Il madonnaro

di
genere
sentimentali


PREMESSA
Mi pare doveroso avvertire che questa storia, in gran parte vera, non è dei tempi attuali. Risale ad alcuni decenni fa. Al tempo in cui l'Onore di una donna si valutava dall'arrivare vergine al matrimonio ed il Valore di un uomo dalla sua virilità.
Poiché anche allora, come in ogni altro tempo, esistevano sia rapporti prematrimoniali ed extraconiugali e sia persone interessate a persone dello stesso sesso, per nascondere tutto ciò che ledeva l'onore della donna e la virilità dell'uomo si commettevano azioni al limite dell'incredibile.
A parte il molto diffuso “matrimonio riparatore”, non sempre praticabile per intuibili e varie ragioni, un'altra soluzione frequente era il cacciare di casa la colpevole o il colpevole per salvare almeno il buon nome della famiglia.
Non era certo questa la soluzione più drammatica: c'erano anche i pestaggi del o della colpevole da parte del genitore o dei fratelli, la costrizione all'aborto per le ragazze che restavano incinte, praticato rudimentalmente da mammane in ambienti malsani, ed altro ancora.
Non parlo dei tempi del medioevo: uno dei citati nel racconto (Reno) è ancora vivente, io lo conosco bene, ed ha compiuto i cinquant'anni non molto tempo fa.
Avverto pure che la storia così come io ve la racconto è una mia personale ricostruzione in base a fatti reali che mi sono stati raccontati o direttamente da alcuni dei protagonisti (esempio Reno) o da testimoni e spesso documentati da foto, articoli ritagliati da giornali dell'epoca, eccetera.
Molti brandelli di verità troppe scollegate tra loro che io ho cuciti insieme con il filo della mia fantasia.
Ecco perché già all'inizio ho detto che questa è una storia in gran parte vera: in gran parte, non del tutto: alcuni passaggi sono frutti della mia fantasia, il finale certamente l'ho immaginato io... però credo che la realtà sia stata molto simile alla versione che io vi do.

BUONA LETTURA!!!!!

