Estate 5 (continua)

di
genere
sadomaso

Le 8,55 entrare in ufficio era ormai una routine consolidata, accomodarsi alla scrivania, dare un'occhiata alle cose da fare poi andare a prendere il caffè, due chiacchiere con la collega e poi iniziare il lavoro. Questa era la normalità ma oggi no, decisamente non era così. Dopo la serata folle con il Padrone e ciò che lui le aveva detto mentre se ne andava, era difficile avere la mente sgombra per una giornata normale.
Appena arrivata a casa si era spogliata e infilata sotto la doccia, nonostante ne avesse fatta una poco tempo prima. Appena finita, ancora con l'asciugamano avvolto intorno al corpo e un altro arrotolato sui capelli era andata in camera e aperto il comodino aveva tirato fuori la scatola del lush e lo aveva attaccato alla corrente per ricaricarlo. Lo doveva ammettere, la cosa la eccitava ma anche la preoccupava, oramai conosceva il carattere del Padrone e si aspettava di tutto da lui.
Il sonno aveva tardato ad arrivare perchè il pensiero del giorno successivo era come un tarlo nel suo cervello così non aveva dormito molto e anche quel poco era stato abbastanza agitato. La mattina non appena vestita aveva staccato il lush dalla carica e lo aveva messo nella borsa, un controllo al cellulare per vedere se c'erano messaggi del Padrone ma ancora nulla -forse meglio cosi- si disse e poi era uscita per recarsi in ufficio.
Il lavoro proseguiva come sempre, il telefono che squillava, i clienti con i loro problemi, la collega coi suoi discorsi sulla star del momento e i vari gossip ma la giornata oggi era diversa. Il cellulare che solitamente era nel cassetto ora era sulla scrivania, proprio accanto allo schermo del computer, ben in vista. Quante volte lo aveva già guardato? Non sapeva dirlo ma sicuramente troppe volte, di certo molto più del lecito, chissà se la collega l'aveva notato -naaa quella nota solo se la Ferragni cambia modello di scarpe- si disse sorridendo.
Uno sguardo all'orologio alla parete, le 11,00 e ancora niente, solitamente questa era l'ora del secondo caffè ma preferì ripiegare su un tea. Ore 12,20 il cellulare vibrò mentre compilava un preventivo, prese il telefono e abbastanza nervosamente fece scorrere il dito sullo schermo, aprì i messaggi -ciao schiava, è ora di inserire il lush. Attivalo, avrai istruzioni- spense lo schermo immediatamente, si sa mai che la collega passasse e sbirciasse, mise il cellulare nel cassetto e prese la borsa, si alzò e si diresse in bagno con aria indifferente.
Chiusa la porta dietro di se si appoggiò al lavandino, aveva il cuore che batteva all'impazzata, fece un lungo respiro e si voltò, vide la sua immagine allo specchio -dai ragazza, fai ciò che devi, che ci vuole?- la donna che vedeva riflessa di fronte a se la faceva semplice.... aprì la borsa e tirò fuori il sacchetto di velluto, prese il lush rimettendo la custodia nella borsa.
Strategicamente aveva indossato un vestitino nero con disegni bianchi, leggero di cotone, abbastanza ampio, si rigirò per non vedersi riflessa, mise l'oggetto di silicone in bocca, lo bagno bene con la saliva poi sollevato il vestito e spostate le mutande lo inserì tra le labbra.
Si voltò incontrando di nuovo la donna nello specchio -hai visto? L'ho fatto- sorrise e si diede una controllata generale, sì sembrava tutto a posto, riprese la borsa e tornò alla scrivania.
Ora veniva la parte più difficile, inserire il lush era niente visto che non era collegato al cellulare ma adesso lo doveva attivare. Prese il telefono e aprì l'app, ora le tremavano le mani davvero tanto. Fatto, adesso era completamente nelle mani del Padrone.
Nemmeno il tempo di posare il cellulare che le vibrò in mano, un'amica già in ferie che la salutava.
Altra vibrazione, stavolta leggendo la ragazza sgranò gli occhi -ma come fa a... o mio dio- il messaggio diceva -scendi a pranzare al bar e invita la collega-.
