Estate 6

di
genere
sadomaso

Le ferie erano trascorse molto in fretta, quindici giorni volati via ma tutto sommato il relax c'era stato anche se lei non era mai del tutto tranquilla, il Padrone le aveva detto di portarsi il lush, cosa che lei naturalmente aveva fatto ma lui non si era fatto sentire, non avrebbe saputo dire se era più sollevata o delusa, probabilmente la seconda ma lui era così, imprevedibile.
Rientrare in casa fu traumatico, appena aperta la porta un calore tremendo la avvolse, le giornate erano state belle e calde e la casa sembrava una sauna, la ragazza spalancò tutte le finestre per cercare di fare corrente cosa che non risolse il problema quasi per nulla -andiamo bene … bentornata a casa eh- si disse sospirando.
Disfare le valigie, riempire la lavatrice, controllare e innaffiare le piante, la mattina era quasi passata, ora occorreva fare un giro veloce di spesa, voglia meno di zero, stava meditando se farsi arrivare qualcosa a domicilio e rimandare la spesa al pomeriggio quando vide lampeggiare il cellulare, evidentemente era cosi presa da non aver sentito la suoneria.
“Ciao schiava, oggi dovresti essere rientrata, chissà se mi hai pensato in questi giorni. Avvisami quando sei a casa” -eccolo, puntuale come una rata del mutuo- pensò sorridendo, era felice di sentirlo, di certo non lo aveva dimenticato e doveva ammettere che tornare a casa sapendo di rivederlo non le dispiaceva affatto. “Buongiorno mio Padrone, mi sei mancato, sono tornata stamattina” scrisse rispondendo al messaggio, la replica arrivò dopo pochi minuti “ecco la mia troia. Bentornata. Oggi, qualunque cosa tu debba fare, starai senza reggiseno, indosserai le mutande e ti metterai il lush nel culo, a partire da ora”, sì era tornata a casa e questo era il suo benvenuto.
La donna fece come ordinato, indossò poi un abitino corto leggero, avere il lush infilato nel retto era strano ma non fastidioso e poi sapeva che lo avrebbe sentito presto.
Dopo aver valutato varie soluzioni, optò per un pranzo veloce al centro commerciale e poi la spesa, prese la borsa e il telefono, controllò se c'erano messaggi ed ebbe la tentazione di scrivere al Padrone per avvisarlo di aver eseguito quanto ordinato ma poi decise di lasciar perdere.
Il traffico non era ancora quello dei giorni normali per fortuna, arrivò al parcheggio dell'ipermercato trovando posteggio relativamente vicino all'ingresso, entrò e si accomodò ad un tavolino del ristorante cinese. Quasi senza accorgersene si rese conto che si guardava intorno molto più spesso del normale, come se sapesse che a breve sarebbe arrivata una scarica di vibrazioni e avrebbero potuto notarla.
Consumato velocemente il pranzo andò poi a fare la spesa e rientrò a casa, aveva sistemato le cose in frigo e nella dispensa, ormai erano trascorse quasi 3 ore dall'ultimo messaggio del Padrone e ancora nulla, non era successo niente. Provò a rilassarsi leggendo ma non riusciva a concentrarsi, il lush infilato dentro di lei glielo impediva, anche se non vibrava.
Il pomeriggio passò lento ed era quasi ora di cena quando arrivò un nuovo messaggio del Padrone “ciao mia puttana, ti aspetto al solito posto alle 20,00, non togliere il lush”. Nessuna indicazione su cosa indossare, la cosa la mandò in crisi, la ragazza non sapeva cosa mettersi, mille idee le passarono per la testa -cosa gli piacerebbe di più? Elegante? Sexy? E se sbaglio?- pensò.
Lo sbattimento continuò davanti all'armadio, dopo molte prove e molti scarti si decise per una camicetta bianca che avrebbe valorizzato l'abbronzatura, una gonna nera a balze, molto carina e dei saldali sempre neri, tacco 12, davvero sensuali.
