Anno sabbatico 3
di
elena1957
genere
etero
Anno sabbatico 3
Partii da Olbia in direzione Livorno, la Toscana meritava una visita approfondita, i centri di interesse erano molti, a parte, chiaramente Firenze, girai la Toscana visitando piccole e grandi città, Pisa, Lucca, Siena, Monteriggioni, Castelnuovo Berardenga, Sinalunga, Montalcino visitai i luoghi ed assaggiai un sacco di vino, mi piacque molto, turisticamente parlando, ma non vissi alcuna situazione particolarmente “interessante” o intrigante, forse la stagione o forse ero io, non lo so e poi andai a Roma, ecco come non innamorarsi di Roma? Capivo perché gli stranieri l’adorassero ed il perché Hollywood vi aveva girato tanti film, era davvero fantastica, i centurioni vicino al Colosseo, veramente, un po’ ridicoli, Piazza San Pietro in Vaticano incredibile, poi i musei, i palazzi, davvero splendida, però fare la turista mi stava un po’ stancando fino a quando arrivai a Napoli, lì lasciai la macchina nel garage dell’albergo e girai a piedi. Non faceva particolarmente freddo anche se era inverno, sembrava però visto che eravamo a fine febbraio, qualche avvisaglia di primavera, molti complimenti per strada sia da giovani che da adulti, anche se devo dire che molti non li capivo, alcuni gesti, però, erano eloquenti ed il significato lo comprendevo benissimo, inoltre si mangiava molto bene, a parte la pizza mangiai molto pesce, dolci come i babà e le sfogliatelle, al mattino presto quando andavo a correre sul lungomare la città era già attiva, il traffico incredibile e disordinato ma divertente, e la gente cordiale ed accogliente e poi la musica, anche nei ristoranti c’era spesso qualcuno con la chitarra che cantava, soprattutto di sera, non capivo i testi ma la musica era bella, mi divertivo e non pensavo a ripartire. Una sera andai in un ristorante non lontano da piazza plebiscito, quando entrai per chiedere un tavolo mi aspettavo la solita accoglienza, invece un cameriere mi disse che il locale era prenotato e non potevo cenare, mentre me lo diceva però entrò la compagnia che aveva prenotato uomini e donne, una trentina di persone, uno di questi, devo dire molto elegante, sentendo il cameriere gli disse
- E tu vuoi mandare via questa bella signorina senza mangiare
E gli diede uno scappellotto dietro la nuca, poi si rivolse a me
- Signorina venga, se sieda con noi, ci faccia l’onore
Mi prese sottobraccio e mi portò dal suo gruppo che si stava sistemando in un tavolo che era stato preparato, io intanto mi ero presentata e lui arrivando vicino al tavolo
- Amici, questa è Elena una nuova amica di Milano, ci fa l’onore di cenare con noi
Ci furono degli applausi e mi fece accomodare, intanto mi disse di chiamarsi Carmine. Erano tutti molto eleganti, anche le donne, io sfiguravo un po’ con la mia mini di jeans, gli stivali alla moschettiere con tacco 10 ed il maglioncino bianco con sopra il mio giacchino di jeans imbottito e senza alcun gioiello se non un anellino che portavo da quand’ero una ragazzina mentre le signore avevano abiti, pellicce e gioielli, comunque mi accomodai, Carmine era a capotavola, gli altri su due file io tra due uomini abbastanza anziani, sui 50, Ciro e Antonio si presentarono, anche loro eleganti giacca e cravatta e anelli alle dita che il mio anellino sembrava di quelli che si trovano nelle uova di pasqua. La tavola era apparecchiata come se fosse un pranzo di nozze, tovaglia fino a terra, bicchieri di cristallo e posate d’argento,e pensai fosse un occasione importante e che i miei compagni di tavolo fossero clienti importanti, iniziammo bevendo e i brindisi durante la cena si sprecarono, non so quante portate vennero servite e non so come facessero a mangiare tutto quel cibo, buonissimo ma tantissimo, io potei solo assaggiare, impossibile mangiare porzioni intere di tutto , almeno per me, il vino bianco però era fresco e buonissimo e le bottiglie vuote continuavano ad essere sostituite da altre piene, i miei vicini a turno mi riempivano il bicchiere. Pur non capendo