Agese e suo figlio
di
Joword
genere
incesti
I due stavano in piedi, praticamente abbracciati anche se avevano messo in mezzo a loro una delle tante paline per potersi sostenere, all'interno del vagone della metropolitana. Ci stavano aggrappati entrambi con in braccio, mentre si guardavano negli occhi, si sorridevano, spesso avvicinavano la bocca dell'uno a quella dell'altro per scambiarsi accenni di baci.
Qualcuno li ignorava o fingeva di farlo, tanto stava diventando un abitudine diffusa baciarsi per le strade anche tra uomini. Molti però si scandalizzavano e commentavano anche ad alta voce “Che tempi”, “E' uno schifo”, “Mica si vergognano?”, “Ecco dove portano le idee moderne”, “Ci vorrebbe chi dico io”.
Due tipi dall'aspetto losco, uno scuro di pelle, alto e magro, l'altro basso e tarchiato, con un ammasso di muscoli imponente, dissero tra di loro:- “Stamo a vedè andò scennono, je la damo noi na lezione a sti schifosi” (VEDIAMO DOVE SCENDONO, GLIE LA DAREMO NOI UNA LEZIONE A QUESTI SCHIFOSI)
Agnese li sentì, forse fu l'unica a sentirli. Agnese stava seduta quasi all'angolo dello scomparto, con la busta della spesa sulle ginocchia e le mani appoggiate, incrociate l'una con l'altra, sulla busta. Sembrava che il suo sguardo fosse rivolto verso i due ragazzi ma che non li vedesse, come se stesse guardando altro o oltre. Non era tra quelli che ignoravano i due. Non era neppure però tra quelli che commentavano ad alta voce, né di quelli che, pur senza parlare, annuivano alle critiche fatte da altri.
Agnese quando sentì il commento dei due bruti ebbe paura, paura per quei due ragazzi che stavano dando scandalo con il loro amarsi ed anche per Davide. Già si stava chiedendo se anche Davide fosse così sfacciato da comportarsi in pubblico come quei due, poi alle parole dei due apparenti energumeni temette che anche a Davide qualcuno pensava di dare una lezione con metodi violenti, ritenendolo “uno schifoso”.
Lei non trovava affatto schifoso il suo Davide, anzi tutt'altro e non perché fosse suo figlio ma perché davvero era un ragazzo adorabile, non bravissimo a scuola ma in tutte le materie andava oltre la mera sufficienza, disponibile a dare una mano in parrocchia specialmente nelle attività caritative a favore degli anziani (a molti andava a fare la spesa o li accompagnava a riscuotere la pensione) e gli ammalati (facendo assistenza gratuita ai ricoverati). Eppure chissà perché, forse per la carenza di una figura paterna durante l'infanzia e l'adolescenza, forse per ragioni che a lei sfuggivano ma che voleva capire, anche il suo Davide era come quei due.
Che mazzata quando l'aveva scoperto, cioè solo due giorni prima. Era ancora attonita, confusa, agitata sotto shock.
Quando vide i due “fidanzatini” scendere e dietro di loro scendere anche i due apparentemente violenti, fu presa dall'istinto di seguirli, di fare qualcosa per evitare un probabile pestaggio.
Non fece in tempo e quando le portiere si richiusero lei tornò a sedere e cominciò a ricordare quanto accaduto due giorni prima
Era andata a lavorare come sempre nella camiceria ma erano arrivati a sorpresa dei controlli dell'ispettorato al lavoro e lei, mai assunta, era stata mandata subito via dal titolare. Le avrebbe telefonato lui quando tornare al lavoro, di certo non nel corso della mattinata. Per questo Agnese era tornata a casa, immaginando di non trovarci nessuno perché Davide a quell'ora avrebbe dovuto essere a scuola, ultimo anno delle superiori. Ne faceva di sacrifici lei per quel figlio, ma non le costavano perché Davide le dava soddisfazioni. Lei aveva grandi sogni per il figlio, quel figlio cresciuto da sola, allevato da sola, quel figlio tutto suo, esclusivamente suo.
Sulla metropolitana aveva incontrato un gran numero di studenti, euforici perché in molte scuole erano saltate le lezioni a causa di uno sciopero degli insegnanti.
Non aveva badato molto a questa notizia, era più preoccupata della perdita di varie ore di lavoro, forse dell'intera giornata e per lei il lavoro era l'unica risorsa, non poteva privarsene.
