Lo stupratore di settembre (seconda parte)
di
fabioGT
genere
etero
«Stavo per cedere, capisci? Ti rendi conto?» Nonostante l'aria condizionata a palla, nel SUV di Tullio l'atmosfera non era proprio refrigerante.
Era stata Sonia a suggerire l'abboccamento in auto, ancor prima che il marito rimettesse piede nell'appartamento. Doveva parlargli in privato, senza che le orecchie indiscrete di Fabio potessero intercettare qualcosa. I due discutevano da una ventina di minuti. Non appena l'uomo aveva parcheggiato, poche decine di metri sotto casa, in fondo a una discesa, Sonia lo aveva raggiunto, sedendosi al suo fianco. Venti minuti che lei aveva impiegato per spiegare per filo e per segno chi fosse Fabio Saba, per quale ragione era uccel di bosco e di come era stata a un passo dal supplicarlo di usare violenza nei suoi confronti.
«Avresti compiuto l'errore più grosso di tutta la tua vita, accidenti a te. Svegliati, Sonia: qui siamo nel mondo reale, e non dentro le nostre fantasie più stravaganti, porca miseria!»
Sposati da due decenni, marito e moglie non avevano segreti tra di loro. Sonia per esempio aveva accettato da tempo, e senza riserve, di avere un marito con aspirazioni cuck, sia pure non ancora messe in pratica. Tullio a sua volta si era mostrato di larghe vedute quando lei aveva confessato di nutrire scenari di sottomissione assoluta, specialmente da parte di sconosciuti tendenzialmente brutali. Ma sino ad allora erano rimaste considerazioni e discorsi dallo stesso peso dell'aria fritta. Un po' come quando si partecipa a una lotteria nazionale, e con l'immaginazione si comincia a spendere i milioni del primo premio. Un primo premio che però resterà per sempre una chimera.
Era quindi la prima volta che fantasia e realtà presentavano assieme il conto alla coppia, e di conseguenza bisognava andarci con i piedi di piombo.
«Semmai non ho ancora capito cosa vorresti che facessi. Lo cacciamo via? Oppure devo farlo arrestare? Ti ricordo che offrire rifugio a un ricercato è un reato grave. Di norma, non appena ti sei resa conto di chi si trattava, avresti dovuto allertare le forze dell'ordine.»
«Sin qui ci arrivo persino io, e ti assicuro che sono stata molto vicina a farlo», replicò Sonia un po' piccata. «Ma alla fine non me la sono sentita, e se ci ragioni bene non occorre che ti spieghi il motivo.»
Tullio annuì. In cuor suo, Sonia aveva già deciso. Parlarne con lui, in fondo, era una pura formalità. Un atto dovuto, di mera cortesia.
«Tu vuoi quell'uomo. E aspetti solo la mia benedizione.»
«Esatto, amore. Sono diversi anni che ne discutiamo, e adesso l'occasione che aspettavamo ci viene servita in un piatto d'argento. Perché lasciarcela sfuggire?»
«Non sappiamo nulla su di lui. Potrebbe essere ancora più pericoloso di quanto crediamo.» Quindi Tullio si concesse una pausa a effetto, per poi calare la domanda decisiva.
«Sonia, davvero te la senti di rischiare? Sul serio vuoi che ti metta a disposizione di un fuorilegge?»
«Non sono sicura di niente, ma sì, me la sento di rischiare», rispose prontamente lei. Non era solo determinata, ma visibilmente pervasa da un'eccitazione mai provata fino a quel giorno lì. Eccitazione a livelli record, anche per il fatto che adesso Tullio sapeva. E per lei Tullio era l'essere più importante dell'universo, assieme a loro figlio Mattia. «Lo voglio, amore. Lo voglio con tutta me stessa.»
«E va bene, così sia. Gli parlerò quanto prima.»
«E' vero, sì. Ho avuto un rapporto sessuale con una diciannovenne. E vista la mia età, capite da soli quale sia il mio imbarazzo ad ammetterlo. Ma è stato consensuale, su questo non transigo. Niente stupro, nessuna violenza. Non scherziamo su queste cose, gente.»
«A quanto pare la Giustizia non la pensa come te. E nemmeno tu devi essere molto convinto, visto che non hai avuto il coraggio di affrontare il processo.»
Sonia nelle sue convinzioni sapeva essere granitica. Secondo lei, Fabio era colpevole sino al midollo. "Doveva" esserlo, nel modo più assoluto.
La difficile discussione era cominciata da alcuni minuti, in salotto, subito dopo le presentazioni. Fisicamente Fabio e Tullio erano piuttosto simili, con il loro metro e ottanta abbondante e corporatura asciutta, di chi sa mantenersi in forma. A differenza del sardo, però, il milanese era un bell'uomo curato nell'aspetto, con tutti i capelli al suo posto. Fabio non poteva dire altrettanto, e lo si intuiva nelle larghe chiazze di calvizie che si estendevano qua e là, lungo la lenta ricrescita dopo la recente tonsura. Inoltre Tullio era più giovane di una decina d'anni, e anche questo dettaglio era evidente.
Fin da subito tra i due c'era stata, se non cordialità, una rispettosa non belligeranza, che lasciava intuire che forse poteva sfociare in qualcosa di più solido. Ma prima c'erano questioni serie in sospeso. Questioni gravi e non più procastinabili.
«Per carità, te la raccomando, la giustizia italiana. Lo sai che un quarto dei detenuti è recluso ingiustamente? Non lo dico io, bensì la statistica. Mi dispiace per te, ma non ci tenevo a far parte di quel venticinque per cento di disgraziati», ribatté Fabio, tentando di non fissare con troppa insistenza l'eccezionale scollatura di Sonia. Doveva mantenersi lucido, specialmente in frangenti così delicati.
«Potrei essere d'accordo, ma mettiti nei nostri panni. Non ti conosciamo, sei un signor nessuno, volendo anche potenzialmente pericoloso. Abbiamo tanto da perdere e poco da guadagnare nel fornirti rifugio.» La logica di Tullio non faceva una piega. Ma anche quella di Fabio non fu da meno.
