L'amica di famiglia - 2
di
arturo66
genere
prime esperienze
L’AMICA DI MIA FIGLIA -2
Il ghiaccio con Emma era oramai rotto, non avevo coscienza cosa poteva accadere da quel momento in poi, gli scrupoli si presentavano davanti a me ogni volta che gli rivolgevo un pensiero, però avevo trovato la cosa molto arrapante e ne ero rimasto entusiasta, l’estate continua a scorrere lentamente, la presenza della ragazzetta era costante come prima, anche lei era soddisfatta dell’esperienza vissuta e molto furbescamente manteneva i rapporti con la famiglia come se non fosse accaduto niente, quando capitava di trovarci soli e lontani da occhi indiscreti si buttava al mio collo con molta più veemenza, io la ricambiavo accarezzandogli i fianchi ma chiaramente erano effusioni fugaci. Quando capitava di avere qualche attimo in più a disposizione a me piaceva abbracciarla da dietro, appoggiare la patta sul sederino, lisciargli i fianchi per risalire e accarezzargli i seni e contemporaneamente baciarla sul collo, questo insieme di cose la eccitava in un modo pazzesco, non potevo nemmeno indugiare tanto perché le sensazioni che provava gli facevano diventare gli occhi lucidi e questo aspetto mi metteva un po’ paura, infatti un una occasione mia moglie la trovò in questo stato e gli chiese cosa era successo, ma lei oramai si era smaliziata ed ebbe subito la risposta pronta: “stavo pensando alla situazione tra mamma e papà che non va bene” e si mise anche a piangere, una vera commediante, mia moglie come al solito la consolò dandogli un’iniezione di fiducia rassicurandola che le cose si sarebbero messe a posto.
Questa presenza giornaliera di Emma a casa nostra mi provocava erezioni in continuazione, oramai vederla o solo pensarla mi scatenava delle tempeste ormonali incontrollabili, se riuscivo poi ad accarezzarla era d’obbligo andarmi a chiudere in bagno e spararmi una sega, un giorno sulla spiaggia eravamo un po’ distanti dagli altri parlavamo in generale il discorso scivola sull’argomento della tresca che mandiamo avanti e mi lascio andare dicendogli che la penso spesso e spesse volte è oggetto delle mie masturbazioni, lei tergiversa un po’ e alla fine confessa che anche lei si tocca e prova piacere, solo a sentirglielo dire mi eccito e lei se ne accorge, oramai stiamo diventando come due orologi meccanici, carichiamo sempre di più la molla ma le lancette stanno ferme, sento che queste molle prima o poi sono destinate a rompersi.
L’estate volge al termine, ci siamo già lasciati alle spalle il ferragosto, abbiamo già assaporato qualche pioggerellina e il tempo è rinfrescato, si sta proprio bene, molti condomini che sono tornati per le vacanze da città lontane sono già andati via, giorno per giorno stanno andando via gli altri, come tutte le estati i paesani aspettiamo il primo acquazzone per andare via, e siccome i nuvoloni nel cielo sono già presenti anche io comincio a rassegnarmi che le vacanze sono finite, una parte di me dice “meno male” , la situazione con Emma è troppo coinvolgente e rischio di combinare qualche cazzata, l’altra parte invece dice “peccato” avrei voluto un altro po’ di tempo per vedere la storia che sviluppi avrebbe riservato, ma nella vita e gli eventi sono segnati e quello che deve accadere non possiamo fermarlo, infatti, un pomeriggio tutto ad un tratto il cielo si incupisce, nuvoloni neri minacciano che sta per scatenarsi un diluvio d’acqua, iniziano i primi fulmini e in lontananza si ode il fragore cupo dei tuoni, ad un tratto si alza un vento impetuoso, mia figlia riceve un sms dall’amica Emma, corre da me e mi dice “papà Emma è sola a casa sua , i genitori sono andati all’ospedale perché il padre non sta bene e ne avranno per tutto il pomeriggio e lei ha paura, và per favore da lei e accompagnala qua da noi”, anche mia moglie interviene caldeggiandomi di andare subito, non me lo faccio ripetere due volte e mentre mia moglie mi raccomanda di non prendere acqua se viene giù pioggia sono già in strada.