quasi niente di quello che si dicevano tranne quando qualcuno si rivolgeva a me, capii che era una cena in onore di Carmine che era stato via per molto tempo, pensai bello avere degli amici così che ti festeggiano quando torni dopo un lungo viaggio. Anche quella sera c’era qualcuno con la chitarra che cantava e, anzi, tutti al tavolo cantavano con lui, complice anche il vino ma non solo delle canzoni, perché il mio vicino di destra Antonio con noncuranza continuava a mettermi una mano sulla gamba, io non ci facevo caso perché la toglieva subito, perlomeno all’inizio, poi però notai che indugiava sulla mia gamba sempre più a lungo e, sfruttando la lunga tovaglia il gesto non si notava; poi la mia era davvero una mini quindi sedendomi il bordo era ancora più alto, non mi preoccupavo proprio grazie alla lunga tovaglia ma la mano di Antonio da sopra la gamba passò all’interno della coscia e poi salì fino a sfiorarmi gli slip, non potevo più accavallare le gambe per bloccargli la mano ormai e due dita accarezzavano la mia farfallina oltre il pizzo delle mutandine, e continuò per un po’ accidenti ero bagnata e se n’era sicuramente accorto perché mi guardava con un sorrisetto, allora coprendomi con il tovagliolo misi una mano sul suo braccio per farlo smettere ma lui fu più svelto e fece lo stesso con l’altra mano portandola sotto la tovaglia e prendendomi il braccio, mi prese per il polso e portò la mia mano sulla patta dei suoi pantaloni che era già aperta con il pene tirato fuori e fece in modo che lo impugnassi sempre tenendomi il polso, da fuori non si vedeva nulla, si svolgeva tutto sotto il tavolo e la tovaglia, lui continuò con le dita sulla mia farfallina ed io cominciai a segarlo, solo quando vide che non facevo più resistenza mi lasciò il polso, mi versò ancora da bere e continuò a cantare con gli altri. Comunque dopo un po’ mi ritrovai la mano impiastricciata di sperma, lui aveva usato il suo tovagliolo, e le sue dita avevano lasciato la mia farfallina, dovevo andare in bagno, riuscii a raggiungerlo un po’ malferma sulle gambe dove mi lavai non solo le mani, dovetti togliere le mutandine perchè erano bagnate, le avvolsi con la carta igienica e le misi nella piccola pochette a tracolla che portavo e quello fu un errore, dopo essermi lavata anche la faccia ed essermi un po’ ripassata il trucco pensai di andarmene, la festa stava continuando ed io mi ero ripresa un po’, ma per educazione volevo salutare il mio ospite, stavo per farlo ma ancora qualcuno si alzò per un brindisi e mi ritrovai con un altro bicchiere in mano, altri si alzarono ed alla fine mi ritrovai di nuovo davanti al mio posto che, però era occupato da Antonio che stava parlando con Ciro, si spostò subito e mi fece sedere, arrivò una torta enorme che Carmine si accinse a tagliare tra le grida e gli applausi e ancora vino e champagne, poi i camerieri cominciarono il loro lavoro di pulizia del tavolo sul quale rimasero solo le flutes dello champagne e portarono caffè e liquori, per la prima volta bevvi il limoncello, il mio vicino si comportava come se non fosse successo niente e la cosa mi tranquillizzò, ci volle un’altra ora prima che finissimo ed ormai erano le due del mattino quando uscimmo dal ristorante io salutai e feci per avviarmi a piedi e tornare in albergo ma subito Carmine disse
- No no, la faccio accompagnare in macchina, a quest’ora di notte non la mando in giro da sola
e chiamò proprio Ciro ed Antonio, che erano insieme, per l’incarico, sembrava quasi desse ordini, guidava Ciro e mi fecero accomodare davanti mentre Antonio si mise sul sedile posteriore, era una mercedes molto comoda, mentre guidava la mano di Ciro passò improvvisamente dalla leva del cambio alla mia minigonna e in mezzo alle gambe,
- Antò, questa si è già tolta le mutande ahahah
- E che ti avevo detto alla milanese le piace ahahah