«E allora anche voi provate a mettervi nei miei, concedendomi almeno il beneficio del dubbio. Come vedete non se ne esce facilmente, no?»
«La cosa migliore da fare e che tu ti costituisca. Meglio ancora se ci lasci fuori da questa faccenda», propose allora Tullio.
Sonia però era più realistica. «Lo verrebbero a sapere, dallo per scontato. In un modo o nell'altro a certe conclusioni ci si arriva sempre. I poliziotti non sono dei fessi, caro.»
«E allora che si fa?»
Prima di rispondergli, Sonia si rivolse a Fabio. «Ti spiace lasciarci soli per qualche minuto?»
«Nessun problema.» E senza aggiungere altro, il sardo levò il disturbo e andò a chiudersi in camera. A quel punto era consapevole di non essere più padrone del suo destino. Non gli restava che incrociare le dita.
Dopo una snervante attesa che superò il quarto d'ora, qualcuno bussò alla sua porta. Era Tullio, da solo. Fabio gli fece cenno di accomodarsi. Sonia era andata a farsi un riposino, spiegò entrando.
«Allora, la giuria si è espressa, in merito alla mia questione?»
«Abbiamo deciso di darti fiducia. Puoi restare sino al termine di settembre, poi dovrai arrangiarti da solo. Del resto gli accordi sono sempre stati questi, a prescindere dalle tue pendenze con la legge.»
Fabio annuì, tirando un sospiro di sollievo. Non ci aveva sperato più di tanto, specialmente per via dell'evidente ostilità di Sonia. «Vi ringrazio. Farò i salti mortali per non mettervi nei guai, lo giuro su quanto ho di più caro al mondo.»
«Lo spero bene. Fai tesoro di questa seconda possibilità, Fabio. Non capita tutti i giorni.»
«Ne sono consapevole. Anzi, se in qualche modo posso sdebitarmi, non hai che da chiedere, amico.»
«Speravo che me lo chiedessi», ammise Tullio, prendendo la palla al balzo. «In effetti qualcosa ci sarebbe, per quanto... insolita possa sembrarti.»
«Sono tutto orecchie», lo incoraggiò Fabio, volenteroso di dimostrare la sua riconoscenza.
«Torniamo in salotto e beviamoci qualcosa di forte. Parleremo meglio.»
Dopo tre generosi sorsi di scotch, la lingua di Tullio era sciolta e fluida, senza più impedimenti. Sulle prime l'aveva presa partendo da lontano, disquisendo su come la vita di coppia, dopo anni di matrimonio, necessitasse di nuovi stimoli ed esperienze, per non correre il rischio di arenarsi. Una di queste maniere era quella di dare voce alle fantasie più nascoste, avendo il coraggio di esporle al proprio partner senza arrossire.
«Non hai idea di quello che potrebbe emergere», confidò, «anche le pulsioni più incomprensibili, almeno da parte di un profano.»
«Come per esempio provare attrazione per un potenziale criminale braccato dalle forze dell'ordine?»
«Esatto, bravissimo. Non chiedermi il motivo, ma Sonia se sente parlare di violenza sessuale, anche la più feroce e impunita, tende a parteggiare più per il carnefice che per la vittima. O almeno una parte di lei piuttosto consistente. Intendiamoci, è ben consapevole di come tutto ciò sia mostruoso, ma è più forte di lei.»
Fabio non fece una piega, ma espose un'obiezione legittima. «Ho sentito anche di peggio, non sono nato ieri. Ma la domanda è: vale lo stesso anche nel caso che abbiate preso una grossa cantonata? In altre parole, se io fossi innocente, come sostengo da sempre?»
«A lei basta crederlo, o che le sia consentito di farlo. Che tu sia davvero uno stupratore o meno, passa in secondo piano. E' sufficiente che tu reciti quella parte... e lei sarà tua.»
«Buono a sapersi, ma... Tu che sei il marito che dici? Sul serio me la consegni come un pacco postale? O ti aspetti che io possa ricambiare, presentandoti una moglie che non ho mai avuto, a mo' di scambisti?»
«No, niente di tutto questo. Io amo Sonia, da sempre, e per me esiste solo lei. Ma sono anche un cuck, se sai che significa. Anche se a livello teorico, sinora. Ma questo lo avevi capito da solo, credo.»
Detto questo, Tullio riempì di nuovo il suo bicchierino, rabboccando quello di Fabio, che era rimasto a metà. Mentre lo sorseggiava, Fabio valutò la situazione. Che sinora presentava molti più lati positivi che negativi.
In pratica gli veniva servita una sventola supersexy su un piatto d'argento, e non doveva nemmeno preoccuparsi del marito becco, che addirittura li incoraggiava.
Già, il marito. Forse era il caso di chiarire fin da subito il suo ruolo all'interno di quel ménage. Di sicuro Fabio non gli avrebbe consentito di unirsi a lui e Sonia, specialmente nei momenti "topici". Eh no, c'erano del limiti per tutto, e nel caso del sardo erano ben definiti.
«Diamo per buona la mia adesione. Come si dice, contenti voi, contenti tutti. Ma tu, caro Tullio, che farai? Quale è la tua parte in tutto ciò? Che so, ci spierai di nascosto, o vorrai assistere da vicino, meglio ancora se partecipando? Perché in tal caso ti anticipo subito che...»
«Tu e Sonia farete tutto quello che vorrete senza che io vi sfiori con un dito», lo tranquillizzò prontamente l'altro. «Io chiedo solo un posto in prima fila, rimanendo, se lo vorrai, in religioso silenzio. Poi, se l'intesa tra noi tre dovesse crescere e cementarsi...»
«...sì?»
«Be', il mio sogno è di poter girare dei video amatoriali, mentre tu e lei... ci siamo capiti. Meglio ancora se in questo caso mi consentiste di interagire a voce. Non solo operatore, quindi, ma anche regista. E prima che tu risponda indignato di no, sappi che verresti anche pagato...»
