivo, sapevi che avremmo chiuso la serata con un clistere erotico e punitivo, fondamentalmente entrambe le cose. L'ombra di preoccupazione sul tuo viso accentuata dai raggi del sole al tramonto ti regala un'espressione più fascinosa.
Avverto il tuo respiro irregolare quando ti abbraccio, sei impercettibilmente sudata. Impercettibilmente, che per te è già tanto. Ho capito già da un pezzo che il giogo del pudore è ben più pesante del dolore. L'ho capito quando agli inizi tentavi di rifuggire il mio sguardo mentre esplodevi nei tuoi orgasmi squassanti, con la tua faccia vorace che tentavi di coprire nei cuscini, scoprendo l’estasi del piacere.
O quella volta in cui ti ho penetrato il buchino con una certa prolungata veemenza, te l'ho taciuto in quel momento, ma sul mio pene le tracce non erano "solo" di umori. Ricordo di avertelo detto poco dopo all'esplodere del tuo orgasmo mentre mungevo il tuo clito. Te l'ho detto mentre sussultavi per il piacere come Un sismografo impazzito, ma una lacrima rigava il tuo volto
La tua femminilità mi ha fatto assurdamente dubitare del tuo naturale espletamento della funzioni fisiologiche, quasi ne fossi esentata per un omaggio della natura alla tua eleganza. Reggicalze culottes di pizzo nero ho scelto il nero sei ancora abbastanza poco abbronzata che il nero valorizza il tuo incarnato latteo. Mani e ginocchia sul letto, niente polsiere, al momento.
Ti accarezzo la pelle con le dita sulla tua schiena, tracciando linee invisibili, onoro con la bocca il compasso dei tuoi glutei, tolgo le coulottes e ti annuso nella terra di mezzo tra il tuo paradiso vaginale è quello anale. Ti onoro perché la tua pelle, il tuo culo la tue labbra già umide meritano un trattamento imperiale.
E perché il salto a schiava che subirà un clistere e verrà deprivata del suo pudore nel viverne le conseguenze sarà più forte. Ho lasciato appositamente la peretta davanti ai tuoi occhi, la pelle d'oca Imperia la curva delle tue natiche e mi sembra di sentire quasi l'odore della tensione che acidifica quello tuo solitamente dolce. Un ceffone ti preannuncia il cambio di scenario. "Cucciola, ci siamo, è ora di sistemare il tuo pancino" la tua dolcezza del tono è in realtà un grimaldello subdolo.
Non voglio offrirti la sponda della odiosità, sarebbe un velo al tuo pudore leso, sarebbe un ronzio che disturberebbe la sinfonia del tuo imbarazzo che sarà invece forte e mitigata dal tuo piacere. O rafforzata, chissà. Alla pronuncia della mie parole il bocciolo del tuo sfintere si è contratto in un sussulto di timore. Ci ho poggiato un polpastrello e mi è sembrato di sentirlo pulsare. Un gemito ha accompagnato l'ingresso della prima falange. Strettina.
Ti faccio mettere seduta, le guance rosse non solo per la posizione. "Camomilla, quello che ci vuole per un effetto rilassante" pronunciò col tono prescrittivo di un professionista medico. "Certo - continuo - con un tono decisamente meno formale - sarai piuttosto rumorosa, diciamo, ma pazienza, vuol dire che conoscerò anche questo tuo aspetto diciamo scoppiettante". Non ho bisogno di bloccarti, le mie dita che si muovono in sincrono con le mie parole impugnando il clito rendono superfluo ogni altro accorgimento.
Ci sciogliamo in un abbraccio e per un attimo vacillò dalla crudeltà del mio intento. Ma il contatto col tuo corpo elettrizza i miei sensi. "Mani e ginocchia sul letto adesso, però" lo dico con meno freddezza di quanta volessi ma lo fai. Accarezzo le tue cosce da dietro ma è solo un breve diversivo per allargare le tue natiche, mi agevoli obbediente, poi getto appositamente sul letto non lontano dalla tua portata d'occhi, il gel che ho usato per lubrificarti.
Nel silenzio irreale anche il mio alzarsi dal letto è rumoroso, ma rimani impassibile. Le dita dei tuoi piedini si muovono appena. Appena immergo la peretta nella bacinella con la camomilla sussulti invece. "È caldina, ma non ti farà troppo male" poi bacio con genuina tenerezza il tuo aureo cofanetto gluteo. Non mi va di infierire sulla tua carne tremante, distolgo addirittura lo sguardo per evitare di farmi corrompere.