Andando verso casa programmava i vari lavori da fare, poteva fare pulizie più accurate, stirare i panni, cominciare a mettere via gli abiti leggeri e tirar fuori quelli più pesanti, una donna ha sempre cose da fare.
Si innervosì quando la porta si era aperta girando di poco la chiave, senza far alcun giro, eppure lo raccomandava sempre a Davide di dare tutte e tre le mandate di chiave quando usciva. Evidentemente non le aveva dato retta. Sciagurato, pure la persiana del tinello sollevata aveva lasciato..... O no? O forse Davide non era uscito ed era in casa? Ah già... lo sciopero dei docenti di cui parlavano gli studenti dentro la metro. Ma certo,... forse era tornato... altrimenti perché ci sarebbero state due tazzine da caffè usate sul piano del lavello? Perché due? Forse stava con qualcuno o qualcuna?
Oddio...l'emozione! Se non stavano nella cucina.-tinello potevano solo stare in camera da letto... ma la porta era chiusa. D'istinto pensava già al plurale (“stavano”, “potevano”,...), “sentì” che Davide stava in compagnia e si emozionò.
Era diventato grande Davide. Lei lo aveva continuato a vedere bambino, ma aveva compiuto diciotto anni e ne dimostrava anche di più da quando s'era lasciata crescere anche qualche centimetro di barba, era ovvio che avesse qualche relazione affettiva, ma portarsi una ragazza in casa ci poteva stare, chiudesi con lei in camera non molto.
Se Davide era diventato uomo, per logica lei era diventata vecchia.
Che giornata di merda: scappare dal posto di lavoro come se stesse commettendo un reato anziché stare a sudare il necessario per vivere, arrivare a casa e scoprire che era diventata vecch..... oddio no!!!... Il peggio non l'aveva ancora scoperto. Il peggio lo scoprì quando la porta si aprì e dalla stanza uscì Davide che si stava infilando i bordi della camicia dentro i calzoni, la camicia quasi del tutto sbottonata sul petto nudo. Davide che l'aveva aggredita con quel del tutto inatteso: -Mamma!!!! Che cazzo ci fai qui? Perché non sei al lavoro?
Lui le aveva chiesto spiegazioni, lui che avrebbe dovuto dargliene perché alle sue spalle c'era un altro ragazzo, vestito di niente. I vestiti erano a terra. Inoltre, dalla porta del bagno lasciata aperta, si vedevano benissimo chiazze d'acqua per terra e altri segnali di un recente uso della doccia. Probabilmente i due ragazzi avevano fatto la doccia insieme.
Non c'era da chiedere spiegazioni per capire cosa stava succedendo, c'era bisogno di tempo per capire perché stava succedendo.
Infatti non aveva dato spiegazioni del perché era tornata a casa, non ne aveva chiesto del perché Davide si trovasse nella sua stanza, con un altro ragazzo nudo. Il “perché” che Davide avrebbe potuto dirle, a lei non interessava molto, avrebbe solo giustificato una circostanza, era un altro il perché da capire, quello del perché Davide, suo figlio fosse cosi. Se lo stava chiedendo da due giorni e non sapeva darsi altra risposta che “forse gli è mancato un padre”: una ipotesi tutta da verificare.
Ci si erano messi anche i ragazzi della metropolitana a metterla in ulteriore agitazione. L'inconscio l'aveva portata a proiettare Davide in uno di quei due che si sbaciucchiavano ed aveva provato tristezza nel sentire le critiche e gli insulti, soprattutto perché fino a qualche giorno prima anche lei avrebbe criticato quei comportamenti licenziosi, invece...adesso che anche Davide...beh... una madre cambia modi di pensare. Adesso la madre ha paura di quel che può succedere al proprio figlio quando sente minacciare qualcuno “come suo figlio”.
Agnese sperava solo di trovare a casa Davide, vestito o nudo, da solo o in compagnia, purché fosse a casa, al sicuro. Lei che non ricordava più neppure le preghiere impegnò tutto il tempo che le mancava per arrivare a casa cercando di pregare in qualche modo, pregare perché Dio che non le aveva concesso molto nella vita, proteggesse almeno Davide; Non lo chiedeva come favore ma lo pretendeva a risarcimento di tutte le altre privazioni che aveva sofferto in vita sua.
A casa però Davide non c'era. L'apprensione crebbe. Senza motivo in quanto molte volte al suo rientro dal lavoro non lo aveva trovato in casa, ma erano “altre volte” prima di sapere com'era Davide, prima di sentire criticare e minacciare quelli come lui.