Fabio strabuzzò gli occhi. «Addirittura? Certo che ci dovete tenere parecchio, alle vostre pulsioni...»
«Non navigheresti nell'oro, ovvio, ma su un migliaio di euro, in contanti ed esentasse, non ci sputeresti sopra, giusto?»
«Altroché! Quando si inizia?»
La risata che scoppiò tra i due cospiratori sancì la chiusura di un accordo tra gentiluomini.
Per il resto del giorno, e fino a cena conclusa, l'atmosfera si mantenne cordiale e spensierata. A pranzo la residua tensione di Sonia si era quasi del tutto dissipata, e gli argomenti di conversazione fra i tre non sfiorarono ciò che i due uomini si erano detti in salotto.
Era poi seguito un pomeriggio sonnolento, durante il quale Fabio era rimasto solo per alcune ore. Tullio era riuscito infatti a convincere la consorte ad accompagnarlo a fare spese extra in un centro commerciale, oltre che a fare due passi lungomare, godendosi l'ennesima giornata di estate quasi piena.
Fabio per una volta aveva preferito non uscire, e si era finalmente deciso ad accendere lo smartphone per contattare il suo avvocato. Ma all'ultimo momento ci aveva ripensato e lo aveva spento. Non disturbare il can che dorme, si disse. Potrei rompere l'incantesimo e precipitare in un mare di preoccupazioni e di guai.
Dopo la cena e un po' di televisione, si erano salutati e si erano ritirati nelle loro rispettive stanze.
Fabio fu sul punto di chiedere che ne era stato dei propositi della mattina, ma alla fine aveva tenuto la bocca chiusa. Addirittura si domandò se si fosse sognato tutto. Ah, i milanesi. Vai a capirli.
Una manciata di minuti dopo la mezzanotte, Fabio era riuscito ad appisolarsi, quando Sonia, con addosso le infradito e nient'altro, si infilò nel suo letto.
Una volta sotto l'unica coperta, accese l'abat-jour e fece segno a Tullio, rimasto in corridoio, che poteva spegnere la torcia elettrica. Il marito eseguì e socchiuse la porta della camera degli ospiti. Si concesse uno spiraglio per poter sbirciare, e soprattutto ascoltare, ciò che stava per accadere.
Fabio aveva comunque un'età abbastanza avanzata per fare sì che il suo sonno fosse precario, pronto a interrompersi per un nonnulla. E anche stavolta fu così. Del resto per Sonia sarebbe stato impossibile non farsi scoprire, dal momento che cercava di farsi spazio in un letto a una piazza che già ospitava qualcuno.
Frastornato, e ancora saturo dei miasmi del sonno, Fabio pensò di essere alle prese con un sogno bene accetto e parecchio realistico. Uno di quelli dai cui non ci si vorrebbe più svegliare. Il "problema" era che nulla aveva a che fare con l'onirismo, ma con una magnifica realtà. Incredibile, insomma. ma tutto vero.
«Trattami con rudezza», gli sussurrò Sonia dopo avergli dato il tempo di mettere a fuoco la situazione. «Fammi vedere come sai essere brutale con le donne indifese, porco!»
A meno di tre metri di distanza, protetto dalla semioscurità e dalla porta socchiusa, Tullio cominciò a masturbarsi.
Fabio aveva ancora la bocca impastata per rispondere, ma non restò inerte e passivo. Si scrollò di dosso la coperta, anche perché al suo interno il calore diventava opprimente, e così facendo ebbe modo di ammirare Sonia così come la mamma l'aveva fatta. E nemmeno ora riuscì a proferire parola, ma i suoi occhi strabiliati, compiaciuti e increduli, unitamente a un'espressione del viso basito, furono più eloquenti di mille parole.
Il corpo di Sonia pareva essere frutto dell'immaginazione di un disegnatore di fumetti erotomane, ossia voluttuoso fino all'eccesso, a partire da un seno che era meglio non essere visionato dagli ipertesi. Ora che finalmente aveva modo di ammirarlo nella sua trionfante nudità, Fabio ne rilevò l'eccezionale ampiezza, godendosi lo spettacolo di due capezzoli a punta, attorniati da areole rosee e ampie che chiedevano solamente di essere prese in cura da lui. Ma anche il resto del fisico non era da meno. Come per esempio le armoniose curve dei fianchi, delle natiche e delle cosce tornite. Unico difetto, che per Fabio poteva invece dirsi una virtù, un filo di pancetta, giusto il minimo sindacale, tanto per contrastare la perfezione globale. E sotto la pancia, niente boschetto, bensì depilazione totale. E comunque, boschetto o meno, la vulva di Sonia era bagnata fradicia, e del classico "odore di figa", che condizioni analoghe caratterizza lo stato di una donna, Fabio si inebriò le narici.
Frattanto Tullio era molto più avanti di lui, tant'è vero che era prossimo a una sborrata coi fiocchi. Del resto assisteva a qualcosa che sino a quel giorno lì aveva soltanto fantasticato. Convenendo per giunta che la realtà superava di gran lunga l'immaginazione. Oh sì. E infatti eiaculò felicemente pochi frangenti dopo, nel momento in cui udì sua moglie che apriva nuovamente bocca.
«Sai solo guardare, o anche darti da fare, porco?»
Fu una frase come tante altre, più che altro una blanda provocazione, ma che invece spezzò l'incantesimo. Fabio reagì con disappunto, con espressione dura e sprezzante in volto. Un attimo prima era intenzionato a scoparsi qual gran pezzo di gnocca in ogni forma possibile e immaginabile, ma adesso decise di renderle pan per focaccia.
Voleva essere trattata rudemente? Perfetto. Lui sarebbe stato brutale.
Come prima cosa le mollò un manrovescio che la colse alla sprovvista. Forte, intensissimo il dolore fulmineo, ma ancora di più lo fu la sorpresa. Stavolta infatti fu il turno di lei a restare inebetita e priva di reazione alcuna. Ma Fabio non si lasciò intenerire, e dopo averla afferrata per i capelli, le sbraitò in faccia:
«Piantala di sparare cazzate e fammi una bella pompa, lurida troia!»