Si fiondò nel box per una doccia veloce, mentre si asciugava si guardò allo specchio, i segni del bikini erano ben visibili così come le aveva detto il Padrone, asciugò i capelli e si truccò leggermente, giusto un po' gli occhi e concedendosi solamente un rossetto rosso fuoco come particolare più appariscente poi tornò in camera per vestirsi.
Prima di uscire un'altra occhiata allo specchio e sì -sei davvero carina- decise.
Alle 19,55 entrò nel parcheggio dell'hotel, il loro posto, cercò l'auto del Padrone che non c'era, c'erano effettivamente solo poche auto posteggiate, accostò verso la fine dello spiazzo e attese.
Pochi minuti dopo le 20 l'auto che conosceva arrivò e le si affiancò, il vetro lato passeggero scese e lei si trovò a fissarlo “buongiorno Padrone, sono contenta di vederti” lui rispose semplicemente ammiccando e facendole un cenno del capo per invitarla a salire.
Raccolse la borsa, scese e chiuse l'auto, salì sull'altra macchina e gli sorrise felice.
“Mi sembri in forma schiava, le vacanze ti hanno fatto bene” esordì lui “grazie mio Padrone” rispose con un sorriso “sbottona la camicia e fammi vedere se hai il segno del costume” ordinò, la donna si guardò intorno e intanto sbottonò la camicetta e dopo averla aperta, girò il busto per mostrarsi a lui che annuì.
“Va bene mia troia, ora puoi togliere il lush perchè devi fare un cambio” le disse con il sorriso che lei conosceva fin troppo bene e nel frattempo mise la mano in tasca e le porse un sacchettino di stoffa. La donna prese il sacchetto e già nel prenderlo capì immediatamente di cosa si trattava, si sollevò sul sedile, tirò su la gonna e scostate le mutande tolse il lush poi aprì il sacchetto e ne tirò fuori un plug in metallo con la base rotonda che finiva con una “gemma” rossa. Infilò in bocca il plug e lo bagnò bene di saliva e poi lo inserì lentamente nel retto “fatto mio Padrone”, l'uomo la guardò come per osservare se ci fossero reazioni particolari poi mise la mano sulla chiave, avviò l'auto e partì.
Il viaggio che fecero ormai le era noto, stavano andando nella casa del Padrone.
Dopo aver percorso il viale alberato l'auto si arrestò, scesero dalla macchina e la donna si accostò al Padrone mentre lui apriva la porta “sai dove andare schiava” “si mio Padrone” disse lei mentre si avviava verso la stanza che ormai stava imparando a conoscere, si sistemò di fronte al divano con le gambe leggermente divaricate e le mani dietro la schiena, non prima di aver sbottonato strategicamente un bottone della camicetta e attese.
Mentre aspettava, la ragazza si guardò velocemente intorno per notare se ci fossero differenze dall'ultima volta ma se c'erano lei non le notò, la sua mente cominciò a fantasticare su cosa avrebbe fatto il Padrone, non aveva pensato di tornare in quella casa così presto e la cosa la eccitava e la rendeva felice.
L'attesa si protrasse più di quanto immaginava ma lei non si mosse rimanendo in posizione sino a che non sentì dei passi e il Padrone apparve dall'uscio, aveva nella mano un foulard e si era tolto la giacca rimanendo in camicia, le piaceva quando vestiva cosi, più informale. Lui le si avvicinò squadrandola come se fosse un manichino in una vetrina, le sbottonò ancora un bottone della camicia aprendola per bene così che il seno fosse ancora più esposto poi le posò il foulard sulla spalla e si allontanò andando al tavolo per poi tornare con un collare di cuoio.
La donna aveva fantasticato molte volte sul collare, si era domandata come mai lui non gliene avesse mai messo uno e ora quando lo vide le venne un brivido lungo la schiena. Lo vide arrotolarsi le maniche e quel gesto la eccitò ancora di più perchè le faceva partire il cervello in un viaggio che aveva già fatto molte volte nei suoi sogni, lui le si piazzò dietro, la donna si sentì avvolgere il collo dal cuoio ruvido del collare e lo sentì chiudere.