Quando sentì la porta aprirsi le sembrò quasi che il cuore le scoppiasse nel petto per la gran gioia, gli corse vicino, l'abbracciò forte, lo ricoprì di baci, lo accarezzò sulle gote... Cose che non aveva mai fatte, non aveva mai avuto tempo lei per i gesti sdolcinati. Davide non poteva non stupirsi e sorprendersi. Era abbastanza logica la sua domanda:- O mamma ma che cazzo fai?
Una domanda secca, non proprio prevedibile dalla bocca di un figlio, una domanda però capace di riportare la testa di Agnese nel mondo reale. Si rese conto di quanto irrazionale ed insolito fosse stato il suo comportamento e, asciugandosi gli occhi umidi per la gioia, cercò di ricomporsi dicendo: Niente caro, non è successo niente, ...eh, eh, eh (cercò di ridere)...non farci caso, è che... beh volevo dirti che ti voglio bene, figlio mio...
-O mamma, ma stai bene? E' successo qualcosa? Problemi con il lavoro?
-No no, per me va tutto bene, ...quasi tutto bene, invece a te
- A me? Cosa?
- Così. A te come vanno le cose? Voglio dire, parliamo poco tra noi. C'è qualcosa che vorresti dirmi
-A proposito di che?
- A proposito di te, della tua vita, dei tuoi studi, dei tuoi affetti...così, in generale...
- Come mai tutto questo bisogno di sapere tante cose di me, all'improvviso?
Allora Agnese chiese qualcosa di più preciso:- Chi era il ragazzo che stava con te l'altro ieri? Cosa c'è tra te e lui?
Il sorriso che fece Davide era molto amaro, quando disse:- E' questo il problema? Voglio dire: per te è stato un problema?
- No, no! Quale problema...., vi volete bene?
-Chi? Io e quello? No, è uno che frequenta la mia stessa scuola ma un' altra sezione. L''altro ieri che non ci sono state le lezioni siamo stati un poco insieme, tutto qui. Ti ha dato fastidio che gli ho lasciato fare una doccia, qui da noi? Ho anche asciugato e pulito io dopo. Non pensavo che te la potesse prendere per così poco...
- Così poco?? ...Cioè adesso devo fare anche la scema? Ma come, dicono che la cosa più difficile sia dirlo alla famiglia, io ti sto dicendo di confidarti tanto ho già capito e tu, tu,...ti nascondi?
-Io mi nascondo? Ma che dici? Di cosa parli?
- O Davide! Parlo che stavate insieme, tu che ti rivestivi e lui nudo, dentro la tua camera; che avevate fatto la doccia; che sono ignorante di scuola ma non di vita e che non sono stupida.
Davide scoppiò a ridere fragorosamente, come divertito e poi chiese: -Ma che niente, niente hai creduto che io e quello li stavamo a fare...le ...le porcherie?
-No, “niente, niente”, lo penso “tutto, tutto”, perché non sono cretina.
Davide smise di ridere:- Mi sa che hai ragione tu, mi sa che il cretino sono io...e già...
Davide non parlò più. Agnese notò dai cambiamenti d'espressione che stava estraniandosi, rincorrendo chissà quali pensieri. Chiese al figlio:-Che ti succede adesso?
Davide sembrò ritornare alla realtà da chissà quale lontano pianeta con un- Ehh? Ah! Sì!- e poi con un caloroso “grazie mamma” abbracciò Agnese.
Anni di vita insieme senza mai scambiarsi effusioni affettuose e, nel giro di pochi minuti due abbracci tra madre e figlio. Roba difficile da credere.
Restando abbracciato alla madre Davide, quasi come stesse più pensando a voce alta che parlando con la madre, disse: - Certo che sono proprio stronzo a non aver capito... mi ronza attorno da parecchio e più d'una volta mi ha detto che gli piaccio fisicamente. L'altro ieri che non c'erano le lezioni siamo andati in cinque o sei a fare una corsa nel parco, e … E' vero...è stato lui ad un certo punto a dirmi di lasciare andare gli altri perché se avessimo tagliato per via dei francescani saremmo passati qui sotto casa e potevamo venire su a lasciare i libri. Per questo avremmo dovuto salire, ma all'angolo con via De Petris, dove c'è sempre quella fanghiglia scivolosa e le buche, ha messo un piede in fallo, si è presa una storta ed è caduto sporcandosi i vestiti nella fanghiglia.
