Acqua passata 5 - i ricordi diventano realtá

di
genere
tradimenti

“Non mi hai mai detto perché è finita tra te e Nicola”. Colsi Giulia di sorpresa, una domenica mattina, mentre svuotava la lavastoviglie.
“Ah, come è finita…..diciamo che più lo conoscevo, più entravo nella sua vita…..più mi veniva voglia di fare un passo indietro. Andai in vacanza con lui, conobbi i suoi genitori, un po' appiccicosi ma gentili. Quando mi presentó i suoi amici però…….tutti ragazzi stupidini, spesso più giovani di lui, capii che fuori da quel contesto esclusivo fatto solo da me e lui, perdeva un bel po’ di credibilità. La goccia che fece traboccare il vaso, se vuoi te la racconto. Non ti incazzare, però. Tu sai bene che a quell’epoca qualche volta mi è successo di dimenticare di prendere la pillola; ecco, mi è successo anche una volta mentre stavo con lui: la sfortuna volle che fosse proprio una di quelle volte….. in cui proprio non doveva succedere” “Avevate scopato e ti era venuto dentro, lo puoi dire, l’ho capito”. “Sì, tra l’altro facendolo in quella posizione, insomma a…..pecorina….il rischio di rimanere incinta è molto alto. Passai un paio di giorni di inferno poi decisi di parlargliene, per trovare una soluzione o anche solo per condividere l’angoscia”. Questo cretino si commosse, mi abbracciò, mi bació e accarezzandomi la pancia mi disse “E’ un segno del destino”…..io sono impazzita presi la mia roba e me ne andai, per sempre. Lo vedevo a lezione, tentava sempre di attaccare discorso, soprattutto mi scoraggiava dal cercare te, perché mi avresti fatto del male.
“L’abbiamo scampata bella”, le dissi. Ci pensai a lungo: le sliding doors della vita. Non ci sarebbe stato un “dopo” per noi, forse. Un “dopo” che in ogni caso è stato diverso dal “prima”. Giulia non è più stata la mia fidanzatina, la “donna angelicata” che il destino mi aveva assegnato per la mia vita perfetta. Per me era una donna diversa, era diventata una femmina contesa con altri, da conquistare e difendere. Ero ossessionato dal fatto che per la prima volta, lei non era più solo mia. Era stata di un altro e questo l’aveva in qualche corrotta, resa più umana forse, ma in ogni caso corrotta.
Giulia poi mi sparó poi una bordata imprevista per la quale non ero proprio pronto.
“Ti ricordi Adriano? Quel mio compagno di corso che poi è andato a lavorare all’estero?”
“Certo, me lo ricordo” dissi mentre mi si drizzava il pelo sulle braccia. Rimase a casa tua qualche giorno, c’erano i tuoi, dovevate preparare un esame……non dirmi che ci ha provato!
“No, Adriano non ci ha provato. Voglio dirti tutto, non voglio segreti con te. Se ci avesse provato peró, mi vergogno un po’ a dirtelo, non avrei resistito. Sarebbe bastata una battutina ambigua o che avesse sfiorato la mia pelle: sarei stata sua. “Ma com’è possibile, eravamo tornati assieme da mesi ormai!” Alzai la voce, ero sotto choc. “Eravamo nello studio di mio padre, stavamo impaginando il nostro progetto, per l’esame e…..non so cosa avessi addosso quel giorno…. Lui aveva una maglietta nera, aderente, ero rapita dalle sue spalle dalle sue braccia. Aveva un odore buonissimo, non riuscivo a stare concentrata, ero proprio partita, di testa e anche….nel corpo……vedevo i suoi muscoli guizzare e…….volevo solo che mi prendesse”
“Vuoi dirmi che ti saresti fatta scopare lì, nello studio di tuo padre, a pecorina facendoti riempire di sborra, com’era nel tuo stile?
“Quel giorno sì”.
“Lui se n’è accorto?” “Secondo me sí, ma non se n’è approfittato. Mi sembrò avesse capito ma che fosse in imbarazzo.”