Il tempo è proprio pessimo, arriva qualche goccia, al largo nel mare si vedono delle trombe marine che sono in via di formazione, una è già in prossimità della costa, impiega poco a raggiungere il residence, tutto ad un tratto la strada diventa un fiume di foglie spinte dal vento impetuoso, corro verso casa di Emma, il cancelletto è aperto entro e suono al campanello, Emma fa capolino da dietro le tapparelle della finestra, vede che sono io, mi sorride e apre la porta, mi infilo dentro il vento fa volare dei tovaglioli che sono sul tavolo, subito richiudo la porta alle mie spalle, Emma mi si butta al collo ringraziandomi e scusandosi “non sapevo cosa fare, mi sono presa di paura tutti questi tuoni”, infatti è tutta tremante, “non devi preoccuparti, adesso non sei sola, ti porto subito a casa mia”, siamo abbracciati, Emma sta riguadagnando la sicurezza, le mie mani sono sotto la sua maglietta sulla sua schiena nuda, la stringo forte a me, lei contraccambia tenendo a sua volta le mani all’altezza dei miei glutei, avverte il pacco che gli preme contro, sposto le mani sul suo collo, lei gira un po’ la testa e poggia le sue labbra sulle mie, immediatamente dischiudiamo le bocche e ci lasciamo andare in un bacio appassionato, sono solo attimi ma a me sembra un tempo interminabile, mi riprendo un po’ mi stacco da lei egli dico di andare prima che arrivi la pioggia, lei un po’ intristita accetta la mia decisione, ma, appena mi accingo ad aprire la porta un tuono violentissimo seguito da un forte tuono scuotono tutta la casa, Emma si butta alle mie spalle cominciando a tremare nuovamente, apro lo stesso la porta ma intanto sta venendo giù il temporale, rimaniamo mio malgrado bloccati dentro, non mi rimane che sedermi ad una sedia e aspettare che passi la pioggia, Emma sorride ed esclama, “volevi andare via ma il brutto tempo ci ha bloccati, sarà un segno del destino”, si avvicina e si siede sulle mie gambe dandomi le spalle, si allunga verso il tavolo, mette le braccia incrociate e vi appoggia la testa sopra come volesse dormire, non ci vuole molto a capire il suo intento provocatorio, infatti cedo, gli sollevo la maglietta dalle spalle e l’accarezzo lentamente, mi chino con la bocca e gliele sfioro lentamente, con le dita sgancio le clips del reggiseno, sposto entrambe le mani avanti come fossero due coppe di champagne e le adagio sui seni, sono piccoli, duri, i due capezzolini sono schizzati fuori glieli torturo con le dita, lei si contorce, sta seduta con il culetto sul mio pacco, si solleva un attimo e si sistema meglio, sento il desiderio di accarezzarla tutta, gli poggio le mani sulle cosce, le sfrego, poi lentamente risalgo verso l’inguine, le mie mani si incrociano sul triangolino dei suoi slip, Emma stringe per un attimo le cosce poi si rilassa e le apre completamente, le mie dita si intrufolano sotto lo slip, pochi movimenti e sono già affondati nella sua carne tenera, inizio a masturbarla, lei perde il controllo, si sposta sulle mie gambe per consentirmi carezze più mirate che non tardano ad arrivare, spingo un dito in profondità glielo mulino dentro, è già in un lago di umori, mi chiede di fermarmi, si alza e sfila le mutandine, mi si presenta davanti uno spettacolo bellissimo, lei leggermente chinata in avanti mi mostra il suo tondo culettino bello sodo, non resisto alla tentazione di prenderlo con le mani e allargargli le chiappe, ha un buchino strettissimo, e di sotto le grandi labbra semidischiuse che offrono alla mia vista una fessurina rosata, gli passo sopra un dito per tutta la sua lunghezza, poi si gira e fa segno di alzarmi, è lei stessa ad afferrarmi il bermuda dall’elastico, in un solo colpo mi sfila bermuda e slip, si ritrova la mia asta eretta al massimo davanti gli occhi, senza indugiare un attimo la prende in mano e appoggiandogli le labbra sopra lentamente se la fagocita tutta in bocca facendola scappucciare completamente, poi sempre succhiandola riporta la pelle a ricoprire la cappella e così per un altro pochino, sa farlo divinamente, e pensare che pochi giorni prima ignorava completamente come si faceva.