Gli ho prestato la mia tuta da ginnastica per cambiarsi e siccome era sporco si è fatto anche la doccia.... ora che ci penso, potrebbe aver fatto tutto apposta in effetti mi corteggia un poco troppo quello...strano che non me ne sia accorto io prima di te...
-Ma..., ma...., ma tu vorresti dirmi che.... cioè, non è vero che tu... tu e lui... insomma mi sono sbagliata?
Davide si staccò finalmente. Guardo sa madre negli occhi e sorridendole le disse:-credo proprio di si.
Fu la gioia di madre che voleva abbracciare il figlio “normale” o l'istinto di donna che non voleva staccarsi dall'abbraccio avuto fin ad un attino prima? Qualunque fosse la motivazione Agnese si aggrappò di nuovo al figlio, anzi all'uomo che aveva innanzi a se e, accidentalmente era anche suo figlio.
Da quanti anni soffocava i suoi istinti di femmina per dare ampio spazio a quelli di madre! Da quanto tempo considerava quel figlio un bambino senna accorgersi che era uomo ormai! Che gioia accumulare sia la gioia di mamma nel ricredersi dal timore di avere un figlio diverso e quello di femmina di sentirsi abbracciata da un uomo. Il piacere di comprimere il proprio seno contro il torace di un maschio, il piacere di stringersi a Davide e sentire al tatto il pacco maschile contro il suo ventre. Le sfuggi quasi innocentemente la richiesta: baciami!
Davide la baciò sulla fronte. Lei afferrò il capo del figlio, lo tirò in basso, essendo Davide molto più alto di lei e...appoggiò le sue labbra a quelle del figlio, ripetendo “baciami” con molto minore innocenza, e affacciando la lingua per sfiorare le labbra del ragazzo. Non le sfuggì il guizzo e la lievitazione del membro di Davide e la sua gioia si elevò all'ennesima potenza, gioia di madre che rimuove un dubbio atroce sul tendenze sessuali del figlio, gioia di donna che dopo anni di repressione degli istinti si lascia andare alla propria femminilità.
Quando Davide le introdusse tra le labbra la sua lingua si dimenticò totalmente di essere madre e si sentì solo femmina, per giunta in astinenza da ...dagli stessi anni dell'età che aveva Davide e, da disinibita più che chiedere supplicò:-scopami.
Qualcuno li ignorava o fingeva di farlo, tanto stava diventando un abitudine diffusa baciarsi per le strade anche tra uomini. Molti però si scandalizzavano e commentavano anche ad alta voce “Che tempi”, “E' uno schifo”, “Mica si vergognano?”, “Ecco dove portano le idee moderne”, “Ci vorrebbe chi dico io”.
Due tipi dall'aspetto losco, uno scuro di pelle, alto e magro, l'altro basso e tarchiato, con un ammasso di muscoli imponente, dissero tra di loro:- “Stamo a vedè andò scennono, je la damo noi na lezione a sti schifosi” (VEDIAMO DOVE SCENDONO, GLIE LA DAREMO NOI UNA LEZIONE A QUESTI SCHIFOSI)
Agnese li sentì, forse fu l'unica a sentirli. Agnese stava seduta quasi all'angolo dello scomparto, con la busta della spesa sulle ginocchia e le mani appoggiate, incrociate l'una con l'altra, sulla busta. Sembrava che il suo sguardo fosse rivolto verso i due ragazzi ma che non li vedesse, come se stesse guardando altro o oltre. Non era tra quelli che ignoravano i due. Non era neppure però tra quelli che commentavano ad alta voce, né di quelli che, pur senza parlare, annuivano alle critiche fatte da altri.
Agnese quando sentì il commento dei due bruti ebbe paura, paura per quei due ragazzi che stavano dando scandalo con il loro amarsi ed anche per Davide. Già si stava chiedendo se anche Davide fosse così sfacciato da comportarsi in pubblico come quei due, poi alle parole dei due apparenti energumeni temette che anche a Davide qualcuno pensava di dare una lezione con metodi violenti, ritenendolo “uno schifoso”.