Sei contratta e mi impedisci probabilmente involontariamente di procedere. Il ceffone sul culetto mi parte a malincuore, poi capisco che le serrature più toste vanno scardinate anche oliandole. Ti concedo un omaggio all'altezza dell'intimità che ti ruberò. Ti ordino di tenere larghe le natiche con due mani. Temi ti infilzi con la cannula invece senti sulle tue crespe la mia lingua ruvida e infingarda, che convince i tuoi petali ad allargarsi. Sanno che la mia lingua li tradirà, ma non possono fare a meno di allargarsi.
ll tuo sguardo ha tradito le intenzioni di reggere il mio. Si è abbassato alla mia seconda frase. Le tue labbra sono serrate in un sorriso tirato, una smorfia di terrore più che altro. Le altre tue labbra si fanno penetrare come burro caldo e le mie dita sono sempre più bagnate di te. Sei un capolavoro di contraddizione.
Ti sollevo il mento, deve essere chiaro che il gioco e la punizione iniziano prima della materiale esecuzione. "Vedi, godo nell' incidere la scorza della tua naturale eleganza, raffinatezza, e tirare fuori il tuo aspetto animalesco, scrutarti nelle tue funzioni così basse ma vitali. " Mi nutro del rossore incipiente delle tue guance. " Sento la tua paura, ma stai tranquilla, sarò con te anche quando sarai seduta sul wc e la signorina inappuntabile cederà il passo beh ... Ti lascio immaginare".
Faccio una pausa lunga ed ascolto il tuo respiro che accelera, ti stringo una mano per tranquillizzarti. Poi abbandono il tuo sguardo solo per sussurrarti all’orecchio, che penetro un attimo con la lingua per assaggiare la tua pelle tesissima. "Ricordi quando eri contratta e da fuori sembravi la tipica spaesata? sembravi inespugnabile dalla tua paura eppoi invece ti sei convinta a mugolare e implorarmi di farti venire?." Torno sui tuoi occhi, non mi perderei il tuo sguardo per nulla al mondo.
Ti lascio fermentare nel silenzio, impastando il tuo clitoride come per dare forma alla tua resa. "Dovrai rassegnarti ad espletare le tue funzioni davanti a me, con i miei occhi che penetrano i tuoi, sarò un medico severo, ma anche dolce, ti terrò le mani, rovisterò nei tuoi odori e rumori più imbarazzanti e segreti. Sarò spietato ma anche dolce con la bimba paurosa." Ho pronunciato tutto in crescendo ed ho quasi il fiatone. La tua espressione paralizzata mi è un'oasi per la mia bramosia, infatti riprendo con una lucida perfidia.
" Infatti ora mi dirai cosa succederà, me lo dirai con le parole di una bimba, su dai, ti tengo le mani"
La paura ha reso la tua voce flebile, parli davvero col timbro di una bimba. "Beh mi farai, mi farai, un clistere". "Questo lo dicono i grandi tu parla come una bimba" ti interrompo come se rimproverassi una bimba, appunto.
"Ri...riempirai di acqua il mio ... Il mio.. culetto", adesso tremi e trattengo il respiro per non turbarti, ti accarezzo solo i capelli.
"Eppoi"- dico stavolta con sincera dolcezza.
"Eppoi resterai con me anche quando devo andare in... in..." Non ho bisogno di usare parole per redarguirti, il mio sguardo ti fa capire che stai provando a girare al largo, la carezza diventa una stretta sui capelli.
" Resterai con me quando... quando...faccio la cacca" la tua frase non dura 15 interminabili secondi. Mi godo ogni singola sillaba, ti costringo con la bocca contro la mia un attimo prima che scoppi in un un accesso di pianto. Mi gemi in bocca.
Immaginavo di doverti titillare il buchetto del culo con la lingua invece sei tu che avviluppi la mia lingua. Mi sembra di arare i tuoi solchi più intimi, saggiare il tuo sapore più sconosciuto. Ti succhio forte prima di staccarmi di colpo da te e contemplare il tuo buchino arrossato, conscio forse più di te di ciò che sta per avvenire.
