Estate 3 (continua)
di
Domcurioso64
genere
sadomaso
Era stata una bella giornata, un bel sole, temperatura ideale, nessuna grana in ufficio, mentre tornava a casa lei si immaginava una doccia e poi un aperitivo leggendo un buon libro prima della cena. Era ferma al semaforo -se non si danno una mossa passerò qui il pomeriggio- stava pensando quando arrivò un messaggio sul cellulare, distrattamente prese il telefono dalla borsa nell'attesa estenuante del verde.
“Ti voglio vedere stasera, alle 20 stesso posto. Abitino sexy ma elegante, niente reggiseno e perizoma” la sua mente si spense, non pensava al Padrone visto che non si faceva sentire da giorni, nemmeno un messaggio e ora questo. Un suono prolungato di clacson la riportò alla realtà, un'occhiata al semaforo verde e nessuna auto davanti a lei, mise la prima e ripartì velocemente mentre molti pensieri le affollavano il cervello -cosa mettere? L'abitino panna con le décolleté … no forse meglio il tubino nero coi sandali... oddio non riesco a pensare-.
Il tragitto ufficio/casa non le era mai sembrato cosi lungo, uno sguardo all'orologio sul cruscotto -17.50- il traffico sembrava decuplicato all'improvviso e adesso che era arrivata sotto casa figurarsi se si trovava un parcheggio. Per sua fortuna una signora anziana aprì l'auto e salì, lei accostò e accese la freccia destra -no ma fai pure con comodo, non ho nessuna fretta- pensò lei battendo la mano nervosamente sul volante. Dopo un tempo che le parve un secolo finalmente la macchina si mosse e dopo almeno 3 manovre più del necessario, uscì dal parcheggio e partì, lei si infilò lesta nel posto rimasto libero e dopo aver preso la borsa e chiuso l'auto si fiondò verso l'ingresso. La mano nella borsa e le chiavi che non si trovavano, il nervosismo se possibile era aumentato.
L'ascensore all'ultimo piano -e figurarsi-, altra attesa, poi la salita e l'occhiata all'orologio -18.05- finalmente a casa. La borsa posata sul tavolino accanto all'ingresso, le scarpe scalciate via e ora l'armadio. La mano che scorre sulle stampelle -questo no, questo troppo lungo, questo non adatto, questo forse, questo si, questo forse- tre abiti si posarono sul letto, quale scegliere? Intanto si levò l'orologio, la camicetta e la gonna che sistemò sulla poltrona ai piedi del letto. Niente, non riusciva a pensare lucidamente -calmati, ora respira lentamente e ragiona- ritornò davanti al letto e dopo diversi ripensamenti la scelta: tubino nero.
In bagno si tolse l'intimo che finì nella cesta di vimini, una regolazione alla temperatura dell'acqua e via sotto la doccia, le mani a lisciare i capelli -calma, va tutto bene, sarà tutto perfetto- il pensiero era positivo ma l'agitazione non diminuiva. Shampoo, docciaschiuma, le mani che scivolano sul corpo con cura, un controllo all'inguine per verificare l'eventuale ricrescita -va tutto bene- era il mantra che si ripeteva.
Prima di avvolgersi nell'asciugamano uno sguardo allo specchio, un'occhiata al seno generoso, i capezzoli come se sentissero il momento erano già turgidi, si volse dando le spalle allo specchio per guardare le larghe natiche rotonde -sarò pronta e sarò come Lui mi vuole- altro mantra da ripetersi.
Via col fon e spazzola finchè il suo bel viso non fu incorniciato dai capelli lisci lunghi fino alle spalle, asciugamano appeso al gancio, deodorante e di nuovo in camera. Cassetto dell'intimo, le dita scorrono sui perizomi, ecco il nero giusto, di pizzo quasi trasparente, la parte posteriore poco più di un filo, lo indossò facendo attenzione alle unghie per non rovinare il pizzo e finalmente il tubino.
Entrò nel vestito con i piedi e il vestito scivolò verso l'alto sistemandosi sul petto, la mano che va di lato e tira su la cerniera, un'aggiustata al seno che prorompeva dalla scollatura ma senza essere volgare -gli piacerà? Lo spero- non lo voleva deludere in nessun modo. Dalla cassettiera scelse l'orologio che indossò e vide l'ora -19.20-.
Di nuovo in bagno per il trucco, infine il profumo, lo sguardo indagatore per cercare eventuali imperfezioni, le mani che stirano l'abito -stai bene, meglio di cosi non potevi fare con un preavviso cosi breve. Se lo avessi saputo potevo andare almeno a farmi i capelli- una scossa al capo per smettere di preoccuparsi. La scarpiera, le décolleté nere di vernice che scivolano nei piedi e dopo aver preso la borsa più adatta e averci messo il telefono, via alla macchina.
Anche stavolta le sembrava che tutte le auto della città fossero in giro nello stesso momento, lo sguardo che andava più del dovuto all'orologio del cruscotto e finalmente il parcheggio dell'hotel.
Parcheggiò e dopo aver fatto alcuni lunghi respiri per calmarsi scese e chiuse la macchina rimanendole accanto, la borsetta stretta, anche troppo, nella mano e l'attesa.
L'auto che ricordava dall'ultima volta si avvicinò lentamente e si fermò davanti a lei, lui scese e si mise di fronte a lei, la mano a strofinare piano il pizzetto mentre la studiava. Indossava un abito blu, camicia azzurra aperta sul collo, niente cravatta.
“Ciao, mi piace l'abito che hai scelto” disse lui mentre la squadrava letteralmente da testa a piedi “buongiorno Padrone, grazie, sono contenta che ti piaccia” rispose abbassando lo sguardo timorosa.
Lui si mosse e andò ad aprirle la porta, lei salì sistemandosi il vestito, la borsa in grembo, la porta si richiuse e lui salì “hai messo il perizoma come ti ho detto?” lei annuì “si Padrone come hai ordinato” anche lui annuì.
“Apri il cassettino e prendi la scatola” le disse. La curiosità di lei si mise in moto, ormai lo sapeva che lui riusciva sempre a stupirla, aprì lo sportello e prese il cofanetto che vi trovò, lo appoggiò sulla borsetta in attesa. “Puoi aprirlo” le disse e lei sfilò il coperchio trovandosi davanti un lush, volse lo sguardo al Padrone e ancora alla scatola aperta “prendilo, leccalo e poi infilalo” lei fece come ordinato, prese l'oggetto di silicone, richiuse la scatola che rimise nel cassetto, poi infilò in bocca la parte rigonfia del lush, lo inumidì bene con la saliva, intanto sollevò con un po di fatica il vestitino, riprese il lush e scostato il perizoma e aperte le labbra lo andò a inserire sistemando poi la coda tra il pizzo, si aggiustò nuovamente l'abito sotto le natiche e fissò il Padrone.
Lui non aveva perso nulla di tutto ciò che lei aveva fatto, ora la guardava serio come sempre “molto bene, adesso possiamo andare a cena” le disse mentre innestava la marcia e partiva.
Il viaggio non fu lungo ma per tutto il tempo lei non pensò ad altro che a ciò che aveva dentro di lei, non aveva particolari sensazioni ma ormai conosceva abbastanza il Padrone per sapere che sarebbe riuscito a spiazzarla.
L'auto parcheggiò e si fermò, lui scese andando ad aprirle la porta, anche questo la stupì, per due volte aveva fatto un gesto galante cosa a cui lei non era certo abituata e non solo da parte del Padrone. Lei scese, sistemò l'abitino corto e notò che lui le porgeva il braccio, lei gli sorrise e ne approfittò subito -sembriamo una coppia innamorata- pensò la ragazza mentre si avvicinavano al ristorante e come si aspettava lui le aprì la porta facendola entrare.
Un saluto alla cameriera che li accolse e li accompagnò al tavolo, in fondo alla sala in uno dei tanti separé. Sembrava che non fosse la prima volta che lui andava lì da come si comportava la cameriera, era un locale elegante ma non esageratamente, un po' di gente ma non pienissimo, nel complesso molto carino. Quando ebbero i menù scelsero la cena, lui spaghetti alle vongole e lei spaghetti allo scoglio, vino bianco fresco, restituirono i menù alla ragazza che li ringraziò con un sorriso andando a portare le ordinazioni in cucina.
Lui era strano, sorrideva, non lo aveva mai visto così “torno subito” le disse alzandosi e andando verso il bagno. Lei approfittò per guardarsi intorno, molte coppie, qualche tavolo con più persone e uno con un solo commensale. In quel momento l'inaspettato arrivò: una vibrazione intensa e improvvisa la scosse, il lush si era messo a vibrare e non pareva smettere. Le mani della donna si strinsero al bordo del tavolo, le gambe si irrigidirono mentre un calore le avvolse l'inguine. I piedi si accavallarono e lei iniziò a deglutire gettando occhiate intorno a se per vedere se qualcuno si fosse accorto di cosa stava succedendo, un sorriso di rimando alla cameriera che aveva incrociato il suo sguardo poi tutto finì come era iniziato. Nemmeno il tempo di rilassarsi che arrivò un'altra vibrazione, anche questa intensa e prolungata -oddio smetti ti prego- pensava la ragazza sapendo perfettamente di essere paonazza in viso, la sua proverbiale vergogna per ogni cosa.
Le vibrazioni finirono, lei tentò di riprendere una respirazione normale, si era resa conto di aver quasi trattenuto il fiato per tutto il tempo, sentiva che il perizoma si era inumidito e questo la fece agitare ancora di più. Mentre si guardava nuovamente intorno lo vide tornare, anche ora stava sorridendo -chissà come mai...- si risedette e fissandola in viso le chiese “tutto bene?” lei annuì certa di essere ancora tutta rossa in volto “non ho sentito, schiava, va tutto bene?” insistette lui “si Padrone, scusami Padrone” rispose abbassando lo sguardo.