“Mammamia che botta, questa proprio non me l’aspettavo”. Mi infervorai un po’ “gli avresti fatto un bel pompino, in casa tua, mentre tua madre preparava il pranzo, perché aveva un buon odore e una maglietta nera?” Sentivo un calore che, partito dal basso ventre ora mi infuocava le guance.
“Ti è venuto duro. Colpa di Adriano?” disse Giulia. Non risposi: lei si avvicinó, mi spoglió, lentamente. Mi mise seduto, sul bordo della sedia. Mise una mano a coppa sotto i miei coglioni e diede il via al pompino più bello della mia vita. Mentre alternava leccate ed imboccate io chiusi gli occhi e lasciai scorrere nella mia mente quelle immagini che i suoi racconti avevano scolpito dentro di me. Vidi Nicola che la pompava a pecorina. Le sue mani strette ai fianchi di Giulia; vidi i suoi coglioni massicci, da animale da monta, rimbalzare contro il ventre di mia moglie. Vidi lei gridare di godimento, gli occhi chiusi, mentre lui la riempiva di sperma dicendole “ti metto incinta!” Poi vidi di nuovo Giulia, aveva tra le mani il cazzo vibrante di Adriano, leccava la cappella, lo imboccava, lo segava lenta. Lo portava in Paradiso, poi si fermava e lo riportava indietro. Fui bravo a resistere mi sforzai di non venire. Mi lasciai andare solo quando vidi che Adriano si arrendeva, investendo mia moglie con sette, forse otto fiotti di sperma caldo. Giulia ricevette i primi schizzi del suo seme in bocca, oscenamente spalancata, sulla lingua e sul viso, poi diresse gli altri sul seno. Emisi un verso liberatorio, poi Giulia ingoiò quello sperma, non so davvero se il mio o quello di Adriano, con un sorriso malizioso.
I mesi successivi trascorsero sereni, Giulia era contenta di essersi liberata, di non avere più segreti con me. Sapevo tutto, era un nuovo inizio. Notai che anche a letto le cose erano un po’ cambiate. Era diventata un po’ più intraprendente, meno abbottonata di prima. Niente di sensazionale ma mi parve che il suo obbiettivo fosse non farmi mancare niente di ció che aveva avuto Nicola. Anche la frequenza dei nostri rapporti era aumentata, riuscivo ad accenderla più facilmente. Sembrava poi che Giulia addentrandosi nella mia psiche avesse maturato la capacità di vedere le cose con i miei occhi. A volte, facendo sesso, faceva proprio quello che volevo, senza che lo avessi neppure chiesto. Sembrava che avesse dentro due diverse sensibilità: la sua, femmina, ed un'altra maschile fatta di quelle cose che agli uomini piacciono ma non si azzardano a chiedere.
Fui io a rompere questa armonia. “Giulia io non mi sento ancora a posto”
Capì in un centesimo di secondo che l'argomento era sempre quello, i suoi trascorsi con Nicola. “Cosa non ti torna questa volta? Chiedimi qualunque dettaglio, se lo ricordo giuro che te lo racconto”.
“Vedi Giulia il punto è proprio questo. Abbiamo un filtro. I tuoi racconti, i tuoi ricordi. Non ho visto, non c'ero. Ho ancora ansia, anche se meno di prima e ti ringrazio per quello che stai facendo per me”.
“Marco, amore, devi fartene una ragione. Sai tutto, non esiste nulla che non sai e in ogni caso il tempo passa e non ci aspetta. È andata cosí, ma se ci pensi è normale che sia andata così. Non avresti potuto esserci allora, te ne rendi conto, no? Non abbiamo filmato i nostri incontri, te lo dico subito, non ci sono colpi di scena in arrivo.”
“Potresti scrivergli, ci sta, un ciao come va”
“No no ferma: potrei scrivergli? E a quale scopo? Non vorrai chiedere altri dettagli a lui, mi sembrerebbe imbarazzante. Lascia stare lui dove sta, non pensarci nemmeno”
“Potreste vedervi, avete un sacco di cose da raccontarci.”