CAPITOLO 1 :Beppe e Terenzio (genere gay)
Beppe e Miriam erano arrivati in paese alcuni anni prima, nessuno sapeva con precisione da dove, si diceva da altrove, come se “Altrove” fosse una località.
Nei paesi piccoli la gente è curiosa e subito aveva osservato i due forestieri che avevano anche un bambino di circa tre anni.
C'era troppa differenza di età tra i due per poter essere una coppia sposata, ce n'era troppo poca per poter essere padre e figlia. Correvano voci discordanti sul possibile legame tra i due: di certo convivevano sotto lo stesso tetto, nessuno però sapeva se dormissero anche nello stesso letto.
C'era chi diceva che Beppe fosse il padre del bambino, chi il nonno. Chi addirittura che fosse entrambe le cose ipotizzando Reno, il bambino, come il frutto di un rapporto incestuoso tra Beppe e sua figlia Miriam. Nessuno ipotizzava che non fosse né l'uno, né l'altro, nonostante il bambino lo chiamasse solo per nome: Beppe e basta.
Beppe era soprannominato l'artista perché dipingeva bellissimi quadri che la gente del paese ammirava ma non comprava. Glie li comprava invece un certo Terenzio, commerciante di opere d'arte nel più importante centro del circondario. Glie li pagava un tot (molto poco) a tela, a seconda delle dimensioni (piccoli, medi o grandi), rivendendoli come opere d'arte contemporanea, lucrandoci molto.
Beppe lo sapeva, ma accettava. Terenzio, il commerciante in opere d'arte, gli aveva fatto torti ben più gravi in passato.
La gente del posto ignorava che Beppe era omosessuale. Lo era sempre stato. Al suo paese aveva dato così tanto scandalo da essere stato allontanato persino dai suoi genitori, persone anziane e incapaci di perdonare certe sue vergognose malefatte. Niente meno aveva circuito, durante la confessione, persino il giovane viceparroco, un bellissimo ragazzo giovane, appena ordinato sacerdote, con qualche esperienza particolare vissuta in seminario.
Il giovane prete si era lasciato tentare ed aveva ceduto. Il parroco li aveva scoperti sul fatto. Il vescovo, avvertito dal parroco, aveva immediatamente trasferito il neo prete suscitando le rimostranze di molte parrocchiane.
Nonostante gli sforzi dell'anziano parroco per tenere nascosta la faccenda, Beppe stesso aveva confidato a qualcuno quello che era successo e si sa cosa succede alle notizie morbose: corrono velocemente di bocca in bocca, si gonfiano, si alterano, si ingigantiscono. Siccome la brava gente difende i poveri sacerdoti, tutti gridarono allo scandalo dando a Beppe tutte le colpe e molte di più.... Quando la gente vuole distruggere una persona con la lingua ha gioco facile: ne ferisce molti, ne ammazza qualcuno. All'epoca era anche peggio, molto peggio.
Beppe era stato costretto dalle circostanze ad allontanarsi dal suo paese, disconosciuto dai suoi genitori. Aveva vissuto della sua arte, facendo il madonnaro, quello che realizza disegni con gessetti sull'asfalto, in genere volti di Madonna, e raccoglie gli spiccioli che i passanti solitamente lanciano sul disegno o dentro un cappello messo apposta per ricevere le offerte.
Da madonnaro aveva conosciuto Terenzio. Costui l'aveva avvicinato per fargli i complimenti per il disegno e gli aveva suggerito di provare a lavorare su tele e con colori resistenti al tempo: colori ad olio, tempere, acrilici, eccetera.
Parlando di disegni e pitture avevano scoperto di avere anche un altro tipo di intesa tra loro e...ed erano finiti con il fare sesso tra loro. Per Beppe era stato un fatto importante, che lo aveva coinvolto anche sentimentalmente; tutt'altro per Terenzio.
Costui aveva bellezza fisica, disponibilità di denaro, buona cultura ed era introdotto in ceti medio-alti della società. Per lui, sessualmente parlando, Beppe ed altri maschietti, erano un diversivo. La sua vera passione era il piacere in senso lato: sesso, soldi, cavalli, viaggi.... Principalmente il sesso a tutto campo. Terenzio le donne non le disdegnava affatto, anzi!
Trattava Beppe come un ingenuo, eppure Beppe lo idolatrava, avrebbe fatto di tutto per lui, qualsiasi cosa: ne era invaghito. Anzi più Terenzio faceva il bastardo più lui gli si assoggettava.
A Beppe, per natura portato ad avere predisposizione verso i maschi, interessarono ben poco tutti gli altri uomini dopo essersi innamorato di Terenzio, nonostante costui mai, proprio mai, gli avesse detto di amarlo, neanche di volergli bene, solo che era bello fisicamente e che gli piaceva fare sesso con lui, e sempre ribadendo che oltre le scopate non si doveva aspettare nient'altro, neppure l'andare una sera insieme a cena, al massimo, se avesse dipinto qualche bel quadro avrebbe potuto cercare di collocarlo sul mercato.
Beppe aveva trasportato nei suoi dipinti il suo amore verso Terenzio, quadri fatti per amore, non per essere venduti, e poiché ci aveva messo dentro l'anima aveva fatto dei piccoli capolavori.
Terenzio che avveva l'occhio lungo nel riconoscere l'Arte dove questa c'è, ed aveva anche il senso degli affari, era stato a suo modo onesto nel dirgli: Voglio rischiare con te. Non li prendo per tentare di venderli i tuoi dipinti, te li compro io, però poi a te non deve interessare se li tengo o li vendo ed eventualmente a chi e a che prezzo li vendo. Se ci stai, io ti pago un tot a tela e tu mi assicuri... un tot di tele all'anno... ci mettiamo d'accordo?
S'erano messi d'accordo.