Ti lascio una carezza sulla schiena di cui spero farai tesoro che la mia crudeltà che proverai su di te è qualcosa di inscindibile dal nostro rapporto, pressappoco come il tuo miele che sgorga dalla tua vulva mentre sai ciò che stai per subire. La canna entra più facilmente del previsto la vedo affondare fluidamente. Semmai la tua reazione subito dopo è di ribellione inattesa. Ti sposti in avanti quasi coricandovi. Così sono costretto a forzare la mia mano a coppa sulla tua patatina, con la rudezza necessaria.
Poi ti assesto una sculacciata forte. Le bimbe ribelli soffrono solo di più. E non mutano il loro destino. Non ti sposti più, ma tremi così ti accarezzo con una mano mentre reggo la peretta. Lo faccio per consolarti ma anche per impartirti ciò che devo. Tu non saprai mai dove finisce la tenerezza e inizia il cinismo chirurgico. E forse neanche io.
Parto accarezzandoti il clito e infilando due dita nelle patatina per accelerare il piacere… e quando l’orgasmo stà per arrivare…spremo la peretta e non ho bisogno di aspettare un tuo gemito di piacere, non mi fermo, continua a masturbarti e a spremere. E’ il nostro PERETTA ORGASMO. Continuo nel massaggio ed ecco che subito un altro orgasmo arriva e spremo di nuovo, stavolta LA PERETTA ORGASMO è più intenso e forte. "Per favore" sussurri. "Signore ne voglio almeno tre …La prego". Sudi così tanto che asciugo con una carezza il tuo sudore sulla schiena, un atto intimo che ti piace molto ma che anticipa ciò che accadrà dopo con altri fluidi del tuo corpo.
La peretta vuota la lascio dentro, da buon amante deposito due baci su ogni natica. Poi da adempiente medico torno alla severità e impugno il tuo clito. "Ora tirerò fuori la peretta, tu trattieni forte forte, capito cucciola" non minaccio punizioni per evitare che la tua agitazione ti faccia paradossalmente cedere. Tiro fuori la peretta di colpo poi poggio un dito sul tuo pertugio che si richiude efficacemente, una goccia scorre fuori. Sarà stata sulla cannula, hai un attimo di terrore, sorrido pensando a quanto tra poco scenderai negli abissi del terrore. Partecipo alla tua sofferenza con una bacio alla base della schiena.
Ho deciso di farti un ultima peretta, la più copiosa. Stavolta mi basta solo sussurrarti dietro il tuo orecchio. "Cucciola - con un po' di autentica dolcezza - adesso devi rilassarti ma appena senti la cannula entrare devi stringere forte. Dipende da te. Ti tengo la mano" dopo l'accettazione del giogo e le prime perette siamo ancora meno vittima e carnefice e molto più complici al soldo di un mandante spregiudicate : il piacere, perverso.
Non resisto alla tentazione però di riempire la peretta a metà, agitandola, entrerà anche un po' d'aria, ti farà un po' male e soprattutto renderà la penitenza ancora più umiliante.
La spremo più bruscamente e tu resisti stoicamente come le bimbe che più che un clistere subiscono una iniezione.
La tiro fuori senza avvertirti, sgorga solo la solita goccia impertinente. Ti sussurro "brava" con piena e sincera soddisfazione, gratificandoli con bacio sulla nuca. E vengo a guardarti negli occhi. Un gorgoglio poco delicato turba il tuo sguardo trasformando in zampilli le venuzze delle tue iridi. Ti lecco il naso, condivideremo altri tuoi rumori , devi abituarti tesoro, lo leggi nella mia faccia non ho bisogno di dirtelo.
Carezzo i tuoi seni, i tuoi capezzoli stanno decisamente dalla mia parte, sono turgidi, e sussulti appena li sfioro con il taglio della mano. Scendo sulla tua pancia contratta, mentre ti rifugi con la faccia nel mio collo. "Cucciola, dai che sei bravissima" sono le parole con cui indoro la pillola amara della quarta peretta. Niente trucchetti sul riempimento, ho solo dovuto essere più brusco nell' inserirla nel tuo buchino contratto, tanto quanto ho dovuto essere delicato nell'estrarla.
Cominci a gemere a intervalli sempre minori e il tempo che rimane dobbiamo impiegarlo al meglio. "Cucciola devi essere forte ancora per un po', mi fido di te, e tra poco te lo dimostrerò". Passo la lingua sulla curva dei tuoi glutei. Disegno cerchi concentrici sempre più stretti e pericolamente vicini al solco sudato e contratto. Maledizione, la natura ti ha donato un sudore con un ph che incredibilmente non disturba l'olfatto.