-Calmati, c'è una spiegazione, ragiona, calma- la sua mente faticava a lavorare lucidamente, doveva spegnere tutto e riavviare il cervello. Lunghi respiri a occhi chiusi per rilassarsi e le sovvenne che la sera al ristorante col Padrone lei gli aveva parlato dell'ufficio, della collega e del baretto che faceva piattini davvero buoni -visto? Stai tranquilla-
ore 12,40 ancora 5 minuti e poi sarebbe scesa come lui aveva ordinato e....il lush partì, una vibrazione piuttosto lenta rispetto ad altre volte ma faceva il suo effetto, per sua fortuna durò solo un minuto e poi cessò. Poco dopo la collega si alzò, borsa in mano per chiedere se poteva chiudere lei l'ufficio poiché aveva una commissione urgente da fare “ti spiace se ti raggiungo dopo al bar? Faccio presto” prima della risposta arrivò il pensiero -ma fai con tutta la calma del mondo... se poi non ce la fai pazienza- sorridendole rispose “tranquilla io sono lì, ora scendo, vai pure”.
Borsa in mano, porta dell'ufficio chiusa, le chiavi nella toppa stavano girando quando partì una nuova vibrazione, stavolta era un'onda, forte, lenta, forte, lenta. Le gambe tremavano e dovette appoggiarsi con la mano alla porta, cercò di respirare con calma mentre premeva il pulsante dell'ascensore -cazzo, non smette- salì nella cabina e per tutta la discesa combatté con il tremore alle gambe, stava per uscire dal portone quando il lush si spense.
Arrivare al bar era stato troppo strano, mai aveva camminato cosi speditamente ma ora si era seduta, non era certo tranquilla e rilassata ma almeno aveva le chiappe sulla sedia.
La cameriera arrivò da lei con un sorriso e il menù nella mano, era simpatica e scambiare due battute con lei faceva sempre piacere. Ordinò un toast, una insalata e acqua e rese il menù alla ragazza poi si guardò intorno osservando gli altri clienti nel dehors, per essere agosto non erano pochi, gli anni passati forse non ci sarebbe nemmeno stato il bar aperto.
La donna prese dalla borsa il telefono per rispondere all'amica in ferie, uno scambio di messaggi per accordarsi visto che l'avrebbe raggiunta il giorno successivo. Stava salutandola quando arrivò una vibrazione tremenda, durò pochi secondi ma vuoi perchè era distratta, la colpì come una fucilata, quasi le cadde il telefono dalla mano e con l'altra strinse forte la tovaglia, era pronta ad un'altra che non arrivò, arrivò invece la cameriera con l'ordinazione, un ennesimo sorriso, un “buon appetito” e rientrò nel locale.
Ormai sapeva di dover fare un lungo respiro e provare a calmarsi, lo fece e presa la forchetta partì all'attacco dell'insalata mista visto che il toast fumava come piombo fuso e il lush ripartì, vibrazione lenta, appena percepibile -respira, tranquilla, non è niente- si disse gustando le verdure fresche.
La vibrazione sia pure lenta non cessava e aveva dei picchi ogni tanto ma non cosi sconvolgenti, di certo sentiva molto chiaramente che le mutande si erano più che inumidite, continuò a mangiare provando a non pensare.
Il toast era davvero buono, aveva provato il “farcito”, mentre stava per iniziare la seconda metà il lush si fermò. Finora o il Padrone era stato decisamente buono o lei molto fortunata, in ogni caso riuscì a terminare il pranzo senza incidenti, prese la borsa, si alzò e andò all'interno del locale per pagare. Il titolare era un bell'uomo di mezza età, gentile e affabile, le donò anche un cioccolatino, i saluti a lui uno sventolio della mano per salutare la cameriera e prima di passare dalla porta riecco le vibrazioni a onda, fortissime e poi lente, la donna si aggrappò allo stipite poi volse subito la testa all'indietro e incontrò lo sguardo accigliato del titolare “accidenti, sono inciampata, che sciocca” disse allargando il sorriso imbarazzato per evitare domande.
Rientrare in ufficio non era facile, a tratti la sua andatura diventava ciondolante come fosse ubriaca,
per fortuna la collega non l'aveva raggiunta ….- “ehi, scusami, ho impiegato più del previsto, cosa hai mangiato di buono?” la collega era giunta con passo svelto per affiancarla -ecco appunto, come non detto- “oh, ciao … ti consiglio … il toast farcito” provò a dire, notando che la donna la guardava incupendosi visto il balbettio e la postura anomala.
Ora le cose si facevano complicate se non fosse finita la tortura, la mente macinava veloce per trovare una scusa plausibile “scusami tesoro, allunghiamo il passo perchè devo andare in bagno, forse l'acqua era troppo fredda”, scusa patetica ma era la prima cosa che le era venuta.
