Rita parte 4

di
genere
etero

Questo racconto fa parte di una racoclta di racconti erotici pubblicata su Amazon in forma cartacea e ebook dal titolo "racconti di un giovne libertino - sette storie di donne" con lo pseudonimo di Michle Allevi (sono uno scrittore di narrativa e gialli molto conosciuto) e il cui ricavato andrá al fondo per la difesa delle donne.

Capitolo 4 - prima parte.
Come avrete ormai compreso leggendo questi sprazzi della mia vita, il tempo passato con Rita, vuoi perché mi diede modo di scoprire tante cose che molto spesso avevo solo immaginato o visto in qualche giornaletto porno, vuoi perché aveva segnato la mia prima vera storia duratura con una ragazza, ha avuto molta importanza su quello che avvenne dopo, e, soprattutto, mi fece comprendere che, se stimolato nei punti giusti, il mio spirito libertino e perverso prendeva il sopravvento sul Michele timido e impacciato.
Passammo 3 anni della nostra storia vivendo momenti incredibili di sesso, lei continuava i suoi studi di lettere classiche a Lecce, e io, non appena il lavoro me lo consentiva, scappavo letteralmente da Firenze e ci chiudevamo per giorni nella sua camera a scopare come conigli.
Siccome lei non si poteva permettere grandi viaggi, le pagavo spesso il biglietto del treno per Firenze e facevamo lo stesso anche nella mia casa, che adesso potevo permettermi grazie al mio stipendio ed alla mia posizione nello studio dove lavoravo;
scherzavamo spesso sul fatto che in tante visite in quella città non fosse riuscita a vedere nemmeno la statua del David di Michelangelo e il suo attributo di marmo fotografato in ogni cartolina, ma le sue attenzioni si erano sempre concentrate su quello di carne che io le offrivo senza tregua.
Nel frattempo era arrivata di nuovo l'estate e con questa la terribile notizia, almeno per me, che la cura con la pillola per riequilibrare gli ormoni aveva avuto effetto, e siccome la stava facendo ingrassare, era infatti passata dalla 40 alla 42, e sapete benissimo cosa succede ad una donna quando si vede con un chilo in più, con grande contentezza da parte della madre, aveva deciso di non prendere più la pillola, e questo significava inevitabilmente ad un ritorno a scopate tradizionali senza più venirle dentro, almeno senza correre il rischio che restasse incinta.
Quindi cercando di non farle vedere la mia disillusione per la cosa, nei nostri incontri avevo ripreso la consuetudine, sempre eccitante lo ammetto, di terminare la nostra scopata riempiendole la bocca di sperma, e alternando questa pratica a sborrarle sulle piccole tette o, quando la cavalcavo alla pecorina, cosa che piaceva ad entrambi, a venirle sulla spalla;
ma nonostante questo dopo 3 anni passati insieme, Rita ancora mi negava il suo culetto trovando sempre la solita scusa che doveva essere sicura prima di farlo.
Sì, certamente, potevo dire che fossi soddisfatto di ogni cosa, e che in quel particolare momento della mia vita, a 29 anni, ero ritornato ad una posizione di rispetto quando tra amici o colleghi ci scambiavamo battute sul sesso con le nostre compagne.
Ma quando sentivo, dalle storie degli altri, di orgasmi conclusi dentro l'utero delle proprie compagne e persino di loro concessioni fatte al sesso anale, devo dire che mi ritornava su un senso di invidia che mi faceva dimenticare che, in fondo, io rispetto a loro ero sicuramente più fortunato visto che, a differenza loro, io non conoscevo nessun limite e nessun tabù con la mia compagna.