Ti stai eccitando, fondamentalmente non hai smesso di esserlo ma sembri avviarti lungo la strada di un altro orgasmo. Io non sono il tuo persecutore sono la voce dei tuoi desideri più reconditi e inconfessabili. Oltre che dei miei. Tossisci di proposito, come a volerti giustificare di parlare senza essere interpellata. "Per favore, per f." Arrivi a dire prima che la mia lingua sulle piegoline blindate del tuo sfintere ti faccia schioccare un "no" assieme stizzito e disperato.
Essere il tuo dominus ha anche degli obblighi, non mi va di stare sul piedistallo del datore di ordini, fiacco e testo la tua resistenza mettendoci la faccia, in tutti i sensi. Come in guerra, in prima linea il rispetto voglio guadagnarlo con la stima prima che col timore indotto. So che stai resistendo più per me che per te. Continuo a leccarti quando ti ritrai e scatti in piedi. Sembri non trovare le parole, allora ti aiuto io "cucciola, cosa c'è non vergognarti, parla, ti ascolto". "Non c'è la faccio, posso andare in bagno?" Lo reciti come una formuletta a memoria. Non è il caso di infierire così vado al dunque dicendoti" Cucciola certo, se dici chiaramente perché e cosa devi andare a fare in bagno ti accontento". "Devo fare la cacca, mi scappa, mi scappa" l'intonazione infantile che si sprigiona dalle prigioni del tuo pudore ti rende dolce e sexy al tempo stesso. Mano nella mano ti accompagno in bagno.
Tengo le tue mani e mi accovaccio davanti a te, occhi negli occhi. Sai che devi chiedermi il permesso di svuotarti appena sei al limite ed ancora evidentemente resisti, anche se sudi dalla fronte, e stai quasi per crollare in un pianto. E sei sempre incessantemente bagnata. Così mi alzo e senza fronzoli ti offro il mio scettro. E ti guardo. Incredibile, anche seduta sul water hai un eleganza principesca. Mi annusi, i tuoi occhi risplendono di sensualità e della sottile spocchia delle nate aristocratiche.
Col mio-tuo scettro davanti torni regina. Diventerai schiava tra pochissimo, costretta a liberarti con i miei occhi fissi nei tuoi. Poi chissà, se sarai brava ritornerai regina. Mi sposto e torno accovacciato, dopo torniamo a giocare, adesso non devono esserci altre interferenze. Impallidisci e arrossisci, ma non di piacere, lo capisco.
"Devo farla". Cucciola, sono con te, non posso devi resistere 60 secondi, ce la farai anche perchè la mia mano scivola tra le tue gambe e si piazza a coppa contro il tuo buchino. Mi tieni con una mano e sembri una scialuppa in mezzo alla tempesta. Con l'altra torno a masturbarti. "Conta tu, voglio godermi la tua voce strozzata se vai veloce ricominciamo".
Uno...duuue (devi aver represso uno stimolo forte...tre...quattro...CINQUE, urli in falsetto forse per il terrore di cedere, sei ...settee (un mugolio tradisce il tuo piacere sfacciato... Ti preg... Otto...noove.
Dai Cucciola, resisti fino a 60, conti con la voce spettrale e con le lacrime che ormai sgorgano silenziose ma copiose. Tolgo la mano, aspetti un mio assenso poi esplodi. Uno scroscio liquido, come se si fosse rotta una brocca d'acqua seguito dal rumore inconfondibile delle tue viscere che versano il loro fisiologico contenuto. Violentemente.
Ti starai maledicendo per non aver svuotato il tuo intestino prima e esserti fatta sorprendere piena. Le tue mani hanno quasi stritolato le mie, ora invece ti stai afflosciando, umiliata dall'odore acre che pervade la stanza appena mitigato dalla fragranza delle camomilla. Ti accarezzo, e torno nella tua caverna ancora assurdamente gocciolante. Ti masturbo dolcemente, una puzzetta rumorosa fa morire il tuo sguardo nel mio, ci baciamo con flemmatica passione.
Mungo il tuo clito, ed appena lo prendo ad uncino infilando due dita ti abbandoni al tuo orgasmo più soave che ricordi.
Questo è il nostro PERETTA ORGASMO….è in nostro NOI sule NOSTRO TETTO DEL MONDO.