E malgrado la calda fitta che arrossava la gota offesa, Sonia si piegò alla sua volontà e si diede da fare. A differenza sua, Fabio non era completamente nudo, ma indossava un paio di boxer neri. Che fu lui stesso a calare, sfoderando un pene peloso, di discrete dimensioni e già in posizione di alzabandiera. Sonia prese a leccarlo di gusto, senza tralasciare un millimetro, come si trattasse di un gelato del suo gusto preferito. Fabio diede segno di gradire molto, rilassandosi quanto bastava per godersi il momento, senza tuttavia risparmiarle occhiate critiche di tanto in tanto. La verità era che Sonia era una magnifica spompinatrice, non troppo frettolosa ma neanche eccessivamente lenta; il giusto mix di chi è venuta al mondo con lo scopo di donare più piacere possibile al partner di turno.
La tentazione di abbandonarsi a ciò che sarebbe comunque accaduto di lì a poco stava per prendere il sopravvento. Tuttavia Fabio portò le mani a coppa sul petto, per poi intimare: «Usale!» Ordine secco, perentorio, inequivocabile. Che Sonia recepì all'istante.
Fabio desiderava una spagnola? E spagnola fu. Il suo membro si trovò avviluppato e imprigionato da quei seni caldi, sodi e accoglienti, e in varie fasi rischiò di affogarci dentro, salvo poi emergere a fatica, ma non per molto.
Tullio, che non si perdeva un attimo, aveva ripreso a segarsi di gran lena, ed era facile pronosticare che presto si sarebbe concesso una sborrata bis. Era talmente esaltato che dei tre era quello che viveva la situazione con maggiore emotività rispetto agli altri due. Che pure non degnavano di uno sguardo la porta semichiusa, dietro la quale stava letteralmente impazzendo. Su una cosa però il milanese cercò di mantenere lucidità: il momento clou. Fosse stato per lui, ogni momento era buono, ma qualcosa gli diceva che se avesse aspettato Fabio per godere assieme a lui, il piacere avrebbe toccato vette mai esplorate, nemmeno alla lontana. E in ogni caso, da quanto pareva, non avrebbe dovuto attendere più di tanto.
Impossibile per Fabio, ma probabilmente per la maggior parte dei maschi etero di questo mondo, resistere a oltranza. Se poi si considera che Sonia si stava impegnando come di rado le era successo in passato, si poteva ben dire che il sardo fu quasi eroico, ma come tutti gli eroi, pure per lui arrivò il momento di capitolare.
Avvenne circa un minuto dopo.
Sonia non voleva perdersi nemmeno una goccia, così infilò in bocca il cazzo, dal quale scaturì una lenta e intensa colata calda e viscosa. Ciò che Fabio non sapeva, e che probabilmente gli poteva fregare di meno, è che assieme a lui si abbandonò all'orgasmo anche Tullio. Quest'ultimo dovette fare violenza a se stesso per non esternare il proprio godimento a voce. Ma non voleva in alcun modo interferire nella spontaneità di ciò che gli altri due stavano portando a termine. Più erano naturali, più Tullio sprofondava in una sorta di estasi dei sensi.
Dal canto suo Fabio galleggiava beato in un piacere talmente acuto da rischiare di perdere i sensi. Ci mancò davvero poco, ma alla fine si tenne relativamente lucido. Sia pure svuotato in ogni senso.
Sonia completò l'opera ingoiando tutto ciò che fu possibile ingoiare. Dopodiché estrasse il membro dalla bocca, lo afferrò con moderata delicatezza e ne sfregò la punta lungo le sue areole, ancora più rossastre e turgide di prima. Andò avanti per diversi secondi, finché mollò la presa e si protesse verso l'ancora intontito Fabio, col quale scambiò un durevole bacio in bocca, coinvolgendo per l'occasione entrambe le lingue. Tutto molto gratificante, ma il sardo era consapevole di avere un ruolo da rispettare, e così fu lui a staccarsi per primo. E non con maniere da gentlemen.
Come prima mossa la spinse via, indignato, per poi afferrare la coperta per coprirsi fino al petto. Dopodiché le fece capire che doveva levare le tende, sia dal letto che dalla stanza, stavolta sospingendola con le gambe.
«Levati dalle palle, puttana. E non azzardare mai più simili improvvisate, chiaro? La prossima volta vedi di bussare e di attendere il mio permesso, stronza!»
Sonia chinò il capo e annuì. Una parte di lei avrebbe voluto replicare che sino a un minuto prima la sua presenza non sembrava così male accetta, ma tenne a freno la lingua. Chissà, forse si era aspettata qualcosa di più, per esempio una scopatina veloce, tanto per timbrare il cartellino in termini "ufficiali". Ma tutto sommato andava bene così, anche perché per tutti e tre era stata una prima volta del tutto particolare, che andava assimilata per benino. Quando aprì la porta e uscì, la stanza era già piombata nell'oscurità. Fabio aveva spento l'abat-jour.
«E chiudi quella cazzo di porta!», ruggì quest'ultimo, mentre cercava di acchiappare al volo il sonno residuo. Impresa non facile, ma tanto valeva provarci.
Una volta in corridoio, Sonia si trovò di fronte a un Tullio che non stava più nella pelle.
«Che forte! Davvero grandioso, amore! C'è mancato poco che mi scappasse la terza, dopo le prime due!» Sprizzava il medesimo entusiasmo di un ragazzino che raccontava la sua prima visita in assoluto a Disney World. E anche Sonia, in quanto a frenesia, non gli era da meno.
«Amore, ho ancora voglia... ti va?»
«Certo, cara. So che avresti preferito lui, ma dagli tempo. Vedrai che già alla prossima volta sarà tutto tuo.»
Sonia annuì, la pelle che vibrava al solo pensiero.
«Purché facciamo piano, mi raccomando. Lo hai sentito, no? Vuole dormire in santa pace», si raccomandò Tullio.
«Da oggi ogni suo volere è un ordine», assentì Sonia.