Io e Rita in tre anni di non avevamo mai fatto nulla di diverso che passare il tempo a nostra disposizione nelle nostre rispettive case, e, in estate, cercando di rubare momenti intimi nella casa al mare con i suoi genitori;
momenti che diventavano sempre più complicati da aversi, visto che anche il nostro luogo segreto era stato scoperto da altre coppie e diverse volte ci era successo che fossimo interrotti dall'arrivo di una di queste in cerca della nostra stessa intimità o, era toccato a noi trovarci nella stessa situazione di guardoni improvvisati;
Quindi per dare una svolta a questa routine proposi a Rita di fare una vacanza fuori.
Non ero così ricco da potermi permettere chissà cosa, ma vagliai tutte le possibilità economiche a disposizione e le proposi di fare 15 giorni in Grecia;
nel 1993 non c'era ancora l'Euro a complicare le cose, e la Dracma greca valeva pochissimo al confronto con la nostra moneta, per cui passare 15 giorni su un'isola del mediterraneo sarebbe costato veramente meno che una settimana a Campomarino vicino la casa dei suoi genitori, e strano a dirsi, tutti e due avremmo fatto il nostro primo viaggio fuori dall'Italia;
inoltre, non avevamo particolari interessi per i luoghi da visitare, cercavamo solo pace e tranquillità e, soprattutto, un posto dove avremmo potuto fare quello che volevamo senza avere altre persone tra i piedi, quindi la scelta cadde su Paxos, una piccola isola molto vicina a quella di Corfù ma che alcuni amici che c'erano stati avevano definito tranquilla e con un mare splendido.
E così affittai uno monolocale da un'agenzia di viaggi, e comprai i biglietti per il traghetto che ci avrebbe portati sull'isola.
Eravamo emozionati tutti e due di quel viaggio e quando salimmo sulla nave salutando i genitori di Rita che ci avevano accompagnato al porto di Brindisi per prendere il traghetto, lei mentre continuava a sbracciarsi con le mani per salutarli dal ponte della nave, mi disse questa volta senza sussurrare le parole come faceva quando eravamo in casa al mare «Non mi sembra vero! 15 giorni tutti per noi! E quando dico per noi, forse tu non immagini quanto» e mi sorrise ammiccante mentre le sue braccia si muovevano ondulando nell'aria.
Arrivammo a Paxos in tarda mattinata, e benché fossimo già vicini a settembre faceva un caldo importante, appena sbarcati il responsabile dell'agenzia ci accolse e ci condusse con un Apecar sistemato per portare 4 persone al nostro alloggio.
Devo dire che mi aspettavo la delusione non appena fossimo giunti a destinazione, visto che in agenzia a Lecce avevamo visto solo le planimetrie delle varie opzioni e avevamo scelto quella perché era vicinissima al mare ma restava in posizione centrale rispetto ad altre visionate, ma mi dovetti ricredere;
era un piccolo monolocale molto ben tenuto e arredato in modo essenziale, con un minuscolo angolo cottura, il letto matrimoniale al centro della stanza e un bagno completo di wc e doccia, ma la cosa che lo rendeva attraente era un minuscolo patio in legno che si affacciava all'interno e che se non fosse stato per l'appartamento di fronte che era forse anche troppo vicino, sarebbe stato un posto perfetto per avere tutta la privacy che volevamo;
ma certo con il mio budget a disposizione non potevamo permetterci di meglio.
Non perdemmo tempo, aprimmo i nostri bagagli e li sistemammo nel piccolo armadio a muro dell'appartamento, e, visto che erano ore che aspettavo di andare in bagno perché i bagni a disposizione di chi come noi aveva usufruito del "passaggio ponte" facevano veramente schifo, dissi a Rita le mie intenzioni e lei mi rispose che non c'erano problemi e che mi avrebbe aspettato sulla verandina.
Uscito dal bagno senza perdere tempo la raggiunsi, e trovai la prima vera sorpresa della giornata, lei aveva trovato due lettini da mare sistemati sul patio e non aveva perso tempo, si era messa nuda e si godeva i raggi di sole al riparo da occhi indiscreti.