Lui cominciò una conversazione del tutto normale chiedendole della sua giornata e parlarono tranquillamente del più e del meno fino a che non arrivò la cameriera con le loro ordinazioni. La ragazza stava posando il piatto davanti a lei quando la vibrazione riprese, lei ebbe uno scatto e probabilmente la donna se ne accorse ma non disse nulla, andò a posare il piatto davanti al padrone e dopo un “buon appetito” si allontanò, nello stesso momento la vibrazione finì.
Lei fece un lungo respiro prima di alzare gli occhi e guardare il Padrone che le stava sorridendo “vedrai ti piacerà, il cuoco è un vero artista” disse mentre le riempiva il bicchiere col vino dalla bottiglia appannata, poi si mise a mangiare.
Non successe altro, la pasta era davvero buona, intanto ripresero la conversazione, le pareva cosi strano, non era abituata che lui si comportasse cosi con lei, solitamente era sempre molto autoritario e sulle sue, stasera quasi un chiacchierone. Avevano finito di mangiare e senza preavviso il lush ricominciò a vibrare “come stai, schiava?” lei si sforzò di rimanere il più normale possibile mentre rispondeva “bene.... Padrone... bene”, la cameriera arrivò poco dopo per portare via i piatti e il lush non smetteva la sua azione, ora il perizoma era decisamente bagnato, lei continuava a deglutire, i piedi e le gambe tesi, un sorriso tirato alla ragazza che era tornata per chiedere cosa volessero ordinare.
“Cosa vuoi prendere ora? Un secondo o passiamo direttamente al dolce?” chiese sorridendo sornione. Altro sorriso teso alla ragazza “per me va bene il dolce”, lei sciorinò tutto l'elenco che pareva essere infinito, lei nemmeno riusciva a seguirla, per fortuna le rimase in testa un piatto.
“Tartufo, per me un tartufo” ordinò, il Padrone disse “anche per me, grazie”, la ragazza si allontanò e la vibrazione calò di intensità ma senza smettere del tutto, lei si accorse che la mano di lui era sotto il tavolo -togli quella mano dal telefono, ti prego- pensò.
“Sembri nervosa” disse lui “come sei messa tra le gambe? dimmelo” lei si leccò le labbra prima di rispondere, sapeva cosa voleva sapere il Padrone, si guardò in giro per controllare che nessuno passasse loro vicino e ripose “sono bagnata ed eccitata, Padrone, tanto”, lo sguardo si abbassò nuovamente sulla tovaglia. Il lush riprese a vibrare con forza maggiore “guardami quando mi parli, schiava”, lei sollevò lo sguardo arrossendo nuovamente “scusami Padrone... io … non so quanto resisterò ancora, perdonami Padrone” lui non le rispose.
Le vibrazioni terminarono giusto poco prima che la cameriera arrivasse con i dolci. Lei cominciò a mangiare ma era sempre in attesa di sentire ripartire il lush, il Padrone mangiava e la sua mano sinistra era nascosta ma nulla successe e finirono i loro piatti.
Lui le versò ancora una volta il vino e finì la bottiglia nel suo bicchiere. La fissava e le mani erano unite sotto il mento, ora serio come lei lo conosceva. Lei finì di bere e si pulì le labbra col tovagliolo prima di posarlo sul tavolo -ti prego andiamo via- pensò lei e lui pareva l'avesse sentita perchè si alzò, si sporse verso di lei sussurrandole “vieni con me” e si diresse verso il bagno.
Nemmeno il tempo che la porta si chiudesse dietro al Padrone che la vibrazione ricominciò a scuoterla tanto che lei faticò ad alzarsi dal divanetto e dirigersi dove lui l'aspettava, passata la porta lo vide appoggiato allo stipite “entra qui, schiava” le disse facendosi da parte. Lei entrò e lui chiuse la porta a chiave “mettiti in ginocchio” ordinò, lei deglutì ed eseguì mettendosi di fronte a lui, intanto il lush aveva diminuito l'intensità ma non cessato del tutto di vibrare.
Lui fece scendere la cerniera e lo tirò fuori, eretto e lucido, lei fissò il membro del Padrone e poi alzò lo sguardo cercando il suo viso, sapeva cosa fare ma aspettò. “Apri la bocca” ordinò e quando lei ubbidì, le posò la mano sul capo e le spinse la testa contro di se affondandole il cazzo fino in gola, lei trattenne un conato, lui cominciò a muoverle la testa avanti e indietro e poi la tenne ferma lasciando che lei succhiasse e leccasse la sola cappella. Intanto il lush riprese a vibrare con forza “chiedimi di godere e chiedilo bene” disse lui allontanandole la bocca dal cazzo.
“Padrone ti prego posso godere?” lui scosse la testa senza rispondere e le spinse ancora il cazzo in gola riprendendo a scoparle la bocca. “La volta scorsa non hai imparato nulla quindi. Ti pare il modo di chiedere questo?” le chiese sfilandole il cazzo dalle labbra e fissandola serio.
Lei ingoiò l'eccesso di saliva che aveva e sollevò gli occhi sul viso di lui “Padrone ti prego, la tua puttana vorrebbe tanto poter godere”. Ancora le sembrava cosi strano umiliarsi così ma in fondo non le dispiaceva perchè lei ormai era davvero la sua puttana ed era orgogliosa di esserlo. Lui non rispose ne si mosse per lunghissimi istanti poi la sua mano andò nella tasca della giacca e il lush si fermò.
“Andiamo” disse mentre si rimetteva il membro ancora eretto nei pantaloni e chiudeva la cerniera, lei si alzò appoggiandosi sul lavandino e si sistemò l'abito, un'occhiata allo specchio e si vide spettinata, con le dita diede una sistemata ai capelli poi la chiave girò nella serratura, la porta si aprì ed uscirono dal bagno.
Lui si fermò alla cassa chiacchierando con quella che doveva essere la titolare, era evidente che si conoscessero, pagò il conto e dopo i saluti si voltò e sorrise a lei prendendola amabilmente per il gomito andando verso l'uscita del locale, anche stavolta le aprì la porta e si avviarono verso l'auto come se niente fosse successo.
Ancora un viaggio breve, la casa dove c'era la stanza del Padrone non era lontana dal ristorante, per tutto il tempo lei rimase in attesa del risveglio del lush ma non avvenne nulla, continuarono a conversare finchè l'auto non svoltò nel viale e si fermò. Stavolta lui scese e non diede segno di aprirle la portiera, la ragazza scese dalla macchina e si avvicinò a lui “vai alla stanza e mettiti in posizione” ordinò “si Padrone” rispose lei entrando e andando nella stanza che ormai conosceva cosi bene. Si sistemò di fronte al divano con le gambe un po divaricate e le mani dietro la schiena aspettando l'arrivo del Padrone ma invece di sentire lui arrivare sentì partire il lush, proprio ora che non lo immaginava più.
La vibrazione era decisamente forte e non sembrava smettere, ebbe un tremito e tra le gambe avverti crescere l'umido, volse appena il capo per controllare se lui stesse arrivando ma non sembrava stesse giungendo nella stanza -oddio, per favore vieni da me, non so cosa fare- pensava la donna mentre l'eccitazione aumentava per l'ennesima volta nella serata. Cosi come era arrivato inatteso il lush smise di vibrare e lei sentì dei passi, stavolta rimase immobile guardando di fronte a se, lui arrivò e si sedette sul divano, giusto davanti a lei.
La fissò lungamente e dallo sguardo lei capì che a lui piaceva ciò che vedeva, questo le dava una grande forza, le sue paure di non essere bella e di non piacere ora si erano spente, a Lui piaceva la sua schiava e questo era la cosa più importante, il resto poco importava.
Lui si era tolto la giacca, posò il telefono sul tavolino accanto al divano, lei era convinta che la “dolce tortura” fosse terminata almeno per ora ma si sbagliava “alza il vestito e levati il perizoma, poi chiedimi di toccarti, spero di essermi spiegato” lei come sempre arrossì perchè già immaginava cosa avrebbe dovuto dire “Padrone, la tua troia ha tanta voglia di toccarsi, ti prego lascia che mi tocchi la mia figa bagnata” mentre parlava aveva sollevato l'abitino scoprendo l'inguine, infilato due dita nell'elastico e tirato verso il basso il perizoma che scivolò lungo le gambe fino a terra, lo scavalcò e raccoltolo da terra lo porse al Padrone.
“Va bene toccati” acconsentì lui mentre posava il perizoma accanto a se. Lei allargò un poco le gambe e cominciò ad accarezzarsi passando le dita sul clito, lui posò la mano sul cellulare e il lush partì ancora una volta con la vibrazione “guardami mentre ti tocchi” ordinò il Padrone e lei eseguì. Tra la vibrazione e le carezze si sentiva vicina a godere cominciò ad ansimare e gemere sempre più forte, “Padrone, la tua puttana è quasi al limite, per favore permettimi di godere” lui non replicò e rimase a guardarla passando lo sguardo dalle gambe al viso della sua schiava.
“Padrone... ti prego... non so quanto posso resistere... la tua cagna ti supplica” era davvero al limite, le tremavano le gambe e il respiro era sempre più affannoso “smetti di toccarti schiava, leccati le dita” le ordinò, il che era un bene per lei ma il lush però non la smetteva di stuzzicarla. Portò le dita alla bocca e chiudendo gli occhi prese a leccare i suoi umori che avevano abbondantemente bagnato la mano “guardami, troia!!” sbottò il padrone spaventandola, lei lo guardò mentre continuava a passare la lingua sui polpastrelli e poi infilando due dita tra le labbra come se succhiasse un cazzo. Lei non riusci a trattenersi oltre e chiusi gli occhi venne nonostante non avesse avuto l'assenso del Padrone, si sentì colare sulle cosce tanto era ormai fradicia per il lungo trattamento che aveva subito per tutta la serata.