L'uomo le fece un giro intorno continuando a squadrarla, tornato dietro di lei le mise le mani sulla gonna che sollevò fino alla vita e le scostò le mutande fino a scoprire il plug, era come se sentisse lo sguardo del Padrone sulla gemma che le sporgeva dalle natiche. Le arrivò una sonora sculacciata che la prese alla sprovvista e la fece sussultare sui tacchi alti, lei si ricompose mentre lui le andò di fronte “sta molto bene il collare alla mia cagna. Anche il plug ti dona” le disse sorridendo mentre prendeva dalla sua spalla il foulard “grazie mio Padrone” ebbe giusto il tempo di rispondere poi lui le coprì gli occhi col tessuto di seta.
Non era una sensazione nuova ma ogni volta sempre diversa, anche le esperienze che aveva fatto col Padrone in ogni caso l'avevano cambiata, era sempre piuttosto timida ma rispetto alle prime volte … le venne da sorridere al solo pensiero.
Lei sapeva che lui la stava guardando, lo immaginava rimuginare come se avvertisse il rumore degli ingranaggi che gli lavoravano nella testa “togliti tutto, camicia, gonna e mutande, sbrigati” ordinò lui all'improvviso, la donna eseguì lesta il comando, sbottonò la camicetta, fece scendere la cerniera laterale della gonna che scivolò sino ai piedi e infine si sfilò le mutande di pizzo nero. Raccolse a tentoni il tutto da terra e attese che il Padrone le dicesse cosa fare, lui non parlò ma le tolse di mano gli indumenti, lei si rimise in posizione.
Sentì il tintinnio del vetro e “vide” il padrone che beveva il suo drink mentre continuava a fissarla, poco dopo arrivò il comando “apri meglio le gambe e toccati” lei fece come ordinato sfiorando il clitoride col dito medio, era già umida e si rese conto che avere gli occhi coperti l'aiutava ad essere meno timida.
La donna si accorse che lui si stava alzando “ora fermati” le disse mentre le infilava un dito nell'anello del collare e la tirava, lei si lasciò guidare fino a sentire la ruvidezza del legno sulla pelle, l'uomo le prese un polso e lo sistemò su un braccio della croce andando a bloccarlo, poi fece lo stesso con l'altro, si chinò e le legò anche le caviglie. Era di nuovo sulla croce, l'aveva già provata una volta e non è che avesse proprio un bel ricordo.
La donna girò il capo alcune volte e poi rimase ferma col la testa di lato, non poteva vedere nulla ma così aveva l'impressione di essere meno vulnerabile, aspettava di sentire il padrone avvicinarsi ma non successe niente per diversi minuti, silenzio totale.
Dei passi -eccolo- si disse, lui le si fece vicino, appoggiò il petto contro la sua schiena, la sua mano percorse la coscia in parte accarezzando dolcemente e in parte graffiandola, poi una stretta forte sulla natica e infine una sculacciata secca. Quel trattamento le piaceva, si stava nuovamente eccitando e il Padrone lo sapeva bene, infatti la sua mano si infilò tra le gambe della donna cominciando a frugare e massaggiare le labbra gonfie e poi il clitoride, le dita scorrevano veloci come se la volesse far venire subito.
Cominciarono i gemiti e i mugolii, lei si morse il labbro inferiore, ad un certo punto la mano smise le carezze, sentì le dita umide e odorose di umori sfiorarle la bocca, non aspettò nemmeno l'ordine, cominciò a leccare e succhiare le dita bagnate del Padrone, lui amava questo e lei lo sapeva, cominciava a conoscerlo o almeno sperava. “E brava la mia troia, vedo con piacere che stai imparando a essere la cagna che voglio tu sia” le disse mentre lei continuava a nettare la mano di lui.