Mi guardò dicendomi: «Beh! Amore tu cosa aspetti? Guarda che sono troppo stanca per spogliarti adesso, dai mettiti nudo e apprezza questo momento insieme a me»;
non me lo feci ripetere, e in meno che non si dica presi posto nel lettino al suo fianco per questo primo bagno di sole integrale greco.
Mentre eravamo distesi e rilassati lei continuò «Una mia amica mi ha detto che qui ci sono molti posti dove è tollerato stare nudi, certo non in paese! Ma che ne dici se cerchiamo delle spiagge dove essere completamente liberi? E poi a settembre qui non credo ci sia tantissima gente, non pensi?».
Lei, forse anche inconsapevolmente, aveva pensato una cosa che io avevo già calcolato a Lecce quando ero stato in agenzia, perché in una delle chiacchiere tra colleghi di lavoro, uno di loro mi aveva parlato proprio di Paxos e di come essendo molto piccola come isola fosse fuori dalle rotte della grande massa turistica, e lui e sua moglie avevano passato una settimana quasi sempre completamente nudi, tanto che avevano usato i vestiti solo per andare a mangiare in qualche ristorante;
io, entusiasta della cosa, e senza dire nulla a Rita, avevo raccolto l'assist del collega e avevo mirato le mie ricerche cercando, riuscendoci benissimo, di portarle l'attenzione su quel posto.
Ora dovevo solo aspettare che i nostri appetiti riprendessero le vecchie strade e nulla di più.
Passammo parte della giornata sui lettini stuzzicandoci a vicenda, ma senza fare nulla di più, poi Rita si alzò di scatto come se fosse stata punta da un insetto, «Che ne dici, se, almeno per ora, ci mettiamo i nostri costumi da bagno e ci andiamo a fare un ricchissimo tuffo in questo splendido mare? Giusto anche per vedere oltre questa veranda no?»;
accettai il suo invito e dopo due minuti uscivamo da casa dirigendoci verso la piccola spiaggia vicino casa.
Anche quella fu un'altra sorpresa, era una caletta incantevole, dove alberi di ulivo arrivavano quasi fino al mare e dove era evidente che non fosse troppo frequentata visto che il minuscolo chiringuito che era costruito sulla sabbia era chiuso e senza nessuna cosa che facesse pensare che qualcuno lo avrebbe aperto;
per cui lei mi lanciò uno sguardo complice e prima che potessi capire cosa voleva dire me la trovai di nuovo nuda a lanciarsi nell'acqua che, scoprì dopo, essere ghiacciata.
Non volevo sembrare quello retrogrado e pudico, quindi anche io feci la stessa cosa e la seguì nel suo bagno rinfrescante.
Ma Rita non era la solita fidanzata che uno si aspetterebbe, a lei piaceva stupire, essere sempre in primo piano, mostrare il suo essere disinibita oltre ogni limite, e per fortuna tutto questo lo faceva solo con me;
si avvicinò e con la mano andò a cercare proprio il mio cazzo, che al contatto con l'acqua fredda era diventato ridicolmente piccolo, sorrise «Ma come! Vengo in Grecia per 15 giorni di sesso sfrenato e libero da costrizioni e mi ritrovo un cosino così nelle mani? Non mi dirai che mi devo cercare un sostituto!» e rise a crepapelle di quelle sue parole, mentre io non sapevo se essere incazzato per la provocazione o aver paura di quella promessa di cercare altro per sostituire il mio.
Ero deciso a fargliela pagare per quelle parole, per cui la presi di peso in braccio, la caricai sulle mie spalle come se fosse un sacco di patate, e nonostante mi ordinasse di metterla giù, la portai fuori dall'acqua poggiandola delicatamente sulla sabbia ma facendo attenzione che quello che lei aveva definito cosino fosse adesso all'altezza della sua bocca;
«Adesso vediamo se il cosino diventa cosone!» le dissi con prepotenza porgendole il cazzo che nel frattempo aveva ripreso le dimensioni normali;
era evidente che quella sua era stata l'ennesima provocazione per eccitarmi e senza che le dicessi altro aprì la bocca e si fece scivolare il mio cazzo dentro fino alle palle.