CAPITOLO 2 : Miriam e la sua famiglia (genere sado incesto)
Beppe dipingeva all'aperto, pittura en plain aire diceva Terenzio. Era sulla riva del fiume con la sua tela ed i suoi pennelli, quando aveva visto la giovane donna fermarsi sul pontile di legno e fissare troppo a lungo l'acqua. Veramente aveva creduto che stesse guardando lui che dipingeva e per un attimo si era sentito lusingato, però poi la vide tentare di scavalcare il parapetto, con qualche difficoltà a causa della pancia piuttosto grande, pancia da un avanzato stato di gravidanza ed aveva capito l'insano proposito della donna. Le aveva gridato a squarciagola un “attenta” che aveva rotto il silenzio. Poi era corso sul pontile ed afferrato la donna per le spalle, combattuto con lei che s'era difesa con calci, gomitate e morsi..perché non voleva essere salvata. Era Miriam.
Miriam, messa alla porta dalla famiglia perché aveva rifiutato di ricorrere all'aborto che sua madre le aveva cercato di imporle anche con la prepotenza; Miriam che non aveva voluto rivelare il nome dell'uomo che l'aveva messa incinta nonostante le botte a raffica datele dal padre; Miriam che aveva visto suo fratello assistere a tutte le violenze infertole dai genitori, senza muovere un dito o pronunciare una parola a sua difesa, probabilmente impaurito che lei potesse dire la verità.
.Ammesso che... la verità fosse quella che lui sospettava ma alla quale non voleva credere del tutto, preferendo ipotizzare che Miriam oltre che con lui avesse avuto rapporti anche con qualche altro. Per tacitare la sua coscienza si era tanto auto-convinto di questa seconda ipotesi da arrivare anche lui a disprezzare la sorella fino al punto che quando lei, disperata, gli aveva detto “aiutami” lui le aveva sputato addosso e detto: “vergognati, mi fai schifo”.
Tutto questo aveva spinto Miriam sul pontile di legno.

CAPITOLO 3: Beppe e Miriam (genere lui e lei- sentimentale)
Beppe non ne sapeva nulla, neppure la conosceva. Non era del posto lui, c'era venuto da pochi mesi. Non aveva mai avuto gran simpatia per le donne, neppure quelle allegre, figurarsi una disperata, eppure l'aveva rabbonita e, con le buone maniere l'aveva convinta a seguirlo fino a casa sua: due sole modestissime stanze.
Non so se si raccontarono le rispettive storie, probabilmente no. Almeno non subito. Certe tipologie di persone non sentono il bisogno di raccontarsi e temono le confidenze altrui. Si capiscono senza parole. Tanto cosa c'era da capire oltre il fatto che erano due sbandati che potevano essersi d'aiuto a vicenda? Quello lo capirono subito, quello fecero.
Beppe dipinse molte tele per poter avere più soldi da Terenzio. Gli servivano per far fronte alle esigenze di Miriam prossima a partorire.
A Terenzio non piacquero i nuovi quadri, li definì “opere da bravo mestierante, non da artista.”, offese Beppe dicendogli “In fondo sei rimasto il madonnaro che eri”. Non acquistò le tele, accettò però di tenerle e di tentarne la vendita ad eventuali sprovveduti.
Miriam aveva partorito, era nato Reno, c'erano molte necessità. Servivano soldi.
Terenzio aveva i soldi. Beppe sapeva dove li teneva e come entrare in casa di Terenzio, anzi nel suo letto, ci andava spesso. Non gli fu difficile mettere in atto il suo proposito.
Non fu difficile neanche per Terenzio beccarlo con le mani dentro la cassetta di legno che teneva sul comò. In camera da letto.
Risultato? Miriam aveva svezzato Reno mentre Beppe era stato detenuto per furto .
La donna che Beppe avrebbe voluto aiutare aiutò invece lui, aspettandone il ritorno alla libertà, parlando con i proprietari della casa, per poter pagare l'affitto in natura: lavorando come bracciante agricola nei loro campi.
Non erano stati facili quegli otto mesi né per il detenuto, né per la neo mamma, ma erano passati. Si trovarono di nuovo insieme.
Questa volta si raccontarono le rispettive storie, Certamente lo fece Beppe che disse a Miriam di tenersi alla larga da lui, raccontandogli del prete e di Terenzio e che nonostante l'avesse mandato in galera costui gli serviva ancora, se non altro per collocare i suoi quadri. La detenzione aveva rinnovato anche il suo estro artistico. In realtà non aveva smeso di amarlo,
Miriam pure gli aveva raccontato la sua storia e anche che, per le vicende vissute, odiava gli uomini, ritenendoli tutti vigliacchi come suo fratello e come quel Terenzio che lei apprezzava tanto quanto si apprezza il fumo negli occhi, quando si sta controvento.
Insieme convennero però che condividere le spese e farsi compagnia conveniva ad entrambi. Mettersi delle maschere da persone comuni conveniva farlo per il bene del piccolo Reno.
Per questo da “Altrove” (molto meno distante di quanto la gente pensava) erano venuti ad abitare in paese.