Smette all’improvviso di sbocchinarmi, si gira e si risiede volgendomi nuovamente le spalle, con la mano spingo il mio pene avanti che Emma si ritrova fra le gambe che gli preme sulla vagina, lei gli appoggia un palmo della mano contro e comincia a muoversi sfregandolo sulle grandi labbra, riesco a stare un po’ lucido, egoisticamente voglio salvare la mia coscienza, non prendo nessuna iniziativa per penetrarla, voglio scaricare semmai la responsabilità tutta su di lei, la prima volta che avevo preso l’iniziativa io ero riuscito a fermarmi con mezza cappella nella sua figa, adesso volevo decidesse lei fin dove arrivare. La mia curiosità fu soddisfatta di li a poco, Emma si sollevò da sopra le mie gambe, prese con una mano il mio membro e lo spostò in avanti, faceva dei movimenti lenti, ad un tratto avvertii il calore della sua vagina, l’aveva puntato lei stessa sulla sua apertura, lentamente cominciò ad abbassarsi su di me, ero tentato di dare una spinta improvvisa e penetrarla a sorpresa, ma non ce ne fu bisogno, Emma con movimento costante si abbassava lentamente sempre di più, avvertii distintamente la pelle del prepuzio srotolarsi lasciando posto alla cappella scoperta, Emma ad un certo punto si fermò, si risollevò un tantino e riprese a premere in basso, dopo tre di questi tentativi si abbandonò completamente e in un solo colpo il mio pene arrivò a toccargli e a spingergli sull’utero il percorso era oramai completato, mi lasciai andare e presi a stantuffarla, pochi colpi per prendere entrambi il ritmo e poi insieme per una cavalcata che non mi sarei aspettato, ogni volta che Emma arrivava con le chiappe sulle mie cosce sembrava che la lacerassi, intanto con le mani le stuzzicavo e strizzavo il suo piccolo clito che era diventato come un piccolo cazzetto, Emma ansimava e io con lei, un solo dubbio durante la scopata mi venne, mi chiesi come mai non avevo avvertito la lacerazione dell’imene, ma oramai mi interessava poco la stavo scopando e godevo come un matto, al momento di sborrare la sollevai, la feci appoggiare sul tavolo e gli versai tutto sulla schiena spalmandola di quella crema biancastra, lei non accennò a nessun atteggiamento di pentimento, andammo a pulirci nel bagno e durante il tragitto mi riempiva di baci.
Intanto il maltempo non accennava a calmarsi, ci sedemmo nuovamente al tavolo ma tra di noi scese il silenzio, fissavo Emma ma non aprivo bocca, lei si sentiva osservata e spostava di tanto in tanto lo sguardo, la stavo mettendo in soggezione al punto che fu lei ad aprire bocca e aprimmo un discorso:
Emma: Arturo da come mi stai fissando sono sicura che vorresti chiedermi qualcosa
Io: certo, innanzitutto volevo sapere se ti è piaciuto, a me tantissimo, poi tu sai benissimo cosa ti vorrei chiedere, ma sei padrona di parlarne o meno, è una cosa tua.
Emma: certo che mi è piaciuto, ormai per questa estate non ci speravo più, per la domanda che non vuoi farmi sono felice di risponderti perché so che di te mi posso fidare.
Io: allora parlamene.
Emma: ebbene si, non sono vergine, e se non sei stato tu a cogliere questa cosa la colpa è solo tua, se l’altra volta avresti insistito un po’ avrei ceduto e mi avresti fatta tua già da allora, ma capisco che non te la sei sentita e va bene così. Circa una settimana fa sono uscita con degli amici che erano venuti a trovarmi, siamo stati fuori a mangiare e quando la serata è finita due di loro mi hanno riaccompagnata a casa, però hanno cambiato strada e mi hanno portato nella pineta, volevano solo che glieli prendessi in bocca, poi non gli è bastato e a turno mi hanno costretto ad avere rapporti con loro, all’inizio non volevo, ma ripensando a quello che avevo provato quando avevo avuto la tua cappella in vagina per un po’ mi sono lasciata andare e il secondo di loro due me lo ha spinto dentro sverginandomi.
A queste affermazioni ci son rimasto male, ma poi ragionando un po’ da codardo mi son detto “meglio così” in fondo il mio grande piacere l’ho provato comunque. Abbiamo aspettato che la pioggia terminasse e l’ho condotta a casa mia dove poi è rimasta a dormire per tutta la notte. Da allora un’altra sola volta l’anno successivo ci siamo ritrovati da soli e abbiamo scopato nuovamente, poi abbiamo deciso entrambi di chiudere la storia.
