Depravazione 2

di
genere
dominazione

-Levati quello che hai addosso e mettiti questo.
Ordino Arturo a Lorena, era un vestitino molto corto di un rosso acceso, il materiale elastico molto avvolgente che metteva in rilievo tutte le forme del suo corpo, a trentasette anni era molto sensuale oltre ad avere delle belle forme ben tornite e senza un kilo di troppo, il suo viso esprimeva tutta la sua dolcezza e sottomissione nei confronti di quel uomo sessantaseienne cosi perverso che era diventato il loro maschio alfa e dominava sia lei che il marito, portandoli sempre di più nella perversione
Lorena non aveva mai neanche provato un abito cosi volgare, le arrivava appena sotto il sedere.
Riccardo il marito, era in piedi al fianco della moglie in silenzio provando un misto di vergogna gelosia ed eccitazione, Riccardo era convinto che la stava facendo vestire cosi come una puttana per eccitarsi poi come al solito sarebbero andati a letto a scopare.
Arturo le fece mettere delle scarpe anche loro rosse con i tacchi altissimi, che aveva portato insieme al vestito poi la mandò in bagno a truccarsi.
-Mi raccomando il trucco deve essere pesante. Le disse.
Cinque minuti dopo quando Lorena tornò.
La squadrò e disse.
-Più rossetto sulle labbra, deve essere più marcato, più pesante il neretto sulle ciglia, sbrigati che dobbiamo uscire.
Le gotte di Lorena sono diventate rosse dalla vergogna.
-Non immaginavo mi voleste portare fuori Padrone.
-Sbrigati. E tu servo vai a prendere la macchina e aspettaci sotto casa. Disse rivolto a Riccardo che ubbidì senza fiatare.
Prima di uscire, Arturo si avvicino a Lorena e le infilò la mano sotto la gonna, cominciò a palparle la fica umida per l’eccitazione.
-Perfetto sei in calore, andiamo.
Quando camminava il vestito risaliva fino al pube.
-Da questo momento sei una puttana, la mia schiava puttana, allarga un po’ le gambe quando cammini, devi essere volgare.
Davanti alla porta Lorena lo supplicò con il tono più umile che poteva.
-La prego, questo no Padrone, la prego, mi vergogno.
-E’ questo che voglio schiava, voglio che tu provi vergogna,
Riccardo attendeva in macchina sotto casa, pochi metri dopo l’ingrasso del elegante condominio dove vivevano, scese ad aprire la portiera posteriore per far entrare i due, poi la richiuse e entrò in macchina, Arturo le diede un biglietto con scritto un indirizzo, quando lo lesse ebbe un momento di esitazione, poi partì.
Dopo circa mezzora erano in periferia, si fermò davanti una casa isolata con un insegna luminosa. “ Las Vegas. Club Privè”
-Parcheggia dal altro lato della strada e entra dal retro nel cortile, dille che se il mio autista. Ordino Arturo a Riccardo mentre scendeva dal’auto.
Arturo suonò il campanello, dopo pochi secondi la porta si è aperta, il locale era piccolo con una minuscola pista da ballo. C’erano poche persone qualche donna vestita in modo volgare come Lorena e soprattutto uomini di una certa età.
-Vai subito sulla pista a ballare, muovi bene il culo e se ti vedo abbassare il vestito, ti punisco duramente qui davanti a tutti, e ricordati che chiunque può toccarti dove vuole senza che tu possa dire niente.
Quando Riccardo entrò nel locale, vide sua mogli che ballava cercando di fare dei piccoli passi perché l’abito non risalisse troppo.
Si senti cosi inadeguato cosi incapace di difenderla da quel uomo perverso che era entrato nella loro vita e in un attimo era diventato il loro padrone, era umiliante non riuscire a proteggerla dalle sue perversioni.
Ad un gesto di Arturo Lorena andò a sedersi vicino a lui, dopo qualche secondo si è aggiunto un uomo i due hanno parlato per qualche minuto, mentre Lorena ascoltava in silenzio, poi l’uomo portò Lorena a ballare un lento, lei si è subito incollata al suo corpo e lui le ha appoggiato la mano sul sedere e cominciò a palarla vistosamente, con l’altra mano le ha abbassato l’orlo della scollatura facendole uscire il seno.
-Mi ha detto Arturo che se molto ubbidiente? Disse lo sconosciuto.
-Ha detto che posso toccarti come voglio. Ha aggiunto mente le infilava le dita nella vagina, Lorena solo allora si accorse che il marito era arrivato e vedeva tutto stando in piedi vicino al bar.
Per un istante ha pensato che sarebbe intervenuto a trascinarla via ma invece fu Arturo ad intervenire.
-Questa troietta ti costa cinquanta euro per un pompino. Disse
Lorena non si era mai sentita cosi umiliata e piena di vergogna.
L’uomo estrasse la banconota dal portafoglio e la diede ad Arturo, poi lui e Lorena sparirono in un separé, Arturo fiero di sé e del suo potere andò al bar e con i cinquanta euro offrì da bere per tutti tranne che per Riccardo al quale ordinò di tornare in auto e aspettarli li.

P.S. I miei racconti erotici sono pubblicati sul mio blog http://kyrracconta.blogspot.com/
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2012-08-25
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