Non conoscevo le strade ma il mio albergo era a dieci minuti di strada a piedi e noi stavamo andando in giro da un quarto d’ora , non dissi nulla, ero anche un po’ bevuta, poi si fermarono, Antonio scese ed aprì un cancello, entrammo in una specie di parco con tanti alberi, non c’era tanta luce, pochi lampioni, Antonio richiuse la catena al cancello e tornò in macchina, dopo poco ci fermammo sotto un lampione, Ciro si girò verso di me, mi infilò le mani sotto il maglioncino palpandomi il seno, poi tirò fuori il pene, a fatica per la pancia, dai pantaloni e mi mise una mano sulla testa per farmi chinare
- Sei sicuramente brava anche a fare i ………
Non capii il termine che usò ma il senso era chiaro, usai la lingua, i denti e la bocca, succhiai leccai e mordicchiai, poi il movimento della mia testa venne guidato da Ciro che sentivo ingrandire ed indurire nella mia bocca, poi un leggero tremore ed il primo schizzo di sborra calda mi colpì la gola, mi teneva la testa e dovetti ingoiare tutto, poi mi lasciò andare, lo sportello dal mio lato e Antonio mi fece scendere e passare dietro, tenendo lo sportello aperto mi spinse sul divanetto posteriore, aveva già il cazzo fuori dai pantaloni, mi venne sopra allargandomi le gambe e di colpo mi penetrò cominciando subito a scoparmi e a fare versi ad ogni spinta, intanto mi aveva tirato fuori i seni dal reggiseno e me li strapazzava mentre spingeva sempre più veloce, anche lui mi inondò la vagina con la sua sborra senza alcun riguardo
- Cirooo Le piace Le piace ahahah
- Alla milanese le piace ahahah
Ciro era uscito dalla macchina da dove ci aveva guardato per tutto il tempo, quando Antonio finì ed uscì mi prese lper le gambe facendomi girare
- Antò a questa le piace anche nel culo, adesso glielo sfondo
Mi passò un braccio sotto la pancia facendomi alzare il sedere e sentii subito il suo membro spingere contro il mio buchino, entrò un po’ poi uscì e poi rientrò di nuovo, quando la cappella fu tutta dentro spinse ancora fino ad entrare tutto, sentivo il suo scroto sbattere sul mio culetto, lui era in piedi dietro di me con la portiera aperta e cominciò a pompare, inizialmente con movimenti lunghi e profondi, poi più velocemente, intanto Antonio era entrato dall’altra parte, si era seduto e mi aveva portato la testa sul suo inguine mettendomi in bocca il suo pene
- Milanese pulisci e lucida da brava
Quindi mentre Ciro mi inculava Antonio si fece fare un pompino e riacquistò così vigore, tanto che quando Ciro uscì , con uno schiocco, dal mio culetto, lui mi lasciò la testa e
- Il culetto adesso lo voglio assaggiare anch’io
- Ti ho aperto la strada ma è ancora stretto, vale la pena, la milanesa ci sa fare e le piace
Avevano ragione, nonostante la situazione io stavo godendo, Antonio fu più rude di Ciro, ad ogni colpo spingeva con forza ed ogni tanto mi schiaffeggiava il culetto e con le mani mi allargava le chiappe, poi anche lui mi allagò l’intestino, tutto questo senza spogliarmi, non avevo solo le mutandine, sceso lentamente dalla macchina tirandomi giù la mini ed il maglioncino poi
- Adesso mi portate in albergo per favore?
- Certo certo sali dietro
Mi lasciarono davanti all’ingresso e ripartirono sgommando, il portiere di notte non disse niente, con un sorriso mi porse la chiave, arrivata in camera mi spogliai lasciando tutto per terra e mi infilai sotto la doccia dove mi acquattai in un angolo sotto il getto di acqua calda, ci rimasi almeno mezz’ora, poi mi rialzai e mi lavai per bene, per asciugarmi usai tutti e due i teli da bagno strofinandomi anche per bene, poi tirai le tende, visto che albeggiava e mi infilai sotto le coperte.
Ora, quei due avevano sicuramente approfittato di me, ma io non mi ero ribellata e avevano subito capito che la mia natura era quella, che sarei stata disponibile e che avrebbero potuto soddisfare su di me le loro voglie, ero fatta male? Non seppi rispondere allora, poi però nei giorni successivi ci pensai, e decisi che no, non ero fatta male, ero una ragazza libera, libera di fare sesso quando e con chi mi pareva, libera di vivere le mie emozioni, le mie voglie, i miei sogni e libera di godere delle gioie che la vita e le occasioni mi offrivano.