E in effetti riuscirono a scopare producendo meno trambusto possibile.
Con Fabio che, a pochi metri di distanza, per una volta dormì come un sasso.
Era stata Sonia a suggerire l'abboccamento in auto, ancor prima che il marito rimettesse piede nell'appartamento. Doveva parlargli in privato, senza che le orecchie indiscrete di Fabio potessero intercettare qualcosa. I due discutevano da una ventina di minuti. Non appena l'uomo aveva parcheggiato, poche decine di metri sotto casa, in fondo a una discesa, Sonia lo aveva raggiunto, sedendosi al suo fianco. Venti minuti che lei aveva impiegato per spiegare per filo e per segno chi fosse Fabio Saba, per quale ragione era uccel di bosco e di come era stata a un passo dal supplicarlo di usare violenza nei suoi confronti.
«Avresti compiuto l'errore più grosso di tutta la tua vita, accidenti a te. Svegliati, Sonia: qui siamo nel mondo reale, e non dentro le nostre fantasie più stravaganti, porca miseria!»
Sposati da due decenni, marito e moglie non avevano segreti tra di loro. Sonia per esempio aveva accettato da tempo, e senza riserve, di avere un marito con aspirazioni cuck, sia pure non ancora messe in pratica. Tullio a sua volta si era mostrato di larghe vedute quando lei aveva confessato di nutrire scenari di sottomissione assoluta, specialmente da parte di sconosciuti tendenzialmente brutali. Ma sino ad allora erano rimaste considerazioni e discorsi dallo stesso peso dell'aria fritta. Un po' come quando si partecipa a una lotteria nazionale, e con l'immaginazione si comincia a spendere i milioni del primo premio. Un primo premio che però resterà per sempre una chimera.
Era quindi la prima volta che fantasia e realtà presentavano assieme il conto alla coppia, e di conseguenza bisognava andarci con i piedi di piombo.
«Semmai non ho ancora capito cosa vorresti che facessi. Lo cacciamo via? Oppure devo farlo arrestare? Ti ricordo che offrire rifugio a un ricercato è un reato grave. Di norma, non appena ti sei resa conto di chi si trattava, avresti dovuto allertare le forze dell'ordine.»
«Sin qui ci arrivo persino io, e ti assicuro che sono stata molto vicina a farlo», replicò Sonia un po' piccata. «Ma alla fine non me la sono sentita, e se ci ragioni bene non occorre che ti spieghi il motivo.»
Tullio annuì. In cuor suo, Sonia aveva già deciso. Parlarne con lui, in fondo, era una pura formalità. Un atto dovuto, di mera cortesia.
«Tu vuoi quell'uomo. E aspetti solo la mia benedizione.»
«Esatto, amore. Sono diversi anni che ne discutiamo, e adesso l'occasione che aspettavamo ci viene servita in un piatto d'argento. Perché lasciarcela sfuggire?»
«Non sappiamo nulla su di lui. Potrebbe essere ancora più pericoloso di quanto crediamo.» Quindi Tullio si concesse una pausa a effetto, per poi calare la domanda decisiva.
«Sonia, davvero te la senti di rischiare? Sul serio vuoi che ti metta a disposizione di un fuorilegge?»
«Non sono sicura di niente, ma sì, me la sento di rischiare», rispose prontamente lei. Non era solo determinata, ma visibilmente pervasa da un'eccitazione mai provata fino a quel giorno lì. Eccitazione a livelli record, anche per il fatto che adesso Tullio sapeva. E per lei Tullio era l'essere più importante dell'universo, assieme a loro figlio Mattia. «Lo voglio, amore. Lo voglio con tutta me stessa.»
«E va bene, così sia. Gli parlerò quanto prima.»
«E' vero, sì. Ho avuto un rapporto sessuale con una diciannovenne. E vista la mia età, capite da soli quale sia il mio imbarazzo ad ammetterlo. Ma è stato consensuale, su questo non transigo. Niente stupro, nessuna violenza. Non scherziamo su queste cose, gente.»
«A quanto pare la Giustizia non la pensa come te. E nemmeno tu devi essere molto convinto, visto che non hai avuto il coraggio di affrontare il processo.»
Sonia nelle sue convinzioni sapeva essere granitica. Secondo lei, Fabio era colpevole sino al midollo. "Doveva" esserlo, nel modo più assoluto.
La difficile discussione era cominciata da alcuni minuti, in salotto, subito dopo le presentazioni. Fisicamente Fabio e Tullio erano piuttosto simili, con il loro metro e ottanta abbondante e corporatura asciutta, di chi sa mantenersi in forma. A differenza del sardo, però, il milanese era un bell'uomo curato nell'aspetto, con tutti i capelli al suo posto. Fabio non poteva dire altrettanto, e lo si intuiva nelle larghe chiazze di calvizie che si estendevano qua e là, lungo la lenta ricrescita dopo la recente tonsura. Inoltre Tullio era più giovane di una decina d'anni, e anche questo dettaglio era evidente.
Fin da subito tra i due c'era stata, se non cordialità, una rispettosa non belligeranza, che lasciava intuire che forse poteva sfociare in qualcosa di più solido. Ma prima c'erano questioni serie in sospeso. Questioni gravi e non più procastinabili.
«Per carità, te la raccomando, la giustizia italiana. Lo sai che un quarto dei detenuti è recluso ingiustamente? Non lo dico io, bensì la statistica. Mi dispiace per te, ma non ci tenevo a far parte di quel venticinque per cento di disgraziati», ribatté Fabio, tentando di non fissare con troppa insistenza l'eccezionale scollatura di Sonia. Doveva mantenersi lucido, specialmente in frangenti così delicati.
«Potrei essere d'accordo, ma mettiti nei nostri panni. Non ti conosciamo, sei un signor nessuno, volendo anche potenzialmente pericoloso. Abbiamo tanto da perdere e poco da guadagnare nel fornirti rifugio.» La logica di Tullio non faceva una piega. Ma anche quella di Fabio non fu da meno.
