Silvia e suo padre
di
geronimo12@libero.it
genere
incesti
Silvia, una giovane ragazza di 25 anni, conduceva una vita normalissima. Si
era laureata l'anno precedente e non aveva avuto difficoltà a trovare lavoro
come commercialista. Forse per la sua timidezza, come le rimproverava sempre
la sua amica Michela, non aveva mai avuto delle grosse storie d'amore e
quelle poche che aveva avuto erano finite per la sua eccessiva gelosia.
Fisicamente, Silvia era una ragazza come tante, se non per gli occhi, che
avevano il potere di mettere a proprio agio chiunque; erano verdi e
contrastavano
ormai 2 anni, da quando cioè il suo
genitore aveva divorziato dalla madre. All'epoca del divorzio aveva reputato
che fosse e più passava il
tempo, più si rendeva conto di aver fatto la scelta giusta, considerando, mentre suo padre no.
Era la sua amica Michela, il suo ragazzo Luca di Luca,aveva detto con
un sorriso smagliante.
Visto che era in largo anticipo decise di farsi un bel bagno tonificante, al
posto della solita doccia e, mentre si spogliava davanti al grosso specchio,
pensò a quanti suoi colleghi avrebbero voluto essere lì con lei; sorrise e
si sdraiò nell'acqua calda.
Quando uscì dalla vasca incominciò a vestirsi, e nel fare ciò si accarezzò
ovunqu in centro; anche
se incominciava a fare freddo, decise di vestirsi in maniera provocante, con
una minigonna e una magliettina attillata azzurra, mentre le scarpe erano
quelle che lei preferiva, con il tacco non molto alto ma neanche basso.
Si fermò a guardare quelle scarpe, correndo con la mente alla prima volta
che le indossò, in occasione di una serata passata in compagnia di un
ragazzo di nome Riccardo che per tutto il tempo non aveva fatto altro che
tenere lo sguardo puntato sul suo seno, non prestando minimamente attenzione
a ciò che lei diceva.
Mentre formulava questi pensieri squillò il telefono e questo la fece
tornare bruscamente alla realtà; istintivamente guardò l'orologio e notò
che mancavano circa 40 minuti all'appuntamento. Sollevò il ricevitore e
appena disse:" pronto", la voce della sua amica Michela le impedì di
aggiungere qualunque
"Non ho combinato niente, è che il tuo cavaliere Francesco non sta bene e
non esce, sei arrabbiata?" in realtà era arrabbiatissima, le toccava restare
a casa, visto che ormai era tardi per programmare qualunque altra cosa, però
le uscì dalla bocca solo un " va bè, però questa me la paghi, stronza!! "
ottenendo come risposta "Ho sempre saputo che eri un angelo, Ciao!!" .
Decise che era troppo arrabbiata per tornare in camera a mettersi il pigiama
(cos'altro poteva fare?), percui decise di andare in salotto a vedere la TV.
Il salotto era un locale non molto grande, con un caminetto nell'angolo e un
televisore 24" su una mensola poco distante; di fronte al televisore c'era
un grande divano in stoffa ad L era il divano e la TV era posizionato un
tavolino di cristallo molto bello.
Quando scese le strette scale che dalla sua camera conduceva diret, sportivo (al giovedì sera
giocava a calcio con gli amici e la domenica correva in bicicletta) e
abbastanza muscoloso, ma a quello non aveva mai fatto caso, almeno fino a
quella sera.
Quando lui la sentì scendere, si voltò appena e disse: "stai uscendo?" "No,
mi hanno bidonato, starò in casa!" "mi dispiace principessa". Principessa
era l'aggettivo che Lorenzo usava per consolare la figlia quando la vedeva
particolarmente giù di morale.
Silvia, ancora contrariata per l'uscita mancata, si sedette sul divano
vicino al padre e prese in mano un bel libro di Stephen King che stava
leggendo da tempo: Cosa Preziose. Il calore che emanava il focolare del
camino le fece tornare in mente quando passava le vacanze nella baita dell
mentre il suo seno saliva e scendeva al ritmo del suo respiro.
Dopo poco, come sempre le succedeva quando leggeva un libro particolarmente
coinvolgente come quello, incominciò a non far più molto caso a ciò che le
stava succedendo intorno, a ciò che trasmettevano in TV o al fatto che suo
padre avesse messo sul tavolino una bottiglia di limoncello e ne stava
sorseggiando un bicchiere. Poi successe quello che non avrebbe dovuto
succedere: una mano calda le si posò sul ginocchio ed a Silvia le si gelò il
sangue nelle vene, ma nonostante questo non ebbe il coraggio di alzare lo
sguardo verso suo padre, che, per il momento era rimasto fermo con la mano,
come se fosse in attesa dell'autorizzazione per proseguire. Lei questa
autorizzazione non la voleva dare, è vero che voleva essere provocante
quella sera, ma non certo per suo padre!!!