“Ma certo tranquilla, succede” rispose la collega prendendola per il braccio e allungando il passo con lei -certo che se ora smettesse...- si disse la donna deglutendo mentre erano arrivate al portone, la collega pensò bene di aprire lei e tenerle aperta la porta evitandole trucchi di giocoleria con le chiavi. L'ascensore era aperto, lei si fiondò all'interno e le vibrazioni partirono alla carica con una intensità folle, le toccò stringere i denti e concentrarsi chiudendo forte le gambe mentre salivano “stai proprio male eh, si vede povera, stai sudando” disse la collega e lei si limitò ad annuire accorgendosi solo adesso, vedendosi allo specchio, del rivolo di sudore che le colava dalla tempia. Il loro piano finalmente e tutto finì come era iniziato, scesero dalla cabina e aperta la porta dell'ufficio entrarono “come stai?” chiese la collega “un pochino meglio, pare” rispose la donna ancora sudata, non osava abbassare lo sguardo sul vestito per il timore che si notasse qualcosa.
Senza nemmeno posare la borsa si infilò nel bagno, doveva in ogni caso mantenere la scusa di copertura e ne approfittò per darsi una sistemata, il lush era spento, per ora, chissà per quanto.
I minuti passavano e non succedeva niente, la collega cominciava a chiedere “stai bene? Hai bisogno?” uscì dal bagno “sto un pochino meglio ora grazie”.
La donna andò a sedersi alla scrivania, sentì arrivare un messaggio sul telefono, lo prese e lesse “ciao schiava, spero che il tuo ultimo giorno di lavoro non sia troppo impegnativo” -si certo... una passeggiata di salute- si disse sorridendo, tutto questo le provocava imbarazzo certo ma la faceva sentire vicino a lui, ancora più di quanto già non fosse nella sua mente.
Il pomeriggio proseguì senza altre sorprese, certo la donna non riuscì ad essere molto rilassata. Ore 17,55 le due donne stavano per chiudere l'ufficio e uscire per godersi le meritate ferie quando il lush ricominciò a vibrare fortissimo -cazzo, per fortuna sono seduta- si disse la ragazza stringendo forte le gambe, quasi nello stesso momento arrivò un messaggio “ti aspetto al solito parcheggio alle 18,30, voglio salutare la mia puttana”. Il lush si spense dopo un solo minuto, arrivarono le 18 e dopo i saluti, il bacio e gli auguri di buone vacanze la donna si fiondò alla propria auto e si diresse al parcheggio dell'hotel, non sperava di vedere il Padrone visto che erano stati insieme il giorno prima, era felice.
Arrivò al parcheggio, rallentò molto cercando l'auto del padrone, niente non c'era, posteggiò e spense il motore. Prese la borsa e diede un'occhiata al telefono per sicurezza e il lush si riattivò, vibrazione tremenda che durò una decina di secondi poi si spense, qualche momento giusto per illuderla e riprese ancora, sempre molto forte poi si spense. Stavolta fu il telefono a vibrare, un messaggio “sembra che la mia cagna si stia divertendo” - o mio dio è qui, mi sta vedendo- pensò lei e la vibrazione ricominciò per la terza volta, stavolta non smise di vibrare, lei stringeva forte le mani sul volante e teneva le gambe ben strette, gli occhi chiusi.
Si rese conto quasi all'ultimo che un'auto le si era accostata, girò il capo e vide il padrone che la fissava, le fece cenno di andare da lui, prese la borsa e scese lesta con la sua andatura da ubriaca visto che le vibrazioni non erano ancora cessate.
“Ciao schiava, come stai? Pronta per le tue vacanze?” le chiese “buongiorno Padrone … sto … bene grazie ...” quanto era difficile parlare con quell'oggetto maledetto che la stuzzicava in quel modo “si … è tutto pronto … partirò domattina presto” le mani ora erano strette sul manico della borsa, le nocche bianche.
L'uomo mise in moto e l'auto partì, il percorso che ormai lei conosceva stavolta parve durare il doppio perchè il lush non smetteva anche se l'intensità era un po diminuita. Arrivarono alla casa del Padrone che spense il motore e scese, lei scese a sua volta, passata una mano sulla parte alta delle cosce e si rese conto di avere il vestito umido, si accostò a lui che stava aprendo la porta “vai nella stanza e togliti tutto, veloce schiava” ordinò, la donna superò la soglia e si diresse dove indicato, si sfilò il vestito, sganciò e tolse il reggiseno e infine le mutande, sistemò tutto su una sedia e si mise in posizione davanti al divano in attesa del Padrone.