Quando lui decise che poteva bastare si fece un po' indietro e afferrò la base del plug, lo tirò fuori lentamente, esasperatamente piano e poi lo spinse nuovamente dentro, un'altra sculacciata e di nuovo il petto contro la sua schiena, stavolta sentì l'eccitazione del padrone che le premeva sul culo, lui le afferrò i seni, li strinse forte, tanto da farla gridare e poi iniziò a torturarle i capezzoli con strizzate e strattoni alternati a strofinate veloci.
-Dio quanto mi piace- pensò lei mentre sentiva gli umori cominciare a colare sulle cosce, lui aggiunse un carico ulteriore sussurrandole all'orecchio quanto lei era sua, quanto gli apparteneva e poi leccava e mordeva i lobi, lei riprese a gemere forte, il labbro le faceva male a furia di morderlo “sei la mia puttana, sei roba mia” le ripeteva e questo la eccitava e le piaceva tanto quanto il suo tocco, forse anche di più.
Lui lasciò libero un seno, la mano scese graffiandola fino ad arrivare al clito, riprese a massaggiarlo stavolta lentamente, premendo il polpastrello, il respiro di lei si fece veloce “Padrone, lascia che la tua cagna possa godere, ti prego” chiese, lui non rispose non smise il massaggio né di torturare il seno. Dopo alcuni minuti di questo trattamento la ragazza era al limite “Padrone … non riesco a resistere … ti prego ... lascia godere la tua troia”, per tutta risposta lui la lascio andare e si allontanò.
La donna aveva le cosce bagnate e tremava, volse il capo dalla parte in cui si trovava il tavolo come se potesse vedere quello che lui faceva, lo udì trafficare e tornare vicino, sentì che prendeva la base del plug e lo estraeva poi si sentì aprire le labbra e un oggetto penetrarla, mugolò nuovamente e ancora di più quando il vibratore partì -o mio dio- “Padrone ... la tua cagna non ce la fa più, lasciala godere ti prego” ripeté lei per l'ennesima volta “puoi godere schiava” rispose lui mentre la scopava sempre più rapidamente col vibratore.
Lei pensò che stavolta era stata fortunata perchè in ogni caso non sarebbe riuscita a trattenersi oltre,
ebbe un orgasmo con forti gemiti, stava colando cosi tanto che temeva gli avrebbe bagnato la mano. Lui non si fermò, diminuì solamente un poco la velocità dei movimenti né spense l'aggeggio infernale che la stava penetrando, lei tremava ancora, aveva le gambe molli e il peso del suo corpo si stava sostenendo sulle polsiere, aveva la bocca asciutta e lui non smetteva, anzi lo senti scostarsi appena di lato e le sue dita insinuarsi nel solco della natiche, lasciò colare della saliva e poi iniziò a penetrarla con due dita, l'ennesimo mugolio le sfuggì.
“Senti la mia cagna come apprezza” le sussurrò ancora all'orecchio “oddio Padrone … “ riuscì a dire riprendendo ad ansimare forte “dillo schiava, dillo, sai cosa voglio” disse ancora lui, la donna immaginava cosa lui volesse sentire “Padrone … incula la tua troia, per favore” lui le morse il lobo e nello stesso tempo spinse a fondo il vibratore fermandolo quando fu completamente affondato dentro di lei “Padrone … ti prego … sfonda il culo alla tua puttana” chiese nuovamente.
L'uomo estrasse il vibratore e lo spense, lei cercò di riprendere per qualche istante il controllo di se e del respiro “apri la bocca” le ordinò e si sentì appoggiare il vibratore tra le labbra, prese a leccarlo e succhiarlo “così puliscilo bene come si conviene ad una brava cagna”, lei passò la lingua sul corpo e sulla punta del vibro nettandolo meglio che poteva.
La donna sentiva su di se lo sguardo del Padrone, amava fare ciò che stava facendo e sapeva che anche a lui piaceva guardarla, era ancora eccitatissima. Lui si tolse e si allontanò, dopo alcuni istanti le arrivò una scudisciata sulle natiche, lei strillò, non riusciva a capire che cosa l'avesse colpita, forse la cintura, un altro colpo sulle cosce -no, non è la cinghia, forse il crop- si disse, altri colpi le arrivarono, mirati sul culo e poi da sotto direttamente tra le gambe, altri gemiti partirono.
