Seconda casa

di
genere
gay

Sono in vacanza nella seconda casa, situata in zona collinare a una quota di 800 metri circa, molto confortevole, ma spartana, semplice, con un giardino meraviglioso che mi occupa un bel po' nella sua cura annuale. Trascorro gran parte della mattinata a sistemarlo, mentre nel pomeriggio riposo, passeggio, leggo, cazzeggio.
Pochi vicini soggiornano fuori stagione, il contesto si riempie solo nei mesi di agosto e di dicembre, anche di turisti e passanti occasionali, il resto dell'anno un deserto.
Arrivo subito al dunque. Fra i vicini, c'è una coppia di novelli sposi, stanziali, che si occupano di orto, capre e qualche altro animale utile per loro sussitenza. Lei una trentenne, lui un cinquantenne, poco più giovane di me. Ci conosciamo da anni, ma ognuno ha una vita ed interessi differenti, ci frequentiamo molto poco, qualche birra di tanto in tanto, qualche verdura che ci si scambia e poco più. Io lavoro in città, sono molto borghese, quai snob, ma in quel contesto mi piace svestire i panni abituali e, libero, di occuparmi dei lavori più manuali, sporchi, di giardinaggio e affini, con gusto e soddisfazione. Naturalmente non sono capace di affrontare certi lavori pesanti e certi interventi manuali, per cui il Mauro - così si chiama il mio vicino -, mi aiuta volentieri quando necessito e lo chiamo. Dico subito che è un tipo molto grezzo, ruspante, dal fisico normale, ma molto muscoloso, tornito dalla dura vita di fatica che conduce da sempre. Anche un po' volgare - forte bestemmiatore quando incazzato -, e di copiose bevute serali ai limiti dell'ubriacatura. Non so dirvi perchè, ma nel disgusto direi generale, il tipo mi suscitava qualcosa di lubrico, sconcio. Lo fantasticavo mentre scopava sua moglie - una ragazzotta di generose forme, rubiconda - e immaginavo quali porcate sicuramente le rivolgeva mentre le sborrava dentro. Per farla breve, un giorno mi segai pensandolo. Lo immaginavo con me durante un lavoro di manovalanza, sporchi e sudati entrambi, che - spogliatisi per una doccia da me - finimmo a scopare a letto. Ma erano ovviamente solo delle mie fantasie, funzionali ad una sega con sborrata conseguente.
Fino a quando tali fantasie divennero sempre più insistenti e mi decisi a provocarlo, per poterlo sedurre.
Sentore di guai in vista, ovviamente, ma me ne sono fottuto bellamente.
Questo lavorio è stato lento, ma deciso. Cominciai a proporgli di andare a funghi insieme. Cosi facemmo, e lungo il percorso, ad un certo punto, mi appartai dietro ad un albero per fare una pisciata, non troppo lontano da lui, senza avvisarlo, e con il cazzo in sua vista, per nulla nascosto. Probabilmente si stupì nel vedermi così, guardandomi quando se ne accorse, ma sorrise soltanto, facendo qualche battura che non conpresi nemmeno, essendo io così concentrato alla vista che avrebbe avuto del mio cazzo. Il quale non era proprio molle, ma in semitiro - in quanto durante la passeggiata ci pensavo già a quale strategia adottare - e direi gran bello. Circonciso, nerboruto, maturo. Quella giornata finì così.
Dopo qualche giorno, mi chiese lui di aiutarlo a spostare delle ramaglie da bruciare, e lo feci; e quando si trattò di appiccare il fuoco al mucchio, mi tolsi la camicia, esibendo il mio pettorale sudato e sporco di terra. I pantaloni erano a vita ben bassa - su mia scelta mirata ovviamente - e un po' larghi, tanto da far intravvedere la peluria del mio bassoventre durante le manovre di spostamento e accatastamento. Ne colsi il suo sguardo diretto ad un certo punto, mentre mi scostavo il sudore dai pettorali con le mani inguantate di cuoio da lavoro. E mi valutavo molto sexy così, chissà se lo ero anche per lui. Poco dopo, a fuoco ben vivace, la calura fece togliere la camicia anche a lui, quando all'imbrunire dovevamo soltanto bruciare il tutto. Il suo petto sarà stato il doppio del mio, bello largo, peloso, sporco di terra più del mio, perchè aveva tagliato e sudato più di me. Pantaloni da lavoro grossolani, scarponi grossolani, mani senza guanti, molto callose e direi anche luride, di terra e di fuliggine.
Ci si incrociava di sguardi, di tanto in tanto, mentre si controllava la catasta che bruciava ardentemente, per non espandere il fuoco al bosco intero, ovviamente.