Il lush si spense e poco dopo lui arrivò, invece di sedersi le girò intorno squadrandola, non era certo la prima volta che era nuda di fronte a lui ma stavolta questo atteggiamento la imbarazzò più del solito, le si mise davanti e presi i capezzoli tra le dita cominciò a stuzzicarli e stringerli sempre più forte, lei gemette “sembra che alla mia puttana non dispiaccia avere un oggetto nella figa. Sbaglio o sei molto più che umida?” le chiese -umida … sto colando cazzo- “si Padrone, mi piace. Alla tua puttana piace tutto ciò che le fai” rispose lei, forse per la prima volta senza arrossire più di tanto.
L'uomo si sedette sul divano “levati il lush, puliscilo e dammelo” ordinò, “si mio Padrone” rispose lei mentre la mano destra si portava da dietro la schiena tra le gambe, prendeva la coda del lush e lo sfilava, era bagnato e lei lo portò alla bocca, ci passò la lingua sopra e poi messolo in bocca lo succhiò per pulirlo il meglio possibile, infine lo diede al padrone che aveva allungato la mano aperta.
“Toccati un capezzolo e massaggiati il clitoride” ordinò ancora lui e lei eseguì cercando di fissarlo come piaceva a lui, “quindi vai al mare eh? Hai intenzione di prendere il sole in topless o nuda?” le chiese, lei continuava a torturarsi il capezzolo e il dito medio stuzzicare il clito, non le veniva facile fare conversazione ma rispose “il topless … non saprei Padrone, se a te … piace … potrei ma nuda no … non credo potrei”.
Lui la squadrava da testa a piedi godendosi lo spettacolo, si grattò il pizzetto pensieroso “non ti metterai in topless ne tantomeno nuda, mi piacciono i segni e li voglio vedere ben definiti, capito schiava?” sentenziò alzandosi in piedi per portarsi dietro di lei “si Padrone ... come desideri”.
L'uomo era ancora dietro di lei, le assestò una sculacciata secca su una natica cosi forte da farle perdere l'equilibrio, la donna avvertì immediatamente un bruciore sul gluteo, si rimise dritta e ne ricevette una seconda sull'altra, mai l'aveva colpita cosi forte, almeno con le mani, era certa che i segni delle dita del padrone le sarebbero rimasti a lungo.
Lui tornò a sedersi e a fissarla “che cosa sei?” chiese “sono ... la tua puttana, Padrone” rispose iniziando ad ansimare più forte “Padrone, la tua cagna … è davvero molto ... eccitata” lui senza parlare indicò il pavimento tra i suoi piedi, lei capì, o almeno sperava così, fece un passo avanti e si mise in ginocchio tra le gambe del Padrone che stava abbassando la cerniera e aprendo i pantaloni.
Dopo aver tirato fuori il membro eretto, sempre senza parlare le tolse la mano dal seno, gliela portò sulla testa andando a stringerle insieme polso e capelli e le tirò il capo sul cazzo, lei aprì la bocca e lo lasciò scivolare tra le labbra cominciando a muovere la lingua.
Le mosse il capo avanti e indietro, a volte la spingeva contro di se affondandole il cazzo sino in gola e rimanendo fermo per diversi secondi prima di ricominciare a muoverle la testa. La donna continuava ad ansimare e gemere, respirava a fatica, lui la fermò allontanandola dal cazzo “voglio che godi adesso!!” le ordinò facendole posare le labbra sulla cappella, la ragazza si lasciò andare -dio mio, finalmente, non ce la facevo più- dopo ore in cui era stata stuzzicata quasi di continuo potè finalmente avere un orgasmo mentre continuava a leccare il cazzo ritto del Padrone.
Lui le allontanò ancora la testa, la fissava negli occhi “leccati le dita” le disse e lei lo fece gustandosi i propri umori e senza mai staccare lo sguardo dal suo viso “che cosa sei?” chiese ancora
“sono la tua cagna Padrone. Lascia che la tua puttana ti dia piacere” rispose sorridendogli, lui le lasciò andare polso e capelli e le mise la mano sulla guancia, quanto amava quel gesto, la donna girò subito la testa per baciargli il palmo “sono tua Padrone, sono solo roba tua”.
Lui rimase con la mano sul viso di lei a lungo, lei era certa che avesse gradito quello che lei aveva detto poco prima, lo vedeva, lo sentiva, cosi come sentiva di voler dargli piacere sempre se lui glielo avesse permesso, provò a posare la mano sulle cosce del Padrone per avvicinarsi al suo membro ma lui le fermò la mano e si alzò, lei restò delusa in un primo momento, volse la testa per guardare cosa stava facendo.
Andato al tavolo lui tornò verso il divano, aprì la mano e un ovetto ciondolò dalla cordicella, spinse la donna sul divano con le spalle, le aprì bene le gambe e si appoggiò sul ginocchio.