“Così questa schiava vorrebbe godere, è così?” le chiese continuando a colpirla “Padrone … io voglio solo ... farti felice, sono la tua cagna … voglio che tu sia contento della tua schiava”, lui si fermò accostandosi a lei, le morse il lobo mentre le afferrava ancora un seno tra le dita strizzandolo forte “si schiava, stai cominciando a capire, sai che sei roba mia, solo mia” le ribadì “o si Padrone … solo roba tua” gli rispose, lui le morse la pelle tra spalla e collo e si spostò di nuovo.
Quando lui tornò le posò le mani sul culo, lei si morse forte il labbro, le doleva per i colpi del crop, senti il suo membro scivolare tra le gambe poi lo impugnò e poggiò la cappella sullo sfintere iniziando a spingere, lei si rilassò accogliendolo e mugolando, lui spinse con più decisione penetrandola totalmente e si fermò “ti sto accontentando schiava, sono un padrone gentile vedi” la schernì lui “si Padrone, sei buono con la tua cagna” rispose lei.
Lui prese a muoversi lentamente ma affondando i colpi, il cazzo scivolava bene dentro di lei che mugolava sempre più forte, si fermo ancora e lei sentì qualcosa appoggiarsi sul clito e iniziare a vibrare cosi forte da scuoterla, il magic wand la stava stimolando violentemente e nello stesso tempo lui riprese a scoparle il culo. Non passò molto che lei si ritrovò di nuovo al limite “mio Padrone … “ disse lei ma fu interrotta “NO! Non hai il permesso di godere” tuonò lui, la donna si spaventò per il tono della voce, lei non sapeva come sarebbe riuscita ad ubbidire perchè era davvero vicina a godere ancora e lui non smetteva.
L'uomo allontanò il magic da lei e prese a muoversi più veloce, l'afferrò e la strinse forte sui fianchi, dal ritmo lei si rese conto che stava per venire e infatti poco dopo sentì caldi fiotti di sperma riempirla, lui rallentò il ritmo sino a fermarsi e poi sfilarsi, dopo una sculacciata si allontanò, lei approfittò del momento per provare a rilassarsi, riposare le braccia e riprendere un respiro normale, era ancora bagnata sulle gambe e aveva dolori un po' ovunque ma era felice, aveva dato piacere al Padrone.
Lui la lasciò cosi, sola e legata per diversi minuti, quando tornò la liberò dalle cinghie e le tolse il foulard che le copriva gli occhi, la donna si massaggiò lungamente i polsi che avevano dovuto sopportare un duro lavoro e poi si mise in posizione di fronte al Padrone che si era accomodato sul divano “mi piace vederti cosi, col collare e con i segni del costume, ti donano schiava” lei sorrise alle sue parole “grazie mio Padrone, ne sono felice” rispose “voltati e piegati in avanti” le ordinò, lei si girò e posò le mani sulle ginocchia sistemandosi come richiesto.
Appena sistemata lui le mise le mani sui glutei, le carezzò i segni sul culo e sulle cosce e poi le aprì le natiche per guardarla meglio, era come se sentisse il suo sguardo mirato sul suo buco ancora sporco di sperma. “Voltati e mettiti in ginocchio qui” “subito Padrone” rispose lei facendo come ordinato, fissò il suo volto e anche lui rispose con un accenno di sorriso, le infilò l'indice nell'anello del collare e la tirò a se per sfiorarle le labbra con un bacio lieve, cosa che le diede i brividi.
Restarono cosi per un po, lei nel frattempo aveva appoggiato la guancia sulla sua coscia godendosi il tocco del Padrone “schiava, vai a prendere il dildo con la ventosa” disse lasciandola andare, la donna si alzò e andò al tavolo prendendo quello che le era stato ordinato, ritornò poi dal Padrone porgendogli l'oggetto “ecco Padrone” disse sorridendogli “piantalo a terra qui” ordinò allargando le gambe e indicando la posizione voluta.