«E allora anche voi provate a mettervi nei miei, concedendomi almeno il beneficio del dubbio. Come vedete non se ne esce facilmente, no?»
«La cosa migliore da fare e che tu ti costituisca. Meglio ancora se ci lasci fuori da questa faccenda», propose allora Tullio.
Sonia però era più realistica. «Lo verrebbero a sapere, dallo per scontato. In un modo o nell'altro a certe conclusioni ci si arriva sempre. I poliziotti non sono dei fessi, caro.»
«E allora che si fa?»
Prima di rispondergli, Sonia si rivolse a Fabio. «Ti spiace lasciarci soli per qualche minuto?»
«Nessun problema.» E senza aggiungere altro, il sardo levò il disturbo e andò a chiudersi in camera. A quel punto era consapevole di non essere più padrone del suo destino. Non gli restava che incrociare le dita.
Dopo una snervante attesa che superò il quarto d'ora, qualcuno bussò alla sua porta. Era Tullio, da solo. Fabio gli fece cenno di accomodarsi. Sonia era andata a farsi un riposino, spiegò entrando.
«Allora, la giuria si è espressa, in merito alla mia questione?»
«Abbiamo deciso di darti fiducia. Puoi restare sino al termine di settembre, poi dovrai arrangiarti da solo. Del resto gli accordi sono sempre stati questi, a prescindere dalle tue pendenze con la legge.»
Fabio annuì, tirando un sospiro di sollievo. Non ci aveva sperato più di tanto, specialmente per via dell'evidente ostilità di Sonia. «Vi ringrazio. Farò i salti mortali per non mettervi nei guai, lo giuro su quanto ho di più caro al mondo.»
«Lo spero bene. Fai tesoro di questa seconda possibilità, Fabio. Non capita tutti i giorni.»
«Ne sono consapevole. Anzi, se in qualche modo posso sdebitarmi, non hai che da chiedere, amico.»
«Speravo che me lo chiedessi», ammise Tullio, prendendo la palla al balzo. «In effetti qualcosa ci sarebbe, per quanto... insolita possa sembrarti.»
«Sono tutto orecchie», lo incoraggiò Fabio, volenteroso di dimostrare la sua riconoscenza.
«Torniamo in salotto e beviamoci qualcosa di forte. Parleremo meglio.»
Dopo tre generosi sorsi di scotch, la lingua di Tullio era sciolta e fluida, senza più impedimenti. Sulle prime l'aveva presa partendo da lontano, disquisendo su come la vita di coppia, dopo anni di matrimonio, necessitasse di nuovi stimoli ed esperienze, per non correre il rischio di arenarsi. Una di queste maniere era quella di dare voce alle fantasie più nascoste, avendo il coraggio di esporle al proprio partner senza arrossire.
«Non hai idea di quello che potrebbe emergere», confidò, «anche le pulsioni più incomprensibili, almeno da parte di un profano.»
«Come per esempio provare attrazione per un potenziale criminale braccato dalle forze dell'ordine?»
«Esatto, bravissimo. Non chiedermi il motivo, ma Sonia se sente parlare di violenza sessuale, anche la più feroce e impunita, tende a parteggiare più per il carnefice che per la vittima. O almeno una parte di lei piuttosto consistente. Intendiamoci, è ben consapevole di come tutto ciò sia mostruoso, ma è più forte di lei.»
Fabio non fece una piega, ma espose un'obiezione legittima. «Ho sentito anche di peggio, non sono nato ieri. Ma la domanda è: vale lo stesso anche nel caso che abbiate preso una grossa cantonata? In altre parole, se io fossi innocente, come sostengo da sempre?»
«A lei basta crederlo, o che le sia consentito di farlo. Che tu sia davvero uno stupratore o meno, passa in secondo piano. E' sufficiente che tu reciti quella parte... e lei sarà tua.»
«Buono a sapersi, ma... Tu che sei il marito che dici? Sul serio me la consegni come un pacco postale? O ti aspetti che io possa ricambiare, presentandoti una moglie che non ho mai avuto, a mo' di scambisti?»
«No, niente di tutto questo. Io amo Sonia, da sempre, e per me esiste solo lei. Ma sono anche un cuck, se sai che significa. Anche se a livello teorico, sinora. Ma questo lo avevi capito da solo, credo.»
Detto questo, Tullio riempì di nuovo il suo bicchierino, rabboccando quello di Fabio, che era rimasto a metà. Mentre lo sorseggiava, Fabio valutò la situazione. Che sinora presentava molti più lati positivi che negativi.
In pratica gli veniva servita una sventola supersexy su un piatto d'argento, e non doveva nemmeno preoccuparsi del marito becco, che addirittura li incoraggiava.
Già, il marito. Forse era il caso di chiarire fin da subito il suo ruolo all'interno di quel ménage. Di sicuro Fabio non gli avrebbe consentito di unirsi a lui e Sonia, specialmente nei momenti "topici". Eh no, c'erano del limiti per tutto, e nel caso del sardo erano ben definiti.
«Diamo per buona la mia adesione. Come si dice, contenti voi, contenti tutti. Ma tu, caro Tullio, che farai? Quale è la tua parte in tutto ciò? Che so, ci spierai di nascosto, o vorrai assistere da vicino, meglio ancora se partecipando? Perché in tal caso ti anticipo subito che...»
«Tu e Sonia farete tutto quello che vorrete senza che io vi sfiori con un dito», lo tranquillizzò prontamente l'altro. «Io chiedo solo un posto in prima fila, rimanendo, se lo vorrai, in religioso silenzio. Poi, se l'intesa tra noi tre dovesse crescere e cementarsi...»
«...sì?»
«Be', il mio sogno è di poter girare dei video amatoriali, mentre tu e lei... ci siamo capiti. Meglio ancora se in questo caso mi consentiste di interagire a voce. Non solo operatore, quindi, ma anche regista. E prima che tu risponda indignato di no, sappi che verresti anche pagato...»
Fabio strabuzzò gli occhi. «Addirittura? Certo che ci dovete tenere parecchio, alle vostre pulsioni...»
