Ancora col vicino, il giorno dopo.
di
liberoenzo
genere
gay
Ebbene sì. Il giorno dopo la caccia di funghi (per la verità trovati ben pochi), riuscimmo a rivederci da soli. Le mogli adarono in centro per fare shopping, quindi la mattinata era nostra e sapevamo di non aver molte altre occasioni. Invece di trovarci a casa di uno dei due, decidemmo di andare in cantina. Un ambiente collegato direttamemte con il giardino, piuttosto buio, ma lasciando la porta aperta ci si vedeva quanto bastava. Iniziammo subito a baciarci, senza dirci nulla, e a slinguarci, sempre più intensamente, anche con sputi reciproci, già eccitati dall'occasione da non perdere.
Ci spogliammo di tutto, restando solo con gli scarponcini da trekking.
Mauro - questo il suo nome - alza una gamba e appoggia il piede sul muretto dicendomi: "leccami tutto dai". Quindi mi accovacciai e iniziai a leccargli il i coglioni, il culo e a pomparlo, alternando con sputi le pompate fino a quando il suo cazzo divenne durissimo. Bello, lungo, grosso, nodoso e pulsante; odoroso di sudore e di maschio maturo. Mi piaceva un sacco.
Procedei così per qualche minuto, fino a quando mi disse di alzarmi per farmi altrettanto. Mi disposi a gambe spalancate, appoggiando il piede sopra una botte, lui si accovacciò sotto di me e iniziò a leccarmi tutto, brutalmente, affondando la faccia ovunque. Pompe, leccate e sputi gli imbrattarono la faccia e la barba, aumentando la mia eccitazione per la raspata sulle parti più sensibili.
Il tutto intercalato anche da imprecazioni, tanto eravamo eccitati.
Poi lo presi per i capelli e piegatagli la testa all'indietro - lui capì l'intenzione spalancando la bocca - gli sputai un po' di saliva. Continuò a leccarmi tutto per altri lunghi minuti. Ormai avevo il cazzo in fiamme e lo fermai.
Si alzò e mi disse che voleva la mia sborra in bocca, per cui si chinò appoggiando la nuca sulla botte. Io gli rimisi il cazzo in bocca e iniziai l'affondo, forse un po' troppo violentemente, ma non si scompose, fino a sborrargli come voleva. Non ingoiò, in quanto si alzò subito e mi sputò tutta la mia sborra in viso. Allora mi chinai su di lui per fare altrettanto: mi riempì la bocca della sua sborra e subito gliela sputai in viso anch'io. Ci slinguammo le facce. Una vera porcata di goduria, breve ma intensa.
Quindi, ricomposti, ognuno a casa propria, a farsi la doccia.
Fatemi sapere se vi è piaciuto, grazie: liberoenzo@gmail.com
Ci spogliammo di tutto, restando solo con gli scarponcini da trekking.
Mauro - questo il suo nome - alza una gamba e appoggia il piede sul muretto dicendomi: "leccami tutto dai". Quindi mi accovacciai e iniziai a leccargli il i coglioni, il culo e a pomparlo, alternando con sputi le pompate fino a quando il suo cazzo divenne durissimo. Bello, lungo, grosso, nodoso e pulsante; odoroso di sudore e di maschio maturo. Mi piaceva un sacco.
Procedei così per qualche minuto, fino a quando mi disse di alzarmi per farmi altrettanto. Mi disposi a gambe spalancate, appoggiando il piede sopra una botte, lui si accovacciò sotto di me e iniziò a leccarmi tutto, brutalmente, affondando la faccia ovunque. Pompe, leccate e sputi gli imbrattarono la faccia e la barba, aumentando la mia eccitazione per la raspata sulle parti più sensibili.
Il tutto intercalato anche da imprecazioni, tanto eravamo eccitati.
Poi lo presi per i capelli e piegatagli la testa all'indietro - lui capì l'intenzione spalancando la bocca - gli sputai un po' di saliva. Continuò a leccarmi tutto per altri lunghi minuti. Ormai avevo il cazzo in fiamme e lo fermai.
Si alzò e mi disse che voleva la mia sborra in bocca, per cui si chinò appoggiando la nuca sulla botte. Io gli rimisi il cazzo in bocca e iniziai l'affondo, forse un po' troppo violentemente, ma non si scompose, fino a sborrargli come voleva. Non ingoiò, in quanto si alzò subito e mi sputò tutta la mia sborra in viso. Allora mi chinai su di lui per fare altrettanto: mi riempì la bocca della sua sborra e subito gliela sputai in viso anch'io. Ci slinguammo le facce. Una vera porcata di goduria, breve ma intensa.
Quindi, ricomposti, ognuno a casa propria, a farsi la doccia.
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