Epilogo di un sogno

di
genere
etero

Il testo è inserito nella serie dei seguenti brani: In volo - Dopo l’atterraggio - Crash landing - Dopo il breefing - E’ un assistente di Volo - Smetterò di sognare?

Musica Nuvole bianche - L. Einaudi

Apro gli occhi. La stanza è tenuamente illuminata dalla luce esterna che attraversa gli scuri. Le lenzuola bianche stropicciate sono fresche. Andrea mi ha lasciato dormire; chissà quanto. Mi alzo e con difficoltà vado al bagno che per fortuna comunica con la stanza. Mi guardo allo specchio. Sono tutta arruffata. Sorrido. Dalla valigia prendo un paio di slip e mi vesto con la camicia che aveva Andrea il giorno prima. Arrivo alla zona giorno, mi appoggio allo stipite della porta più silenziosamente che posso. Lo guardo mentre è indaffarato a fare chissà cosa. Sorrido. Guardo l’ora e resto sbalordita! Le tre passate. Ho bruciato quasi tutto il tempo a dormire invece di stare con lui, ma cappero, ne avevo proprio bisogno. Un po’ il jet lag, un po’ il colpo di grazia (ed è proprio il caso di chiamarlo così!) che mi ha dato dopo la piscina, mi hanno fatto crollare.
Si accorge di me. Sorrido a quegli occhi e a quell’espressione meravigliosa che ha quando mi vede. Occhio, troppi sorrisi Bea, la tua vita non è qui, non è questa. Lo abbraccio, lo bacio e lo ringrazio per avermi lasciato dormire.
“Guarda che ho provato a buttarti giù dal letto. Se ti controlli hai qualche segno sulla pelle.”
“Quelli mi li hai lasciati ieri sera Sognatore!”
Ridiamo e scherziamo. Mi prepara un brunch molto tardivo, ma ve benissimo così. Lo avviso che prima di cena mi dovrà riportare indietro.
“Bene, non vorrai che ti preparo pure la cena, vero!?”
“Stronzo!”
“Si, lo sono”
Si alza e va verso un pianoforte a muro che è nella sala. Si siede allo sgabello e apre la tastiera. Dai primi tocchi riconosco la melodia, l’ho già sentita. Caspita che nervoso! E’ bellissima, ma cos’è!? Con un bicchiere in mano mi avvicino a lui.
“Cos’è?”
“Einaudi, Ludovico”
“Nuove bianche” aggiungo sorridendo e lo faccio un po’ per essermi ricordata la canzone un po’ per l’atmosfera che si era creata. Guardava Andrea muovere le mani. La camicia aperta sul petto, abbronzato. Un paio di pantaloncini corti attillati. Le gambe perfettamente lisce, forse anche più delle mie. Altro sorriso che si collega alla voglia di avere ancora quell’uomo. Mi metto di fianco, prendo il coperchio della tastiera ed inizio ad abbassarlo lentamente. Toglie le mani e mi guarda con un’espressione interrogatoria. Chiudo completamente il coperchio, gli passo davanti e sollevandomi mi siedo dove prima lui suonava. Metto i piedi sullo sgabello ai suoi lati gli prendo la testa e lo bacio trasmettendogli tutta la voglia che ho di lui. I nostri corpi diventano il tramite per esprimere il desiderio reciproco, la sessualità esplosiva che uno prova per l’altro. Le camicie si aprono, pantaloni e intimo volano sul pavimento. Andrea assaggia il risultato della mia eccitazione, ne raccoglie l’intimo aroma assaporandolo. Infilo le dita tra i suoi capelli, li stringo mentre schiaccio la sua testa sul mio sesso. Sussulto scoprendo la sua abilità orale. Vado a martoriare le sue spalle con le unghie quando il climax arriva all’apice. Sale mi bacia i seni, il collo, dietro l’orecchio, bacia me. Mi sento sussurrare all’orecchio “Ti voglio”. Mi da una leggera tregua dedicandomi carezze e baci, finchè tra le grandi labbra struscia il suo glande. Gli tiro i capelli facendogli alzare il viso dal mio collo, lo guardo, fisso negli occhi e lo bacio mentre lui mi penetra col vigore che solo una passione sconfinata gli può dare. Veniamo assieme … assieme … Appoggio la fronte alla sua spalla. Ho paura di guardarlo, ho paura che mi rispunti quel sorriso, quel pericolosissimo sorriso. Riprendiamo fiato mentre mi coccola.
E’ di spalle mentre sta raccogliendo gli indumenti dal pavimento. Io sono ancora seduta sul pianoforte e, visto che non mi sta guardando in faccia, me ne esco con la frase migliore che mi viene in mente per chiudere quel sorriso in una cassaforte e gettare la chiave.
“Sai che finisce qui vero?!”
Passa un instante in cui potrei giurare di aver sentito digrignare i denti. Poi Andrea continuando a non guardarmi dice
“Te lo avrei detto io”
Stronzo fino alla fine. Fine che di lì a poco arrivò sui nostri sguardi, sui nostri discorsi. Le parole si affievolivano sempre di più sino al gelido saluto tra di noi quando mi riportò da dove arrivavo.
di
scritto il
2022-07-28
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