La donna dopo essersi chinata premette sulla ventosa e poi si rialzò in attesa di altri ordini “apri di più la gambe e toccati” “si Padrone” lei eseguì massaggiandosi il clito “secondo te dove ti farò infilare il dildo?” le chiese mentre la guardava accarezzarsi “non saprei dire Padrone … forse … nel culo?” rispose lei mentre si stava bagnando nuovamente “ti piace prenderlo nel culo eh?” replicò sorridendole “la tua troia vuole solo quello che vuole il Padrone”.
Lui scosse la testa “non è quello che ti ho chiesto schiava”, la donna stava cominciando a respirare a bocca aperta “ho un poco di dolore ... quando lo faccio ... ma mi piace Padrone … si” rispose fissandolo negli occhi, lui annuì sorridendo “inginocchiati e infilatelo nella figa, sbrigati puttana” “posso togliere le scarpe Padrone?” gli chiese, dopo che lui ebbe annuito la ragazza si sfilò le décolleté e poi posò le mani sul divano, si mise sulle ginocchia e poi afferrato il dildo e aperte le labbra se lo fece scivolare dentro “continua a toccarti e muoviti, scopati cagna” “si Padrone” disse lei cominciando ad andare su e giù, il respiro era più veloce e prese anche a mugolare di piacere.
Lui aprì i pantaloni e fece scendere la cerniera tirandolo fuori “lo vorresti schiava?” “o sì … Padrone ... mi piace prendere … il tuo cazzo” disse lei ansimando e continuando a salire e scendere sul dildo “fermati in basso e prendilo in bocca” comandò, la donna si lasciò scivolare dentro completamente il cazzo di silicone e poi si sporse tra le gambe del Padrone afferrandogli il membro con la mano libera “non lo toccare troia, apri la bocca e non smettere di toccarti”, lei lo lasciò andare e aperta la bocca lo fece scivolare tra le labbra, lui le afferrò i capelli e la tirò forte verso di lui spingendole il cazzo fino in gola e tenendola ferma cosi.
La eccitava sempre tantissimo quel gesto, sentirsi stringere i capelli dalla mano forte del Padrone le piaceva da pazzi, faticava a respirare e si sentiva vicina a godere ma con la bocca piena non avrebbe potuto chiedere il permesso.
Lui cominciò a muoverle il capo avanti e indietro e poi la fermò con la sola cappella tra le labbra “lecca e succhia schiava. Vedo che vorresti godere ma non puoi” le disse, lei sollevò lo sguardo fissandolo negli occhi, cercò di accarezzarsi più lentamente e sfiorandosi appena per cercare di ritardare l'orgasmo. L'uomo la fermò ancora e le sollevò la testa “fermati, sposta il cazzo che ti scopa e inculati” “si Padrone” disse lei e si sollevò sulle ginocchia per sfilare il dildo e posizionarlo sul culo, si lasciò scendere piano mentre l'oggetto la penetrava lentamente, lui le spinse la testa contro di se spingendole di nuovo il cazzo in gola e tenendola ferma “riprendi a toccarti schiava ma potrai godere solo al mio ordine” sentenziò.
Lui riprese a muoverle il capo su e giù sul membro, lei succhiava sbavando abbondantemente, la stimolazione al clito e il dildo ora infilato interamente nel retto le stavano dando un'eccitazione ulteriore che la riportarono al limite, l'uomo le allontanò la testa e la fissò “vai più veloce e scopati meglio il culo” ordinò “ si … Padrone” rispose ansimando sempre più forte, si mosse sulle gambe muovendosi sul dildo “Padrone … la tua … cagna … può godere?” chiese senza ricevere risposta, lui la fissava tenendole la bocca vicinissima alla cappella ma senza lasciargliela toccare.