“Aspetta, fammi capire: rivederlo? Tu non me la racconti tutta. Non vorrai che gli chieda di scopare mentre tu ci guardi, spero? Sarei molto in imbarazzo circa quello che potrebbe pensare di me o peggio di te, magari è sposato ed innamoratissimo e mi manda a quel paese anche solo se gli dico “ciao”!
“No no non intendevo questo, intendevo che potreste sentirvi, magari anche vedervi, parlarvi dopo tanto tempo, poi se da cosa nasce cosa, troviamo un posto dove io possa vedervi senza dire niente a lui. Sono io che ti autorizzo, non è un tradimento. Alla fine, che ti abbia scopato quaranta volte o quarantuno, cosa mi cambia? Peró vedo e forse, secondo me, mi placo.”
“Basta, questa cosa è un incubo, ogni volta il traguardo si sposta più in lá e non ne posso più. Non puoi chiedermi questa cosa.” Se ne andò, arrabbiata ed offesa. Non mi rivolse la parola per giorni, a parte i momenti nei quali eravamo assieme ai ragazzi.
“Mi ha risposto” Giulia spaccó il cielo, una sera mentre eravamo a letto con la luce spenta.
“Ti ha risposto Nicola? Gli avevi scritto allora? E cosa ti ha detto?” Ebbi l'impressione che stesse un po’ giocando con me: il suo silenzio duró qualche secondo di troppo per essere genuino.
“Mi ha chiesto molte cose sul lavoro, sui ragazzi, anche su di te.” “E tu?” “Gli ho raccontato un po' di tutto, di quello che faccio, ho parlato più di me che di voi, non voglio che la famiglia c'entri nemmeno da lontano.
L'ho invitato a cena. Gli ho detto che c'è una mostra molto interessante alla rocca, tra l'altro è anche vero. Lui ha detto che non gli sembrava opportuno, comparire nella nostra città, nella tua città. Secondo me ha ancora paura che tu voglia picchiarlo, perché quando ho aggiunto che tu eri all'estero per lavoro……ha……..accettato.”
“Bene, amore sei stata fantastica. Non posso chiederti nulla di più”
“Chiariamoci subito, io non ho voglia di fare sesso con lui, ancora meno di farmi sbattere in un parcheggio con te appostato dietro una siepe, lui sicuramente sará in albergo e immagino mi proporrá di andare da lui. Non è sposato, ci proverá, se lo vuoi sapere, secondo me.”
“Ho la soluzione. La casa al mare. La porta scorrevole della cabina armadio è a specchio, ma da dentro se la luce è accesa si vede benissimo”.
“Ok ma la mostra è in cittá come faccio a portarlo lá?”
“Prenoti un ristorante di pesce con specialità tipiche del territorio, accetterá. Accetterebbe anche se tu avessi prenotato sulla Luna”.
Arrivó la fatidica serata. Io, come un consumato regista cinematografico sceglievo i costumi, il copione e le inquadrature. Giulia era pronta. Tubino nero, biancheria di pizzo nera, autoreggenti nere. Non avevo trascurato nulla: i capelli erano legati perché non volevo perdermi una battuta del pompino che le avevo chiesto di fare a Nicola. Avevamo discusso se farlo venire anche in bocca oppure no. Mi sarebbe piaciuto, ma Giulia obiettó che era vicino ai 50 anni anche lui e sulla “doppia” non era disposta a scommettere. Mi ribadì che quella messa in scena era l'epilogo della saga e di organizzare tutto bene perchè non ci sarebbero stati altri episodi. Deglutii dall'emozione ed accettai. Conclusi che se anche aveva quasi 50 anni davanti a quello spettacolo di donna Nicola avrebbe fatto volentieri gli straordinari: capelli neri, pelle ambrata, labbra carnose in un viso che ha qualcosa di esotico e fiero, allo stesso tempo. Un fisico snello, gambe lunghe con un culo da fare invidia a tante ventenni. Si il copione era quello, deciso.
La baciai emozionato e mi diressi al mare, dove qualche ora dopo, la macchina del tempo mi avrebbe fatto tornare lá, nei quattro mesi oscuri, quelli senza di me.
di
scritto il
2022-10-28
2 . 1 K
visite
1
voti
valutazione
8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.