Sentire la sua mano frugarla tra le gambe la eccitò nuovamente ed era ancora abbondantemente bagnata, dopo averla stuzzicata un poco le tenne aperte le labbra e le inserì l'ovetto che iniziò a vibrare subito dopo.
Era una bella sensazione ma lei avrebbe voluto altro -scopami, mettimi il tuo cazzo dentro, ti prego- pensò lei, invece sentì le dita del Padrone posarsi sul culo e aprirglielo, lo immaginava come se lo vedesse, dietro di lei ad ammirare il suo culo stretto che si contraeva e sapeva che gli piaceva e lo eccitava.
Sentì colare nel solco la saliva che lui aveva lasciato cadere, sentì il dito che la inumidiva, sentì sputare ancora sul buco e il medio che la penetrava cominciando a muoversi dentro di lei, riprese a mugolare e gemere. La cosa continuò per un po', sentiva il dito scivolarle nel culo, tra quello e l'ovetto avvertiva gli umori bagnarla abbondantemente ma lui tolse il dito e dopo un paio di sonore sculacciate si alzò tornando verso il tavolo.
L'uomo si sedette nuovamente sul divano accanto a lei, posò delle clamp e il lush, poi la fece sollevare “qui mia troia, prendilo in bocca”, lei non disse niente ma gli sorrise e si leccò le labbra mentre si rimetteva in ginocchio tra le sue gambe. Aprì la bocca e lo accolse totalmente, prese a muovere il capo avanti e indietro, stranamente non arrivò la mano sui capelli che lei si aspettava, stavolta le mani del Padrone erano impegnate a stuzzicarle e farle rizzare bene i capezzoli per metterle le clamp.
Era di nuovo pronta a godere, stava colando sin sulle cosce, non era tanto l'ovetto che le vibrava dentro quanto avere il cazzo del Padrone tra le labbra che la eccitava da pazzi ed ora anche le clamp sui capezzoli … stava per chiedergli il permesso di venire quando lui le allontanò il capo e dopo averla spostata si alzò e si mise dietro di lei “mani sul culo e tieniti aperta” ordinò, lei lo fece e lui le sputò sul buco, poi posò la cappella e spinse per affondarle dentro, i gemiti aumentarono di intensità mentre il cazzo le scivolava dentro.
Lei era cosi eccitata da non sentire dolore in quella penetrazione, anzi si spinse all'indietro per accoglierlo meglio “Padrone … la tua troia ti ...chiede di poter ... godere” era davvero al limite.
Lui non le rispose, prese a muoversi dentro di lei con forza, affondando i colpi con decisione “Padrone … la tua puttana … ti prego … lasciami godere” disse la donna col fiato sempre più corto e ansimando sempre più forte, ancora lui non rispose, impegnato a scoparle il culo con ardore crescente.
“Adesso!! GODI!!” quasi gridò lui, lei gridò a sua volta mentre aveva l'orgasmo più intenso della giornata, sentì il padrone schizzarle dentro e quello fu il premio che lei aspettava.
Aveva i capelli incollati al viso, sudata, bagnata, ansimante ma felice, il Padrone le si era steso sulla schiena e ora si stava alzando in piedi, solo allora si rese conto del dolore al seno e abbassato lo sguardo vide le clamp ancora strette sui capezzoli gonfi, lui tornò a sedersi sul divano “qui schiava, pulisci” le disse, cosa che lei fece lesta accucciandosi tre le sue gambe e leccandogli il membro. Mentre lei eseguiva, lui le levò le clamp e le strofinò e stuzzicò i capezzoli, li torse, li tirò, fitte le arrivarono al petto come dardi roventi ma anche quel dolore era parte del piacere.
Le rimise la mano sulla guancia “tu sei roba mia, la mia troia, la mia cagna” lei annuì con decisione sorridendogli e stavolta gli leccò la mano “si Padrone, sono roba tua e sarò tutto ciò che tu vorrai”
stavolta fu lui ad annuire.
“Sono quasi le nove, vai a farti la doccia che viene tardi e domani devi partire” “va bene Padrone” rispose lei incupendosi un po', si alzò e si diresse in bagno per una doccia veloce.
Durante il viaggio di ritorno non parlarono molto, un po come se fosse sceso un velo di tristezza. Una volta giunti al parcheggio lei raccolse la borsa e scese dall'auto, fece il giro andando dal lato guida “mi mancherai Padrone, sono due settimane ma so già che sentirò la tua mancanza” gli disse, lui rispose con un occhiolino “portati il lush schiava, potresti averne bisogno” e dopo un largo sorriso malefico
scritto il
2022-11-16
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