CAPITOLO 4:Pietro (genere gay)
Il tempo di far abituare la gente alla loro presenza, di far smorzare l'eccessiva curiosità, di farsi conoscere come persone tranquille e laboriose e lo strano ménage non aveva più suscitato interrogativi nei paesani. Anche se...qualcuno qualcosa intuì: Pietro il ragioniere tutto fare nella locale cantina sociale.... tipo dagli orientamenti sessuali troppo simili a quelli di Beppe, dei cui quadri era estimatore ed ammiratore. Pietro non poteva non notare le affinità tra lui e il pittore. Pietro apparteneva già ad una generazione successiva a quella di Beppe, meno oppressa e, di conseguenza, anche lui era meno represso. Non perse occasione per farsi notare, per esternare la sua ammirazione per le opere di Beppe e di proporre: Hai mai dipinto nudi maschili? Mi piacerebbe posare per te, anche per vedere come tu mi vedi, visto che mi guardi sempre in modo particolare.
Tentazione enorme per Beppe, da troppo tempo in astinenza perché ancora vagamente innamorato di Terenzio che ormai come partner sessuale lo ignorava totalmente e troppo ostinato a voler essere una brava persona per il bene di Reno. Però in uno dei suoi ultimi viaggi nella vicina città, con la corriera, per portare qualche quadro a Terenzio che ancora si occupava delle sue opere, aveva viaggiato fianco a fianco con Pietro che dormendo o fingendo di dormire si era abbandonato con il proprio corpo sul suo e lui ne aveva annusato l'odore, inalato il respiro...si era eccitato per questo.
Non se n'era scordato, anzi. Il proporsi come modello rinverdì ulteriormente l'ancora fresco ricordo di quel viagio in corriera e...il prevedibile accadde. Beppe si lasciò andare totalmente, ammaliato dalla giovinezza di Pietro, dalla serenità con cui costui accettava la sua natura gay, dalla bellezza fisica del giovane, dalla spregiudicatezza con la quale gli si concedeva passivamente o lo dominava possedendolo fisicamente e psicologicamente.
Contro la propria natura non si può andare troppo a lungo. Beppe ritrovò, grazie a Pietro se stesso. Con quel giovane sui venticinque anni, lui aveva ritrovato la serenità e la gioia di vivere a quarant'anni abbondantemente superati.
La “rinascita” non era sfuggita a Miriam che se ne compiacque e disinvoltamente chiese a Beppe se si fosse innamorato. Candidamente quello gli aveva detto:”Sì, di Pietro”.
Parrà strano ma era la prima volta che non mentiva con altri, che non fossero i partners, sui suoi sentimenti affettivi, di natura omosessuale.
La cosa fece sentire bene, molto bene, Beppe, il quale non si fece più problemi e, senza sbandierare ai quattro venti tutta la verità neppure fece nulla per nascondere la sua amicizia con Pietro. Qualcuno in paese ebbe a malignare, ma i due se ne fregarono. I tempi cominciavano a cambiare.

CAPITOLO 5: Miriam e Melina (genere lesbico)
Non altrettanto bene prese il fatto Miriam. Non era gelosa ma invidiosa. La serenità ed il buon umore di Beppe servirono a farle prendere atto anche delle sue privazioni, della sua castità anomala per una ragazza con meno di trent'anni, qual'era lei. Anche per questo sempre più spesso prendeva Reno con se e andava da una famiglia di contadini, in campagna, giù lungo il pendio che degradava dal paese al fondo valle. La scusa era che, essendo tempo di vendemmia, i contadini avevano bisogno di manodopera per raccogliere l'uva e lei aveva bisogno di lavorare. La realtà era che i contadini avevano una figlia zitella, Melina, tanto dolce, affettuosa bravissima nel fare dei massaggi rilassanti sulle spalle e al collo, dopo le ore di lavoro. Come lei, Melina non gradiva le attenzioni maschili. Insieme stavano scoprendo, un poco per volta, che tra donne è piacevole stare insieme, per parlare e non solo, anche per lavarsi reciprocamente le spalle nel fare la doccia a fine giornata lavorativa, anche guardarsi negli occhi. Così una sera scoprirono anche quant'era piacevole baciarsi.