Le mancava il fiato, respirava come un cagnolino, le gambe le tremavano sempre di più, la posizione scomoda sui tacchi alti non aiutava certo, sentì le vibrazioni cessare, lei riaprì gli occhi e a fatica cercò quelli del padrone, lo vide serio, impassibile, ancora con la mano sul telefono “Padrone ti chiedo scusa, la tua stupida schiava non ce l'ha fatta a trattenersi” lui non fece un solo cenno, come se lei non avesse parlato, lei abbassò lo sguardo vergognandosi tanto per averlo deluso.
Passarono forse due o tre minuti, non lo sapeva dire, di certo era sempre peggio, il vestito sollevato a mostrarsi, le gambe sporche dei suoi succhi, l'essere amareggiata per non essere stata in grado di ubbidire, si sentiva davvero malissimo e lui che non faceva ne diceva nulla.
Finalmente lui si alzò, senza una parola, si avvicinò a lei, prese la coda del lush e lo sfilò dalla vagina, glielo porse alle labbra che lei aprì subito e lui le infilò l'oggetto di silicone nella bocca poi si diresse verso il tavolo, dove erano posati tutti i suoi attrezzi, lei non mosse un muscolo rimanendo immobile.
Altro tempo che scorreva e oltre all'amarezza cominciarono a farsi strada i timori -che starà facendo? cosa starà pensando? Non mi vorrà più?- non sentiva nessun rumore che le facesse capire che stava succedendo.
La sua voce la riportò al presente “levati il vestito puttana e non voltarti” lei ubbidì sentendosi anche un po sciocca ancora col lush in bocca come un assurdo leccalecca, la mano andò sul lato dell'abitino, la cerniera che scende, il vestito che scivola per terra, lei che lo raccoglie e lo posa sul divano, l'attesa.
Come quasi ogni cosa che faceva lui, inatteso, arrivò un colpo secco sulle natiche che la fece urlare, stavolta riconobbe subito la cintura, una lacrima le scese sulla guancia per il dolore della cinghiata ma anche perchè sapeva di averlo deluso, cosa che le faceva forse più male del cuoio, un altro colpo, sempre sui glutei, poi un altro e un altro e un altro ancora, adesso il dolore era davvero forte ma non si azzardò a parlare né per scusarsi né per chiedere di smettere, in fondo sapeva di meritarlo.
I colpi terminarono, lei aveva il viso rigato di lacrime, il culo le bruciava da morire e ancora il silenzio del Padrone, il tempo le pareva essersi fermato e non sentire la sua voce era la cosa che la terrorizzava maggiormente.
Sentì i passi avvicinarsi e chiuse gli occhi aspettandosi altri colpi di cinghia o peggio ma non arrivarono, riaperti gli occhi lo vide andare a sedersi sul divano, lei allargò le gambe, portò una mano dietro la schiena e l'altra levando il lush dalla bocca provò a dire “Padrone io...” ma lui “zitta, non ti ho dato il permesso di parlare” lei deglutì e si morse piano il labbro inferiore, rimise il lush in bocca e abbassò gli occhi.
“Mettiti in ginocchio, schiava” le disse con voce molto più calma di quella che si sarebbe aspettata, lei eseguì sempre con gli occhi bassi, lui si sporse e allungata la mano le prese un capezzolo tra le dita cominciando a giocarci, si aspettava una stretta forte, uno strattone, una pinzata decisa ma di nuovo non successe altro di strano se non le dita del Padrone che la stuzzicavano, le piaceva il suo tocco -sa come toccarmi, sa come accendere i miei interruttori- pensò sentendo nuovamente umido tra le gambe.
Smise di toccarla e le tolse quel maledetto chupachups dalla bocca “alzati e vai a prendere quel vasetto di crema” disse indicandole il tavolo, la ragazza posò le mani a terra e si sollevò andando a prendere quello che le era stato ordinato e porgendolo al Padrone. Rimase ferma in attesa di altri ordini ma lui la prese per un polso e la tirò a se, stendendola sulle proprie gambe -ecco che arrivano le sculacciate- pensò e invece lui aprì il vasetto e intinte le dita nella pomata le passò sulle sue natiche segnate, lei sussultò per la sensazione strana e il bruciore, non poteva vedersi ma sapeva che avrebbe avuto dei bei segni per giorni, le dita scivolarono lente sui marchi che le aveva fatto andando a lenire poco alla volta il bruciore, si sentiva molto meglio.
La ragazza cominciava a rilassarsi quando sentì la mano del padrone posarsi tra le gambe e cominciare a frugarla, il medio si strofinò sul clito e le si morse di nuovo il labbro ma stavolta per le belle sensazioni che provava, il massaggio alternava movimenti più veloci ad altri più lenti, pressione maggiore e tocchi più lievi, lei senti che si stava bagnando nuovamente.
“Che cosa sei? Dimmelo” chiese lui, lei ebbe un attimo di vuoto poi comprese “sono la tua puttana Padrone” rispose, lui la penetrò con due dita tra le labbra cominciando a muoverle dentro di lei. Ripresero i gemiti sommessi, di certo non si aspettava quel trattamento dopo quello che lei aveva fatto, le dita ora scivolavano facilmente nella sua figa nuovamente fradicia, sentì il pollice spingere sul culo e poi entrare e la punta delle tre dita stringersi come per toccarsi, poi riprese a muovere la mano affondando le dita nella figa e subito dopo il pollice nel culo e via cosi, dentro e fuori, dentro e fuori -cazzo quanto mi piace- pensò la donna mentre ansimava sempre più forte.
La mano si fermo, le dita scivolarono fuori dal suo corpo, lei istintivamente volse la testa per guardarlo come per capire ma ricevette solo una sculacciata che per come lo conosceva era poco più di un buffetto “giù schiava, in ginocchio” le disse e lei scese dalle gambe del Padrone e si andò a sistemare in ginocchio, lui le apri bene le gambe usando un piede e restò a guardarla prima di versarsi da bere.
Ancora una volta era riuscito a spiazzarla, adesso lei era nuovamente eccitata, bagnata e lui si era fermato. Portò le mani dietro la schiena come sapeva che a lui piaceva e mentre lo vide bere il suo drink si rese conto che doveva andare in bagno ma non osò chiedere, lui forse percepì il disagio e le domandò “hai sete forse?” lei alzò lo sguardo e rispose “un po' Padrone ma … ecco, dovrei...-si riprese subito correggendosi- … la tua puttana dovrebbe andare in bagno”.
Lui finì di bere e posò il bicchiere poi disse ciò che lei si aspettava “la bacinella sai dov'è, fila a prenderla”, la ragazza si alzò e andò sotto al tavolo per prendere il catino che aveva già usato la volta precedente e tornò davanti a lui, lo posò a terra e attese che lui le desse il permesso -stavolta non sbaglierò più- si disse ma lui non diceva nulla, la fissava e basta e più tempo passava e più lei aveva lo stimolo ma si trattenne.
Lui si alzò in piedi e la ragazza alzò lo sguardo senza capire “accovacciati sulla bacinella e aspetta che ti dia il permesso” le disse e lei sistemò il bacile sotto di lei accovacciandosi come ordinato solo che il permesso non arrivò, in compenso vide le mani del padrone armeggiare con la sua zip, tirare fuori il suo membro, per una volta stranamente non eretto e tenerlo con le dita.
Lei capì una frazione di secondo prima che lui iniziò a lavarle il petto e le cosce con la sua calda urina, sgranò gli occhi perchè non se lo aspettava così come non si aspettava l'ordine successivo “apri la bocca”, stavolta fu quasi presa dal panico e visto che lei non eseguiva, il getto le bagnò il viso “apri la bocca!!!” tuonò lui e lei socchiuse le labbra. -Mi sta pisciando in bocca- mai avrebbe pensato di fare una cosa del genere, sentiva il liquido caldo e salato che le scivolava dalle labbra e in parte veniva ingoiato -sei davvero la sua cagna, nient'altro che la sua troia- si disse mentre lui finiva e le porgeva il cazzo davanti al viso, non attese l'ordine, sapeva già che doveva pulirlo, lo prese tra le labbra e lo leccò e succhiò sentendolo pian piano crescere nella bocca.
Lui le prese i capelli tra le dita e li strinse mentre la guardava succhiare il cazzo che era nuovamente eretto, le mosse il capo avanti e indietro scopandole la bocca “guardami schiava” ordinò e lei sollevò lo sguardo trovando gli occhi del Padrone, lui le staccò la bocca dal membro “che cosa sei?”
lei deglutì e rispose “sono la tua puttana padrone, la tua cagna, sono tutto ciò che tu voglia, Padrone” lui annuì e si ricompose, richiuse la zip e si sedette.
“Padrone, la tua troia può chiederti una cosa?” lui diede il suo assenso “Padrone, perchè non lasci che io ti dia piacere?” domandò la ragazza, le sembrava cosi strano che lui non approfittasse di lei, ogni uomo che aveva conosciuto non voleva altro che scoparla e godere, lui quasi mai.
“Io ho il mio piacere ogni volta, schiava, non ho bisogno di arrivare necessariamente a venire, se lo meriterai avrai il tuo premio e ti donerò il mio orgasmo. Tu sei roba mia, schiava, mi appartieni e sono quasi certo che non mi deluderai più. Ho ragione?” lei si affrettò ad annuire “sì sì padrone te lo prometto, perdona ancora questa stupida schiava” lui le fece una carezza.