Lei non trovava affatto schifoso il suo Davide, anzi tutt'altro e non perché fosse suo figlio ma perché davvero era un ragazzo adorabile, non bravissimo a scuola ma in tutte le materie andava oltre la mera sufficienza, disponibile a dare una mano in parrocchia specialmente nelle attività caritative a favore degli anziani (a molti andava a fare la spesa o li accompagnava a riscuotere la pensione) e gli ammalati (facendo assistenza gratuita ai ricoverati). Eppure chissà perché, forse per la carenza di una figura paterna durante l'infanzia e l'adolescenza, forse per ragioni che a lei sfuggivano ma che voleva capire, anche il suo Davide era come quei due.
Che mazzata quando l'aveva scoperto, cioè solo due giorni prima. Era ancora attonita, confusa, agitata sotto shock.
Quando vide i due “fidanzatini” scendere e dietro di loro scendere anche i due apparentemente violenti, fu presa dall'istinto di seguirli, di fare qualcosa per evitare un probabile pestaggio.
Non fece in tempo e quando le portiere si richiusero lei tornò a sedere e cominciò a ricordare quanto accaduto due giorni prima
Era andata a lavorare come sempre nella camiceria ma erano arrivati a sorpresa dei controlli dell'ispettorato al lavoro e lei, mai assunta, era stata mandata subito via dal titolare. Le avrebbe telefonato lui quando tornare al lavoro, di certo non nel corso della mattinata. Per questo Agnese era tornata a casa, immaginando di non trovarci nessuno perché Davide a quell'ora avrebbe dovuto essere a scuola, ultimo anno delle superiori. Ne faceva di sacrifici lei per quel figlio, ma non le costavano perché Davide le dava soddisfazioni. Lei aveva grandi sogni per il figlio, quel figlio cresciuto da sola, allevato da sola, quel figlio tutto suo, esclusivamente suo.
Sulla metropolitana aveva incontrato un gran numero di studenti, euforici perché in molte scuole erano saltate le lezioni a causa di uno sciopero degli insegnanti.
Non aveva badato molto a questa notizia, era più preoccupata della perdita di varie ore di lavoro, forse dell'intera giornata e per lei il lavoro era l'unica risorsa, non poteva privarsene.
Andando verso casa programmava i vari lavori da fare, poteva fare pulizie più accurate, stirare i panni, cominciare a mettere via gli abiti leggeri e tirar fuori quelli più pesanti, una donna ha sempre cose da fare.
Si innervosì quando la porta si era aperta girando di poco la chiave, senza far alcun giro, eppure lo raccomandava sempre a Davide di dare tutte e tre le mandate di chiave quando usciva. Evidentemente non le aveva dato retta. Sciagurato, pure la persiana del tinello sollevata aveva lasciato..... O no? O forse Davide non era uscito ed era in casa? Ah già... lo sciopero dei docenti di cui parlavano gli studenti dentro la metro. Ma certo,... forse era tornato... altrimenti perché ci sarebbero state due tazzine da caffè usate sul piano del lavello? Perché due? Forse stava con qualcuno o qualcuna?
Oddio...l'emozione! Se non stavano nella cucina.-tinello potevano solo stare in camera da letto... ma la porta era chiusa. D'istinto pensava già al plurale (“stavano”, “potevano”,...), “sentì” che Davide stava in compagnia e si emozionò.
Era diventato grande Davide. Lei lo aveva continuato a vedere bambino, ma aveva compiuto diciotto anni e ne dimostrava anche di più da quando s'era lasciata crescere anche qualche centimetro di barba, era ovvio che avesse qualche relazione affettiva, ma portarsi una ragazza in casa ci poteva stare, chiudesi con lei in camera non molto.
Se Davide era diventato uomo, per logica lei era diventata vecchia.
Che giornata di merda: scappare dal posto di lavoro come se stesse commettendo un reato anziché stare a sudare il necessario per vivere, arrivare a casa e scoprire che era diventata vecch..... oddio no!!!... Il peggio non l'aveva ancora scoperto. Il peggio lo scoprì quando la porta si aprì e dalla stanza uscì Davide che si stava infilando i bordi della camicia dentro i calzoni, la camicia quasi del tutto sbottonata sul petto nudo. Davide che l'aveva aggredita con quel del tutto inatteso: -Mamma!!!! Che cazzo ci fai qui? Perché non sei al lavoro?
Lui le aveva chiesto spiegazioni, lui che avrebbe dovuto dargliene perché alle sue spalle c'era un altro ragazzo, vestito di niente. I vestiti erano a terra. Inoltre, dalla porta del bagno lasciata aperta, si vedevano benissimo chiazze d'acqua per terra e altri segnali di un recente uso della doccia. Probabilmente i due ragazzi avevano fatto la doccia insieme.