So che sapevi che lo avremmo fatto. Ho preferito dirtelo nel pomeriggio, giusto per farti macerare nel pensiero ossessivo, sapevi che avremmo chiuso la serata con un clistere erotico e punitivo, fondamentalmente entrambe le cose. L'ombra di preoccupazione sul tuo viso accentuata dai raggi del sole al tramonto ti regala un'espressione più fascinosa.
Avverto il tuo respiro irregolare quando ti abbraccio, sei impercettibilmente sudata. Impercettibilmente, che per te è già tanto. Ho capito già da un pezzo che il giogo del pudore è ben più pesante del dolore. L'ho capito quando agli inizi tentavi di rifuggire il mio sguardo mentre esplodevi nei tuoi orgasmi squassanti, con la tua faccia vorace che tentavi di coprire nei cuscini, scoprendo l’estasi del piacere.
O quella volta in cui ti ho penetrato il buchino con una certa prolungata veemenza, te l'ho taciuto in quel momento, ma sul mio pene le tracce non erano "solo" di umori. Ricordo di avertelo detto poco dopo all'esplodere del tuo orgasmo mentre mungevo il tuo clito. Te l'ho detto mentre sussultavi per il piacere come Un sismografo impazzito, ma una lacrima rigava il tuo volto
La tua femminilità mi ha fatto assurdamente dubitare del tuo naturale espletamento della funzioni fisiologiche, quasi ne fossi esentata per un omaggio della natura alla tua eleganza. Reggicalze culottes di pizzo nero ho scelto il nero sei ancora abbastanza poco abbronzata che il nero valorizza il tuo incarnato latteo. Mani e ginocchia sul letto, niente polsiere, al momento.
Ti accarezzo la pelle con le dita sulla tua schiena, tracciando linee invisibili, onoro con la bocca il compasso dei tuoi glutei, tolgo le coulottes e ti annuso nella terra di mezzo tra il tuo paradiso vaginale è quello anale. Ti onoro perché la tua pelle, il tuo culo la tue labbra già umide meritano un trattamento imperiale.
E perché il salto a schiava che subirà un clistere e verrà deprivata del suo pudore nel viverne le conseguenze sarà più forte. Ho lasciato appositamente la peretta davanti ai tuoi occhi, la pelle d'oca Imperia la curva delle tue natiche e mi sembra di sentire quasi l'odore della tensione che acidifica quello tuo solitamente dolce. Un ceffone ti preannuncia il cambio di scenario. "Cucciola, ci siamo, è ora di sistemare il tuo pancino" la tua dolcezza del tono è in realtà un grimaldello subdolo.
Non voglio offrirti la sponda della odiosità, sarebbe un velo al tuo pudore leso, sarebbe un ronzio che disturberebbe la sinfonia del tuo imbarazzo che sarà invece forte e mitigata dal tuo piacere. O rafforzata, chissà. Alla pronuncia della mie parole il bocciolo del tuo sfintere si è contratto in un sussulto di timore. Ci ho poggiato un polpastrello e mi è sembrato di sentirlo pulsare. Un gemito ha accompagnato l'ingresso della prima falange. Strettina.
Ti faccio mettere seduta, le guance rosse non solo per la posizione. "Camomilla, quello che ci vuole per un effetto rilassante" pronunciò col tono prescrittivo di un professionista medico. "Certo - continuo - con un tono decisamente meno formale - sarai piuttosto rumorosa, diciamo, ma pazienza, vuol dire che conoscerò anche questo tuo aspetto diciamo scoppiettante". Non ho bisogno di bloccarti, le mie dita che si muovono in sincrono con le mie parole impugnando il clito rendono superfluo ogni altro accorgimento.
Ci sciogliamo in un abbraccio e per un attimo vacillò dalla crudeltà del mio intento. Ma il contatto col tuo corpo elettrizza i miei sensi. "Mani e ginocchia sul letto adesso, però" lo dico con meno freddezza di quanta volessi ma lo fai. Accarezzo le tue cosce da dietro ma è solo un breve diversivo per allargare le tue natiche, mi agevoli obbediente, poi getto appositamente sul letto non lontano dalla tua portata d'occhi, il gel che ho usato per lubrificarti.
Nel silenzio irreale anche il mio alzarsi dal letto è rumoroso, ma rimani impassibile. Le dita dei tuoi piedini si muovono appena. Appena immergo la peretta nella bacinella con la camomilla sussulti invece. "È caldina, ma non ti farà troppo male" poi bacio con genuina tenerezza il tuo aureo cofanetto gluteo. Non mi va di infierire sulla tua carne tremante, distolgo addirittura lo sguardo per evitare di farmi corrompere.