“Hai male alle gambe vero?” ormai da alcuni minuti lei era accovacciata sul catino e le ginocchia le facevano un male da morire “si Padrone, un pochino si” lui fece un mezzo sorriso “ora puoi farla” disse lui e la ragazza rispose con un sorriso un po tirato perchè la cosa la imbarazzava non poco ma ubbidì liberando la vescica nel bacile.
“Vai in bagno e svuota il catino, fatti una doccia veloce e torna da me. Fila sbrigati” lei si sollevò con un grande sforzo sentendo scricchiolare le ginocchia “si Padrone, faccio presto”, prese la bacinella e andò lesta verso il bagno.
Mentre aspettava che l'acqua diventasse calda si guardò allo specchio, come immaginava aveva diversi segni sul culo, molto rossi e anche un po' gonfi, passando la mano sopra sentiva dolore -sì decisamente porterò il tuo marchio per alcuni giorni Padrone ma devo ammettere che il segno più profondo me lo stai lasciando nell'anima-. Si infilò sotto il getto di acqua tiepida e dopo una doccia veloce si asciugò sommariamente, voleva tornare da lui prima possibile -non credevo possibile sentirmi cosi, riesce a farmi eccitare con uno sguardo, una parola non detta, solo sfiorandomi. Mi ha fatto cose che mi hanno umiliata, io che arrossisco per un nonnulla eppure mi sento così tanto legata a lui-.
Uscì dal bagno e lo ritrovò seduto mentre beveva un altro drink, si mise in posizione di fronte a lui “non qui, vai a stenderti sul cavalletto” ordinò, lei volse il capo e si portò davanti all'attrezzo, stese l'addome sull'imbottitura e lasciò cadere le braccia lungo le gambe di legno, pronta per essere legata.
Lui posato il bicchiere si alzò e andò a legarle polsi e caviglie poi l'accarezzò lentamente, passò le unghie sulla schiena e sulle cosce -ecco che mi bagno di nuovo- pensò la ragazza mentre i brividi le attraversavano il corpo, le palpò i seni, strofinò i capezzoli e infine andò verso il tavolo, lei lo seguì per come poteva voltando il capo. Tornò da lei che sentì colare nel solco dei glutei e le dita del Padrone che la ungevano lentamente, il medio che stuzzicava il culo prima di entrare, altri brividi arrivarono a scuoterla. Lui continuò a muovere il dito per un po' di volte e poi lei sentì quello che immaginò essere uno dei plug che spingeva per aprirle il culo.
La ragazza era nuovamente eccitata, le piaceva sentirsi riempita come lui stava facendo, mugolò appena, come se lui le leggesse i pensieri, le posò la mano tra le gambe, massaggiò la sua figa molto più che umida e poi le diede uno schiaffo a mano aperta sulle labbra e sul clito, lei sussultò.
Un altro giro fino al tavolo e lui tornò sistemandosi davanti a lei, si accovacciò, i loro occhi si incontrarono, le sistemò le clamp sui capezzoli dopo averli strofinati per farli indurire bene. Prese la catenella che univa le clamp e la tese fino a vedere i capezzoli stendersi, lei chiuse gli occhi per la fitta che le arrivò al petto ma non fiatò, lui lasciò andare la catenella e si alzò dirigendosi verso l'uscita.
I minuti passavano e lui non tornava -oddio ma che fa?- non sentiva nessun rumore, i capezzoli le dolevano e cominciava a preoccuparsi, anche se erano passati solo cinque o al massimo dieci minuti le parve un secolo, finalmente sentì i passi e lo vide arrivare, istintivamente gli sorrise, lui si sistemò di fronte a lei e si piegò sul ginocchio, riprese la catenella e la tese, il dolore fu molto più intenso di prima, lei strinse gli occhi, la catena si tendeva sempre di più e anche il dolore aumentava, lei aspirò aria tra i denti, la tensione arrivò al massimo e la prima pinza si staccò dal capezzolo, le sfuggì un grido poi anche l'altra venne tirata via, un'altra stilettata di dolore.
Le scostò i capelli sudati dal viso, si fissarono poi le palpò il seno, prese i capezzoli tra indice e pollice e dopo averli strofinati piano, strinse le dita schiacciandoli, un altro urlo uscì dalla bocca della ragazza, lui li lasciò andare e liberò i polsi, poi fece il giro e liberò le caviglie infine andò a sedersi “vieni qui schiava”, lei aiutandosi con le mani si sollevo dal cavalletto, si portò davanti a lui che batté la mano sul divano accanto a se, lei temeva di non aver capito e rimase ferma, lui ripeté il gesto e la ragazza timidamente si avvicino e si sedette accanto al Padrone.
Lui l'avvolse col braccio sulla spalla e la tirò a se facendo si che lei si stendesse col petto sulle sue gambe, lei sollevò il capo per guardarlo, non si aspettava certo un gesto del genere ma le piaceva.
Sentì che la mano andava a posarsi sul culo, le accarezzò i segni ma in modo cosi lieve da non provocarle dolore poi scese e sentì afferrare il plug, lo sentì tirare fin quasi a uscire e poi rientrare nel culo, lui mosse il plug dentro di lei diverse volte, anche questo le piaceva e tanto, cominciò a mugolare.
Lasciato andare il plug le prese il ginocchio piegandolo e sollevandolo, ora aveva le gambe spalancate e lei notò che lo sguardo di lui era sulle sue labbra lucide, gli sorrise mentre sentiva le dita del Padrone che la frugavano e massaggiavano “tiralo fuori” lei lo guardò negli occhi e portata la mano sulla patta, sentì che era già in erezione, sbottonò i pantaloni, fece scendere la zip e afferrato il cazzo lo tirò fuori, era una bella sensazione sentire il membro del Padrone gonfio nella sua mano. Due dita del padrone la penetrarono e cominciarono a muoversi dentro di lei poi si affondarono e il pollice le massaggiò il clito, lei mugolò più forte e si mise il cazzo del padrone nella bocca, gli succhiò e leccò la cappella poi lo fece scivolare fino in gola.
Le dita di lui la stavano portando nuovamente al limite, si staccò giusto per dire “Padrone... la tua troia è molto eccitata e non so quanto potrà resistere” lui rispose con un sorriso e le riportò la testa sul cazzo che lei riprese a succhiare tra un ansimo e l'altro “sei la mia puttana lo sai vero? Ora puoi godere” le disse. Sentendo le sue parole strinse le dita sul cazzo del padrone e prese a succhiare la punta ancora più forte e velocemente mentre sentiva giungere l'orgasmo, mugolò e gemette con le labbra aperte sulla cappella del Padrone. Stava per riprendere a leccare ma lui tolte le dita dalla figa fradicia le portò alla bocca di lei che fissandolo se le mise in bocca succhiando e pulendole dai propri umori.
Quando lui decise che poteva bastare, le sfilò le dita dalla bocca, le spostò i capelli dal viso e le mise il palmo sulla guancia, lei girò un poco il capo per baciargli la mano mentre gli sorrideva felice. “Padrone, posso finire col tuo cazzo?” chiese lei “ti sei meritata il dono?” rispose lui.
Lei ebbe un attimo di indecisione prima di rispondere “no padrone, non credo” mentre lo diceva si intristì.
Restarono fermi per alcuni istanti poi lui la fece sollevare, si alzò e fece alzare anche lei, la fece accovacciare davanti al divano e le spinse le spalle sui cuscini, lei girò la testa per guardarlo, lui si mise dietro di lei e inginocchiatosi le aprì il culo con le mani, le sfilò il plug e chinata la testa le sputò sul buco. Lei sentì che le mani del Padrone la aprivano ancora, sapeva quanto gli piacesse guardarla cosi poi avvertì la pressione della cappella che spingeva per entrare.
Ora aveva il cazzo del padrone completamente nel culo, amava quella sensazione, chiuse gli occhi per godersi il momento mentre lui cominciava a scoparla prima lentamente e poi con maggiore irruenza, sentiva le palle che le sbattevano sulla figa a ogni spinta del bacino, strinse le dita sul tessuto dei cuscini.
Lui andò avanti per diversi minuti riuscendo a farla bagnare nuovamente, anche perchè ogni tanto si fermava col cazzo affondato nel culo e le massaggiava il clito oppure le strofinava i capezzoli “toccati schiava, voglio che godi adesso!” era un ordine perentorio, non era facile per lei venire cosi a comando ma era davvero di nuovo eccitata e tanto, portò la mano tra le sue gambe sentendo quanto i suoi umori l'avevano bagnata, prese a massaggiare il clito velocemente, sempre più velocemente “Padrone sto per godere...” disse “godi adesso!” ripeté lui e la ragazza venne ancora una volta ansimando e gemendo forte, proprio nello stesso momento in cui lui le stava schizzando nel culo caldi e abbondanti fiotti di sperma.
Lui rallentò poco alla volta sino a fermarsi, si accasciò sulla sua schiena e rimase cosi un po' prima di alzarsi, le si avvicinò, lei lo guardò, la mano di lui prese la mano di lei e l'aiutò a sollevarsi, le fece una carezza e poi la guidò in bagno.
Aprì l'acqua nella doccia e la fece entrare, entrando subito dopo di lei, si lavarono l'un l'altra senza fretta, accarezzandosi a vicenda mentre passavano mani e spugna sulla pelle, lui la baciò lungamente, cosa che la stupì -cazzo non l'aveva mai fatto- pensò. Chiusa l'acqua e usciti dalla doccia si asciugarono guardandosi, lei si sentiva euforica, tante cose erano successe quella sera... quella notte, non si era nemmeno accorta che fossero le 2 passate da un pezzo.