Non c'era da chiedere spiegazioni per capire cosa stava succedendo, c'era bisogno di tempo per capire perché stava succedendo.
Infatti non aveva dato spiegazioni del perché era tornata a casa, non ne aveva chiesto del perché Davide si trovasse nella sua stanza, con un altro ragazzo nudo. Il “perché” che Davide avrebbe potuto dirle, a lei non interessava molto, avrebbe solo giustificato una circostanza, era un altro il perché da capire, quello del perché Davide, suo figlio fosse cosi. Se lo stava chiedendo da due giorni e non sapeva darsi altra risposta che “forse gli è mancato un padre”: una ipotesi tutta da verificare.
Ci si erano messi anche i ragazzi della metropolitana a metterla in ulteriore agitazione. L'inconscio l'aveva portata a proiettare Davide in uno di quei due che si sbaciucchiavano ed aveva provato tristezza nel sentire le critiche e gli insulti, soprattutto perché fino a qualche giorno prima anche lei avrebbe criticato quei comportamenti licenziosi, invece...adesso che anche Davide...beh... una madre cambia modi di pensare. Adesso la madre ha paura di quel che può succedere al proprio figlio quando sente minacciare qualcuno “come suo figlio”.
Agnese sperava solo di trovare a casa Davide, vestito o nudo, da solo o in compagnia, purché fosse a casa, al sicuro. Lei che non ricordava più neppure le preghiere impegnò tutto il tempo che le mancava per arrivare a casa cercando di pregare in qualche modo, pregare perché Dio che non le aveva concesso molto nella vita, proteggesse almeno Davide; Non lo chiedeva come favore ma lo pretendeva a risarcimento di tutte le altre privazioni che aveva sofferto in vita sua.
A casa però Davide non c'era. L'apprensione crebbe. Senza motivo in quanto molte volte al suo rientro dal lavoro non lo aveva trovato in casa, ma erano “altre volte” prima di sapere com'era Davide, prima di sentire criticare e minacciare quelli come lui.
Quando sentì la porta aprirsi le sembrò quasi che il cuore le scoppiasse nel petto per la gran gioia, gli corse vicino, l'abbracciò forte, lo ricoprì di baci, lo accarezzò sulle gote... Cose che non aveva mai fatte, non aveva mai avuto tempo lei per i gesti sdolcinati. Davide non poteva non stupirsi e sorprendersi. Era abbastanza logica la sua domanda:- O mamma ma che cazzo fai?
Una domanda secca, non proprio prevedibile dalla bocca di un figlio, una domanda però capace di riportare la testa di Agnese nel mondo reale. Si rese conto di quanto irrazionale ed insolito fosse stato il suo comportamento e, asciugandosi gli occhi umidi per la gioia, cercò di ricomporsi dicendo: Niente caro, non è successo niente, ...eh, eh, eh (cercò di ridere)...non farci caso, è che... beh volevo dirti che ti voglio bene, figlio mio...
-O mamma, ma stai bene? E' successo qualcosa? Problemi con il lavoro?
-No no, per me va tutto bene, ...quasi tutto bene, invece a te
- A me? Cosa?
- Così. A te come vanno le cose? Voglio dire, parliamo poco tra noi. C'è qualcosa che vorresti dirmi
-A proposito di che?
- A proposito di te, della tua vita, dei tuoi studi, dei tuoi affetti...così, in generale...
- Come mai tutto questo bisogno di sapere tante cose di me, all'improvviso?
Allora Agnese chiese qualcosa di più preciso:- Chi era il ragazzo che stava con te l'altro ieri? Cosa c'è tra te e lui?
Il sorriso che fece Davide era molto amaro, quando disse:- E' questo il problema? Voglio dire: per te è stato un problema?
- No, no! Quale problema...., vi volete bene?
-Chi? Io e quello? No, è uno che frequenta la mia stessa scuola ma un' altra sezione. L''altro ieri che non ci sono state le lezioni siamo stati un poco insieme, tutto qui. Ti ha dato fastidio che gli ho lasciato fare una doccia, qui da noi? Ho anche asciugato e pulito io dopo. Non pensavo che te la potesse prendere per così poco...
- Così poco?? ...Cioè adesso devo fare anche la scema? Ma come, dicono che la cosa più difficile sia dirlo alla famiglia, io ti sto dicendo di confidarti tanto ho già capito e tu, tu,...ti nascondi?