Sei contratta e mi impedisci probabilmente involontariamente di procedere. Il ceffone sul culetto mi parte a malincuore, poi capisco che le serrature più toste vanno scardinate anche oliandole. Ti concedo un omaggio all'altezza dell'intimità che ti ruberò. Ti ordino di tenere larghe le natiche con due mani. Temi ti infilzi con la cannula invece senti sulle tue crespe la mia lingua ruvida e infingarda, che convince i tuoi petali ad allargarsi. Sanno che la mia lingua li tradirà, ma non possono fare a meno di allargarsi.
ll tuo sguardo ha tradito le intenzioni di reggere il mio. Si è abbassato alla mia seconda frase. Le tue labbra sono serrate in un sorriso tirato, una smorfia di terrore più che altro. Le altre tue labbra si fanno penetrare come burro caldo e le mie dita sono sempre più bagnate di te. Sei un capolavoro di contraddizione.
Ti sollevo il mento, deve essere chiaro che il gioco e la punizione iniziano prima della materiale esecuzione. "Vedi, godo nell' incidere la scorza della tua naturale eleganza, raffinatezza, e tirare fuori il tuo aspetto animalesco, scrutarti nelle tue funzioni così basse ma vitali. " Mi nutro del rossore incipiente delle tue guance. " Sento la tua paura, ma stai tranquilla, sarò con te anche quando sarai seduta sul wc e la signorina inappuntabile cederà il passo beh ... Ti lascio immaginare".
Faccio una pausa lunga ed ascolto il tuo respiro che accelera, ti stringo una mano per tranquillizzarti. Poi abbandono il tuo sguardo solo per sussurrarti all’orecchio, che penetro un attimo con la lingua per assaggiare la tua pelle tesissima. "Ricordi quando eri contratta e da fuori sembravi la tipica spaesata? sembravi inespugnabile dalla tua paura eppoi invece ti sei convinta a mugolare e implorarmi di farti venire?." Torno sui tuoi occhi, non mi perderei il tuo sguardo per nulla al mondo.
Ti lascio fermentare nel silenzio, impastando il tuo clitoride come per dare forma alla tua resa. "Dovrai rassegnarti ad espletare le tue funzioni davanti a me, con i miei occhi che penetrano i tuoi, sarò un medico severo, ma anche dolce, ti terrò le mani, rovisterò nei tuoi odori e rumori più imbarazzanti e segreti. Sarò spietato ma anche dolce con la bimba paurosa." Ho pronunciato tutto in crescendo ed ho quasi il fiatone. La tua espressione paralizzata mi è un'oasi per la mia bramosia, infatti riprendo con una lucida perfidia.
" Infatti ora mi dirai cosa succederà, me lo dirai con le parole di una bimba, su dai, ti tengo le mani"
La paura ha reso la tua voce flebile, parli davvero col timbro di una bimba. "Beh mi farai, mi farai, un clistere". "Questo lo dicono i grandi tu parla come una bimba" ti interrompo come se rimproverassi una bimba, appunto.
"Ri...riempirai di acqua il mio ... Il mio.. culetto", adesso tremi e trattengo il respiro per non turbarti, ti accarezzo solo i capelli.
"Eppoi"- dico stavolta con sincera dolcezza.
"Eppoi resterai con me anche quando devo andare in... in..." Non ho bisogno di usare parole per redarguirti, il mio sguardo ti fa capire che stai provando a girare al largo, la carezza diventa una stretta sui capelli.
" Resterai con me quando... quando...faccio la cacca" la tua frase non dura 15 interminabili secondi. Mi godo ogni singola sillaba, ti costringo con la bocca contro la mia un attimo prima che scoppi in un un accesso di pianto. Mi gemi in bocca.
Immaginavo di doverti titillare il buchetto del culo con la lingua invece sei tu che avviluppi la mia lingua. Mi sembra di arare i tuoi solchi più intimi, saggiare il tuo sapore più sconosciuto. Ti succhio forte prima di staccarmi di colpo da te e contemplare il tuo buchino arrossato, conscio forse più di te di ciò che sta per avvenire.