“Che cosa sei?” le chiese abbracciandola, ancora nudi “sono la tua schiava Padrone, la tua puttana, tua e solo tua, sono tutto ciò che mi chiederai di essere”, lui le posò un lieve bacio sulle labbra, appena sfiorato.
“Ti voglio vedere stasera, alle 20 stesso posto. Abitino sexy ma elegante, niente reggiseno e perizoma” la sua mente si spense, non pensava al Padrone visto che non si faceva sentire da giorni, nemmeno un messaggio e ora questo. Un suono prolungato di clacson la riportò alla realtà, un'occhiata al semaforo verde e nessuna auto davanti a lei, mise la prima e ripartì velocemente mentre molti pensieri le affollavano il cervello -cosa mettere? L'abitino panna con le décolleté … no forse meglio il tubino nero coi sandali... oddio non riesco a pensare-.
Il tragitto ufficio/casa non le era mai sembrato cosi lungo, uno sguardo all'orologio sul cruscotto -17.50- il traffico sembrava decuplicato all'improvviso e adesso che era arrivata sotto casa figurarsi se si trovava un parcheggio. Per sua fortuna una signora anziana aprì l'auto e salì, lei accostò e accese la freccia destra -no ma fai pure con comodo, non ho nessuna fretta- pensò lei battendo la mano nervosamente sul volante. Dopo un tempo che le parve un secolo finalmente la macchina si mosse e dopo almeno 3 manovre più del necessario, uscì dal parcheggio e partì, lei si infilò lesta nel posto rimasto libero e dopo aver preso la borsa e chiuso l'auto si fiondò verso l'ingresso. La mano nella borsa e le chiavi che non si trovavano, il nervosismo se possibile era aumentato.
L'ascensore all'ultimo piano -e figurarsi-, altra attesa, poi la salita e l'occhiata all'orologio -18.05- finalmente a casa. La borsa posata sul tavolino accanto all'ingresso, le scarpe scalciate via e ora l'armadio. La mano che scorre sulle stampelle -questo no, questo troppo lungo, questo non adatto, questo forse, questo si, questo forse- tre abiti si posarono sul letto, quale scegliere? Intanto si levò l'orologio, la camicetta e la gonna che sistemò sulla poltrona ai piedi del letto. Niente, non riusciva a pensare lucidamente -calmati, ora respira lentamente e ragiona- ritornò davanti al letto e dopo diversi ripensamenti la scelta: tubino nero.
In bagno si tolse l'intimo che finì nella cesta di vimini, una regolazione alla temperatura dell'acqua e via sotto la doccia, le mani a lisciare i capelli -calma, va tutto bene, sarà tutto perfetto- il pensiero era positivo ma l'agitazione non diminuiva. Shampoo, docciaschiuma, le mani che scivolano sul corpo con cura, un controllo all'inguine per verificare l'eventuale ricrescita -va tutto bene- era il mantra che si ripeteva.
Prima di avvolgersi nell'asciugamano uno sguardo allo specchio, un'occhiata al seno generoso, i capezzoli come se sentissero il momento erano già turgidi, si volse dando le spalle allo specchio per guardare le larghe natiche rotonde -sarò pronta e sarò come Lui mi vuole- altro mantra da ripetersi.
Via col fon e spazzola finchè il suo bel viso non fu incorniciato dai capelli lisci lunghi fino alle spalle, asciugamano appeso al gancio, deodorante e di nuovo in camera. Cassetto dell'intimo, le dita scorrono sui perizomi, ecco il nero giusto, di pizzo quasi trasparente, la parte posteriore poco più di un filo, lo indossò facendo attenzione alle unghie per non rovinare il pizzo e finalmente il tubino.
Entrò nel vestito con i piedi e il vestito scivolò verso l'alto sistemandosi sul petto, la mano che va di lato e tira su la cerniera, un'aggiustata al seno che prorompeva dalla scollatura ma senza essere volgare -gli piacerà? Lo spero- non lo voleva deludere in nessun modo. Dalla cassettiera scelse l'orologio che indossò e vide l'ora -19.20-.
Di nuovo in bagno per il trucco, infine il profumo, lo sguardo indagatore per cercare eventuali imperfezioni, le mani che stirano l'abito -stai bene, meglio di cosi non potevi fare con un preavviso cosi breve. Se lo avessi saputo potevo andare almeno a farmi i capelli- una scossa al capo per smettere di preoccuparsi. La scarpiera, le décolleté nere di vernice che scivolano nei piedi e dopo aver preso la borsa più adatta e averci messo il telefono, via alla macchina.
Anche stavolta le sembrava che tutte le auto della città fossero in giro nello stesso momento, lo sguardo che andava più del dovuto all'orologio del cruscotto e finalmente il parcheggio dell'hotel.
Parcheggiò e dopo aver fatto alcuni lunghi respiri per calmarsi scese e chiuse la macchina rimanendole accanto, la borsetta stretta, anche troppo, nella mano e l'attesa.
L'auto che ricordava dall'ultima volta si avvicinò lentamente e si fermò davanti a lei, lui scese e si mise di fronte a lei, la mano a strofinare piano il pizzetto mentre la studiava. Indossava un abito blu, camicia azzurra aperta sul collo, niente cravatta.
“Ciao, mi piace l'abito che hai scelto” disse lui mentre la squadrava letteralmente da testa a piedi “buongiorno Padrone, grazie, sono contenta che ti piaccia” rispose abbassando lo sguardo timorosa.
Lui si mosse e andò ad aprirle la porta, lei salì sistemandosi il vestito, la borsa in grembo, la porta si richiuse e lui salì “hai messo il perizoma come ti ho detto?” lei annuì “si Padrone come hai ordinato” anche lui annuì.
“Apri il cassettino e prendi la scatola” le disse. La curiosità di lei si mise in moto, ormai lo sapeva che lui riusciva sempre a stupirla, aprì lo sportello e prese il cofanetto che vi trovò, lo appoggiò sulla borsetta in attesa. “Puoi aprirlo” le disse e lei sfilò il coperchio trovandosi davanti un lush, volse lo sguardo al Padrone e ancora alla scatola aperta “prendilo, leccalo e poi infilalo” lei fece come ordinato, prese l'oggetto di silicone, richiuse la scatola che rimise nel cassetto, poi infilò in bocca la parte rigonfia del lush, lo inumidì bene con la saliva, intanto sollevò con un po di fatica il vestitino, riprese il lush e scostato il perizoma e aperte le labbra lo andò a inserire sistemando poi la coda tra il pizzo, si aggiustò nuovamente l'abito sotto le natiche e fissò il Padrone.
Lui non aveva perso nulla di tutto ciò che lei aveva fatto, ora la guardava serio come sempre “molto bene, adesso possiamo andare a cena” le disse mentre innestava la marcia e partiva.
Il viaggio non fu lungo ma per tutto il tempo lei non pensò ad altro che a ciò che aveva dentro di lei, non aveva particolari sensazioni ma ormai conosceva abbastanza il Padrone per sapere che sarebbe riuscito a spiazzarla.
L'auto parcheggiò e si fermò, lui scese andando ad aprirle la porta, anche questo la stupì, per due volte aveva fatto un gesto galante cosa a cui lei non era certo abituata e non solo da parte del Padrone. Lei scese, sistemò l'abitino corto e notò che lui le porgeva il braccio, lei gli sorrise e ne approfittò subito -sembriamo una coppia innamorata- pensò la ragazza mentre si avvicinavano al ristorante e come si aspettava lui le aprì la porta facendola entrare.
Un saluto alla cameriera che li accolse e li accompagnò al tavolo, in fondo alla sala in uno dei tanti separé. Sembrava che non fosse la prima volta che lui andava lì da come si comportava la cameriera, era un locale elegante ma non esageratamente, un po' di gente ma non pienissimo, nel complesso molto carino. Quando ebbero i menù scelsero la cena, lui spaghetti alle vongole e lei spaghetti allo scoglio, vino bianco fresco, restituirono i menù alla ragazza che li ringraziò con un sorriso andando a portare le ordinazioni in cucina.
Lui era strano, sorrideva, non lo aveva mai visto così “torno subito” le disse alzandosi e andando verso il bagno. Lei approfittò per guardarsi intorno, molte coppie, qualche tavolo con più persone e uno con un solo commensale. In quel momento l'inaspettato arrivò: una vibrazione intensa e improvvisa la scosse, il lush si era messo a vibrare e non pareva smettere. Le mani della donna si strinsero al bordo del tavolo, le gambe si irrigidirono mentre un calore le avvolse l'inguine. I piedi si accavallarono e lei iniziò a deglutire gettando occhiate intorno a se per vedere se qualcuno si fosse accorto di cosa stava succedendo, un sorriso di rimando alla cameriera che aveva incrociato il suo sguardo poi tutto finì come era iniziato. Nemmeno il tempo di rilassarsi che arrivò un'altra vibrazione, anche questa intensa e prolungata -oddio smetti ti prego- pensava la ragazza sapendo perfettamente di essere paonazza in viso, la sua proverbiale vergogna per ogni cosa.
Le vibrazioni finirono, lei tentò di riprendere una respirazione normale, si era resa conto di aver quasi trattenuto il fiato per tutto il tempo, sentiva che il perizoma si era inumidito e questo la fece agitare ancora di più. Mentre si guardava nuovamente intorno lo vide tornare, anche ora stava sorridendo -chissà come mai...- si risedette e fissandola in viso le chiese “tutto bene?” lei annuì certa di essere ancora tutta rossa in volto “non ho sentito, schiava, va tutto bene?” insistette lui “si Padrone, scusami Padrone” rispose abbassando lo sguardo.