Passò un altro minuto e lei non sapeva più come fare a trattenersi, anche il dolore alle cosce e alle ginocchia riuscivano appena a distrarla, gli umori le stavano bagnando la mano e colavano generosamente sulle gambe e forse anche sul pavimento “godi adesso!” comandò lui, la donna avrebbe voluto ringraziare ma non riuscì ad articolare le parole per l'orgasmo intenso che sopravvenne potente non appena si abbandonò ai sensi, gemette e mugolò forte, un fiotto di umori la infradiciò ulteriormente.
Lei non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che lui le spinse nuovamente il cazzo nella bocca muovendole il capo ora più rapidamente e non molto dopo lei sentì le dita del padrone stringersi più forte sui capelli e fermarla mentre copiosi fiotti di sperma le schizzavano nella gola, la donna cercò di ingoiare tutto per non scontentarlo e dopo aver cercato il suo sguardo e con un sorriso sul volto passò la lingua sull'asta e sulla cappella per ripulirlo, solo allora le dita del Padrone si aprirono liberandole i capelli.
“Togli il cazzo dal culo schiava. Hai fatto un casino li per terra” “si Padrone, perdonami” la donna sfilò il dildo e a fatica si mosse un po' indietro, le ginocchia le facevano male e si sentiva indolenzita, lui si alzò e si mise dietro di lei, le assestò diverse sculacciate secche “pulisci dove hai sporcato” ordinò, la donna ubbidì e si chinò cominciando a leccare i propri succhi dal pavimento mentre l'uomo la fissava e dopo essersi piegato sulle gambe le prendeva un capezzolo tra le dita stringendolo e torcendolo.
Quando finì di pulire la donna sollevò il capo e cercò lo sguardo del Padrone, lui le lasciò andare il seno e andò verso il tavolo tornando con le clamp “in ginocchio” le disse e lei si sollevò, le riprese il capezzolo tra le dita e dopo averlo tirato le posizionò la prima clamp, fece lo stesso con l'altro e infine attaccò la catenella all'anello del collare. La donna era sporca, sudata e nuovamente eccitata, si sentiva la Sua cagna e le piaceva tanto e soprattutto si sentiva bene, sorrise al Padrone che le girava intorno. Alla donna venne un'idea malsana, molto malsana, non avrebbe saputo dire cosa le sarebbe costato ma prese una iniziativa e si portò le mani al seno ponendole a coppa al di sotto di esso e sollevandolo mentre cercava gli occhi di lui che per ora taceva guardando.
Lei decise di proseguire visto che non c'erano state reazioni avverse, lasciò scivolare una mano tra le gambe e dopo aver spalancalo le labbra si accarezzò lentamente, si sentiva già molto eccitata e bagnata e poi le piaceva toccarsi per il suo Padrone che per ora continuava a non reagire, gustandosi lo spettacolo.
Dopo alcuni minuti lui si avvicinò e prese la catenella tendendo le clamp, i capezzoli si tesero in avanti, lei si morse il labbro, sì era doloroso ma anche molto piacevole, le prese la mano fermando le carezze e gliela portò davanti al viso, lei non attese ordini, aprì la bocca e si fece scivolare tra le labbra le dita succhiandole e leccandole, immaginava fosse il suo membro, non staccò mai gli occhi da quelli di lui che aveva un sorrisetto furbetto -ahia, ecco, l'ho stuzzicato troppo mi sa- si disse.
Ad un certo punto lui riprese la catenella, la tirò con uno strattone deciso, a lei sfuggì uno strillo per il dolore improvviso, lui la afferrò per i capelli, la fissò per diversi secondi e poi avvicinò il viso al suo e dopo averle leccato le labbra prese a baciarla con passione, leccando e danzando con la sua lingua.
La mano di lui scivolò tra le gambe di lei, sentì le labbra bagnate, le separò e la penetrò con due dita iniziando a scoparla lentamente, lei prese a respirare con la bocca sempre più affannosamente.