Non potevo crederci, erano solo poche ore che eravamo arrivati in quel posto e già avevamo iniziato in quel modo la nostra giornata, e come se non bastasse, nudi, su una spiaggia isolata senza avere il bisogno di nascondersi da nessuno;
quella non era la Grecia, era il paradiso!
Ma mentre continuava senza smettere quel suo lavoretto, e che mi stava strappando gemiti di piacere, la nostra performance fu distratta da alcuni movimenti inaspettati, vidi due figure che era evidente stessero venendo nella stessa spiaggia, per fortuna eravamo abbastanza distanti perché avessero potuto capire cosa stesse succedendo, ma di certo non tanto da non vedere che sia io che lei eravamo nudi;
«E adesso cosa facciamo?» dissi io con il mio solito tono che era tornato impacciato e pauroso;
«Come che facciamo? Nulla! Mi sembra logico, siamo su una spiaggia deserta di una deserta isoletta greca e tu ti preoccupi a cosa potrebbe pensare la gente? Ci vedranno nudi e decideranno loro se vogliono restare o andare a cercarsi un'altra spiaggia, no?» disse con il tono scocciato di chi era stata interrotta nel fare una cosa piacevole, poi mi fissò e continuò «Anzi sai che ti dico? Che se mi gira mi metto a scopare anche davanti a loro, tanto non sarebbe una cosa nuova visto che ci hanno visto diverse volte dentro il nostro cespuglio a Campomarino»;
provai a risponderle;
«Si ho capito, ma quella volta era successo per caso, non è che ci fossimo messi d'accordo con qualcuno per…», non mi fece terminare la frase «Ecco appunto! Anche questa volta mica ci siamo messi d'accordo con questi due! Magari…ma che ne so… sono pure gay…ma veramente ti vuoi fare tanti problemi già dal primo giorno? Dai rilassati e vediamo cosa succede».
Quando finimmo la nostra discussione l'altra coppia era arrivata a pochi passi da noi, erano un uomo e una donna, lei sulla 40ina, con lui che sembrava essere molto più grande di lei, erano, al nostro contrario, in costume da bagno e capendo che avevano invaso la nostra privacy, la donna subito chiese scusa con tono educato;
«Buongiorno, perdonateci, non volevamo disturbarvi, ma siamo arrivati due ore fa e dal nostro appartamento abbiamo visto questa splendida caletta e volevamo farci un tuffo, poi abbiamo visto che non eravamo soli e ci siamo chiesti se non fosse stato il caso di fare qualche conoscenza su quest'isola che sembra totalmente deserta», e sorrise mettendo in mostra due labbra perfette mentre io cercavo nel frattempo di coprire quello che potevo, e per non fare vedere la mia erezione mi ero subito messo a pancia in giù cercando di dissimulare l'impaccio, ma Rita decise di giocare d'anticipo;
«Tranquilli non preoccupatevi non avete interrotto nulla che non possa essere ripreso», e mi lanciò un'occhiata che mi fece rizzare di nuovo il cazzo costringendomi a mantenere la posizione supina, «Veramente siete arrivati da così poco? Pensate che coincidenza anche noi! Io sono Rita e lui è il mio fidanzato Michele, è la nostra prima vacanza insieme fuori dall'Italia e voi? Se non sono indiscreta, logicamente», e ricambiò in quel modo la gentilezza della donna che sentendosi ormai accolta senza problemi rispose, «Ma che bello! Possiamo sederci per parlare? Con voi distesi a prendere tintarella integrale e noi in piedi la cosa mi viene un po' difficile…», Rita rispose subito «Uff! perdonateci! Voi così gentili e noi così maleducati…certo che vi potete sedere accanto a noi, se poi non avete problemi con il nostro aspetto è anche meglio», e sorrise guardando in faccia i due che non persero tempo ad accettare il nostro invito.