Lui cominciò una conversazione del tutto normale chiedendole della sua giornata e parlarono tranquillamente del più e del meno fino a che non arrivò la cameriera con le loro ordinazioni. La ragazza stava posando il piatto davanti a lei quando la vibrazione riprese, lei ebbe uno scatto e probabilmente la donna se ne accorse ma non disse nulla, andò a posare il piatto davanti al padrone e dopo un “buon appetito” si allontanò, nello stesso momento la vibrazione finì.
Lei fece un lungo respiro prima di alzare gli occhi e guardare il Padrone che le stava sorridendo “vedrai ti piacerà, il cuoco è un vero artista” disse mentre le riempiva il bicchiere col vino dalla bottiglia appannata, poi si mise a mangiare.
Non successe altro, la pasta era davvero buona, intanto ripresero la conversazione, le pareva cosi strano, non era abituata che lui si comportasse cosi con lei, solitamente era sempre molto autoritario e sulle sue, stasera quasi un chiacchierone. Avevano finito di mangiare e senza preavviso il lush ricominciò a vibrare “come stai, schiava?” lei si sforzò di rimanere il più normale possibile mentre rispondeva “bene.... Padrone... bene”, la cameriera arrivò poco dopo per portare via i piatti e il lush non smetteva la sua azione, ora il perizoma era decisamente bagnato, lei continuava a deglutire, i piedi e le gambe tesi, un sorriso tirato alla ragazza che era tornata per chiedere cosa volessero ordinare.
“Cosa vuoi prendere ora? Un secondo o passiamo direttamente al dolce?” chiese sorridendo sornione. Altro sorriso teso alla ragazza “per me va bene il dolce”, lei sciorinò tutto l'elenco che pareva essere infinito, lei nemmeno riusciva a seguirla, per fortuna le rimase in testa un piatto.
“Tartufo, per me un tartufo” ordinò, il Padrone disse “anche per me, grazie”, la ragazza si allontanò e la vibrazione calò di intensità ma senza smettere del tutto, lei si accorse che la mano di lui era sotto il tavolo -togli quella mano dal telefono, ti prego- pensò.
“Sembri nervosa” disse lui “come sei messa tra le gambe? dimmelo” lei si leccò le labbra prima di rispondere, sapeva cosa voleva sapere il Padrone, si guardò in giro per controllare che nessuno passasse loro vicino e ripose “sono bagnata ed eccitata, Padrone, tanto”, lo sguardo si abbassò nuovamente sulla tovaglia. Il lush riprese a vibrare con forza maggiore “guardami quando mi parli, schiava”, lei sollevò lo sguardo arrossendo nuovamente “scusami Padrone... io … non so quanto resisterò ancora, perdonami Padrone” lui non le rispose.
Le vibrazioni terminarono giusto poco prima che la cameriera arrivasse con i dolci. Lei cominciò a mangiare ma era sempre in attesa di sentire ripartire il lush, il Padrone mangiava e la sua mano sinistra era nascosta ma nulla successe e finirono i loro piatti.
Lui le versò ancora una volta il vino e finì la bottiglia nel suo bicchiere. La fissava e le mani erano unite sotto il mento, ora serio come lei lo conosceva. Lei finì di bere e si pulì le labbra col tovagliolo prima di posarlo sul tavolo -ti prego andiamo via- pensò lei e lui pareva l'avesse sentita perchè si alzò, si sporse verso di lei sussurrandole “vieni con me” e si diresse verso il bagno.
Nemmeno il tempo che la porta si chiudesse dietro al Padrone che la vibrazione ricominciò a scuoterla tanto che lei faticò ad alzarsi dal divanetto e dirigersi dove lui l'aspettava, passata la porta lo vide appoggiato allo stipite “entra qui, schiava” le disse facendosi da parte. Lei entrò e lui chiuse la porta a chiave “mettiti in ginocchio” ordinò, lei deglutì ed eseguì mettendosi di fronte a lui, intanto il lush aveva diminuito l'intensità ma non cessato del tutto di vibrare.
Lui fece scendere la cerniera e lo tirò fuori, eretto e lucido, lei fissò il membro del Padrone e poi alzò lo sguardo cercando il suo viso, sapeva cosa fare ma aspettò. “Apri la bocca” ordinò e quando lei ubbidì, le posò la mano sul capo e le spinse la testa contro di se affondandole il cazzo fino in gola, lei trattenne un conato, lui cominciò a muoverle la testa avanti e indietro e poi la tenne ferma lasciando che lei succhiasse e leccasse la sola cappella. Intanto il lush riprese a vibrare con forza “chiedimi di godere e chiedilo bene” disse lui allontanandole la bocca dal cazzo.
“Padrone ti prego posso godere?” lui scosse la testa senza rispondere e le spinse ancora il cazzo in gola riprendendo a scoparle la bocca. “La volta scorsa non hai imparato nulla quindi. Ti pare il modo di chiedere questo?” le chiese sfilandole il cazzo dalle labbra e fissandola serio.
Lei ingoiò l'eccesso di saliva che aveva e sollevò gli occhi sul viso di lui “Padrone ti prego, la tua puttana vorrebbe tanto poter godere”. Ancora le sembrava cosi strano umiliarsi così ma in fondo non le dispiaceva perchè lei ormai era davvero la sua puttana ed era orgogliosa di esserlo. Lui non rispose ne si mosse per lunghissimi istanti poi la sua mano andò nella tasca della giacca e il lush si fermò.
“Andiamo” disse mentre si rimetteva il membro ancora eretto nei pantaloni e chiudeva la cerniera, lei si alzò appoggiandosi sul lavandino e si sistemò l'abito, un'occhiata allo specchio e si vide spettinata, con le dita diede una sistemata ai capelli poi la chiave girò nella serratura, la porta si aprì ed uscirono dal bagno.
Lui si fermò alla cassa chiacchierando con quella che doveva essere la titolare, era evidente che si conoscessero, pagò il conto e dopo i saluti si voltò e sorrise a lei prendendola amabilmente per il gomito andando verso l'uscita del locale, anche stavolta le aprì la porta e si avviarono verso l'auto come se niente fosse successo.
Ancora un viaggio breve, la casa dove c'era la stanza del Padrone non era lontana dal ristorante, per tutto il tempo lei rimase in attesa del risveglio del lush ma non avvenne nulla, continuarono a conversare finchè l'auto non svoltò nel viale e si fermò. Stavolta lui scese e non diede segno di aprirle la portiera, la ragazza scese dalla macchina e si avvicinò a lui “vai alla stanza e mettiti in posizione” ordinò “si Padrone” rispose lei entrando e andando nella stanza che ormai conosceva cosi bene. Si sistemò di fronte al divano con le gambe un po divaricate e le mani dietro la schiena aspettando l'arrivo del Padrone ma invece di sentire lui arrivare sentì partire il lush, proprio ora che non lo immaginava più.
La vibrazione era decisamente forte e non sembrava smettere, ebbe un tremito e tra le gambe avverti crescere l'umido, volse appena il capo per controllare se lui stesse arrivando ma non sembrava stesse giungendo nella stanza -oddio, per favore vieni da me, non so cosa fare- pensava la donna mentre l'eccitazione aumentava per l'ennesima volta nella serata. Cosi come era arrivato inatteso il lush smise di vibrare e lei sentì dei passi, stavolta rimase immobile guardando di fronte a se, lui arrivò e si sedette sul divano, giusto davanti a lei.
La fissò lungamente e dallo sguardo lei capì che a lui piaceva ciò che vedeva, questo le dava una grande forza, le sue paure di non essere bella e di non piacere ora si erano spente, a Lui piaceva la sua schiava e questo era la cosa più importante, il resto poco importava.
Lui si era tolto la giacca, posò il telefono sul tavolino accanto al divano, lei era convinta che la “dolce tortura” fosse terminata almeno per ora ma si sbagliava “alza il vestito e levati il perizoma, poi chiedimi di toccarti, spero di essermi spiegato” lei come sempre arrossì perchè già immaginava cosa avrebbe dovuto dire “Padrone, la tua troia ha tanta voglia di toccarsi, ti prego lascia che mi tocchi la mia figa bagnata” mentre parlava aveva sollevato l'abitino scoprendo l'inguine, infilato due dita nell'elastico e tirato verso il basso il perizoma che scivolò lungo le gambe fino a terra, lo scavalcò e raccoltolo da terra lo porse al Padrone.
“Va bene toccati” acconsentì lui mentre posava il perizoma accanto a se. Lei allargò un poco le gambe e cominciò ad accarezzarsi passando le dita sul clito, lui posò la mano sul cellulare e il lush partì ancora una volta con la vibrazione “guardami mentre ti tocchi” ordinò il Padrone e lei eseguì. Tra la vibrazione e le carezze si sentiva vicina a godere cominciò ad ansimare e gemere sempre più forte, “Padrone, la tua puttana è quasi al limite, per favore permettimi di godere” lui non replicò e rimase a guardarla passando lo sguardo dalle gambe al viso della sua schiava.
“Padrone... ti prego... non so quanto posso resistere... la tua cagna ti supplica” era davvero al limite, le tremavano le gambe e il respiro era sempre più affannoso “smetti di toccarti schiava, leccati le dita” le ordinò, il che era un bene per lei ma il lush però non la smetteva di stuzzicarla. Portò le dita alla bocca e chiudendo gli occhi prese a leccare i suoi umori che avevano abbondantemente bagnato la mano “guardami, troia!!” sbottò il padrone spaventandola, lei lo guardò mentre continuava a passare la lingua sui polpastrelli e poi infilando due dita tra le labbra come se succhiasse un cazzo. Lei non riusci a trattenersi oltre e chiusi gli occhi venne nonostante non avesse avuto l'assenso del Padrone, si sentì colare sulle cosce tanto era ormai fradicia per il lungo trattamento che aveva subito per tutta la serata.