«Non navigheresti nell'oro, ovvio, ma su un migliaio di euro, in contanti ed esentasse, non ci sputeresti sopra, giusto?»
«Altroché! Quando si inizia?»
La risata che scoppiò tra i due cospiratori sancì la chiusura di un accordo tra gentiluomini.
Per il resto del giorno, e fino a cena conclusa, l'atmosfera si mantenne cordiale e spensierata. A pranzo la residua tensione di Sonia si era quasi del tutto dissipata, e gli argomenti di conversazione fra i tre non sfiorarono ciò che i due uomini si erano detti in salotto.
Era poi seguito un pomeriggio sonnolento, durante il quale Fabio era rimasto solo per alcune ore. Tullio era riuscito infatti a convincere la consorte ad accompagnarlo a fare spese extra in un centro commerciale, oltre che a fare due passi lungomare, godendosi l'ennesima giornata di estate quasi piena.
Fabio per una volta aveva preferito non uscire, e si era finalmente deciso ad accendere lo smartphone per contattare il suo avvocato. Ma all'ultimo momento ci aveva ripensato e lo aveva spento. Non disturbare il can che dorme, si disse. Potrei rompere l'incantesimo e precipitare in un mare di preoccupazioni e di guai.
Dopo la cena e un po' di televisione, si erano salutati e si erano ritirati nelle loro rispettive stanze.
Fabio fu sul punto di chiedere che ne era stato dei propositi della mattina, ma alla fine aveva tenuto la bocca chiusa. Addirittura si domandò se si fosse sognato tutto. Ah, i milanesi. Vai a capirli.
Una manciata di minuti dopo la mezzanotte, Fabio era riuscito ad appisolarsi, quando Sonia, con addosso le infradito e nient'altro, si infilò nel suo letto.
Una volta sotto l'unica coperta, accese l'abat-jour e fece segno a Tullio, rimasto in corridoio, che poteva spegnere la torcia elettrica. Il marito eseguì e socchiuse la porta della camera degli ospiti. Si concesse uno spiraglio per poter sbirciare, e soprattutto ascoltare, ciò che stava per accadere.
Fabio aveva comunque un'età abbastanza avanzata per fare sì che il suo sonno fosse precario, pronto a interrompersi per un nonnulla. E anche stavolta fu così. Del resto per Sonia sarebbe stato impossibile non farsi scoprire, dal momento che cercava di farsi spazio in un letto a una piazza che già ospitava qualcuno.
Frastornato, e ancora saturo dei miasmi del sonno, Fabio pensò di essere alle prese con un sogno bene accetto e parecchio realistico. Uno di quelli dai cui non ci si vorrebbe più svegliare. Il "problema" era che nulla aveva a che fare con l'onirismo, ma con una magnifica realtà. Incredibile, insomma. ma tutto vero.
«Trattami con rudezza», gli sussurrò Sonia dopo avergli dato il tempo di mettere a fuoco la situazione. «Fammi vedere come sai essere brutale con le donne indifese, porco!»
A meno di tre metri di distanza, protetto dalla semioscurità e dalla porta socchiusa, Tullio cominciò a masturbarsi.
Fabio aveva ancora la bocca impastata per rispondere, ma non restò inerte e passivo. Si scrollò di dosso la coperta, anche perché al suo interno il calore diventava opprimente, e così facendo ebbe modo di ammirare Sonia così come la mamma l'aveva fatta. E nemmeno ora riuscì a proferire parola, ma i suoi occhi strabiliati, compiaciuti e increduli, unitamente a un'espressione del viso basito, furono più eloquenti di mille parole.
Il corpo di Sonia pareva essere frutto dell'immaginazione di un disegnatore di fumetti erotomane, ossia voluttuoso fino all'eccesso, a partire da un seno che era meglio non essere visionato dagli ipertesi. Ora che finalmente aveva modo di ammirarlo nella sua trionfante nudità, Fabio ne rilevò l'eccezionale ampiezza, godendosi lo spettacolo di due capezzoli a punta, attorniati da areole rosee e ampie che chiedevano solamente di essere prese in cura da lui. Ma anche il resto del fisico non era da meno. Come per esempio le armoniose curve dei fianchi, delle natiche e delle cosce tornite. Unico difetto, che per Fabio poteva invece dirsi una virtù, un filo di pancetta, giusto il minimo sindacale, tanto per contrastare la perfezione globale. E sotto la pancia, niente boschetto, bensì depilazione totale. E comunque, boschetto o meno, la vulva di Sonia era bagnata fradicia, e del classico "odore di figa", che condizioni analoghe caratterizza lo stato di una donna, Fabio si inebriò le narici.
Frattanto Tullio era molto più avanti di lui, tant'è vero che era prossimo a una sborrata coi fiocchi. Del resto assisteva a qualcosa che sino a quel giorno lì aveva soltanto fantasticato. Convenendo per giunta che la realtà superava di gran lunga l'immaginazione. Oh sì. E infatti eiaculò felicemente pochi frangenti dopo, nel momento in cui udì sua moglie che apriva nuovamente bocca.
«Sai solo guardare, o anche darti da fare, porco?»
Fu una frase come tante altre, più che altro una blanda provocazione, ma che invece spezzò l'incantesimo. Fabio reagì con disappunto, con espressione dura e sprezzante in volto. Un attimo prima era intenzionato a scoparsi qual gran pezzo di gnocca in ogni forma possibile e immaginabile, ma adesso decise di renderle pan per focaccia.
Voleva essere trattata rudemente? Perfetto. Lui sarebbe stato brutale.
Come prima cosa le mollò un manrovescio che la colse alla sprovvista. Forte, intensissimo il dolore fulmineo, ma ancora di più lo fu la sorpresa. Stavolta infatti fu il turno di lei a restare inebetita e priva di reazione alcuna. Ma Fabio non si lasciò intenerire, e dopo averla afferrata per i capelli, le sbraitò in faccia:
«Piantala di sparare cazzate e fammi una bella pompa, lurida troia!»