Fu a quel punto che la donna continuò la sua presentazione «Piacere, io sono Barbara e lui è il mio compagno Francesco, veniamo dall'Emilia e potrei dire che siamo viaggiatori compulsivi, però questa è la prima volta che veniamo a Paxos, ce l'hanno consigliata degli amici che c'erano stati l'anno scorso, e ci hanno parlato di un posto incantevole e, soprattutto, tranquillo dove poter praticare un po' di naturismo senza essere disturbati», la mia faccia cambiò di espressione dopo aver sentito Barbara che parlava di naturismo e non notare che gli unici nudi sulla spiaggia eravamo io e Rita, che nella fattispecie non eravamo certo naturasti convinti, ma ci eravamo tolti i nostri costumi solo perché pensavamo di essere, appunto, soli;
e tutto il mio stupore non passò inosservato dalla nostra interlocutrice che rispose subito alle mie perplessità;
«Si, lo so che state pensando, questi due parlano di naturismo e sono gli unici vestiti;
ma la verità è che vi abbiamo visto…come dire? Impegnati? E abbiamo pensato foste solo una coppia che si era appartata…male devo dire!», e sorrise di quella battuta, «Però se a voi non crea problemi faremmo anche noi la stessa cosa e almeno non ci sentiremo così diversi su questa spiaggia, siete d'accordo?», senza parlare Rita fece un cenno con la testa che per lei non c'erano problemi;
mentre, in realtà, per me qualche problemino c'era visto che non sapevo che effetto avrebbe fatto trovarmi un'altra donna nuda a pochi passi da me, e, cosa di non poco conto, avere il suo uomo con il suo ciondolo bene in vista, specie dopo le dichiarazioni fatte sul cercarsi un altro manganello da parte sua.
Ma, siccome non volevo confermare la teoria di Barbara per cui noi stavamo facendo altro, e per non dire che era la prima volta, almeno nella mia vita che mi trovavo nudo su una spiaggia, lasciai correre ogni cosa e cercando di dimostrare tutta la sicurezza che in quel momento non avevo: «Dai accomodatevi! È un piacere per noi aver trovato due italiani in questo posto».
Fu così che i due incoraggiati dalle nostre parole si misero in libertà senza alcuna esitazione;
e a quel punto non potei fare a meno di osservarli, la mia curiosità era troppa per non dare uno sguardo, mentre Rita sembrava non essere coinvolta da questa apparente novità;
Barbara era una bella donna, non di quelle che ti fanno girare la testa per strada, ma per quanto il suo corpo tonico non fosse eccessivamente magro si portava molto bene quei chiletti di troppo, aveva i capelli castani cortissimi e un bel seno, sicuramente più voluminoso della mia Rita, ma non eccessivamente grande, avrei giurato che avesse una terza abbondante;
ma la cosa che mi sorprese più di ogni altra era che aveva il pube completamente depilato, con le grandi labbra ben esposte, cosa che contrastava con il folto cespuglio di peli color mogano di Rita;
la seconda sorpresa fu quando anche Francesco si mise comodo, non ci potevo credere, pure lui aveva l'inguine depilato e per mia fortuna mostrava in mezzo alle gambe un gingillo di dimensioni normali, così il mio primo pensiero andò al fatto che non avremmo avuto competizioni sulle nostre misure, e questo mi tranquillizzò non poco.
Nudità a parte, anche se erano più grandi di noi come età, erano una coppia molto simpatica e allegra, passammo una lunga giornata in spiaggia tra chiacchiere e bagni di sole e di mare.
Il caso volle che loro fossero i nostri vicini di appartamento, la loro veranda si affacciava proprio di fronte alla nostra, e questo facilitò molto quello che avvenne in seguito.