Ti lascio una carezza sulla schiena di cui spero farai tesoro che la mia crudeltà che proverai su di te è qualcosa di inscindibile dal nostro rapporto, pressappoco come il tuo miele che sgorga dalla tua vulva mentre sai ciò che stai per subire. La canna entra più facilmente del previsto la vedo affondare fluidamente. Semmai la tua reazione subito dopo è di ribellione inattesa. Ti sposti in avanti quasi coricandovi. Così sono costretto a forzare la mia mano a coppa sulla tua patatina, con la rudezza necessaria.
Poi ti assesto una sculacciata forte. Le bimbe ribelli soffrono solo di più. E non mutano il loro destino. Non ti sposti più, ma tremi così ti accarezzo con una mano mentre reggo la peretta. Lo faccio per consolarti ma anche per impartirti ciò che devo. Tu non saprai mai dove finisce la tenerezza e inizia il cinismo chirurgico. E forse neanche io.
Parto accarezzandoti il clito e infilando due dita nelle patatina per accelerare il piacere… e quando l’orgasmo stà per arrivare…spremo la peretta e non ho bisogno di aspettare un tuo gemito di piacere, non mi fermo, continua a masturbarti e a spremere. E’ il nostro PERETTA ORGASMO. Continuo nel massaggio ed ecco che subito un altro orgasmo arriva e spremo di nuovo, stavolta LA PERETTA ORGASMO è più intenso e forte. "Per favore" sussurri. "Signore ne voglio almeno tre …La prego". Sudi così tanto che asciugo con una carezza il tuo sudore sulla schiena, un atto intimo che ti piace molto ma che anticipa ciò che accadrà dopo con altri fluidi del tuo corpo.
La peretta vuota la lascio dentro, da buon amante deposito due baci su ogni natica. Poi da adempiente medico torno alla severità e impugno il tuo clito. "Ora tirerò fuori la peretta, tu trattieni forte forte, capito cucciola" non minaccio punizioni per evitare che la tua agitazione ti faccia paradossalmente cedere. Tiro fuori la peretta di colpo poi poggio un dito sul tuo pertugio che si richiude efficacemente, una goccia scorre fuori. Sarà stata sulla cannula, hai un attimo di terrore, sorrido pensando a quanto tra poco scenderai negli abissi del terrore. Partecipo alla tua sofferenza con una bacio alla base della schiena.
Ho deciso di farti un ultima peretta, la più copiosa. Stavolta mi basta solo sussurrarti dietro il tuo orecchio. "Cucciola - con un po' di autentica dolcezza - adesso devi rilassarti ma appena senti la cannula entrare devi stringere forte. Dipende da te. Ti tengo la mano" dopo l'accettazione del giogo e le prime perette siamo ancora meno vittima e carnefice e molto più complici al soldo di un mandante spregiudicate : il piacere, perverso.
Non resisto alla tentazione però di riempire la peretta a metà, agitandola, entrerà anche un po' d'aria, ti farà un po' male e soprattutto renderà la penitenza ancora più umiliante.
La spremo più bruscamente e tu resisti stoicamente come le bimbe che più che un clistere subiscono una iniezione.
La tiro fuori senza avvertirti, sgorga solo la solita goccia impertinente. Ti sussurro "brava" con piena e sincera soddisfazione, gratificandoli con bacio sulla nuca. E vengo a guardarti negli occhi. Un gorgoglio poco delicato turba il tuo sguardo trasformando in zampilli le venuzze delle tue iridi. Ti lecco il naso, condivideremo altri tuoi rumori , devi abituarti tesoro, lo leggi nella mia faccia non ho bisogno di dirtelo.
Carezzo i tuoi seni, i tuoi capezzoli stanno decisamente dalla mia parte, sono turgidi, e sussulti appena li sfioro con il taglio della mano. Scendo sulla tua pancia contratta, mentre ti rifugi con la faccia nel mio collo. "Cucciola, dai che sei bravissima" sono le parole con cui indoro la pillola amara della quarta peretta. Niente trucchetti sul riempimento, ho solo dovuto essere più brusco nell' inserirla nel tuo buchino contratto, tanto quanto ho dovuto essere delicato nell'estrarla.
Cominci a gemere a intervalli sempre minori e il tempo che rimane dobbiamo impiegarlo al meglio. "Cucciola devi essere forte ancora per un po', mi fido di te, e tra poco te lo dimostrerò". Passo la lingua sulla curva dei tuoi glutei. Disegno cerchi concentrici sempre più stretti e pericolamente vicini al solco sudato e contratto. Maledizione, la natura ti ha donato un sudore con un ph che incredibilmente non disturba l'olfatto.