Comunque il giorno dopo mi vennero recapitate in albergo due dozzine di rose
Partii da Olbia in direzione Livorno, la Toscana meritava una visita approfondita, i centri di interesse erano molti, a parte, chiaramente Firenze, girai la Toscana visitando piccole e grandi città, Pisa, Lucca, Siena, Monteriggioni, Castelnuovo Berardenga, Sinalunga, Montalcino visitai i luoghi ed assaggiai un sacco di vino, mi piacque molto, turisticamente parlando, ma non vissi alcuna situazione particolarmente “interessante” o intrigante, forse la stagione o forse ero io, non lo so e poi andai a Roma, ecco come non innamorarsi di Roma? Capivo perché gli stranieri l’adorassero ed il perché Hollywood vi aveva girato tanti film, era davvero fantastica, i centurioni vicino al Colosseo, veramente, un po’ ridicoli, Piazza San Pietro in Vaticano incredibile, poi i musei, i palazzi, davvero splendida, però fare la turista mi stava un po’ stancando fino a quando arrivai a Napoli, lì lasciai la macchina nel garage dell’albergo e girai a piedi. Non faceva particolarmente freddo anche se era inverno, sembrava però visto che eravamo a fine febbraio, qualche avvisaglia di primavera, molti complimenti per strada sia da giovani che da adulti, anche se devo dire che molti non li capivo, alcuni gesti, però, erano eloquenti ed il significato lo comprendevo benissimo, inoltre si mangiava molto bene, a parte la pizza mangiai molto pesce, dolci come i babà e le sfogliatelle, al mattino presto quando andavo a correre sul lungomare la città era già attiva, il traffico incredibile e disordinato ma divertente, e la gente cordiale ed accogliente e poi la musica, anche nei ristoranti c’era spesso qualcuno con la chitarra che cantava, soprattutto di sera, non capivo i testi ma la musica era bella, mi divertivo e non pensavo a ripartire. Una sera andai in un ristorante non lontano da piazza plebiscito, quando entrai per chiedere un tavolo mi aspettavo la solita accoglienza, invece un cameriere mi disse che il locale era prenotato e non potevo cenare, mentre me lo diceva però entrò la compagnia che aveva prenotato uomini e donne, una trentina di persone, uno di questi, devo dire molto elegante, sentendo il cameriere gli disse
- E tu vuoi mandare via questa bella signorina senza mangiare
E gli diede uno scappellotto dietro la nuca, poi si rivolse a me
- Signorina venga, se sieda con noi, ci faccia l’onore
Mi prese sottobraccio e mi portò dal suo gruppo che si stava sistemando in un tavolo che era stato preparato, io intanto mi ero presentata e lui arrivando vicino al tavolo
- Amici, questa è Elena una nuova amica di Milano, ci fa l’onore di cenare con noi
Ci furono degli applausi e mi fece accomodare, intanto mi disse di chiamarsi Carmine. Erano tutti molto eleganti, anche le donne, io sfiguravo un po’ con la mia mini di jeans, gli stivali alla moschettiere con tacco 10 ed il maglioncino bianco con sopra il mio giacchino di jeans imbottito e senza alcun gioiello se non un anellino che portavo da quand’ero una ragazzina mentre le signore avevano abiti, pellicce e gioielli, comunque mi accomodai, Carmine era a capotavola, gli altri su due file io tra due uomini abbastanza anziani, sui 50, Ciro e Antonio si presentarono, anche loro eleganti giacca e cravatta e anelli alle dita che il mio anellino sembrava di quelli che si trovano nelle uova di pasqua. La tavola era apparecchiata come se fosse un pranzo di nozze, tovaglia fino a terra, bicchieri di cristallo e posate d’argento,e pensai fosse un occasione importante e che i miei compagni di tavolo fossero clienti importanti, iniziammo bevendo e i brindisi durante la cena si sprecarono, non so quante portate vennero servite e non so come facessero a mangiare tutto quel cibo, buonissimo ma tantissimo, io potei solo assaggiare, impossibile mangiare porzioni intere di tutto , almeno per me, il vino bianco però era fresco e buonissimo e le bottiglie vuote continuavano ad essere sostituite da altre piene, i miei vicini a turno mi riempivano il bicchiere. Pur non capendo quasi