Avevamo ormai stretto amicizia con Francesco e Barbara, tanto che approfittando della vicinanza dei nostri due appartamenti io avvisavo Francesco quando uscivo per andare a prendere il pane caldo per fare colazione e le lasciavamo alle chiacchiere della mattina ed alla loro toletta quotidiana;
quindi iniziavamo la giornata con un ottimo caffè italiano visto che avevano portato con loro una moka, e una colazione con pane caldo, miele e yogurt greco, buona da fare resuscitare un morto.
Visto che l'isola era veramente tranquilla come ci avevano detto e non è che ci fossero tante cose da fare se non godersi il mare e il silenzio, e, inoltre, le uniche persone che si vedevano in giro erano piccoli gruppi di turisti per lo più inglesi e francesi e i nativi del posto che gestivano piccole locande e altri esercizi commerciali del paese, le nostre frequentazioni si estesero anche alle serate a cena visto che normalmente passavamo la giornata in spiaggia con un panino, o una buona insalata greca e birra ghiacciata, tanto che in poco tempo sembravamo due coppie che si conoscevano da una vita.
Barbara e Rita si somigliavano molto come carattere, erano spigliate, senza troppi blocchi mentali, e, soprattutto molto smaliziate al contrario mio e di Francesco, che a volte sembrava essere la mia copia solo con 21 anni di più visto che facevamo lo stesso lavoro, solo che lui, a differenza mia, aveva uno studio di ingegneria tutto suo a Bologna.
Io e lui, specie la mattina quando si andava a prendere le colazioni per la truppa, parlavamo del nostro lavoro e mi aveva anche detto al mio rientro dalla Grecia, di inviargli il mio curriculum perché stava cercando da tempo un altro ingegnere che gestisse una parte del suo studio, e il fatto che io fossi giovane per lui era un plus non indifferente.
Non ricordo nemmeno il giorno in cui in una di quelle solite mattine i nostri discorsi presero una deviazione su argomenti più personali;
certo è che a cominciare la cosa non fui io, anche perché è vero che con i colleghi a Firenze spesso si scherzava su prestazioni e richieste da parte delle nostre rispettive compagne, ma io ero riuscito sempre a restare molto vago ascoltando i loro discorsi spesso molto dettagliati, e me ne sarei guardato bene dal farlo con uno come Francesco che, anche se molto affabile e simpatico, era per me un emerito sconosciuto;
eravamo sulla via di ritorno verso casa che decise che doveva a tutti i costi farmi una confidenza, per cui con la stessa aria impacciata con cui molto probabilmente avrei fatto io mi chiese: «Michele, non mi guardare in malo modo e ti dico anche che se pensi che io sia molto invadente puoi tranquillamente dirmelo e non rispondermi…», io molto più impacciato di lui gli dissi che poteva tranquillamente dirmi tutto, e lui, rasserenato da questo consenso, riprese;
«Ti sarai reso conto che i nostri appartamenti sono vicini…anche troppo direi!...e che la privacy spesso va a farsi benedire…», lo fissai con curiosità, mi chiedevo dove volesse arrivare, e pensavo tra me e me, visto che avevamo sempre parlato di lavoro volesse discutere di edilizia e di distanze tra edifici, un modo leggero per tastare la mia conoscenza, per cui gli feci segno di continuare, ma scoprii che il suo discorso era lungi dal chiedermi pareri costruttivi, «Bene…tu e Rita siete ancora ragazzi, e forse non ci avete nemmeno fatto caso, ma io mi sento in dovere lo stesso di scusarmi con te…con voi…per…per…», il discorso era completamente al di fuori di ogni mia immaginazione, e non capivo veramente dove volesse andare a parare Francesco per cui lasciai che continuasse, «Ma sì, insomma, siamo uomini e ci capiamo no?», a quel punto la mia confusione dell'inizio era aumentata ancora di più, per cui dicendogli che non ci stavo capendo nulla, chiesi in modo diretto a cosa stesse alludendo cercando di sottintendere con la mia risposta che, per quanto fossimo una coppia molto aperta non ci piaceva prestarci a giochi strani;