Il ghiaccio con Emma era oramai rotto, non avevo coscienza cosa poteva accadere da quel momento in poi, gli scrupoli si presentavano davanti a me ogni volta che gli rivolgevo un pensiero, però avevo trovato la cosa molto arrapante e ne ero rimasto entusiasta, l’estate continua a scorrere lentamente, la presenza della ragazzetta era costante come prima, anche lei era soddisfatta dell’esperienza vissuta e molto furbescamente manteneva i rapporti con la famiglia come se non fosse accaduto niente, quando capitava di trovarci soli e lontani da occhi indiscreti si buttava al mio collo con molta più veemenza, io la ricambiavo accarezzandogli i fianchi ma chiaramente erano effusioni fugaci. Quando capitava di avere qualche attimo in più a disposizione a me piaceva abbracciarla da dietro, appoggiare la patta sul sederino, lisciargli i fianchi per risalire e accarezzargli i seni e contemporaneamente baciarla sul collo, questo insieme di cose la eccitava in un modo pazzesco, non potevo nemmeno indugiare tanto perché le sensazioni che provava gli facevano diventare gli occhi lucidi e questo aspetto mi metteva un po’ paura, infatti un una occasione mia moglie la trovò in questo stato e gli chiese cosa era successo, ma lei oramai si era smaliziata ed ebbe subito la risposta pronta: “stavo pensando alla situazione tra mamma e papà che non va bene” e si mise anche a piangere, una vera commediante, mia moglie come al solito la consolò dandogli un’iniezione di fiducia rassicurandola che le cose si sarebbero messe a posto.
Questa presenza giornaliera di Emma a casa nostra mi provocava erezioni in continuazione, oramai vederla o solo pensarla mi scatenava delle tempeste ormonali incontrollabili, se riuscivo poi ad accarezzarla era d’obbligo andarmi a chiudere in bagno e spararmi una sega, un giorno sulla spiaggia eravamo un po’ distanti dagli altri parlavamo in generale il discorso scivola sull’argomento della tresca che mandiamo avanti e mi lascio andare dicendogli che la penso spesso e spesse volte è oggetto delle mie masturbazioni, lei tergiversa un po’ e alla fine confessa che anche lei si tocca e prova piacere, solo a sentirglielo dire mi eccito e lei se ne accorge, oramai stiamo diventando come due orologi meccanici, carichiamo sempre di più la molla ma le lancette stanno ferme, sento che queste molle prima o poi sono destinate a rompersi.
L’estate volge al termine, ci siamo già lasciati alle spalle il ferragosto, abbiamo già assaporato qualche pioggerellina e il tempo è rinfrescato, si sta proprio bene, molti condomini che sono tornati per le vacanze da città lontane sono già andati via, giorno per giorno stanno andando via gli altri, come tutte le estati i paesani aspettiamo il primo acquazzone per andare via, e siccome i nuvoloni nel cielo sono già presenti anche io comincio a rassegnarmi che le vacanze sono finite, una parte di me dice “meno male” , la situazione con Emma è troppo coinvolgente e rischio di combinare qualche cazzata, l’altra parte invece dice “peccato” avrei voluto un altro po’ di tempo per vedere la storia che sviluppi avrebbe riservato, ma nella vita e gli eventi sono segnati e quello che deve accadere non possiamo fermarlo, infatti, un pomeriggio tutto ad un tratto il cielo si incupisce, nuvoloni neri minacciano che sta per scatenarsi un diluvio d’acqua, iniziano i primi fulmini e in lontananza si ode il fragore cupo dei tuoni, ad un tratto si alza un vento impetuoso, mia figlia riceve un sms dall’amica Emma, corre da me e mi dice “papà Emma è sola a casa sua , i genitori sono andati all’ospedale perché il padre non sta bene e ne avranno per tutto il pomeriggio e lei ha paura, và per favore da lei e accompagnala qua da noi”, anche mia moglie interviene caldeggiandomi di andare subito, non me lo faccio ripetere due volte e mentre mia moglie mi raccomanda di non prendere acqua se viene giù pioggia sono già in strada.