E malgrado la calda fitta che arrossava la gota offesa, Sonia si piegò alla sua volontà e si diede da fare. A differenza sua, Fabio non era completamente nudo, ma indossava un paio di boxer neri. Che fu lui stesso a calare, sfoderando un pene peloso, di discrete dimensioni e già in posizione di alzabandiera. Sonia prese a leccarlo di gusto, senza tralasciare un millimetro, come si trattasse di un gelato del suo gusto preferito. Fabio diede segno di gradire molto, rilassandosi quanto bastava per godersi il momento, senza tuttavia risparmiarle occhiate critiche di tanto in tanto. La verità era che Sonia era una magnifica spompinatrice, non troppo frettolosa ma neanche eccessivamente lenta; il giusto mix di chi è venuta al mondo con lo scopo di donare più piacere possibile al partner di turno.
La tentazione di abbandonarsi a ciò che sarebbe comunque accaduto di lì a poco stava per prendere il sopravvento. Tuttavia Fabio portò le mani a coppa sul petto, per poi intimare: «Usale!» Ordine secco, perentorio, inequivocabile. Che Sonia recepì all'istante.
Fabio desiderava una spagnola? E spagnola fu. Il suo membro si trovò avviluppato e imprigionato da quei seni caldi, sodi e accoglienti, e in varie fasi rischiò di affogarci dentro, salvo poi emergere a fatica, ma non per molto.
Tullio, che non si perdeva un attimo, aveva ripreso a segarsi di gran lena, ed era facile pronosticare che presto si sarebbe concesso una sborrata bis. Era talmente esaltato che dei tre era quello che viveva la situazione con maggiore emotività rispetto agli altri due. Che pure non degnavano di uno sguardo la porta semichiusa, dietro la quale stava letteralmente impazzendo. Su una cosa però il milanese cercò di mantenere lucidità: il momento clou. Fosse stato per lui, ogni momento era buono, ma qualcosa gli diceva che se avesse aspettato Fabio per godere assieme a lui, il piacere avrebbe toccato vette mai esplorate, nemmeno alla lontana. E in ogni caso, da quanto pareva, non avrebbe dovuto attendere più di tanto.
Impossibile per Fabio, ma probabilmente per la maggior parte dei maschi etero di questo mondo, resistere a oltranza. Se poi si considera che Sonia si stava impegnando come di rado le era successo in passato, si poteva ben dire che il sardo fu quasi eroico, ma come tutti gli eroi, pure per lui arrivò il momento di capitolare.
Avvenne circa un minuto dopo.
Sonia non voleva perdersi nemmeno una goccia, così infilò in bocca il cazzo, dal quale scaturì una lenta e intensa colata calda e viscosa. Ciò che Fabio non sapeva, e che probabilmente gli poteva fregare di meno, è che assieme a lui si abbandonò all'orgasmo anche Tullio. Quest'ultimo dovette fare violenza a se stesso per non esternare il proprio godimento a voce. Ma non voleva in alcun modo interferire nella spontaneità di ciò che gli altri due stavano portando a termine. Più erano naturali, più Tullio sprofondava in una sorta di estasi dei sensi.
Dal canto suo Fabio galleggiava beato in un piacere talmente acuto da rischiare di perdere i sensi. Ci mancò davvero poco, ma alla fine si tenne relativamente lucido. Sia pure svuotato in ogni senso.
Sonia completò l'opera ingoiando tutto ciò che fu possibile ingoiare. Dopodiché estrasse il membro dalla bocca, lo afferrò con moderata delicatezza e ne sfregò la punta lungo le sue areole, ancora più rossastre e turgide di prima. Andò avanti per diversi secondi, finché mollò la presa e si protesse verso l'ancora intontito Fabio, col quale scambiò un durevole bacio in bocca, coinvolgendo per l'occasione entrambe le lingue. Tutto molto gratificante, ma il sardo era consapevole di avere un ruolo da rispettare, e così fu lui a staccarsi per primo. E non con maniere da gentlemen.
Come prima mossa la spinse via, indignato, per poi afferrare la coperta per coprirsi fino al petto. Dopodiché le fece capire che doveva levare le tende, sia dal letto che dalla stanza, stavolta sospingendola con le gambe.
«Levati dalle palle, puttana. E non azzardare mai più simili improvvisate, chiaro? La prossima volta vedi di bussare e di attendere il mio permesso, stronza!»
Sonia chinò il capo e annuì. Una parte di lei avrebbe voluto replicare che sino a un minuto prima la sua presenza non sembrava così male accetta, ma tenne a freno la lingua. Chissà, forse si era aspettata qualcosa di più, per esempio una scopatina veloce, tanto per timbrare il cartellino in termini "ufficiali". Ma tutto sommato andava bene così, anche perché per tutti e tre era stata una prima volta del tutto particolare, che andava assimilata per benino. Quando aprì la porta e uscì, la stanza era già piombata nell'oscurità. Fabio aveva spento l'abat-jour.
«E chiudi quella cazzo di porta!», ruggì quest'ultimo, mentre cercava di acchiappare al volo il sonno residuo. Impresa non facile, ma tanto valeva provarci.
Una volta in corridoio, Sonia si trovò di fronte a un Tullio che non stava più nella pelle.
«Che forte! Davvero grandioso, amore! C'è mancato poco che mi scappasse la terza, dopo le prime due!» Sprizzava il medesimo entusiasmo di un ragazzino che raccontava la sua prima visita in assoluto a Disney World. E anche Sonia, in quanto a frenesia, non gli era da meno.
«Amore, ho ancora voglia... ti va?»
«Certo, cara. So che avresti preferito lui, ma dagli tempo. Vedrai che già alla prossima volta sarà tutto tuo.»
Sonia annuì, la pelle che vibrava al solo pensiero.
«Purché facciamo piano, mi raccomando. Lo hai sentito, no? Vuole dormire in santa pace», si raccomandò Tullio.
«Da oggi ogni suo volere è un ordine», assentì Sonia.
E in effetti riuscirono a scopare producendo meno trambusto possibile.
Con Fabio che, a pochi metri di distanza, per una volta dormì come un sasso.
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