-Io mi nascondo? Ma che dici? Di cosa parli?
- O Davide! Parlo che stavate insieme, tu che ti rivestivi e lui nudo, dentro la tua camera; che avevate fatto la doccia; che sono ignorante di scuola ma non di vita e che non sono stupida.
Davide scoppiò a ridere fragorosamente, come divertito e poi chiese: -Ma che niente, niente hai creduto che io e quello li stavamo a fare...le ...le porcherie?
-No, “niente, niente”, lo penso “tutto, tutto”, perché non sono cretina.
Davide smise di ridere:- Mi sa che hai ragione tu, mi sa che il cretino sono io...e già...
Davide non parlò più. Agnese notò dai cambiamenti d'espressione che stava estraniandosi, rincorrendo chissà quali pensieri. Chiese al figlio:-Che ti succede adesso?
Davide sembrò ritornare alla realtà da chissà quale lontano pianeta con un- Ehh? Ah! Sì!- e poi con un caloroso “grazie mamma” abbracciò Agnese.
Anni di vita insieme senza mai scambiarsi effusioni affettuose e, nel giro di pochi minuti due abbracci tra madre e figlio. Roba difficile da credere.
Restando abbracciato alla madre Davide, quasi come stesse più pensando a voce alta che parlando con la madre, disse: - Certo che sono proprio stronzo a non aver capito... mi ronza attorno da parecchio e più d'una volta mi ha detto che gli piaccio fisicamente. L'altro ieri che non c'erano le lezioni siamo andati in cinque o sei a fare una corsa nel parco, e … E' vero...è stato lui ad un certo punto a dirmi di lasciare andare gli altri perché se avessimo tagliato per via dei francescani saremmo passati qui sotto casa e potevamo venire su a lasciare i libri. Per questo avremmo dovuto salire, ma all'angolo con via De Petris, dove c'è sempre quella fanghiglia scivolosa e le buche, ha messo un piede in fallo, si è presa una storta ed è caduto sporcandosi i vestiti nella fanghiglia.
Gli ho prestato la mia tuta da ginnastica per cambiarsi e siccome era sporco si è fatto anche la doccia.... ora che ci penso, potrebbe aver fatto tutto apposta in effetti mi corteggia un poco troppo quello...strano che non me ne sia accorto io prima di te...
-Ma..., ma...., ma tu vorresti dirmi che.... cioè, non è vero che tu... tu e lui... insomma mi sono sbagliata?
Davide si staccò finalmente. Guardo sa madre negli occhi e sorridendole le disse:-credo proprio di si.
Fu la gioia di madre che voleva abbracciare il figlio “normale” o l'istinto di donna che non voleva staccarsi dall'abbraccio avuto fin ad un attino prima? Qualunque fosse la motivazione Agnese si aggrappò di nuovo al figlio, anzi all'uomo che aveva innanzi a se e, accidentalmente era anche suo figlio.
Da quanti anni soffocava i suoi istinti di femmina per dare ampio spazio a quelli di madre! Da quanto tempo considerava quel figlio un bambino senna accorgersi che era uomo ormai! Che gioia accumulare sia la gioia di mamma nel ricredersi dal timore di avere un figlio diverso e quello di femmina di sentirsi abbracciata da un uomo. Il piacere di comprimere il proprio seno contro il torace di un maschio, il piacere di stringersi a Davide e sentire al tatto il pacco maschile contro il suo ventre. Le sfuggi quasi innocentemente la richiesta: baciami!
Davide la baciò sulla fronte. Lei afferrò il capo del figlio, lo tirò in basso, essendo Davide molto più alto di lei e...appoggiò le sue labbra a quelle del figlio, ripetendo “baciami” con molto minore innocenza, e affacciando la lingua per sfiorare le labbra del ragazzo. Non le sfuggì il guizzo e la lievitazione del membro di Davide e la sua gioia si elevò all'ennesima potenza, gioia di madre che rimuove un dubbio atroce sul tendenze sessuali del figlio, gioia di donna che dopo anni di repressione degli istinti si lascia andare alla propria femminilità.
Quando Davide le introdusse tra le labbra la sua lingua si dimenticò totalmente di essere madre e si sentì solo femmina, per giunta in astinenza da ...dagli stessi anni dell'età che aveva Davide e, da disinibita più che chiedere supplicò:-scopami.
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