CAPITOLO 6: Beppe e Reno (genere “fantasia”)
La sera in cui le due donne avevano scoperto il piacere del baciarsi, s'era fatta più tardi del solito e, vedendo già calare le ombre della sera, Beppe uscì per andare incontro a Miriam e Reno. C'era una sola strada che scendeva dal paese verso il casolare di campagna, la strada provinciale, lungo la quale avevano attivato da poco dei lampioni per l'illuminazione pubblica. Anche se fosse venuto buio non sarebbe stato un problema per Miriam tornare da sola con il bambino. Però Beppe si era avviato lo stesso, anche perché a poche centinaia di metri dal paese c'era anche la cantina sociale, dove lavorava Pietro. Aveva un gran da fare in quei giorni il suo amico perché c'era il conferimento delle uva. Infatti c'era un gran movimento di camion e trattori con il carrettone a traino da e per la cantina che era posta su una piccola altura, ad una cinquantina di metri di distanza dalla provinciale. I mezzi salivano da una strada e scendevano da un altra per non incrociarsi.
Beppe scendeva a piedi giù per la provinciale guardando più verso l'altura con i capannoni della cantina sociale che verso valle, da dove potevano arrivare Miriam e Reno.
Però si sentì riempire di gioia quando, prima ancora di vederlo, si sentì chiamare da Reno: Beppe, Beppe..” Era molto legato al bambino e altrettanto lo era il bambino a lui. Infatti non solo Reno lo chiamò ma, staccatosi dalla mamma cominciò a correre verso Beppe.
Beppe vide il camion che scendeva giù dalla strada della cantina accelerare in maniera anomala, troppo veloce, esageratamente veloce, andando in discesa verso la provinciale e vide Reno a pochissimi metri dall'incrocio. Gridò forte “ferma, ferma” all'indirizzo sia del bimbo che del camionista. Il bimbo continuò a correre verso di lui, era praticamente già in fondo alla strada che scendeva dalla cantina, sulla quale correva il camion Lui si lanciò in avanti con un balzo disperato mentre il camionista, a sua volta, gridò:- non frena, cazzo, non frenaaaa ... BANG
L'impatto fu inevitabile, ma il camion non si arrestò, continuò la sua corsa attraversando la strada e andando a schiantare un grande pino sul lato opposto, lasciando dietro le sue ruote un corpo inerme.
Beppe vide Miriam buttarsi in avanti ed afferrare Reno che arrivò a sua madre a velocità pazzesca, come fosse un proiettile lanciato, a causa della violenta spinta che aveva ricevuto. Vide la mamma abbracciare forte il figlio. Vide il camion schiantarsi contro il pino. Vide se stesso steso a terra con un rivolo di sangue che gli sgorgava da un lato della bocca.. e la scena cominciò a distanziarsi, come se venisse zoomata all'indietro. Beppe si sentì molto leggero e si stupì di non aver sentito il rumore dell'urto del camion contro l'albero, né le grida di Miriam, né il pianto di Reno. Tutto era silenzio e la scena sbiadiva diventava sfocata per far posto ad una grande luce.
Si domandò:- Che mi succede?
Da quella luce venne una voce:- Sei arrivato, vieni.
Ricordò che da bambino qualcuno gli aveva parlato di un Tale che aveva detto: Chi ama fino a dare la propria vita per gli altri, vivrà in eterno.
Gli sembrò di avere innanzi quel Tale che aveva detto queste parole.
di
scritto il
2012-10-01
5 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Agese e suo figlio

racconto sucessivo

I due della Renella
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.