Le mancava il fiato, respirava come un cagnolino, le gambe le tremavano sempre di più, la posizione scomoda sui tacchi alti non aiutava certo, sentì le vibrazioni cessare, lei riaprì gli occhi e a fatica cercò quelli del padrone, lo vide serio, impassibile, ancora con la mano sul telefono “Padrone ti chiedo scusa, la tua stupida schiava non ce l'ha fatta a trattenersi” lui non fece un solo cenno, come se lei non avesse parlato, lei abbassò lo sguardo vergognandosi tanto per averlo deluso.
Passarono forse due o tre minuti, non lo sapeva dire, di certo era sempre peggio, il vestito sollevato a mostrarsi, le gambe sporche dei suoi succhi, l'essere amareggiata per non essere stata in grado di ubbidire, si sentiva davvero malissimo e lui che non faceva ne diceva nulla.
Finalmente lui si alzò, senza una parola, si avvicinò a lei, prese la coda del lush e lo sfilò dalla vagina, glielo porse alle labbra che lei aprì subito e lui le infilò l'oggetto di silicone nella bocca poi si diresse verso il tavolo, dove erano posati tutti i suoi attrezzi, lei non mosse un muscolo rimanendo immobile.
Altro tempo che scorreva e oltre all'amarezza cominciarono a farsi strada i timori -che starà facendo? cosa starà pensando? Non mi vorrà più?- non sentiva nessun rumore che le facesse capire che stava succedendo.
La sua voce la riportò al presente “levati il vestito puttana e non voltarti” lei ubbidì sentendosi anche un po sciocca ancora col lush in bocca come un assurdo leccalecca, la mano andò sul lato dell'abitino, la cerniera che scende, il vestito che scivola per terra, lei che lo raccoglie e lo posa sul divano, l'attesa.
Come quasi ogni cosa che faceva lui, inatteso, arrivò un colpo secco sulle natiche che la fece urlare, stavolta riconobbe subito la cintura, una lacrima le scese sulla guancia per il dolore della cinghiata ma anche perchè sapeva di averlo deluso, cosa che le faceva forse più male del cuoio, un altro colpo, sempre sui glutei, poi un altro e un altro e un altro ancora, adesso il dolore era davvero forte ma non si azzardò a parlare né per scusarsi né per chiedere di smettere, in fondo sapeva di meritarlo.
I colpi terminarono, lei aveva il viso rigato di lacrime, il culo le bruciava da morire e ancora il silenzio del Padrone, il tempo le pareva essersi fermato e non sentire la sua voce era la cosa che la terrorizzava maggiormente.
Sentì i passi avvicinarsi e chiuse gli occhi aspettandosi altri colpi di cinghia o peggio ma non arrivarono, riaperti gli occhi lo vide andare a sedersi sul divano, lei allargò le gambe, portò una mano dietro la schiena e l'altra levando il lush dalla bocca provò a dire “Padrone io...” ma lui “zitta, non ti ho dato il permesso di parlare” lei deglutì e si morse piano il labbro inferiore, rimise il lush in bocca e abbassò gli occhi.
“Mettiti in ginocchio, schiava” le disse con voce molto più calma di quella che si sarebbe aspettata, lei eseguì sempre con gli occhi bassi, lui si sporse e allungata la mano le prese un capezzolo tra le dita cominciando a giocarci, si aspettava una stretta forte, uno strattone, una pinzata decisa ma di nuovo non successe altro di strano se non le dita del Padrone che la stuzzicavano, le piaceva il suo tocco -sa come toccarmi, sa come accendere i miei interruttori- pensò sentendo nuovamente umido tra le gambe.
Smise di toccarla e le tolse quel maledetto chupachups dalla bocca “alzati e vai a prendere quel vasetto di crema” disse indicandole il tavolo, la ragazza posò le mani a terra e si sollevò andando a prendere quello che le era stato ordinato e porgendolo al Padrone. Rimase ferma in attesa di altri ordini ma lui la prese per un polso e la tirò a se, stendendola sulle proprie gambe -ecco che arrivano le sculacciate- pensò e invece lui aprì il vasetto e intinte le dita nella pomata le passò sulle sue natiche segnate, lei sussultò per la sensazione strana e il bruciore, non poteva vedersi ma sapeva che avrebbe avuto dei bei segni per giorni, le dita scivolarono lente sui marchi che le aveva fatto andando a lenire poco alla volta il bruciore, si sentiva molto meglio.
La ragazza cominciava a rilassarsi quando sentì la mano del padrone posarsi tra le gambe e cominciare a frugarla, il medio si strofinò sul clito e le si morse di nuovo il labbro ma stavolta per le belle sensazioni che provava, il massaggio alternava movimenti più veloci ad altri più lenti, pressione maggiore e tocchi più lievi, lei senti che si stava bagnando nuovamente.
“Che cosa sei? Dimmelo” chiese lui, lei ebbe un attimo di vuoto poi comprese “sono la tua puttana Padrone” rispose, lui la penetrò con due dita tra le labbra cominciando a muoverle dentro di lei. Ripresero i gemiti sommessi, di certo non si aspettava quel trattamento dopo quello che lei aveva fatto, le dita ora scivolavano facilmente nella sua figa nuovamente fradicia, sentì il pollice spingere sul culo e poi entrare e la punta delle tre dita stringersi come per toccarsi, poi riprese a muovere la mano affondando le dita nella figa e subito dopo il pollice nel culo e via cosi, dentro e fuori, dentro e fuori -cazzo quanto mi piace- pensò la donna mentre ansimava sempre più forte.
La mano si fermo, le dita scivolarono fuori dal suo corpo, lei istintivamente volse la testa per guardarlo come per capire ma ricevette solo una sculacciata che per come lo conosceva era poco più di un buffetto “giù schiava, in ginocchio” le disse e lei scese dalle gambe del Padrone e si andò a sistemare in ginocchio, lui le apri bene le gambe usando un piede e restò a guardarla prima di versarsi da bere.
Ancora una volta era riuscito a spiazzarla, adesso lei era nuovamente eccitata, bagnata e lui si era fermato. Portò le mani dietro la schiena come sapeva che a lui piaceva e mentre lo vide bere il suo drink si rese conto che doveva andare in bagno ma non osò chiedere, lui forse percepì il disagio e le domandò “hai sete forse?” lei alzò lo sguardo e rispose “un po' Padrone ma … ecco, dovrei...-si riprese subito correggendosi- … la tua puttana dovrebbe andare in bagno”.
Lui finì di bere e posò il bicchiere poi disse ciò che lei si aspettava “la bacinella sai dov'è, fila a prenderla”, la ragazza si alzò e andò sotto al tavolo per prendere il catino che aveva già usato la volta precedente e tornò davanti a lui, lo posò a terra e attese che lui le desse il permesso -stavolta non sbaglierò più- si disse ma lui non diceva nulla, la fissava e basta e più tempo passava e più lei aveva lo stimolo ma si trattenne.
Lui si alzò in piedi e la ragazza alzò lo sguardo senza capire “accovacciati sulla bacinella e aspetta che ti dia il permesso” le disse e lei sistemò il bacile sotto di lei accovacciandosi come ordinato solo che il permesso non arrivò, in compenso vide le mani del padrone armeggiare con la sua zip, tirare fuori il suo membro, per una volta stranamente non eretto e tenerlo con le dita.
Lei capì una frazione di secondo prima che lui iniziò a lavarle il petto e le cosce con la sua calda urina, sgranò gli occhi perchè non se lo aspettava così come non si aspettava l'ordine successivo “apri la bocca”, stavolta fu quasi presa dal panico e visto che lei non eseguiva, il getto le bagnò il viso “apri la bocca!!!” tuonò lui e lei socchiuse le labbra. -Mi sta pisciando in bocca- mai avrebbe pensato di fare una cosa del genere, sentiva il liquido caldo e salato che le scivolava dalle labbra e in parte veniva ingoiato -sei davvero la sua cagna, nient'altro che la sua troia- si disse mentre lui finiva e le porgeva il cazzo davanti al viso, non attese l'ordine, sapeva già che doveva pulirlo, lo prese tra le labbra e lo leccò e succhiò sentendolo pian piano crescere nella bocca.
Lui le prese i capelli tra le dita e li strinse mentre la guardava succhiare il cazzo che era nuovamente eretto, le mosse il capo avanti e indietro scopandole la bocca “guardami schiava” ordinò e lei sollevò lo sguardo trovando gli occhi del Padrone, lui le staccò la bocca dal membro “che cosa sei?”
lei deglutì e rispose “sono la tua puttana padrone, la tua cagna, sono tutto ciò che tu voglia, Padrone” lui annuì e si ricompose, richiuse la zip e si sedette.
“Padrone, la tua troia può chiederti una cosa?” lui diede il suo assenso “Padrone, perchè non lasci che io ti dia piacere?” domandò la ragazza, le sembrava cosi strano che lui non approfittasse di lei, ogni uomo che aveva conosciuto non voleva altro che scoparla e godere, lui quasi mai.
“Io ho il mio piacere ogni volta, schiava, non ho bisogno di arrivare necessariamente a venire, se lo meriterai avrai il tuo premio e ti donerò il mio orgasmo. Tu sei roba mia, schiava, mi appartieni e sono quasi certo che non mi deluderai più. Ho ragione?” lei si affrettò ad annuire “sì sì padrone te lo prometto, perdona ancora questa stupida schiava” lui le fece una carezza.
“Hai male alle gambe vero?” ormai da alcuni minuti lei era accovacciata sul catino e le ginocchia le facevano un male da morire “si Padrone, un pochino si” lui fece un mezzo sorriso “ora puoi farla” disse lui e la ragazza rispose con un sorriso un po tirato perchè la cosa la imbarazzava non poco ma ubbidì liberando la vescica nel bacile.