“Cazzo … amore … non ti fermare” non sapeva nemmeno lei dire come le erano uscite quelle parole, si rese conto di aver spiazzato anche lui che per un istante si era fermato, aprì gli occhi e vide che anche la sua espressione denotava stupore ma il tutto durò poco tempo perchè lui riprese a scoparla anche più rapidamente di prima, lei era nuovamente al limite “dimmi che vuoi godere, dimmelo” le chiese e lei non se lo fece dire due volte “fammi godere, lo sai che sono tua … fammi godere”.
Lui prese a rigirare le dita dentro di lei, spingendole a fondo e poi ricominciando a scoparla velocemente, si sentiva la mano fradicia di umori e comprese che la donna stava per godere allora si fermò, si alzò e andò dietro di lei, la spinse con le spalle a terra cosi da esporre bene il culo all'aria e si allontanò andando al tavolo.
La donna respirava ancora affannosamente ed era frustrata per l'orgasmo mancato per un pelo, non sapeva cosa lui stesse facendo e solo allora si rese conto di ciò che aveva detto e cominciò a rimuginare se non fosse stato quello che aveva portato il Padrone a fermarsi. Mentre ancora ripensava alle sue parole le arrivò una scudisciata molto forte sul culo esposto che le strappò un urlo, forse non era mai stata colpita così forte, riconobbe subito la cinghia di cuoio, un altro colpo le arrivò poco sotto e poi ancora un altro e un altro, lacrime le segnarono il viso per il dolore e il bruciore fortissimi e lui non pareva avere intenzione di smettere “Padrone … ti prego … basta … ti scongiuro” disse mentre la cintura la percuoteva forte.
Lui si fermò dopo una dozzina di colpi almeno, lei sperava che avesse smesso, provò ad aprire gli occhi colmi di lacrime e lo intravide in piedi ancora dietro di lei “che cosa sei?” le chiese con un tono neutro “sono la tua schiava Padrone, la tua puttana, la tua cagna” rispose lei singhiozzando “sì lo sei, non dimenticarlo mai troia, capito?” “sì Padrone, perdona questa stupida schiava se ti ha mancato di rispetto”. Quelle parole parevano averlo placato, almeno per ora, perchè si risedette e le ordinò di rimettersi in ginocchio, cosa che lei fece più lesta che poté nonostante il forte dolore al posteriore e l'indolenzimento alle gambe.
Rimasero cosi per diversi minuti, lui non disse una sola parola, la fissava in un silenzio assordante.
Ad un tratto lui si alzò e sparì per un tempo che le parve eterno, appena rientrato nella stanza andò al tavolo e prese il plug che aveva regalato alla sua schiava e delle clamp, si accovacciò davanti a lei e le pinzò i capezzoli “alzati e rivestiti cagna, terrai le clamp fino a casa e il collare finchè non vai a dormire” ordinò “si Padrone, farò tutto ciò che mi ordini”.
Una volta giunta a casa la donna aprì subito la camicetta e si tolse le clamp, aveva un dolore atroce e i capezzoli erano gonfi e lividi, passando davanti allo specchio dell'entrata si fissò e ammirò il proprio riflesso, il collare le piaceva tanto e le ricordava ciò che era, proprietà del suo Padrone. Finì di spogliarsi e aperte le ante dell'armadio che celavano gli specchi grandi si controllò la schiena e i glutei, i segni sarebbero rimasti sicuramente per giorni, prese della crema e si unse lentamente sulle parti arrossate, dolevano tantissimo ma anche quelle le ricordavano di essere una schiava e felice di esserlo.
Più tardi dopo essersi messa a letto si tolse il collare che posò sul comodino e in quel momento vide il cellulare lampeggiare, lo prese e vide un messaggio “ciao schiava, sei stata abbastanza brava stasera ma so che migliorerai ogni volta di più, sei la mia puttana e so che non mi deluderai. Buonanotte” un sorriso enorme si aprì sul proprio volto e rispose solo con un “grazie mio Padrone, buonanotte” infine spense la luce.
FINE
scritto il
2022-11-20
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