Il tempo è proprio pessimo, arriva qualche goccia, al largo nel mare si vedono delle trombe marine che sono in via di formazione, una è già in prossimità della costa, impiega poco a raggiungere il residence, tutto ad un tratto la strada diventa un fiume di foglie spinte dal vento impetuoso, corro verso casa di Emma, il cancelletto è aperto entro e suono al campanello, Emma fa capolino da dietro le tapparelle della finestra, vede che sono io, mi sorride e apre la porta, mi infilo dentro il vento fa volare dei tovaglioli che sono sul tavolo, subito richiudo la porta alle mie spalle, Emma mi si butta al collo ringraziandomi e scusandosi “non sapevo cosa fare, mi sono presa di paura tutti questi tuoni”, infatti è tutta tremante, “non devi preoccuparti, adesso non sei sola, ti porto subito a casa mia”, siamo abbracciati, Emma sta riguadagnando la sicurezza, le mie mani sono sotto la sua maglietta sulla sua schiena nuda, la stringo forte a me, lei contraccambia tenendo a sua volta le mani all’altezza dei miei glutei, avverte il pacco che gli preme contro, sposto le mani sul suo collo, lei gira un po’ la testa e poggia le sue labbra sulle mie, immediatamente dischiudiamo le bocche e ci lasciamo andare in un bacio appassionato, sono solo attimi ma a me sembra un tempo interminabile, mi riprendo un po’ mi stacco da lei egli dico di andare prima che arrivi la pioggia, lei un po’ intristita accetta la mia decisione, ma, appena mi accingo ad aprire la porta un tuono violentissimo seguito da un forte tuono scuotono tutta la casa, Emma si butta alle mie spalle cominciando a tremare nuovamente, apro lo stesso la porta ma intanto sta venendo giù il temporale, rimaniamo mio malgrado bloccati dentro, non mi rimane che sedermi ad una sedia e aspettare che passi la pioggia, Emma sorride ed esclama, “volevi andare via ma il brutto tempo ci ha bloccati, sarà un segno del destino”, si avvicina e si siede sulle mie gambe dandomi le spalle, si allunga verso il tavolo, mette le braccia incrociate e vi appoggia la testa sopra come volesse dormire, non ci vuole molto a capire il suo intento provocatorio, infatti cedo, gli sollevo la maglietta dalle spalle e l’accarezzo lentamente, mi chino con la bocca e gliele sfioro lentamente, con le dita sgancio le clips del reggiseno, sposto entrambe le mani avanti come fossero due coppe di champagne e le adagio sui seni, sono piccoli, duri, i due capezzolini sono schizzati fuori glieli torturo con le dita, lei si contorce, sta seduta con il culetto sul mio pacco, si solleva un attimo e si sistema meglio, sento il desiderio di accarezzarla tutta, gli poggio le mani sulle cosce, le sfrego, poi lentamente risalgo verso l’inguine, le mie mani si incrociano sul triangolino dei suoi slip, Emma stringe per un attimo le cosce poi si rilassa e le apre completamente, le mie dita si intrufolano sotto lo slip, pochi movimenti e sono già affondati nella sua carne tenera, inizio a masturbarla, lei perde il controllo, si sposta sulle mie gambe per consentirmi carezze più mirate che non tardano ad arrivare, spingo un dito in profondità glielo mulino dentro, è già in un lago di umori, mi chiede di fermarmi, si alza e sfila le mutandine, mi si presenta davanti uno spettacolo bellissimo, lei leggermente chinata in avanti mi mostra il suo tondo culettino bello sodo, non resisto alla tentazione di prenderlo con le mani e allargargli le chiappe, ha un buchino strettissimo, e di sotto le grandi labbra semidischiuse che offrono alla mia vista una fessurina rosata, gli passo sopra un dito per tutta la sua lunghezza, poi si gira e fa segno di alzarmi, è lei stessa ad afferrarmi il bermuda dall’elastico, in un solo colpo mi sfila bermuda e slip, si ritrova la mia asta eretta al massimo davanti gli occhi, senza indugiare un attimo la prende in mano e appoggiandogli le labbra sopra lentamente se la fagocita tutta in bocca facendola scappucciare completamente, poi sempre succhiandola riporta la pelle a ricoprire la cappella e così per un altro pochino, sa farlo divinamente, e pensare che pochi giorni prima ignorava completamente come si faceva.