“Vai in bagno e svuota il catino, fatti una doccia veloce e torna da me. Fila sbrigati” lei si sollevò con un grande sforzo sentendo scricchiolare le ginocchia “si Padrone, faccio presto”, prese la bacinella e andò lesta verso il bagno.
Mentre aspettava che l'acqua diventasse calda si guardò allo specchio, come immaginava aveva diversi segni sul culo, molto rossi e anche un po' gonfi, passando la mano sopra sentiva dolore -sì decisamente porterò il tuo marchio per alcuni giorni Padrone ma devo ammettere che il segno più profondo me lo stai lasciando nell'anima-. Si infilò sotto il getto di acqua tiepida e dopo una doccia veloce si asciugò sommariamente, voleva tornare da lui prima possibile -non credevo possibile sentirmi cosi, riesce a farmi eccitare con uno sguardo, una parola non detta, solo sfiorandomi. Mi ha fatto cose che mi hanno umiliata, io che arrossisco per un nonnulla eppure mi sento così tanto legata a lui-.
Uscì dal bagno e lo ritrovò seduto mentre beveva un altro drink, si mise in posizione di fronte a lui “non qui, vai a stenderti sul cavalletto” ordinò, lei volse il capo e si portò davanti all'attrezzo, stese l'addome sull'imbottitura e lasciò cadere le braccia lungo le gambe di legno, pronta per essere legata.
Lui posato il bicchiere si alzò e andò a legarle polsi e caviglie poi l'accarezzò lentamente, passò le unghie sulla schiena e sulle cosce -ecco che mi bagno di nuovo- pensò la ragazza mentre i brividi le attraversavano il corpo, le palpò i seni, strofinò i capezzoli e infine andò verso il tavolo, lei lo seguì per come poteva voltando il capo. Tornò da lei che sentì colare nel solco dei glutei e le dita del Padrone che la ungevano lentamente, il medio che stuzzicava il culo prima di entrare, altri brividi arrivarono a scuoterla. Lui continuò a muovere il dito per un po' di volte e poi lei sentì quello che immaginò essere uno dei plug che spingeva per aprirle il culo.
La ragazza era nuovamente eccitata, le piaceva sentirsi riempita come lui stava facendo, mugolò appena, come se lui le leggesse i pensieri, le posò la mano tra le gambe, massaggiò la sua figa molto più che umida e poi le diede uno schiaffo a mano aperta sulle labbra e sul clito, lei sussultò.
Un altro giro fino al tavolo e lui tornò sistemandosi davanti a lei, si accovacciò, i loro occhi si incontrarono, le sistemò le clamp sui capezzoli dopo averli strofinati per farli indurire bene. Prese la catenella che univa le clamp e la tese fino a vedere i capezzoli stendersi, lei chiuse gli occhi per la fitta che le arrivò al petto ma non fiatò, lui lasciò andare la catenella e si alzò dirigendosi verso l'uscita.
I minuti passavano e lui non tornava -oddio ma che fa?- non sentiva nessun rumore, i capezzoli le dolevano e cominciava a preoccuparsi, anche se erano passati solo cinque o al massimo dieci minuti le parve un secolo, finalmente sentì i passi e lo vide arrivare, istintivamente gli sorrise, lui si sistemò di fronte a lei e si piegò sul ginocchio, riprese la catenella e la tese, il dolore fu molto più intenso di prima, lei strinse gli occhi, la catena si tendeva sempre di più e anche il dolore aumentava, lei aspirò aria tra i denti, la tensione arrivò al massimo e la prima pinza si staccò dal capezzolo, le sfuggì un grido poi anche l'altra venne tirata via, un'altra stilettata di dolore.
Le scostò i capelli sudati dal viso, si fissarono poi le palpò il seno, prese i capezzoli tra indice e pollice e dopo averli strofinati piano, strinse le dita schiacciandoli, un altro urlo uscì dalla bocca della ragazza, lui li lasciò andare e liberò i polsi, poi fece il giro e liberò le caviglie infine andò a sedersi “vieni qui schiava”, lei aiutandosi con le mani si sollevo dal cavalletto, si portò davanti a lui che batté la mano sul divano accanto a se, lei temeva di non aver capito e rimase ferma, lui ripeté il gesto e la ragazza timidamente si avvicino e si sedette accanto al Padrone.
Lui l'avvolse col braccio sulla spalla e la tirò a se facendo si che lei si stendesse col petto sulle sue gambe, lei sollevò il capo per guardarlo, non si aspettava certo un gesto del genere ma le piaceva.
Sentì che la mano andava a posarsi sul culo, le accarezzò i segni ma in modo cosi lieve da non provocarle dolore poi scese e sentì afferrare il plug, lo sentì tirare fin quasi a uscire e poi rientrare nel culo, lui mosse il plug dentro di lei diverse volte, anche questo le piaceva e tanto, cominciò a mugolare.
Lasciato andare il plug le prese il ginocchio piegandolo e sollevandolo, ora aveva le gambe spalancate e lei notò che lo sguardo di lui era sulle sue labbra lucide, gli sorrise mentre sentiva le dita del Padrone che la frugavano e massaggiavano “tiralo fuori” lei lo guardò negli occhi e portata la mano sulla patta, sentì che era già in erezione, sbottonò i pantaloni, fece scendere la zip e afferrato il cazzo lo tirò fuori, era una bella sensazione sentire il membro del Padrone gonfio nella sua mano. Due dita del padrone la penetrarono e cominciarono a muoversi dentro di lei poi si affondarono e il pollice le massaggiò il clito, lei mugolò più forte e si mise il cazzo del padrone nella bocca, gli succhiò e leccò la cappella poi lo fece scivolare fino in gola.
Le dita di lui la stavano portando nuovamente al limite, si staccò giusto per dire “Padrone... la tua troia è molto eccitata e non so quanto potrà resistere” lui rispose con un sorriso e le riportò la testa sul cazzo che lei riprese a succhiare tra un ansimo e l'altro “sei la mia puttana lo sai vero? Ora puoi godere” le disse. Sentendo le sue parole strinse le dita sul cazzo del padrone e prese a succhiare la punta ancora più forte e velocemente mentre sentiva giungere l'orgasmo, mugolò e gemette con le labbra aperte sulla cappella del Padrone. Stava per riprendere a leccare ma lui tolte le dita dalla figa fradicia le portò alla bocca di lei che fissandolo se le mise in bocca succhiando e pulendole dai propri umori.
Quando lui decise che poteva bastare, le sfilò le dita dalla bocca, le spostò i capelli dal viso e le mise il palmo sulla guancia, lei girò un poco il capo per baciargli la mano mentre gli sorrideva felice. “Padrone, posso finire col tuo cazzo?” chiese lei “ti sei meritata il dono?” rispose lui.
Lei ebbe un attimo di indecisione prima di rispondere “no padrone, non credo” mentre lo diceva si intristì.
Restarono fermi per alcuni istanti poi lui la fece sollevare, si alzò e fece alzare anche lei, la fece accovacciare davanti al divano e le spinse le spalle sui cuscini, lei girò la testa per guardarlo, lui si mise dietro di lei e inginocchiatosi le aprì il culo con le mani, le sfilò il plug e chinata la testa le sputò sul buco. Lei sentì che le mani del Padrone la aprivano ancora, sapeva quanto gli piacesse guardarla cosi poi avvertì la pressione della cappella che spingeva per entrare.
Ora aveva il cazzo del padrone completamente nel culo, amava quella sensazione, chiuse gli occhi per godersi il momento mentre lui cominciava a scoparla prima lentamente e poi con maggiore irruenza, sentiva le palle che le sbattevano sulla figa a ogni spinta del bacino, strinse le dita sul tessuto dei cuscini.
Lui andò avanti per diversi minuti riuscendo a farla bagnare nuovamente, anche perchè ogni tanto si fermava col cazzo affondato nel culo e le massaggiava il clito oppure le strofinava i capezzoli “toccati schiava, voglio che godi adesso!” era un ordine perentorio, non era facile per lei venire cosi a comando ma era davvero di nuovo eccitata e tanto, portò la mano tra le sue gambe sentendo quanto i suoi umori l'avevano bagnata, prese a massaggiare il clito velocemente, sempre più velocemente “Padrone sto per godere...” disse “godi adesso!” ripeté lui e la ragazza venne ancora una volta ansimando e gemendo forte, proprio nello stesso momento in cui lui le stava schizzando nel culo caldi e abbondanti fiotti di sperma.
Lui rallentò poco alla volta sino a fermarsi, si accasciò sulla sua schiena e rimase cosi un po' prima di alzarsi, le si avvicinò, lei lo guardò, la mano di lui prese la mano di lei e l'aiutò a sollevarsi, le fece una carezza e poi la guidò in bagno.
Aprì l'acqua nella doccia e la fece entrare, entrando subito dopo di lei, si lavarono l'un l'altra senza fretta, accarezzandosi a vicenda mentre passavano mani e spugna sulla pelle, lui la baciò lungamente, cosa che la stupì -cazzo non l'aveva mai fatto- pensò. Chiusa l'acqua e usciti dalla doccia si asciugarono guardandosi, lei si sentiva euforica, tante cose erano successe quella sera... quella notte, non si era nemmeno accorta che fossero le 2 passate da un pezzo.
“Che cosa sei?” le chiese abbracciandola, ancora nudi “sono la tua schiava Padrone, la tua puttana, tua e solo tua, sono tutto ciò che mi chiederai di essere”, lui le posò un lieve bacio sulle labbra, appena sfiorato.
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