niente di quello che si dicevano tranne quando qualcuno si rivolgeva a me, capii che era una cena in onore di Carmine che era stato via per molto tempo, pensai bello avere degli amici così che ti festeggiano quando torni dopo un lungo viaggio. Anche quella sera c’era qualcuno con la chitarra che cantava e, anzi, tutti al tavolo cantavano con lui, complice anche il vino ma non solo delle canzoni, perché il mio vicino di destra Antonio con noncuranza continuava a mettermi una mano sulla gamba, io non ci facevo caso perché la toglieva subito, perlomeno all’inizio, poi però notai che indugiava sulla mia gamba sempre più a lungo e, sfruttando la lunga tovaglia il gesto non si notava; poi la mia era davvero una mini quindi sedendomi il bordo era ancora più alto, non mi preoccupavo proprio grazie alla lunga tovaglia ma la mano di Antonio da sopra la gamba passò all’interno della coscia e poi salì fino a sfiorarmi gli slip, non potevo più accavallare le gambe per bloccargli la mano ormai e due dita accarezzavano la mia farfallina oltre il pizzo delle mutandine, e continuò per un po’ accidenti ero bagnata e se n’era sicuramente accorto perché mi guardava con un sorrisetto, allora coprendomi con il tovagliolo misi una mano sul suo braccio per farlo smettere ma lui fu più svelto e fece lo stesso con l’altra mano portandola sotto la tovaglia e prendendomi il braccio, mi prese per il polso e portò la mia mano sulla patta dei suoi pantaloni che era già aperta con il pene tirato fuori e fece in modo che lo impugnassi sempre tenendomi il polso, da fuori non si vedeva nulla, si svolgeva tutto sotto il tavolo e la tovaglia, lui continuò con le dita sulla mia farfallina ed io cominciai a segarlo, solo quando vide che non facevo più resistenza mi lasciò il polso, mi versò ancora da bere e continuò a cantare con gli altri. Comunque dopo un po’ mi ritrovai la mano impiastricciata di sperma, lui aveva usato il suo tovagliolo, e le sue dita avevano lasciato la mia farfallina, dovevo andare in bagno, riuscii a raggiungerlo un po’ malferma sulle gambe dove mi lavai non solo le mani, dovetti togliere le mutandine perchè erano bagnate, le avvolsi con la carta igienica e le misi nella piccola pochette a tracolla che portavo e quello fu un errore, dopo essermi lavata anche la faccia ed essermi un po’ ripassata il trucco pensai di andarmene, la festa stava continuando ed io mi ero ripresa un po’, ma per educazione volevo salutare il mio ospite, stavo per farlo ma ancora qualcuno si alzò per un brindisi e mi ritrovai con un altro bicchiere in mano, altri si alzarono ed alla fine mi ritrovai di nuovo davanti al mio posto che, però era occupato da Antonio che stava parlando con Ciro, si spostò subito e mi fece sedere, arrivò una torta enorme che Carmine si accinse a tagliare tra le grida e gli applausi e ancora vino e champagne, poi i camerieri cominciarono il loro lavoro di pulizia del tavolo sul quale rimasero solo le flutes dello champagne e portarono caffè e liquori, per la prima volta bevvi il limoncello, il mio vicino si comportava come se non fosse successo niente e la cosa mi tranquillizzò, ci volle un’altra ora prima che finissimo ed ormai erano le due del mattino quando uscimmo dal ristorante io salutai e feci per avviarmi a piedi e tornare in albergo ma subito Carmine disse
- No no, la faccio accompagnare in macchina, a quest’ora di notte non la mando in giro da sola
e chiamò proprio Ciro ed Antonio, che erano insieme, per l’incarico, sembrava quasi desse ordini, guidava Ciro e mi fecero accomodare davanti mentre Antonio si mise sul sedile posteriore, era una mercedes molto comoda, mentre guidava la mano di Ciro passò improvvisamente dalla leva del cambio alla mia minigonna e in mezzo alle gambe,
- Antò, questa si è già tolta le mutande ahahah
- E che ti avevo detto alla milanese le piace ahahah