ma questa volta fu lui a fare la faccia meravigliata e provò subito a fugare tutti i dubbi e sorridendomi rispose;
«Nooo, ma cosa hai capito? Anche noi siamo aperti ma non pensare che facciamo cose strane, tanto per chiarire non vorrei avessi pensato strane richieste da parte mia;
quello che volevo dire è che io e Barbara facciamo sesso tutti i giorni e in tutte le forme, credo tu abbia capito cosa intendo…e molto spesso lei grida quando raggiunge l'orgasmo, e per questo sono sicuro che voi più di qualche volta siete…come posso dire? Beh…siete stati presenti ai nostri amplessi se non con il corpo almeno con la mente, e di questo ne abbiamo avuto certezza quando l'altro giorno avevate lasciato la vostra porta sulla veranda aperta e anche se non siete rumorosi come noi, qualcosa l'avevamo percepita», e facendosi una risata mi diede una pacca sulla spalla, «Dai, non volevo fare il guastafeste, in fin dei conti anche a noi piace ascoltare di tanto in tanto e tu non puoi negare che vi state dando da fare approfittando del posto tranquillo e lontano da scocciature», e si fece un'altra risata che coinvolse anche me che però continuavo a pensare che un poco invadente lo fosse stato anche se con garbo e rendendo la sua storia simpatica da ascoltare;
feci un cenno con la testa, ma poi l'idea di sembrare un ragazzino alle prime armi mi fece reagire, e pur cercando di non uscire dal mio concetto di intimità risposi: «Sì, è proprio così, io e Rita stiamo insieme da tre anni, la nostra vita, quella sessuale intendo, non ha mai avuto problemi, però non avevamo mai avuto occasione di fare una vacanza da soli, fino ad ora ci eravamo dovuti accontentare di momenti vissuti nella sua casa che condivide con altre studentesse e, piccoli stratagemmi per sfuggire al controllo dei suoi genitori specie in estate, se poi a questo aggiungi che io per 7/8 mesi all'anno sono a Firenze e che solo da pochi mesi ho una casa tutta mia e che lei va ancora all'università e quindi non ha grandi possibilità economiche…beh…il conto e fatto!»;
eravamo quasi arrivati davanti casa, mi guardò «Beh allora avete scelto il posto giusto e incontrato le persone giuste! Passeremo queste vacanze divertendoci, ne sono sicuro!» e subito diede voce alle ragazze per avvisarle che eravamo tornati, «Donne copritevi! La colazione è arrivata insieme ai vostri umili schiavi!», e mentre mi strizzava l'occhio si fece ancora una risata che coinvolse anche il sottoscritto.
Quella mattina dopo colazione Rita e Barbara decisero di fare una passeggiata nel paese per comprare qualche souvenir del posto, e a me e Francesco non rimase che organizzarci per una bella partita di Burraco sotto la veranda accompagnati da un bicchiere di Ouzo e acqua ghiacciata.
Eravamo quasi alla terza e ultima partita, che la porta di casa si aprì di colpo, Rita e Barbara entrarono ridendo e cantando come se fossero ubriache, mentre le fissavamo inebetiti fu Barbara a dare la spiegazione di tanta allegria;
«Fanciulli non ci crederete! Ma in questo buco di isola abbiamo trovato un negozietto piccolissimo dove una signora lavora a maglia e al telaio come si faceva un tempo, e fa delle cose splendide! Allora ci siamo fermate e abbiamo fatto acquisti, e se avete un po' di pazienza adesso ve li mostriamo, che ne dite?»;
Francesco era entusiasta della cosa, io un po' meno, la vacanza pesava già abbastanza sulle mie finanze ridottissime ed era evidente che Rita non avendo fondi propri avesse fatto shopping con quelli che avevo messo nella cassa comune per le spese di casa....

continua...
scritto il
2022-08-30
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