Ti stai eccitando, fondamentalmente non hai smesso di esserlo ma sembri avviarti lungo la strada di un altro orgasmo. Io non sono il tuo persecutore sono la voce dei tuoi desideri più reconditi e inconfessabili. Oltre che dei miei. Tossisci di proposito, come a volerti giustificare di parlare senza essere interpellata. "Per favore, per f." Arrivi a dire prima che la mia lingua sulle piegoline blindate del tuo sfintere ti faccia schioccare un "no" assieme stizzito e disperato.
Essere il tuo dominus ha anche degli obblighi, non mi va di stare sul piedistallo del datore di ordini, fiacco e testo la tua resistenza mettendoci la faccia, in tutti i sensi. Come in guerra, in prima linea il rispetto voglio guadagnarlo con la stima prima che col timore indotto. So che stai resistendo più per me che per te. Continuo a leccarti quando ti ritrai e scatti in piedi. Sembri non trovare le parole, allora ti aiuto io "cucciola, cosa c'è non vergognarti, parla, ti ascolto". "Non c'è la faccio, posso andare in bagno?" Lo reciti come una formuletta a memoria. Non è il caso di infierire così vado al dunque dicendoti" Cucciola certo, se dici chiaramente perché e cosa devi andare a fare in bagno ti accontento". "Devo fare la cacca, mi scappa, mi scappa" l'intonazione infantile che si sprigiona dalle prigioni del tuo pudore ti rende dolce e sexy al tempo stesso. Mano nella mano ti accompagno in bagno.
Tengo le tue mani e mi accovaccio davanti a te, occhi negli occhi. Sai che devi chiedermi il permesso di svuotarti appena sei al limite ed ancora evidentemente resisti, anche se sudi dalla fronte, e stai quasi per crollare in un pianto. E sei sempre incessantemente bagnata. Così mi alzo e senza fronzoli ti offro il mio scettro. E ti guardo. Incredibile, anche seduta sul water hai un eleganza principesca. Mi annusi, i tuoi occhi risplendono di sensualità e della sottile spocchia delle nate aristocratiche.
Col mio-tuo scettro davanti torni regina. Diventerai schiava tra pochissimo, costretta a liberarti con i miei occhi fissi nei tuoi. Poi chissà, se sarai brava ritornerai regina. Mi sposto e torno accovacciato, dopo torniamo a giocare, adesso non devono esserci altre interferenze. Impallidisci e arrossisci, ma non di piacere, lo capisco.
"Devo farla". Cucciola, sono con te, non posso devi resistere 60 secondi, ce la farai anche perchè la mia mano scivola tra le tue gambe e si piazza a coppa contro il tuo buchino. Mi tieni con una mano e sembri una scialuppa in mezzo alla tempesta. Con l'altra torno a masturbarti. "Conta tu, voglio godermi la tua voce strozzata se vai veloce ricominciamo".
Uno...duuue (devi aver represso uno stimolo forte...tre...quattro...CINQUE, urli in falsetto forse per il terrore di cedere, sei ...settee (un mugolio tradisce il tuo piacere sfacciato... Ti preg... Otto...noove.
Dai Cucciola, resisti fino a 60, conti con la voce spettrale e con le lacrime che ormai sgorgano silenziose ma copiose. Tolgo la mano, aspetti un mio assenso poi esplodi. Uno scroscio liquido, come se si fosse rotta una brocca d'acqua seguito dal rumore inconfondibile delle tue viscere che versano il loro fisiologico contenuto. Violentemente.
Ti starai maledicendo per non aver svuotato il tuo intestino prima e esserti fatta sorprendere piena. Le tue mani hanno quasi stritolato le mie, ora invece ti stai afflosciando, umiliata dall'odore acre che pervade la stanza appena mitigato dalla fragranza delle camomilla. Ti accarezzo, e torno nella tua caverna ancora assurdamente gocciolante. Ti masturbo dolcemente, una puzzetta rumorosa fa morire il tuo sguardo nel mio, ci baciamo con flemmatica passione.
Mungo il tuo clito, ed appena lo prendo ad uncino infilando due dita ti abbandoni al tuo orgasmo più soave che ricordi.
Questo è il nostro PERETTA ORGASMO….è in nostro NOI sule NOSTRO TETTO DEL MONDO.
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