Smette all’improvviso di sbocchinarmi, si gira e si risiede volgendomi nuovamente le spalle, con la mano spingo il mio pene avanti che Emma si ritrova fra le gambe che gli preme sulla vagina, lei gli appoggia un palmo della mano contro e comincia a muoversi sfregandolo sulle grandi labbra, riesco a stare un po’ lucido, egoisticamente voglio salvare la mia coscienza, non prendo nessuna iniziativa per penetrarla, voglio scaricare semmai la responsabilità tutta su di lei, la prima volta che avevo preso l’iniziativa io ero riuscito a fermarmi con mezza cappella nella sua figa, adesso volevo decidesse lei fin dove arrivare. La mia curiosità fu soddisfatta di li a poco, Emma si sollevò da sopra le mie gambe, prese con una mano il mio membro e lo spostò in avanti, faceva dei movimenti lenti, ad un tratto avvertii il calore della sua vagina, l’aveva puntato lei stessa sulla sua apertura, lentamente cominciò ad abbassarsi su di me, ero tentato di dare una spinta improvvisa e penetrarla a sorpresa, ma non ce ne fu bisogno, Emma con movimento costante si abbassava lentamente sempre di più, avvertii distintamente la pelle del prepuzio srotolarsi lasciando posto alla cappella scoperta, Emma ad un certo punto si fermò, si risollevò un tantino e riprese a premere in basso, dopo tre di questi tentativi si abbandonò completamente e in un solo colpo il mio pene arrivò a toccargli e a spingergli sull’utero il percorso era oramai completato, mi lasciai andare e presi a stantuffarla, pochi colpi per prendere entrambi il ritmo e poi insieme per una cavalcata che non mi sarei aspettato, ogni volta che Emma arrivava con le chiappe sulle mie cosce sembrava che la lacerassi, intanto con le mani le stuzzicavo e strizzavo il suo piccolo clito che era diventato come un piccolo cazzetto, Emma ansimava e io con lei, un solo dubbio durante la scopata mi venne, mi chiesi come mai non avevo avvertito la lacerazione dell’imene, ma oramai mi interessava poco la stavo scopando e godevo come un matto, al momento di sborrare la sollevai, la feci appoggiare sul tavolo e gli versai tutto sulla schiena spalmandola di quella crema biancastra, lei non accennò a nessun atteggiamento di pentimento, andammo a pulirci nel bagno e durante il tragitto mi riempiva di baci.
Intanto il maltempo non accennava a calmarsi, ci sedemmo nuovamente al tavolo ma tra di noi scese il silenzio, fissavo Emma ma non aprivo bocca, lei si sentiva osservata e spostava di tanto in tanto lo sguardo, la stavo mettendo in soggezione al punto che fu lei ad aprire bocca e aprimmo un discorso:
Emma: Arturo da come mi stai fissando sono sicura che vorresti chiedermi qualcosa
Io: certo, innanzitutto volevo sapere se ti è piaciuto, a me tantissimo, poi tu sai benissimo cosa ti vorrei chiedere, ma sei padrona di parlarne o meno, è una cosa tua.
Emma: certo che mi è piaciuto, ormai per questa estate non ci speravo più, per la domanda che non vuoi farmi sono felice di risponderti perché so che di te mi posso fidare.
Io: allora parlamene.
Emma: ebbene si, non sono vergine, e se non sei stato tu a cogliere questa cosa la colpa è solo tua, se l’altra volta avresti insistito un po’ avrei ceduto e mi avresti fatta tua già da allora, ma capisco che non te la sei sentita e va bene così. Circa una settimana fa sono uscita con degli amici che erano venuti a trovarmi, siamo stati fuori a mangiare e quando la serata è finita due di loro mi hanno riaccompagnata a casa, però hanno cambiato strada e mi hanno portato nella pineta, volevano solo che glieli prendessi in bocca, poi non gli è bastato e a turno mi hanno costretto ad avere rapporti con loro, all’inizio non volevo, ma ripensando a quello che avevo provato quando avevo avuto la tua cappella in vagina per un po’ mi sono lasciata andare e il secondo di loro due me lo ha spinto dentro sverginandomi.
A queste affermazioni ci son rimasto male, ma poi ragionando un po’ da codardo mi son detto “meglio così” in fondo il mio grande piacere l’ho provato comunque. Abbiamo aspettato che la pioggia terminasse e l’ho condotta a casa mia dove poi è rimasta a dormire per tutta la notte. Da allora un’altra sola volta l’anno successivo ci siamo ritrovati da soli e abbiamo scopato nuovamente, poi abbiamo deciso entrambi di chiudere la storia.
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