Non aveva la forza di parlare, le mancava il fiato, e per togliersi da
quella brutta situazione, spostò un po' le gambe: fu un grosso errore, in
quanto il padre lo prese come un invito a proseguire e, senza farselo
ripetere due volte, incominciò a salire con la mano lungo la gamba; il libro
le cadde di mano, era incapace di qualsiasi reazione. La mano del padre che
fino ad allora era rimasta ferma incominciò a toccarle il seno e il respiro
di Silvia si fece sempre più corto. Non voleva ammetterlo, ma la situazione
incominciava a piacerle e incominciò a sentirsi bagnata in mezzo alle gambe
e questa situazione non passò inosservata alla mano esperta del padre, che
si era insinuata sotto la gonna e aveva preso a toccarle con gesti molto
delicati le mutandine. Quella sera, Silvia si accorse che la mente umana a
volte compie azioni che non sono spiegabili razionalmente, infatti, passata
la paura iniziale, incominciò ad accarezzare con gesti molto decisi il petto
ben tornito del padre, che sembrò apprezzare molto la collaborazione della
figlia e in un batter d'occhio le sfilò maglietta e reggiseno, mettendo in
mostra una 2a abbondante. Poi il padre si alzò, sollevò la figlia che era
ancora seduta, la sistemò sdraiata e in un attimo le fu sopra. Si baciarono
appassionatamente, le due lingue si cercavano e giocavano in un modo
fantastico. Nel frattempo la mano di lui riprese il lavoro che aveva
interrotto prima in mezzo alle gambe, mentre l'altra tormentava i capezzoli
duri; il paparino si staccò un attimo, come per prendere fiato, e poi si gettò
avidamente sui capezzoli, mordendoli, leccan
le mutandine, si levò la sua protesta: "continua, ti prego"; il volenteroso
padre riprese il lavoro, scendendo verso la pancia, l'ombelico ed infine
verso la figa rasata. Dopo un breve lavoro di lingua introdusse un dito
nella vagina della figlia, che per tutta risposta inarcò la schiena per
sentirlo più in fondo, e il suo vecchio, con una lieve punta di sadismo, tolse il
dito e ricominciò a leccarle i capezzoli; di nuovo ripercorse la stessa
strada di prima e riprese a leccarle il clitoride, facendola venire dopo
poco tempo. La ragazza, ripresasi dall'orgasmo, si rese conto che il padre
era ancora del tutto vestito e incominciò a spogliarlo, dapprima gli tolse
la maglietta, i pantaloni della tuta e infine le mutande; fatto ciò, si
ritrovò di fronte ad un cazzo di notevoli dimensioni, che prese a leccare
con molta perizia, con
una lentezza esasperante, cercando di trovare i punti che potessero fargli
perdere il controllo. Lui le posò una mano sulla testa, ma il ritmo del
pompino lo decideva lei e quando si accorse che il padre stava per venire,
interruppe il suo lavoro di bocca, si sdraiò e allargandosi le grandi labbra
con l'indice e con il medio gli disse una sola parola: "dai!"; il padre non
se lo fece ripetere due volte, appoggiò la cappella alla figa della figlia e
con un solo colpo di reni affondò dentro di lei emettendo un grugnito di un animale ferito. Andava molto lentamente, e
mentre spingeva il suo cazzo sempre più in fondo, prese a insultarla "sei
una cagna schifosa, ti sfondo troia", e stranamente questi insulti non
fecero altro che eccitarla ancora di più. Silvia si accorse di aver
sbagliato a pensare che il padre stesse per venire, infatti continuava a
scoparla con sempre più forza e non dava segni di cedimento, finché, di
colpo non estrasse il cazzo dalla figa e glielo mise davanti alla faccia;
non ci fu bisogno di dire niente, infatti lei lo prese in bocca e dopo poco " siiii..amore...sborroooooo..."
si trovo' a ingoiare un fiume di sperma che bevve senza lasciar cadere
neanche una goccia. Dopo aver pulito il cazzo con la lingua, e dopo un
ultimo bacio
appassionato in cui si scambiarono i rispettivi sapori, Silvia raccolse i
suoi vestiti sparsi per tutta il salotto e si diresse verso il bagno, si
fece una doccia, dopo di che andò a dormire e fu uno dei sogni più belli
della sua vita.
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