Non conoscevo le strade ma il mio albergo era a dieci minuti di strada a piedi e noi stavamo andando in giro da un quarto d’ora , non dissi nulla, ero anche un po’ bevuta, poi si fermarono, Antonio scese ed aprì un cancello, entrammo in una specie di parco con tanti alberi, non c’era tanta luce, pochi lampioni, Antonio richiuse la catena al cancello e tornò in macchina, dopo poco ci fermammo sotto un lampione, Ciro si girò verso di me, mi infilò le mani sotto il maglioncino palpandomi il seno, poi tirò fuori il pene, a fatica per la pancia, dai pantaloni e mi mise una mano sulla testa per farmi chinare
- Sei sicuramente brava anche a fare i ………
Non capii il termine che usò ma il senso era chiaro, usai la lingua, i denti e la bocca, succhiai leccai e mordicchiai, poi il movimento della mia testa venne guidato da Ciro che sentivo ingrandire ed indurire nella mia bocca, poi un leggero tremore ed il primo schizzo di sborra calda mi colpì la gola, mi teneva la testa e dovetti ingoiare tutto, poi mi lasciò andare, lo sportello dal mio lato e Antonio mi fece scendere e passare dietro, tenendo lo sportello aperto mi spinse sul divanetto posteriore, aveva già il cazzo fuori dai pantaloni, mi venne sopra allargandomi le gambe e di colpo mi penetrò cominciando subito a scoparmi e a fare versi ad ogni spinta, intanto mi aveva tirato fuori i seni dal reggiseno e me li strapazzava mentre spingeva sempre più veloce, anche lui mi inondò la vagina con la sua sborra senza alcun riguardo
- Cirooo Le piace Le piace ahahah
- Alla milanese le piace ahahah
Ciro era uscito dalla macchina da dove ci aveva guardato per tutto il tempo, quando Antonio finì ed uscì mi prese lper le gambe facendomi girare
- Antò a questa le piace anche nel culo, adesso glielo sfondo
Mi passò un braccio sotto la pancia facendomi alzare il sedere e sentii subito il suo membro spingere contro il mio buchino, entrò un po’ poi uscì e poi rientrò di nuovo, quando la cappella fu tutta dentro spinse ancora fino ad entrare tutto, sentivo il suo scroto sbattere sul mio culetto, lui era in piedi dietro di me con la portiera aperta e cominciò a pompare, inizialmente con movimenti lunghi e profondi, poi più velocemente, intanto Antonio era entrato dall’altra parte, si era seduto e mi aveva portato la testa sul suo inguine mettendomi in bocca il suo pene
- Milanese pulisci e lucida da brava
Quindi mentre Ciro mi inculava Antonio si fece fare un pompino e riacquistò così vigore, tanto che quando Ciro uscì , con uno schiocco, dal mio culetto, lui mi lasciò la testa e
- Il culetto adesso lo voglio assaggiare anch’io
- Ti ho aperto la strada ma è ancora stretto, vale la pena, la milanesa ci sa fare e le piace
Avevano ragione, nonostante la situazione io stavo godendo, Antonio fu più rude di Ciro, ad ogni colpo spingeva con forza ed ogni tanto mi schiaffeggiava il culetto e con le mani mi allargava le chiappe, poi anche lui mi allagò l’intestino, tutto questo senza spogliarmi, non avevo solo le mutandine, sceso lentamente dalla macchina tirandomi giù la mini ed il maglioncino poi
- Adesso mi portate in albergo per favore?
- Certo certo sali dietro
Mi lasciarono davanti all’ingresso e ripartirono sgommando, il portiere di notte non disse niente, con un sorriso mi porse la chiave, arrivata in camera mi spogliai lasciando tutto per terra e mi infilai sotto la doccia dove mi acquattai in un angolo sotto il getto di acqua calda, ci rimasi almeno mezz’ora, poi mi rialzai e mi lavai per bene, per asciugarmi usai tutti e due i teli da bagno strofinandomi anche per bene, poi tirai le tende, visto che albeggiava e mi infilai sotto le coperte.
Ora, quei due avevano sicuramente approfittato di me, ma io non mi ero ribellata e avevano subito capito che la mia natura era quella, che sarei stata disponibile e che avrebbero potuto soddisfare su di me le loro voglie, ero fatta male? Non seppi rispondere allora, poi però nei giorni successivi ci pensai, e decisi che no, non ero fatta male, ero una ragazza libera, libera di fare sesso quando e con chi mi pareva, libera di vivere le mie emozioni, le mie voglie, i miei sogni e libera di godere delle gioie che la vita e le occasioni mi offrivano.
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