Ad un certo punto si scostò di poco da me, circa tre metri, non di più, e si mise a pisciare, posizionandosi non di spalle a me, ma di fianco. Si guardava il cazzo, ma con la coda dell'occhio cercava di capire se lo stavo osservando. Ovviamente colsi l'occasione, e mi fermai a guardarlo senza indugio. Pisciò molto, e verso la fine, non si scrollò il cazzo come si fa solitamente per sgocciolare l'ultimo residuo di urina, ma lentamente, fra due dita, inizia ad andare su e giù con la pelle dell'asta, direi quasi segandosi, ma emulando lo sgocciolio ormai esaurito. Il suo cazzo - altrettanto circonciso del mio - inizia così a gonfiarsi un po' ed io ero in attesa e pesieroso sul da farsi. Lui non si ricompose, come se avesse finito, continuando in questo lento gesto che intesi ormai chiaramente di approccio, con il cazzo che si stava indurendo sempre più. Non resistetti, e temendo di far fallire il tutto, gli dissi che aveva un gran bel cazzo, apprezzamento che fu seguito subito da una chiara e volgare bestemmia.
Non lo avessi mai fatto, lo vidi fermarsi interdetto per qualche secondo, mentre il suo cazzo gli si drizzò di brutto. Si girò con la testa verso di me a fissarmi con gli occhi spalancati e increduli da quanto sentito. Si menò ancora tre o quattro volte il cazzo che ormai era durissimo e, girandosi con tutto il corpo mi disse "pompamelo allora porco" aggiungendo un bestemmione anche lui. Mi avvicinai lentamente, fissandolo negli occhi, sembrava un demonio. "Certo stronzo - gli dissi - hai un cazzo che ti ingoio di
sicuro, porcone che non sei altro anche tu". Ormai al suo cospetto, glielo presi in mano, il mio viso ad un palmo dal suo. Alito puzzolente di birra e sigarette, ma eccitante. Lentamente socchiusi la bocca e con la punta della lingua sfiorai le sue labbra, mentre gli stringevo il cazzo con la mano, decisa, segandolo piano piano. A quato punto mi prende per la nuca, spalanca la sua bocca e mi caccia la sua lingua, irsuta come quella di un bue, in gola. Slinguate di qualche minuto, con imprecazioni, poi mi china sul suo cazzo che inizio ad osservare da vicino ed annusare. Pulsava, odoroso di maschio decisamente sudato, misto a piscio e smegma. Odore acre, un po' disgustoso li per lì, ma poco dopo lo percepii molto eccitante. Tant'è che indugiavo con la punta della lingua intorno alla cappella, ma che ben presto la misi tra le labbra e poi in bocca del tutto, dolcemente, fino a quando lui mi spinse tutta la sua asta in gola, trattenendola ferma, in fondo del tutto, dicendomi "cazzo quanto sei troia por...o (bestemmia)".
Mi liberò dalla stretta solo sentendomi soffocare, così potei continuare a pomparlo di mio istinto per un bel po', senza costrizione. Si lasciava fare, perchè capiva che non avrei abbandonato la presa. Poi mi alzai, gli sollevai un braccio e gli leccai l'ascella. Stupendo sapore che si aggiunse a quello del suo cazzo. Gemeva, cercava la mia lingua, mi iprecava, non resistette, così mi chinai nuovamente per farmi sborrare in faccia e in bocca, perchè ormai era in esplosione. Le prime due schizzate erano un fiume in piena che, per mia fortuna, caddero altrove, le altre invece le presi tutte dove desideravo, fra la faccia e la bocca che sentii innondarsi. Restammo così, mentre lui strofinava il suo cazzo ancora turgido su tutta mia faccia. Gustavo il suo sapore. Solo a questo punto potei calare anche i miei di pantaloni, ed estrarmi il cazzo sgocciolante che cominciai a menarlo con foga. Mi tolse la mano per sostituirla con la sua, callosa, sporca, ruvida, e col pollice sulla punta della cappella mi raspava, tanto da farmi sborrare subito. Riempii il suo palmo, ma invece di far cadere il mio seme, lo trattenne a cucchiao. Se lo avvicinò al naso lentamente, lo odorò per un po' - credo fosse la prima volta che lo facesse con quello di un altro - e con la punta della lingua lo assagiò appena appena. Lo gustò, e capii dallo sguardo che gli piacque, se lo spalmò tutto lentamente sulla bocca e sulla barba, imbrattandosi mezzo viso. Ci baciammo ancora un po', per poi salutarci e ricomporci.
scritto il
2022-10-14
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